Archivio del Tag ‘poteri forti’
-
Adele sfida i potenti: ipocriti, questo è il nostro funerale
«Caro ministro Clini, caro magnifico rettore: oggi state celebrando un funerale, non l’inaugurazione della nostra università». Scena surreale, a Parma, alla cerimonia di apertura dell’anno accademico: a scuotere l’aula è una ragazza, Adele Marri, portavoce del collettivo studentesco “Anomalia Parma”. Una requisitoria memorabile. La ragazza parla per cinque, interminabili minuti: parole durissime, scolpite nell’aria. Una denuncia drammatica, che ha la fermezza composta e terribile di un testamento. E’ la vigilia di una morte annunciata: fine della scuola, della libertà, della democrazia. Fine dello Stato di diritto. E fine del futuro, per decreto dell’infame Europa del rigore. Lo scenario: crimini contro l’umanità di domani, quella dei giovani. Sentenza senza appello. E senza neppure la dignità di un commento: ammantati di ermellini, gli emeriti membri del senato accademico restano ammutoliti, dietro al clamoroso imbarazzo del “magnifico rettore”.
-
Profondo nero: se la verità fa paura, se ne incarica un killer
Questo libro è splendido. Ma non so se consigliarvelo. Leggerlo significherebbe avere piena consapevolezza di cosa sia lo Stato italiano. Si intitola “Profondo nero”, è uscito a fine 2009 per Chiarelettere. Gli autori sono Giuseppe Lo Bianco e Sandra Rizza. Trecento pagine, 14.60 euro. Il libro cita molte fonti ed è principalmente debitore di due volumi: “Questo è Cefis. L’altra faccia dell’onorato presidente”, di Giorgio Steimetz (probabilmente pseudonimo di Corrado Ragozzino) e “Il petrolio delle stragi”, di Gianni D’Elia. Lo stile, con continue domande retoriche atte a portare avanti la ricognizione e dare un tono giallista a vicende di politica torbida, rimanda a Carlo Lucarelli. Di quest’ultimo, non a caso, viene ripresa l’indagine – con Gianni Borgna – pubblicata su “Micromega” e relativa ai troppi dubbi attorno all’omicidio di Pier Paolo Pasolini.
-
Obama-bis, anche l’America si rassegna al meno peggio
Uno straccio di speranza, in un Occidente nel quale la speranza nel futuro è ormai ridotta a uno straccio. Grazie al marketing del “meno peggio”, Obama resiste alla Casa Bianca perdendo voti e “sorpassando in retromarcia” Romney, per via del pallottoliere elettorale americano che premia con super-punteggi chi si aggiudica gli Stati-chiave come Florida, Virginia e Ohio. «Dobbiamo fare una rivoluzione, in questo paese», protesta il miliardario Donald Trump: «Obama ha vinto le elezioni ma ha perso il voto popolare: per una democrazia, questo è un disastro». Obama, si affrettano a concludere i commentatori dei principali media, ha di fronte altri quattro anni difficili: avrà il Congresso contro e numeri risicati al Senato. Dovrà comunque rassegnarsi a mediare, sostiene Vittorio Zucconi di “Repubblica”, che ricorda che – per la riforma della sanità, imposta nei primi due anni sull’onda della popolarità iniziale – non è riuscito a portare dalla sua neppure un deputato repubblicano.
-
Se Grillo sale, tornano in azione i golpisti dello spread
«Se Grillo sale, tornano in azione i golpisti dello spread». Parola di Pino Cabras, redattore di “Megachip” e stretto collaboratore di Giulietto Chiesa, col quale lo scorso anno ha firmato il saggio “Barack Obush”. «Quasi un anno fa, proprio a novembre – scrive Cabras – erano giorni trionfali per la sovversione dall’alto in Italia, decisa a livello di classi dominanti globali: era quando il presidente della Repubblica nominava senatore a vita Mario Monti, fra tutti i tecnocrati disponibili quello più organico all’élite planetaria (essendo Mario Draghi già a capo della Bce)». Quelli, ricorda Cabras, erano i giorni in cui “Il Sole 24 Ore” strillava, a titoli cubitali: “Fate presto”. Obiettivo: «Dare il massimo risalto alla paura dello spread e piegare la sovranità di una nazione». Un anno dopo, ci risiamo: «Il lupo perde il pelo ma non il vizio. Ora che i risultati elettorali premiano Beppe Grillo, in vista delle elezioni del 2013 la minaccia descritta dal “Sole 24 Ore” è di nuovo chiara: lo spread sarà ancora la leva per sottomettere gli italiani, e piegare Grillo».
-
Anime morte: i media oscurano Mosler e le ricette anti-crisi
Poche ore di sonno alle spalle. Mi sveglio. Impossibile riposare con così tanta adrenalina. Mi vesto e scendo sotto senza perdere altro tempo: voglio leggere i quotidiani per vedere cosa dicono di noi i giornalisti. Napoletano, de “Il Sole 24 Ore”, ha scritto un articolo di fondo sul summit di Rimini e sul fatto che l’austerità aumenta il debito pubblico, non il contrario. “Cambiare direzione con la Mmt, ora!” è il titolo. “La Repubblica” ospita un pezzo di Scalfari che commenta le parole di Mosler: «La disoccupazione è un crimine contro l’umanità», asserendo che il progetto dell’Ue è morto e l’euro è un’arma di distruzione di posti di lavoro. De Bortoli, ispirato dalle parole di Alain Parguez, scrive di essersi pentito del suo articolo del 2 giugno, quello de “l’€ non deve morire” poiché non conosceva i dettagli che soggiaciono alla creazione della moneta unica.
-
Il vero mestiere di Renzi, nuova stella del Financial Times
Chi è Matteo Renzi? In un Parlamento pieno di morti che camminano («dead men walking») e in uno Stato marcio, il giovane Matteo è l’astro nascente («rising star») della politica italiana nella nuova fase aperta dal governo Monti. A sostenerlo non è un qualunque sfasciacarrozze di provincia, e neppure il prof. Ichino, ma il “Financial Times” del 6 marzo 2012. I mercati guardano avanti. Dopo aver fatto scendere da cavallo il Cavaliere, e dopo aver allocato alla testa del governo il rettore bocconiano, adesso allevano con cura lo scalpitante venditore fiorentino. In questo non c’è alcuna novità, a parte lo scapigliato “stil novo” di un politico di professione che fa il verso al caposcuola di Arcore. È manifesta, invece, una razionale continuità, volta a consolidare il potere di comando dei cosiddetti investitori istituzionali, veri proprietari universali.
-
Sicilia, l’euro-zoo politico spaventato da Grillo e Berlusconi
Non ha votato nemmeno un siciliano su due. Questo il primo, grande verdetto delle regionali 2012, salutate dalla lotteria degli exit poll che regalano l’altra possibile notizia: Beppe Grillo che fa volare il suo “Movimento 5 Stelle”, beffando le ex “corazzate” del centrodestra e del centrosinistra, all’indomani della clamorosa sortita dell’anziano Berlusconi che sconfessa Monti, Napolitano e la pericolosa sudditanza rispetto alla Merkel e all’Europa non-democratica della Bce, con risultati pratici che gli italiani cominciano a toccare con mano. Recessione nera, aziende in rosso, credito bancario inaccessibile, posti di lavoro che saltano. E per le famiglie tasse e rincari, tagli sanguinosi ai servizi, ticket sanitari alle stelle. La spending review è cieca e falcia anche l’Italia che funziona. «E’ la crisi», si difende Monti, sorretto da Bersani, Casini e Fini, nonché – sin qui – dai parlamentari Pdl.
-
Giulietto Chiesa: grazie a Grillo, la Sicilia cambierà l’Italia
Domenica in Sicilia si vota. E’ un voto cruciale, che può dare un segnale a tutto il paese. E non sarebbe la prima volta che la Sicilia indica una svolta per tutta l’Italia. E c’è un fatto nuovo: la possibilità di infliggere un duro colpo alla casta, a quella siciliana e a quella nazionale. E questo fatto nuovo si chiama “Movimento 5 Stelle”. Un movimento che ha svegliato l’isola e si propone come una svolta chiara e inequivocabile. Ho letto la lettera aperta del “Movimento 5 Stelle” siciliano al governo Monti – una lettera che mi sento di condividere in gran parte: non contiene tutto quello che io ci avrei messo, ma contiene molto di quello che io ci avrei messo. Avrei aggiunto, ad esempio, la richiesta al governo Monti di cancellare ogni autorizzazione al Muos, o meglio al “mostro” di Niscemi, e di cancellare tutte le servitù militari che soffocano l’isola. Ma c’è tempo anche per questa discussione; l’essenziale è capire che abbiamo bisogno di pace e non di guerra.
-
Cremaschi: il silenzio del regime sul No-Monti Day
L’adesione al “No Monti Day” si sta diffondendo ovunque. Assemblee, riunioni, messaggi per la rete, tutto fa pensare che sabato ci sarà un evento in un paese che finora è stato il più passivo d’Europa. Ma la notizia della manifestazione non esiste per l’informazione ufficiale. Un convegno di 30 persone di qualche organizzazione con agganci nel palazzo ha molto più spazio, per noi nulla perché? La prima ragione sta nel sostegno pressoché unanime che i mass media danno al governo. Tutti i quotidiani eccetto tre e tutti i telegiornali eccetto nessuno sono portavoce di Monti e del suo doloroso ma inevitabile operare. Non c’è mai stata in Italia una tale informazione di regime, gli anni di Berlusconi al riguardo sembrano libertari.
-
Giannuli: primarie-caos, ma il vero vincitore sarà Grillo
Secondo recenti sondaggi, Matteo Renzi sarebbe in testa: un leggero vantaggio su Bersani lo piazza in pole position nelle primarie del centrosinistra, ma ancora al di sotto del 40%, soglia che assicura la vittoria al primo turno. Al secondo, ragiona Aldo Giannuli, un Bersani già politicamente azzoppato dalla falsa partenza dovrebbe prevalere con l’aiuto “straniero” di Nichi Vendola. Due ipotesi scomode: se vincesse il sindaco di Firenze, come farebbe il leader di Sel ad allearsi con un candidato ultraliberista? Il punto è che neppure l’asse Bersani-Vendola avrebbe via libera: non piace ai “poteri forti”, ai famosi “mercati” della Bce che aspirano ad un “Monti forever”, e nemmeno a Berlusconi e al Vaticano, che «considera con angoscia una sinistra al governo e magari con Sel e radicali dentro». L’ipotesi Bersani-Vendola non rassicura neppure Washington, che teme «bizze di Sel su missioni militari». Idem per la Fiat di Marchionne: in una maggioranza del genere potrebbe aver voce in capitolo anche la Fiom.
-
Italia spacciata, anche Goldman Sachs vota per il Pd
Abbattersi sul sito ufficiale del Partito Democratico può nuocere gravemente alla salute. Più che altro, occhio alla rassegna stampa. Soprattutto se vi sentite (ancora) di sinistra, vostro malgrado. «Goldman Sachs vota per il Pd», titola un pezzo di “Milano Finanza” inserito sul sito. Che culo, ora sì che mi avete convinto. Non si capisce cosa sia più grave. L’idea che Goldman Sachs speri nella vittoria nel Pd o il fatto che la notizia sia considerata una specie di vanto, per cui meritevole di essere citata nella rassegna stampa nel Pd? E soprattutto, c’è qualche dirigente del Pd che non si senta mediamente offeso da un articolo del genere?
-
Se il diritto alla salute è ormai un privilegio del passato
Barricaderi e bellicosi come difficilmente li si possono ricordare, non si dica mai che i sindacati italiani Fim-Cisl e Uilm-Uil si tirino indietro quando si tratta di difendere l’interesse delle grandi aziende e della presidenza Ilva. Blocchi stradali e sciopero di due ore, perché a preoccupare Bonanni è la “voragine occupazionale” che investirebbe Taranto nel caso in cui la principale acciaieria d’Europa dovesse cessare la produzione. Schierate alcune centinaia di lavoratori preoccupati a difesa del mostruoso ricatto dell’azienda dell’indomito pluriottantenne Riva, Fim e Uilm avvertono la magistratura rappresentata dal gip Patrizia Todisco: giù le mani dall’Ilva. E a proposito degli industriali dell’acciaio: come ha segnalato Di Pietro, la famiglia Riva ha finanziato con 245.000 euro il Pdl e con 98.000 il partito di Bersani. Donazioni del tutto legali e «anche disinteressate», ironizza Anna Lami su “Megachip”: del resto, «a chi non capita di ricevere un bonifico dai Riva, al giorno d’oggi?».