Archivio del Tag ‘Pierferdinando Casini’
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Le Pen vince o perde? Da noi è uguale, va male a Pd e M5S
Cattive notizie, per i maggiori partiti italiani – 5 Stelle e Pd – sia in caso di vittoria di Marine Le Pen, sia in caso di sconfitta della “signora” del Front National. E’ il politologo Aldo Giannuli a provare a valutare i riflessi, sul nostro paese, dell’evento europeo più atteso (e temuto), le presidenziali francesi, tra poco più di due mesi. «La prima conseguenza sarà di carattere generale e riguarderà l’Europa: se a vincere sarà la Le Pen, non c’è dubbio che salterà tutto in aria, euro, Ue e compagnia cantante». Se invece dovesse affermarsi Fillon, o più probabilmente Macron, «questo non risolverà la crisi della Ue, ma, al massimo, gli darà un po’ di fiato per qualche tempo, soprattutto se la Le Pen dovesse superare il 45%». Quanto all’Italia, in caso di vittoria della Le Pen, «ovviamente il maggior beneficiario sarebbe Salvini, che potrebbe aspirare alla leadership della destra e ad un risultato con almeno il 2 davanti per il suo partito, soprattutto se Toti e i suoi amici dovessero staccarsi da Fi». Tramonterebbe la stella del Cavaliere, che dovrebbe «rassegnarsi alla marginalità o ad accettare la leadership di Salvini», e si aprirebbe uno «scenario da incubo per il Pd», che dovrebbe «fronteggiare una marea anti-euro».Il Pd, continua Giannuli nella sua analisi, in caso di boom No-Euro «non avrebbe neppure un possibile alleato di governo (Fi)», e sarebbe «costretto a schiacciarsi contro la sua sinistra e cercare qualche intesa con il M5S». Se il segretario fosse ancora Renzi, «il suo declino acclererebbe e la crisi del Pd si approfondirebbe, con rischio di nuove scissioni». Ma lo scenario sarebbe «non bello» anche per il Movimento 5 Stelle, «che scoprirebbe che la Lega non è un possibile alleato, ma un temibile concorrente che inizierebbe a insidiare il suo elettorato». Per il Mdp – gli scissionisti bersaniani – potrebbero aprirsi spazi nel caso di crisi del Pd, «ma potrebbero ridursi se questo portasse ad una nuova segreteria più di “sinistra”» del Partito Democratico, «che potrebbe portare al rientro di almeno una parte del partito appena nato». Di riflesso, in questo caso, “Sinistra Italiana” «potrebbe giovarsi del rapido declino di Mdp». Morale: se Marine Le Pen conquista l’Eliseo, in Italia «fine della legislatura già dal giorno dei risultati, e nuove elezioni entro sei mesi».E lo scenario che vede la Le Pen sconfitta? «Ovviamente, il maggiore danneggiato sarebbe Salvini, che forse pagherebbe il prezzo di una scissione di Bossi e vedrebbe archiviato il suo sogno di diventare il leader di tutta la destra». Per contro, «questo segnerebbe il rilancio del Cavaliere, che potrebbe tornare ad essere il punto di attrazione della destra», e non solo per i leghisti e “Fratelli d’Italia”, «ma anche per la residua area di centro (Alfano, Casini, Verdini e frattaglie varie, da Tosi a Marchini a Fitto e ai resti dell’ex area Giannino)», e questo, secondo Giannuli, potrebbe riportare Forza Italia oltre il 20% e l’area di centrodestra «verso un pericoloso 34-35%». Per il Pd «sarebbe una (amarissima) mezza vittoria, perché gli darebbe l’alleato con cui fare un governo di “unione nazionale” o giù di lì, ma potrebbe farlo diventare terzo schiacciato fra la nuova destra ed il M5S: brutto affare, che riproporrebbe la crisi interna». I 5 Stelle potrebbero «uscirne bene, evitando la concorrenza della Lega», che però, in uno scenario del genere, «difficilmente potrebbe appoggiare dall’esterno un governo Di Maio, ammesso che i voti possano bastare». Ma, se (come sembra probabile) il partito di Grillo non dovesse raggiungere il 40%, «si troverebbe a fare i conti con la delusione della sua base». Risultato: «Probabile governo Fi-Pd e durata un po’ più lunga della legislatura, diciamo 2 anni».Cattive notizie, per i maggiori partiti italiani – 5 Stelle e Pd – sia in caso di vittoria di Marine Le Pen, sia in caso di sconfitta della “signora” del Front National. E’ il politologo Aldo Giannuli a provare a valutare i riflessi, sul nostro paese, dell’evento europeo più atteso (e temuto), le presidenziali francesi, tra poco più di due mesi. «La prima conseguenza sarà di carattere generale e riguarderà l’Europa: se a vincere sarà la Le Pen, non c’è dubbio che salterà tutto in aria, euro, Ue e compagnia cantante». Se invece dovesse affermarsi Fillon, o più probabilmente Macron, «questo non risolverà la crisi della Ue, ma, al massimo, gli darà un po’ di fiato per qualche tempo, soprattutto se la Le Pen dovesse superare il 45%». Quanto all’Italia, in caso di vittoria della Le Pen, «ovviamente il maggior beneficiario sarebbe Salvini, che potrebbe aspirare alla leadership della destra e ad un risultato con almeno il 2 davanti per il suo partito, soprattutto se Toti e i suoi amici dovessero staccarsi da Fi». Tramonterebbe la stella del Cavaliere, che dovrebbe «rassegnarsi alla marginalità o ad accettare la leadership di Salvini», e si aprirebbe uno «scenario da incubo per il Pd», che dovrebbe «fronteggiare una marea anti-euro».
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L’imam filo-Pd e la fiction del terrore, da Osama all’Isis
“La verità è così preziosa che bisogna proteggerla sempre con una cortina di bugie”. (Winston Churchill). Il livello di propaganda che emana dai media in questa grande campagna d’autunno all’insegna della strategia della tensione globale ha ormai superato ogni limite di tolleranza, per non dire di decenza. Credo che oramai questa cosa del “più la bugia è grossa e più la gente la crederà” stia loro sfuggendo di mano. La saggezza popolare, quella che, nella scritta sul muro qui sopra, sfida il nemico fantasmatico a palesarsi nel reale per un virile e decisivo fare a cazzotti, è sempre pronta a vedere la nudità dell’imperatore e ogni volta che appare un nuovo nemico già ex-amico, una nuova compagine terroristica dal nome improbabile, un nuovo babau – anche se non è ancora stato trovato un caratterista all’altezza dell’Osama Bin Laden fatto morire nell’epico finale della serie “Al Qaeda” – è sempre meno disposta a crederci. La grossezza della bugia deve diventare quindi enormità, essa si gonfia fino a che un giorno, inevitabilmente, non potrà che esplodere in faccia a coloro che l’hanno creata ed hanno continuato a gonfiarla a dismisura credendo di poterlo fare all’infinito.Si comincia a credere sempre meno alla narrazione di ogni ennesimo attentato anche se non si appartiene alla categoria dei complottisti, perché nel mondo dell’informazione mainstream 2.8, stanno esagerando, secondo me, con quella che ormai non è nemmeno più affabulazione ma pura mitopoiesi. E’ una cascata di menzogne con l’aggravante della presunzione dell’idiozia totale dell’ascoltatore. Le palle, di tutti i colori, rotolano in salotto dal televisore trasformandocelo in un’area bimbi dell’Ikea. La creazione del nemico è fatta di caratteristi ed improbabili macchiette che lo risulterebbero anche in un film di 007, dei quali ormai si lanciano al pubblico solo i pochi brandelli rimasti dopo che si sono fatti immancabilmente esplodere, tra cui sempre gli incredibili passaporti intonsi. A volte sono solo nomi senza volto, Carneadi assurti agli onori della cronaca per ancor meno del quarto d’ora sindacale. Immagini fuggenti che però rimangono bene impresse nella mente, come solo i fantasmi riescono a fare.Vogliamo parlare dei famigerati filmati dell’Isis mandati regolarmente alla Signora Katz (alla quale scommetto nessuna intelligence va a chiedere come faccia ad avere sempre il canale aperto con l’Isis)? Lì vale il trucco del “non possiamo ovviamente mostrarvene le immagini”. E’ noto che basta offrire un lieve input al nostro inconscio per farlo scatenate in immaginazioni degne del peggior incubo. All’inizio il messaggio è “Jihadi John è un terrorista islamico che ha tagliato la testa ad un prigioniero occidentale”. Poi vi fanno vedere uno vestito ed incappucciato di nero (il Babau) con un coltello in mano e il prigioniero inginocchiato. Vi descrivono cosa accade in seguito ma non vi fanno vedere ovviamente le immagini, tanto voi ve le figurate lo stesso il più crude possibile e meglio di qualsiasi Eli Roth alla regia. Una volta stabilito il collegamento islamico=tagliagole attraverso lo shock emotivo della decapitazione fantasticata, senza contare l’evocazione di un archetipo come il sacrificio umano, basterà solo nominare “Isis” o anche solo “coltello”, e tutti risponderanno correttamente con la vampata di terrore che paralizza e sconvolge e l’odio verso il boia fantasma di turno.Siamo cani infedeli, è vero, ma cani di Pavlov. Questo è nient’altro che condizionamento operante.Un arnese vecchio come il cucco ma che, a quanto pare, ancora funziona. Non so se ve ne siete accorti ma, con questi ultimi attentati interpretati dai caratteristi islamici, gli sceneggiatori globalisti dello spin-off di “Al Qaeda”, ovvero “Isis”, stanno cercando di palestinizzare l’Europa. E visto che il masterplan in Europa è il governo unico, la sbobba unica europea che governi il meticciato ingovernabile del prossimo regno delle corporation post Ttip, dopo Parigi la prossima location del tour della paura non può che essere Bruxelles. E’ ovvio che, se il terrorismo minaccia Bruxelles, ci vuole più Europa. Con la speranza forse che “sarà l’Isis a far nascere l’Europa” (“il discorso di Hollande tocca un punto cruciale: che è stata colpita l’Europa, non la Francia. E che quando si parla di confini non si parla di quelli nazionali. Forse la tragedia di Parigi può essere la svolta per il Vecchio Continente”).Un’altra cosa che non credo riusciranno a reggere in eterno, oltre le spudorate menzogne, è l’imposizione della dissonanza cognitiva tra Islam terrorista cattivo / Islam di pace e moderato. Già si fatica a capire perché, mentre si sta facendo di tutto per farci percepire gli islamici come terroristi sanguinari e tagliagole, e quindi farceli odiare, allo stesso tempo ci stiano riempiendo di islamici a strafottere, con l’obbligo di accoglierli, amarli e di non indulgere nell’islamofobia (una delle cinquanta sfumature del piagnonismo minoritario politicamente corretto). Ma come si fa? Pretenderebbero che li odiassimo (come Netanyahu, ad esempio) e allo stesso tempo li amassimo cristianamente come Papa Francesco. La percezione quantistica dell’Islam. “Ti odio e poi ti amo e poi ti amo e poi ti odio e poi ti amo”, cantava Mina, ma era una canzone. Qui siamo in guerra e in guerra non è concepibile non sapere chi è il nemico o ondeggiare nell’indeterminazione, a meno che ciò non serva a qualcuno e noi siamo solo pupazzi ammaestrati o i cani di Pavlov di cui sopra.E’ ovvio che non tutti i musulmani sono jihadisti e wahabiti e che non tutti gli imam sono come quello a Brest che insegna ai bambini che la musica è haram e che chi l’ama sarà tramutato in porco, altrimenti non esisterebbe la pregevolissima musica mediorientale.D’altra parte nelle manifestazioni di condanna degli islamici al terrorismo (dallo slogan chiaramente spin #notinmyname), nonostante il tentativo di farle passare per oceaniche dalla solita informazione che esegue solo gli ordini, si è trattato di appena 400-500 gatti tra il solito piddinume da parata ed esclusi l’omaccia della Cgil, il Landini ingolfato, il centrodestra in tracce (Casini e Cicchitto) e le istituzioni in contumacia. A Milano hanno rischiato di essere stati di più al raduno degli ex-paninari in S.Babila. Insomma il “da che parte stanno” che in guerra è di prammatica e durante la Seconda Guerra Mondiale mandò i giapponesi d’America in campi di concentramento, è ancora per noi un mistero. Perciò, quando senti l’Allahu akbar gridato dai saraceni appena sbarcati, è l’antico sangue templare che ti ribolle nelle vene o solo il timore che, una volta in Europa, l’islamico pacifico e moderato getti la maschera e vada a dar di rota alla vecchia scimitarra?Vi è un’innegabile ambiguità islamica che permette a qualcuno di manipolarla a scopo di creazione del caos. Ciò che mi sembra interessante chiedersi, a questo punto, è perché diavolo le istituzioni islamiche, più che scendere inutilmente e vergognosamente in quattro gatti in piazza in favore di telecamera, non denuncino l’evidente strumentalizzazione globalista dei suoi estremisti jihadisti a progetto per scopi che paiono servire più che altro i loro nemici storici ed il loro alleato in bisinissi l’Arabia Saudita, per non parlare dei doppiogiochisti turchi, da sempre con un piede nell’Islam e l’altro in Europa. Perché insomma queste istituzioni moderate, di pace e fratellanza, che dovrebbero rappresentare i buoni ed onesti tra i musulmani, non dicano: “Ci siamo accorti anche noi che è un grande inganno e vogliamo denunciarlo perché ci danneggia come danneggia voi”. Invece, zitti.Cari saraceni, non è che ci state credendo veramente a questa reconquista, per caso? Non crederete anche voi, spero, alla telenovela della Katz con il trailer della Tour Eiffel che crolla nel prossimo episodio? Pensate che facendo i piddini e campagna elettorale per loro, ciò possa servire alla causa del profeta? Ci costringete quindi proprio ad odiarvi, noi che volevamo solo amarvi? Perché sappiate che islamico + piddino raddoppia i punti e si completa prima la raccolta.(Barbara Tampieri aka Lameduck, “Il tempo dell’inganno universale”, da “L’Orizzonte degli Eventi” del 22 novembre 2015).“La verità è così preziosa che bisogna proteggerla sempre con una cortina di bugie”. (Winston Churchill). Il livello di propaganda che emana dai media in questa grande campagna d’autunno all’insegna della strategia della tensione globale ha ormai superato ogni limite di tolleranza, per non dire di decenza. Credo che oramai questa cosa del “più la bugia è grossa e più la gente la crederà” stia loro sfuggendo di mano. La saggezza popolare, quella che, nella scritta sul muro qui sopra, sfida il nemico fantasmatico a palesarsi nel reale per un virile e decisivo fare a cazzotti, è sempre pronta a vedere la nudità dell’imperatore e ogni volta che appare un nuovo nemico già ex-amico, una nuova compagine terroristica dal nome improbabile, un nuovo babau – anche se non è ancora stato trovato un caratterista all’altezza dell’Osama Bin Laden fatto morire nell’epico finale della serie “Al Qaeda” – è sempre meno disposta a crederci. La grossezza della bugia deve diventare quindi enormità, essa si gonfia fino a che un giorno, inevitabilmente, non potrà che esplodere in faccia a coloro che l’hanno creata ed hanno continuato a gonfiarla a dismisura credendo di poterlo fare all’infinito.
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Bruxelles teme il voto: boom dei no-euro in tutta Europa
Aria di rivolta elettorale contro l’euro e l’Unione Europea gestita dalla Troika: i partiti euroscettici e sovranisti potrebbero ottenere quasi la metà dei seggi al Parlamento Europeo, per protesta contro la disoccupazione dilagante e la recessione imposta dall’austerity. Allarme rosso, dunque, per l’establishment di Bruxelles: secondo lo European Policy Institute Network, la grande crisi ha prodotto un’ondata di indignazione che si abbatterà sull’Unione Europea il prossimo 25 maggio. Mentre in Italia il Movimento 5 Stelle continua a crescere, superando Berlusconi e avvicinandosi al Pd di Renzi, il sondaggio Infop realizzato in Francia per “Paris Match” incorona il Front National di Marine Le Pen primo partito col 24%. Stesso scenario in Gran Bretagna, dove lo Ukip di Nigel Farage si appresta a superare conservatori e laburisti. E se in Austria gli anti-europeisti sono dati al 20%, in Olanda stravince Geert Wilders, leader del “partito della libertà”.In linea con l’andamento europeo anche l’Italia, dove – secondo l’ultimo sondaggio di “Scenari politici”, in controtendenza rispetto ai sondaggi più diffusi in televisione – il Partito democratico scende al di sotto della temuta soglia del 30% dei consensi, quasi raggiunto dal Movimento 5 Stelle in crescita continua (quasi al 28%). L’altra notizia riguarda la lista “L’Altra Europa”, capeggiata da Alexis Tsipras, valutata saldamente al di sopra della soglia di sbarramento (4,8%) e quindi al riparo dal rischio-esclusione. «A poco meno di un mese dalle elezioni europee del 25 maggio – prende nota il “Fatto Quotidiano” – il Pd è al primo posto, dato al 28,6% dei consensi, seguito dal M5S al 27,9% e Forza Italia al 18%. Sorprendente la percentuale della Lega Nord che si attesta al 7%. L’alleanza tra Nuovo Centro Destra e Udc viene data al 6%, Fratelli d’Italia al 4,2%. Scelta Europea si attesta al 2,5% e non supera la soglia di sbarramento del 4%, insieme agli altri partiti dati all’1%».I dati, raccolti attraverso un campione di 4.000 interviste tra il 15 e il 17 aprile, sono in molto differenti da quelli dell’ultimo sondaggio Ixè, realizzato in esclusiva per “Agorà” (Rai3). «Rispetto alle intenzioni di voto diffuse dal programma Rai, il Pd (dato al 32,8%) perde circa quattro punti percentuali, mentre il M5S ne guadagna due. Identico in entrambi è il risultato di Forza Italia che si attesta in entrambi al 18%». Sorprendenti, nel sondaggio di “Scenaripolitici.com” i risultati della Lega Nord, che rispetto a quelli Ixè guadagna poco meno di due punti, e quelli della lista di Tsipras. La Lega è la formazione con la campagna elettorale più ostile all’euro, sommata a quella di Fratelli d’Italia (totale, oltre il 10% delle intenzioni di voto). Un altro 33% lo si aggiunge sommando Grillo e Tsipras, anche se la loro posizione – sull’euro e l’Ue – non è così radicale come quella dei no-euro italiani, francesi, inglesi e olandesi. In ogni caso la tendenza è chiara: nonostante i giochi di prestigio di Renzi, il partito dell’establishment italiano pro-euro finirebbe in minoranza, sconfitto da un’opinione pubblica prostrata dalla crisi indotta dalla moneta unica.Aria di rivolta elettorale contro l’euro e l’Unione Europea gestita dalla Troika: i partiti euroscettici e sovranisti potrebbero ottenere quasi la metà dei seggi al Parlamento Europeo, per protesta contro la disoccupazione dilagante e la recessione imposta dall’austerity. Allarme rosso, dunque, per l’establishment di Bruxelles: secondo lo European Policy Institute Network, la grande crisi ha prodotto un’ondata di indignazione che si abbatterà sull’Unione Europea il prossimo 25 maggio. Mentre in Italia il Movimento 5 Stelle continua a crescere, superando Berlusconi e avvicinandosi al Pd di Renzi, il sondaggio Infop realizzato in Francia per “Paris Match” incorona il Front National di Marine Le Pen primo partito col 24%. Stesso scenario in Gran Bretagna, dove lo Ukip di Nigel Farage si appresta a superare conservatori e laburisti. E se in Austria gli anti-europeisti sono dati al 20%, in Olanda stravince Geert Wilders, leader del “partito della libertà”.
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Travaglio: e secondo voi esiste ancora un Parlamento?
Giorgio Napolitano & Enrico Letta sono molto preoccupati per il Parlamento, profanato dalle squadracce pentastellate ansiose di trasformare quell’aula sorda e grigia in un bivacco di manipoli. Tutte le forze democratiche, da Grasso alla Boldrini, da Renzi a De Luca a Farinetti, da Berlusconi a Verdini a Dell’Utri, da Alfano a Cicchitto a Giovanardi, da Monti a Piercasinando a Cesa, da Salvini a Maroni a Borghezio, senza dimenticare La Russa, la Cancellieri in Ligresti e tutto il cucuzzaro, sono precettate per stringersi a coorte in un nuovo arco costituzionale, pronte alla morte per difendere il sacro tempio del potere legislativo così orrendamente sfigurato dai nuovi lanzichenecchi. Napolitano & Letta sono preoccupati per il Parlamento, cioè per quella cosa che tre anni fa votava a gran maggioranza la mozione “Ruby nipote di Mubarak”.Napolitano & Letta sono preoccupati per il Parlamento, cioè per quella cosa che ha approvato in vent’anni un centinaio di leggi vergogna, perlopiù incostituzionali, su misura per Berlusconi, i suoi reati, i suoi processi, le sue aziende, le sue tv, i suoi affari. Napolitano & Letta sono preoccupati per il Parlamento, cioè per quella cosa che dal 1994 a oggi ha eseguito punto per punto il “papello” di Totò Riina, abolendo le supercarceri di Pianosa e Asinara, l’arresto obbligatorio per i mafiosi, l’ergastolo, i pentiti e ora completando l’opera dimezzando le pene ai boss per farli uscire prima. Napolitano & Letta sono preoccupati per il Parlamento, cioè per quella cosa che ha salvato dall’arresto una trentina di parlamentari, compresi Dell’Utri, Previti e Cosentino. Napolitano & Letta sono preoccupati per il Parlamento, cioè per quella cosa che in vent’anni ha votato tre scudi fiscali e una dozzina fra condoni tributari, edilizi e ambientali.Napolitano & Letta sono preoccupati per il Parlamento, cioè per quella cosa che ha regalato ai partiti 2,3 miliardi di rimborsi-truffa tradendo il referendum che abolì i finanziamenti pubblici. Napolitano & Letta sono preoccupati per il Parlamento, cioè per quella cosa che l’anno scorso, in un empito di dignità, approvò una mozione M5S-Sel per sospendere l’acquisto dei caccia F-35, dopodiché Napolitano riunì il Consiglio di Difesa e decretò che il Parlamento non doveva impicciarsi. Napolitano & Letta sono preoccupati per il Parlamento, cioè per quella cosa che Napolitano tratta come il cortile del Quirinale, minacciando le dimissioni casomai non obbedisse ai suoi ordini. Napolitano & Letta sono preoccupati per il Parlamento, cioè per quella cosa che un anno fa ricevette l’ordine di Napolitano & Letta di devastare la Costituzione, e pure con una certa urgenza, tant’è che doveva pure scassinarne l’art. 138 per fare alla svelta.Napolitano e Letta sono preoccupati per il Parlamento, cioè per quella cosa che è stata totalmente bypassata per la nuova legge elettorale prima da Napolitano, che convocò i gruppi di maggioranza per discuterne aumma aumma al Quirinale; poi da Renzi&Berlusconi che han fabbricato l’Italicum Pregiudicatum in luoghi privati col beneplacito di Napolitano & Letta. Napolitano & Letta sono preoccupati per il Parlamento, cioè per quella cosa che è stata ridotta da Napolitano e dai suoi governi a passacarte di Palazzo Chigi e del Quirinale: nel primo settennato, Napolitano ha firmato e il Parlamento ratificato (quasi sempre strozzato dalle fiducie) 168 decreti, in gran parte incostituzionali perché privi dei requisiti di necessità e urgenza: 47 del governo Prodi-2, 80 del governo Berlusconi-3, 41 del governo Monti. Senza contare quelli del NapoLetta. Napolitano & Letta sono preoccupati per il Parlamento, cioè per quella cosa che ha appena eseguito il diktat di Letta convertendo il decreto che, con la scusa dell’Imu, regala 4,5-7,5 miliardi alle banche con soldi nostri, rapinati dalle riserve di Bankitalia. Napolitano & Letta sono preoccupati per il Parlamento: perché, c’è ancora un Parlamento?(Marco Travaglio, “Napolitano & Letta: da che pulpito la predica!”, da “Il Fatto Quotidiano” del 2 febbraio 2014, intervento ripreso da “Megachip”).Giorgio Napolitano & Enrico Letta sono molto preoccupati per il Parlamento, profanato dalle squadracce pentastellate ansiose di trasformare quell’aula sorda e grigia in un bivacco di manipoli. Tutte le forze democratiche, da Grasso alla Boldrini, da Renzi a De Luca a Farinetti, da Berlusconi a Verdini a Dell’Utri, da Alfano a Cicchitto a Giovanardi, da Monti a Piercasinando a Cesa, da Salvini a Maroni a Borghezio, senza dimenticare La Russa, la Cancellieri in Ligresti e tutto il cucuzzaro, sono precettate per stringersi a coorte in un nuovo arco costituzionale, pronte alla morte per difendere il sacro tempio del potere legislativo così orrendamente sfigurato dai nuovi lanzichenecchi. Napolitano & Letta sono preoccupati per il Parlamento, cioè per quella cosa che tre anni fa votava a gran maggioranza la mozione “Ruby nipote di Mubarak”.
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L’incredibile Pd, il non-partito che sta suicidando l’Italia
Quando si pensa che il Pd abbia toccato il fondo, ci si sbaglia sempre: dopo la “carica dei 101” che hanno impallinato Prodi nella corsa al Quirinale ecco il governo-inciucio con Berlusconi, l’ex giaguaro da smacchiare, nonché la sospensione dei lavori alle Camere, la votazione pro-F35, il no all’ineleggibilità del Caimano e il salvataggio del ministro Alfano sul caso kazako. Quante volte si è suicidato, il Pd? Eppure è ancora lì, con un suo uomo – Enrico Letta – a capo del governo imposto da Napolitano per rassicurare la Germania e gli altri poteri forti, europei e atlantici. Ormai, dice Giacomo Russo Spena, tira aria di balcanizzazione e guerra tra le correnti. Mentre gli “Occupy Pd” lanciano su Twitter l’hashtag #Mobbasta, molti elettori si sentono giustamente traditi: avevano sostenuto il Pd turandosi il naso, in nome del “voto utile” contro il Cavaliere, e ora l’odiato “nemico” se lo ritrovano al governo. Pd e Pdl «a braccetto, come due novelli sposini».
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Bersani premier, Draghi al Quirinale e Monti a Bruxelles
Mario Draghi al Quirinale dopo Napolitano: l’abbandono anticipato della Bce da parte del super-banchiere italiano aprirebbe a Mario Monti la via di Bruxelles, col pieno sostegno del Pd, nel caso alle elezioni di febbraio – come probabile, visti i sondaggi – l’uomo della Bocconi non raggiungesse un risultato brillante. Sarebbe questa, secondo “Dagospia”, l’offerta avanzata da Pierluigi Bersani in un recente contatto riservato con Monti: convinto di uscire nettamente vincitore dalla tornata elettorale, il Pd si prepara a sostenere la candidatura del premier uscente al Consiglio d’Europa o addirittura alla presidenza della Commissione Europea, offrendo intanto a Monti la “prima scelta” su ministeri-chiave, come Economia ed Esteri, e puntando su Draghi per il Colle.
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Il ritorno di Berlusconi: nel 2013 sarà l’ago della bilancia
Non occorreva grande perspicacia per sapere con certezza che il Cainano sarebbe tornato anche ufficialmente a capo del Pdl. Bastava conoscere un po’ la sua indole, ma soprattutto guardare la faccia di Alfano e leggere le firme dei cervelloni che ne magnificavano le doti di leader, l’irresistibile ascesa, lo smarcamento da B., il programma anzi l’“agenda” per un “nuovo centrodestra” moderno, liberale, europeo, moderato, finalmente scevro da conflitti d’interessi, e vaticinavano per il Cavaliere un ruolo da “padre nobile”. Era chiaro a tutti, fuorché ad Alfano e ai laudatores di corte, che mai, per quanto acciaccato e bollito, il Cainano avrebbe consentito che quella nullità ambulante dilapidasse quel poco che resta del suo bottino elettorale. E che, al momento buono, sarebbe tornato in prima linea.
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Addio Italia, siamo stati invasi: e i nostri politici sono finiti
Siamo stati invasi: dalle forze di una coalizione molto potente. Non è un’invasione fatta coi carri armati, ma con le squadre di ispettori della troika formata da Ue, Fmi e Bce. Van Rompuy è stato chiaro: sono venuti per cambiare la struttura di questo paese e resteranno tutto il tempo necessario, forse per sempre. L’immagine dei “commissari” che bloccano la presentazione in aula del maxi-emendamento, per controllare fino all’ultimo istante che contenga soltanto quello che loro avevano deciso, dà la misura del “dominio pieno” che gli invasori hanno subito preso a esercitare. Non servono nuove elezioni: il “programma politico” c’è, il personale per realizzarlo pure. La democrazia può attendere. Anzi, deve. Per quanto tempo? Non si sa, ma va bene così.
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Destra e sinistra? Scordiamoci il meno peggio: non esiste
Il pantano maleodorante della politica italiana si va allargando ad alta velocità e, secondo ogni probabilità, noi andremo a votare anticipatamente – non si sa su che cosa, non si sa neanche per chi – ma questo è quello che si delinea. Andremo a votare con la stessa legge elettorale che abbiamo adesso, il che significa un Parlamento se possibile ancora peggiore, ancora più imbelle, più inetto, più controllato, più mafioso. In ogni caso, quelli che verranno – se verranno, dopo l’attuale disastro – saranno degli ostaggi: ostaggi consenzienti dell’attuale sistema della finanza europea e mondiale; un altro tipo di balordi, perfino più pericolosi degli attuali.
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Paolo Barnard: il vero potere mondiale ci vuole schiavi
Chi decide il nostro futuro? Quegli «ometti in doppiopetto blu» che in teoria possiamo promuovere o bocciare col voto? No, purtroppo: quelle sono solo «le marionette del vero potere», che risiede lontano, protetto da palazzi inaccessibili, da cui dirama ordini attraverso il più micidiale degli strumenti: la finanza. Il mondo ci sta franando addosso? Non è un caso: era tutto perfettamente previsto. Anzi: organizzato. Da chi è al lavoro da decenni per compiere “il più grande crimine”: lo smantellamento della democrazia, la fine della sovranità, la privatizzazione degli Stati, l’eutanasia della politica. Una piovra elusiva, senza volto, ma pressoché onnipotente e dalle mille sigle: Bilderberg, Wto, Unione Europea e Bce, Fmi, con tanto di lobby e think-tanks, banche centrali, mafie.
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Reichlin: schiavi del denaro, nel vuoto della non-politica
L’avatar di Berlusconi che davanti al Parlamento balneare dice che va tutto bene, Bersani che replica che «le banche vanno male perché le aziende vanno male, e il mondo lo sa», e poi Casini, l’unico che propone qualcosa (a parte la sostituzione del premier): tanto vale, dice, bere subito la medicina amara dei super-tagli di Tremonti, imposti da Bruxelles ma assurdamente posticipati al 2013. Un funerale in diretta, a reti unificate: nessuna soluzione per uscire dalla crisi. Nessuna diagnosi, a parte la rituale condanna del Cavaliere ad personam. E soprattutto, nessuna alternativa: stando ai partiti che siedono in Parlamento, domani l’Italia avrà di fronte la stessa non-politica di oggi, al massimo emendata dall’ingombro dell’uomo di Arcore. Più che altrove, a Roma si riflette quello che Alfredo Reichlin chiama «il vuoto mondiale».
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Sorgi: vedrete, sarà il centrodestra a liquidare Berlusconi
La strada di un governo Tremonti, vagheggiato a più riprese nel corso della legislatura ma mai concretizzatosi seriamente, si è all’improvviso riaperta dopo i risultati a sorpresa delle amministrative, con Berlusconi sconfitto a Milano, la Lega in fibrillazione e i Responsabili in preda al si salvi chi può. Obiettivo di tutti, centrosinistra ma anche centrodestra: mettere fine alla leadership di Berlusconi, irrimediabilmente compromessa dal disastro elettorale milanese e dai fallimenti nel resto d’Italia, giù fino a Napoli. Torna quindi a spuntare l’ipotesi di un governo di fine legislatura, visto che i clamorosi rovesci del 16 maggio mettono una seria ipoteca sull’eventualità che il Cavaliere possa ancora correre, in futuro, per la premiership.