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Lagarde: Italia, ti salvo io. La Bce sfida il club del rigore Ue
Altri 500 miliardi di euro, di cui 80 destinati all’Italia: aumenta così in modo esponenziale la “potenza di fuoco” del programma di acquisto di titoli per l’emergenza pandemica: il “Pepp”, voluto da Christine Lagarde per rilevare titoli di Stato, sale così a 1.850 miliardi. «Non siamo qui per calmare gli spread», esordì la Lagarde la scorsa primavera, alle prime avvisaglie della crisi Covid. «Una mossa volutamente impopolare e sapientemente calcolata, proprio per suscitare unanimi reazioni contrarie e mettere fine all’incubo del rigore», ricorda Gioele Magaldi, che spiega: «Insieme a Mario Draghi, la neo-presidente della Bce ha abbandonato i suoi tradizionali sodali, cioè i circuiti della massoneria neoaristocratica (quella che ha progettato e gestito l’austerity europea) per abbracciare la causa della massoneria progressista». Lo stesso Magaldi, autore del bestseller “Massoni” (Chiarelettere, 2014), è il frontman italiano del circuito massonico sovranazionale di ispirazione democratica, impegnato in una dura battaglia – sotterranea e non – per ripristinare la sovranità popolare, sostanzialmente soppressa negli ultimi anni con il ricorso al dogma neoliberista e all’artificio della “scarsità di moneta”. «In realtà la moneta la si può emettere in modo virtualmente illimitato, e a costo zero: ed è quello che la “sorella” Christine Lagarde sta dimostrando».Gli acquisti della Bce dureranno almeno fino a marzo 2022: sei mesi in più, rispetto a quanto programmato finora. «La decisione era attesa dai mercati, che nei giorni scorsi si sono “posizionati” provocando una discesa dei rendimenti dei titolo di Stato in tutta l’area euro», scrive il “Fatto Quotidiano”. «Se aumentano gli acquisti il valore sale, e quindi l’interesse pagato scende». I rendimenti dei Btp italiani «sono ormai in negativo per scadenze fino a 5 anni, prossime allo zero sui 7 anni e positivi dello 0,4% sui decennali, la durata più rappresentativa». Anche stavolta, la banca centrale europea ha lasciato i tassi d’interesse invariati, e quello principale rimane a zero. «Ha inoltre annunciato che verranno condotte altre tre operazioni Tltro». In sostanza: «Soldi erogati alle banche, con un pagamento di interessi a favore di chi li prende in prestito» (con l’impegno, almeno in teoria, di usarli per erogare crediti all’economia reale). Con il programma di acquisti di debito per l’emergenza pandemica, Christine Lagarde ha annunciato che la Bce acquisterà «con flessibilità, indirizzando le operazioni in maniera finalizzata su classi di titoli, sulla tempistica e sui paesi emittenti». Invariata la motivazione: puntellare l’economia, in un’Europa messa in ginocchio dalle restrizioni varate con il Covid.In sostanza, la Bce sta dimostrando la possibilità concreta di emettere denaro dal nulla, a interesse zero: quello stesso denaro (negato, allora) al quale fu “impiccata” la Grecia, ma anche l’Italia all’epoca in cui – proprio col pretesto pilotato dello spread – fu abbattuto Berlusconi per insediare l’uomo dei poteri oligarchici europei, il massone reazionario Mario Monti. Quegli stessi poteri, premendo su Mattarella, tuonarono nel 2018 per bocca del tedesco Günther Oettinger, secondo cui sarebbero stati “i mercati” a insegnare agli italiani come votare. Proprio l’evocazione dei “mercati” spinse il Quirinale a bocciare Paolo Savona come ministro dell’economia: sarebbe stato il “cervello” del neonato governo gialloverde, in una possibile partita con Bruxelles per ridisegnare quote di sovranità partendo esattamente dal ricorso al deficit per rianimare l’economia. Quello che sta accadendo oggi grazie alla Bce sarebbe stato impossibile ieri. Il grande alibi è ovviamente il collasso del Pil, causato dalla gestione pandemica improntata al massimo rigore (con poche eccezioni virtuose, come la Svezia). Il primo a segnalare la necessità di uno storico cambio di passo era stato lo stesso Mario Draghi: sul “Financial Times”, a marzo, aveva enunciato la necessità di tornare a una politica economica keynesiana, fondata sul massiccio sostegno pubblico.Dobbiamo agire «come in tempo di guerra», ha ribadito Draghi, smentendo la sua stessa storia di arcigno guardiano dell’austerity. Lo stesso dicasi per Christine Lagarde: inflessibile dama del rigore quand’era a capo del Fmi, e ora pronta a trasformare la Bce in una specie di bancomat, mentre l’inguardabile Unione Europea – al termine dell’orribile anno che va chiudendosi, in modo disastroso – ancora non ha deciso come e quando distribuire le sue elemosine apparenti, nascoste tra le pieghe del Recovery Fund e insidiosamente presenti tra le pieghe del Mes. Un ente anomalo, quest’ultimo, i cui gestori – cominciando dal presidente, il tedesco Klaus Regling – sono protetti anche dall’immunità giudiziaria. E hanno il potere di agire come monarchi indiscutibili, fino a imporre la “ristrutturazione” del debito pubblico a paesi come l’Italia, il cui deficit nel 2020 sta battendo ogni record: un “piano di rientro” che sarebbe sanguinoso, un vero e proprio massacro sociale. Esattamente quello che Draghi raccomandava di evitare, proponendo l’erogazione di centinaia di miliardi a fondo perduto, non destinati a trasformarsi in debito. Libertà o schiavitù: questo è il bivio che l’umanità sembra avere di fronte, oggi più che mai, in un pianeta letteralmente devastato, prima ancora che dal virus “cinese”, dalle drastiche politiche adottate con l’intenzione dichiarata di arginarlo.Suona tutto stonato, se non falso: «E prima o poi dovranno essere tribunali speciali – dice Magaldi – a processare chi ha imposto “leggi di guerra” in tempo di pace». Uno schema inquietante: prima la diffusione del coronavirus e l’assenza di risposte tempestive grazie all’ambiguità dell’Oms, poi la catastrofe sanitaria aggravata dal “terrorismo” mediatico che ha diffuso il panico, come se il Covid fosse l’Ebola. Nessuna trasparenza: né sui dati reali (letalità bassa, attorno allo 0,3%), né sulle terapie nel frattempo collaudate. Unico orizzonte proposto: quello del vaccino, ancora inaffidabile secondo molti scienziati. Vaccino da imporre, con le buone o con le cattive, pena l’esclusione dalla vita sociale. E tutto questo, mentre il maggior oppositore mondiale alla politica del Covid – Donald Trump – veniva travolto dai brogli che hanno gravemente inquinato le presidenziali americane: il vantaggio apparente di Joe Biden sembra far felice la Cina, la cui egemonia proprio Trump aveva provato a fermare (prima di essere fermato lui stesso, dall’epidemia: senza il Covid e il crollo economico indotto anche negli Usa dall’emergenza sanitaria, la rielezione di Trump era data universalmente per scontata).La situazione è incerta, caotica e scivolosa. In Italia, si fa sempre più precaria l’autocrazia emergenziale di Conte, cara ai poteri forti europei. E se il paese evita di collassare, intanto, lo deve essenzialmente alla “sorella” Lagarde, per dirla con Magaldi: cioè alla rete massonica progressista a cui fa capo, oggi, la presidente della Bce. Il problema semmai è un altro: la remissività degli italiani. «Credono ancora che il vero problema sia il coronavirus, e che per vederlo dissolversi basti aspettare ancora un po’, continuando a sottomettersi ai diktat del governo: non hanno capito che quello è solo il pretesto per attuare un piano di dominio, su scala mondiale». Magaldi è severo, con i connazionali: «Chi è fobico, al punto che vorrebbe chiudersi in casa per sempre, non si rende conto del danno che fa agli altri: il suo conformismo impaurito incoraggia i gestori della crisi a essere ancora più duri, con chi invece vorrebbe riprendere a vivere». E’ come se avessimo oltrepassato, giorno per giorno, la soglia di una sottile follia collettiva: «E’ pazzesco che milioni di persone accettino l’idea di questa nuova aberrante normalità: senza capire che non era mai successo, nella storia umana, che il mondo si fermasse per un virus influenzale. E’ questa, la prassi? D’ora in poi ci chiuderemo in casa al primo virus che passa di qui? Dico, siamo impazziti?».Forse sì, siamo impazziti: è il capolavoro della paura. «Barattare la perdita certa della libertà per la sicurezza sanitaria, che oltretutto è solo ipotetica, è davvero l’inizio della fine: per questa strada si smette di essere cittadini e si ridiventa sudditi, come quando la democrazia non esisteva ancora. Ed è esattamente lì che vogliono portarci, gli “apprendisti stregoni” del Covid, che usano il sistema-Cina per eliminare i diritti dall’Occidente. E ci stanno riuscendo, putroppo, grazie alla pavidità di chi trema di fronte a tutto, davanti al contagio di un’influenza (trattata come se fosse la peste bubbonica) e davanti al rischio di una semplice multa, tra l’altro impugnabile, dato il carattere non pienamente legittimo dei Dpcm». Magaldi fotografa con spietata lucidità la situazione italiana, simile a quella di altri paesi ma aggravata dall’inconsistenza della classe politica nazionale, telecomandata dai super-poteri che hanno gradualmente privatizzato il mondo e che ora vorrebbero far retrocedere l’umanità, in blocco, trattandola alla stregua di un gregge da spaventare, disinformare, impoverire e vaccinare. Il Grande Reset, lo chiamano: fine della libertà economica. Obiettivo: la sottomissione di plebi intimorite, da tenere in vita con un mini-reddito “universale” che metta i percettori in ginocchio, di fronte alla “divinità” zootecnica che eroga la dose quotidiana di mangime.Il pericolo è drammaticamente reale: è in corso una sfida planetaria, per il destino dell’umanità. I poteri oligarchici giocano sempre la carta della paura: prima il terrorismo, poi la crisi finanziaria indotta, ora un virus trasformato in un incubo. Faglie di resistenza si delineano in controluce: chi denuncia l’Oms come organismo “orwelliano”, chi segnala gli abusi dello strapotere cinese e la sua infiltrazione onnipervasiva, chi accusa Big Pharma di manipolare il business dei vaccini in modo anche spericolato, sdoganando molecole “clandestine” destinate potenzialmente a incidere sullo stesso Dna, per la prima volta nella storia. Sarà proprio la durezza delle imposizioni – immagina Magaldi – a provocare una rivolta civile: a patto però che riaffiori, nelle persone, il coraggio elementare della dignità. Si prevedono anni tempestosi, attraverso i quali sarà fatalmente riscritta anche la grammatica della politica. Di fronte alla scelta fondamentale – libertà o asservimento, democrazia o dittatura – crolleranno miti ed etichette museali, come “destra” e “sinistra”. Crollerà anche il dogma secolare più falso e rovinoso, quello della scarsità di moneta: sta cominciando a sbriciolarlo, in modo spettacolare, la stessa Christine Lagarde.Altri 500 miliardi di euro, di cui 80 destinati all’Italia: aumenta così in modo esponenziale la “potenza di fuoco” del programma di acquisto di titoli per l’emergenza pandemica: il “Pepp”, voluto da Christine Lagarde per rilevare titoli di Stato, sale così a 1.850 miliardi. «Non siamo qui per calmare gli spread», esordì la Lagarde la scorsa primavera, alle prime avvisaglie della crisi Covid. «Una mossa volutamente impopolare e sapientemente calcolata, proprio per suscitare unanimi reazioni contrarie e mettere fine all’incubo del rigore», ricorda Gioele Magaldi, che spiega: «Insieme a Mario Draghi, la neo-presidente della Bce ha abbandonato i suoi tradizionali sodali, cioè i circuiti della massoneria neoaristocratica (quella che ha progettato e gestito l’austerity europea) per abbracciare la causa della massoneria progressista». Lo stesso Magaldi, autore del bestseller “Massoni” (Chiarelettere, 2014), è il frontman italiano del circuito massonico sovranazionale di ispirazione democratica, impegnato in una dura battaglia – sotterranea e non – per ripristinare la sovranità popolare, sostanzialmente soppressa negli ultimi anni con il ricorso al dogma neoliberista e all’artificio della “scarsità di moneta”. «In realtà la moneta la si può emettere in modo virtualmente illimitato, e a costo zero: ed è quello che la “sorella” Christine Lagarde sta dimostrando».
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Facci: non siamo sudditi, disobbedire può essere un dovere
Primum vivere, secundis disobbedire. Perché la disobbedienza non è né giusta né sbagliata: la disobbedienza è un fatto acclarato, accettato, interpretato ogni giorno dalla totalità della popolazione italiana. No, non si parla del fisco o dei limiti di velocità, ma della sopravvivenza italiana al tempo del Covid. Un paese dove il governo (figurati questo) non è il maestro e il cittadino non è lo scolaro: non quello a cui insegnare le cose per come dovrebbero funzionare in un paese normale, talvolta europeo, un paese dove le regole si rispettino e quindi sia normale obbedirvi. La nostra realtà è un’altra: questo governo fa schifo come nessuno mai, il cittadino medio è civilmente acerbo e avvezzo ad arrangiarsi, e soprattutto da lassù – da qualche palazzo occupato da parvenu – nessuno ha più di tanto da insegnarci. Non è anti-politica, o, se lo è, è un anti-politica ad personam che si specchia nel nostro quotidiano vivere. Quindi andiamo con Margherita Hack: «La disobbedienza civile è necessaria quando le leggi sono contro la democrazia e la libertà. C’è il dovere di opporsi a una legge sbagliata». Proseguiamo con Indro Montanelli: «Più che comandare io preferisco disobbedire», eco di quanto già scrisse Jean-Jacques Rousseau: «Sarà difficile ridurre all’obbedienza chi non ama comandare».Scendiamo di qualche gradino (deve perdonarci) col buon Attilio Fontana, che l’altro ieri su “Libero” ha detto che comprende chi disobbedisce alle regole, perlomeno quelle palesemente assurde e cambiate continuamente, tipo il divieto di visitare parenti che abitano a pochi chilometri di distanza ma risultano in un altro Comune; tipo il divieto di circolare tra regioni dal 21 dicembre, tipo il non creare assembramenti dentro i negozi lasciando però che si creino nelle file fuori; tipo chiudere i ristoranti ligi alle regole. Ma è inutile e fuorviante fare degli elenchi, ora: di principio, occorre obbedire a tutte le regole, ma solo nella consapevolezza che l’unico semaforo che regolerà la realtà resterà appunto il senso di realtà, il principio di sopravvivenza. E qui ci permettiamo una citazione di Sergio Moroni, il deputato socialista che si suicidò il 2 settembre 1992 lasciando una lettera in cui ricordava «una cultura tutta italiana nel definire regole e leggi che si sa non potranno essere rispettate, muovendo dalla tacita intesa che insieme si definiranno solidarietà nel costruire i comportamenti che violano queste regole». La differenza è che a definire regole e leggi, nel 1992, era una classe politica comunque autentica, benché spazzata via dal ciclone giudiziario.Certo, il dovere civico viene sempre prima di tutto: anche prima di se stessi e prima della propria indole. Ma chi lo pensa – chi ritiene che il dovere sia al di sopra di tutto – ha bisogno di essere comandato essenzialmente dalla propria coscienza, se ne ha una. Chi lo pensa – che il dovere sia al di sopra di tutto – in genere però non si arroga anche il diritto di comandare ai propri simili, di additarli, rompergli i coglioni perché c’è un pezzo di naso che spunta dalla mascherina. Non obbedire ciecamente alla stupidità è quasi un dovere civico, ormai; la propensione a obbedire e bersi qualsiasi cazzata ministeriale, facendo pure da delatore contro il vicino di casa, è invece ciò che trasforma il cittadino in suddito. Solo i sudditi, per inciso, si faranno spiegare nel dettaglio come potranno passare il Natale. In concreto, dunque, che cosa abbiamo? Abbiamo ciò che concretamente vediamo (e ufficialmente non vediamo) tutti i giorni: migliaia di auto che non vanno tutte al lavoro, dove non tutti hanno la “giustificazione”, o se ce l’hanno spesso è farlocca, anche risibile, come lo è l’improvviso e irresistibile impulso di fare un pezzetto di spesa ogni giorno, andare in farmacia tutti i giorni, dal tabaccaio anche se non fumi, e dal barbiere, a trascinare il famoso cane ormai stremato, a fare jogging praticamente da fermi; insomma, quello che sappiamo, quello che vediamo.Notarella personale: vivo vicino a Milano Due, che ufficialmente è nel Comune di Segrate per una decina di metri: credete che chi vi abita, quotidianamente, non sconfini perché gliel’ha detto Giuseppe Conte? Non c’è da nascondere la mano, né c’è da fare esibizionismo della propria devianza. Già capitò allo scrivente di annunciare che sarebbe uscito nonostante i divieti: lo feci mettendomi mascherina e guanti (all’epoca guai se non mettevi i guanti, oggi guai se li indossi) per andare in una lontana montagna dove avrei rischiato di incontrare al massimo una capra; lo facevo in spregio a un governo indegno e cialtrone che si illudeva di poter giocare a tempo indeterminato con le mie libertà individuali e con il mio diritto di parola e di espressione. Lo facevo continuando a rispettare le distanze come tutti i cittadini dovrebbero fare, e come dovranno fare ancora per parecchio. Lo facevo tuttavia rifiutando di mettere “app” sul telefono perfettamente inutili (come si è rivelato) e lo facevo, e ancora faccio, senza affollare autostrade e raccordi e domeniche agostane dopo che il governo aveva sin troppo cambiato le regole, ma non aveva cambiato un buonsenso che è solo nostro e non possiamo ricondurre banalmente a obbedire o non obbedire. Il buonsenso è quello che ti fa rispettare sempre e comunque le forze dell’ordine. Il buonsenso è di chi si prende le responsabilità delle proprie violazioni formali.Il buonsenso è di chi non canta canzoni al balcone come un esibizionista deficiente, non appende bandiere conformiste: ma pensa con la propria testa e si confronta con regole che possono essere sacrosante o perfettamente idiote. Il vero pericolo è chi non disobbedisce per principio (mai) e accetta indiscriminatamente anche le regole di uno Stato che ha fatto i veri danni. Le regole del «siamo prontissimi» e «abbraccia un cinese», le regole di chi ha fatto ridicole gare Consip che hanno fatto perdere tempo decisivo, le regole di chi ha emesso decreti al rallentatore che hanno fatto partire per il Sud mezza Italia, di chi ha dato il tempo agli Stati confinanti di non venderci più neanche una mascherina, di chi ha fatto zone rosa, poi rosso annacquato, mandato in militari in Val Seriana salvo dirottarli altrove, di chi ha diviso le regioni per colori, di chi ha rinchiuso i bambini in casa ma ha liberato i cani, e poi non ha fatto assolutamente nulla per un’intera estate: salvo scrivere – il ministro della sanità – il libro “Perché guariremo”, sullo sfondo di un’Italia che ora sta morendo. Un’Italia dove c’è chi non ha realmente da mangiare, non ha risparmi, e ora non dovrebbe avere neanche le libertà fondamentali sulla base dell’ultima luna, dell’ultimo provvedimento, dell’ultimo cialtrone appiccicato alla poltrona con la scorta per sé e per la fidanzata. Obbedire è un dovere. Disobbedire, all’occorrenza, anche.(Filippo Facci, “Quando disobbedire è un dovere”, da “Libero” del 10 dicembre 2020).Primum vivere, secundis disobbedire. Perché la disobbedienza non è né giusta né sbagliata: la disobbedienza è un fatto acclarato, accettato, interpretato ogni giorno dalla totalità della popolazione italiana. No, non si parla del fisco o dei limiti di velocità, ma della sopravvivenza italiana al tempo del Covid. Un paese dove il governo (figurati questo) non è il maestro e il cittadino non è lo scolaro: non quello a cui insegnare le cose per come dovrebbero funzionare in un paese normale, talvolta europeo, un paese dove le regole si rispettino e quindi sia normale obbedirvi. La nostra realtà è un’altra: questo governo fa schifo come nessuno mai, il cittadino medio è civilmente acerbo e avvezzo ad arrangiarsi, e soprattutto da lassù – da qualche palazzo occupato da parvenu – nessuno ha più di tanto da insegnarci. Non è anti-politica, o, se lo è, è un anti-politica ad personam che si specchia nel nostro quotidiano vivere. Quindi andiamo con Margherita Hack: «La disobbedienza civile è necessaria quando le leggi sono contro la democrazia e la libertà. C’è il dovere di opporsi a una legge sbagliata». Proseguiamo con Indro Montanelli: «Più che comandare io preferisco disobbedire», eco di quanto già scrisse Jean-Jacques Rousseau: «Sarà difficile ridurre all’obbedienza chi non ama comandare».
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Klaus Regling, tedesco: l’uomo del Mes controllerà l’Italia
In principio doveva essere un boccone amaro, indigeribile e da respingere con tutte le forze. Una buona fetta degli esponenti del Movimento 5 Stelle, presto rinominati “i ribelli”, era pronta a issare barricate e muovere pericolose guerre intestine a costo di respingere il Meccanismo Europeo di Stabilità. Invece, ecco il sì alla riforma del Mes, decisa all’ultimo Eurogruppo, con il ministro dell’economia, Roberto Gualtieri, pronto a rassicurare gli animi degli alleati di maggioranza. Gualtieri ha provato a spiegare che il via libera alla riforma del Mes non significa automaticamente un suo utilizzo, visto che «la riforma è cosa distinta dalla scelta se usare o meno il Mes sanitario», e che «su questo esistono posizioni diverse nel Parlamento e nella stessa maggioranza, e ogni decisione dovrà essere condivisa dall’intera maggioranza e approvata dal Parlamento». Il tentativo di Gualtieri di calmare le acque è fallito miseramente, visto che la diffidenza tra le fila grilline è aumentata. Però, se non altro, ribelli a parte il M5S non dovrebbe opporsi alla riforma. Dunque: crisi di governo scongiurata. Almeno per il momento. C’è un problema non secondario da considerare con la massima attenzione. Come ha sottolineato “Libero”, la riforma del Fondo salva-Stati che il Parlamento approverà in giornata consegnerà, di fatto, l’Italia nelle mani di tale Klaus Regling. Chi è costui?Iniziamo con il dire che cosa diventerà, ovvero l’alto burocrate più potente d’Europa. Il motivo è semplice, visto che Regling è il direttore generale del Mes. Detto in altre parole, è l’uomo che ha – e avrà sempre di più – i pieni poteri nella gestione del Meccanismo Europeo di Stabilità. Questo significa che, nel caso in cui il debito pubblico italiano scricchiolasse pericolosamente, questo freddissimo burocrate tedesco sarebbe pronto a indossare i panni del commissario straordinario dell’Italia. E un’ipotesi del genere non è neppure tanto remota, considerando che il governo giallorosso, guidato da un Giuseppe Conte sempre più sotto pressione, continua a spendere in bonus e misure sostanzialmente inutili quanto gravose sui conti. Regling è sostanzialmente il direttore generale del Mes. Quest’ultimo, a sua volta, è più di uno strumento: si tratta di un’organizzazione internazionale, creata nel 2012 per assegnare risorse ai paesi dell’Eurozona che si trovano o rischiano di trovarsi in grossi guai finanziari. Va da sé che il prestito – perché di questo stiamo parlando – non è gratuito e include condizioni super-rigorose, dannose per le nazioni con l’acqua alla gola bisognose di un salvagente.Regling, economista e tedesco, ha 70 anni e guida il Mes dal primo giorno. Il suo mandato è stato rinnovato e resterà in carica fino al 2022. La sua storia è piatta e non presenta particolari stranezze. Figlio di un falegname poi eletto in Parlamento con i socialdemocratici, ama ascoltare Wagner e, in economia, crede fortemente a due pilastri: stabilità e rigore. Il signor Klaus è sempre rimasto lontano dalle luci dei riflettori, anche se adesso, con l’imminente riforma del Mes, i suoi poteri saranno talmente enormi che difficilmente riuscirà a nascondersi dietro a un dito. Tra i suoi superpoteri troviamo: la possibilità di affiancare la Banca Centrale Europea nella valutazione della richiesta di sostegno messa sul tavolo da uno Stato e quella di formulare la proposta per aggiustare la situazione di quel paese. Non solo: la riforma introduce pure la “piena indipendenza” del direttore generale e del personale del Mes da ogni potere eletto. La responsabilità, insomma, sarà da intendere solo “nei confronti del consiglio d’amministrazione”. La sua nomina, e quella dei successori, da cosa dipende? Deve essere nominato a maggioranza qualificata dell’80% del capitale del Mes. Considerando che la maggioranza delle quote spettano a Germania (26,9%) e Francia (20,2%), Berlino e Parigi avranno la possibilità di mettere un bel veto sul successore di Regling. Non l’Italia, ferma al 17,7% delle quote.(Federico Giuliani, “La riforma del Mes consegna l’Italia nelle mani del supercommissario tedesco”, dall’inserto “InsideOver” de “Il Giornale” del 9 dicembre 2020).In principio doveva essere un boccone amaro, indigeribile e da respingere con tutte le forze. Una buona fetta degli esponenti del Movimento 5 Stelle, presto rinominati “i ribelli”, era pronta a issare barricate e muovere pericolose guerre intestine a costo di respingere il Meccanismo Europeo di Stabilità. Invece, ecco il sì alla riforma del Mes, decisa all’ultimo Eurogruppo, con il ministro dell’economia, Roberto Gualtieri, pronto a rassicurare gli animi degli alleati di maggioranza. Gualtieri ha provato a spiegare che il via libera alla riforma del Mes non significa automaticamente un suo utilizzo, visto che «la riforma è cosa distinta dalla scelta se usare o meno il Mes sanitario», e che «su questo esistono posizioni diverse nel Parlamento e nella stessa maggioranza, e ogni decisione dovrà essere condivisa dall’intera maggioranza e approvata dal Parlamento». Il tentativo di Gualtieri di calmare le acque è fallito miseramente, visto che la diffidenza tra le fila grilline è aumentata. Però, se non altro, ribelli a parte il M5S non dovrebbe opporsi alla riforma. Dunque: crisi di governo scongiurata. Almeno per il momento. C’è un problema non secondario da considerare con la massima attenzione. Come ha sottolineato “Libero”, la riforma del Fondo salva-Stati che il Parlamento approverà in giornata consegnerà, di fatto, l’Italia nelle mani di tale Klaus Regling. Chi è costui?
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Conte, Merkel e gli zombie che “Politico” scambia per eroi
«Giuseppe Conte è il leader più credibile al mondo», sintetizza “Tpi” nel presentare la clamorosa classifica che sta rimbalzando ovunque. Se i comici sono un po’ fuori allenamento, in mezzo alle disgrazie del 2020, a tirare su il morale a tutti provvede infatti l’edizione europea dello statunitense “Politico”, realizzata a Bruxelles in jount-venture con il principale editore digitale in Europa, il tedesco Axel Springer. “Politico” vanta un team di 500 redattori, distribuiti in tutto il mondo: la tribuna vip del mainstream media internazionale, quello che non ha mai osato raccontare la nuda verità né previsto nessuna crisi. E cosa dicono, i gran sacerdoti dell’informazione? Tra cose, innanzitutto. La prima riguarda Angela Merkel, incoronata Papessa d’Europa (questo sì, che è uno scoop). La seconda: la merkeliana Ursula von der Leyen sarebbe la leader dei “sognatori”. E qui si comincia a ridere, ma non quanto di fronte al ritratto di “Giuseppi” Conte, numero uno degli “spender” europei, una specie di Masaniello dal tocco felice. Per capire in che mani sia l’informazione, basta leggere le pagelle di quelli che “Politico” presenta come “Gli attori, i sognatori e i rivoluzionari che daranno forma al prossimo anno in Europa”.Una galleria di zombie, che “Politico” scambia per esseri politicamente viventi, nonché capaci di decisioni autonome: come se non esistessero nemmeno, i poteri che dominano il mondo, che oggi lo stanno mettendo alla frusta come in tempo di guerra (e che, per inciso, presiedono alla somministrazione editoriale delle notizie destinate al gregge). La simpatica macellaia Angela Merkel, reginetta del rigore e affamatrice di mezza Europa, Grecia in primis, dopo i brillanti esordi come spia della Stasi, feroce polizia politica della Germania Est (”Le vite degli altri”, al cinema), su “Politico” rifulge, abbagliante, in tutto il suo splendore. «Dopo quasi 16 anni come cancelliera, Angela Merkel è destinata a ritirarsi dopo le elezioni tedesche dell’autunno 2021», singhiozzano i redattori di “Politico”, «con un record segnato dalla stabilità piuttosto che dall’ambizione». In confronto ad Angela, Batman e Superman non sono nessuno: «Negli ultimi dieci anni e mezzo, la Merkel è stata la mano ferma attraverso una serie di cataclismi, dalla Grande Recessione e dalla crisi dell’Eurozona al Covid-19». Che tempra: «Ha tenuto insieme l’Europa di fronte alla Brexit e alla belligeranza di Donald Trump», quel noto mascalzone, «diventando, per processo di eliminazione, il “leader del mondo libero”, di fatto, quando Washington si è ritirata».Al ritratto “giornalistico” manca solo l’incoronazione imperiale, ma soltanto perché il Sacro Romano Impero non è ancora stato nominalmente istituito. Quanto al culto merkeliano, niente paura: l’altare, come si legge, è bell’e pronto. E alla destra della divinità siede già la regina dei “dreamer”, la quasi altrettanto divina Ursula, che infatti «vuole rendere di nuovo grande l’Europa». E come? Presto detto: la prima voce citata da “Politico” è «il rafforzamento dei diritti Lgbt», la cui fragilità – com’è noto – ha determinato la grande crisi europea, la morte per denutrizione dei bambini greci, le spietate politiche di rigore, i tagli alla sanità e alle pensioni, l’esplosione del precariato e della disoccupazione. Insieme al “diritti Lgbt” è citata l’altra grande sfida che assilla gli europei nel 2020, ovvero «la lotta al razzismo». A seguire: «La garanzia di un salario minimo a tutti i lavoratori europei, la riduzione delle emissioni di gas serra del 55% e la creazione di un’Unione Europea della Sanità che darebbe alla burocrazia dell’Ue maggiore influenza su una prerogativa nazionale ferocemente custodita». C’è da mettersi a piangere dalla commozione, vero? Meglio tenere il fazzoletto a portata di mano, allora, perché “Politico” riesce a superare se stesso nel celebrare il primo ministro italiano, amatissimo dai poteri che contano.«Il coronavirus ha devastato l’Italia, ma per Conte, almeno politicamente, è stato un vantaggio»: almeno questo, “Politico” lo ammette. Comunque, «se l’Italia è troppo grande per fallire, Giuseppe Conte è l’uomo che l’Europa spera sarà in grado di continuare a sostenerla». Eccoci al punto: “Giuseppi” sarebbe la pedina su cui puntano i massimi poteri, quelli che muovono i fili delle marionette Angela & Ursula. La tesi di “Politico”: ha fatto benissimo, Conte, a imporre all’Italia il brutale lockdown di marzo e aprile: così facendo ha infatti costretto l’Ue a provare «vergogna», al punto da indurre i cattivoni di Bruxelles a metter mano al portafogli con una pioggia di miliardi (di cui non s’è ancora vista nemmeno l’ombra: l’Italia infatti sta in piedi solo grazie alla generosità di Christine Lagarde, ma la signora della Bce è relegata in posizione assai defilata, tra i benefattori). Del resto, “Politico” bada al sodo: di Conte apprezza «il suo stile cliché italiano fiammeggiante», e cioè il fatto di «presentarsi alle riunioni a bordo di una Maserati, in un abito neo-dandy, cercando di flirtare con Angela Merkel». Certo, “Giuseppi” dovrà guardarsi dall’invidia dei paesi “frugali” (che infatti friggono, di fronte allo spettacolo dell’improvvisa ricchezza degli italiani, trasformati in nababbi). E dovrà anche «gettare qualche osso» ai suoi avversari «di estrema destra», cioè «Salvini e l’ascendente Giorgia Meloni».La leader di Fratelli d’Italia figura al terzo posto tra i “disgregatori” europei, contrapposti a valorosi “doers” come Orban, Macron, Erdogan e il “bluffer” Boris Johnson. La piccola Giorgia («sono italiana, sono cristiana») è presentata come «leader appena incoronata dell’estrema destra europea», al punto che ora sembra «pronta a diffondere», in tutto il continente, «la sua capacità di distruggere senza autodistruggersi» (in questo, seconda solo al coronaviurs). Tra i biechi disgregatori figura il russo Pavel Durov, reo di aver creato un social media come Telegram, capace di fare concorrenza a WhatsApp, ovvero di «fare a pezzi le persone», divenendo uno strumento del Male. «Telegram è anche il modo in cui i teorici della cospirazione tedeschi di “QAnon” e i manifestanti anti-maschera organizzano marce a Berlino». Capito, che guaio? Ma niente paura, già si ode l’avanzata dei cavalieri del Bene, cioè le piattaforme immacolate come Facebook e Twitter, le quali «cercano di reprimere la disinformazione e l’incitamento alla violenza». A proposito di disinformazione e omissioni: è grande come una casa, la maggiore “dimenticanza” di quegli sbadati di “Politico”: nel loro pantheon europeo è clamorosamente vuota la poltrona di uno dei personaggi più influenti del pianeta, Mario Draghi. Strano, no?Proprio Draghi, già sommo pontefice dell’euro-potere, si macchiò nel 2019 del peggiore dei crimini: rinnegò le sue malefatte e si mise a bocciare le politiche “fallimentari” dei suoi ex sodali, cioè i morti viventi, gli ectoplasmi, i camerieri e i maggiordomi che oggi “Politico” finge di scambiare per statisti decisivi per il futuro europeo. Compreso il più fantasmatico di tutti, il nostro anonimo “Giuseppi”, con il suo stile «cliché italiano fiammeggiante»: senza i poderosi acquisti della Bce, non avrebbe potuto sfoggiare a lungo la Maserati e la pochette, menando ancora il can per l’aia dopo un anno di supercazzole sui “ristori”. E se è stata la Bce ad acquistare camionate di Btp a costo zero, lo si deve anche e soprattutto al grande assente, nel pantheon di “Politico”: quel Draghi che a marzo, sul “Financial Times”, aveva messo in chiaro che vent’anni di politica europea (cioè di Angela Merkel e sudditi) andrebbero gettati al macero, pena la morte civile di un continente tuttora in mano ai prestanome di un’associazione a delinquere che ha organizzato a tavolino l’inesistente “scarsità di denaro”, a scopo predatorio e di dominio. E quindi: come lo si sarebbe potuto invitare, l’imbarazzante Draghi, tra i Magnifici del 2021? E se si fosse messo a dire la verità, come sta facendo da un anno e mezzo a questa parte? Volete mettere, lo sconcerto?La voglia di ridere, se mai ci fosse, svanirebbe comunque velocemente nello scoprire che il Tribunale Islamico di “Politico” mette nel mirino anche una scrittrice, nientemeno: si tratta di Joanne Kathleen Rowling, celeberrima creatrice di Harry Potter, relegata tra i reprobi “disgregatori”. Sembra di rivivere, sia pure in modo incruento, l’epoca della “fatwa” scagliata dall’ayatollah Khomeini contro Salman Rushdie, autore dei “Versi satanici” che secondo i teocrati dell’Iran insolentivano il Profeta. Merita dunque la condanna a morte anche la Rowling? Certo, il suo crimine è scioccante: ha osato contestare uno dei massimi dogmi della nuova religione, cioè la sacralità dei diritti civili (Lgbt) utilizzata per oscurare i diritti sociali e quindi annullare il futuro dei giovani, dando loro l’illusione di essere liberi, anche se quella sessuale è l’unica vera libertà che ormai viene loro lasciata. L’accusa mossa all’autrice di Harry Potter è spaventosa: “transbofia”. Roba da plotone d’esecuzione. Quello di “Politico”, per ora si esercita sulla Rowling. Ma solo a un demente potrebbe sfuggire qual è il vero bersaglio: noi, la nostra libertà di opinione. All’avvento del totalitarismo nazista, Bertolt Brecht si affrettò a lasciare la Germania. Con lui Theodor Adorno, Herbert Marcuse, Erich Fromm. Non è mai un bel posto, quello dove si mettono alla berlina i filosofi e gli scrittori. E il Verbo di “Politico”, sotto forma di carta straccia digitale, è un avvertimento maleodorante: essere eretici, d’ora in poi, costerà caro.(Giorgio Cattaneo, “Conte, Merkel e gli zombie che ‘Politico’ scambia per nostri amici”, dal blog del Movimento Roosevelt dell’8 dicembre 2020).«Giuseppe Conte è il leader più credibile al mondo», sintetizza “Tpi” nel presentare la clamorosa classifica che sta rimbalzando ovunque. Se i comici sono un po’ fuori allenamento, in mezzo alle disgrazie del 2020, a tirare su il morale a tutti provvede infatti l’edizione europea dello statunitense “Politico”, realizzata a Bruxelles in joint-venture con il principale editore digitale in Europa, il tedesco Axel Springer. “Politico” vanta un team di 500 redattori, distribuiti in tutto il mondo: la tribuna vip del mainstream media internazionale, quello che non ha mai osato raccontare la nuda verità né previsto nessuna crisi. E cosa dicono, i gran sacerdoti dell’informazione? Tra cose, innanzitutto. La prima riguarda Angela Merkel, incoronata Papessa d’Europa (questo sì, che è uno scoop). La seconda: la merkeliana Ursula von der Leyen sarebbe la leader dei “sognatori”. E qui si comincia a ridere, ma non quanto di fronte al ritratto di “Giuseppi” Conte, numero uno degli “spender” europei, una specie di Masaniello dal tocco felice. Per capire in che mani sia l’informazione, basta leggere le pagelle di quelli che “Politico” presenta come “Gli attori, i sognatori e i rivoluzionari che daranno forma al prossimo anno in Europa“.
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Magaldi: tribunali speciali per chi vuole il Natale del Diavolo
«Saranno tribunali speciali, un giorno non lontano, a processare i veri responsabili della strage Covid: corti speciali, perché non s’era mai visto che si istituisse lo “stato di guerra” in tempo di pace. Un atto abusivo, imposto terrorizzando la popolazione, sospendendo la libertà e cessando di curare in modo adeguato i pazienti gravi, affetti da altre patologie». E’ durissimo, Gioele Magaldi, nel prendere nota dell’ennesima “previsione” apocalittica del ministro Roberto Speranza e del suo consulente, Walter Ricciardi. Avverte il presidente del Movimento Roosevelt: «I registi di questa crisi, progettata dall’oligarchia massonica mondiale per comprimere libertà e democrazia con l’alibi dell’emergenza sanitaria, possono godersi gli ultimi scampoli di questo loro strapotere: saranno spazzati via e giudicati severamente per quello che hanno fatto». Pessima idea, poi, quella di “negare” agli italiani anche il Natale, con le grottesche restrizioni ulteriormente imposte per privare le famiglie del piacere di un abbraccio, persino nel giorno più sacro per i cattolici. «Quello del 2020 – scandisce Magaldi – sarà un “Natale del Diavolo”, disgregatore di una società spaventata e ridotta al silenzio. Peggio per chi l’ha voluto, comunque: farà capire agli italiani di cosa sono capaci, questi mascalzoni, e fin dove si può arrivare contiuando a obbedire ai loro diktat».Magaldi si rammarica della latitanza assoluta del Vaticano, che non ha fiatato neppure di fronte al divieto di celebrare la tradizionale messa di mezzanotte: «Dov’è finito – si chiede – l’eroismo dei primi cristiani, che un tempo non temevano di farsi sbranare dai leoni? Quei coraggiosi non tremavano – aggiunge Magaldi – perché credevano nell’insegnamento di Cristo, e quindi avevano imparato a non avere paura della morte. E adesso i loro eredi se la fanno sotto anche solo per un’influenza o per una multa? Ma che razza di cristiani sono?». Deludente, per Magaldi, anche l’iniziativa del centrodestra, che spera di strappare a Conte almeno la concessione (per il giorno di Natale) della minima libertà di movimento tra Comuni limitrofi. «Che pena: sembra una richiesta formulata da criceti e rivolta ad altri criceti, a cui pare basti allargare un po’ le dimensioni della gabbia». Ci vuole ben altro, secondo Magaldi, per uscire da questo incubo: «Ci aspettano tre anni di resistenza e durissime battaglie, che apriranno gli occhi a chi ancora non ha capito in quale trappola siamo finiti, grazie a un alibi subdolo come quello della cosiddetta pandemia».Dal canto suo, il Movimento Roosevelt annuncia per il 17 febbraio 2021 il debutto “rivoluzionario”, a Roma, della Milizia Rooseveltiana: «Sfideremo in modo plateale il potere abusivo di questi cialtroni, e lo faremo nell’anniversario della morte di Giordano Bruno, arso vivo sul rogo per aver risvegliato la coscienza del mondo, nel nome di quella libertà che oggi i “signori del Covid” vorrebbero toglierci». Esponente del circuito massonico progressista internazionale, l’autore del bestseller “Massoni” (Chiarelettere, 2014) punta il dito anche contro l’inaudita censura operata da Facebook, che ha preso a oscurare post critici: nei confronti della gestione Covid e in particolare dei vaccini che si vorrebbero imporre. «Non credano, costoro, di poter calpestare la libertà di espressione: sfideremo in tribunale Facebook Italia». Magaldi annuncia «una class action, coordinata dal Sostegno Legale del Movimento Roosevelt: inviteremo a parteciparvi tutti gli utenti che sono stati danneggiati dall’inaudito “bavaglio” imposto dal social media, che si crede al di sopra della legge».Rincara la dose Magaldi: «Non pensino, i gestori del social, di poter incolpare l’automatismo degli algoritmi: so benissimo che gli stessi algoritmi sono progettati da “fratelli” che hanno un’identità precisa». Chiara, in questo caso, l’allusione a massoni “rinnegati”, sospettati di manipolare il social network. Quella annunciata da Magaldi sembra una battaglia destinata a fare rumore: presto, dice, fornirà dettagli anche «sulla reale identità di Mark Zuckerberg», che definisce «presunto fondatore di Facebook», lasciando intuire il ruolo di una certa intelligence e di precisi circoli massonico-reazionari alle spalle del social media più diffuso sul pianeta. «Ma l’avete visto, il grande Zuckerberg, sottoposto a interrogatorio, negli Usa? Sembrava un pulcino bagnato, non certo il formidabile genio che l’immagine fornita dai media gli ha cucito addosso». Aggiunge Magaldi: anche la censura di Facebook, «inaccettabile in un paese democratico», fa parte del piano neo-aristocratico che è alle spalle dello stesso Covid: «Non si era mai visto, nella storia dell’umanità, che il mondo potesse essere fermato da un virus influenzale».L’obiettivo finale sarebbe il cosiddetto “Great Reset”, cioè «la trasformazione della popolazione in una massa impaurita e sottomessa, privata anche della sua libertà economica». Magari, un giorno ci sarebbe pure il “reddito universale” per tutti: briciole, per la mera sussistenza. Ma a che prezzo? Facile previsione: «La completa sottomissione della popolazione, non più composta da liberi cittadini ma da sudditi». A proposito: gli italiani sembrano volersi “portare avanti col lavoro”, rassegnati come sono a subire ormai qualunque sopraffazione, compresa quella natalizia. Magaldi non fa sconti neppure ai connazionali: «Proprio la loro arrendevolezza di fronte ai diktat di Conte – i lockdown, il coprifuoco, le zone rosse – incoraggerà i gestori dell’emergenza nel varare restrizioni sempre peggiori: e se non basterà il Covid, vedrete che avremo presto a che fare con un altro virus». Il leader “rooseveltiano” invita apertamente alla ribellione: «I cittadini devono capire che devono fare resistenza adesso, ogni giorno, contro gli abusi del governo: solo così sarà possibile smascherare i prestanome del governo, che agiscono obbedendo a un disegno che punta a far precipitare l’intero Occidente in una condizione dittatoriale, come quella della Cina».Lo stesso Magaldi era stato il primo a “profetizzarlo”, quasi un anno fa: «Vedrete, la Cina sarà la prima a uscire “magicamente” dall’emergenza, e la prima ad avvantaggiarsene a livello economico e geopolitico». Un grande “affare”, il Covid? «E’ frutto di menti raffinatissime: le stesse che, da mezzo secolo, cercando di portarci via la democrazia. Per farlo, non esitano a utilizzare il sistema-Cina (e il virus) come arieti per il Grande Reset al quale puntano». Il presidente “rooseveltiano” è categorico: «Contro questi nemici della democrazia dovremo batterci duramente, ma alla fine vinceremo: l’umanità non potrà accettare il loro mostruoso ricatto». Già, ma molti italiani ancora “dormono”: si illudono che basti avere ancora un po’ di pazienza, in attesa che la bufera passi. Non hanno ancora capito che l’emergenza è stata scatenata ad arte, e durerà quanto basta: l’obiettivo è imporre il piano degli oligarchi. «Ci aspettano tre anni di battaglie, ma alla fine vinceremo», pronostica Magaldi, sicuro di sé. E intanto, da subito, gli avvocati del Movimento Roosevelt metteranno nel mirino Facebook: «Porteremo alla sbarra il social network, convinti di ottenere giustizia: siamo in Italia, e non consentiamo a nessuno di calpestare la legge, per impedire che emerga tutta la verità sulla scandalosa gestione dell’emergenza Covid».«Saranno tribunali speciali, un giorno non lontano, a processare i veri responsabili della strage Covid: corti speciali, perché non s’era mai visto che si istituisse lo “stato di guerra” in tempo di pace. Un atto abusivo, imposto terrorizzando la popolazione, sospendendo la libertà e cessando di curare in modo adeguato i pazienti gravi, affetti da altre patologie». E’ durissimo, Gioele Magaldi, nel prendere nota dell’ennesima “previsione” apocalittica del ministro Roberto Speranza e del suo consulente, Walter Ricciardi. Avverte il presidente del Movimento Roosevelt: «I registi di questa crisi, progettata dall’oligarchia massonica mondiale per comprimere libertà e democrazia con l’alibi dell’emergenza sanitaria, possono godersi gli ultimi scampoli di questo loro strapotere: saranno spazzati via e giudicati severamente per quello che hanno fatto». Pessima idea, poi, quella di “negare” agli italiani anche il Natale, con le grottesche restrizioni ulteriormente imposte per privare le famiglie del piacere di un abbraccio, persino nel giorno più sacro per i cattolici. «Quello del 2020 – scandisce Magaldi – sarà un “Natale del Diavolo”, disgregatore di una società spaventata e ridotta al silenzio. Peggio per chi l’ha voluto, comunque: farà capire agli italiani di cosa sono capaci, questi mascalzoni, e fin dove si può arrivare contiuando a obbedire ai loro diktat».
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Natale negato, Magaldi: scandaloso, il silenzio della Chiesa
C’è qualcosa di oscuro e profondo che aleggia su di noi, se si arriva a “negare” persino il Natale (niente messa di mezzanotte, vietati i raduni familiari fuori dal Comune di residenza). Peggio ancora: il Vaticano tace, la Cei non protesta. «La Chiesa cristiana, nella sua storia, è stata anche eroica: ha avuto martiri sbranati dai leoni. Dov’è finito, adesso, quel coraggio?». Gioele Magaldi, autore del bestseller “Massoni” – straordinaria rivelazione sul ruolo del back-office del potere, che oggi qualcuno chiama Deep State – denuncia il mutismo dell’alto clero cattolico di fronte al Natale 2020 “silenziato” da Conte con l’alibi della pandemia. Cattolico lui stesso, anche se “eretico”, Magaldi prende nota: è come se venisse colpita, anche simbolicamente, la valenza archetipica del Sol Invicuts, la “rinascita cosmica” emblematizzata dalla stessa, potente figura del Cristo, ovvero dalla celebrazione cristiana della natività. Come se “non dovessimo” risorgere, neppure noi, dalle tenebre nelle quali siamo stati sprofondati, da ormai quasi un anno? E’ un messaggio anomalo e sinistro (una specie di resa), quello convalidato da Bergoglio e dai sui vescovi: dovremmo dunque fingere di credere che è meglio stare chiusi in casa «ancora per settimane e mesi, forse per anni, magari per sempre», nell’attesa di uno strano messia – non esattamente cristiano – come il mitico vaccino, presentato come unica soluzione di un problema ingigantito in modo orwelliano?I fatti sono sotto gli occhi di tutti, nonostante la grancassa terroristica dei media mainstream, fondata su dati non trasparenti: per la prima volta nella storia, il mondo è stato paralizzato da un virus influenzale pericoloso, ma la cui letalità non supera lo 0,3%. Un virus che comunque colpisce essenzialmente persone anziane e già prostrate da gravi malattie. Le terapie ormai esistono, per trasformare il Covid in una patologia controllabile da casa, con opportuni farmaci. Ma si continua a fingere di avere di fronte l’Ebola, la peste bubbonica. Si sperava che “passasse”, come un temporale, dopo la drammatica primavera 2020. Così non è stato: in un paese sanitariamente disastrato, con un governo incapace e senza più una medicina territoriale all’altezza della situazione, gli ospedali sono tornati inevitabilmente ad affollarsi, nel corso dell’autunno. E ora, che cosa si ripropone? Le stesse misure (fallimentari) che non hanno eliminato il problema nei mesi precedenti. Fermare l’economia, chiudersi in casa: ma in attesa di che cosa, visto che il virus ha l’aria di essere diventato endemico?L’unica certezza, infatti, riguarda le conseguenze catastrofiche dei lockdown, del coprifuoco, delle zone rosse: l’economia sta crollando, il debito pubblico rischia di esplodere per via dei sussidi (comunque insufficienti) e della cassa integrazione (erogata spesso in scandaloso ritardo). L’Italia, poi, vanta veri e propri record: tra i grandi paesi, è quello più colpito. Registra la peggior performace economica e il più alto numero di vittime. Un fallimento cocente, quello italiano. Il governo più severo e inflessibile coi cittadini è anche quello che sta collezionando i risultati peggiori, in ogni campo: il rigore psico-panico del distanziamento affonda il Pil, disastra interi comparti economici, mette in pericolo la sicurezza sociale ma anche la salute, non garantendo più la giusta assistenza ai pazienti affetti da malattie gravi (cardiologiche, oncologiche) e senza nemmeno riuscire ad alleggerire il pesante bilancio della catastrofe Covid, che vede l’Italia tra i paesi meno efficaci nel contrastare le conseguenze peggiori del virus.La cosa sconcertante, osserva Magaldi, è che un vasto strato della popolazione si sia sottomesso ai diktat, senza protestare: a che serve stare a casa, ancora, se poi – finito il lockdown – i contagi torneranno a salire? Non è già abbastanza evidente il fatto che il distanziamento non può essere la soluzione? Lo dimostrano paesi come la Svezia: niente coprifuoco, verso un’immunità di gregge da raggiungere velocemente. Lo affermano anche i maggiori epidemiologi, quelli che hanno contastrato l’Ebola e che – insieme a decine di migliaia di medici – hanno sottoscritto la Dichiarazione di Great Barrington: dall’incubo Covid si esce in un solo modo, e cioè contagiandosi. In altre parole: secondo quei luminari occorre avere più contagi (non meno) per consentire al virus di adattarsi al nostro organismo e diventare gradualmente inoffensivo. Si tratta insomma di accettare un rischio ragionevole (e comunque inevitabile, come ben si vede anche in Italia), dopo aver messo in sicurezza gli anziani e i malati gravi – quelli sì, da isolare strettamente, in attesa che la situazione migliori. E invece no: si continua a fare la guerra ai contagi (distanziamento, mascherine) come se servisse a qualcosa.Una parte della popolazione, nel frattempo, è come impazzita: manipolata dalla politica e dai media, teme il ruolo degli “untori” e contribuisce così alla disgregazione della società, della scuola, del lavoro e dei redditi, cominciando dal turismo e dal commercio. «A chi ha paura, io dico: stia a casa. Ma non pretenda di rinchiudere chi invece accetta di essere contagiato, e quindi poi immunizzato, come in tutte le epidemie della storia». Gioele Magaldi è battagliero: il Movimento Roosevelt, di cui è presidente, assiste da mesi – in modo gratuito – i cittadini colpiti da sanzioni ingiuste: gli avvocati del Sostegno Legale impugnano le multe, «che non saranno pagate mai, visto in carattere illegittimo dei Dcpm». Non solo: i “rooseveltiani” hanno anche stoppato, insieme ai medici, la folle imposizione del vaccino antinfluenzale pretesa nel Lazio da Zingaretti, ma annullata dal Tar. A proposito: Zingaretti ha fatto spendere al Lazio 14 milioni di euro per mascherine mai consegnate, e poi – insieme alla Calabria – ha speso 118 milioni di euro per vaccini contro l’influenza, che sperava di inoculare obbligatoriamente ad anziani, medici e infermieri.Un classico esempio di sottopolitica a disposizione delle grandi lobby, come quella del farmaco, che hanno bisogno di personaggi disposti a fare da apriprista, da battistrada. Il ruolo dell’Italia – cavia prescelta, in Occidente, a causa dell’inconsistenza dei suoi politici – è ormai vistosamete lampante: e ora infatti si aprirà l’analogo balletto dei vaccini, che gli stessi virologi televisivi temono, e che il “British Medical Journal” definisce prematuri, non sicuri e di efficacia non dimostrata. L’altra notizia, pessima, è lo stato narcolettico dell’opinione pubblica, letteralmente rincoglionita dalle quotidiane fake news psico-terroristiche erogate dai media e controllate, anche sul web, dal grottesco Ministero della Verità che Conte ha affidato al sottosegretario Andrea Martella, nemmeno fossimo in Corea del Nord (e senza un fiato di protesta da parte delle redazioni e degli organismi di garanzia, a cominciare dall’Ordine dei Giornalisti). “Andrà tutto bene”, recitava a marzo lo slogan perfetto della catastrofe incombente. S’è visto, infatti, quanto è andato “tutto bene”.E il peggio è che, davanti, c’è il nulla: nessuna via d’uscita, né economica né sanitaria. In pratica: una trappola micidiale, che qualcuno chiama Great Reset: un’epidemia influenzale “cinese”, prontamente dichiarata pandemica dall’Oms e usata come pretesto per disarticolare l’economia, in un sol colpo, verticalizzando il controllo socio-economico (con lo strumento della paura) su sette miliardi di esseri umani, che ora si vorrebbe sottoporre anche al dominio tecno-vaccinale universale, pena la perdita delle libertà elementari. Gioele Magaldi maneggia con cura la parola “fascismo”: allude proprio al deprecato ventennio mussoliniano il nome della Milizia Rooseveltiana, formazione destinata a mobilitarsi per risvegliare l’Italia dall’ipnosi. Le parole “milizia” e “Roosevelt” fanno a pugni, compongono un ossimoro: evocano l’attivismo battagliero per reclamare il pieno ritorno alla democrazia, «combattendo in modo nonviolento ma anche con durezza, contro il fascismo strisciante di oggi: quello vero, imposto con la sopraffazione in nome di un pericolo sanitario vergognosamente sopravvalutato per danneggiare l’Occidente e soffocarne la libertà».Fascismo? «Attenti alle parole», raccomanda Magaldi: «A dare del fascista (cioè del dittatore) a chiunque non la pensasse come loro erano i comunisti, che democratici non erano mai stati». Lo si è visto anche di recente: «Non si è esitato a evocare il fascismo, quindi il razzismo e il militarismo, anche nei confronti di Trump: ridicolo, visto che Trump è stato il meno bellicoso dei presidenti americani, avendo risolto ogni crisi con la diplomazia e senza ricorrere alle armi». Eppure, è stato attaccato anche con il teppismo (squadristico) di una organizzazione come Antifa, che pratica azioni violente (come quelle delle milizie fasciste) ma nel nome dell’antifascismo, bandiera gloriosa ma oggi abusata da fascistelli d’ogni risma. Fascio-comunisti, li definisce Magaldi. «Quale “fascismo” fa paura, oggi? Quello di minoranze testimoniali come CasaPound e Forza Nuova?». Siamo seri, per favore: che cosa sta attentando, in questo preciso istante, alla nostra libertà?Risposta facile: a metterci nei guai è l’altro “fascismo”, quello vero: tecnocratico, finanziario, politico-sanitario. E globale: «E’ un vero e proprio fascio-comunismo, che mette insieme la dittatura cinese e l’oligarchia occidentale, euro-atlantica, che sta provando a mettere fine – con l’aibi del coronavirus – alla lunga “parentesi” della democrazia, per restaurare una sorta di neo-feudalesimo, il potere assoluto dei pochi sui molti». Anche con l’aiuto del Vaticano? Dolenti note: «Alla vigilia delle presidenziali, Mike Pompeo venne a Roma per “strigliare” Bergoglio in mondovisione. La sua colpa? Aver concesso al regime di Pechino il potere di nomina dei vescovi cattolici in Cina, un paese brutalizzato dall’assenza totale di diritti». A sdoganare la Cina – come possibile modello alternativo per l’Occidente – fu la Commissione Trilaterale di Kissinger, campione della superloggia massonica “Three Eyes”, quella che progettò il golpe in Cile contro Allende (a proposito di fascismo). Per chi ancora non l’avesse capito: la “malattia” da cui siamo aggrediti non è curabile all’ospedale. E’ un morbo insidioso: sembra nuovissimo, e invece è antico. Si chiama: dittatura.«Poveri illusi, quelli che ancora adesso – dopo un anno di mostruosi sacrifici completamente inutili – tuttora sperano che basti aspettare ancora un po’, rintanati in casa, confidando che la bufera passi da sola, prima o poi». Non passerà, da sola: e non è per scansare la tempesta che siamo stati rinchiusi, maltrattati come animali d’allevamento. Oggi, il “morbo” prevede la folle clausura – teoricamente infinita, sine die – di un’umanuità imbavagliata e traumatizzata, impoverita e ridotta a gregge impaurito. Si scrive Covid, ma si legge Grande Reset: e non ha niente a che fare, con il virus “scappato” dal laboratorio di Wuhan giusto in tempo per sabotare la rielezione (scontata) di Trump, vigoroso avversario del Great Reset. A confermare la gravità della situazione, e la vastità della compromissione dei poteri coinvolti nel progetto, ecco l’inaudita arrendevolezza di Bergolio di fronte alla tesi – bugiarda, e già smentita – degli autori del piano: stiamo a casa (fino a quando?) e “andrà tutto bene”. Una menzogna epocale, capace di oscurare persino il Natale. Ora sì, siamo davvero in pericolo, se è vero che il “progetto” non si ferma davanti a niente, e pretende di privare i nonni dell’abbraccio dei nipoti anche in un giorno sacro come il 25 dicembre. Niente rinascita: è proibita, per decreto. Stavolta, l’agnello sacrificale siamo noi.C’è qualcosa di oscuro e profondo che aleggia su di noi, se si arriva a “negare” persino il Natale (niente messa di mezzanotte, vietati i raduni familiari fuori dal Comune di residenza). Peggio ancora: il Vaticano tace, la Cei non protesta. «La Chiesa cristiana, nella sua storia, è stata anche eroica: ha avuto martiri sbranati dai leoni. Dov’è finito, adesso, quel coraggio?». Gioele Magaldi, autore del bestseller “Massoni” – straordinaria rivelazione sul ruolo del back-office del potere, che oggi qualcuno chiama Deep State – denuncia il mutismo dell’alto clero cattolico di fronte al Natale 2020 “silenziato” da Conte con l’alibi della pandemia. Cattolico lui stesso, anche se “eretico”, Magaldi prende nota: è come se venisse colpita, anche simbolicamente, la valenza archetipica del Sol Invicuts, la “rinascita cosmica” emblematizzata dalla stessa, potente figura del Cristo, ovvero dalla celebrazione cristiana della natività. Come se “non dovessimo” risorgere, neppure noi, dalle tenebre nelle quali siamo stati sprofondati, da ormai quasi un anno? E’ un messaggio anomalo e sinistro (una specie di resa), quello convalidato da Bergoglio e dai sui vescovi: dovremmo dunque fingere di credere che è meglio stare chiusi in casa «ancora per settimane e mesi, forse per anni, magari per sempre», nell’attesa di uno strano messia – non esattamente cristiano – come il mitico vaccino, presentato come unica soluzione di un problema ingigantito in modo orwelliano?
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“I militari vegliano su Trump: sventeranno il golpe di Biden”
Perché nessuno dice le cose come stanno? Negli Usa «molto probabilmente è stato tentato un colpo di Stato», con i brogli delle presidenziali a vantaggio di Biden. E in attesa che le prove vengano valutate dalla Corte Suprema, «i militari Usa fanno capire che difenderanno la Costituzione a qualsiasi costo». Lo scrive Mitt Dolcino, analizzando la convulsa fase post-elettorale. Le prove del “golpe” verranno presentate alla Corte Suprema, che le valuterà fra qualche settimana. «Questo sarà l’iter legale: chiaro, ormai». Da ciò deriva che, ancora oggi, «non possiamo affermare che Biden sarà il prossimo presidente Usa», checché ne dicano i media, «che ormai sembrano un organo di propaganda globale e globalista». I dettagli salienti sarebbero infatti altri: «Da quanto è emerso fino ad ora, sia il virus di Wuhan che i dati elettorali derivanti dalle macchinette di voto e dai voti postali correlati non sono analizzati dai federali, dalla Cia o dalla polizia, ma dai militari Usa: che sono il controllore ultimo della correttezza elettorale e della sopravvivenza dello Stato costituzionale statunitense, anche e soprattutto in questi casi». Come ha specificato il capo di stato maggior, generale Mark Milley, i militari Usa «non giurano fedeltà al presidente, ma alla Costituzione: che difendono a costo della morte».Ergo: potrebbero non riconoscere (e anzi, contrastare) un presidente eletto in modo fraudolento? La seconda considerazione ancora è più intrigante, secondo Mitt Dolcino: «Forse per la prima volta in tempi di pace – diciamo, da 150 anni a questa parte – i militari Usa sono stati davvero dentro al potere esecutivo, con Trump». Fin dall’inizio del suo mandato, il presidente non ha scelto di farsi proteggere dai servizi segreti o dall’Fbi, «ossia da coloro che avevano permesso gli attentati a Jfk e Reagan». Trump «ha preferito i militari, di cui si è circondato: infatti è ancora vivo, senza postumi di traumi». Parallelamente, nel caso della più che sospetta frode elettorale di novembre, «ben ricordando come – prima del computo del voto postale e annesse macchinette – Trump aveva vinto ampiamente le elezioni, saranno sempre loro, i militari, a indagare sui flussi di dati sospettamente golpisti». I media alternativi affermano che, nel 2016, Trump avrebbe vinto «perché i militari all’ultimo momento avrebbero staccato i collegamenti satellitari (che viaggiano su canali non pubblici) con le macchinette Dominion, già presenti per il voto di allora, impedendo così la frode». Ad avvertire Trump dei sotterfugi sarebbe stato il generale Michael Rogers, allora direttore della Nsa.«Sta di fatto che, ancora oggi, sono gli apparati militari a reperire le prove della eventuale frode elettorale». Ossia: «I militari saranno quelli che supporteranno Sidney Powell (avvocato, ex procuratore, registrata anche come giudice militare) nelle sue cause alla Corte Suprema, provando il golpe elettorale». E lo faranno «con i dati dei voti ottenuti e decifrati dai canali Internet tradizionali, decrittabili alla bisogna». Secondo Mitt Dolcino, «i militari saranno dunque quelli che potranno poi intervenire, nel caso ritenessero che qualche forma di golpe elettorale fosse in corso, anche imponendo la legge marziale». Per Mitt Dolcinio, «il momento è topico». E attenzione: «Nessuno, in nessuna parte del mondo, è davvero al sicuro. A maggior ragione in Europa. E soprattutto in Italia, dove le basi militari Usa si sprecano». In altre parole: i militari americani potrebbero intervenire con la massima decisione anche sul territorio europeo, se dovesse emergere il ruolo di politici o funzionari italiani (o tedeschi) nella manipolazione elettorale negli Usa.«Faccio solo presente che il sottosuolo della base livornese di Camp Darby contiene, si dice, più carri armati di tutti i tank italiani a disposizione del nostro esercito, senza contare le grandi basi di Aviano, Ghedi e Sigonella, più altri siti coperti». In tale contesto, aggiunge Dolcino, «è pazzesco che paesi alleati facciano finta di non vedere che negli Usa, forse, un golpe c’è davvero stato». Il tentativo di “esautorare” gli Usa, recalcitranti di fronte al Grande Reset globalista, «non può finire bene, comunque vada», perché i militari lo sventerebbero. Nel caso paesi stranieri avessero ingerito contro gli Usa, «la reazione ci sarà, statene certi», scrive ancora Mitt Dolcino. «E’ infatti notizia degli scorsi giorni che militari di altissimo grado si siano espressi per la legge marziale, negli Usa, in caso di prove sufficienti – che, lo ricordo, saranno i militari stessi a reperire ed analizzare – di tentato colpo di Stato elettorale». Nel caso le prove emergessero concrete, forti e decisive, i militari – nel rispetto dei limiti costituzionali – potrebbero anche «intervenire militarmente per porre fine a tale, per ora ipotetico, tentativo di ribaltamento costituzionale “golpista”».Perché nessuno dice le cose come stanno? Negli Usa «molto probabilmente è stato tentato un colpo di Stato», con i brogli delle presidenziali a vantaggio di Biden. E in attesa che le prove vengano valutate dalla Corte Suprema, «i militari Usa fanno capire che difenderanno la Costituzione a qualsiasi costo». Lo scrive Mitt Dolcino, analizzando la convulsa fase post-elettorale. Le prove del “golpe” verranno presentate alla Corte Suprema, che le valuterà fra qualche settimana. «Questo sarà l’iter legale: chiaro, ormai». Da ciò deriva che, ancora oggi, «non possiamo affermare che Biden sarà il prossimo presidente Usa», checché ne dicano i media, «che ormai sembrano un organo di propaganda globale e globalista». I dettagli salienti sarebbero infatti altri: «Da quanto è emerso fino ad ora, sia il virus di Wuhan che i dati elettorali derivanti dalle macchinette di voto e dai voti postali correlati non sono analizzati dai federali, dalla Cia o dalla polizia, ma dai militari Usa: che sono il controllore ultimo della correttezza elettorale e della sopravvivenza dello Stato costituzionale statunitense, anche e soprattutto in questi casi». Come ha specificato il capo di stato maggiore, generale Mark Milley, i militari Usa «non giurano fedeltà al presidente, ma alla Costituzione: che difendono a costo della morte».
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Vaccini-Covid, virologi e politici si sfilano: prego, prima voi
Tutte le misure imposte vengono applicate in basso: in alto, i potenti non vengono toccati. Prendiamo il caso dei vaccini-Covid: ora che si avvicina l’arrivo della meta fatidica, di colpo tutti quelli “al top” si tirano indietro. Fanno una retromarcia con capriole più o meno disinvolte, come del resto per gli stessi tamponi. Lo dimostra il direttore generale dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus. Era stato in quarantena e, tornato al tavolo di lavoro, ha risposto a una giornalista: «Io non ho bisogno di fare il tampone, sto bene». Attenzione: è la stessa persona che ha raccomandato test a tappeto a chiunque, sempre e comunque. Quando poi tocca a loro, allora le regole sono diverse. L’abbiamo già visto con la mascherina, quest’estate, o quando vedi Arcuri in televisione che se la toglie non appena c’è la pubblicità: quindi stava facendo una sceneggiata, a favore di telecamera. E’ sempre così, e adesso sta succedendo anche con il vaccino. E’ lunga, la lista di quelli che hanno già messo le mani avanti, dicendo: «Prima, lo facciano gli altri». Alla fine, sono comici. Il primo è stato Andrea Cristanti, che ha detto: col cavolo, che mi faccio vaccinare, prima di vedere i dati scientifici del vaccino.A Crisanti va reso omaggio: ha ribadito la sua posizione, nonostante sui media l’avessero prontamente massacrato per aver osato mettere in dubbio la fede religiosa nei vaccini-Covid. Poi c’è stato Paolo Mieli, che è andato dalla Gruber. Elegantissimo e furbissimo, non ha detto: io il vaccino non me lo faccio. Ha detto: me lo farei, perché sono anziano. Però – ha aggiunto – se fossi una persona in età di fare figli starei molto attento e aspetterei, perché tutta questa corsa al vaccino mi è parsa molto “arrembante”, senza la necessaria serietà di fondo. Quindi: si è tirato fuori, non ha detto “io no” (altrimenti lo avrebbero attaccato), però si è tolto d’impaccio. E ha menzionato il nesso tra vaccino e fertilità: argomento che la Gruber ha lasciato cadere, facendo finta di niente. Poi c’è stato lo stesso Roberto Burioni, che si è espresso nettamente in uno scambio sul web. Domanda secca: professore, oggi lei si vaccinerebbe, con Pfitzer? Risposta: «No, non conoscendo ancora i dati nel dettaglio, soprattutto sulla sicurezza».Un’altra è la virologa Maria Rita Gismondo, ospite di Paolo Del Debbio su Rete4: «Io a gennaio non mi vaccino», ha chiarito. «I vaccini che stanno per essere approvati – ha spiegato – hanno delle prove di efficacia da valutare nel tempo, sull’assenza di effetti collaterali acuti nel breve periodo». Inoltre, ha aggiunto la Gismondo, questi vaccini «possono indurre a mutazioni che possono essere viste al di là, nel tempo». Attenzione: la parola “mutazione” non era mai stata accostata ai vaccini, prima d’ora. Dunque che fare, coi primi vaccini che arriverebbero a gennaio? «Lei si vaccinerebbe?», le domanda il giornalista. Risposta secca della Gismondo: «No». Lo stesso Massimo Galli, altro virologo, ha ammesso che non possiamo escludere che ci possano essere effetti collaterali, anche tra dieci anni. L’aspetto epocale è che questo vaccino non sarebbe come gli altri: andrebbe infatti a “dialogare” con il nostro Dna. Secondo i suoi creatori, potrebbe diventare una sorta di “portale”, per poi curare anche altre malattie.Oltre al deficit tempistico relativo alla sperimentazione, infatti, ciò di cui si parla poco è proprio questo: si continua a usare la parola “vaccino” come se stessimo ancora parlando delle vaccinazioni del secolo scorso. L’antipolio, l’antivaiolosa: erano vaccini semplici, che contenevano solo l’antigene del virus per aiutare l’organismo a creare gli anticorpi. Ora invece stiamo parlando di modificare il Dna: la parola “vaccino” è sempre la stessa, ma il contenuto della fialetta è tutta un’altra cosa. A parte tutte le porcate immonde presenti nei vaccini di oggi, che non c’erano in quelli di cinquant’anni fa (come le cellule di Dna fetale abortito, presente nel vaccino contro la difterite, come dichiarato negli stessi bugiardini), ora invece si andrebbe direttamente a modificare il Dna. Cioè, si sta dicendo: noi trasformeremo voi, esseri umani, in Ogm (organismi geneticamente modificati). Questo, ci stanno facendo. Però usano la parola “vaccino”, antica, per rassicurarci.C’è una totale discrasia mentale, anche dal punto di vista sematico, nell’uso di questa parola. Bisognerebbe introdurre un altro termine: non chiamarli più vaccini, ma “modificatori genetici”. A quel punto, vedreste in quanti accetterebbero di farseli inoculare. Ma le dichiarazioni più belle restano comunque quelle dei nostri politici. Pierpaolo Sileri, viceministro della salute, ha dichiarato: «No, io non mi vaccinerò, a gennaio: prima viene la popolazione a rischio». Capite? Fa il generoso, Sileri. Fa l’eroe. Rinuncia alla sua fiala: come se togliere una singola dose – ne sono in arrivo 1,7 milioni – facesse una gran differenza. Idem Conte: «Certo, che mi vaccinerò», ha detto il primo ministro, ospite della Gruber. «Ma prima – ha aggiunto – il vaccino diamolo a chi ne ha bisogno». Quindi: con questa gran marcia indietro, stanno facendo tutti la figura degli ipocriti. Mandano avanti gli anziani, o comunque quelli come me, che ormai hanno raggiunto la sessantina. E’ come se Conte mi dicesse: «Vai pure avanti tu, caro Mazzucco; io, semmai, ti verrò dietro più tardi». E io gli rispondo: «Eh no, caro Conte: io la mia fialetta te la cedo volentieri. Vai avanti tu, che a me viene da ridere».(Massimo Mazzucco, dichiarazioni rilasciate nell’ambito della conversazione “Mazzucco Live” il 28 novembre 2020 col giornalista Fabio Frabetti, conduttore di “Border Nights”, in web-streaming su YouTube. L’argomento è di stringente attualità: insieme agli stessi renziani, un esponente Pd come Andrea Romano ha già “avvertito” gli italiani che, se rifiutassero di sottoporsi alla vaccinazione anti-Covid, verrebbero esclusi dalla vita sociale e costretti a rinunciare ad accedere a mezzi pubblici, bar e ristoranti, cinema, musei, concerti e stadi sportivi).Tutte le misure imposte vengono applicate in basso: in alto, i potenti non vengono toccati. Prendiamo il caso dei vaccini-Covid: ora che si avvicina l’arrivo della meta fatidica, di colpo tutti quelli “al top” si tirano indietro. Fanno una retromarcia con capriole più o meno disinvolte, come del resto per gli stessi tamponi. Lo dimostra il direttore generale dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus. Era stato in quarantena e, tornato al tavolo di lavoro, ha risposto a una giornalista: «Io non ho bisogno di fare il tampone, sto bene». Attenzione: è la stessa persona che ha raccomandato test a tappeto a chiunque, sempre e comunque. Quando poi tocca a loro, allora le regole sono diverse. L’abbiamo già visto con la mascherina, quest’estate, o quando vedi Arcuri in televisione che se la toglie non appena c’è la pubblicità: quindi stava facendo una sceneggiata, a favore di telecamera. E’ sempre così, e adesso sta succedendo anche con il vaccino. E’ lunga, la lista di quelli che hanno già messo le mani avanti, dicendo: «Prima, lo facciano gli altri». Alla fine, sono comici. Il primo è stato Andrea Cristanti, che ha detto: col cavolo, che mi faccio vaccinare, prima di vedere i dati scientifici del vaccino.
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Massoni muti sul Covid, Bizzi: e vi chiamate liberi muratori?
Adesso, che questo anno che così gravemente ha visto mettere in discussione i supremi ideali di libertà ai quali l’autentica massoneria ha sempre aspirato – un anno che ha visto il tentativo da parte delle tenebre di prevalere sulla luce – sta giungendo al termine, rivolgo un appello a tutti i liberi mutatori del mondo che ancora conservano raziocinio e onestà intellettuale. E mi appresto a farlo con la speranza che queste mie parole possano essere fonte di ispirazione e incoraggiamento per tutti gli autentici iniziati e, al contempo, un severo monito a tutti i falsi e indegni massoni che hanno tradito la loro missione. Essi sono molti, troppi, e presto saranno giudicati dalla storia. Questo è il mio appello: alzatevi in piedi, smettete di tacere e adoperatevi per difendere la libertà! Si presume che i fratelli e le sorelle che ornano le colonne di una loggia abbiano acquisito un minimo di consapevolezza in più rispetto alle moltitudini che affollano il mondo “profano”. Si presume (anche se, purtroppo, non è sempre così) che, oltre a conoscere meglio sé stessi, abbiano sviluppato una certa consapevolezza delle cose del mondo, come ad esempio chi tira realmente i fili della politica, dell’economia, della finanza, della cultura e dell’informazione.Si presume – dico sempre si presume – che sappiano riconoscere una notizia falsa da una vera, o che comprendano un minimo cosa si cela dietro un certo accadimento o una certa decisione politica. Si presume – e dico ancora si presume – che conoscano il linguaggio dei simboli, che sappiano correttamente interpretare il discorso di un leader politico o un semplice articolo di giornale. Altrimenti potrebbero benissimo iscriversi a un corso di cucina, a una società polisportiva, a un circolo di caccia e pesca, di bocce o a un fan club di qualche cantante. Nessuno ha ordinato loro di stare in massoneria, non glielo ha certo prescritto il medico! Nessuno ha ordinato loro di ricevere un’iniziazione e di intraprendere un lungo cammino di elevazione e di ricerca interiore in un contesto di fratellanza. Un lungo cammino di lotta contro sé stessi (quello che, del resto, rappresenta il vero e autentico Jihad islamico), contro i propri difetti, contro i propri limiti, contro le proprie paure e insicurezze, per smussare sempre più quell’informe pietra grezza che ognuno di noi ha dentro di sé e per renderla squadrata e levigata, contribuendo così all’edificazione del Vero Tempio. Ma, purtroppo, per pochi è veramente così.Un grande uomo e libero mutatore chiamato Benjamin Franklin pronunciò queste illuminanti parole: «Chi è disposto a cedere i propri diritti fondamentali in cambio di briciole di sicurezza, non merita né la libertà né la sicurezza». Come non condividerle? So molto bene che migliaia di fratelli e sorelle stanno lottando da mesi, in tutto il mondo, per difendere i diritti costituzionali dei cittadini e per salvare la democrazia, ma lo stanno facendo a titolo individuale e agendo secondo coscienza. La maggior parte degli ordini massonici nazionali, sia europei che di altri continenti, hanno perso fino ad oggi una grande occasione e, continuando a tacere, stanno perdendo onorabilità e credibilità. Tali ordini, se vogliono veramente avere un futuro e se veramente vogliono riscattare il loro nome e la loro credibilità, devono prendere ufficialmente una posizione di condanna contro questo colpo di Stato globale e contro il progetto del grande reset economico e sociale. Altrimenti farebbero bene a chiudere per sempre i loro templi. La libertà deve essere un valore fondamentale, per un libero muratore, e la difesa di tale valore dovrebbe essere per ogni massone un impegno morale e un imperativo categorico. Migliaia di fratelli in passato non hanno esitato a sacrificare la propria vita per difendere la libertà e l’autodeterminazione dei popoli, e oggi è sconcertante vedere che un massone venga attaccato e criticato da altri “fratelli” perché difende tali valori. Ci rendiamo conto dell’assurdo? Quindi, alzatevi in piedi, smettete di tacere e adoperatevi per difendere la libertà. Chi di voi non lo farà sarà complice della schiavitù e dell’oppressione.(Nicola Bizzi, “Liberi muratori, alzatevi in piedi: smettete di tace, e adoperatevi per difendere la libertà”, da “Database Italia” del 25 novembre 2020. Storico, autore di svariati saggi tra cui “Da Eleusi a Firenze”, Bizzi è l’editore di Aurola Boreale).Adesso, che questo anno che così gravemente ha visto mettere in discussione i supremi ideali di libertà ai quali l’autentica massoneria ha sempre aspirato – un anno che ha visto il tentativo da parte delle tenebre di prevalere sulla luce – sta giungendo al termine, rivolgo un appello a tutti i liberi mutatori del mondo che ancora conservano raziocinio e onestà intellettuale. E mi appresto a farlo con la speranza che queste mie parole possano essere fonte di ispirazione e incoraggiamento per tutti gli autentici iniziati e, al contempo, un severo monito a tutti i falsi e indegni massoni che hanno tradito la loro missione. Essi sono molti, troppi, e presto saranno giudicati dalla storia. Questo è il mio appello: alzatevi in piedi, smettete di tacere e adoperatevi per difendere la libertà! Si presume che i fratelli e le sorelle che ornano le colonne di una loggia abbiano acquisito un minimo di consapevolezza in più rispetto alle moltitudini che affollano il mondo “profano”. Si presume (anche se, purtroppo, non è sempre così) che, oltre a conoscere meglio sé stessi, abbiano sviluppato una certa consapevolezza delle cose del mondo, come ad esempio chi tira realmente i fili della politica, dell’economia, della finanza, della cultura e dell’informazione.
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Vaccini, radiato Gava: e i colleghi zitti, nessuno protesta
Il dottor Roberto Gava è stato definitivamente radiato dall’ordine dei medici. La radiazione originale, arrivata nell’aprile del 2017, era rimasta sub judice perché nel frattempo il dottor Gava aveva fatto ricorso. Ora il ricorso l’ha perso, e la radiazione è diventata definitiva. Questo articolo non vuole essere una difesa del dottor Gava da parte mia, ma vuole essere un atto di accusa verso tutti quei colleghi che non l’hanno difeso. La professionalità e la serietà del dottor Gava infatti non sono in discussione. Laureato in medicina all’università di Padova, specializzato in cardiologia, farmacologia clinica e tossicologia medica, con perfezionamento in agopuntura cinese, omeopatia classica e bioetica, il dottor Gava ha anche scritto una ventina di libri sui più diversi aspetti della medicina moderna. Ma ha anche scritto diversi libri sulle vaccinazioni, di cui il più famoso è “Le vaccinazioni pediatriche”, un tomo di oltre 1000 pagine pieno zeppo di informazioni storiche e scientifiche inoppugnabili. E qui per Gava nascono i problemi.Pur non essendosi mai dichiarato contrario alle vaccinazioni, infatti, il dottor Gava ne ha messo in luce in maniera metodica e fortemente documentata tutti i limiti e i rischi che queste comportano. E questo, al giorno d’oggi, non si può fare. Oggi il potere straripante delle case farmaceutiche impone una fede cieca e incrollabile nelle vaccinazioni a tutti i costi, senza se e senza ma, e chiunque osi anche leggermente dissentire da questa linea viene punito con la radiazione. Ora la mia domanda è questa: fra tutti i medici che esistono oggi in Italia ce ne saranno certamente molti che concordano in pieno con l’assoluta efficacia e sicurezza delle vaccinazioni. Ma ce ne sono anche molti – decisamente più informati dei primi – che sanno benissimo che le vaccinazioni possono causare dei danni molto gravi ai loro pazienti, e che quindi andrebbero fatte con molta cautela, e non con inoculazioni di massa. In altre parole, ci sono moltissimi medici in Italia che concordano al 100% con le posizioni del dottor Gava. Eppure questi medici tacciono, per evitare di incorrere nell’ira dell’ordine dei medici, che agisce chiaramente sotto il controllo delle multinazionali del farmaco.Tacciono perché vogliono proteggere il loro orticello. Tacciono perché “tengono famiglia”, e non vogliono rinunciare a tutti i privilegi che hanno potuto accumulare dopo una carriera certamente impervia e faticosa. Eppure basterebbe così poco. Basterebbe che due o trecento di loro scrivessero una lettera all’ordine dei medici, dicendosi sconcertati per una punizione così severa per quello che in realtà è un semplice “reato di opinione”, e le cose cambierebbero immediatamente. Per tutti. Ma ciascuno di loro ha troppa paura. È così comodo stare seduti dietro la propria scrivania a sfornare ricette con la fotocopiatrice, senza più nemmeno guardare in faccia i propri pazienti, e senza più combattere per la dignità della propria categoria. Lo dico a tutti coloro che condividono le posizioni del dottor Gava ma che tacciono per paura, per interesse personale, o per protezione della posizione acquisita: continuerete tranquillamente per tutta la vita a fare i medici, state tranquilli. Ma non per questo avrete diritto di essere chiamati uomini.(Massimo Mazzucco “Caso Gava: medici, dove siete?”, da “Luogo Comune” del 24 novembre 2020).Il dottor Roberto Gava è stato definitivamente radiato dall’ordine dei medici. La radiazione originale, arrivata nell’aprile del 2017, era rimasta sub judice perché nel frattempo il dottor Gava aveva fatto ricorso. Ora il ricorso l’ha perso, e la radiazione è diventata definitiva. Questo articolo non vuole essere una difesa del dottor Gava da parte mia, ma vuole essere un atto di accusa verso tutti quei colleghi che non l’hanno difeso. La professionalità e la serietà del dottor Gava infatti non sono in discussione. Laureato in medicina all’università di Padova, specializzato in cardiologia, farmacologia clinica e tossicologia medica, con perfezionamento in agopuntura cinese, omeopatia classica e bioetica, il dottor Gava ha anche scritto una ventina di libri sui più diversi aspetti della medicina moderna. Ma ha anche scritto diversi libri sulle vaccinazioni, di cui il più famoso è “Le vaccinazioni pediatriche”, un tomo di oltre 1000 pagine pieno zeppo di informazioni storiche e scientifiche inoppugnabili. E qui per Gava nascono i problemi.
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Totalitarismo: il pensiero conforme dell’Imbecille Globale
A parte il corso permanente e intensivo di angoscia e terrore causa pandemia, ogni mattina, pomeriggio e sera, ovunque tu sei e a qualunque fonte d’informazione ti colleghi – video, radio, giornali, web ma anche film, concerti, omelie, lezioni a scuola o all’università, discorsi istituzionali – c’è un Imbecille Globale che ripete sempre lo stesso discorso: «Abbattiamo i muri, niente più frontiere tra popoli, fedi, razze, sessi e omosessi, non più chiusure in nazioni, generi, famiglie, tradizioni ma aperti al mondo». Te lo dice come se stesse esprimendo un’acuta e insolita opinione personale, originale; finge di ribellarsi al conformismo della chiusura e al potere del fascismo (morto da 75 anni) mentre lui, che coraggioso, che spregiudicato, è aperto, non si conforma, ha la mente aperta, il cuore aperto, le braccia aperte, è cittadino del mondo. Sfida i potenti, lui, che forte. Sta ripetendo all’infinito, da imbecille prestampato qual è, il Catechismo Precompilato dei Cretini Allineati al Canone del Tempo. Tutti per uno, uno per tutti. L’Imbecille è globale perché lui sa dove va il mondo e si sente cittadino del mondo. L’idiota planetario si moltiplica in mille versioni.C’è l’Imbecille Cantante che dal palco, ispirato direttamente dal dio degli artisti, dichiara che lui canta contro tutti i muri e tutti i razzismi. Che eroe, sei tutti noi. Poi vedi l’Imbecille Attore o Regista che dal podio lancia il suo messaggio originale e assai accorato, perfettamente uguale a quello del precedente cantautore, ma lui lo recita come se l’umanità l’ascoltasse per la prima volta dalla sua viva voce. «Io non amo i muri, non mi piace chi vuole alzare muri». Che bravo, che anticonformista. Segue a ruota l’Imbecille Intellettuale, profeta e opinionista che per distinguersi dal volgo rozzo e ignorante, dichiara anche lui la Medesima Cosa, sui muri ci piscio, morte al razzismo, morte a Hitler (defunto sempre da 72 anni), viva l’accoglienza, i neri, i gay e i trans. L’Idiota Collettivo, versione ebete dell’Intellettuale Collettivo post-gramsciano, non pensa in proprio ma scarica l’app ideologica che genera risposte in automatico. Poi c’è l’Imbecille a mezzo stampa o a mezzobusto che riscrive o recita ispirato l’identica pisciatina contro i Muri. E poi c’è il Presidente o la Presidente, che in veste d’Imbecille Istituzionale, esprime lo stesso, identico Concetto, col piglio intrepido di chi sfida i Poteri Forti (ai cui piedi è accucciato o funge da zerbino).Non c’è film, telefilm, concerto, spettacolo teatrale o sportivo, gag e omelia tv in cui non si ribadisca la lotta tra il Bene e il Male: Aperti e Filantropi contro Chiusi & Ottusi, Accoglienti contro Razzisti, Omofili contro Omofobi, Xenofili contro Xenofobi e Negrofobi. Voi quelli del Muro, noi quelli del Telepass. Le bestie da scacciare sono quasi sempre vaghe, anonime, mitologiche; e già, il male è sempre oscuro, cospira nel buio, non ha volto, solo maschere storiche o ridicole. Ma il repertorio è ricco di bersagli, quasi tutti definiti sovranisti. Tu senti uno, cambi canale e ne senti un altro idem, spegni la tv e senti alla radio un altro ma il Discorso è sempre quello, apri il giornale e leggi ancora l’Identica Opinione; a scuola idem con patate, all’Università peggio-mi-sento, i Palloni Gonfiati dai media compilano lo stesso Modello Unico. Nessuno di loro è sfiorato da dubbi, invece a te sorge un primo dubbio: è un’allucinazione o è sempre la stessa persona, l’Imbecille Globale, che cambia veste, fattezze e mansioni e ripete all’infinito l’Identico Discorso?Segue un secondo dubbio: ricordo male o eravamo in democrazia, che vuol dire libertà e pluralismo, cioè opinioni libere e divergenti a confronto? Loro non credono alla Verità, sono relativisti, però guai a dissentire dal Discorso Obbligato con fervorino finale anti-Muro. Ma possibile che tutti la pensino allo stesso modo, conformi, allineati e omologati, e ritengano che la cosa più urgente e più importante del momento, il Messaggio Unisono da dare all’Umanità sia sempre quello? Allora ti sorge un terzo dubbio. E se l’Imbecille Globale a reti unificate fosse il Grande Fratello del nostro tempo? Se fosse lui il Portavoce multiplo del Non-Pensiero Unico, cioè del nuovo regime totalitario-globalitario? E se fosse proprio quell’Uniformità Totale e quel corale accodarsi la miseria prioritaria del nostro tempo? Non so voi, ma io di quell’Imbecille Planetario che ripete il Discorso Unico e Identico all’Infinito, non ne posso più.(Marcello Veneziani, “Il pensiero conforme dell’Imbecille globale”, dal blog di Veneziani del18 novembre 2020).A parte il corso permanente e intensivo di angoscia e terrore causa pandemia, ogni mattina, pomeriggio e sera, ovunque tu sei e a qualunque fonte d’informazione ti colleghi – video, radio, giornali, web ma anche film, concerti, omelie, lezioni a scuola o all’università, discorsi istituzionali – c’è un Imbecille Globale che ripete sempre lo stesso discorso: «Abbattiamo i muri, niente più frontiere tra popoli, fedi, razze, sessi e omosessi, non più chiusure in nazioni, generi, famiglie, tradizioni ma aperti al mondo». Te lo dice come se stesse esprimendo un’acuta e insolita opinione personale, originale; finge di ribellarsi al conformismo della chiusura e al potere del fascismo (morto da 75 anni) mentre lui, che coraggioso, che spregiudicato, è aperto, non si conforma, ha la mente aperta, il cuore aperto, le braccia aperte, è cittadino del mondo. Sfida i potenti, lui, che forte. Sta ripetendo all’infinito, da imbecille prestampato qual è, il Catechismo Precompilato dei Cretini Allineati al Canone del Tempo. Tutti per uno, uno per tutti. L’Imbecille è globale perché lui sa dove va il mondo e si sente cittadino del mondo. L’idiota planetario si moltiplica in mille versioni.
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Craig Roberts: Covid, una guerra per ridurci a bestiame
«Negli Stati Uniti il Grande Inganno del Covid-19 è stato utilizzato per giustificare un fraudolento voto postale volto ad impedire la rielezione del presidente Trump. Il prossimo utilizzo del Covid-19 sarà quello di attaccare le libertà civili. Se lo scippo elettorale dei democratici sarà coronato da successo, avremo probabilmente quel lockdown nazionale che tanto piace ai consulenti di Biden sul coronavirus. Ci sono pochi dubbi sul fatto che la vaccinazione obbligatoria sarà presentata come l’unico mezzo per uscire dal lockdown». Così si esprime Paul Craig Roberts, autorevole analista statunitense, già viceministro dell’economia con Reagan. «Il film “V per Vendetta” si era rivelato predittivo. Nel film, che era stato l’ispiratore delle famose maschere di Guy Fawkes, viene progettata una pandemia per facilitare l’instaurazione di una dittatura. Sembra che un maggiore controllo sulle persone, sulle loro possibilità lavorative e sui loro movimenti sia il futuro verso cui ci stiamo indirizzando». Ancora: «Con il pretesto del coronavirus e tramite un’operazione terroristica e propagandistica senza precedenti, i governi stanno conducendo con successo il più grande esperimento umano della storia».Le conseguenze, spaventose, diventeranno ancora più tangibili nel corso dei prossimi mesi e anni. «Finora, con un tratto di penna, i governi (non il virus) hanno ridotto gli esseri umani al rango di ovini e bovini: miliardi di persone sono state costrette agli arresti domiciliari o al confino, le attività non essenziali sono state chiuse e milioni di individui hanno perso di colpo le loro possibilità di sostentamento. La capacità di muoversi e di viaggiare liberamente è stata eliminata e l’economia globale è andata in picchiata, provocando indicibili sofferenze nei paesi del primo e, soprattutto, del terzo mondo». Come se non bastasse, sono stati lanciati spyware distopici ed estremamente intrusivi per tracciare e monitorare la popolazione (ma non i funzionari governativi)». Lo stress derivante dal blocco globale, dalla disoccupazione e dalla propaganda ha scatenato una vera e propria pandemia di suicidi e di overdose. In Inghilterra e nel Galles, il tasso dei suicidi ha toccato il massimo degli ultimi vent’anni. Nel frattempo si stima che oltre 75.000 americani potrebbero morire per suicidio e overdose a causa del peggioramento delle loro condizioni di vita. Le leggi speciali ora in vigore «fanno impallidire quelle, liberticide, adottate dopo l’11 Settembre».Un esempio? L’Australia: i cittadini «sono stati completamente privati dei loro diritti civili». Nello stato di Victoria è stato imposto uno lockdown di tipo 4: all’aperto si deve sempre indossare la mascherina (e in caso di inadempienza è prevista una multa di circa 1.000 dollari). «I cittadini possono fare attività fisica all’esterno solo per un’ora al giorno, non possono allontanarsi da casa per più di 5 chilometri, devono uscire da soli per fare la spesa o per motivi medici ed è previsto il coprifuoco dalle 8 di sera alle 5 del mattino. Chi lo infrange è sanzionato con 5.000 dollari. Se questa non è una prigione, allora vuol dire che non ne è mai esistita una». In Danimarca è pronto per essere approvato un disegno di legge di 227 pagine molto dettagliato e complesso. Obiettivo dichiarato: proteggere la popolazione da “malattie infettive, malattie generalmente pericolose e malattie socialmente critiche”. Per “malattia socialmente critica” si intende una malattia generalmente pericolosa, la cui diffusione rischia di causare gravi disturbi a importanti funzioni della società. «Traduzione: tutti quelli che contesteranno le spiegazioni ufficiali o andranno contro la versione degli eventi dell’establishment saranno considerati malati e ridotti al silenzio».La definizione estremamente ampia di “malattia socialmente critica”, si legge sempre sul blog di Craig Roberts, significa che l’élite può definire qualsiasi comportamento problematico come “una malattia”, di cui occorre immediatamente arrestare la diffusione. «Per anni, una delle massime priorità dell’élite è stata quella di vietare le versioni dei fatti contrarie alla narrativa ufficiale, etichettandole come ‘fake news’ e ‘teorie del complotto.’ Il concetto orwelliano di fake news comprende tutto ciò che minaccia gli interessi del potere centrale, ma non, ad esempio, le bugie sulle guerre di Washington, come le ‘armi di distruzione di massa di Saddam’, la ‘bomba atomica iraniana, ‘l’utilizzo delle armi chimiche da parte di Assad’, eccetera». Di fatto, sfruttando la crisi del coronavirus, in tutto il mondo «sono state rapidamente proposte e promulgate leggi totalitarie con un alto grado di coordinamento e con pochissime varianti».In diversi paesi, ora è un crimine diffondere informazioni contrarie alle torie ufficiali: nello Zimbabwe, chi diffonde informazioni scomode rischia fino a 20 anni di carcere. In Thailandia, il governo ha avvertito che «chiunque farà battute sul virus potrebbe rischiare fino a cinque anni di prigione». Negli Stati Uniti, i social media e gli organi di informazione censurano le notizie che mettono in dubbio l’utilità delle mascherine e i dati secondo cui il test per il Covid-19 produrrebbe un alto tasso di falsi positivi. Attraverso i media, «abbiano condizionato le masse ad accettare il totalitarismo come unica soluzione al problema». Le persone «sono sono state terrorizzate, represse, isolate, sottomesse, impoverite e demoralizzate». Il Covid-19 viene utilizzato «per rimodellare e risocializzare le masse, allo scopo di prepararle a cambiamenti massicci, come una dittatura digitale transnazionale». I media occidentali non ammettono discussioni, su questi argomenti.La presunta pandemia viene utilizzata anche dal World Economic Forum, per assumere il controllo dell’agricoltura e della produzione alimentare globale. Obiettivo: promuovere gli Ogm e gli alimenti prodotti in laboratorio, e trasfomare le agricolture diversificate in monocolture da esportazione. «Le nazioni ora autosufficienti dal punto di vista alimentare dovranno dipendere dalle importazioni. Il controllo dei generi alementari da parte delle multinazionali aumenterà il potere centrale sulle persone ed eliminerà la biodiversità geografica». Conclude Craig Roberts: «La paura è un mezzo efficace per distruggere la libertà e trasformare la società. L’11 Settembre e il Covid-19 sono entrambi serviti a ridurre la libertà, comprometterne la difesa e ampliare i poteri del governo e delle multinazionali sulle popolazioni. Di conseguenza, sta scomparendo la possibilità di obbligare i governi a rispondere del loro operato e, con essa, la democrazia».«Negli Stati Uniti il Grande Inganno del Covid-19 è stato utilizzato per giustificare un fraudolento voto postale volto ad impedire la rielezione del presidente Trump. Il prossimo utilizzo del Covid-19 sarà quello di attaccare le libertà civili. Se lo scippo elettorale dei democratici sarà coronato da successo, avremo probabilmente quel lockdown nazionale che tanto piace ai consulenti di Biden sul coronavirus. Ci sono pochi dubbi sul fatto che la vaccinazione obbligatoria sarà presentata come l’unico mezzo per uscire dal lockdown». Così si esprime Paul Craig Roberts, autorevole analista statunitense, già viceministro dell’economia con Reagan. «Il film “V per Vendetta” si era rivelato predittivo. Nel film, che era stato l’ispiratore delle famose maschere di Guy Fawkes, viene progettata una pandemia per facilitare l’instaurazione di una dittatura. Sembra che un maggiore controllo sulle persone, sulle loro possibilità lavorative e sui loro movimenti sia il futuro verso cui ci stiamo indirizzando». Ancora: «Con il pretesto del coronavirus e tramite un’operazione terroristica e propagandistica senza precedenti, i governi stanno conducendo con successo il più grande esperimento umano della storia».