Archivio del Tag ‘popolo’
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Affari d’oro sulla nostra pelle: la dittatura dei super-ricchi
Il modello è morto, lunga vita al modello. I programmi d’austerità stanno prolungando la crisi che dovevano risolvere, tuttavia i governi si rifiutano di abbandonarli. La Gran Bretagna offre un esempio efficace. I tagli, prometteva la coalizione, sarebbero stati dolorosi ma avrebbero funzionato. Sono dolorosi, altroché, e ci hanno spinto in una doppia recessione. Il risultato era stato ampiamente previsto. Se si taglia la spesa governativa e il reddito dei poveri durante una crisi economica, è probabile che la si renda peggiore. Ma la settimana scorsa David Cameron ha insistito a dire che «andremo avanti e completeremo il lavoro», mentre il cancelliere ha sostenuto che il governo ha «un piano credibile e ci stiamo attenendo ad esso».
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Gore Vidal, il genio americano che vide la fine dell’America
Non mi piacciono i necrologi. In genere costringono chi li scrive a parlare bene del morto, cioè non sono sinceri, quali che fossero le sue qualità. Meno che mai mi piace scriverne quando chi se n’è andato era un mio amico, e caro. Ne parlo, in morte, per ricordare le cose più importanti che ha scritto. Per me Gore Vidal è stato l’equivalente, nel secolo XX, di quello che fu Alexis de Tocqueville nel XIX. Se quest’ultimo descrisse la nascente democrazia americana, Gore Vidal è stato il più lucido, acuto, implacabile analista della sua fine. Per meglio dire, della sua trasformazione in “impero”. Alcuni libri suggerisco, a chi voglia misurare la sua grandezza come scrittore: “Impero”, per l’appunto, e “Giuliano”, e “L’età dell’oro”.
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Non in mio nome: ora basta, straccio la tessera del Pd
La politica non è un mero esercizio di ragionamenti asettici e razionali. Prende più giù della testa e anche del cuore. Ma quando arriva alla pancia son dolori e crampi ingovernabili. È quello che mi succede proprio in questi giorni, in queste ore. Io sono sempre stato nel Partito (come si chiamava di volta in volta) o lì attorno come le falene con le lampadine. Ma quello che mi succede ora è ancora inedito per me. Non avendo più il cemento ideologico di un mondo migliore promesso dalla rivoluzione pacifica, all’italiana, democratica, ecc., un partito vale per quello che fa e gli uomini che lo rappresentano valgono per quello che fanno vedere di sé. Ma le azioni e gli scopi ora mi sfuggono. Gli ultimi avvenimenti riguardanti le indagini sugli accordi Stato-mafia di 20 anni fa e, in particolare, il suo aspetto laterale come quello del coinvolgimento di Napolitano mi hanno sorpreso e anche indignato parecchio.
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Romanzo di una valle che resiste in fondo al vento
Un giovane giornalista riluttante e già disilluso sul proprio mestiere viene inviato nella valle di Susa in rivolta contro il Tav. Dietro alle barricate della più anomala protesta popolare d’Italia scoprirà un oscuro retroterra di misteri irrisolti che ancora inquinano un orizzonte di tensioni. E’ il tema di “Una valle in fondo al vento”, romanzo che Giorgio Cattaneo – esponente del network creativo torinese “Libre” – dedica alla lunga controversia, tuttora in corso, sull’alta velocità ferroviaria Torino-Lione. Sullo sfondo dell’opaco business delle grandi opere, fra strani depistaggi e attentati fantasma, emerge la voce corale di una comunità esasperata dagli abusi subiti e pienamente consapevole del respiro storico della propria terra, eterno crocevia europeo fin dall’antichità. Tra le ombre inquietanti di vicende frettolosamente archiviate, il protagonista scopre che, proprio come in guerra, la prima vittima della cronaca è sempre la verità.
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Atroci sofferenze inutili: Monti ha fallito tutti gli obiettivi
È possibile fare un breve e disincantato bilancio del governo Monti? La prima, avvilente constatazione, è che in quasi 9 mesi di “riforme” e di “vertici decisivi” la montagna del debito pubblico italiano non è stata neppure scalfita. Anzi si è fatta ancora più alta e imponente. Il debito ammontava a 1.897 miliardi di euro nel dicembre 2011, oggi è arrivato a. 1.966.Dunque, la ragione fondamentale della nostra condizione di rischio, la causa causarum delle nostre difficoltà presenti e future si è ulteriormente aggravata. Lo spread si mantiene elevato e torna sui 500 punti. Il Pil – questo vecchio totem delle società capitalistiche – è nel frattempo diminuito e diminuirà ancora. Scenderà di oltre il 2% nel 2012. Dicono gli esperti che si riprenderà nel 2013. Ma per quale felice congiunzione degli astri non è dato sapere. Qui, infatti, la scienza economica si muta in astrologia, dà gli oroscopi.
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Guerra all’Italia: torneremo poveri come cent’anni fa
Nel disinteresse generale il Parlamento ha approvato il Fiscal Compact. E questo disinteresse, costruito dalla disinformazione di regime, è l’ultimo segnale del disfacimento della nostra democrazia. In tutta Europa, di Europa si discute e sull’Europa ci si divide. In Irlanda si è fatto un referendum. Da noi una Camera quasi vuota e con l’assenza dei principali leaders, approva il più brutale e vasto servaggio economico della storia repubblicana. Secondo quel patto, che i cittadini non per colpa loro ignorano, l’Italia si impegna a dimezzare in venti anni lo stock del debito pubblico. Cioè dobbiamo pagare 1000 miliardi, 50 all’anno. In aggiunta agli interessi che ora ci costano 80 miliardi all’anno. Insomma un costo paragonabile alle riparazioni di una guerra perduta. E di guerra infatti ha parlato Monti, guerra al popolo italiano.
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La Consulta: vietato privatizzare i beni comuni degli italiani
Per una volta occorre usarla, la parola vittoria. Piena, cristallina, senza ombre. Il voto popolare, la decisione presa da 27 milioni di italiani non può più essere ignorata con vere e proprie norme truffa. La Corte costituzionale ieri ha riportato la lancetta del tempo al 13 giugno dello scorso anno, quando nelle piazze italiane i movimenti esultavano di fronte a un risultato straordinario e senza precedenti. Avevamo appena votato quattro quesiti, ma per tutti quell’appuntamento aveva un nome, uno spettro da respingere: privatizzazione. Ovvero la cessione di quello che le stesse multinazionali chiamano “l’essenziale per la vita” alle corporation, che, cariche dei soldi della finanza tossica, erano pronte a superare le Alpi, conquistando Comune dopo Comune il paese.
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Latouche: abbiamo bisogno che questo sistema crolli
«Sappiamo già che l’attuale sistema crollerà tra il 2030 e il 2070. Il vero esercizio di fantascienza è prevedere che cosa succederà tra cinque anni». Serge Latouche non ha dubbi: faremo la fine dell’Impero Romano, o del Sacro Romano Impero di Carlo Magno che fu travolto dai Barbari. «Purtroppo siamo già dentro il capitalismo catastrofico». Ed è solo l’inizio, nel bluff chiamato Europa. «La barca affonda e andremo giù tutti insieme. Ma non è detto che questo avverrà senza violenza e dolore». Quanto all’Italia, «l’unica soluzione è la bancarotta: da Monti in giù, tutti sanno che il debito non potrà essere ripagato». Sono alcune delle affermazioni che l’ideologo francese della Decrescita ha rilasciato a Giovanna Faggionato per “Lettera 43”. Il sistema, dice Latouche, non ha mantenuto nessuna promessa: «Dicevano che la concorrenza ci avrebbe fatto lavorare di più per guadagnare di più, e invece ci fa lavorare di più e guadagnare sempre meno: questo è sotto gli occhi di tutti».
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La video-guerra di Leonardo: No-Tav, la verità è esilarante
La bandiera, il ragazzino e il grande protagonista: il vento. La bora è quella che spazza con frequenza la valle di Susa, uno dei luoghi più ventosi d’Italia, checché ne dicano i tecnici di Ltf, la società per la Torino-Lione che – nel suo stesso dossier – non fa mistero dei grandi rischi connessi all’apertura degli eventuali cantieri dell’alta velocità (uranio, amianto, polveri sottili, taglio delle falde idriche, migliaia di tonnellate di materiali di scavo) senza però spiegare come questi problemi verrebbero risolti, in quella “galleria del vento” che si estende da Torino alla frontiera francese. A volte, basta un minuto per rivelare la verità più imbarazzante: tanto dura, pressappoco, il divertente video girato sul balcone di casa dal giovanissimo Leonardo. E’ lui il ragazzino della clip, ripreso mentre si dibatte inutilmente, come un tragicomico Woody Allen in erba, contro la bandiera No-Tav scatenata dal più indomabile dei venti, quello della protesta popolare.
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Siria-Turchia, Phantom disarmati per giornalisti imbecilli
Mentre le notizie dalla Siria dicono, giorno dopo giorno, che la guerra sta trascolorando da “civile” in guerreggiata; da “bassa intensità” a livello libico, vorrei ritornare alle cose lette sulla stampa italiana, e viste su tutte le tv italiane, a proposito dell’abbattimento del Phantom turco nei cieli della Siria. Avevo avuto l’impulso, inizialmente, di proporre la costituzione immediata di un comitato di solidarietà con i Phantom turchi che viaggiano disarmati dentro lo spazio aereo siriano, o nelle sue immediate vicinanze. Sono sicuro che avrei avuto la firma immediata dei direttori della “Stampa”, del “Corsera” e di “Repubblica”, tutti uniti nella deprecazione della violenza aggressiva dell’esercito siriano. Ma poi ho pensato che neanche l’ironia, o il sarcasmo, sarebbe capace di far sorgere nelle loro menti un qualche dubbio. Sebbene dovrebbero porsi almeno l’interrogativo sul cosa ci facesse, da quelle parti, un Phantom turco, per giunta disarmato, in piena zona di guerra.
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Italia condannata: Monti ci prenota vent’anni di orrori
L’esito del vertice europeo, al di là del trionfalismo dei giornali italiani che sostengono il governo Monti, è molto rilevante, ma non è positivo. La principale misura assunta al vertice – e che in Italia passa quasi sotto silenzio – prevede che i cittadini pagheranno i debiti delle banche private di tutta Europa. Si tratta di una gigantesca socializzazione delle perdite che non ha precedenti. Gli speculatori non dovranno così pagare il conto dei propri azzardi perché il conto lo pagherà il Fondo Salva Stati cioè i cittadini di tutta Europa con le loro tasse. Si tratta di un salasso enorme ai danni dei cittadini se pensiamo che solo per le banche private spagnole sono stati stanziati 100 miliardi di euro. In secondo luogo il Fiscal Compact non è stato modificato e questo determinerà per l’Italia la recessione assicurata per i prossimi vent’anni.
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Il Telegraph: muoia la Grecia, un piano deciso dall’inferno
L’establishment europeo è felice per la vittoria di Nuova Democrazia ed è disponibile a tenere ancora in vita un paziente che non riesce più a respirare. Ma, questa sensazione, non potrà andare avanti ancora per molto. I nuovi leader della Grecia hanno ricevuto un mandato dall’inferno. In un modo o nell’altro quasi il 52% del voto popolare è andato a partiti che si opponevano al salvataggio previsto dal Memorandum. Comunque la nazione non ha accettato le politiche di austerità della troika. La sinistra dura del partito Syriza di Alexis Tsipras adesso è forse più pericolosa all’opposizione, con un gran numero di seggi in Parlamento, e potrà tartassare il governo senza assumersene la responsabilità, dato che lo Stato sta mandando a casa 150 mila lavoratori del settore pubblico, un quinto del totale.