Archivio del Tag ‘polizia’
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Fuochi e bengala, assediato il “fortino” Tav di Chiomonte
Notte di tensione a Chiomonte, con almeno 600 manifestanti che per quattro ore hanno impegnato la polizia simulando un “assedio” all’area prescelta per il cantiere di avvio della Tav Torino-Lione, trentamila metri quadrati recintati e protetti da agenti e carabinieri, con il supporto di finanzieri, forestali e 150 alpini della Taurinense. I dimostranti hanno attaccato il “fortino” della Maddalena con lancio di bengala e puntatori laser, frastornando i “difensori” con cori, tamburi e bastoni sbattuti ritmicamente sulle recinzioni, intaccate in più punti. «Non daremo tregua alla militarizzazione della valle di Susa, imposta per un’opera devastante e inutile», dicono i No-Tav, cui la polizia ha risposto con idranti e lacrimogeni.
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Oslo, strana strage 48 ore dopo il test antiterrorismo
Perfino a Oslo, ancora una volta, un evento terroristico di grande portata si è dispiegato a ridosso di un’esercitazione di sicurezza che aveva ad oggetto proprio un grande attentato: la polizia di Oslo appena 48 ore prima delle stragi stava conducendo un massiccio wargame ubicato nei pressi della Operahuset, il Teatro dell’Opera della capitale norvegese. Le stragi di Oslo si mostrano subito con uno scenario pieno di piste contrastanti. A caldo, così come è accaduto per lo stragismo italiano e per le stragi del decennio post 11 settembre, si creano e si cancellano rivendicazioni e ipotesi che si rincorrono: dal presunto comunicato islamista fino all’ipotesi investigativa sulla pista interna. Rimane questo fatto – l’esercitazione – che in sé non basta ancora dimostrare nulla, ma che sarebbe sbagliato ignorare, dati i precedenti.
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No-Tav, assedio infinito per “circondare” la polizia
Non si piega la resistenza civile della valle di Susa contro l’aggressione del governo, che ha inviato agenti antisommossa ad occupare con la forza l’area destinata ad ospitare il primo cantiere della Torino-Lione. Dopo la manifestazione oceanica del 3 luglio e la grande fiaccolata con ventimila dimostranti nel cuore di Torino, torna a scaldarsi il “fronte” valsusino di Chiomonte, dove i No-Tav col loro campeggio a ridosso del “fortino” eretto da polizia e militari (150 alpini della Taurinense) hanno avviato un “assedio” pacifico per denunciare la violenza dell’«invasione» del territorio. Per tutta la notte musica e cori partigiani, con bastoni sbattuti a ritmo contro i reticolati nonostante il massiccio impiego di idranti: «Non ci fermeremo, non daremo tregua alle truppe di occupazione».
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Armi chimiche contro i No-Tav: gas Cs cancerogeni
Armi chimiche: proibite in guerra, ma ideali per sgominare i No-Tav in valle di Susa. In base alle convenzioni internazionali ratificate anche dall’Italia, i soldati impiegati in Afghanistan non possono utilizzare gli aggressivi chimici presenti invece nei lacrimogeni utilizzati in valle di Susa dalle forze di polizia per lo sgombero dei manifestanti che si oppongono alla Torino-Lione. Lo spiega il professor Massimo Zucchetti, fisico nucleare del Politecnico di Torino, nella lezione universitaria tenuta fuori sede, proprio a due passi dal “fortino” delle forze dell’ordine impiantato a Chiomonte. Sotto accusa i candelotti a base di gas “Cs”, altamente tossico, dal 1991 in dotazione agli agenti antisommossa. Storico debutto dell’arma “proibita”: il tragico G8 di Genova, dieci anni fa.
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Ministro Maroni, venga in val Susa e capirà i No-Tav
Onorevole Ministro, le scrivo a titolo strettamente personale, ma sono convinto che quanto segue potrà essere condiviso da chi, come me, vive da anni in valle di Susa, osservandone impotente il declino, cominciato tanti anni fa e destinato a proseguire chissà per quanto ancora, viste le “attenzioni” che alcuni personaggi molto influenti continuano ad avere sul suo destino di “corridoio strategico”. Perché ormai questa vallata è diventata un corridoio, buona per farci passare di tutto di più, senza alcuna attenzione, né rispetto, per chi ci vive e ci lavora, per il suo territorio, la sua storia. Mi creda, signor Ministro, vivere in un corridoio non è piacevole!
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Macché cantiere Tav, a Chiomonte c’è solo una caserma
Il primo cantiere della Torino-Lione in realtà non esiste. Già, perché a Maddalena di Chiomonte, dove tutti davano come già avviati i lavori per la realizzazione della galleria geognostica, primo passo per la realizzazione della linea ad alta velocità, nessuna ruspa e nessuna gru è ancora stata utilizzata a questo scopo. Infatti, dopo lo sgombero forzato e gli scontri di fine giugno e inizio luglio, la ditta incarica dei lavori, l’Italcoge, il cui amministratore è Antonio Lazzaro, non ha ancora dato il via ai lavori. Gli operai dell’impresa, che ha sede legale in via Sant’Anselmo 29 a Torino e quella amministrativa a Susa, in corso Inghilterra 12/b, al contrario si stanno occupando di costruire un vero e proprio fortino e non la galleria (che dovrebbe costare sui 143 milioni di euro).
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«Battaglia in val Susa: cerchiamo prove contro gli agenti»
Percosse, minacce, violenze e lacrimogeni tossici sparati nel mucchio, ad altezza d’uomo. «Stiamo raccogliendo prove su eventuali abusi della polizia a Chiomonte, commessi fra lo sgombero del presidio il 27 giugno e la manifestazione del 3 luglio», avvertono i No-Tav. «Cerchiamo foto, video, referti: tutto il materiale sarà consegnato al team di avvocati del movimento, al fine di verificare se sussistano le condizioni per azioni legali in merito all’operato delle forze dell’ordine». Mentre ha fatto il giro del web il video del pestaggio su uno dei ragazzi catturati, il 5 luglio sono stati fermati quattro “mediattivisti” di Alessandria: «Intanto vi ammazziamo di botte come abbiamo fatto col vostro amico di merda».
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Vattimo: il potere che impone illegalmente la Torino-Lione
Continua la mistificazione mediatico-politica del movimento No Tav. Chi è stato domenica a Chiomonte ha potuto udire fin dalle ore centrali del mattino, quando non c’era ombra di aggressione al fortino della polizia, gli scoppi dei lacrimogeni che venivano lanciati a livello della strada contro gruppi di pacifiche famiglie con bambini che sostavano – certo “manifestavano” – pacificamente sul ponte accanto alla centrale elettrica della Maddalena. Io stesso, qualificandomi con la polizia come deputato europeo, ho cercato di avvicinarmi alle forze dell’ordine per tentare di avviare una mediazione. Ho dovuto fuggire con tutti gli altri respinto dai lacrimogeni.
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Tav, Travaglio: questi politici sono peggio dei violenti
Secondo voi quale autorevolezza può avere questa parodia di Bava Beccaris che è il ministrucolo Maroni nel denunciare le violenze contro la polizia quando lui è stato condannato in via definitiva, è un pregiudicato per violenze ai danni della polizia? La Lega Nord aveva organizzato una formazione paramilitare vietata dal codice penale e dalla Costituzione italiana allo scopo di costituirsi un esercito privato, le Camice Verdi, la Guardia Nazionale Padana e c’erano intercettazioni in cui si parlava, da Bossi in giù, di movimenti di armi per dotare questi cialtroni delle Camice Verdi per cercare elementi su questa formazione paramilitare, su questa banda, questa sì eversiva, questa sì organizzata, questa sì simile alle Br anche se ne era una parodia in menopausa.
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«Massacrato dalla polizia: temevo mi uccidessero»
Quando ci siamo avvicinati alla recinzione i No-Tav hanno aperto la rete del presidio, è partito un fitto lancio di lacrimogeni e c’è stata una risposta da parte dei manifestanti con lancio di oggetti e di pietre. Io ero lì nelle vicinanze, ero dietro, e a un certo punto è partita una carica da parte della polizia cha ha travolto tutti i manifestanti, io sono inciampato e sono caduto a terra, inerme, e sono stato preso a manganellate da circa dieci tra poliziotti e carabinieri. Urlavo “Basta, basta!”, fin quando ne ho avuto la forza, poi ho perso la forza anche di urlare “basta”, ma non finivano più. Ho provato a coprirmi il capo dopo aver ricevuto già 7-8 manganellate e hanno continuato fino a spezzarmi il braccio sinistro. Calci in faccia, calci nei testicoli. Poi mi hanno trascinato verso la loro base, un casotto che ospitava i mezzi e un deposito dei lacrimogeni.
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Tav, mafia e menzogne: ma i “barbari” valsusini vinceranno
Il centro è cieco, la verità si vede dai margini. Quest’affermazione di metodo, propria degli studi post-coloniali e anche della più recente “antropologia di prossimità”, mi è tornata in mente la mattina del 27 giugno alla Maddalena, frazione di Chiomonte, quando visto da lassù – da quel fazzoletto di terra sulla colletta che divide il paese dall’autostrada del Frejus – il mainstream che ha segnato ossessivamente la vicenda della Tav è apparso di colpo per quello che è: vuota somma di affermazioni prive di senso reale. E si è affermata una realtà totalmente altra rispetto a quella che viene raccontata nei “luoghi che contano”, nei palazzi del potere, nelle redazioni dei giornali, dagli opinion leaders metropolitani.
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Veglia No-Tav, fiaccole e preghiere aspettando la polizia
Ci saranno anche Giulietto Chiesa, Paolo Ferrero e Marco Revelli a popolare la “notte più lunga” di Chiomonte, dove i valsusini si apprestano a fare resistenza passiva di fronte al temuto sgombero dell’area occupata per impedire l’avvio dei cantieri della Torino-Lione. Le voci corrono: dopo l’ultimatum di Bruxelles per aprire ad ogni costo il cantiere entro il 30 giugno, il blitz degli agenti antisommossa è ormai atteso lunedì 27 giugno, alle prime luci dell’alba o addirittura prima, col buio. I valsusini si preparano: l’appello alla mobilitazione popolare è già scattato, domenica 26 gli abitanti sfileranno in una lunga fiaccolata da Chiomonte al “presidio” della Maddalena, dove poi i cattolici daranno vita a un’intera notte di veglia collettiva di preghiera, accanto a operai e sindacalisti Fiom schierati coi No-Tav.