Archivio del Tag ‘pil’
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Il Vaticano: un governo mondiale, per salvarci dal liberismo
Dieci anni dopo l’invocazione planetaria di Mikhail Gorbaciov, l’uomo che mise fine alla Guerra Fredda e si battè per una «nuova governance mondiale» per dare una politica al mondo evitando il cannibalismo capitalistico che produce fame e guerre, è ora il Vaticano a intervenire, individuando la radice del male – il sistema finanziario – e arrivando alla stessa conclusione: per evitare la catastrofe umanitaria serve un governo condiviso del mondo, che a partire dell’economia sia capace di darsi regole a misura d’uomo. Citando Giovanni XXIII e anche l’enciclica “Caritas in veritate” di Benedetto XVI, il Vaticano ora chiede una «riforma del sistema finanziario e monetario internazionale» e «una autorità pubblica universale» che governi la finanza. Invoca «multilateralismo» non solo in diplomazia ma per «sviluppo sostenibile e pace», denunciando il rischio di una generazione di «tecnocrati» che ignori il bene comune.
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Default sicuro: fallito il piano di salvataggio della Grecia
La Grecia è fallita. A dirlo non è l’ennesimo studio di banche d’investimento o centri di ricerca, ma direttamente i funzionari della troika che hanno appena terminato la loro revisione sulla finanza pubblica ellenica. “Linkiesta” è entrata in possesso dell’intero rapporto della troika, composta dai funzionari di Fondo monetario internazionale (Fmi), Banca centrale europea (Bce) e Commissione europea. “Strictly confidential” è scritto su ogni pagina. E ce ne sono tutte le ragioni. Il quadro che emerge dalla Dsa (Debt sustainability analysis) sulla Grecia non è roseo. Le dieci pagine che siamo in grado di mostrarvi parlano chiaro.
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Crescita e debito-truffa, Viale: liberiamoci dalla schiavitù
È sempre più chiaro che non solo la Grecia e l’Italia, ma anche l’Europa, gli Stati Uniti e il mondo intero, stanno marciando verso una recrudescenza irreversibile della crisi in corso. La questione del debito – dei debiti: quelli delle “famiglie”, delle imprese, delle banche, dei “fondi”, degli Stati – ha offuscato quasi completamente la questione ambientale, a partire dai cambiamenti climatici e, a seguire, dell’acqua, della biodiversità, della deforestazione, dell’esaurimento delle risorse rinnovabili e non rinnovabili. Il pianeta Terra viene messo al tappeto da una “crescita” di prelievi e di emissioni che non è in grado di sostenere.
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Noi valsusini non accetteremo mai il tabù dell’inutile Tav
Affronto per l’ennesima volta l’argomento più tabù degli ultimi vent’anni: la Tav. Anzi, mi correggo, non è la Tav ad essere tabù, ma è la predisposizione nazionale all’occultamento di tutte le motivazioni contrarie e soprattutto dei circonstanziati dati e delle precise argomentazioni che ne sconsigliano la costruzione a renderlo tale. L’argomento Tav deve rimanere circoscritto alla violenza di qualche testa calda amplificato, inoltre, dal ritrovamento di improbabili “catapulte” e ordigni atti al danneggiamento di persone o cose, anche se negli ultimi giorni il rastrellamento dei gendarmi nei boschi di Chiomonte si limita a qualche sacchetto di castagne fraudolentemente sottratte ai proprietari.
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Wells: attenti, sarà il Pd a finire il lavoro di Berlusconi
C’è una crescente opposizione popolare in Italia alle politiche di austerità in corso di attuazione da parte del primo ministro Silvio Berlusconi. La recente manovra da 54 miliardi di euro è parte di un programma pluriennale di tagli alla spesa sociale e aumento di tasse regressive. L’attacco contro la classe lavoratrice è stato implementato sia dall’attuale governo di centrodestra di Berlusconi, così come dal precedente governo di centrosinistra guidato da Romano Prodi. Nemmeno approvato il provvedimento, che l’élite finanziaria ed industriale ha subito iniziato a fare progetti per il prossimo attacco. Il “Wall Street Journal” ha subito sottolineato che la misura era insufficiente. «Gli economisti temono che la proporzione del debito pubblico resterà elevata», ha scritto.
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Ribelliamoci, o ci faranno fare la stessa fine della Grecia
L’Italia è già avviata verso lo stesso fallimento della Grecia e le misure “lacrime e sangue” prescritte dalla Bce non potranno certo salvarla, né peraltro hanno questo obiettivo: come per la Grecia, Draghi e Trichet mirano solo a tutelare i creditori bancari, preparandosi alla confisca dei beni comuni che gli italiani – col referendum di giugno – hanno dichiarato di voler invece difendere, perché sono l’ultimo baluardo della loro sovranità pubblica. Lo afferma senza mezzi termini il sociologo Guido Viale: non è vero che l’Italia è senza governo, un governo c’è eccome – solo che è straniero. E a salvare il paese non sarà certo il prossimo esecutivo, «quello che si sta allenando a bordo campo con la benedizione di Confindustria», la stessa «che ha coccolato per 17 anni Berlusconi dimostrando – tra l’altro – di essere un allenatore da strapazzo».
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Bruxelles sbaglia tutto: così non ci salveremo mai
Serve un’alternativa radicale, o l’Europa intera fallirà: finora l’Unione Europea, la Bce e il Fondo Monetario Internazionale hanno sbagliato tutto, e il nuovo piano di salvataggio per la Grecia e gli altri paesi in difficoltà, tra cui l’Italia – il colossale Fondo Europeo di Stabilità da 2.000 miliardi di euro – andrà incontro alla stessa sorte. «La situazione è sconfortante», afferma l’economista inglese James Meadway: «L’Ue, il Fmi e la Bce sembrano incapaci di offrire nient’altro che le stesse ricette dimostratamente fallimentari». Eppure un’effettiva risposta alla crisi è necessaria: per la Grecia questa risposta sarà il default, ma «la società greca non deve fungere da capro espiatorio per il fallimento del sistema finanziario europeo».
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Economia verde, anziché crescita senza benessere
Nella seconda metà del secolo scorso quasi tutti i paesi del Sud del mondo si sono indebitati per promuovere una crescita (allora si chiamava “sviluppo”) che non è mai venuta. Poi, non potendo ripagare il servizio del debito, sono stati tutti presi sotto tutela dal Fmi, che ha loro imposto privatizzazioni e riduzioni di spesa analoghe a quelle imposte oggi dalla Bce e dal Fmi ai paesi cosiddetti Piigs: con la conseguenza di avvitare sempre più la spirale del debito. La letterina (segreta) che la Bce ha spedito al governo italiano per dirgli che cosa deve fare quei paesi la conoscono bene: ne hanno ricevute a bizzeffe, e sono andati sempre peggio. Viceversa, le economie cosiddette emergenti sono quelle che avevano scelto di non indebitarsi, o che ne sono uscite con un default: cioè decidendo di non pagare – in parte – il loro debito.
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Macché crescita, le grandi opere gonfiano solo il debito
Un’incidenza determinante sull’aumento dei debiti pubblici hanno avuto i costi delle cosiddette grandi opere, deliberate con sempre maggiore frequenza dalle amministrazioni statali centrali e periferiche non per rispondere a reali necessità, ma con la motivazione esplicita di rilanciare l’economia e creare occupazione. Le grandi opere modificano in modo irreversibile superfici di territorio sempre più vaste, ricoprendole di spesse incrostazioni di materiali inorganici. Possono essere realizzate soltanto da grandi aziende e suggellano la loro alleanza strategica col potere politico che le delibera. Un’alleanza che accomuna tutte le varianti della destra e della sinistra e ha attenuato, fino a renderle irrilevanti, le differenze culturali e di prospettiva politica che le hanno divise nell’ottocento e nel novecento.
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Pallante: debito creato solo per drogare la crescita suicida
Meno e meglio: è l’unica soluzione, per uscire dalla spirale del debito. Che non è un incidente di percorso, tutt’altro: il debito è stato incoraggiato a tavolino per indurre i consumatori a comprare merci che non si sarebbero potuti permettere. Obiettivo: smaltire la marea di nuove merci prodotte a ritmo vorticoso da tecnologie industriali sempre più avanzate e diffuse in tutto il mondo grazie alla globalizzazione. Il debito serviva a questo: ad assorbire l’enorme valanga planetaria di merci, evitando una “crisi di sovrapproduzione”. Il peccato originale ha un nome sulla bocca di tutti: crescita. Non è la soluzione, è il problema: la crescita è cieca, perché si basa solo sulla quantità, trascurando di selezionare beni e servizi realmente utili. La crescita vive di sprechi e genera Pil inutile, gonfiato dalla droga pericolosa del debito.
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Guerra civile europea: dalla cura Bce aspettiamoci il peggio
«L’operaio tedesco non vuol pagare il conto del pescatore greco», dicono i pasdaran dell’integralismo economicista. Mettendo lavoratori contro lavoratori, la classe dirigente finanziaria ha portato l’Europa sull’orlo della guerra civile. Le dimissioni di Stark segnano un punto di svolta: un alto funzionario dello Stato tedesco alimenta l’idea (falsa) che i laboriosi nordici stiano sostenendo i pigri mediterranei, mentre la verità è che le banche hanno favorito l’indebitamento per sostenere le esportazioni tedesche. Per spostare risorse e reddito dalla società verso le casse del grande capitale, gli ideologi neoliberisti hanno ripetuto un milione di volte una serie di panzane, che grazie al bombardamento mediatico e alla subalternità culturale della sinistra sono diventati luoghi comuni, ovvietà indiscutibili, anche se sono pure e semplici contraffazioni.
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Barnard: prima dell’Euro, il debito era la nostra ricchezza
La cosa migliore che uno Stato a moneta sovrana può fare per i propri cittadini è di spendere a deficit, cioè creare debito pubblico. Abbiamo già visto, e qui ne riparliamo, come la spesa a deficit produca ricchezza fra i cittadini, e come non sia affatto vero che il debito dello Stato a moneta sovrana sia anche il debito dei cittadini: questa è una menzogna. Nel capitolo “Il più grande crimine” dimostrerò che la sopraccitata menzogna fu creata ad arte dalle élites finanziarie per distruggere gli Stati, con essi noi persone e le democrazie partecipative. Ma ora parliamo di questo debito. Innanzi tutto cosa significa. Uno Stato può avere diversi debiti, a seconda del settore economico che si prende in analisi. Ma i principali sono il Debito Pubblico, il Deficit di bilancio e il Debito Estero.