Archivio del Tag ‘polizia’
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Il patriottismo dei mascalzoni sorregge il regime di Conte
Su, finitela con questa mascherata. Da quando, il 1° giugno, Sergio Mattarella ha invocato l’unità del paese allo scopo di delegittimare la manifestazione dell’opposizione del giorno dopo, la Cupola italiana – quell’intreccio di poteri che occupa istituzioni, governo, scena politica, media di Stato e giornaloni, poteri giudiziari e sanitari – ripete ogni giorno il mantra di restare uniti contro il virus, la destra e la piazza, che poi ai loro occhi coincidono. La chiamano unità ma intendono uniformità. La chiamano comunità ma intendono conformità. Ho speso una vita a difendere l’unità d’Italia e a cercare, al di là delle ragioni di parte, quell’essenza nazionale e comunitaria che ci porta, bene o male, a sentirci uniti in uno stesso destino di popolo. Erano idee forti, fino a qualche tempo fa, la comunità come destino, l’unità del popolo; e chi le usava – come me – veniva guardato con sospetto di fascioreazionario e nazionalpopulista: oggi vengono usate, anzi sbandierate, per salvare il governo Conte, il regime sanitario in vigore e gli assetti di potere vigenti. Quelle parole del gergo identitario le usa perfino il presidente Mattarella e i suoi organi di stampa e di riproduzione (della sua voce) le ripetono a pappagallo.
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Il Deep State golpista scatena Antifa per rovesciare Trump
Il caso di George Floyd non è in alcun modo legato ad una presunta emergenza razziale negli Stati Uniti. I risultati autoptici per ora hanno escluso che l’afroamericano, con un Cv ricco di condanne penali per rapina e aggressione, sia morto soffocato o strangolato. Resta da capire quali sono le circostanze che hanno portato alla morte di Floyd, ma ci sono prove che quanto sta accadendo era già stato ampiamente preparato con più di un anno di anticipo. I rivoltosi che stanno devastando – e uccidendo, come nel caso dell’ufficiale di polizia di Saint Louis – le strade degli Stati Uniti sono principalmente coordinati da due gruppi: Black Lives Matter e Antifa. Entrambe queste organizzazioni sono finanziate da George Soros ed hanno una missione specifica. Alimentare le tensioni razziali per destabilizzare il paese e rovesciare la presidenza Trump. Non si tratta di una semplice deduzione ricavata dall’analisi di quanto sta accadendo. E’ quanto dichiarato da uno di questi due gruppi. Il “New York Times”, tra i quotidiani più ostili a Trump assieme al “Washington Post”, mise a disposizione nel 2017 una intera pagina di giornale per Antifa. L’organizzazione finanziata da Soros lanciò una vera e propria chiamata alle armi invitando chiaramente a riunire migliaia di ribelli nelle città per arrivare ad un solo obbiettivo: porre fine alla presidenza Trump.Antifa è quindi molto di più di un semplice gruppo politico. E’ il braccio armato sostenuto finanziariamente dal Deep State che arruola e paga rivoltosi utilizzati per destabilizzare le amministrazioni nemiche, in questo caso quella di Donald Trump. Quella che si sta vedendo quindi non è altro che una strategia per portare avanti un colpo di Stato. Una strategia che Soros ha portato avanti nel mondo quando architettò e sostenne finanziariamente la rivoluzione ucraina dell’Euromaidan. I gruppi al soldo del magnate di origini ungheresi erano già attivi anche all’epoca della presidenza Obama e un altro documento firmato da “Friends of Democracy”, gestita da suo figlio Alexander Soros, spiegava dettagliatamente, nel 2015, come indirizzare le proteste per la morte di Freddie Gray, un afroamericano morto in seguito a un infortunio alla spina dorsale occorso dopo che era stato arrestato dalla polizia di Baltimora. All’arresto parteciparono anche ufficiali di colore e quindi, definire questo episodio come motivato dall’odio razziale, è semplicemente un controsenso, ma al Deep State non importava. Il razzismo era ed è solamente la cartina al tornasole per arrivare ad un altro scopo.“Friends of Democracy” pubblicò dettagliate istruzioni per i rivoltosi ai quali si diceva chiaramente che l’obbiettivo finale delle loro proteste era «l’attuazione di politiche di legge marziale». L’obbiettivo era dare alla presidenza Obama gli strumenti per reprimere qualsiasi forma di dissenso negli Stati Uniti e arrivare alla sua militarizzazione, mentre l’obbiettivo è ora di destabilizzare completamente il paese per rovesciare la presidenza Trump. La ragione per la quale il Deep State non può più permettersi che Donald Trump si assicuri un altro mandato alla Casa Bianca è perfettamente spiegata in un articolo intitolato “Benedetti siano i portatori di pace” del settimanale britannico “The Economist”, di proprietà, tra gli altri, della famiglia Rothschild. I Rothschild sono una famiglia di banchieri tedeschi di origini askenazite fondata dal capostipite Mayer Amschel alla fine del’700. Sono coloro che probabilmente più di tutti hanno avuto un ruolo determinante nel decidere il corso della storia europea degli ultimi 200 anni, dal momento che hanno finanziato praticamente ogni guerra scoppiata sul continente europeo dai tempi di Napoleone in poi.Le guerre sono il business più proficuo dei Rothschild, dal momento che hanno consentito loro di arricchirsi a dismisura accumulando una enorme ricchezza già nell’800. Quando “The Economist” scrive, occorre prestare particolare attenzione. Nell’articolo in questione si fa l’elogio esplicito del Nuovo Ordine Mondiale, la dottrina politica delle élite globaliste che vede assegnare un ruolo di primo piano alle istituzioni internazionali considerate gerarchicamente superiori agli Stati nazionali. Il Nuovo Ordine Mondiale, per arrivare alla sua definitiva realizzazione, ha bisogno di strappare agli stati i loro residui poteri per creare una unica struttura globale governata dalle élite della finanza internazionale, come hanno spiegato anche i Rockefeller, un’altra importante famiglia di banchieri americani molto vicina ai Rothschild. Dalla seconda guerra mondiale in poi, gli Stati Uniti sono stati senza dubbio il paese che più ha portato avanti questo piano. Il Deep State di Washington, la palude di interessi militari-industriali che ha governato tutte le amministrazioni presidenziali, si è fatto garante indiscusso di questo progetto, intestandosi il compito di punire e attaccare i leader dei paesi che non si allineavano a questo progetto.Salvador Allende e Slobodan Milosevic sono solo due tra i numerosi esempi di leader di paesi stranieri che sono stati rovesciati e destituiti dalla macchina di intelligence e militare costituita dalla Cia e dalla Nato. Ma per la prima volta, dal 1945 ad oggi, alla Casa Bianca ha messo piede un presidente che non ha interesse a delegare la sovranità degli Stati Uniti verso le istituzioni sovranazionali né tantomeno al Deep State di Washington. Scrive su questo “The Economist”: «L’internazionalismo liberale è ora sotto attacco da molti fronti. La dottrina di Donald Trump “Prima l’America” lo ripudia esplicitamente». Senza la superpotenza americana è praticamente impossibile pensare che si possa arrivare alla realizzazione finale del Nuovo Ordine Mondiale che auspica la nascita di un unico Governo Globale. Washington è stato il perno principale di tutta l’impalcatura e senza il suo sostegno l’intero disegno crollerebbe definitivamente. Ecco perchè, per i Rothschild, Donald Trump è una minaccia più mortale persino dello stesso Putin e di Xi Jinping.«Il più grande pericolo al momento è l’incombenza di un presidente americano che disprezza le norme internazionali, che denigra il libero commercio e che flirta continuamente con l’idea di abbandonare il ruolo essenziale nel mantenimento dell’ordine globale legale». Se Trump si aggiudicasse un secondo mandato, le élite globaliste come i Rothschild e i Rockefeller perderebbero definitivamente la possibilità di fare l’ultimo passo verso il totalitarismo globale – che vuole il controllo completo della popolazione mondiale. Ecco perchè in questo momento il presidente americano è il nemico numero uno di questi poteri ed ecco perchè gli Usa sono stati messi a ferro e fuoco. Il Nuovo Ordine Mondiale vuole riprendersi la presidenza degli Stati Uniti senza la quale non si può pensare ad una governance globale. Non c’è quindi in corso una protesta a sfondo razziale nel paese. E’ in corso un vero e proprio colpo di Stato che sta dando vita ad una guerra civile per impedire a Trump di conquistare un secondo mandato alla Casa Bianca. Trump è l’ultimo bastione. Se cade lui, cade probabilmente l’ultima grande barriera che può impedire il compimento di questo piano. Se cade Trump, il Nuovo Ordine Mondiale farà un passo decisivo verso la sua definitiva realizzazione.(Cesare Sacchetti, “Soros e i Rothschild vogliono rovesciare Trump per arrivare al nuovo ordine mondiale”, da “La Cruna dell’Ago” del 4 giugno 2020).Il caso di George Floyd non è in alcun modo legato ad una presunta emergenza razziale negli Stati Uniti. I risultati autoptici per ora hanno escluso che l’afroamericano, con un Cv ricco di condanne penali per rapina e aggressione, sia morto soffocato o strangolato. Resta da capire quali sono le circostanze che hanno portato alla morte di Floyd, ma ci sono prove che quanto sta accadendo era già stato ampiamente preparato con più di un anno di anticipo. I rivoltosi che stanno devastando – e uccidendo, come nel caso dell’ufficiale di polizia di Saint Louis – le strade degli Stati Uniti sono principalmente coordinati da due gruppi: Black Lives Matter e Antifa. Entrambe queste organizzazioni sono finanziate da George Soros ed hanno una missione specifica. Alimentare le tensioni razziali per destabilizzare il paese e rovesciare la presidenza Trump. Non si tratta di una semplice deduzione ricavata dall’analisi di quanto sta accadendo. E’ quanto dichiarato da uno di questi due gruppi. Il “New York Times”, tra i quotidiani più ostili a Trump assieme al “Washington Post”, mise a disposizione nel 2017 una intera pagina di giornale per Antifa. L’organizzazione finanziata da Soros lanciò una vera e propria chiamata alle armi invitando chiaramente a riunire migliaia di ribelli nelle città per arrivare ad un solo obbiettivo: porre fine alla presidenza Trump.
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Ilaria Bifarini: coronavirus e suicidi, così il lockdown uccide
Nel mondo un virus oscuro miete ogni anno 800 mila vittime, ossia una ogni 40 secondi, e si insidia come una delle principali cause di morte tra i giovani, più letale del coronavirus: è il suicidio. Numeri sorprendenti e spaventosi, che vengono subito dopo quelli dell’Hiv e prima della malaria, e verosimilmente sottostimati, se consideriamo che in alcuni paesi togliersi la vita è considerato illegale e molti casi vengono classificati come morti per incidenti. Il tasso di incidenza del suicidio tra i decessi totali di una popolazione segue matrici non ben identificabili: il primato spetta alla Groenlandia, con una percentuale di incidenza sui decessi nazionali addirittura pari 7,21%, segue la Corea del Sud col 5%, seguita dalla Guyana, il Qatar e lo Sri Lanka. In Europa la percentuale risulta più alta in Russia (2,45%), in Ucraina, in Bielorussia, ma anche in Francia, dove solo negli ultimi anni tale indicatore è sceso sotto il 2%, rappresentando con i suoi 11.000 casi registrati nel 2017 la settima causa di morte, prima delle malattie epatiche e del diabete. Regno Unito, Italia e Spagna registrano tassi inferiori all’1%, bassi rispetto alla media ma comunque numeri preoccupanti, pari a migliaia di decessi ogni anno.Tra i fattori di rischio riconosciuti nella letteratura scientifica come i più rilevanti nel fenomeno suicidario sono indicate le patologie mentali, quali la depressione e altri disturbi dell‘umore, spesso un riflesso delle difficoltà di adattarsi agli standard sociali e lavorativi richiesti al giorno d’oggi. E proprio il livello di disoccupazione e la situazione economica del paese in cui si vive sono variabili che incidono fortemente sul tasso di suicidio. Gli studi condotti su tale relazione sono numerosi e giungono a evidenze chiare e predittive: esiste una chiara correlazione tra recessione economica e andamento del tasso di suicidio, anche se non lineare, poiché è più forte nei paesi con un tasso di disoccupazione pre-crisi più basso. Analizzando gli effetti della crisi economica asiatica avvenuta tra il 1997 e il 1998, è stata riscontrata una correlazione con i tassi di suicidio, in particolare quello maschile, aumentati in modo evidente in Giappone, Hong Kong e Corea, mentre nel caso delle donne il tasso è rimasto pressoché invariato. Come emerge palesemente per la Corea del Sud, l’aumento avviene sia durante la crisi che negli anni successivi, essendo le ripercussioni di una crisi economica spalmate e durature nel tempo.Uno studio analogo è stato condotto in Europa, a seguito della crisi dei mutui subprime del 2008 che, nata in Usa, proprio nel Vecchio Continente sembra essere stata più deleteria e persistente, tanto che molti paesi, come il nostro, non ne sono ancora usciti mentre si trovano ad affrontare uno shock economico mondiale ancora più travolgente, quello legato al coronavirus. Anche in questo caso è stato riscontrato un aumento del tasso di suicidi legato alle dinamiche economiche. Interessante è il focus sulla Grecia, il paese che più di tutti ha sofferto la crisi economica del 2008, con l’intervento della Troika che ha imposto misure durissime di austerity alla popolazione, ridotta allo stremo. Ebbene, proprio dal paese ellenico, che in passato poteva vantare uno dei tasso di suicidi più bassi in assoluto, proviene l’incremento più significativo, con una crescita del 56% tra il 2007 e il 2011 e del 35% tra il 2010 e il 2012. A seguito dei tagli draconiani apportati al settore della sanità sono stati rilevati anche peggioramenti nello stato di salute generale della popolazione: il virus dell’Hiv è aumentato del 52%, si è assistito a un’epidemia di malaria che non si riscontrava dal 1974 e a un aumento della mortalità infantile.È la conferma che l’austerity uccide, come hanno dimostrato gran parte dei paesi occidentali, in primis l’Italia, di fronte all’emergenza coronavirus: i tagli alla sanità hanno reso inadeguata la risposta ospedaliera allo scoppio di un’epidemia, peraltro prevedibile, con un numero di terapie intensive insufficienti ovunque, ad eccezione della Germania, dove il numero è 6 volte quello dell’Italia. In Italia, come nel resto del mondo, in questi giorni di lockdown e restrizioni sociali per far fronte all’emergenza coronavirus, l’allarme suicidi manifesta le prime avvisaglie. Numerosi sono stati i casi di persone che si sono tolte la vita per aver contratto il Covid-19 o per il solo timore di essere contagiati, soprattutto tra il personale ospedaliero, il più esposto al virus, in particolare nel Nord Italia. Si tratta di una reazione istintiva alla paura della malattia da parte dell’essere umano, tanto che già Ovidio nelle “Metamorfosi” racconta: «Si impiccarono, per uccidere le paure della morte con la mano della morte».Diversi anche i casi di violenze domestiche, legate a una convivenza forzata e senza interruzione che ha esacerbato situazioni già problematiche, e degenerate in omicidi (dal ragazzo di Roma che ha decapitato con un coltello la madre alla studentessa messinese uccisa dal compagno). Nel torinese un ragazzo di 29 anni già nei primi giorni di lockdown si è tolto la vita perché la sua ditta ha chiuso e dunque aveva perso quel contratto di tirocinante tanto ambito. Analoga sorte per un giovane di origini senegalesi a Milano. Poi è stato difficile tenere il contro, vista la scarsa attenzione dei media sul tema. Secondo i dati raccolti dall’Osservatorio suicidi per motivazioni economiche della Link Campus, sono 25 i suicidi avvenuti in questo periodo di isolamento forzato; altri 21 sono stati sventati dalla polizia o da familiari, ma è difficile pensare che sia stato un vero salvataggio di vite umane quando non si estirpano le cause di questo drammatico gesto.Di fatto abbiamo vissuto, e continuiamo a vivere, una condizione innaturale per l’essere umano, che per sua natura è un animale sociale e nella comunità trova sostegno e riconoscimento, fondamentale soprattutto per le persone più fragili. Il lavoro, oltre che necessaria al sostentamento economico, è una componente imprescindibile dell’equilibrio psichico dell’individuo e della sua integrazione nella collettività. L’attenzione per i decessi con coronavirus non deve farci dimenticare quelle 800.000 persone che ogni anno muoiono per sofferenze psicologiche, molte delle quali potrebbero essere salvate con maggiore sostegno sociale e attenzione verso di esse, e ricordarci sempre lo stretto nesso che esiste tra aspetto economico e sanitario, complementari e entrambi imprescindibili per il benessere della collettività.(Ilaria Bifarini, “Coronavirus e suicidi, il lockdown uccide”, dal blog della Bifarini del 23 maggio 2020).Nel mondo un virus oscuro miete ogni anno 800 mila vittime, ossia una ogni 40 secondi, e si insidia come una delle principali cause di morte tra i giovani, più letale del coronavirus: è il suicidio. Numeri sorprendenti e spaventosi, che vengono subito dopo quelli dell’Hiv e prima della malaria, e verosimilmente sottostimati, se consideriamo che in alcuni paesi togliersi la vita è considerato illegale e molti casi vengono classificati come morti per incidenti. Il tasso di incidenza del suicidio tra i decessi totali di una popolazione segue matrici non ben identificabili: il primato spetta alla Groenlandia, con una percentuale di incidenza sui decessi nazionali addirittura pari 7,21%, segue la Corea del Sud col 5%, seguita dalla Guyana, il Qatar e lo Sri Lanka. In Europa la percentuale risulta più alta in Russia (2,45%), in Ucraina, in Bielorussia, ma anche in Francia, dove solo negli ultimi anni tale indicatore è sceso sotto il 2%, rappresentando con i suoi 11.000 casi registrati nel 2017 la settima causa di morte, prima delle malattie epatiche e del diabete. Regno Unito, Italia e Spagna registrano tassi inferiori all’1%, bassi rispetto alla media ma comunque numeri preoccupanti, pari a migliaia di decessi ogni anno.
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Giannuli: Palamara e la giustizia-vergogna, dalle Br in poi
Il caso Palamara mi obbliga ad affrontare un tema che, per la verità, avevo già in qualche modo incrociato in testi scritti: il problema dell’ordinamento giudiziario nel nostro paese. Lo scandalo è sotto gli occhi di tutti: dalle intercettazioni si ricava che il presidente nazionale dell’associazione magistrati usa espressioni del tipo “Salvini ha ragione, ma dobbiamo fermarlo”. Sapete bene che idea ho di Salvini e della Lega: lungi da me l’idea di difendere politicamente Salvini. Però difendo il suo diritto, il suo ruolo di esponente politico e di parlamentare. Io non condivido niente, delle proposte di Salvini. E sono dell’idea che, in alcuni casi, abbiano rilievo di carattere penale; sono stato fra quelli che si sono schierati perché fosse giudicato da un tribunale regolare. Però, l’idea che un magistrato – e quale magistrato: di quelli che hanno avuto spicco, importanza – dica “dobbiamo fermare Salvini”, questo no. Non è compito tuo, fermare ne Salvini né nessuno. Un magistrato che dice una cosa del genere è indegno di appartenere all’ordine giudiziario. E va radiato immediatamente. Qualsiasi cittadino ha diritto di sapere di essere giudicato da un magistrato che avrà le sue opinioni politiche (non è che il magistrato non ne debba avere), ma che sappia giudicarlo con equilibrio e senza tener presente le opinioni politiche del giudicato.
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Pieni poteri: li detengono loro, i nuovi impresari del terrore
C’è qualcuno che vorrebbe prolungare all’infinito l’emergenza, la chiusura del paese, spostando la liberazione di data in data, di fase in fase. C’è qualcuno che ci guazza in questa quarantena, ne approfitta, si avvantaggia, su piani diversi. C’è qualcuno che in questa paralisi si sente importante, decisivo, determinante, esercita il potere allo stato puro, in grande o in piccolo, e riduce i cittadini a bambini, malati e delinquenti, tutti con l’obbligo di stare dentro. C’è qualcuno che gode il quarto d’anno di celebrità, si arroga il diritto di decidere nel nome della vita e della morte, ti consente o meno di respirare, a sua discrezione, ti toglie la libertà senza darti in cambio la sicurezza; ma accolla quest’ultima solo sulle tue spalle, dipende solo da te, se ti barrichi in casa, stai buono e ti separi da tutti. Il nuovo Hobbes decreta: Homo homini virus. E su quella paura fonda il suo strapotere. C’è qualcuno che vede in questa situazione la realizzazione della propria utopia, tutti irretiti, cioè presi per la rete, attaccati a una piattaforma, senza più differenze, tutti uguali, magari con uno stesso reddito universale di miseria, controllati e cinesizzati come il Grande Impostore vuole. Se ci fosse qualcuno in grado di parlare oggi nel nome della fede direbbe che tutto ciò è diabolico, perché diavolo significa separare, dividere.C’è qualcuno che teme di tornare alla vita normale perché sa che l’incantesimo si spezzerebbe, il consenso di gregge, automatico e impaurito, verrebbe meno, la vita tornerebbe aperta. C’è qualcuno che ritarda sine die la prigionia universale perché sa che tragedie ci aspettano per il lavoro, la società, le famiglie, l’economia e non è stato predisposto nulla di concreto e di adeguato. C’è qualcuno che prolunga questa condizione per stremare i cittadini, devitalizzarli e abituarli e intubarli, e farli appena uscire ma con la minaccia che se non fate i bravi tornate in castigo. Terrorismo mediatico e sanitario. “Impresari della paura”, vi ricordate? Ogni giorno e ogni giornalone rovesciavano su Salvini e sulla destra nostrana e internazionale, accuse di fondare il loro consenso sulla paura. Paura degli sbarchi, dei migranti, dei rom; impresari della paura. Come definire ora il governo in carica, le sue task force e tutto il carrozzone di esperti e comunicatori, se non grandi fabbriche della paura? Incutere terrore nella gente per tenerla prigioniera in casa, privarla delle libertà più innocue e più elementari, fare un lavaggio del cervello in massa per spaventarli sui rischi che si corrono solo ad allentare la sorveglianza da regime poliziesco che stiamo vivendo. Con divieti insensati su chi incontrare e chi no, sui luoghi, le case, dove la cautela non c’entra ma è solo coazione, Comandamento. Impresari del terrore.Mai viste tante auto di polizia e carabinieri in giro, sono spariti i problemi di mezzi, personale, carburanti… Agli angoli delle strade vedi soldati coi mitra che sorvegliano sul pericoloso popolo italiano, come se ci fosse da abbattere pericolosi terroristi in vena d’uscire di casa. Ti barrichi in casa per il terzo mese consecutivo e devi subire l’aggressione del video con quell’indegno volantinaggio di propaganda e terrore dei tg: “non abbassare la guardia”, “mantenere alta la tensione”, non è finita la galera; se allentiamo appena, arriva sicura come la morte una tempesta di contagi. E via di questo passo, ogni servizio, ogni intervista, ogni passaggio in studio ti vomita un solo, ossessivo messaggio. Anche dall’estero le notizie e le immagini sono filtrate per ammaestrarci. Vedi comitati tecnico-scientifici che non sono stati capaci di prevedere un beneamato tubo, neanche le previsioni più ravvicinate, non sono stati in grado di dare indicazioni di alcun genere e ora ci prospettano ben 92 scenari: ma tra tutti, i tg, i governi, gli esperti compiacenti, ci sparano solo i più agghiaccianti per spaventarci e costringerci in casa.Tutto come prima, e se non vi comportate bene, peggio di prima. Bande di virologi che in due mesi di vetrina quotidiana non hanno concordato su nessuna profilassi e non hanno saputo dire altro che ripetere il rimedio primitivo del duemila avanti Cristo: state a casa, lontani dal prossimo, lavatevi le mani. Grazie, non c’era bisogno di loro per sentirci dire quello che una qualunque nonna analfabeta era in grado di dire. Dalle istituzioni, dagli organismi “preposti”, nessuna terapia o prevenzione socio-sanitaria, in più di due mesi. Solo un incubo militante, state a casa, vi spariamo a vista, vi facciamo tornare a casa carichi di meraviglie, vi sorvegliamo coi droni e gli elicotteri tipo “Apocalypse now” e noi i vietcong. In casa fate onanismo sul virus, per distrarvi sparatevi un bel filmone sul contagio: vi racconta ciò che state vivendo. Siete già nella leggenda, nella fiction… Rallegramenti.Intendiamoci. Non tutti coloro che ci prescrivono e osservano queste norme sono in mala fede, c’è chi ne è davvero convinto e argomenta bene. Né è in discussione la necessità delle precauzioni, ma quelle necessarie, ragionevoli, come distanziarsi e mascherarsi, andare il meno possibile e più coperti possibile nei luoghi pubblici, magari controllare le condizioni di salute (ciò che nessuno ci ha mai fatto). Ma star da soli all’aria aperta, passare isolati da una casa all’altra non provenendo da nessuna zona di rischio, uscire, bagnarsi o saltellare per conto proprio in luoghi appartati, vedere una persona anche se non è congiunto, riprendere con tutte le precauzioni le attività lavorative, sono rischi calcolati, che si devono correre se non vogliamo che i danni per la prevenzione diventino superiori ai danni sanitari. Un manifesto firmato da tanti, in primis da Vittorio Sgarbi, ha denunciato questo regime liberticida; un flash-mob di cittadini contro le violazioni della Costituzione è stato fatto ieri mattina a Bologna. Ma vige la legge marziale. Filate a casa, da soli, coda tra le gambe.(Marcello Veneziani, “Gli impresari del terrore”, da “La Verità” del 3 maggio 2020; articolo ripreso sul blog di Veneziani).C’è qualcuno che vorrebbe prolungare all’infinito l’emergenza, la chiusura del paese, spostando la liberazione di data in data, di fase in fase. C’è qualcuno che ci guazza in questa quarantena, ne approfitta, si avvantaggia, su piani diversi. C’è qualcuno che in questa paralisi si sente importante, decisivo, determinante, esercita il potere allo stato puro, in grande o in piccolo, e riduce i cittadini a bambini, malati e delinquenti, tutti con l’obbligo di stare dentro. C’è qualcuno che gode il quarto d’anno di celebrità, si arroga il diritto di decidere nel nome della vita e della morte, ti consente o meno di respirare, a sua discrezione, ti toglie la libertà senza darti in cambio la sicurezza; ma accolla quest’ultima solo sulle tue spalle, dipende solo da te, se ti barrichi in casa, stai buono e ti separi da tutti. Il nuovo Hobbes decreta: Homo homini virus. E su quella paura fonda il suo strapotere. C’è qualcuno che vede in questa situazione la realizzazione della propria utopia, tutti irretiti, cioè presi per la rete, attaccati a una piattaforma, senza più differenze, tutti uguali, magari con uno stesso reddito universale di miseria, controllati e cinesizzati come il Grande Impostore vuole. Se ci fosse qualcuno in grado di parlare oggi nel nome della fede direbbe che tutto ciò è diabolico, perché diavolo significa separare, dividere.
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L’avvocato del diavolo: per chi lavora il mago dell’imbroglio
L’avvocato del diavolo ha una caratteristica su tutte, il suo aspetto: è insignificante. «Così, nessuno mi vede mai arrivare», dice Al Pacino, nel film, rimproverando l’allievo Keanu Reeves per la sua vanesia esuberanza giovanile. Che tipo di diavolo serve, per imbrogliare l’Italia? Prima di tutto dev’essere, appunto, insignificante: anonimo, grigio, sbiadito, meglio ancora se incerto nell’eloquio e quasi incespicante. Democristiano nell’indole, un po’ di sinistra nell’apparenza e un po’ para-grillino nella circostanza, se il vento gonfia le vele effimere di quel movimento, a sua volta perfetto per illudere e poi fatalmente tradire, abbandonando i fedeli (come sempre fa, ogni demonietto che si rispetti). Ma esiste, il diavolo? A parte i satanisti, a crederci – secondo Mauro Biglino – sono solo i credenti che hanno sempre letto male la Bibbia, o non l’hanno proprio letta mai: altrimenti saprebbero che il Satàn ebraico è solo un “pubblico ministero” in carne e ossa, un essere umano prescelto a turno, ogni volta diverso, per dirimere contese civilissime, alla luce del sole. Allora è il male, il diavolo? Nemmeno alla consistenza del male crede la prima religione comparsa sulla Terra, quella di Zoroastro: il male è solo distanza dalla luce, che non può mai essere inghiottita dalle tenebre (è il Sole, semmai, a mangiarsi il buio). L’ombra non ha vita propria, è solo momentanea lontananza. Però serve, il diavolo, eccome. Serve da sempre: a mettere paura. E infatti è proprio la paura, oggi, a paralizzare l’Italia.Nel film di Taylor Hackford, l’avvocato del diavolo è al servizio del potere finanziario di Manhattan: il più concreto, potente demonio che si possa immaginare. Recita un vecchio adagio: il capolavoro del diavolo consiste nel far credere che non esista. Oggi potrebbe essere ribaltato: il diavolo è bravissimo a fabbricare gente che lo vede dappertutto. Nemici su misura per lui, creduloni e apocalittici, comodi da sbaragliare. Un certo complottismo demonizza da decenni la finanza, in blocco, come se – senza le banche e le assicurazioni – il tardo medioevo avesse potuto sviluppare i progressi sbalorditivi che poi lanciarono la modernità. Squalificarsi sparando a zero sulle banche significa lasciare campo libero alla Bad Bank; vuol dire rinunciare all’idea di una finanza differente, capace di tornare funzionale all’economia. Ed è proprio con quel tipo di diavolo, che abbiamo a che fare, da almeno quarant’anni. Oggi, riassume Franco Fracassi, l’intero pianeta – comprese le peggiori banche-mostro – è in mano ai tre massimi fondi d’investimento, cioè Vanguard, State Street e BlackRock, ciascuno dei quali è socio degli altri due. Sono sempre loro a finanziare qualcuno o a non finanziarlo, a promuoverlo o affondarlo. Vita o morte, inferno o paradiso. Ma non esisterebbero neppure, senza il loro avvocato del diavolo. Puntuale, impalpabile, onnipresente. E formidabile, come il capostipite Lewis Powell, che nel 1971 – come ricorda Paolo Barnard – progettò l’inferno attuale per conto di Wall Street.Ha questa dote, il diavolo: sa vedere lontanissimo. Se osservo che il capitalismo rooseveltiano ha fatto un compromesso storico con le istanze del socialismo, incoraggiando addirittura la nascita di un vero sindacato industriale negli Stati Uniti e inculcando nel popolo l’idea che il benessere possa essere progressivamente esteso a tutti grazie alla generosa iniezione finanziaria dello Stato, io devo impedire che lo Stato sia generoso, fino a trasformarlo in uno spietato esattore. Come ci arrivo? Semplice: privatizzando la moneta. Missione: sostituire il segno più col segno meno. Spendere deve diventare vietato: il deficit, strategico per l’economia, deve trasformarsi in una colpa. Per arrivare a questo devo inquinare tutto: stampa, editoria, università. Devo piegare ogni forma di comunicazione alla mia propaganda: più mercato, meno Stato. Metodi antichi, carota e bastone: premio chi mi segue, punisco chi si ribella. La sinistra, politica e sindacale? Idem: corrompere i leader è più sicuro e meno dispendioso, che non affrontare duri scontri con il popolo. Saranno loro, i capi carismatici, a convincerlo: è infinitamente più pratico. La gente si fida degli avvocati del popolo: sono perfetti, per questa missione.Così il diavolo ha portato a termine il suo piano: negli anni Ottanta ha regalato a piene mani la cornucopia facile della Borsa, creando un clima di fiducia e di ottimismo. Dieci anni dopo s’è ripreso tutto, con gli interessi, privatizzando lo Stato e finanziarizzando l’economia. Gli ha dato una bella mano Bill Clinton, bell’esempio di avvocato del popolo, abolendo la separazione tra banche speculative e credito ordinario al servizio dell’economia. Poi è arrivata l’Unione Europea, a smantellare la residua funzione sovrana dello Stato. E la moneta unica privata ha fatto il resto, come la Grecia insegna. Un intero paese sventrato e svenduto, con i bambini denutriti e lasciati senza cure. Chi l’avrebbe mai detto, che sarebbe potuto verificarsi uno scempio simile? Nessuno, certo. E nessuno, infatti – nel grande pubblico – ha la minima idea di chi fosse l’oscuro avvocato Lewis Powell, il primo grande architetto dell’orrore post-democratico nel quale oggi siamo immersi. Nel frattempo, beninteso, il diavolo s’è dato da fare a livello internazionale: ha buttato giù grattacieli, ha armato guerre devastanti, ha arruolato bande di tagliagole. E usa sempre lo stesso vecchio trucco, la paura. Non ci sono alternative, è il suo motto: vi tocca soffrire. E certo non gli mancano gli avvocati, i facilitatori, i domatori. Tutti uguali: grigi, rassicuranti. E rigorosamente anonimi: insignificanti.Pertini, Moro, Craxi, Berlinguer: ve li vedete, nei panni di avvocati del diavolo? Mai e poi e mai: troppo risoluti e netti, chiari nel parlare, ostinati nelle loro convinzioni (giuste o sbagliate, non importa). Sono spariti un attimo prima che il diavolo spiccasse il volo: la rivoluzione digitale, la globalizzazione (ma solo delle merci e dei capitali), il boom prodigioso della Cina (ma solo economico, non democratico). Ed eccoci alle prese con la peste presunta, il morbo globalizzato che rinchiuderà in casa gli abitanti della Terra anche per sempre, un virus dopo l’altro, sotto la sorveglianza occhiuta delle App, del 5G e della psico-polizia orwelliana in versione sanitaria. Si fregherà le mani, il diavolo, constatando che crediamo proprio a tutto, ormai – persino a Greta: l’emergenza ecologica declinata nella versione innocua, per bambini. Crediamo ai virologi che si smentiscono l’un l’altro, crediamo a Salvini e alle Sardine, siamo devoti – ciecamente – al culto dei vaccini. Chiusi in casa per mesi, all’ombra dello slogan più patetico (andrà tutto bene), tra processioni di bare sui camion militari e imminenti funerali di decine di migliaia di aziende. Andrà tutto bene? Ma certo, l’ha detto l’avvocato: l’ha ripetuto ogni sera, a reti unificate, spedendo poliziotti e droni a rincorrere gli anziani per le strade, nelle valli, in fondo alle campagne.Dia-ballo, dividere: la norma capitale dell’imperio demoniaco. Niente è impossibile, se si sa come maneggiare la paura. Altra accortezza: azzerare la memoria. Guai, se l’imbonitore di turno ti ricordasse qualcosa di sgradevole e sinistro, qualcuno che hai già visto all’opera. Per questo il suo aspetto dev’essere sbiadito, e incolore la sua voce. Deve aiutare a spegnere e sopire, accomodando i bimbi davanti al televisore. Pronti ad aspettare, anche stavolta, in fiduciosa attesa: nelle fiabe che il diavolo racconta c’è sempre l’happy end. A questo serve la speranza che alimenta, a non svegliarsi mai. Come sonnifero, sa usare molto bene persino la violenza dell’esasperazione, la partigianeria politica: è sempre lui a fabbricare l’Uomo Nero contro cui ti sfogherai, senza capire che nessuno – nemmeno quelli per cui tifi – mette mai in discussione le regole, truccate, di questo assurdo declinare, di questo insano rassegnarsi al peggio, non si sa poi perché. Fino al punto – e qui si supera una soglia che ha dell’inaudito – di confiscare ogni residua libertà, osando l’impensabile. Tutti in prigione, senza diritto di parola? Eppure, là fuori, c’è un mondo leggibile in tutt’altro modo. Mai, prima d’ora, il pianeta era stato così ricco. E mai così capace, tecnologicamente, di azzerare anche l’impatto dell’inquinamento. Questione di volontà politica? Già, ma i politici? Scomparsi. Al loro posto parlano i virologi, gli economisti, gli ex giornalisti dei talkshow. Li rappresenta l’avvocato, coi suoi modi dimessi e impiegatizi, coltivando la fiducia che i dormienti non si sveglino mai più.E’ il sogno antico di chi confida in questo: che nessuno si accorga di cosa potrebbe combinare, se solo si destasse. Farebbe sparire in un istante l’idea stessa della prigionia, la tirannia di un male immaginario che diventa reale soltanto assecondandolo, cedendogli un poco alla volta, giorno per giorno, anno dopo anno. Chi ti mette paura, è evidente, è il primo a temere il tuo risveglio. E il tuo non saperlo è la sua assicurazione sulla vita. Se il palcoscenico è gremito di fantasmi, lo si deve a un impresario a cui nessuno ha chiesto mai il conto, da troppo tempo a questa parte. Per questo si diverte, con i suoi test paradossali: probabilmente non credeva che saremmo sprofondati così in basso, e senza lamentarci. In fondo siamo noi, comparse maltrattate, i veri primattori dello show: senza di noi, niente di tutto questo esisterebbe. Ne siamo in parte inconsapevoli, in parte siamo spaventati e sbigottiti. Non è in mano nostra, il telecomando. Ma non ci è stato mai rubato, in fondo. Siamo noi ad averlo ceduto, forse senza saperlo. Pigri e distratti, in molti casi. Troppo presi dagli ordinari chiaroscuri quotidiani per badare ai personaggi di lassù, che invece ci pensano incessantemente. Loro non si distraggono, non possono. E scelgono per noi, quand’è il momento, quello che noi stessi gli lasciamo scegliere: i falsi amici, i nemici apparenti. E l’avvocato più adatto alla bisogna.(Giorgio Cattaneo, “L’avvocato del diavolo”, dal blog del Movimento Roosevelr del 5 maggio 2020).L’avvocato del diavolo ha una caratteristica su tutte, il suo aspetto: è insignificante. «Così, nessuno mi vede mai arrivare», dice Al Pacino, nel film, rimproverando l’allievo Keanu Reeves per la sua vanesia esuberanza giovanile. Che tipo di diavolo serve, per imbrogliare l’Italia? Prima di tutto dev’essere, appunto, insignificante: anonimo, grigio, sbiadito, meglio ancora se incerto nell’eloquio e quasi incespicante. Democristiano nell’indole, un po’ di sinistra nell’apparenza e un po’ para-grillino nella circostanza, se il vento gonfia le vele effimere di quel movimento, a sua volta perfetto per illudere e poi fatalmente tradire, abbandonando i fedeli (come sempre fa, ogni demonietto che si rispetti). Ma esiste, il diavolo? A parte i satanisti, a crederci – secondo Mauro Biglino – sono solo i credenti che hanno sempre letto male la Bibbia, o non l’hanno proprio letta mai: altrimenti saprebbero che il Satàn ebraico è solo un “pubblico ministero” in carne e ossa, un essere umano prescelto a turno, ogni volta diverso, per dirimere contese civilissime, alla luce del sole. Allora è il male, il diavolo? Nemmeno alla consistenza del male crede la prima religione comparsa sulla Terra, quella di Zoroastro: il male è solo distanza dalla luce, che non può mai essere inghiottita dalle tenebre (è il Sole, semmai, a mangiarsi il buio). L’ombra non ha vita propria, è solo momentanea lontananza. Però serve, il diavolo, eccome. Serve da sempre: a mettere paura. E infatti è proprio la paura, oggi, a paralizzare l’Italia.
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Poliziotti: basta, siamo stufi di perseguitare cittadini italiani
Se quando abbiamo scelto di arruolarci nella polizia ci avessero detto che un giorno ci sarebbe toccato agire come cani da pastore o, peggio, da guardia di una sorta di Muro di Berlino, ci saremmo fatti grasse risate. Invece, a distanza di oltre trent’anni (e già, chi scrive non é una GiaccaBlu di primo pelo, siamo abbastanza adulti e con una certa esperienza) è proprio quello che sta accadendo e siamo increduli, attoniti. Certo, sapevamo benissimo che fare questo lavoro comporta (anche) essere invisi, sapevamo che non andavamo incontro a scrosci di applausi come rockstar; indossare la GiaccaBlu non è da tutti e non è per tutti, sono più i rospi da ingoiare che i riconoscimenti per i quali gioire, ma sapevamo che era nel conto. Quello che non è nel “contratto” stipulato col giuramento fatto alla Repubblica e alla Costituzione è agire, operare fuori (se non addirittura contro) i suoi dettami. Per mesi e mesi, durante il corso di addestramento e formazione, ci sono stati ribaditi certi principi che abbiamo assimilato (non che ce ne fosse bisogno, la coscienza democratica era ben radicata in tutti noi, esclusi quelli che in certe riunioni sindacali usavano introdurre i loro interventi con “carissimi amici, colleghi, compagni”!). Ma oggi?Oggi ci ritroviamo in una situazione in cui siamo (stati) trasformati in una quasi-milizia, costretti a persegui(ta)re i nostri concittadini non appena osano mettere il naso fuori dalla loro abitazione, a “chiedergli” di certificare la legittimità dei loro movimenti e decidere se sono plausibili o meno, da ultimo persino a valutare se e quali sono i loro congiunti! A questo siamo stati ridotti noi eredi del Corpo delle Guardie di Pubblica Sicurezza? A questo è ridotta la nostra istituzione? La nostra gloriosa GiaccaBlu come uno straccio, oltraggiata e svilita senza che nessuno osi opporsi a questo scempio? La nostra polizia, che negli ultimi 30 anni ha retto l’urto dei maniaci del federalismo tout court che la volevano smantellata e (sotto)posta ai sindaci negli anni ’90? No! Così non va bene! Non ci sta bene! Basta! Non siamo disposti a farci mettere in svendita, la GiaccaBlu non è un orpello, ha un valore intrinseco, non può essere messa in svendita o in saldo. Se così è, lo si dica chiaramente, se si ha il coraggio. Siamo stufi di doverci “scontrare” quotidianamente con persone che hanno perso il lavoro, non hanno sostentamento ma famiglia a carico, che non sanno più come mantenere.Siamo consapevoli della situazione emergenziale a causa del Covid19, ma ancor più lo siamo dell’assurdità di certi provvedimenti amministrativi e di certe (deliranti) ordinanze emesse dalle autorità locali. Ci siamo espressi contro l’utilizzo dei droni (una follia) per la caccia all’uomo, utili e strumentali solo ed esclusivamente alle manie di protagonismo di alcuni sindaci scatenati in una gara a chi è più realista del Re (altro prodotto di una politica stupida e insensata sulla gestione della sicurezza pubblica). Siamo uomini, donne, mariti, mogli, padri, madri; molti viviamo il dramma della chiusura di piccole attività che contribuivano a farci arrivare a fine mese senza eccessivi patemi d’animo. E siamo testimoni dello stesso identico dramma che moltissimi nostri concittadini stanno vivendo, delle lacrime che versano e dell’angoscia che li pervade ogni volta che procediamo a un semplice controllo. Vi sembra normale tutto ciò? Non vogliamo essere “congiunti” di uno Stato Etico in stile Ddr, non vogliamo essere complici di questo sfascio sociale. Ne prendano atto, coloro che vivono nelle loro torri d’avorio. La vostra ignavia sta mettendo in serio pericolo la coesione sociale.(”Congiunti di uno Stato etico? No, grazie!”, post apparso il 3 maggio 2020 sul forum “Poliziotti.it”, seguito dallo slogan “IoNonSanziono” e dall’hashtag #FedeleAllaCostituzione. “Poliziotti.it” è nato nel 2001 da una intuizione di Salvatore Baiocchi all’indomani dei fatti di Genova, come portale non istituzionale e asindacale per favorire il dialogo democratico tra poliziotti e cittadini).Se quando abbiamo scelto di arruolarci nella polizia ci avessero detto che un giorno ci sarebbe toccato agire come cani da pastore o, peggio, da guardia di una sorta di Muro di Berlino, ci saremmo fatti grasse risate. Invece, a distanza di oltre trent’anni (e già, chi scrive non é una GiaccaBlu di primo pelo, siamo abbastanza adulti e con una certa esperienza) è proprio quello che sta accadendo e siamo increduli, attoniti. Certo, sapevamo benissimo che fare questo lavoro comporta (anche) essere invisi, sapevamo che non andavamo incontro a scrosci di applausi come rockstar; indossare la GiaccaBlu non è da tutti e non è per tutti, sono più i rospi da ingoiare che i riconoscimenti per i quali gioire, ma sapevamo che era nel conto. Quello che non è nel “contratto” stipulato col giuramento fatto alla Repubblica e alla Costituzione è agire, operare fuori (se non addirittura contro) i suoi dettami. Per mesi e mesi, durante il corso di addestramento e formazione, ci sono stati ribaditi certi principi che abbiamo assimilato (non che ce ne fosse bisogno, la coscienza democratica era ben radicata in tutti noi, esclusi quelli che in certe riunioni sindacali usavano introdurre i loro interventi con “carissimi amici, colleghi, compagni”!). Ma oggi?
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La rockstar Andrea Scanzi e l’Italia dei compagni di merende
Cos’è più avvilente, in questa primavera italiana? L’ex giornalista Andrea Scanzi o l’ex politico Pierluigi Bersani? Il primo intasa i social network per svelare agli italiani la loro immensa fortuna: essere governati da Giuseppi, cioè l’unico premier europeo che vanta almeno due record assoluti, il maggior numero di morti da Covid e il maggior numero di persone rimaste senza assistenza economica, sull’orlo della disperazione. Il secondo, lo Smacchiatore, dopo aver promosso a pieni voti il professor Monti e il suo micidiale pareggio di bilancio in Costituzione, ora torna a dare segni di vita spiegando, in televisione, che tedeschi e olandesi fanno benissimo a massacrare gli italiani, notoriamente un popolo di lazzaroni e incalliti evasori fiscali. Se a festeggiare il fantasma di Bersani è un tripudio di pernacchie, tutt’altra accoglienza incoraggia invece l’autoproclamata “rockstar del giornalismo italiano” (testuale, dal suo profilo Facebook), il cui ego-mongolfiera ora si gonfia a dismisura, nei giorni del lockdown infinito, beandosi dello strabiliante punteggio raggiunto dai suoi gargarismi quotidiani: un milione e mezzo di “like” e oltre centomila visualizzazioni per le imperdibili dirette video. «Ma ho anche dei difetti», ci informa, umilmente magnanimo, il nuovo amicone di Giuseppi.L’espressione “compagni di merende” deriva dal contesto oscuro e luttuoso del Mostro di Firenze, atroce caso nazionale tuttora irrisolto, benché rischiarato (solo nei suoi successivi romanzi, tuttavia) dall’allora commissario Michele Giuttari, a cui tagliarono le gomme dell’auto parcheggiata in questura, dopo essere giunto a un passo dalla verità insieme al pm perugino Giuseppe Mignini, colpito – insieme a Giuttari – dall’accusa di abuso d’ufficio. Poliziotto e magistrato avevano intuito che a macellare 16 persone sulle colline di Firenze non erano stati i patetici Pacciani, Vanni e Lotti, ma ben altri compagni di merende. I tre rozzi paesani (uno dei quali, Pacciani, prima incastrato con prove false e poi ucciso con farmaci letali per un cardiopatico come lui) sapevano probabilmente qualcosa dell’organizzazione chiamata Mostro di Firenze, ma sono stati utilizzati essenzialmente come diversivo per depistare le indagini, allontanandole dalla zona off limits, quella degli intoccabili. Un copione schematico, usato anche nella tragedia nazionale di Tangentopoli: come compagni di merende furono trattati i protagonisti dell’intera classe politica della Prima Repubblica, debolissima e declinante, diffusamente corrotta, ma non pericolosa quanto quella che le sarebbe succeduta, autrice della storica svendita del paese, oggi in ginocchio.La fu-sinistra, in blocco, credette davvero alla storiella dei compagni di merende. E così sostenne compatta tutti i tagli previsti dall’austerity, a partire dal primo decreto Treu sulla flessibilità del lavoro, premessa generale per il crollo dei diritti sociali che ha aperto la precaria stagione dei laureati nei call center e della fuga dei cervelli, poi comodamente imputata al cattivone di turno, l’orrido Berlusconi. Il primo a distaccarsi da quella sinistra, da cui pure proveniva, fu il grande Giulietto Chiesa, appena scomparso. Non hanno capito quello che è successo, ripeteva: non hanno la minima idea di chi siano i poteri a cui hanno consegnato l’Italia. Era avanti anni luce, Giulietto Chiesa: aveva compreso perfettamente che la dicotomia destra-sinistra apparteneva al Novecento, e che la nuova partita fra alto e basso era un derby spietato tra oligarchia e democrazia, tra finanza e politica. Guerra o pace, abuso o diritto, pochi o molti. Le bandiere di ieri? Scolorite, tutte: da custodire, ma come gloriosi cimeli storici, in nome del senso della realtà (quello che il 25 aprile 2020 s’è fatto fatica a rintracciare, sui balconi italiani pavesati in tricolore per lo spettacolo più surreale: prigionieri della post-democrazia, sottoposti al nuovo regime di polizia sanitaria, ma felici di cantare Bella Ciao come se fossero liberi).Se qualcuno pensa di essere in Corea del Nord, ascoltando il soave Scanzi decantare il Caro Leader, si sbaglia: siamo in Italia, più che mai. Siamo nel paese che un tempo era la quinta potenza industriale del pianeta, benché frenata dalle sue piaghe endemiche come l’evasione fiscale, la corruzione dilagante, lo strapotere delle mafie. Vent’anni di disinformazione martellante hanno fatto il miracolo: nessuno dei mali storici è scomparso, ma le condizioni generali sono precipitate grazie alle minacce letali che i Travaglio e gli Scanzi non hanno mai voluto vedere, denunciare, indagare. Sono le regole truccate dell’austerity europea, quelle che oggi costringono Giuseppi a dare di sé uno spettacolo indecoroso, al punto da chiedere scusa – fuori tempo massimo – per l’assoluta inettitudine del suo governo, di fronte a una catastrofe come quella del coronavirus. Ma nemmeno l’ammenda tardiva di Conte basta a smuovere la “rockstar del giornalismo italiano”, che esorta a venerare il Re Sole, l’Avvocato del Popolo venuto da Volturara Appula (e dal Vaticano). Giuseppe Conte? E’ il nulla assoluto, sentenzia Alessandro Di Battista, a lungo coccolato dal “Fatto Quotidiano” e ora ridotto a recitare il ruolo di immacolato outsider. Ma anche il Dibba, in fondo, dice – senza ridere – che un governo di unità nazionale sarebbe ancora peggio di quello in carica, visto che farebbe strame di quel che resta del paese.Sembra l’ultima edizione della storia dei compagni di merende: Di Battista evoca i lupi mannari che, guidati magari dal un super-tecnocrate come Draghi, darebbero la stura a ogni possibile speculazione, maxi-appalti fuori controllo e grandi opere inutili. Di nuovo: non è una barzelletta, l’ha detto veramente (lui, che fa ancora parte del Movimento 5 Stelle, cioè l’illusione ottica nazionale che – dopo aver insediato Giuseppi – ha rinnegato una dopo l’altra tutte le promesse elettorali, nessuna esclusa: Tap e Tav, trivelle in Adriatico, F-35, obbligo vaccinale). Di fronte a questo, il grande Andrea Scanzi non ha trovato di meglio che esprimere la sua arte sopraffina, tra una comparsata e l’altra del salotto televisivo di Lilli Bilderberg Gruber, nel vergare l’immortale capolavoro “Il cazzaro verde”, dedicato al demagogo che straparlò in un comizio di Pieni Poteri – prima che a prenderseli, i Pieni Poteri, e senza avvisare gli italiani, fosse il favoloso Giuseppi, il premier che gli italiani ingrati non si meriterebbero. Riavvolgendo il nastro: che faceva, Salvini, un anno fa? La buttava in caciara, per non dover ammettere il cocente fallimento del governo gialloverde di fronte al suo avversario, il rigore Ue. E che faceva, la stampa? Niente di meglio: la buttava in caciara, anche lei, prendendosela comodamente con il “cazzaro verde”. Facile, no?Sta per scadere, finalmente, il tempo di Giuseppi? Marta Cartabia (Corte Costituzionale, vicinissima a Mattarella) avverte che la Carta non la si può deformare, neppure di fronte a un’emergenza sanitaria. Entro un mese potrebbe subentrare Draghi, si sbilancia in televisione Stefano Zurlo, di “Libero”, il quotidiano di Vittorio Feltri (veterano della stampa italiana, che i Bilderberg Boys del giornalismo-rockstar ormai manganellano, trattandolo come un soggetto psichiatrico). E a proposito di giornalisti: oscuri dilettanti come Giorgio Bocca e Giampaolo Pansa sostenevano che con un politico fosse lecito, al massimo, prendere un caffè. Poco prima che l’Italia si trasformasse nel più grande carcere del mondo, Marco Travaglio si appartò con il primo ministro: cenetta intima in un ristorante sull’Appennino, celebre per i piatti a base di funghi. Anche Giulietto Chiesa frequentava politici, ma nel suo caso si chiamavano Mikhail Gorbaciov. E le cene si succedettero solo quando l’uomo che mise fine alla guerra fredda era ridiventato un privato cittadino, benché illustre. A Gorby diedero anche il Nobel per la Pace. E Giuseppi, a quale Nobel potrebbe ambire? Bel problema, ma niente paura: una formidabile menzione adorante potrebbe sempre scrivergliela l’immaginifico Scanzi, la rockstar di cui l’Italia prostrata dalla galera-Covid sentiva davvero il bisogno.(Giorgio Cattaneo, “La rockstar Andrea Scanzi e l’Italia dei compagni di merende”, dal blog del Movimento Roosevelt del 2 maggio 2020).Cos’è più avvilente, in questa primavera italiana? L’ex giornalista Andrea Scanzi o l’ex politico Pierluigi Bersani? Il primo intasa i social network per svelare agli italiani la loro immensa fortuna: essere governati da Giuseppi, cioè l’unico premier europeo che vanta almeno due record assoluti, il maggior numero di morti da Covid e il maggior numero di persone rimaste senza assistenza economica, sull’orlo della disperazione. Il secondo, lo Smacchiatore, dopo aver promosso a pieni voti il professor Monti e il suo micidiale pareggio di bilancio in Costituzione, ora torna a dare segni di vita spiegando, in televisione, che tedeschi e olandesi fanno benissimo a massacrare gli italiani, notoriamente un popolo di lazzaroni e incalliti evasori fiscali. Se a festeggiare il fantasma di Bersani è un tripudio di pernacchie, tutt’altra accoglienza incoraggia invece l’autoproclamata “rockstar del giornalismo italiano” (testuale, dal suo profilo Facebook), il cui ego-mongolfiera ora si gonfia a dismisura, nei giorni del lockdown infinito, beandosi dello strabiliante punteggio raggiunto dai suoi gargarismi quotidiani: un milione e mezzo di “like” e oltre centomila visualizzazioni per le imperdibili dirette video. «Ma ho anche dei difetti», ci informa, umilmente magnanimo, il nuovo amicone di Giuseppi.
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Errori e abusi, 735 medici contro Conte: così l’Italia muore
Con serenità, ma anche con determinazione, i medici del gruppo della medicina di segnale (735 iscritti all’Ampas, la nostra associazione, di cui tanti impegnati in prima linea), preoccupati per le possibili derive autoritarie in atto, desiderano fare chiarezza circa la possibilità che siano lesi dei diritti costituzionalmente garantiti per i cittadini. 1. Lesione libertà costituzionalmente garantite. In questo periodo sono stati gravemente lesi alcuni diritti costituzionali (la libertà di movimento, il diritto allo studio, la possibilità di lavorare, la possibilità di accedere alle cure per tutti i malati non-Coronavirus) e si profila all’orizzonte una grave lesione al nostro diritto alla scelta di cura. Tutto questo in assenza di una vera discussione parlamentare, e a colpi di decreti d’urgenza. Ci siamo svegliati in un incubo senza più poter uscire di casa se non firmando autocertificazioni sulla cui costituzionalità diversi giuristi hanno espresso perplessità, inseguiti da elicotteri, droni e mezzi delle forze dell’ordine con uno spiegamento di forze mai visto neppure nei momenti eversivi più gravi della storia del nostro paese. Ora sta entrando in vigore un’app per il tracciamento degli spostamenti degli individui, in patente violazione del nostro diritto alla privacy, e che già qualcuno pensa di utilizzare per scopi extrasanitari.Ma tra le lesioni più gravi ai nostri diritti costituzionali spicca quella legata al diritto di scelta di cura, ben definito sia nella Costituzione che nel documento europeo di Oviedo. Noi medici siamo colpevoli di non aver adeguatamente contrastato, due anni fa, una legge che toglieva al pediatra di fatto ogni dignità e autonomia decisionale. Ricordiamoci che una lesione di diritti non giustificata è sempre la premessa ad altre possibili lesioni. 2. Conflitti di interesse. Gli attori “scientifici” della redazione e della promozione della citata legge Lorenzin non sembrano essere molto diversi dai “consulenti” dell’emergenza di oggi. Ci chiediamo se le informazioni provenienti dalle figure che operano come consulenti del Ministero della Salute siano diffuse con la comunicazione dei conflitti di interesse che essi possano avere con aziende del settore. Non sarebbe etico né lecito avere consiglieri che collaborano con grandi aziende farmaceutiche. Sempre in tema di conflitto di interessi: è stato il Parlamento a stabilire i componenti della Task force costituita recentemente per affrontare la cosiddetta fase2? Sono presenti possibili conflitti di interesse? Tali soggetti pare abbiano chiesto l’immunità dalle conseguenze delle loro azioni. Ma non dovrebbero essere figure istituzionali a prendere “decisioni” sul futuro del nostro paese? Una cosa è la consulenza, altro è decidere “in nome e per conto”. Con quale autorità?3. Libertà di espressione e contraddittorio. Il giornalismo dovrebbe essere confronto di idee, discussione, valutazione di punti di vista diversi. Ci chiediamo quanto sia garantita la libertà di espressione anche di professionisti che non la pensano come noi. Vediamo invece giornalisti che festeggiano la “cattura” di un povero runner sulla spiaggia da parte di un massiccio spiegamento di forze, e la sistematica cancellazione di ogni accenno a diversi sistemi di cura rispetto alla “narrazione ufficiale” del salvifico vaccino, si tratti di vitamina C o di eparina, in totale assenza di contraddittorio. In questo quadro intossicato, le reti e i giornali maggiori mandano in onda continuamente uno spot, offensivo per l’intelligenza comune, in cui si ribadisce a chiare lettere che la loro è l’unica informazione seria e affidabile: il resto solo fake. Viene così creata l’atmosfera grazie alla quale si interviene su qualunque filmato, profilo social, sito internet che non si reputi in linea con la narrazione ufficiale. Nessuna dittatura può sopravvivere se non ha il supporto di una informazione asservita.4. Vaccino: soluzione a tutti i mali? Tutti aspettano come una liberazione il nuovo vaccino (che giornalisti e virologi a senso unico continuano a vantare come l’unica possibile soluzione), dimenticando alcuni fatti. Il primo è che il vaccino viene sviluppato sulla base delle proiezioni teoriche sui virus in circolo l’anno precedente, e dunque è una “scommessa” (è esperienza comune ad ogni inverno che molte persone vaccinate si ammalino comunque). Il secondo è la continua forte variabilità di un virus a RNA come il Coronavirus, di cui pare esistano già diverse varianti. Ciononostante, in dispregio anche del rischio di interferenza virale (per cui il vaccino per un virus diverso può esacerbare la risposta ad un altro virus) la regione Lazio propone l’obbligatorietà per tutti i sanitari e tutti gli over65 di effettuare vaccinazione antinfluenzale ordinaria, violando ancora una volta (se l’obbligo fosse reale) il diritto costituzionale alla scelta di cura. E i difensori della Costituzione, muti. Facile immaginare cosa succederà non appena sarà reso disponibile, con iter accelerati e prove di sicurezza minimali, il nuovo vaccino salvavita. Da medici vogliamo ribadire l’importanza del rispetto della libertà di scelta di cura così come costituzionalmente definita.5. Bambini e movimento fisico. Una nota è necessaria per capire la gravità della situazione anche per quanto concerne movimento fisico e chiusura in casa dei nostri bambini. La stessa OMS si è pronunciata nel merito raccomandando l’uscita all’aria aperta e il movimento fisico come indispensabili presidi di salute e di sostegno immunitario. Quasi tutti gli altri paesi europei hanno consentito l’uscita in solitaria per fare sport e la passeggiata con i bambini. Noi no. Con una regola di incredibile durezza, venata di un inaccettabile paternalismo (“se li lasciamo liberi poi non sono capaci di stare distanti”) abbiamo creato disagi psicologici e fisici (obesità e sedentarietà) e costretto a salti mortali i pochi obbligati al lavoro (sanitari, agricoltori, trasportatori, negozi alimentari). Non possiamo inoltre non rimarcare la totale disattenzione di questi draconiani provvedimenti nei confronti delle famiglie con figli disabili (e in particolare autistici) per i quali il momento quotidiano di uscita all’aria aperta rappresenta un indispensabile supporto alla propria difficile condizione. I più fragili, come sempre, pagano il pedaggio più duro. Tutto ciò non bastasse è stata scatenata la guerra del sospetto e della delazione tra gli invidiosi delle libertà altrui. Come lucidamente scrive Noam Chomsky, mettere i propri sudditi uno contro l’altro è uno splendido sistema per qualunque dittatura per distrarre il popolo da quello che veramente il potere sta perpetrando a suo danno. L’intervento di squadre di polizia con quad ed elicotteri ad inseguire vecchietti isolati sui sentieri non fa che rafforzare l’idea di poter essere tutti sceriffi, a dimostrazione della perfetta riuscita di induzione della psicosi da parte del potere.6. Danni economici del lockdown: un disastro epocale. Alcuni comparti, come quello del turismo, della ristorazione o automobilistico hanno avuto riduzioni di fatturato vicine al 100%. Questo significherà, come dicono le prime stime, una decina di milioni di disoccupati. Che smetteranno di pagare i mutui in corso. Smetteranno di acquistare beni di consumo. Perderanno le loro attività o le loro aziende costruite in decenni di sacrifici. Noi medici sappiamo cosa significhi questo a livello sanitario: migliaia e migliaia di nuovi decessi. Persone che si ammaleranno, si suicideranno (le prime avvisaglie sono già visibili), ritireranno i propri risparmi in banca. Serve ripartire subito, tutti, senza tentennamenti. Per ridurre i danni, che comunque, anche si ripartisse oggi, saranno epocali. Se domani si dovesse scoprire che qualcuno ha surrettiziamente prolungato il lockdown italiano (ad oggi il più duro d’Europa) per mantenere alto il panico e trovare un ambiente più pronto all’obbligo vaccinale, ci auguriamo solo che la giustizia possa fare il suo corso con la massima durezza. La gente perde il lavoro e muore di fame, e lorsignori pontificano.7. Le cure. Anche qui l’argomento è imbarazzante. È comprensibile che un virus nuovo possa spiazzare anche i migliori medici per qualche tempo. Ma via via che le informazioni si accumulano occorrerebbe ascoltare coloro che sul campo hanno potuto meglio capire. Un gruppo Facebook di cui molti di noi fanno parte, nato spontaneamente come autoaiuto, e che conta circa 100.000 iscritti, ha elaborato delle raccomandazioni di cura efficaci poi inviate al ministero. Oggi che pare chiaro e assodato che il decesso avvenga a causa di una forte coagulazione intravascolare molte vite possono essere salvate con l’uso della semplice eparina. Ma non basta: servono anche attenzioni specifiche a seconda del timing della malattia: ai primi sintomi, ai primi aggravamenti, o in fase procoagulativa. In particolare a noi medici di segnale risulta difficile comprendere l’uso massivo di paracetamolo o di altri antipiretici una volta acclarato che la febbre è un potente antivirale per l’organismo. È in preparazione un documento interassociativo anche su questo delicato argomento che merita più ampia trattazione.Ove qualcuno, tuttavia, si permetta di ritardare l’adozione di sistemi di cura efficaci, per motivi meno che chiari (e alcuni interventi televisivi volti a screditare l’eparina sembrano andare in quella direzione) si aspetti reazioni forti da chi ha rischiato la propria vita in prima linea. La magistratura sta ora indagando sui gravi errori commessi in alcune Regioni nella gestione delle residenze per anziani, veri e propri focolai d’infezione con purtroppo un numero elevatissimo di decessi, stante la fragilità e la polimorbilità degli ospiti, quasi sempre in trattamento con statine, antipertensivi, analgesici, antidiabetici. Al di là delle responsabilità regionali, che la magistratura valuterà, preme fare dei numeri: dei 22000 decessi totali nazionali ben 7000 (il 30%!) sono di degenti in Rsa. Un dato sconvolgente, ma che deve farci riflettere sull’incremento importante dei decessi in alcune province. Gli errori fatti, in buona o cattiva fede, sono costati la vita a più di 100 medici e ad un alto numero di altri operatori sanitari che sono stati mandati allo sbaraglio senza un piano preciso e senza i necessari dispositivi di protezione. A loro va la nostra più profonda gratitudine.8. Test sierologici ritardati o non autorizzati. Uno dei modi per capire quante persone hanno già incontrato il virus (smettiamo di chiamarli “contagiati”, perché talvolta hanno avuto solo lievi sintomi influenzali e prodotto splendidi anticorpi) è quello di effettuare un test sierologico, che è di costo contenuto e che evidenzia malattia in corso (IgM+) o malattia superata e presenza di anticorpi memoria (IgG+). Chi sia IgG+ potrebbe già serenamente ricominciare a muoversi senza particolari cautele né per sé né per gli altri. Sensibilità e specificità di questi test sono altissime a differenza di quelle dei tamponi. Perché tanta ostilità da parte di governo e istituzioni sanitarie tanto da vietarne l’uso “fino ad approvazione di un test affidabile”? I casi di Ortisei (45% di positivi) e di Vò Euganeo (75%) ci dicono che probabilmente il virus si è già diffuso molto più di quanto pensiamo e che le misure in essere potrebbero non essere poi così necessarie, almeno in alcune zone d’Italia.9. Qualche numero. Vi prego risparmiateci il teatrino delle 18. Quei numeri non sono affidabili e fanno parte di una consumata regia. A fianco di Borrelli sfilano talvolta alcune figure i cui potenziali conflitti d’interesse non vengono mai dichiarati. Il numero dei “contagiati” è privo di senso, visto che dipende dal numero di tamponi effettuato. E la stragrande maggioranza della popolazione potrebbe già avere incontrato il virus senza saperlo. Stime della Oxford University parlano di 11 milioni di potenziali positivi già ora. Se questo dato fosse vero la letalità di Sars-Cov2 sarebbe veramente irrisoria: lo 0,05%, anche prendendo per veri i dati di mortalità. Ma anche su questi permane il terribile dubbio sui decessi PER e CON Coronavirus. Diverse testimonianze mettono in forte dubbio il dato, visto che ogni giorno in Italia ci lasciano circa 1900 persone (dati Istat) e non si fa fatica ad estrarne 400, tra questi, che siano anche positivi al virus. Tuttavia è dato chiaro a chi lavori in prima linea che la grave coagulazione intravascolare indotta dall’incontro tra il virus e un terreno per lui fertile (età media decessi 78 anni, media 3,3 patologie presenti) possa portare rapidamente alla morte individui fragili che tuttavia avrebbero volentieri vissuto qualche anno ancora. In Inghilterra hanno rilevato che che il 73% dei pazienti ricoverati in terapia intensiva per coronavrus è sovrappeso o obeso. Come dice il dr. Lustig: «Il virus non distingue chi infetta ma distingue benissimo chi uccide». Questi pazienti fragili comunque avrebbero preferito morire tra le braccia dei loro cari piuttosto che da soli in questo modo terribile. In altri paesi hanno usato modalità di calcolo diverse. Non potremmo chiedere dati più precisi e affidabili evitando di diffondere panico e preoccupazione?10. Altri paesi europei e non: lockdown molto diversi. Altri paesi sia in Europa che nel mondo stanno adottando lockdown parziali molto meno rigidi di quello italiano, tanto che il lockdown completo viene ormai tristemente chiamato “all’italiana”. Eppure abbiamo il problema da prima di tutti gli altri e ci stanno facendo credere che lo chiuderemo buoni ultimi. Per colpa dei runner e dei bimbi a passeggio, ovviamente. Peccato che in molti paesi europei la passeggiata di adulti e bambini, la gita al mare, l’accesso alle seconde case sia quasi ovunque consentito, a patto di mantenere il distanziamento sociale. Ma non eravamo nell’Europa unita? Perché questa crudeltà nella sola Italia? Siamo ancora il paese cavia? Richiediamo con forza di allinearci al più presto alle direttive in essere nella maggior parte dei paesi europei.11. Sostegno al sistema immunitario: i sani proteggono. Un punto chiave, che è sfuggito totalmente ai nostri governanti e ai nostri media è che i sani (quell’85% delle persone che ha incontrato il virus e nemmeno se ne é accorto, o ha subito lievi sintomi, costruendo presto gli anticorpi necessari) conducono uno stile di vita più sano che ne ha irrobustito e forgiato il sistema immunitario. Mangiare sano, fare sport quotidiano, condurre una vita meno stressante (magari abitando fuori città), assumere vitamine e integratori naturali, fare a meno di farmaci inutili, rinunciare a fumare, a drogarsi o a bere senza controllo, rappresenta un impegno che si vorrebbe vedere in qualche modo valorizzato come comportamento virtuoso quantomeno in relazione al risparmio che consente al sistema sanitario nazionale e, in questo caso, alla protezione dalla diffusione del virus e alla non occupazione di un posto letto, lasciato così libero per un altro. Invece se accendiamo la Tv vediamo solo pubblicità di farmaci e di dolciumi. E tra i pochissimi negozi aperti, in pieno lockdown, lo stato ha pensato bene di lasciare le tabaccherie. Fuma, riempiti di dolci, stai sedentario e ingozzati di farmaci: questo il messaggio che lo stato ci ha dato in questo periodo. Tanto, presto, arriverà il vaccino.12. Le richieste. Consapevoli del fatto che il futuro sarà nuovo e diverso solo se capiremo che la nostra biologia non ci consente di vivere in città superaffollate, inquinate, fumando, drogandoci e mangiando solo cibi industriali e raffinati in completa sedentarietà, vogliamo sperare che il “dopo emergenza” possa essere migliore del “prima”. Ma questo potrà avvenire solo se avverranno molte delle cose che siamo qui a richiedere, alcune immediate, altre a breve. Richiediamo dunque con forza, a nome dell’associazione Ampas e dei 735 medici che ne fanno oggi parte (nonché dei numerosi simpatizzanti non medici): L’immediato ripristino della legalità istituzionale e costituzionale, richiamando il Parlamento alle sue funzioni democratiche e al dibattito che necessariamente deve scaturirne. L’immediata cancellazione di task force e di consulenti esterni i cui conflitti di interesse potrebbero essere letti, nel momento in cui si affidino loro responsabilità non previste istituzionalmente, come un aggiramento delle regole democratiche. L’immediato ripristino del diritto al lavoro per milioni di italiani, che se non possono avere il proprio stipendio saranno presto alla fame con conseguenze prevedibili di ordine pubblico (nel rispetto delle nuove regole di distanziamento fino a che sarà necessario). L’immediato ripristino del diritto allo studio per milioni di bambini, ragazzi, studenti universitari che sono stati da un giorno all’altro privati di uno dei loro diritti fondamentali (nel rispetto delle nuove regole, fino a che sarà necessario). La protezione del diritto alla scelta di cura, già violato da precedenti leggi, per impedire l’obbligatorietà di ogni possibile nuovo trattamento sanitario. Ogni nuovo provvedimento emesso in emergenza dovrà obbligatoriamente prevedere una data di fine del provvedimento, al fine di non “tentare” alcuni a rendere le restrizioni alle libertà una regola.Il blocco di qualunque “app” o altro dispositivo informatico volto al controllo dei movimenti delle persone in palese violazione della nostra privacy. L’immediata riapertura della possibilità per adulti e bambini di uscire all’aperto a praticare sport, passeggio, vita sociale, seppur nel rispetto delle regole necessarie. Il ripristino immediato di una par condicio televisiva o mediatica, con ospitalità nelle trasmissioni di esponenti, ovviamente qualificati, di diversi punti di vista, con allontanamento immediato (o retrocessione a mansioni diverse) di conduttori che non abbiano saputo tener fede al loro dovere di giornalisti. Dichiarazione dei propri conflitti di interesse da parte di qualunque professionista sanitario che esprima un parere televisivo o partecipi a un dibattito. L’omissione deve essere punita con un allontanamento mediatico proporzionato. Lo spettatore deve sapere se chi sta parlando riceve milioni di euro da un’azienda, o meno. Il divieto di chiudere o cancellare siti o profili social in assenza di gravi violazioni di legge. Eventuali cancellazioni dovranno comunque essere tempestivamente notificate e giustificate. La rimozione di idee ed opinioni solo perché diverse dal mainstream ufficiale non è degna di un paese civile.Il divieto per le forze dell’ordine di interpretare a propria discrezione le regole di ordine pubblico fissate dai decreti. Qualunque abuso, anche minimo, dovrà essere perseguito.Il divieto di radiazione di medici per la sola espressione di idee diverse da quelle della medicina ordinaria. Da sempre il dialogo e il confronto tra idee diverse ha arricchito la scienza, che cambia e si evolve. Non sopravvalutiamo le nostre attuali misere conoscenze.L’attivazione tempestiva di nuovi protocolli di cura in tutti gli ospedali Covid19 che, oltre a garantire la salute del personale sanitario, prevedano l’utilizzo di vitamine, minerali, ozonoterapia e tutte le cure naturali e di basso costo efficaci e documentate, accompagnando via via con farmaci più a rischio di effetti collaterali solo in caso di aggravamento, e attivando solo per la fase di crisi o pre-crisi l’utilizzo dei farmaci immunosoppressori e dell’eparina. La disponibilità immediata e per tutta la popolazione di test sierologici IgM e IgG che possano consentire da subito sia di monitorare lo stato di diffusione del virus nelle diverse aree, sia dare la possibilità a chi sia IgG+ di riprendere la propria vita senza alcuna limitazione.In una ipotesi di graduale diffusione dell’immunità virale, particolare attenzione dovrà essere riservata alla popolazione fragile: anziani, obesi, ipertesi, diabetici, infartuati (le categorie più colpite). Nel rispetto del diritto di scelta di cura nessun obbligo potrà essere dato se non temporaneamente, ma solo forti raccomandazioni e informazioni dettagliate sui rischi di infezione. Un individuo fragile deve poter scegliere se rischiare di morire abbracciando il suo nipotino, o restare vivo recluso in casa senza vedere nessuno. Una forte campagna informativa sui rischi legati ad un cattivo stile di vita e su come tale stile aumenti il rischio di essere infettati. O vogliamo essere costretti a tenere le mascherine tutta la vita e a non poterci più abbracciare per consentire a qualcuno di fumare e di gonfiarsi di farmaci e di merendine zuccherate, disdegnando qualsiasi tipo di mo vimento fisico? Ciascuno resterà libero di farsi del male ma almeno lo stato non potrà dirsi complice. Il divieto, almeno in questo periodo, di pubblicizzare sulle reti televisive e sui giornali farmaci e prodotti dolciari ingrassanti, al pari di come già in atto con il fumo. Un aiuto immediato alle tante famiglie in crisi che a causa di questo lockdown totale hanno smesso di lavorare e di produrre reddito, con modalità molto semplici (ad esempio ticket a valore per acquisti di derrate alimentari). L’aiuto migliore per le aziende, invece dell’elemosina, sarà una tempestiva riapertura.(Comunicato del 21 aprile 2020 di Ampas, “Medici migliori, in un paese migliore”, sottoscritto da 735 medici italiani e rilanciato dal sito Ampas “Medicina di segnale”).Con serenità, ma anche con determinazione, i medici del gruppo della medicina di segnale (735 iscritti all’Ampas, la nostra associazione, di cui tanti impegnati in prima linea), preoccupati per le possibili derive autoritarie in atto, desiderano fare chiarezza circa la possibilità che siano lesi dei diritti costituzionalmente garantiti per i cittadini. 1. Lesione libertà costituzionalmente garantite. In questo periodo sono stati gravemente lesi alcuni diritti costituzionali (la libertà di movimento, il diritto allo studio, la possibilità di lavorare, la possibilità di accedere alle cure per tutti i malati non-Coronavirus) e si profila all’orizzonte una grave lesione al nostro diritto alla scelta di cura. Tutto questo in assenza di una vera discussione parlamentare, e a colpi di decreti d’urgenza. Ci siamo svegliati in un incubo senza più poter uscire di casa se non firmando autocertificazioni sulla cui costituzionalità diversi giuristi hanno espresso perplessità, inseguiti da elicotteri, droni e mezzi delle forze dell’ordine con uno spiegamento di forze mai visto neppure nei momenti eversivi più gravi della storia del nostro paese. Ora sta entrando in vigore un’app per il tracciamento degli spostamenti degli individui, in patente violazione del nostro diritto alla privacy, e che già qualcuno pensa di utilizzare per scopi extrasanitari.
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Curarci costa: meglio rinchiuderci e sorvegliarci con la app
La tutela della privacy è solo uno degli aspetti legati al problema dell’app governativa “immuni”. E neanche il più importante. La questione principale infatti è quella relativa all’uso della tecnologia con funzione chiaramente sostitutiva della responsabilità politica dello Stato. È questa la sintesi di un articolo di assoluto interesse apparso sul “Guardian” la scorsa settimana. Detto in altre parole (e calato dentro il nostro contesto). Siccome lo Stato liberista non ha le risorse per adottare tutte le misure necessarie a risolvere un dato problema (nel nostro caso la pandemia), allora si pensa di mitigarne gli effetti limitando la libertà personale dei cittadini. È più pratico e più veloce. E soprattutto costa infinitamente meno rispetto a un piano miliardario di investimenti pubblici. Pensateci, perché mai un governo dovrebbe investire montagne di denaro per risolvere problemi strutturali della società liberista se può imporre l’uso di strumenti informatici?Il trasporto pubblico fa schifo? Anziché comprare nuovi mezzi faccio la app che “efficienta” l’uso dei bus da parte dei cittadini. Non ho le risorse sufficienti per fare milioni di tamponi, aumentare la disponibilità di posti letto in ospedale, comprare macchinari e assumere medici e poliziotti? Chiudo i cittadini in casa e quando oramai sono sull’orlo dell’esasperazione (e della povertà) li obbligo ad uscire di casa solo con l’app. Risparmio un sacco di soldi e limito il problema. E chi se ne frega delle libertà costituzionali. Ecco perché alla radice di questo modus operandi non c’è (solamente) il pericolo per la privacy. Ma quello, oggi più concreto che mai, che le nostre “democrazie” si trasformino in Stati ad elevata sorveglianza attiva al fine di sopperire alle gigantesche falle del sistema pubblico di organizzazione e funzionamento della società. Che cioè si ricorra sempre di più ai big data per affrontare i problemi strutturali del nostro presente, compresi il modello di produzione e le disuguaglianze da esso derivanti.Che quindi si faccia strada un nuovo pensiero politico che ritiene molto più conveniente influenzare pesantemente il comportamento dei singoli anziché affrontare alla radice i problemi di un dato modello di sviluppo, nel nostro caso la società capitalista. Ancora una volta quindi la nostra Costituzione si erge a baluardo non tanto di un singolo diritto (la libertà individuale) quanto piuttosto di una complessiva idea di Stato e del suo ruolo pubblico come del principale attore e risolutore dei problemi della società. Cedere su “immuni” quindi non significa transigere solo su uno strumento temporaneo e di “pubblico interesse”. Significa accettare, ancora una volta, che lo Stato abdichi al suo ruolo principale: prendersi cura dei suoi cittadini. Con l’aggravante del creare un pericolosissimo precedente dal quale sarà molto difficile tornare indietro.(Antonio Di Siena, “‘Immuni’, perché l’attacco alla privacy non è il problema più importante che pone”, da “L’Antidiplomatico” del 21 aprile 2020).La tutela della privacy è solo uno degli aspetti legati al problema dell’app governativa “immuni”. E neanche il più importante. La questione principale infatti è quella relativa all’uso della tecnologia con funzione chiaramente sostitutiva della responsabilità politica dello Stato. È questa la sintesi di un articolo di assoluto interesse apparso sul “Guardian” la scorsa settimana. Detto in altre parole (e calato dentro il nostro contesto). Siccome lo Stato liberista non ha le risorse per adottare tutte le misure necessarie a risolvere un dato problema (nel nostro caso la pandemia), allora si pensa di mitigarne gli effetti limitando la libertà personale dei cittadini. È più pratico e più veloce. E soprattutto costa infinitamente meno rispetto a un piano miliardario di investimenti pubblici. Pensateci, perché mai un governo dovrebbe investire montagne di denaro per risolvere problemi strutturali della società liberista se può imporre l’uso di strumenti informatici?
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Appello: ribelliamoci alla dittatura del Ministero della Verità
La tenaglia della censura sta per stringersi sulla Rete e sulle voci della libera informazione. I segnali ci sono già tutti. Questa voglia di censura si sta articolando su due fronti, precisi e distinti. Il primo ramo della tenaglia è la legittimazione del cosiddetto “giornalismo dei professionisti”, l’informazione mainstream, come unica fonte valida per ricevere informazioni affidabili. Il secondo ramo della tenaglia è la delegittimazione, uguale e contraria, delle voci della libera informazione. Noi siamo liberi, le grandi televisioni no: per vivere hanno bisogno degli sponsor pubblicitari. E se a uno sponsor un certo discorso non piace, quel discorso in Tv non viene fatto. Sulle televisioni nazionali non vedrete mai, ad esempio, una seria e approfondita discussione sulla sicurezza dei vaccini, perché le case farmaceutiche sono tra i maggiori sponsor delle televisioni, e alle case farmaceutiche non fa piacere che si metta in discussione la sicurezza dei vaccini. Ecco perché da Fazio vedrete sempre e solo Burioni che pontifica a senso unico, ma non vedrete mai nessuno che gli fa un serio contraddittorio. Né vedrete mai una seria discussione sulla potenziale pericolosità del 5G: perché tra gli altri grandi sponsor delle televisioni ci sono le multinazionali della telefonia, a cui non fa piacere che venga messa in discussione la sicurezza delle loro tecnologie.Attenzione: non sto dicendo necessariamente che i vaccini non siano sicuri, o che il 5G sia sicuramente dannoso per la salute; sto solo dicendo che discussioni vere, approfondite – con un vero contraddittorio, su questi argomenti importantissimi per la nostra salute – in televisione non le vedrete mai (perché le televisioni non sono libere, sono controllate dagli sponsor che gli pagano gli stipendi e i costi di produzione). Noi invece siamo liberi, possiamo fare tutte le interviste e i dibattiti che vogliamo: e questo naturalmente dà molto fastidio, a quelli che vorrebbero il controllo totale dell’informazione. E adesso che i nostri numeri stanno aumentando di parecchio, visto che ormai tutti insieme facciamo svariati milioni di visualizzazioni ogni mese, hanno deciso di partire al contrattacco. Questa è la premessa; vediamo adesso, più da vicino, i due rami di questa manovra a tenaglia che vorrebbe soffocarci tutti. Il primo ramo, come dicevo, è quello della auto-legittimazione: “Noi del mainstream siamo gli unici di cui potete fidarvi”. Chi lo dice? “Lo diciamo noi, del mainstream”. Autoreferenzialità, appunto. Mediaset: «Oggi più che mai, l’informazione influenza la nostra vita e la nostra sicurezza. Le notizie sono una cosa seria: fidati dei professionisti dell’informazione. Scegli gli editori reponsabili, gli editori veri. Scegli la serietà».“Scegli gli editori reponsabili, gli editori veri. Scegli la serietà”. Eccoli qui, gli editori responsabili: sono loro. La Rai, Mediaset e La7, più tutti i quotidiani più importanti. Peccato che, se vai poi a guardare più da vicino, i primi a raccontare “fake news” siano spesso proprio loro. Facciamo qualche esempio. Un classico, ormai passato alla storia, risale al 2014. Il ministro della salute Lorenzin va da Bruno Vespa e mette in atto una vera e propria azione di terrorismo mediatico, descrivendo una terribile epidemia di morbillo che sarebbe avvenuta a Londra l’anno precedente: «Sono morti 270 bambini». Poi qualcuno è andato a verificare sui siti del governo inglese, e ha scoperto che l’anno prima (il 2013) c’era stato un solo morto di morbillo – un adulto di 25 anni, fra l’altro, morto per una complicanza polmonare. La redazione di “Porta a porta” è stata travolta da una valanga di email di protesta – io stesso ne ho scritta una – chiedendo una correzione immediata della “fake news”. Ma non è successo niente: la correzione, da parte di Vespa, non c’è mai stata. Eppure il “codice deontologico del giornalista” dice chiaramente: «Il giornalista corregge senza ritardo errori e inesattezze».L’anno dopo, 2015, la Lorenzin ripete la stessa bugia nella trasmissione “Piazza pulita” di Corrado Formigli. «Di morbillo si muore, in Europa: in un’epidemia di morbillo a Londra, lo scorso anno, sono morti più di 200 bambini». Nuovo controllo: morti di morbillo a Londra nel 2015, cioè l’anno prima: zero. Nuova valanga di email di protesta, comprese le mie, con ripetute richieste di correzione. E nuovamente, nessuna correzione (in questo caso, da parte di Formigli). Eppure non c’è solo il codice deontologico, c’è anche il “testo unico dei doveri del giornalista” a ricordargli che «devono essere rettificate le notizie che risultino inesatte e riparati gli eventuali errori». Invece niente, nessuna correzione: la bugia passa tranquillamente sul mainstream, viene ripetuta, rimane impressa nella mente degli spettatori. E quelli che si sono resi responsabili di propaganda non la correggono, pur sapendo benissimo che era un “fake” (lo sanno, perché li abbiamo informati noi).Altro esempio: Giovanna Botteri, corrispondente da New York, distorce platealmente una deposizione di Tex Tillerson, futuro segretario di Stato americano, per farlo apparire un amico di Putin che condona, in qualche modo, i suoi presunti crimini di guerra in Siria (presunti da Marco Rubio, ovviamente, che lo sta interrogando). «Rex Tillerson, che della Russia è notoriamente un amico, al Congresso prende le distanze da Mosca, ma non da Putin: alla domanda del repubblicamo Rubio se lo considera un criminale di guerra, risponde “no”». Io mi sono stupito di una risposta del genere, da parte di Tillerson. Allora sono andato a cercare lo scambio originale con Marco Rubio, e ho scoperto che la risposta di Tillerson è stata completamente distorta dalla Botteri. Tillerson non ha mai detto «no, per me Putin non è un criminale», e quindi (sottinteso) «condono le sue azioni in Siria». Ma ha detto che lui non userebbe mai quel termine; che si tratta di un’accusa molto grave; e che, prima di fare un’affermazione del genere, avrebbe bisogno di molte più informazioni, rispetto a quelle disponibili. Ora, è un fatto molto grave, per una giornalista della Rai, distorcere in quel modo le parole del ministro degli esteri americano. Anche in questo caso, avevo scritto alla redazione del Tg chiedendo una correzione, e anche stavolta la correzione non c’è stata.Altro esempio, Enrico Mentana: prima dichiara di sostenere apertamente la posizione del Cicap sull’11 Settembre, cioè la versione ufficiale del governo americano, e poi manda in onda 16 “fake news” consecutive (16 di numero, una dietro l’altra), raccontate da Paolo Attivissimo in una sola trasmissione. Un record assoluto: credo che non verrà mai battuto, nella storia. Io faccio un video, dove dimostro – documenti alla mano – che tutte le affermazioni di Attivissimo sono false, dalla prima all’ultima, e lo segnalo alla redazione di Mentana per chiedere una correzione: siamo ancora qui ad apettare che arrivi. Evidentemente, per giornalisti come Vespa, Formigli, Botteri o Mentana, il “codice deontologico” è solo carta straccia. Un ultimo esempio, clamoroso, avvenuto lo scorso gennaio sempre su La7. Andrea Purgatori presenta uno speciale sulla morte di Soleimani. Su Twitter annuncia, con gran fanfara, «le immagini dell’uccisione del generale Soleimani». Sentite con quale enfasi drammatica Purgatori commenta le immagini: «Sono immagini drammatiche, anche se in bianco e nero. Come vedete c’è un convoglio, sentite le parole del pilota che sta manovrando il drone. Guardate come vengono colpiti, uno ad uno, tutti i convogli. Ora ci saranno dei puntini bianchi (guardate, sulla destra): sono uomini che cercano di scappare da questo attacco». Peccato che le immagini che sta mandando in onda siano quelle di un videogioco. Non solo non sono le immagini dell’attentato a Soleimani: non sono nemmeno immagini reali.Preso in castagna, non solo Purgatori si rifiuta di correggere l’errore, ma raddoppia addirittura la posta. Stuzzicato su Twitter nientemeno che da Paolo Attivissimo, Purgatori risponde: «Certo che è un videogioco, lo sapevo, ma rappresentava tecnicamente una perfetta dimostrazione di come colpisce un drone». Peccato che lui stesso, in trasmissione, ci abbia confermato che non fosse un videogioco. Sentite: «Vi faccio subito vedere una cosa: somiglia molto a un videogioco, ma non è un videogioco». Quindi cosa fa Purgatori? Ci rifila un “fake”, e nel frattempo ci assicura che non si tratta di un “fake”. Cioè: ci mente, sapendo di mentire. Questo è un caso talmente perverso che non penso sia nemmeno contemplato, nel famoso “codice deontologico” dei giornalisti. Quindi i Bruno Vespa, i Formigli, le Botteri, i Mentana, i Purgatori… sarebbero questi i famosi “professionisti dell’informazione” di cui dovremmo fidarci a scatola chiusa? Come direbbe Antonio Razzi, “questo non creto”. Ci sono certamente, in giro, degli ottimi giornalisti, che riescono a fare bene il loro lavoro nonostante le pastoie che gli impone il sistema – e a questi vanno tutte le lodi possibili. Ma ce ne sono anche tanti, come abbiamo visto, che fanno i furbini. E mentono, sapendo di mentire, pur di portare avanti la loro agenda politica o personale. Quindi, come in tutte le cose, si giudica caso per caso. Non si danno pass generalizzati a nessuno, qui: non si fanno sconti per comitive. Troppo comodo dire “noi siamo l’informazione ufficiale, fidatevi di noi”. La nostra fiducia ve la dovete guadagnare giorno per giorno, servizio per servizio, telegiornale per telegiornale.Veniamo adesso all’altro braccio della tenaglia: l’attacco, sempre più serrato, alla libera informazione. E’ un attacco che tende chiaramente a criminalizzarla, per avere la scusa per poi tapparci in qualche modo la bocca. Questo disegno ormai è evidente è ben coordinato e arriva chiaramente dall’alto, visto che ormai è a livello governativo. L’Ansa: “Martella, sottosegretario alla presidenza del Consiglio: creata unità contro fake news”. Naturalmente si usa la scusa del coronavirus: e così, nel frattempo, ci si vuole arrogare il diritto di decidere cosa sia falso e cosa no. Poi, una volta stabilito questo principio, sarà molto facile utilizzarlo ovunque torni comodo. Addirittura, qualche sera fa, Andrea Purgatori – proprio lui – ha dedicato una puntata di “Atlantide” alle “fake news”. Il servizio si intitolava “Fake Room, la Fabbrica delle Bugie”. Cioè, praticamente: quelli che ce le propinano impunemente, sono anche quelli che dicono di voler smascherare. Fantastico, no? Un totale capovolgimento dei ruoli, nella classica logica orwelliana. Io comunque, di fronte a un titolo così importante come “La Fabbrica delle Fake News”, mi sono seduto comodo in poltrona a guardare attentamente. E cos’ho visto? Il nulla più assoluto. Purgatori ha fatto il solito minestrone di cose che non c’entrano nulla l’una con l’altra. Ha messo insieme l’invasione dei marziani di Orson Welles, la storia del finto alieno di Roswell, le missioni lunari, la morte di Paul McCartney, il rapimento di Aldo Moro, l’11 Settembre, la fialetta di Colin Powell, Hitler scappato in Sudamerica, “Elvis Presley è vivo”; mancava solo la “Terra piatta”, e il menù era completo.Fra l’altro, ringrazio: Purgatori ha anche inserito lo spezzone di un mio video, dando così un po’ di visibilità al mio canale. Bene, dopo tutto questo minestrone, mi son detto: vediamo un po’ cosa farà, il nostro eroe. Visto che la trasmissione si chiama “La Fabbrica delle Fake News”, vediamo un po’ come si fabbricano, queste fake news. E invece, niente: dopo il minestrone, Purgatori ha intervistato quello che secondo lui era un epidemiologo, Enrico Bucci, dell’università di Filadelfia. Ma in realtà, Bucci si è rivelato non essere affatto un epidemiologo. Sentite che figura: «Per prima cosa, smonto una fake news prima che diventi importante: io non sono un epidemiologo, sono un biologo chimico e mi occupo di analisi di dati complessi in bio-medicina». Povero Purgatori, ne calpesta una dietro l’altra… Non sa nemmeno con chi sta parlando. Comunque, a parte questa gaffe, il succo è che, nella trasmissione, non ha minimamente affrontato l’argomento fake news. Dopo il biochimico, Purgatori ha intervistato un archeologo (Valerio Massimo Manfredi), che ci ha spiegato che la Donazione di Costantino era un falso – come se per scoprirlo avessimo bisogno di lui, fra l’altro. E poi ha intervistato uno psichiatra (Paolo Crepet), che ci ha fatto il preciso ritratto clinico del fabbricatore di fake news. Ascoltate: «Il fabbricatore di fake news è uno che si mette lì, alle undici di sera…». Purgatori: «E ne inventa una». Crepet: «Se ne inventa una, non so… Con tutto il rispetto, magari fa un lavoro qualsiasi…».Il fabbricatore di fake news “è uno che si mette lì, alle undici di sera, e magari ne inventa una”. E dopo questa approfondita e rigorosa analisi scientifica, praticamente, la trasmissione è finita lì. Cioè: il tentativo – ormai classico – di associare le idiozie più disparate ai temi più seri; e poi, il nulla più assoluto. Questo non è giornalismo: questo è impressionismo mediatico, una pennellata e via. E’ il mordi e fuggi di chi, in realtà, non ha niente da dire. Molto più feroce, invece (e molto più subdolo) è stato il tentativo di Mentana di attaccare la cosiddetta galassia complottista, nel suo insieme. Sulla sua rivista online, “Open”, Mentana ha pubblicato un lunghissimo articolo, intitolato: “Coronavirus. Le fonti del movimento sovversivo Nuova Resistenza Italiana, che incita a violare la quarantena”. L’autore dell’articolo è David Puente, un debunker dell’ultima generazione che è diventato lo scudiero preferito di Mentana, per questo tipo di operazioni. Che cosa hanno fatto, in sostanza, con questo articolo? Non potendo attaccare noi direttamente, sono andati a prendere questo gruppo Facebook chiamato “Nuova Resistenza Italiana” (che io, fra l’altro, non conoscevo nemmeno), e hanno detto: loro incitano a uscire di casa, quindi a violare la legge; andiamo un po’ a vedere chi sono le loro fonti, da dove prendono le loro informazioni.Hanno quindi tentato di fare un percorso all’indietro, per cercare di collegare anche noi a quelli che loro definiscono “un movimento sovversivo”. Gli americani hanno un’espressione molto bella, per questo meccanismo; si chiama “guilty by association”, colpevole per associazione. Non puoi attaccare qualcuno direttamente, e allora lo accusi in qualche modo di essere collegato a persone che tu definisci come sovversive. Ora, andiamo a vedere più da vicino chi sarebbero, i colpevoli di questa malfamata associazione a delinquere. Per farci capire meglio come stanno le cose, David Puente ha fatto addirittura ricorso a una specie di mappa del crimine – un po’ come quando in televisione ti fanno vedere la mappa delle famiglie mafiose, nei documenti delle forze dell’ordine. E il primo della lista, di questi mafiosi, ovviamente è Claudio Messora. Vediamo qual è la sua colpa: «”Byoblu” di Claudio Messora ospita spesso personaggi controversi che riportano una “informazione alternativa al mainstream”». Oddio, questo è veramente un peccato mortale… Roba da metterlo subito al rogo, senza nemmeno processarlo. In realtà, la vera colpa di Messora è stata quella di aver intervistato Stefano Montanari. Vediamo il capo d’accusa di Montanari: «Stefano Montanari ha definito il coronavirus un “virus fasullo” che risulta innocuo e che il vaccino sarà una truffa colossale per “iniettarci qualunque cosa”».Quindi, Montanari non ha violato nessuna legge: ha semplicemente espresso la sua opinione (con la quale, fra l’altro, nessuno è obbligato a essere d’accordo). Io stesso ho intervistato Montanari tre giorni dopo, e con me ha ripetuto praticamente gli stessi concetti. Io non ero d’accordo con lui, l’ho detto chiaramente, ma gli ho comunque permesso di parlare – perché lo scopo del dibattito è proprio questo: confrontare opinioni diverse. Invece, il Patto per la Scienza di Burioni ha fatto addirittura un esposto contro Montanari, e nel frattempo ne ha approfittato anche per chiedere l’oscuramento di “ByoBlu” – così, en passant: mentre cerchiamo di silenziare il messaggio, proviamo anche a dare una bella legnata al messaggero. Un altro colpevole di crimini efferati, poi, è Giulietto Chiesa: «”Pandora Tv” di Giulietto Chiesa ospita personaggi controversi e teorici del complotto». Mamma mia! E’ pazzesco, quello che fa Giulietto Chiesa: “ospita personaggi controversi”, mettiamo subito al rogo anche lui.Puente, forse te lo sei dimenticato. Ma l’articolo 21 della Costituzione dice: «Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure”. Quindi, qui se c’è qualche sovversivo sei tu, Puente, nel senso che tu vorresti sovvertire la Costituzione, impedendo a queste persone di parlare. Andiamo adesso a vedere quali sono le colpe specifiche attribuite da Puente alle persone intervistate da “Pandora Tv”. «Manlio Dinucci, che scrive per il “Manifesto”, ha tirato in ballo l’esercitazione Nato nota come “Defender Europe 2020″ e i soldati americani “senza mascherina”». Signor Dinucci, ma cosa fa?! Tira in ballo i soldati americani senza mascherina?! E’ impazzito? Non lo sa che “tirare in ballo” è espressamente proibito dal codice penale? In realtà cos’ha fatto, Dinucci? Ha semplicemente citato un video ufficiale, del Pentagono, nel quale si vedono i soldati americani che atterrano in Europa per le esercitazioni Nato, e si salutano e si abbracciano tranquillamente, senza mascherina. Qual è il peccato di Dinucci? Aver commentato un video ufficiale del Pentagono. Tutto qua.Un altro criminale intervistato da “Pandora Tv” è Maurizio Martucci, «gestore di Oasisana.com e autore su “Il Fatto Quotidiano”», che «pone la teoria del rapporto tra 5G e il nuovo coronavirus». Oddio, Martucci ha addirittura “posto una teoria”… che eresia! Pensate, del 5G non sappiamo praticamente niente, perché nessuno ci dice niente, veramente; sappiamo ancora meno, del coronavirus, però David Puente ha già capito che non ci può essere nessuna correlazione fra le due cose, per cui si sente di mettere all’indice chi la suggerisce. Ma nemmeno ai tempi dell’Inquisizione, lavoravano così: almeno, gli inquisitori, una base teorica ce l’avevano. Poi ancora: «Marcello Pamio, gestore del sito Disinformazione.it, è un sostenitore della Medicina Tradizionale Cinese». Orrore… la medicina tradizionale cinese?! E’ lì da quattromila anni, a insegnarci come curarci in modo natuale e olistico, ma non lo si può sostenere – magari perché non vende i prodotti di Big Pharma? Sarà per quello che a Puente non piace, la medicina tradizionale cinese? E poi: «Secondo Pamio, la paura abbassa le difese immunitarie». No, Puente: non è “secondo Pamio”, è secondo tutti. Lo sanno anche i paracarri, che la paura abbassa le difese immunitarie: sta scritto persino sulle agenzie di stampa (AdnKronos: “Coronavirus: stress, paura e ansia riducono le difese immunitarie”). Ma questo, Pamio non lo può dire: perché Don Rodrigo Puente de Torquemada ha deciso che non si può.Ancora: «Francesco Oliviero, medico iscritto all’ordine che segue la Medicina Tradizionale Cinese e l’omeopatia, sostiene che il virus non si combatte stando a casa». Quindi «Vincenzo D’Anna, senatore e presidente dell’ordine dei biologi, sostiene che il Covid-19 sia poco più che un’influenza e che sia una grande cantonata politica». Nuovamente, Puente: sono opinioni (c’è scritto “sostiene”). Sono discutibili fin che vuoi, ma sono perfettamente legittime. Articolo 21 della Costituzione: non è così difficile da memorizzare, provaci. E poi naturalmente c’è una angolino anche per me, nella mappa del crimine: «Massimo Mazzucco, protagonista di diversi video di fantascienza complottista è autore del video che accusa gli americani dell’epidemia Covid-19». Per quanto riguarda la “fantascienza complottistica”, Puente, ti comunico che il mio film “11 Settembre, la nuova Pearl Harbor” è uscito già da sette anni, ed è ancora lì che aspetta qualcuno che lo smonti. Finora, nessuno ci ha mai nemmeno provato: i tuoi amici debunker se ne tengono saggiamente alla larga. Però, se tu vuoi confrontarti con me sull’11 Settembre, io sono a tua disposizione – così vediamo chi dei due racconta “fantascienza”. E poi, dai, Mazzucco sarebbe autore del video che accusa gli americani dell’epidemia Covid-19? Io non ho accusato nessuno: non sono così stupido da farlo.Nel mio famoso video “E’ stato il pipistrello”, ho semplicemente messo in fila i diversi elementi a sostegno di questa teoria, che fra l’altro è stata suggerita dallo stesso governo cinese. Ma io stesso ho detto, alla fine, che non posso esserne sicuro. Ascolta bene quello che dico, alla conclusione del video: «Ora, in posso sostenere che sia questa, per forza, la spiegazione di tutto quello che sta succedendo. Io ho solo messo in fila tutta una serie di elementi, che portano ad una conclusione sensata. Se ce ne sono altre, cari giornalisti, ben vengano: fatevi avanti». Quindi vedi, Puente? Dici pure le bugie, nel tuo articolo. Io non ho mai accusato nessuno. Tu distorci le frasi altrui e racconti fake news, proprio mentre sostieni di volerle combattere. In sintesi, qui abbiamo un intero articolo basato sul nulla più assoluto. Dov’è, tutto questo complottismo sovversivo? Niente, non c’è. Solo parole vuote, solo aria tiepida. Come dicevo prima, questo articolo è un po’ come un quadro impressionista, come il puninismo: visto da lontano sembra dare l’impressione di qualcosa. Ma poi, se ti avvicini, scopri che sono solo dei puntini colorati. Vedi la lontano questa mappa di presunti criminali; poi ti avvicini, e ti accorgi che siamo solo persone normali, che cercano di fare al meglio il loro lavoro, e che non hanno mai minimamente violato la legge. Con una differenza, però: i quadri impressionisti lasciano comunque nell’aria un senso di leggerezza e di allegria estetica; mentre questo articolo, caro Puente, lascia nell’aria un pessimo odore. E’ l’odore della diffamazione, l’odore del cattivo giornalismo, l’odore della censura travestita da finta indagine sociale.A questo punto, qualcuno dirà: va be’, chi se ne frega. Puente è solo un pessimo giornalista. In fondo ce ne sono tanti, in giro – uno più, uno meno, non è che faccia una gran differenza. No: non è così semplice. Perché il nostro caro David Puente, l’autore di questo articolo-spazzatura, è proprio una delle punte di diamante della tarsk force governativa contro le fake news. Avete capito, di che tipo di gente ci stiamo mettendo in mano? Questi sarebbero quelli che si arrogano il diritto di decidere cos’è falso e cosa no, e vorrebbero farlo addirittura a livello governativo. In conclusione: stiamo per uscire, tutti, dal tunnel del coronavirus, e stiamo andando incontro a un periodo estremamente difficile – cruciale, direi – per le nostre libertà. Finita questa pandemia, cercheranno di approfittare in tutti i modi della nostra debolezza, sia mentale che economica, per cercare di rendere permanenti alcune misure che ci avevano presentato come temporanee, e soprattutto per cercare di introdurne di nuove.Non stupitevi, se per caso – in autunno – vi ritrovate che, per andare allo stadio, oppure a un concerto, bisognerà prima aver fatto tutta una serie di vaccinazioni obbligatorie (altrimenti, tutti buoni e zitti, a casa a guardare le partite in televisione o ad ascoltare i concerti sul telefonino). Per è questa, la prima cosa che le società farmaceutiche cercheranno di ottenere, da tutto questo questo casino del coronavirus: cercheranno di far passare le vaccinazioni di massa, fino a farle diventare obbligatorie per tutti. Pensate che io sia paranoico? Guardate qua: “Zingaretti, vaccini obbligatori nel Lazio per 2,5 milioni e mezzo di persone” (”Il Messaggero”). «Stiamo valutando per il prossimo anno, nel Lazio, di rendere obbligatorio il vaccino contro l’influenza a tutti gli over 65, a chi lavora nella sanità e in altre categorie di lavoro più esposte e di attività essenzali». Quindi, siccome le “attività essenziali” le decidono loro, moltissima gente – se vorrà andare a lavorare – dovrà farsi il vaccino obbligatorio.E’ lì che vogliono arrivare, le case farmaceutiche. Per loro, questa del coronavirus è un’occasione d’oro, quasi irripetibile. E naturalmente utilizzeranno la televisione (che loro pagano profumatamente) per martellarci il cervello, in modo da arrivare prima o poi a vaccinarci tutti, obbligatoriamente, per qualunque cosa. Con buona pace della Costituzione, che (articolo 32) dice: «Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge», e aggiunge: «La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana». Invece, i limiti li violeranno eccome: grazie alle nostre paure e al nostro stato di confusione. Vedrete, con la scusa del coronavirus, quanti limiti cercheranno di violare. Cercheranno di introdurre, ad esempio, il tracciamento elettronico dei nostri movimenti col telefonino, esattamente come hanno fatto in Cina con i cittadini di Wuhan. Da noi non oseranno mai fare una cosa del genere, dite? L’Ansa: «Coronavirus: app in arrivo, volontaria e anonima. Il lavoro della task force istituita per studiare l’utilizzo di una app per il tracciamento dei contatti per evitare il diffondersi del coronavirus è alle fasi conclusive».Naturalmente, per ora ti dicono che è “volontaria e anonima”; però poi cosa ti succede, se un giorno scopri che – se tu non sei tracciato – magari non puoi salire sull’autobus, non puoi andare in biblioteca o non puoi entrare in un supermercato? O accetti la tracciatura, oppure te ne stai chiuso in casa a marcire, e al supermercato ci mandi tua cugina? Quindi sarà pure “volontario”, ma bisognerà vedere a quali ricatti saranno sottoposti, quelli che non vorranno accettare. Ricordate che una cosa è volontaria solo se uno può scegliere davvero liberamente, senza condizioni; altrimenti, si chiama ricatto. E il bello è che, con l’aiuto del mainstream, cercheranno di far passare questa schedatura di tipo poliziesco come una meravigliosa “opportunità”. Guardate: «La Ferrari userà app-tracciamento per dipendenti». Nella terza fase, dice l’articolo dell’Ansa, ci sarà «l’opportunità per ciascun collaboratore di servirsi di una app, con tracciamento dei contatti, per un supporto medico sanitario nel monitoraggio della sintomatologia del virus». L’opportunità… Dovremo anche ringraziarli, alla fine, questi angeli premurosi che ci vogliono seguire dappertutto. Naturalmente, «il piano è nato dalla collaborazione con un pool di virologi – tra cui il professor Roberto Burioni», il nostro benefattore universale.Ma non basta: con la scusa del coronavirus, presto troveranno anche il modo per entrarci in casa e portarsi via chi vogliono loro. Nuovamente: pensate che siano paranoie complottiste? Michael Ryan, direttore esecutivo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, lo scorso 23 marzo, durante una conferenza stampa ha detto: «Il contagio non è più nelle strade, ora è circoscritto ai gruppi familiari. Ora dobbiamo andare a guardare nelle famiglie, per trovare chi eventualmente è malato, per rimoverlo e isolarlo in un luogo sicuro e dignitoso». E questa è l’Organizzazione Mondiale della Sanità, che parla (non è la bocciofila di paese). Quindi, con la scusa del virus, vogliono poter entrare in casa vostra e portarvi via i fratelli, i genitori oppure i vostri figli, in modo “sicuro e dignitoso” (se lo riterranno opportuno). Poi tanti auguri, quando andate dal giudice per cercare di farveli restituire.Naturalmente, per arrivare a tutto questo hanno un bisogno assoluto di silenziare al più presto la libera informazione, altrimenti rischiano che ci siano troppe persone che protestano e si pongono delle domande – e questo non va bene. E non stiamo parlando solo del fronte sanitario, sia chiaro. Dopo il coronavirus, approfittando della confusione, ci sarà un tentativo globale di ridisegnare alla radice l’intera mappa del potere – naturalmente a favore delle élite e a discapito dei normali cittadini, su tutti i fronti. Ci installeranno il 5G dappertutto, senza nessun serio dibattito sulla sua pericolosità e senza nessuna garanzia scientifica sulla sua innocuità. E nuovamente, useranno le televisioni per invitare i loro esperti a raccontarci che non c’è nessun pericolo, e che il 5G è una manna perché aiuta i medici a comunicare meglio fra di loro (come se adesso i medici, per comunicare, usassero i segnali di fumo, e aspettassero con ansia l’arrivo del 5G). Ci seppelliranno sotto un debito di centinaia di miliardi, arrivati chissà da dove e con chissà quali clausole. E useranno le televisioni per raccontarci che va tutto bene e che dovremo essere felici, per tutti questi soldi che ci verranno prestati, salvo poi dover lavorare per i prossimi cinquant’anni per restituirli, ovviamente con interessi molto salati.E’ questa, la dittatura che ci aspetta nel prossimo futuro: la dittatura dell’informazione, che manda un messaggio unificato e non tollera nessun contraddittorio. In una democrazia, una voce alternativa all’informazione mainstream è assolutamente indispensabile. Le opinioni diverse sono il cuore stesso del progresso sociale. Senza quello, la democrazia muore. E si instaura la dittatura del pensiero unico. Non saremo più schiavizzati a livello fisico – come una volta, con le catene ai piedi – ma lo saremo a livello mentale, con le catene nel cervello (che è ancora peggio: perché, se controlli la mente delle persone, controlli molto più facilmente anche le loro azioni). Quindi, se noi verremo silenziati, non saremo più in grado di difendere voi, dalle restrizioni delle vostre libertà. E’ quindi fondamentale, in questo momento, far sapere che siamo in tanti e che simo tutti uniti. Dobbiamo mandare un messaggio, forte e chiaro: noi siamo uniti e compatti, e non siamo disposti a farci mettere la museruola da nessuno. Per questo, vi chiediamo di far circolare questo messaggio ovunque possibile. Non lasciate niente di intentato: non fermatevi, finché non avrete esaurito ogni possibile contatto, nella vostra agenda personale. Altrimenti, fra poco, verremo davvero tutti obbligati a inginocchiarci, senza più fiatare, di fronte al Ministero della Verità.(Massimo Mazzucco, video-appello trasmesso su “Contro Tv” e ripreso l’11 aprile 2020 su YouTube e su “Luogo Comune”. In coda, nel video l’appello è sottoscritto da Giulietto Chiesa, Marco Tosatti, Fulvio Grimaldi, Tiziana Alterio, Ivan Catalano, Fabio Frabetti, Raimondo Pische, Alessandra Devetag, Maurizio Blondet, Stefano Scoglio, Margherita Furlan, Davide Barillari, Patrizia Cecconi, Ugo Mattei, Marco Pizzuti, Corrado Malanga, Manlio Dinucci, Gustavo Alberto Palumbo, Marcello Pamio, Martino Chiorboli, Franco Fracassi, Leopoldo Salmaso, Gaia Pasi, Francesco Celani, Gabriele Sannino, Adriano Colafrancesco, Jeannie Toschi Marazzani Visconti, Enrica Perucchietti, Ugo Giannangeli, Roberto Germano, Tom Bosco, Lara Innocenzi, Roberto Quaglia, Giuseppe Turrisi. Tra i sottoscrittori del video-appello, Mauro Scardovelli afferma: «Stanno introducendo la censura, in Italia, che è vietatissima dall’articolo 21 della Costituzione. La censura infatti è tipica delle dittature: indica la fine della democrazia». Dal canto suo, Pietro Ratto propone «una task force uguale e contraria a quella istituita, per contrastare le fake news del sistema». Chiude la lista Claudio Messora, che definisce Mazzucco «uomo misurato, saggio, socratico: è il Socrate dell’informazione indipendente». Chiosa Messora: «Dato l’accerchiamento in atto, non è più il momento di essere tenui, cauti: è il momento di uscire allo scoperto e gridare forte che siamo liberi. Lo dice l’articolo 21, lo dice la Costituzione. E liberi vogliamo restare»).La tenaglia della censura sta per stringersi sulla Rete e sulle voci della libera informazione. I segnali ci sono già tutti. Questa voglia di censura si sta articolando su due fronti, precisi e distinti. Il primo ramo della tenaglia è la legittimazione del cosiddetto “giornalismo dei professionisti”, l’informazione mainstream, come unica fonte valida per ricevere informazioni affidabili. Il secondo ramo della tenaglia è la delegittimazione, uguale e contraria, delle voci della libera informazione. Noi siamo liberi, le grandi televisioni no: per vivere hanno bisogno degli sponsor pubblicitari. E se a uno sponsor un certo discorso non piace, quel discorso in Tv non viene fatto. Sulle televisioni nazionali non vedrete mai, ad esempio, una seria e approfondita discussione sulla sicurezza dei vaccini, perché le case farmaceutiche sono tra i maggiori sponsor delle televisioni, e alle case farmaceutiche non fa piacere che si metta in discussione la sicurezza dei vaccini. Ecco perché da Fazio vedrete sempre e solo Burioni che pontifica a senso unico, ma non vedrete mai nessuno che gli fa un serio contraddittorio. Né vedrete mai una seria discussione sulla potenziale pericolosità del 5G: perché tra gli altri grandi sponsor delle televisioni ci sono le multinazionali della telefonia, a cui non fa piacere che venga messa in discussione la sicurezza delle loro tecnologie.
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Grimaldi: virus e dittatura sanitaria, il vero sogno dell’élite
Non voglio dire che il Covid-19 sia il risultato di una pianificazione lucida e programmata, per quanto ci sarebbero elementi che lo farebbero pensare (perché c’è una storia di crimini programmati lucidamente, con provocazioni mondiali per raggiungere certi fini, a partire dall’11 settembre al Golfo del Tonchino). Non abbiamo la possibilità di dire al pubblico che c’è stato un criminale disegno. Però quando il coltello è capitato nelle mani di chi sa maneggiarlo, lo hanno sempre utilizzato per i propri scopi. Si dovrebbe parlare di un complotto che fa uso di un virus che sconvolga il mondo e che ridisegni l’assetto geopolitico nonché il quadro dei rapporti di classe. La storia ci dirà che questo coltello verrà utilizzato per degli scopi che si sono sempre ripromessi le élite, cioè arrivare ad un potere assoluto, totalitario. Ristabilire un nuovo paradigma sociale, che veda una riduzione dell’autonomia dell’autodeterminazione da parte delle masse, e una concentrazione di potere e di ricchezza al vertice. Al vertice vediamo nuovi protagonisti, tutti quelli che hanno il controllo della salute come l’Organizzazione Mondiale della Sanità, i medici, i ricercatori. Una categoria laica che sta scalando le posizioni del potere e del prestigio prendendo il posto della Chiesa, che si è sempre data per fine il controllo su vita, salute e morte delle persone.