Archivio del Tag ‘precariato’
-
Siamo indignati, e ora ci riprendiamo il futuro che ci spetta
Noi siamo indignati. Siamo indignati contro i governi europei, che stretti tra la crisi e le politiche liberiste e monetariste imposte dalla Bce e dall’Fmi, accettano di essere esautorati delle funzioni democratiche per diventare semplici amministratori dei tagli della spesa sociale, delle privatizzazioni, della precarizzazione del mondo del lavoro e della costruzione di opere faraoniche, incuranti dell’ambiente e delle popolazioni. Siamo indignati perché le classi dirigenti continuano a proporci l’austerity per le popolazioni, mentre le rendite e i privilegi della finanza, dei grandi possidenti e della politica rimangono intonse, quando non crescono.
-
Giovani, poveri e precari: la loro rabbia brucia l’Inghilterra
Londra non è come Parigi, non esistono le banlieue, i quartieri poveri convivono al fianco di quelli ricchi. E qualche volta questi due mondi inconciliabili entrano in conflitto. Mi sono tornati in mente i disordini del 1981, senza precedenti in Inghilterra, che dalla capitale, in particolare dal quartiere di Brixton, si sono estesi a Liverpool, a Manchester e in altre città. Sono rimaste nella storia del Paese: la polizia usò i lacrimogeni, cosa che in Italia è normale, ma in Inghilterra non lo è affatto. Era l’alba dell’era Thatcher, con una pesante crisi economica e drastici tagli alla spesa pubblica, proprio come oggi. E, come oggi, la rivolta non fu organizzata da alcun partito. Cominciò con un’esplosione di rabbia di giovani dell’underclass, il sottoproletariato urbano.
-
Cittadini d’Europa, uniamoci: non paghiamo il loro debito
Perché pagare noi il disastro creato da altri, a nostra insaputa? Primo obiettivo: fare chiarezza sul passato. E scoprire cosa ne è stato del denaro di un dato prestito, a quali condizioni è stato concesso, quanti interessi sono stati pagati, a che tasso, e in che proporzione sono stati già rimborsati. E poi: come è stato gonfiato il debito, senza che fosse utile alla popolazione? Quali strade hanno seguito i capitali? A chi sono serviti? Quale proporzione è stata indebitamente appropriata, da chi e come? E quindi: come ha fatto lo Stato a trovarsi in così grandi difficoltà? A causa di quali decisioni, prese a che titolo? Per esempio: com’è che sono diventati pubblici i debiti privati? Chi si è impegnato in progetti inadatti? Chi ne ha approfittato ha addirittura commesso crimini, delitti? Perché non vengono stabilite le responsabilità civili, penali e amministrative?
-
Il peggio verrà adesso: l’Italia è ancora viva, dovrà lottare
Festeggiamo volentieri Pisapia e De Magistris, perché lo meritano, ma attenti: la Casta che li ha contrastati fino alla vigilia delle elezioni, e che ora – sotto forma di centrosinistra – si affretta a brindare con loro, non ci racconta la verità. Puntando tutto sul “giaguaro da smacchiare”, come gigioneggia Bersani accettando l’ironia di Crozza, l’ala sinistra del network al potere finge di credere che l’unico “nemico” sia l’aborrito Cavaliere, caduto il quale si spalancherebbe un futuro meno cupo. Errore, protesta Giulietto Chiesa: l’Italia sta franando non solo per colpa di Berlusconi, ma anche del centrosinistra. E il peggio arriverà adesso, in autunno, quando su milioni di persone si abbatterà la scure dei tagli imposti da Bruxelles, figli di una politica che gli “smacchiatori” non contrastano. La novità? Prima Milano e Napoli, ora i referendum: «L’Italia è ancora viva», e adesso «dovrà lottare».
-
Ridateci l’Italia: lettera aperta al futuro governo senza B.
Il voto di maggio 2011 ha aperto una nuova fase della politica italiana. I suoi effetti, insieme al risultato dei referendum di giugno, possono imprimere una spallata decisiva per un cambio politico. Questa svolta contiene grandi speranze, perchè esprime risultati che vanno contro la casta politica e indicano un risveglio popolare. Ma contiene anche grandi pericoli, perché può nutrire illusioni mentre è chiaro che le classi dominanti cercano di riorganizzarsi per meglio realizzare la macelleria sociale che si propongono di fare. Anche usando, ancora una volta, la sinistra.
-
Una nuova casa comune per gli ecologisti italiani
Una federazione di persone, per rifondare l’ambientalismo italiano. E senza candidarsi alle elezioni. E’ la proposta lanciata dal Gruppo delle Cinque Terre, attraverso un documento collettivo redatto da Massimo Marino e Maurizio Di Gregorio. Parola d’ordine: unire le forze, per alimentare la politica dall’esterno, con un’iniezione di cultura ecologista. Un modo per tentare di salvare l’agonizzante situazione italiana, quella cioè di un paese intossicato dai veleni, piegato dalla crisi, e a cui i partiti non riescono a dare speranza.
-
Ferrero: un New Deal europeo per uscire dalla crisi
Serve un New Deal europeo per uscire dalla crisi economica, che pesa soprattutto sulle fasce più deboli. Il leader di Rifondazione comunista, Paolo Ferrero, prende a modello il presidente americano Roosevelt che rispose alla Grande Depressione con il massiccio intervento dello Stato. «La crisi – sostiene Ferrero, guardando alle elezioni europee del 6-7 giugno e commentando la presa di posizione della Cei a favore dei lavoratori – è stata provocata dalle imprese, che hanno compresso i salari fino a mettere in crisi il potere d’acquisto dei consumatori».