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Guerra per la Terra: l’Italia e i poteri oscuri dietro al virus
Lo spettacolare, drammatico collasso dell’Italia farà crollare l’Ue, che è la succursale europea della tirannide finanziaria messa in piedi dal famigerato Deep State, statunitense ma in realtà mondiale. Previsioni di sapore quasi millenaristico, che si rincorrono da anni. A ignorarle (ma non è una notizia) è il mainstream media, che le notizie ha smesso di darle da un bel pezzo, preferendo la dose quotidiana di fake news ufficiali, governative. Due anni fa, quando nacque il precario e innocuo governo gialloverde – quasi una parodia, fatta di populismo parolaio e “sovranista” – il grande potere entrò in agitazione come se a Roma, anziché Di Maio e Salvini, avessero preso il potere Fidel Castro e Nelson Mandela. Volarono streghe: lo spread alle stelle e le pressioni su Mattarella, via Bce e Bankitalia, per silurare l’autorevole Paolo Savona (e per buon peso, anche le minacce mafiose del tedesco Günter Oettinger, «saranno “i mercati” a insegnare agli italiani come votare»). Bruxelles chiuse la porta in faccia ai “rivoluzionari” gialloverdi, che peraltro avevano osato chiedere soltanto spiccioli: bocciata persino la richiesta di un mini-deficit al 2,4%. Tradotto: vi negheremo i fondi per attuare le politiche che avete promesso.Al che, ritirata generale: i 5 Stelle si sfilarono subito da ogni impegno elettorale, e Salvini a sua volta ripiegò sul solo problema-migranti, permettendo così all’opposizione-fantasma (storicamente complice dell’eurocrazia post-democratica) di trasformare il leader della Lega nell’unico, vero problema italiano. Amnesie prodigiose: come se il consenso tributato inizialmente ai grillini, e poi il boom dell’ex Carroccio alle europee, non fossero dovuti all’esasperazione crescente, ma a una curiosa patologia psichiatrica dell’elettorato, curabile dalle Ong e dal Quirinale, da qualche magistrato, dalla professoressa Greta Thunberg e dalle Sardine prodiane. Poi, a cancellare tutto, è arrivato il maledetto coronavirus. Grillo e Di Maio s’erano già riallineati all’establishment, alleandosi con il Pd e votando Ursula von der Leyen alla guida della Disunione Europea a trazione anti-italiana. Ma, sotto la pressione dell’emergenza sanitaria, lo stesso Salvini s’è accodato alla linea “cinese” del massimo rigore: quarantena e coprifuoco per tutti, anche se la strage non accenna a ridursi. La polmonite indotta dal misterioso virus, forse prodotto in laboratorio (sotto gli occhi dell’Oms?), provoca infatti una carneficina, nell’Italia devastata dall’austerity: tagli da 37 miliardi firmati da Monti, drastica carenza di terapia intensiva e 70.000 posti letto in meno.L’ipocrisia nazionale trasforma in “eroi” i medici e gli infermieri – martiri al macello, senza protezioni e sfiniti dalle carenze di personale – mentre i servizi segreti avvisano Palazzo Chigi dell’altro pericolo: la possibili rivolte, innescate dalla rabbia popolare contro un governo che ha chiuso tutti in casa, disastrando l’economia, senza dare garanzie su come sopravvivere a una crisi che si annuncia eterna. Mentre in paesi come la Germania e il Regno Unito è il governo ad accreditare gli indennizzi direttamente sul conto corrente dei “reclusi ai domiciliari”, in Italia – un mese dopo il blocco – non s’è ancora visto un soldo: si lotta per prenotare i primi pietosi 600 euro, combattendo contro il server dell’Inps (andato subito in tilt, nemmeno fosse quello dell’ente previdenziale del Burundi). «Non è possibile che sia un caso, un disastro simile», sospetta l’avvocato Paolo Franceschetti a “Forme d’Onda”: «Proprio in questi giorni abbiamo regalato 50 milioni alla Tunisia». E’ solo l’infernale “lentocrazia” burocratica a inceppare tutto – mascherine, medicinali, fondi salva-vita?Non scherziamo, dicono ormai in molti: siamo di fronte a un piano preciso, che punta esattamente a far esplodere l’Italia (per poi far crollare l’intero sistema neoliberista, cominciando dall’Ue). Sempre su “Forme d’Onda”, lo storico Nicola Bizzi avverte: si stanno verificando, una dopo l’altra, quasi tutte le mosse annunciate – da tre anni – dalla misteriosa sigla Q-Anon, che il mainstream (persino in questi giorni di follia) continua a ridicolizzare, come fosse una semplice barzelletta complottistica. La tesi di Q-Anon: si starebbe dispiegando una controffensiva storica, mondiale, contro il sistema che ci ha portati a questo, cioè a crepare di polmonite (in mancanza di rianimazione), mentre la micidiale eurocrazia nega all’Italia persino gli aiuti alimentari per non impazzire di angoscia, chiusi in casa come topi, «grazie a decreti che lo stesso Conte, fine giurista – secondo Franceschetti – sa benissimo che sono sgangherati e incostituzionali».L’Italia è sprangata: serrande abbassate in ristoranti e negozi, aziende ferme, tribunali chiusi, Parlamento vuoto, governo sbaraccato. Tu chiamalo, se vuoi, colpo di Stato? Di questo si accusa Orban, che però ha avuto almeno il via libera del Parlamento ungherese. Da noi, invece, nessuna legittimazione esplicita. E’ Conte a gestire in solitudine lo stato d’eccezione, i famosi “pieni poteri” che fecero gridare al golpe quando a evocarli fu l’improvvido Salvini. Domanda: chi c’è, dietro a Conte? «Lo stesso network vaticano che gestì Andreotti, allora guidato dal cardinale Achille Silvestrini», sostiene Fausto Carotenuto, allievo di Mino Pecorelli e a lungo analista dell’intelligence. E il Vaticano che fa? Tace, per ora: silenzio assordante. Da che parte sta, il grande potere (finanziario) che Gianluigi Nuzzi chiama Vaticano SpA? Cosa c’e, esattamente, dietro alla solitudine siderale di Papa Francesco? E’ lo stesso Bizzi a parlare del Vaticano, citando il formidabile libro-denuncia “L’altra Europa”, in cui Paolo Rumor (nipote del più volte premier Mariano Rumor) racconta che suo padre, Giacomo, allora plenipotenziario della Santa Sede su incarico di monsignor Montini, futuro Paolo VI, trattò in segreto – mentre ancora infuriava la Seconda Guerra Mondiale – il ridisegno dell’Europa post-nazifascista, con già ben chiaro il progetto dell’attuale, oligarchica Unione Europea.«Realizzeremo il sogno di Comenio», si dicevano i grandi architetti occulti del futuro, sapendo in anticipo che fine avrebbero fatto Hitler e Mussolini. «Comenio visse nel Cinquecento», fa notare Franceschetti: «E’ evidente che una costruzione come l’Ue non si improvvisa in pochi decenni, viene da lontanissimo. Rumor, citando le carte le padre, parla di un’unica reggenza addirittura dinastica, chiamata “La Struttura”, che gestirebbe il mondo in modo ininterrotto, da migliaia di anni». Per questo, conclude Franceschetti, è altamente improbabile che una soluzione alla crisi attuale – resa esplosiva dalla pandemia – venga risolta dalla politica “visibile”. Logico dedurre che lo spettacolo a cui stiamo assistendo (inclusa la crocifissione dell’Italia, senza nessuna anestesia europea) sia il frutto di una colossale operazione planetaria di manipolazione. Una chiave interpretativa la fornisce, a “Border Nights”, un osservatore eretico come Alessandro Sieni, disposto a credere alla narrazione di Q-Anon: ipotetici militari “lealisti” del Pentagono, pretoriani di Trump «impegnati a “bonificare” il pianeta dalla vera infezione mortale, il dominio criminale dell’élite finanziaria, col suo corredo di depravazione: in pochi hanno capito la portata del decreto presidenziale straordinario con cui la Casa Bianca ha trasformato la pedofilia in un problema di “sicurezza nazionale”, un pretesto che a Trump conferisce poteri straordinari».Secondo Sieni, in questi tre anni una parte dell’intelligence militare avrebbe messo insieme non meno di 28.000 dossier. Obiettivo: disarticolare la “piovra” che, da quarant’anni, si è impadronita del mondo. Alleati strategici: paesi come la Russia di Putin, che in Italia (contro il Covid-19) ha inviato aiuti imbarcati su 14 aerei – numero che fa pensare al 14 Luglio francese, la rivoluzione. Fantasie? Non per Sieni: aprite gli occhi, è il suo invito. La spiegazione: «E’ stato il nemico a scatenare il virus, e la rete di Q-Anon ne ha approfittato per ribaltare la situazione». In altre parole: volete la guerra? Bene: useremo contro di voi proprio quei poteri speciali che ora ci costringete ad adottare, e così trasformeremo lo sconquasso mondiale della “vostra” pandemia in un’occasione storica per sbarazzarci di voi parassiti, ridefinendo le regole della politica, dell’economia e della finanza. «Lo stress inflitto all’Italia farà saltare questa Europa, ora che gli italiani vedono finalmente di cosa è capace», aggiunge Sieni. «Ma il primo obiettivo sono i grandi media, principale braccio operativo del potere criminale che tuttora ci domina. E la strategia di Q-Anon è chiara: dissimulare, confondere, non far capire chi sta con chi, né quale sarà la prossima mossa». Facile, da noi: per un anno e mezzo, alle televisioni è bastato fare a pezzi Salvini, a reti unificate, mentre ora è l’Unione Europea a fare a pezzi l’Italia, in mondovisione.Comunque, se così fosse, a vincere non sarebbero “i buoni”, avverte Bizzi: domani, finita la tempesta, potremmo trovarci a fare i conti con “i meno peggio”. Come Mario Draghi, per esempio, che ha clamorosamente disertato dalle fila del grande potere neoliberista: rinnegando la sua stessa storia, oggi si è schierato dalla parte dei keynesiani, intenzionati a distruggere il monopolio privatistico della moneta, causa di ogni male. Lo dimostra la nuda verità del virus: in quanti sarebbero davvero morti di polmonite, se per ogni paziente fosse stato disponibile un letto in terapia intensiva? Di male in peggio: «C’è chi sogna di trasformare l’emergenza sanitaria in una condizione permanente: questa nuova aberrante normalità, mostruosa come il dispotismo di Pechino, relegherebbe la nostra vita in un limbo senza più libertà». E’ la tesi di Gioele Magaldi, che nel bestseller “Massoni” ha svelato le trame della supermassoneria reazionaria, che nel 1975 – attraverso la Trilaterale – avviò la compressione progressiva dei diritti. In Europa siamo arrivati alla post-democrazia dell’Ue. E ora il terrorismo di massa innescato dal coronavirus punta a fare della Cina un modello per l’Occidente: il paradiso degli oligarchi.E’ contro questo incubo distopico, drammaticamente reale nelle sue premesse che si vanno dispiegando, che si è mossa – al contrattacco – quella che Bizzi chiama «la fazione ostile alla Cabala del coronavirus, la “mafia khazariana” che vorrebbe un nuovo ordine mondiale definitivo, targato Rothschild». Magaldi preferisce parlare di superlogge, e avverte: «Ha rotto il silenzio politico persino Bob Dylan, col suo messaggio in codice del 27 marzo. La canzone “Murder Most Foul” parla di Kennedy, evocato contestualmente all’emergenza coronavirus». Come dire: dietro al dramma sanitario c’è la peggior politica. Magaldi, che milita nella supermassoneria progressista, fa una rivelazione clamorosa: «E’ giunto il momento di dare ufficialmente la notizia: anche Bob Dylan è un massone progressista, e non è per nulla casuale la sua scelta di parlare, oggi, dell’omicidio di John Kennedy, proprio mentre Mario Draghi, sul “Financial Times”, annunciava la necessità di cambiare le regole del mondo, gettando a mare 40 anni di “dittatura” finanziaria neoliberista». Aggiunge Magaldi: «Nulla, in questi giorni, avviene per caso». Parole consonanti con quelle che lo stesso Dylan ha scritto sul sito Internet: tenete gli occhi aperti, e mettetevi al riparo. E’ davvero in corso una specie di “guerra dei mondi”, per il controllo della Terra?Si fa un gran parlare di alieni, da quando – mesi fa – la Us Navy ha sdoganato ufficialmente gli Ufo. A “Border Nights”, Tom Bosco riferisce di voci che parlano di strane apparizioni, nei cieli: sciami di luci, bagliori. «Qualche anno fa – ricorda Franceschetti – la Russia ha cambiato improvvisamente la dicitura che compare sui suoi velivoli militari: non più “forze aeree”, ma “forze aerospaziali russe”». L’altro ieri, in modo altrettanto strano, Trump ha varato la sua “Space Force”. «La sua funzione – profetizza Sieni – emergerà col tempo: oggi, nessuno accetterebbe la spiegazione». L’ipotesi: quello che avviene sulla Terra è il riflesso di uno scontro extraterrestre? Il biblista Mauro Biglino non deride certo le tesi della paleostranutica. E ricorda: «Autori antichi, tra cui Giuseppe Flavio e lo stesso Tacito, hanno parlato di battaglie tra “carri celesti” nei nostri cieli, da Gerusalemme all’Umbria». Cos’erano, Ufo dell’antichità? Nel 1200, il fenicio Sanchuniathon – accreditato da Eusebio di Cesarea, Padre della Chiesa, tramite Filone di Biblo – scrive che gli dei dell’epoca non erano affatto incorporei, ma presenti tra noi in carne e ossa: sono state poi le religioni a velarne l’identità, spiritualizzandoli, dopo la loro scomparsa. Domanda: abbiamo quindi scambiato per divinità quelli che erano antichi astronauti, giunti sul nostro pianeta per impiantare un potere terrestre? Dunque sarebbero ancora loro, a svolazzare sulle nostre teste?Monsignor Loris Capovilla, cameriere segreto di Giovanni XXIII, raccontò che lui e Roncalli si imbatterono in un disco volante, atterrato nel parco di Castel Gandolfo nell’estate del 1961. Dall’astronave sbarcò un individuo in tutto simile a noi, che si appartò col pontefice. Dopo l’addio e il decollo del velivolo, il Papa andò incontro a Capovilla, rimasto in disparte, terrorizzato. «Il Papa era commosso. Mi disse solo questo: i fratelli dello spazio sono dappertutto». Sempre ai cieli guardano gli studiosi di astrologia – quelli che esaminano i cicli celesti, non gli autori degli oroscopi televisivi. «L’attuale configurazione planetaria – dice Bizzi – coincide, in modo sconcertante, con quella che si configurò durante la peste di Firenze all’epoca di Dante e poi durante la peste manzoniana di Milano, nel ‘600». Lo stesso Magaldi, a “Border Nights”, avverte: «Nel 2024, Plutone entrerà in Acquario e ci resterà per vent’anni: esattamente come per lo straordinario periodo che, nel Settecento, si aprì con la Rivoluzione Francese e si concluse con la Rivoluzione Americana». Due eventi da niente, che hanno plasmato il mondo in cui viviamo oggi.Fake news spaziali? Impossibile che ne parlino i Mentana, le Gruber e tutto il mainstream che sguazza tra le bufale terrene, ipnotizzando l’audience con pseudo-notizie e polemichette irrilevanti, parrocchiali, fino all’impudenza lunare dei Fazio, dei Floris, che ancora danno la parola agli zombie di ieri, i Bersani e i Cottarelli, le Fornero, le Marie Antoniette rinchiuse nei loro palazzi. Salvo il fatto che, “grazie” al virus, non stia per collassare anche il sistema delle news: su La7, è l’europeista Cacciari a prendere atto che, ormai, questa Unione Europea è indifendibile. E se lo dice persino Cacciari, figurarsi. Mancano le parole – le sintassi – ogni volta che il mondo precipita in una crisi sistemica. Crollano le narrazioni, di fronte all’enormità inesorabile che sta inghiottendo gli italiani. Toccherà a loro, dunque, il battesimo del fuoco? Sarà l’Italia, cioè, la trincea politica destinata a fare da detonatore, smascherando l’impostura finanziaria dell’Ue, a sua volta specchio (spietato) del sistema “usuraio” che ha sventrato la Terra negli ultimi decenni? La vita umana al servizio della tecno-finanza: salterà tutto, davvero, per via dello choc devastante provocato da uno strano virus dotato di “corona”? Ancora non si sa da dove venga, ma forse avrà il sadico potere di svegliare milioni di dormienti. Scopriremo, un giorno non lontano, che nella primavera del 2020 si svolse dietro le quinte una battaglia inimmaginabile, destinata a rivoluzionare la Terra?Lo spettacolare, drammatico collasso dell’Italia farà crollare l’Ue, che è la succursale europea della tirannide finanziaria messa in piedi dal famigerato Deep State, statunitense ma in realtà mondiale. Previsioni di sapore quasi millenaristico, che si rincorrono da anni. A ignorarle (ma non è una notizia) è il mainstream media, che le notizie ha smesso di darle da un bel pezzo, preferendo la dose quotidiana di fake news ufficiali, governative. Due anni fa, quando nacque il precario e innocuo governo gialloverde – quasi una parodia, fatta di populismo parolaio e “sovranista” – il grande potere entrò in agitazione come se a Roma, anziché Di Maio e Salvini, avessero preso il potere Fidel Castro e Nelson Mandela. Volarono streghe: lo spread alle stelle e le pressioni su Mattarella, via Bce e Bankitalia, per silurare l’autorevole Paolo Savona (aggiungendo, per buon peso, anche le minacce mafiose del tedesco Günter Oettinger, «saranno “i mercati” a insegnare agli italiani come votare»). Bruxelles chiuse la porta in faccia ai “rivoluzionari” gialloverdi, che peraltro avevano osato chiedere soltanto spiccioli: bocciata persino la richiesta di un mini-deficit al 2,4%. Tradotto: vi negheremo i fondi per attuare le politiche che avete appena promesso.
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Coronavirus, strani retroscena globali. E quei 14 aerei russi
Otto brigate, forti di 160 specialisti. Numeri che delizierebbero un simbologo di talento come Michele Proclamato, autore di saggi sulla “legge dell’Ottava”, la norma armonica che reggerebbe l’universo, emblematizzata dal numero 8. Se poi si aggiunge la faccia terrea del “filocinese” Luigi Di Maio, in notturna, all’aeroporto di Pratica di Mare ad accogliere i primi militari russi, suona ancora più strano un altro numero: il 14. Tanti sono gli aerei cargo che Putin ha usato per sbarcare in Italia i suoi aiuti – destinati alla Lombardia, eppure atterrati curiosamente a Roma, anziché a Milano. Quattordici: un caso? Consonanze: nella Via Crucis (a proposito, il Vaticano non è mai stato così silente) proprio la quattordicesima stazione simboleggia la resurrezione. Soprattutto: il 14 più celebre di tutti è quello del luglio 1789, la Presa della Bastiglia, avvio della Rivoluzione Francese promossa dalla massoneria illuminista. Una ricorrenza “sacra”, per i grembiulini progressisti: possibile che il “fratello” Putin (superloggia “Golden Eurasia”) non se ne fosse accorto, spedendo in Italia – nel cuore della Nato – i suoi 14 Ilyushin? Nel caso, per gli appassionati, il messaggio sarebbe: diamo inizio a una rivoluzione, che coinciderà con una resurrezione. Sempre che, appunto, l’intera faccenda del coronavirus non sia soltanto una immensa tragedia sanitaria.Tutto, infatti, lascia pensare che non lo sia, visto che l’emergenza si sta trasformando in una stranissima guerra mondiale sotterranea, in cui persino la Russia – ufficialmente alleata della Cina – sbarca i suoi militari in Italia, con l’ovvio consenso della Casa Bianca. Cosa sta succedendo? Quali esplosivi retroscena nasconde, il pandemonio globale scoppiato a Wuhan sotto il naso dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, con il corredo dei presunti vaccini prontamente targati Bill Gates, proprio mentre mezza America tentava di disarcionare il Trump più ostile di sempre, verso Pechino? Tra i primi a fiutare l’aria, molti mesi fa, Giulietto Chiesa: vuoi vedere che l’Occidente si sta spaccando in due tronconi, uno atlantista e l’altro pro-Cina? Pietra dello scandalo, la missione della Bank of England a Wall Street, nell’estate 2019. Gli inglesi – ben collegati alla filiera Rothschild trapiantata in Cina – ebbero l’ardire di proporre l’avvento di una super-moneta internazionale, in grado di archiviare il dollaro (cioè l’egemonia statunitense). Possibili partnership collaterali: i colossi americani del web, da Google a Facebook, e la cinese Huawei per la rete 5G (infrastruttura oggi fermata in Svizzera e in Slovenia: anche in Italia si sospetta che possa essere correlata con l’esplosione dei peggiori focolai del virus).C’è in ballo qualcosa di esplosivo e di completamente inaudito – ragionava Chiesa – se una parte della finanza britannica osa sfidare gli Stati Uniti, cercando di spaccarli in due, con la proposta di una moneta mondiale “cinese”. «Esiste una relazione complessa fra gli “spontanei disordini” filo-britannici ad Hong Kong e la tentata scalata aggressiva della Borsa di Hong Kong a quella inglese, London Stock Exchange», scriveva Maurizio Blondet lo scorso 13 settembre, collegando «la proposta del governatore della Banca d’Inghilterra, Mark Carney, avanzata il 26 agosto scorso ai banchieri centrali riuniti a Jackson Hole, di lanciare “una valuta egemone sintetica” (ossia un paniere di varie valute digitali sostenute dalle banche centrali) in sostituzione del dollaro, ormai al tramonto come valuta globale, preferibile ai rischi di transizione “verso un’altra valuta egemonica come il renminbi”». Blondet scorgeva una relazione fra tutti questi eventi «e l’intensa, organizzata e costante “campagna-simpatia” che la famiglia Rothschild sta conducendo in Cina, per inserirsi e cavalcare la potenza egemone prossima ventura, dopo l’impero britannico prosciugato e l’impero americano esaurito».Sempre a fine agosto, osserva Giulietto Chiesa, s’è scoperto che Trump stava negando a Google e Facebook l’autorizzazione alla posa di “Faster”, un cavo sottomarino di 13.000 chilometri tra la costa californiana (Silicon Valley, non per caso) e Hong Kong (neanche qui c’entra il caso). Dentro quel cavo – spesa inziale, 300 milioni di dollari – ci sarebbe «una inedita quantità di fibre ottiche di nuovo tipo, ad altissima capacità». “Faster” potrebbe mettere in contatto tra loro più di un miliardo di “devices” del tipo Android, «facendo viaggiare l’informazione a 60 terabytes al secondo», cioè «dieci milioni di volte più veloce dell’esistente cavo, che vale probabilmente milioni di dollari al centimetro». Per il responsabile per le infrastrutture di Google, Urs Holzle, siamo già entrati nell’era degli “zettabyte”, un multiplo che suona come “un miliardo di megabytes al secondo”. E “Faster” sarebbe quindi «il condotto ad alta pressione in cui far volare questo mare di informazioni». Attenzione: «La gestione di queste infrastrutture e la loro proprietà comporterà una filiera di conseguenze planetarie», avverte Chiesa. «E porterà con sé il controllo, la vendita, la distribuzione di dati che, in pratica, riguarderanno ogni “oggetto” dell’agire umano, individuale e collettivo». Pericolo: «C’è una sola parola che funge da denominatore comune di tutto ciò: controllo».Adesso – scriveva sempre Giulietto Chiesa, a ottobre – possiamo cominciare a vedere perché il governo americano non concederà l’autorizzazione. Dettaglio: «Google e Facebook non sono soltanto delle imprese private». Sono conglomerati industriali e finanziari «così giganteschi, che possono ormai competere con quasi tutti gli Stati del mondo e batterli, ricattarli, sottometterli». E si accordassero con la Cina, in nome del business? I giganti del web «sono tra gli attori principali e, come tali, prendono decisioni politiche. Anzi dirigono l’orchestra, quando possono. E cominciano a poterlo fare». Ecco il punto: «Quando a loro serve, si organizzano per costituire delle coalizioni, dei partners, in modo tale da mettere con le spalle al muro – eventualmente davanti al plotone di esecuzione – chiunque cerchi di fermarli». Ecco perché Trump si oppone: «Un Internet concorrente di queste dimensioni, che “ragiona” non come America, ma come entità sovranazionale, cioè che fa anche una propria politica estera, diventa molto pericoloso». Tanto più, aggiunge Chiesa, «quando sceglie come alleati i nemici di Trump, e quando mette tra i suoi obiettivi quello di sostituire la politica estera degli Stati Uniti con un’altra, i cui contorni si decideranno magari a Londra, se non a Hong Kong o addirittura a Pechino».Chiaro, no? Infatti Google e Facebook hanno impegnato nell’impresa “Faster”, fin dal 2017, cinque o sei alleati asiatici, in maggioranza giapponesi, ma anche cinesi. «C’è per esempio la Telecom&Media Group Co, del signor Peng. La quale ultima collabora molto attivamente con i colossi di Silicon Valley, da un lato, e dall’altro con la cinese Huawei, bersaglio principale di Trump, con il suo dinamismo verso il 5G». Poi, si sa, Trump ha scatenato la guerra delle tariffe con Pechino, «che è in corso e si sta aggravando, con pesanti ripercussioni planetarie». Lo scontro con Huawei è partito in contrappeso all’iniziativa cinese sul 5G e al gigantesco progetto di Pechino “One Belt One Road”, altrimenti detto la “Nuova Via della Seta”. Poi, di colpo, è scoppiato il caos mondiale del coronavirus. Un analista decisamente anomalo come Gioele Magaldi, che è anche parte in causa (esponente del network massonico progressista internazionale), ha avvertito con largo anticipo della tempesta in arrivo: «Prepariamoci a veder accadere cose fino a ieri inimmaginabili». La sua tesi: le forze democratiche, dell’Europa e soprattutto dell’America profonda, sono impegnate in una clamorosa resa dei conti. Nel mirino, l’oligarchia (largamente atlantica) che ha “fabbricato” la Cina odierna, grande potenza economica ma priva di democrazia, per costruire un modello da esportare, verso un Occidente efficientissimo ma senza più libertà.Le “profezie” di Magaldi si sono rapidamente avverate: se il cardine dell’operazione-Cina era il neoliberismo oligarchico, ecco che un fuoriclasse di quella scuderia – Mario Draghi – ha cambiato casacca, schierandosi con i keynesiani. Di fronte alla catastrofe italiana, con l’Ue a guida tedesca che nega a Roma il denaro per affrontare l’emergenza, l’ex capo della Bce ora raccomanda la ricetta di Keynes (soldi statali subito, a palate) evocando addirittura il New Deal di Roosevelt. Durissime le accuse verso Conte, che avrebbe forzato la Costituzione per imporre il modello Wuhan, quarantena e coprifuoco, come per esaudire un desiderio altrui: fare dell’Italia la prima provincia cinese dell’Occidente? In realtà il premier appare smarrito, in preda al caos (e senza il conforto dei suoi presunti “azionisti” vaticani: è addirittura assordante il silenzio con cui le gerarchie ecclestatiche, da Bergoglio in giù, hanno accolto il disastro-coronavirus, dopo aver indondato le televisioni ogni giorno, negli ultimi due anni, per distribuire “consigli” su come trattare, ad esempio, il problema dei migranti).Tutti spariti: cardinali, Greta, le Sardine. “Silenzio, parla il virus”. E intanto, fuori onda, succede di tutto. Avverte lo storico fiorentino Nicola Bizzi: fateci caso, la casa reale britannica (vicina ai Rothschild) è sotto attacco, in quarantena. Idem la Merkel: presente solo in voce, ma non in video, nella prima conferenza europea sull’emergenza, proprio mentre aerei di Stato tedeschi sono stati filmati all’aeroporto di Las Vegas, a due passi dalla base militare di Nellis (cioè a un tiro di schioppo dalla mitica Area 51, sede di leggende “aliene” e di notizie top secret). «Come in cielo, così in terra?» si domanda il giornalista Tom Bosco a “Border Nights”, tra il serio e il faceto, citando segnalazioni che raccontano di rocambolesche “guerre stellari”, in corso nei nostri cieli, forse per “bonificare” la Terra dalle filiere del peggior potere. «Sono voci incontrollabili», ammette Bosco, che però aggiunge: «Sbalordisce la strana sincronicità di troppi avvenimenti sconcertanti che si sono succeduti negli ultimi mesi, a cominciare dalla caduta di Jeffrey Epstein, accusato di pedofilia e amico dei Clinton». Per non parlare della geopolitica: l’uccisione di Soleimani, lo scontro in Siria e la comparsa di Turchia e Russia in Libia, al posto di Italia e Francia. Quindi, chiasso globale a reti unificate sul virus, e silenzio su tutto il resto (silenziosissimo, da settimane, anche Israele).Verticalizzando il ragionamento – per tornare coi piedi per terra – Magaldi sintetizza: l’élite post-democratica che quarant’anni fa si era alleata anche con potenze non democratiche, come la Cina, sta subendo in queste ore una controffensiva storica. E’ in campo un’alleanza mondiale, trasversale, decisa a cancellare dal mondo la dittatura finanziaria che ha confiscato a democrazia nei nostri paesi. La reazione si sarebbe scatenata quando il fronte progressista si è accorto che la gestione autoritaria dell’emergenza coronavirus, in salsa cinese, voleva essere il pretesto per congelare la democrazia in Occidente. Nel mirino dunque Pechino, ma anche l’Ue e istituzioni sovranazionali come l’Oms, sospettata come minimo di omessa vigilanza sull’ipotetica fabbricazione del virus. E in attesa di vedere il seguito del film – con Trump che mette mano al bazooka finanziario statale – si moltiplicano i messaggi spiazzanti. Il solitamente taciturno Bob Dylan, per esempio: con esplicito riferimento al coronavirus («mettetevi al riparo, siate prudenti») ha pubblicato un inedito, in cui denuncia il complotto che assassinò John Kennedy. Retromessaggio implicito: dietro alla pandemia c’è forse la medesima filiera dell’orrore? La stessa che pretese la riduzione dei diritti (”The crisis of democracy”), per poi magari organizzare l’ecatombe dell’11 Settembre?Dai media, naturalmente, nessuna speranza di ottenere spiegazioni su quanto sta davvero avvenendo: chi sta con chi, e contro chi? Domande: com’è che Putin (teoricamente, alleato della Cina) manda in Italia – non a Milano, ma a Roma – una delegazione militare decisamente insolita, a bordo di mezzi con su scritto “Dalla Russia con amore?”. La missione è guidata da un generale d’alto grado, di cui il ministro degli esteri italiano faticava a sostenere lo sguardo. Da che parte sta, Putin, veramente? S’è schierato con l’Italia, certo: una mossa anche pubblicitaria e che oscura persino gli Usa, un po’ lenti ad assistere il Belpaese, ma mette in imbarazzo soprattutto i gestori dell’austerity europea, Germania in primis. L’Italia come crocevia strategico tra le due opzioni, sovranità o dominio? Se si sta realmente profilando la possibilità di un nuovo mondo – una nuova America, una nuova Europa – perché Putin prenota un ruolo così eclatante, per la Russia, scegliendo senza indugi l’Italia? E con quei numeri, poi: otto brigate, 160 uomini. E 14 aerei. Rivoluzione e resurrezione?Otto unità operative, forti di 160 specialisti. Numeri che delizierebbero un simbologo di talento come Michele Proclamato, autore di saggi sulla “legge dell’Ottava”, la regola armonica che reggerebbe l’universo, emblematizzata dal numero 8. Se poi si aggiunge la faccia terrea del “filocinese” Luigi Di Maio, in notturna, all’aeroporto di Pratica di Mare ad accogliere i primi militari russi, suona ancora più strano un altro numero: il 14. Tanti sono gli aerei cargo che Putin ha usato per sbarcare in Italia i suoi aiuti – destinati alla Lombardia, eppure atterrati curiosamente a Roma, anziché a Milano. Quattordici: un caso? Consonanze: nella Via Crucis (a proposito, il Vaticano non è mai stato così silente) proprio la quattordicesima stazione simboleggia la resurrezione. Soprattutto: il 14 più celebre di tutti è quello del luglio 1789, la Presa della Bastiglia, avvio della Rivoluzione Francese promossa dalla massoneria illuminista. Una ricorrenza “sacra”, per i grembiulini progressisti: possibile che il “fratello” Putin (arruolato tra i conservatori della superloggia “Golden Eurasia”) non se ne fosse accorto, spedendo in Italia – nel cuore della Nato – i suoi 14 Ilyushin? Nel caso, per gli appassionati, il messaggio sarebbe: diamo inizio a una rivoluzione, che coinciderà con una resurrezione. Sempre che, appunto, l’intera faccenda del coronavirus non sia soltanto una immensa tragedia sanitaria.
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Bob Dylan, messaggio: John Kennedy, contro il coronavirus
The Greatest, si auto-celebrò il giovane Cassius Marcellus Clay, non ancora Muhammad Alì. Figlio di un pittore di insegne pubblicitarie. Figlio adottivo del ladro che gli rubò la bicicletta nuova, che il padre – il pittore di insegne – gli aveva appena regalato, per il suo compeanno. E figlio anche di Joe Martin, il poliziotto di Louisville a cui baby-Cassius si rivolse, in lacrime, per il terribile furto. Va bene ragazzo, domani passa in ufficio per la denuncia. Ma se poi lo incontri, il ladro, sei capace di spaccargli la faccia? No, scosse la testa, sconsolato, il piccolo Cassius. E allora, gli disse Joe, ti aspetto nella mia palestra di boxe. Fu il primissimo passo, per poi diventare The Greatest. Mike Porco, from Italy (Calabria, per la precisione) era il nome del gestore del Gerde’s Folk City, la birreria del Village dove il giovanissimo Bobby si beveva le serate, di birra in birra, ascoltando gli strimpellatori che vi si esibivano. Un giorno si fece avanti: anch’io so suonare qualcosa. Mike lo mise alla prova, nel pomeriggio, mentre le ragazze lustravano il pavimento. Chiamò John Lee Hooker, che era atteso nei giorni seguenti. Poi gli comprò dei jeans puliti.Venne la sera fatidica, e andò tutto bene. John Lee Hooker disse a Mike Porco che il ragazzino del Minnesota se la cavava bene, con la sua armonica. Allora Mike gli regalò una serata morta, tutta per lui. Non c’era nessuno, nel pubblico, tranne un tizio un po’ sbronzo. L’indomani si capì che il tizio assonnato aveva un nome altisonante, Robert Shelton. Il suo giornale, il “New York Times”, annunciava che al Gerde’s era nata una stella. Virtualmente, nel suo campo, The Greatest. Ora che il mondo trema per il virus e seppellisce i suoi caduti, ecco che l’uomo del Minnesota fa un’uscita in solitaria e mondiale, nel suo stile, con una ballad regalata a tutti, urbi et orbi, lunga minuti 17. Un’omelia lentissima e dolcissima, in morte di John Kennedy e di tutta l’innocenza planetaria che morì insieme a John Kennedy, con tutte le speranze di un’umanità che sembrava si stesse pericolosamente risvegliando. Una sciarada di capolavori uno sull’altro, di nomi leggendari e memorabili, promesse, spettacolari acrobazie mai viste prima, e mai più viste. La consapevolezza del momento: la musica, in fondo all’anima del mondo, in quel miracoloso attimo in cui divenne musica persino la politica.Era semplicemente troppo, suggerisce la ballata. Ma se io sono ancora qui tra voi, alla mia età – dice l’autore, il menestrello – allora ve lo racconterò. Non è possibile dimenticare l’accaduto, non è possibile che non torni a vivere. Non è possibile non essere inondati dall’eco di quel lampo, di quell’istante irripetibile. Bisogna renderlo immortale, resuscitarlo tra i caduti del coronavirus, e trasformarlo in arma formidabile. Conosce l’arte di qualsiasi Antigone, l’autore. Gli han conferito pure il Premio Nobel, alla gloria dei suoi settantanove anni a maggio. Parla di sacrifici umani, la morte più cattiva. Evoca numeri ben noti al chiaroscuro, il 6 e il 9. E non teme di menzionare il 33, citando la crocifissione filmata da Zapruder sulla Dealey Plaza. Che è come dire: so chi è stato. Certo che sa chi è stato, il ragazzo di Duluth. L’ha capito da un pezzo. E sa anche che è gente della stessa razza che, tanti anni dopo, ha fatto crollare le Twin Towers. Sa anche che sono ancora loro, sempre gli stessi, a trafficare oggi col coronavirus. Lo dice a modo suo, con la sublime reticenza dei grandissimi, uscendosene con la sua ballad su John Kennedy, esattamente adesso, come se Jfk fosse una specie di sciamano, di talismano contro il male.Dal menestrello può solo imparare, il cinema, a sceneggiare vita e morte – only a matter of minutes, tra il prima e il dopo, e il mentre – quando si spappola la fisica e ogni singola molecola, ogni porzione del cervello di John Kennedy sembra tornare qui tra noi, a raccontare – con letizia misteriosa – lo splendore sterminato di chi osa guardare il mondo con amore, l’invincibile segreto che oggi più che mai viene in soccorso dell’umanità smarrita, terrorizzata dalla pandemia. L’elencazione ellittica, specialità retorica di aedi raffinati, sdraia la ballad in mezzo a nostalgie, tra monumenti museali dell’America che fu – con un’unica eccezione, Freddie Mercury, citato come per lasciare un segno a chi volesse coglierlo, bianco come lo strano guanto dell’ectoplasma Michael Jackson – we are the World, remember? We are the World, sicuro. Noi, non loro. E’ questo che sussurra la ballad sterminata del ragazzo del Nord, “Murder Most Foul”, chiedendo a tutti di specchiarsi per un attimo in quel cervello esploso a Dallas, lungo la New Frontier di tanti anni fa, quando una neve nera cominciò a cadere. Questo è il momento, sembra dire. Sapete, spetta a noi. Ora, di nuovo, tutto può accadere.(Giorgio Cattaneo, 5 aprile 2020. Il brano “Murder Most Foul” è stato pubblicato sul sito di Bob Dylan il 27 marzo 2020, accompagnato da queste parole: «Mettetevi al sicuro, state attenti, e che Dio sia con voi»).The Greatest, si auto-celebrò il giovane Cassius Marcellus Clay, non ancora Muhammad Alì. Figlio di un pittore di insegne pubblicitarie. Figlio adottivo del ladro che gli rubò la bicicletta nuova, che il padre – il pittore di insegne – gli aveva appena regalato, per il suo compleanno. E figlio anche di Joe Martin, il poliziotto di Louisville a cui baby-Cassius si rivolse, in lacrime, per il terribile furto. Va bene ragazzo, domani passa in ufficio per la denuncia. Ma se poi lo incontri, il ladro, sei capace di spaccargli la faccia? No, scosse la testa, sconsolato, il piccolo monello. E allora, gli disse Joe, ti aspetto nella mia palestra di boxe. Fu il primissimo passo, per poi diventare The Greatest. Mike Porco, from Italy (Calabria, per la precisione) era il nome del gestore del Gerde’s Folk City, il locale del Village dove il giovanissimo Bobby si beveva le serate, di birra in birra, ascoltando gli strimpellatori che vi si esibivano. Un giorno si fece avanti: anch’io so suonare qualcosa. Mike lo mise alla prova, nel pomeriggio, mentre le ragazze lustravano il pavimento. Lo propose a John Lee Hooker, che era atteso nei giorni seguenti. Quindi, in vista dell’evento, gli procurò dei jeans puliti.
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Salute a rischio: Svizzera e Slovenia fermano le antenne 5G
Mentre da più parti si comincia a sospettare che l’esplosione dei focolai epidemici Covid-19 coincida con l’estensione della rete 5G, che indebolirebbe l’organismo compromettendo le difese immunitarie, Svizzera e Slovenia hanno deciso di fermare il wireless di quinta generazione sul proprio territorio. Le autorità svizzere – scrive “Techradar” – hanno deciso di sospendere l’uso delle antenne 5G, fino a che non saranno chiariti i dubbi riguardo al loro impatto sulla salute. La decisione è stata presa dall’Ufam, l’ufficio federale per l’ambiente, preso atto del timore manifestato dagli abitanti della conferedazione elvetica in alcuni dei suoi 26 cantoni. Com’è noto, il timore è che le onde radio 5G possano risultare dannose per l’organismo, alterando l’equilibrio cellulare. «Le preoccupazioni sono diventate proteste in molti paesi, e in Svizzera questo ha portato a un parziale arresto dello sviluppo». Significativo, aggiunge “Techradar”, che il paese alpino sia tra i più avanzati al mondo per lo sviluppo delle reti di nuova generazione. In Italia, in realtà, lo sviluppo sperimentale del 5G è avvenuto in modo pressoché clandestino, abbattendo (senza spiegazioni serie) molti viali alberati, che – come provano documenti del governo britannico – ostacolano la trasmissione del segnale.Non sarà certo rassicurante, poi, sapere il 5G sia classificato “sicuro” dall’Oms, coinvolta nel laboratorio di Wuhan da cui si sospetta possa essere scaturito il contagio da coronavirus. Per contro, Swisscom assicura che i regolamenti svizzeri sono dieci volte più severi di quelli dettati dall’Oms. In ogni caso, scrive sempre “Techradar”, l’associazione medica svizzera ha consigliato cautela. E attenzione: in base alla democrazia diretta che governa la Svizzera, qualsiasi petizione con oltre 100.000 firme può innescare un referendum sulla questione. Due sono già sul tappeto: una lascerebbe gli operatori responsabili per eventuali danni causati dalle radiazioni, un’altra imporrebbe limiti alle emissioni, lasciando decidere le comunità locali. Intanto, dopo la moratoria triennale in Svizzera, anche la Slovenia ha ufficialmente bloccato “l’Internet delle cose”. La posizione slovena – annuncia Maurizio Martucci su “Oasi Sana” – è stata adottata per valutare con più attenzione le criticità del 5G nell’impatto su ambiente e salute pubblica, «al contrario di quanto ha fatto l’Italia nel 2018», con la vendita “al buio” delle nuove frequenze del 5G, «senza valutazione preliminare d’impatto ambientale e sanitario».L’agenzia slovena Akos (reti e servizi di comunicazione) è stata incaricata di fermare l’assegnazione dello spettro di frequenze 5G. «La moratoria slovena è sostenuta dal ministro della pubblica amministrazione Rudy Medved, che – di fronte alle forti preoccupazioni della comunità medico-scientifica sugli effetti biologici delle inesplorate radiofrequenze – ha optato per l’adozione del principio di precauzione. «La tecnologia 5G – afferma – non è stata stabilita, nella pratica, nella misura in cui gli studi potrebbero produrre risultati in base ai quali potremmo dire in modo conclusivo che il 5G è completamente innocuo». La decisione, racconta “Oasi Sana”, è scaturita dopo che il governo di Lubiana ha convocato una consultazione pubblica sulla sicurezza delle tecnologie 5G. La richiesta: «Divieto dell’uso della tecnologia wifi negli asili, nelle scuole, negli ospedali, nelle case di cura e in tutte le istituzioni pubbliche. Moratoria sull’introduzione del 5G basata sul principio di precauzione, grazie a ricerche scientifiche sufficienti per dimostrare gli effetti negativi delle radiazioni elettromagnetiche sulla salute umana, sulla natura e sull’ambiente». Da qui lo stop in tutto il paese, che a differenza della Svizzera è membro dell’Ue.L’attuale posizione slovena, ricorda sempre Martucci, è analoga a quella adottata in Belgio dal sindaco di Bruxelles (che ha vietato le antenne 5G in città) e in Spagna dall’organo governativo Difensore del Popolo. Inoltre, «la pericolosità del 5G è già stata affermata in Danimarca da una consulenza legale richiesta dall’istituto nazionale di sanità pubblica». In Olanda, infine, la fondazione “Stop 5G” ha annunciato di ricorrere alle vie legali contro la decisione del governo olandese di implementare il wireless di quinta generazione senza prima una regolare valutazione ambientale e sanitaria: «Non è stato adeguatamente studiato il rischio per la salute». Il gruppo olandese conferma che gli stessi studi condotti su 2G, 3G e 4G hanno già mostrato effetti dannosi per l’uomo, gli animali e le piante. Secondo gli olandesi, l’aumento dell’intensità di radiazione – nel caso del 5G – avrebbe «un impatto importante sulle persone e sull’ambiente». Dal governo italiano, silenzio assoluto. Con un’unica eccezione: Gunter Pauli, consigliere economico di Conte, ipotizza una connessione tra antenne 5G e focolai del coronavirus in Lombardia.Mentre da più parti si comincia a sospettare che l’esplosione dei focolai epidemici Covid-19 coincida con l’estensione della rete 5G, che indebolirebbe l’organismo compromettendo le difese immunitarie, Svizzera e Slovenia hanno deciso di fermare il wireless di quinta generazione sul proprio territorio. Le autorità svizzere – scrive “Techradar” – hanno deciso di sospendere l’uso delle antenne 5G, fino a che non saranno chiariti i dubbi riguardo al loro impatto sulla salute. La decisione è stata presa dall’Ufam, l’ufficio federale per l’ambiente, preso atto del timore manifestato dagli abitanti della confederazione elvetica in alcuni dei suoi 26 cantoni. Com’è noto, il timore è che le onde radio 5G possano risultare dannose per l’organismo, alterando l’equilibrio cellulare. «Le preoccupazioni sono diventate proteste in molti paesi, e in Svizzera questo ha portato a un parziale arresto dello sviluppo». Significativo, aggiunge “Techradar”, che il paese alpino sia tra i più avanzati al mondo per lo sviluppo delle reti di nuova generazione. In Italia, in realtà, lo sviluppo sperimentale del 5G è avvenuto in modo pressoché clandestino, abbattendo (senza spiegazioni serie) molti viali alberati, che – come provano documenti del governo britannico – ostacolano la trasmissione del segnale.
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Carpeoro: né cure né aiuti, grazie a Conte. E l’Italia esplode
Sessanta milioni di ostaggi: non del coronavirus, ma di un governo catastrofico. Tutta la rabbia di Gianfranco Carpeoro, su YouTube il 29 marzo, in video-chat con Fabio Frabetti di “Border Nights”. Un’ora di analisi impietose sullo sfacelo-Italia. L’accusa: due cose doveva fare, Conte. La prima: trovare una cura, alla svelta, per il Covid-19. La seconda: tamponare subito la crisi delle famiglie più fragili, costrette a casa e rimaste senza soldi. E non ha fatto né l’una né l’altra. Infatti, zero investimenti d’urgenza sulla ricerca. Quanto agli aiuti materiali, solo annunci e proclami: «Non un soldo finora erogato, dopo settimane di divieti assurdi contenuti in ben quattro decreti, tutti incostituzionali, vergati da quel fior d’avvocato che abbiamo come presidente del Consiglio». Condanna senza appello: «Un governo senza idee, intempestivo, pavido». Senza neppure il coraggio di mobilitare «le grandi aziende che, allo Stato, devono sontuosi favori», come quelle della grande distribuzione. «Dove sono, gli ipermercati? Perché non mettono un soldo, per contribuire a fronteggiare l’emergenza? Perché il governo non chiede loro di consegnare la spesa gratis, a chi ne ha bisogno? Cosa si aspetta, che si finisca a coltellate nelle strade?».Timore ammesso, finalmente, anche dal ministro dell’interno Luciana Lamorgese. «E si accorge solo adesso che l’ordine pubblico potrebbe essere a rischio?». Si paventa l’impiego diretto dei militari: «Se dovessero essere costretti a reprimere proteste – dice Carpeoro – alcuni reparti potrebbero anche rifiutarsi di eseguire ordini inaccettabili: e a quel punto il governo cadrebbe». Naturalmente, Carpeoro spera che le più fosche previsioni vengano smentite dai fatti: guai, se la situzione dovesse precipitare a tal punto. Ma il pericolo è reale: «Toglietevi dalla testa che la situazione rientri a breve nella normalità: non se parla prima di giugno». Economia azzerata dalla paralisi imposta per decreto: il rischio che saltino i nervi cresce, di giorno in giorno. «E il governo non osa dire, ai cittadini, cosa li aspetta: preferisce procedere così, di proroga in proroga». Aiuti dall’Europa? Per ora esclusi, a quanto pare: grazie alla solita Germania, e soprattutto «a uno Stato mafioso e criminale come l’Olanda», che notoriamente – essendo un paradiso fiscale scandalosamente tollerato dall’Ue – drena risorse strategiche anche all’Italia, salvo poi impedirle di accedere a finanziamenti salva-vita che oggi sarebbero drammaticamente urgenti.Conte? Al di là delle recite, sembra strare al gioco: «Ha stretto un patto segreto con l’establishment europeo, che l’ha aiutato a restare a Palazzo Chigi», dopo le dimissioni di Salvini. Durerà? Dipende: se esplode la protesta sociale, addio “avvocato del popolo”. Draghi farebbe meglio, al suo posto? Ovvio: chiunque farebbe meglio di Conte. Quanto all’ex presidente della Bce, «non lascerebbe gli ospedali senza i reagenti per i tamponi. E avrebbe giocato d’anticipo, mettendo mano ad aiuti immediati per evitare qualsiasi esplosione di esasperazione». Saprebbe come agire, Draghi, al contrario di «questi incapaci assoluti che oggi sono al governo: impogono le mascherine, ma poi la gente non sa dove trovarle». Per Carpeoro, l’apocalisse-coronavirus mostra un ritratto anche impietoso dell’Italia, quasi fosse «un paese di cretini, coi vicini di casa che ora si sentono sceriffi e si mettono a sostituire i poliziotti». Spionaggio di massa? «Leciti tutti i controlli: quello che contesto sono i troppi divieti».Carpeoro accusa: se l’Italia è nel caos e di fronte al baratro, lo deve a questo governo imbelle. A oltre due mesi dal primo allarme, ancora non è stato adottato un protocollo medico, univoco ed efficace, almeno per limitare i danni. Andavano investiti del compito, da subito, i nostri maggiori istituti di ricerca. E invece: zero, si naviga ancora a vista. Lo stesso Carpeoro è convinto che i morti sarebbero stati gli stessi, anche senza imporre il coprifuoco: ma serviva il coraggio di non fermare l’economia. Visto che invece si è scelto di assecondare il panico, occorreva almeno attrezzarsi in modo serio: tutti a casa, ma col frigo pieno. E con garanzie vere sulla ripresa: niente tasse, e aiuti concreti. «Altri paesi, dove l’emergenza è scattata molto dopo, rispetto all’Italia, già stanno indennizzando aziende, lavoratori ed esercenti. In Italia, invece, per ora solo chiacchiere». Assente, il governo, su tutti i fronti: «Banche e assicurazioni, per esempio: non sono state invitate a dare una mano. Un governo serio avrebbe mille modi per convincerle, anche minacciando di abolire l’obbligo assicurativo per le auto». In compenso, non manca chi sfotte l’anziano Berlusconi – ormai fuori dai giochi – per una sua ipotetica “fuga” in Francia, in realtà mai avvenuta. «A questi imbecilli – tuona Carpeoro – ricordo che Berlusconi ha donato 10 milioni di euro. E domando: quanto ha donato De Benedetti? E quanto ha donato Prodi, che è stra-miliardario?».Sessanta milioni di ostaggi: non del coronavirus, ma di un governo catastrofico. Tutta la rabbia di Gianfranco Carpeoro, su YouTube il 29 marzo, in video-chat con Fabio Frabetti di “Border Nights”. Un’ora di analisi impietose sullo sfacelo-Italia. L’accusa: due cose doveva fare, Conte. La prima: trovare una cura, alla svelta, per il Covid-19. La seconda: tamponare subito la crisi delle famiglie più fragili, costrette a casa e rimaste senza soldi. E non ha fatto né l’una né l’altra. Infatti, zero investimenti d’urgenza sulla ricerca. Quanto agli aiuti materiali, solo annunci e proclami: «Non un soldo finora erogato, dopo settimane di divieti assurdi contenuti in ben quattro decreti, tutti incostituzionali, vergati da quel fior d’avvocato che abbiamo come presidente del Consiglio». Condanna senza appello: «Un governo senza idee, intempestivo, pavido». Senza neppure il coraggio di mobilitare «le grandi aziende che, allo Stato, devono sontuosi favori», come quelle della grande distribuzione. «Dove sono, gli ipermercati? Perché non mettono un soldo, per contribuire a fronteggiare l’emergenza? Perché il governo non chiede loro di consegnare la spesa gratis, a chi ne ha bisogno? Cosa si aspetta, che si finisca a coltellate nelle strade?».
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Barnard a Burioni: non siete scienza, se oscurate Montanari
Caro dottor Roberto Burioni, e suoi colleghi del Patto Trasversale per la Scienza, so che avete preso di petto il giornalista Claudio Messora, la sua testata “ByoBlu” e il naopatologo Montanari, Messora pubblicato. Be’, giusto per creare un “level plain field”, vi dico che non sono amico di nessuno dei due e ho sempre rifiutato di comparire sulla testata. Ma… c’è un “ma”. Il “ma” è che quando vedo che la scienza, nata da Galileo Galilei, si comporta come una cordata democristiana ai tempi di Ciriaco De Mita, be’, allora devo parlare, dottor Burioni. Le faccio dei nomi. Ignác Fülöp Semmelweis, Kery Mullys, Richard Horton, Freeman Dyson, Galileo Galilei. Abbia la pazienza, per cortesia, di ascoltare questi pochi minuti. Ignác Fülöp Semmelweis fu il medico ungherese che perse la vita, letteralmente, perché si accorse che la sepsi pureperale, che ai suoi tempi ammazzava decine di migliaia di donne gravide e di feti, era dovuta al fatto che i medici passavano da malato a malato, per poi infine visitare le gravide, senza lavarsi le mani nude. Le sue grida d’allarme furono prima ridicolizzate, poi fecero infuririare quelli che fanno i Patti per la Scienza, e infine – letteralmente – lo ammazzarono, rinchiudendolo in un manicomio, dove dopo due settimane di torture morì. Ma aveva ragione. Ci vollero decenni, e vallate di morti innocenti, perché la scienza se ne accorgesse.Kery Mullys fu l’inventore della “polymerase chain reaction” la Pcr, la tecnica di amplificazione di pezzi di acido nucleico, che non solo ha cambiato la storia dell’intera scienza biomedica, ma è ciò che oggi ci permette di identificare con certezza la presenza del coronavirus negli umani. Per questa scoperta, tra l’altro, Mullys vinse il Premio Nobel nel ‘93. Era un mio amico, Kery Mullys: lo invervistai per due mie inchieste di “Report”, negli anni Novanta, mangiavano gli spaghetti ai gamberoni fatti ha me nella sua casa di La Hoja, in California. Mullys mi disse, e l’aveva detto all’America delle scienze, che l’intero establishment scientifico globale aveva preso un immenso abbaglio, in virologia, cona la scoperta dell’Hiv come unica causa dell’Aids. Immagini, Burioni, il caos che ne seguì, quando “Report” di Gabanelli trasmise alla Rai quella mia inchiesta, quella mia intervista: Furio Colombo si “scarabattò” sudaticcio in qualche talkshow di punta, a smentire Mullys, e a chiedere implicitamente che lui, “Report” e io fossimo relegati alla vergogna. Anni dopo, Luc Montagner – il vero scopritore dell’Hiv – ammise che dovevano esserci dei co-fattori ad aiutare l’Hiv a causare l’Aids.In realtà, poi, il grande dissidente dell’Hiv come causa dell’Aids è un altro luminare americano, Peter Duesberg – altro mio caro amico, che fu eletto membro dell’Accademia delle Scienze Usa, per esser stato lo scopritore del primo onco-virus al mondo. Duesberg, letteralmente, fece perdere la testa agli scienziati: quando nel 1996, su Mullys e Duesberg, io intervistai il “baronissimo” dei baroni, cioè Anthony Fauci all’Nih, sperimentai i 25 minuti di odio più intensi, da parte di un intervistato, nella storia del giornalismo. Ma qui arriva Richard Horton (e lei sa chi è). Per il pubblico, è il direttore della più prestigiosa rivista scientifica del mondo, il “The Lancet”, su cui mi auguro che lei, Burioni, abbia abbondantemente pubblicato (immagino di sì). Richard Horton fu talmente scandalizzato dai tentativi della scienza di mettere a tacere delle voci scomode, che sul “The New York Review of Books”, nientemeno, scrisse: «Sono voci che comunque meritano di essere ascoltate, e l’assassinio ideologico che hanno subito rimarrà come un testamento imbarazzante delle tendenze reazionarie della scienza moderna». Cari Burioni e colleghi del Patto Trasversale per la Scienza, inizia a venirvi in mente qualcosa che avete fatto, in questi giorni, in Italia?E infine Freeman Dyson, deceduto a 96 anni, proprio il 28 febbraio scorso: era l’ultimo sopravvissuto dell’immenso “cluster” di geni della fisica e della matematica del Novecento, da Albert Einstein a Robert Oppenheimer, da Enrico Fermi a Alan Turing fino a Richard Feynman e Stephen Hawking. Freeman Dyson lavorò con tutti loro, e sedette fino alla sua morte nell’ufficio accanto a quello di Einstein, nell’Institute of Advanced Studies di Princeton, in America (più alto di lì non si va – almeno, con la relatività generale di questo universo). Lo conobbi brevemente: un uomo meraviglioso. Ma Dyson non era solo un “contrarian”: era proprio l’eretico degli eretici, in scienza. C’è una sua meravigliosa “lecture” al Pardee Centre della Boston University, dove inizia dicendo: «I dogmi scientifici odierni probabilmente sono giusti, ma devono essere sfidati». Quest’uomo, che fu definito un genio ha Hans Bethe (e spero che lei, Burioni, sappia chi era, Hans Bethe: fu il cervello che scrisse la matematica di quasi tutta la fisica quantistica, da Niels Bohr fino a Richard Feynman), trascorse gli ultimi anni della sua vita a prendersi tegole in testa dai Patti Trasversali per la Scienza, quando: 1) sfidò i modelli matematici dei climatologi sul “climate change”, definendoli “flat wrong”, cioè pessima aritmetica; 2) si mise contro l’invero movimento verde globale, dichiarando che gli orgamismi geneticamente modificati sono un tesoro di salvezza per i poveri, e non il loro veleno; 3) quando dichiarò che Darwin ci aveva forse preso, su come si sono evolute le macro-forme viventi, ma non aveva capito nulla dell’evoluzione dei microorganismi della Terra per miliardi di anni.E le tegole in testa, caro dottor Burioni, se le presero pure quelli che lo pubblicavano, cioè che pubblicavano un ostinato negazionista dei teoremi scientifici oggi dati per scontati. Ma mai – mai e poi e mai, Burioni – i suoi colleghi internazionali, ai livelli dell’Institute for Advanced Studies di Princeton, la seconda patria di Einstein, o ai livelli del “The Lancet”, si sognarono di trottare nelle Procure a denunciare chi aveva dato voce agli iconoclasti. Anzi – e ve lo ripeto, esimi Burioni e colleghi del Patto Trasversale per la Scienza: Horton, direttore del “The Lancet”, scrisse: «Sono voci che meritano di essere ascoltate, e l’assasinio ideologico che hanno subito rimarrà come testamento imbarazzante delle tendenze reazionarie delle scienza moderna». State umiliando il ricordo di Galileo Galilei, dottor Burioni e Patto Trasversale per la Scienza: il Galileo scandaloso e le sue folli idee, eretiche e pericolose al pubblico dei fedeli, zittito dalle Procure di allora (l’Inquisizione). Ritirate l’esposto contro “ByoBlu”, oppure togliete la parola “scienza” dal vostro Patto. E cito, ancora: «I dogmi scientifici odierni probabilmente sono giusti, ma devono essere sfidati» (Freeman Dyson).(Paolo Barnard, “Il testamento imbarazzante delle tendenze reazionarie della scienza moderna”, video-messaggio del 28 marzo 2020 in sostegno di “ByoBlu”, video-blog denunciato dal Patto Trasversale per la Scienza guidato da Roberto Burioni per aver dato spazio a Stefano Montanari e alle sue tesi alternative sul coronavirus).Caro dottor Roberto Burioni, e suoi colleghi del Patto Trasversale per la Scienza, so che avete preso di petto il giornalista Claudio Messora, la sua testata “ByoBlu” e il naopatologo Montanari, Messora pubblicato. Be’, giusto per creare un “level plain field”, vi dico che non sono amico di nessuno dei due e ho sempre rifiutato di comparire sulla testata. Ma… c’è un “ma”. Il “ma” è che quando vedo che la scienza, nata da Galileo Galilei, si comporta come una cordata democristiana ai tempi di Ciriaco De Mita, be’, allora devo parlare, dottor Burioni. Le faccio dei nomi. Ignác Fülöp Semmelweis, Kery Mullys, Richard Horton, Freeman Dyson, Galileo Galilei. Abbia la pazienza, per cortesia, di ascoltare questi pochi minuti. Ignác Fülöp Semmelweis fu il medico ungherese che perse la vita, letteralmente, perché si accorse che la sepsi pureperale, che ai suoi tempi ammazzava decine di migliaia di donne gravide e di feti, era dovuta al fatto che i medici passavano da malato a malato, per poi infine visitare le gravide, senza lavarsi le mani nude. Le sue grida d’allarme furono prima ridicolizzate, poi fecero infuririare quelli che fanno i Patti per la Scienza, e infine – letteralmente – lo ammazzarono, rinchiudendolo in un manicomio, dove dopo due settimane di torture morì. Ma aveva ragione. Ci vollero decenni, e vallate di morti innocenti, perché la scienza se ne accorgesse.
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Magaldi: il partito “cinese” dichiara guerra alla nostra libertà
Anziani soli e disperati che piangono, al telefono coi carabinieri, implorando un piatto di cibo, mentre i servizi segreti avvisano Palazzo Chigi che ormai il Sud è a rischio sommossa: dilaga l’economia sommersa, e dunque non è possibile indennizzare i lavoratori-fantasma reclusi anch’essi ai domiciliari. Così a Palermo già si saccheggiano gli scaffali, e a presidiare i supermercati accorre la polizia. Tutto questo mentre il truce Macron si schiera clamorosamente con l’Italia contro “l’Europa egoista”. E lo stesso Mattarella – per la seconda volta in pochi giorni, dopo l’uscita di Draghi sul “Financial Times” («soldi a tutti, e subito, perché ora siamo in guerra») – interviene dal Quirinale con un appello a Bruxelles: fine del rigore, o stavolta l’Italia ci lascia la pelle. Cronache del finimondo, minuto per minuto, nel giorno in cui si registrano quasi mille morti in appena 24 ore, drammatico record mondiale dell’apocalisse chiamata coronavirus. Tragedia nella tragedia: il governo italiano paralizza il paese imponendo il coprifuoco, ma senza riuscire a evitare l’ecatombe. E senza rassicurare né soccorrere finanziariamente, con tempestività, i milioni di lavoratori che ha confinato in casa, pena sanzioni severissime per chi sgarra: si può portare a spasso il cane, ma non i bambini.E a proposito di medioevo: il sottosegretario Andrea Martella (Pd) apre la caccia a quelle che chiama “fake news”, mentre l’Agcom mette al bando il giornalista “eretico” Adriano Panzironi, che raccomanda le vitamine per rafforzare le difese immunitarie. Da parte sua, il Patto per la Scienza fondato dal virologo Roberto Burioni va persino oltre: l’associazione (privata, ma benedetta al suo esordio da Grillo, Renzi e Mentana) esige il bavaglio per il nanopatologo Stefano Montanari, che ridimensiona – in modo discutibile – la pericolosità clinica del Covid-19. Con un atto inaudito nella storia della nostra democrazia, Burioni chiede addirittura ai magistrati di oscurare “ByoBlu”, il video-blog più seguito d’Italia, “reo” di aver dato spazio a una voce scientifica alternativa. Siamo sull’orlo di un regime che esala dalle fogne della storia? Peggio: siamo di fronte a un piano preciso, spietato e mostruoso. Gioele Magaldi lo chiama: il partito del virus, che è cinese solo a metà. Pistola fumante: il clamoroso servizio della Rai, girato da “Leonardo” nel 2015 e riesumato in queste ore. La prova: il laboratorio che traffica coi coronavirus per fabbricarne una versione pericolosa per l’uomo, anche allo scopo di calibrarne in anticipo l’eventuale vaccino. Attenzione: il laboratorio è cinese, ma – a quanto pare – sotto il controllo dell’Oms.La coda del diavolo: qualcuno ha usato la nuova Cina post-comunista come “Frankenstein”, dopo averla appositamente creata? Un gigante economico bifronte: capitalista, ma senza libertà. Era il sogno degli oligarchi (non certo cinesi) che nel 1975 evocarono la fine della democrazia come “soluzione” per il mondo globalizzato. Autore del bestseller “Massoni”, Magaldi – atlantista di ferro – demolisce le suggestioni del complottismo antiamericano che demonizza invariabilmente lo Zio Sam. E svela un retroscena spiazzante: il ruolo di una quarantina di superlogge-ombra, impegnate a disputarsi i destini del pianeta. Da una parte gli eredi della supermassoneria “progressista”, rooseveltiana e keynesiana, fermata anche a colpi di pallottole: i Kennedy, Martin Luther King, e in Europa personaggi come lo svedese Olof Palme, campione del welfare. E così in Africa l’immenso Nelson Mandela, e in Medio Oriente un eroe della pace come Yitzhak Rabin. Dall’altra, le superlogge reazionarie capeggiate dalla storica “Three Eyes” di Kissinger, vero regista del golpe in Cile l’11 settembre 1973. Tanti anni dopo (ma sempre l’11 settembre) un’altra superloggia, la “Hathor Pentalpha” dei Bush, avrebbe scelto addirittura l’abominio del terrorismo stragista “fatto in casa” per ricattare il pianeta, spingendolo nella voragine infinita dei nuovi fronti di guerra.Negli Usa ne seguì il Patriot Act: la fine della privacy, con l’alibi della sicurezza. Ci risiamo? La risposta è sì. E la matrice del “partito del coronavirus”, dice Magaldi, è sempre quella messa a fuoco nelle pagine di “The crisis of democracy”, il fatale libello – firmato da Samuel Huntington, Michel Crozier e Joji Watanuki – con cui la Commissione Trilaterale (sempre lui, il Kissinger che sdoganò la Cina maoista) raccomandava la sua ricetta: ridurre la democrazia, perché «troppa libertà fa male». Cinque anni dopo, lo sciagurato patto “United Freemason for Globalization” inaugurò il terzo millennio con largo anticipo. Salvo poi imporre un’accelerazione spaventosa – nel segno del sangue e del terrore – con la demolizione delle Torri Gemelle, seguita dalle guerre in mezzo mondo e infine coronata dal terrorismo stragista dell’Isis, altro “Frankenstein” uscito dalla stessa fabbrica di mostri. «E ora, eccoci al Covid-19: sembra proprio l’ultimo nato, da quella filiera dell’orrore».Si può credere, a Magaldi, frontman italiano dei circuiti massonici progressisti sovranazionali? Fate voi. Nel suo libro-denuncia, in premessa, chiarisce: ho 6.000 pagine di dossier riservati, sotto chiave. «Pubblicarli tutti ci pareva proibitivo: così s’è ragionato con l’editore, Chiarelettere. Ma se qualcuno si sente diffamato, me lo dica: mostrerò la documentazione scritta che comprova ogni mia affermazione». Risultato: silenzio di tomba. Non un fiato, da parte di nessuno dei super-potenti messi alla berlina. «Lo stesso Napolitano, esponente della “Three Eyes” – assicura Magaldi, senza timore di dover rispondere di quanto dichiara – ha dovuto abbandonare il Quirinale proprio a causa del mio libro: ha preferito dimettersi, piuttosto che chiarire la sua posizione, imbarazzante, di grande regista del commissariamento italiano attraverso il “golpe bianco”, supermassonico, di Monti». Silenzio anche in Parlamento, nonostante una clamorosa interrogazione dei 5 Stelle. E mutismo assoluto – più che sospetto – da parte dei grandi media, per un saggio che ha scalato le classifiche e tuttora veleggia nelle primissime posizioni, tra i long-seller italiani di argomento storico. Non se ne può parlare: non si deve. L’argomento è tabù.Magaldi però non si ferma. Ha fondato il Movimento Roosevelt, meta-partito che prova a risvegliare dal letargo la politica italiana. E, come leader del “Grande Oriente Democratico”, già affiliato alla superloggia “Thomas Paine”, presidia il back-office “massonico-progressista” del Belpaese. Obiettivo: contrastare gli oligarchi, con ogni mezzo. Per esempio, parlando. E non solo: nel 2018 chiese le dimissioni di Mattarella, accusandolo di aver forzato la Costituzione nel negare il ministero dell’economia a Paolo Savona, temutissimo dai signori dell’austerity europea. Di seguito, l’illusione gialloverde: «Dovevano pretendere già allora quello che oggi l’Italia invoca, nel disastro nazionale in cui Conte ha trasformato l’emergenza sanitaria, prima coi suoi errori e poi col coprifuoco di marca cinese». Magaldi è severo anche con Salvini: «Oggi si è accodato al clima di panico. Ieri, però – precisa – è stato demonizzato ingiustamente, con accuse ridicole: xenofobia, fascismo». Temevano Salvini, le Sardine che fino a gennaio brulicavano nelle piazze? Ebbene, prendano nota: non è certo il “capitano” leghista, ad aver sigillato in casa gli italiani.Cos’avevano chiesto, ragliando, le Sardine? Che i politici cessassero di potersi esprimere liberamente, sui social. E adesso eccoci qui, con le restrizioni alla libertà di parola che ormai incombono a reti unificate: le televisioni partecipano alla crociata contro il web accreditandosi come uniche voci ascoltabili, serie e autorevoli, mentre l’Italia sospende – di fatto – la democrazia. Le Sardine, cioè Romano Prodi: per Magaldi il professore bolognese, «grande privatizzatore in grembiulino», è un’eminenza grigia – dietro le quinte – del “partito cinese” che ha ridotto l’Italia a provincia di Wuhan, senza neppure riuscire a evitare la strage, e mandando allo sbaraglio medici e infermieri. Infuria il grande terrore, e Conte sbaglia tutto lo sbagliabile: non si sbriga ad attrezzare posti letto per la rianimazione, poi lascia scappare al Sud migliaia di potenziali “untori”, quindi ferma il paese e chiude gli italiani in casa, mandando l’esercito nelle strade. «A proposito: guai se qualcuno si azzarda, come ventilato, a spedire i militari nelle nostre case, dopo il 15 aprile, a eseguire chissà quali controlli: si vuole commettere anche il reato di tentata strage, moltiplicando i contatti fra persone?». Italiani comunque già trasformati in gregge da sorvegliare: con le app sugli smartphone, con i droni. Tutti potenziali trasgressori, intimiditi da decreti minacciosi. Sprangati in casa, senza risarcimenti pronta cassa né la certezza di riuscire a riaprire – chissà quando – l’attività economica di cui è stata imposta la chiusura.E questo, avverte Magaldi, non è che l’inizio: è la “guerra” che ci si aspettava, da molto tempo. Si pensava a uno scontro finanziario con Bruxelles – dispotismo contro sovranità – e invece è arrivato il virus, a sparigliare le carte. Qualcuno, è evidente, ci si è avventato come un avvoltoio: quale migliore occasione, per archiviare libertà e democrazia terremotando anche l’economia? Magaldi annuncia battaglia: nel mirino, gli “apprendisti stregoni” che manovrano l’Oms, che ormai guida la nuova psico-polizia sanitaria, di sapore orwelliano. Nel partito “cinese”, accusa Magaldi, milita sicuramente Conte, una mezza figura destinata a non lasciare traccia quando non servirà più, esattamente come l’increscioso Di Maio, ormai rottamato insieme al Movimento 5 Stelle. Quanto al fondatore, Grillo – dice sempre Magaldi – l’ex comico coltiva relazioni molto altolocate, sorprendenti, anche se ormai sembra aver perso completamente la bussola. In ogni caso: tutte pedine, di un gioco più grande. Ma attenzione: pedine italiane. E questo, sì, è decisivo. Illuminante. Non è un caso che proprio l’Italia sia l’epicentro, l’occhio del ciclone che sta cambiando faccia al mondo, ridisegnando la globalizzazione, la vita quotidiana, il perimetro delle libertà.Inascoltato, Magaldi l’aveva ripetuto in tempi non sospetti: sta arrivando la bufera, e sarà proprio l’Italia la trincea strategica, il bivio decisivo. Da una parte la stretta autoritaria, dall’altra la riscossa democratica: la morsa del rigore, fino alla soppressione delle libertà più elementari, oppure il risveglio di un paese che – si calcola – potrebbe trovare la forza di demolire la menzogna europea dell’austerity neoliberista, la “dittatura” parassitaria della peggiore finanza, ritrovando la strada dei diritti sociali fino a fare da apripista per il mondo intero. Fantasie? Niente affatto, se si segue l’analisi di Magaldi (e le sue “profezie”, che puntualmente si avverano). Mesi fa, annunciava: Christine Lagarde e Mario Draghi, nientemeno, stanno divorziando dagli oligarchi e vorrebbero rimediare ai disastri che hanno contribuito a creare, massacrando l’economia europea. Primo round: alla richiesta italiana di aiuto, di fronte alla catastrofe-coronavirus, “lady Bce” risponde a muso duro: niente da fare, non siamo qui per calmare gli spread. Un’uscita tremenda, evitabilissima. «Gliel’abbiamo richiesta noi», dice Magaldi: «Le abbiamo chiesto di mostrare il vero volto, spietato, del potere europeo: solo così si sarebbe potuta finalmente suscitare l’indignazione generale che infatti ha spinto persino il timidissimo Mattarella ad alzare la voce per difendere l’Italia».Poco dopo, ecco il secondo round: l’affondo di Draghi, gran maestro del supremo rigore, che adesso chiede di ribaltare tutto e aprire i rubinetti, senza condizioni, per rianimare l’economia. Una mossa epocale, tenendo conto che Draghi resta uno degli uomini più influenti del pianeta. Nel suo curriculum: Bankitalia, Goldman Sachs, il Gruppo dei Trenta, la Bce. Prima ancora: da direttore del Tesoro, aveva orchestrato le devastanti privatizzazioni all’italiana che avevano declassato l’Italia (in tandem con Romano Prodi, incaricato di sabotare l’Iri, vero motore del Belpaese). Nella Seconda Repubblica – da Berlusconi a Monti, passando per D’Alema, Amato e Prodi – l’Italia ha continuato a scivolare verso il basso: l’ex quinta potenza industriale del pianeta è arrivata all’elemosina, alla fuga dei cervelli, alla strage delle aziende. Tagli ovunque: ricerca, sanità, lavoro, pensioni. Forche caudine: il Patto di Stabilità e il Fiscal Compact, il Mes, il pareggio di bilancio. Da trent’anni siamo in avanzo primario: lo Stato eroga meno denaro, in termini di servizi, rispetto a quanto ne riceva, dai cittadini, sotto forma di tasse. Verità scioccante, ma sempre taciuta. Ora ci siamo: è il dramma del virus a mettere a nudo le menzogne ufficiali (l’eccesso di debito, gli italiani “cicale”), nel frattempo costate sofferenze indicibili.Di fronte al Covid-19 – virus tuttora misterioso – si legge in trasparenza una dinamica precisa: il male esplode in Cina, e Pechino reagisce sequestrando i cinesi. Atto secondo, l’Italia: stesso film. Siamo il primo paese occidentale a reagire all’emergenza esattamente come l’oligarchia asiatica. Con una differenza: Xi Jinping si è limitato a sprangare Wuhan, noi invece abbiamo paralizzato l’intera penisola. Doveva servire da esempio per tutti? L’Italia come apripista del sistema-Cina da imporre all’Europa e poi al resto del mondo? Solo economia, senza più democrazia? Ognuno sta giocando le sue carte, dice Magaldi. E i nodi vengono al pettine, uno dopo l’altro. Finalmente, crolla la legittimità del rigore europeo: gli italiani adesso lo toccano con mano. «Non esiste scarsità di moneta: lo dice persino Draghi, smentendo se stesso (e in questo, dimostrando una certa grandezza)». L’ex presidente della Bce è consapevole del fatto che qui si sta davvero facendo la storia, partendo proprio dall’Italia: ma che combinazione, chi l’avrebbe mai detto?Magaldi annota: lo scontro sarà epocale, perché il nemico è potentissimo, transatlantico e transpacifico. E’ articolato in modo trasversale e tentacolare, sedimentato in decenni di potere incontrastato: finanziario e tecnologico, politico, mediatico, ideologico, scientifico, militare. Esattamente come per il contagio, non ci sono frontiere che tengano: la sfida è mondiale, tra democrazia e oligarchia. Primo obiettivo, intanto: smascherare in Italia il partito “cinese”, che poi cinese non è. E spiegare agli italiani che – ora sì – hanno la possibilità di cambiare il proprio destino. Certo, non sarà un passeggiata. Intanto, la penisola è in ginocchio. E domani, quando ai segregati sarà concesso di uscire di casa, si conteranno i caduti economici: una carneficina annunciata, pari a quella che si sta consumando negli ospedali. Ma attenzione: dalle guerre si può rinascere, l’economia si può ricostruire. La perdita della libertà, invece, è infinitamente più pericolosa. Magaldi invita a tenere gli occhi aperti: la democrazia (difettosa fin che si vuole) è un’invenzione recente, dopo millenni di autoritarismo. «Conquistarla è costato sangue, sempre. E non si tratta mai di una conquista definitiva: va difesa, ogni giorno. Lo stiamo imparando anche oggi».(Giorgio Cattaneo, Libreidee, 28 marzo 2020. Le affermazioni di Gioele Magaldi sono tratte dagli interventi su YouTube registrati in questi giorni: “Massoneria On Air” del 26 marzo con Paolo Franceschetti, “Nella Morsa” con Gianfranco Carpeoro – sempre su “Border Nights” – e poi “Siamo ancora in democrazia?”, con Marco Moiso e Roberto Hechich).Anziani soli e disperati che piangono, al telefono coi carabinieri, implorando un piatto di cibo, mentre i servizi segreti avvisano Palazzo Chigi che ormai il Sud è a rischio sommossa: dilaga l’economia sommersa, e dunque non è possibile indennizzare i lavoratori-fantasma reclusi anch’essi ai domiciliari. Così a Palermo già si saccheggiano gli scaffali, e a presidiare i supermercati accorre la polizia. Tutto questo mentre il truce Macron si schiera clamorosamente con l’Italia contro “l’Europa egoista”. E lo stesso Mattarella – per la seconda volta in pochi giorni, appena dopo l’uscita di Draghi sul “Financial Times” («soldi a tutti, e subito, perché ora siamo in guerra») – interviene dal Quirinale con un appello a Bruxelles: fine del rigore, o stavolta l’Italia ci lascia la pelle. Cronache del finimondo, minuto per minuto, nel giorno in cui si registrano quasi mille morti in appena 24 ore, drammatico record mondiale dell’apocalisse chiamata coronavirus. Tragedia nella tragedia: il governo italiano paralizza il paese imponendo il coprifuoco, ma senza riuscire a evitare l’ecatombe. E senza rassicurare né soccorrere finanziariamente, con tempestività, i milioni di lavoratori che ha confinato in casa, pena sanzioni severissime per chi sgarra: si può portare a spasso il cane, ma non i bambini.
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I trogloditi del pareggio di bilancio, cavalieri della catastrofe
Una mozione d’ordine, anche se inutile. Un lettore ha commentato così la proposta (che ho riportato) da Bagnai e Molinari di cancellare l’obbligo di pareggio di bilancio nella Costituzione: «Il pareggio è una regola di buon senso soprattutto per un paese sull’orlo del baratro. Lei, Blondet, dovrebbe studiare un po’ di economia». Ora, questo signore essendo un abisso di ignoranza, ignora che mi sono occupato professionalmente di economia su “Il Giornale” quando lo dirigeva Montanelli, e ho scritto sui pericoli della globalizzazione un saggio, “Schiavi delle banche”. Ma se questo può essere perdonabile, perché si tratta di cose di oltre un decennio fa e il neo-primitivo vive nel presente totale, meno perdonabile è che l’ignorante ignori gli articoli di tema economico che scrivo sul blog. E anzitutto quello che ho scritto, freschissimo, su come Boris Johnson affronta il blocco economico da coronavirus: assicurando l’80 per cento del salario ad ogni dipendente d’azienda, e il sussidio malattia ad ogni lavoratore autonomo, e ciò sull’unghia (la gente ha già cominciato a vedere i soldi accreditati sul proprio conto), incurante del “pareggio di bilancio” e accettando di far aumentare il suo debito pubblico di un 20-30%.Ciò non solo perché ha una banca centrale e la sua valuta (al contrario di noi schiavi dell’euro tedesco), ma perché è noto – a chi non è ignorante – che le ricostruzioni dopo le guerre mondiali sono avvenute proprio così, spendendo al di là del pareggio, facendo grossi deficit e grossi debiti pubblici – sapendo che poi la ripresa economica, conseguente a queste misure, avrebbe permesso di chiudere, diminuire il debito pubblico. All’ignorante ho risposto, sotto il suo commento, con questo testo: nel 2011, i premi Nobel Kenneth Arrow, Peter Diamond, William Sharpe, Eric Maskin e Robert Solow, in un appello rivolto al presidente Obama, hanno affermato che «inserire nella Costituzione il vincolo di pareggio del bilancio rappresenterebbe una scelta politica estremamente improvvida. Aggiungere ulteriori restrizioni, quale un tetto rigido della spesa pubblica, non farebbe che peggiorare le cose»; soprattutto, «avrebbe effetti perversi in caso di recessione. Nei momenti di difficoltà diminuisce il gettito fiscale e aumentano alcune spese tra cui i sussidi di disoccupazione. Questi ammortizzatori sociali fanno aumentare il deficit, ma limitano la contrazione del reddito disponibile e del potere d’acquisto».Nell’attuale fase dell’economia, aggiungevano i Nobel, «è pericoloso tentare di riportare il bilancio in pareggio troppo rapidamente. I grossi tagli di spesa e/o gli incrementi della pressione fiscale necessari per raggiungere questo scopo danneggerebbero una ripresa economica già di per sé debole». Ma inoltre, «anche nei periodi di espansione dell’economia, un tetto rigido di spesa potrebbe danneggiare la crescita economica, perché gli incrementi degli investimenti a elevata remunerazione – anche quelli interamente finanziati dall’aumento del gettito – sarebbero ritenuti incostituzionali se non controbilanciati da riduzioni della spesa di pari importo. Un tetto vincolante di spesa, poi, comporterebbe la necessità, in caso di spese di emergenza (per esempio in caso di disastri naturali), di tagliare altri capitoli del bilancio pubblico mettendo in pericolo il finanziamento dei programmi non di emergenza». Critico anche l’economista e premio Nobel Paul Krugman, il quale ritiene che l’inserimento in Costituzione del vincolo di pareggio del bilancio «possa portare alla dissoluzione del Welfare State» (che è proprio lo scopo perseguito dagli “europeisti”).La fonte di questo testo? Forse un trattato che ho nella biblioteca? No, è la voce di Wikipedia. Quindi qualcosa di accessibile anche all’ignorantissimo. Ma questo non è il peggio. Quello che nel suo commento l’ignorante rivela, è di essere neo-primitivo. Ossia di far parte di una massa enorme, e purtroppo imperante, decisiva in Italia per come vota. Chi è il neo-primitivo? Colui che, come l’uomo del dodicesimo secolo, o il tribale del Mato Grosso, vive di certezze dogmatiche. Non ha capacità di pensiero critico, e riceve queste certezze da “fuori”, da quelle che crede “autorità”. Esattamente come il contadino medievale, che credeva ai dogmi cristiani. Invece il neo-primitivo crede nella Scienza. E nella Tv da cui la riceve. La Scienza con la maiuscola. La Scienza in cui non distingue se sia chimica, fisica, farmaceutica, virologia, economia e sociologia o la fantomatica “Scienza delle Comunicazioni”: tutto è Scienza e degno della sua fede assoluta e indiscussa.Nel caso qui esposto, l’ignorante – essendo anche neoprimitivo – crede che il Pareggio di Bilancio sia un dogma scientificamente provato. Per cui, vieta che se ne discuta. Ignora lo stato della questione nel campo scientifico. Ignora che il dogma è messo in discussione da manciate di Premi Nobel, con argomenti perfettamente comprensibili (a chi sia capace di pensare un minimo). E che la discussione, non affatto segreta, è facilmente reperibile persino su Wikipedia. Il neo-primitivo ignora che la scienza (senza maiuscola, e ammesso che l’economia sia scienza) è essenzialmente “discussione” delle certezze, tentativo di non stare ai dogmi, superamento di essi. No. L’ignorante essendo neo-primitivo, fa della Scienza un insieme di dogmi. Ad essi confida tutta la sua “fede”, esattamente come il contadino del medioevo aveva fede nei dogmi cristiani e nel sangue di San Gennaro. Ma per di più, crede di essere moderno – invece è al corrente di qualche punto superato della Scienza – e quindi, imperiosamente, impone il suo non-sapere a chi sa più di lui. «Blondet, lei dovrebbe studiare un po di economia», dice il saputello. E mi è andata ancora bene: non mi ha segnalato alla psicopolizia per il trattamento di rieducazione o Tso.Ma nella dittatura perfetta della Scienza dogmatica che si sta instaurando, le torme di neoprimitivi accenderanno i roghi per chi mette in discussione il Pareggio di Bilancio e tutti i altri dogmi in corso, infurianti con la scusa della lotta “scientifica” al coronavirus. La restrizione delle libertà politiche, così palesemente in corso, ha il neo-primitivo come entusiasta promotore; i poteri occulti sanno di poter contare sulle masse neo-primitive per bollare i critici e dissidenti rispetto al Sistema, e punirli – togliere loro il voto, e magari la vita. E per far arretrare il livello di civiltà, di cultura, di intelligenza dei popoli occidentali, che è il loro scopo reale, servono appunto i neo-primitivi, adepti di qualche dogma superato e arretrato, non più vigente nel dibattito scientifico reale. Un caso plateale di primitivismo s’è concluso tragicamente in Arizona: due anziani coniugi, letto che la clorochina è raccomandata e usata per contrastare gli effetti peggiori del coronavirus nei ricoverati, s’è somministrata dosi di fosfato di clorochina: un composto chimico in libera vendita, perché è un additivo che serve a pulire gli acquari e le piscine.A trarre i due nel tragico inganno è la loro credenza “scientifica” che il termine “clorochina” indichi in tutti i casi la stessa realtà: purtroppo, la clorochina farmaco è “idrossido di clorochina”; una formulazione del tutto diversa dal lava-acquari, e un medicinale usato da 50 anni come anti-malarico. I due sono morti. E qui si vede la differenza fra i neo-primitivi americani e quello italiano, a tutto vantaggio dei primi: il primitivo americano si avvvelena da sé, privatamenteì; e non pretende – come quello italiano – di partecipare al dibattito pubblico su temi di cui ignora tutto, anzi peggio, di voler far prevalere imperativamente nel dibattito pubblico le sue vedute arretrate e dogmatiche come nel caso del commentatore, la su ignoranza come superiore certezza. Il neo-primitivo italiano ha votato Pd e 5 Stelle, il movimento creato da un noto neo-primitivo che promuove la decrescita come dogma scientifico… Il neoprimitivo italiano avvelena anche te. Ma dirgli di smettere è inutile: ritorna sempre, e in massa.(Maurizio Blondet, “Il pericolo del neo-primitivo scientifico”, dal blog di Blondet del 25 marzo 2020).Una mozione d’ordine, anche se inutile. Un lettore ha commentato così la proposta (che ho riportato) da Bagnai e Molinari di cancellare l’obbligo di pareggio di bilancio nella Costituzione: «Il pareggio è una regola di buon senso soprattutto per un paese sull’orlo del baratro. Lei, Blondet, dovrebbe studiare un po’ di economia». Ora, questo signore essendo un abisso di ignoranza, ignora che mi sono occupato professionalmente di economia su “Il Giornale” quando lo dirigeva Montanelli, e ho scritto sui pericoli della globalizzazione un saggio, “Schiavi delle banche”. Ma se questo può essere perdonabile, perché si tratta di cose di oltre un decennio fa e il neo-primitivo vive nel presente totale, meno perdonabile è che l’ignorante ignori gli articoli di tema economico che scrivo sul blog. E anzitutto quello che ho scritto, freschissimo, su come Boris Johnson affronta il blocco economico da coronavirus: assicurando l’80 per cento del salario ad ogni dipendente d’azienda, e il sussidio malattia ad ogni lavoratore autonomo, e ciò sull’unghia (la gente ha già cominciato a vedere i soldi accreditati sul proprio conto), incurante del “pareggio di bilancio” e accettando di far aumentare il suo debito pubblico di un 20-30%.
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Covid: la dismisura dell’alieno, nuovo padrone del mondo
Lo spettacolo delle bare sui camion militari, l’overdose quotidiana di ansia somministrata dalla televisione, gli ospedali ridotti a pietose trincee alle prese con una disfatta catastrofica. L’Italia in preda al panico sembra una drammatica finestra sul mondo, a sua volta travolto dall’apocalisse. Si assiste a un crescente delirio di paura e caos, voci contraddittorie, misure d’emergenza, accuse incrociate e sospetti. Storie di ordinaria follia, ormai, dilatate dalle dimensioni di un’enormità dilagante, intercontinentale, in apparenza inarrestabile, di fronte a cui qualsiasi ragionevole constatazione – i tagli alla sanità, riflesso criminale dell’infame scure neoliberista – rischia di perdere il suo impatto decisivo, addirittura storico. E appaiono sempre più surreali, oggi, le perduranti divisioni geopolitiche tra l’Impero del Mare e l’Eurasia, gli opposti sistemi di governance messi a dura prova dal cosmopolitismo biologico del virus: di qua una post-democrazia imperiale e militarizzata, aggressiva e manipolatrice, svuotata di sovranità e dominata dalle fake news di regime; di là un autoritarismo arcaico, apertamente brutale, che per ora fa a meno della finzione democratica.
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Censura: vietato indagare sugli Usa all’origine del Covid-19
Quando ci fu l’epidemia di Ebola in Africa, nell’autunno del 2014, pubblicammo su “Luogo Comune” la notizia, uscita su un quotidiano della Liberia, il “Daily Observer”, nella quale uno scienziato locale, il dottor Broderick, accusava apertamente gli americani di aver ingegnerizzato in laboratorio il virus dell’Ebola. Il nostro articolo fece un certo scalpore, e la redazione di “Matrix” mi invitò in trasmissione per andare a parlarne. Io sapevo benissimo quello che sarebbe successo, ma decisi di andarci comunque. «So che lei ha pronto del materiale, su Ebola: anche qui c’è una teoria e un sospetto dietrologico», mi presentò Luca Telese. Spiegai che non avevo nessuna informazione particolare. I sospetti affioravano, ad esempio, proprio sul “Daily Observer”, citato anche da “Matrix” (ma per un altro articolo). «Sullo stesso giornale, la settimana scorsa – spiegai – un noto scienziato ha pubblicato un articolo nel quale lui (non io) accusa apertamente gli Stati Uniti, o quantomeno il Pentagono, di aver bio-ingegnerizzato questo virus, e poi di averlo portato in Africa. Di qui poi la teoria del complotto si dirama in due direzioni». Quali?Telese interpella una virologa, Silvia Meschi, che sembra non rispondere alla domanda. In realtà in studio mi avevano lasciato parlare e la discussione con Telese si era effettivamente sviluppata, ma i produttori della trasmissione, in fase di montaggio, avevano poi deciso di tagliarla. «Bio-ingegnerizzato vuol dire cambiato, modificato», spiega la Meschi, che afferma di “non credere” che questo possa realmente avvenire. «Eppure – obietta Telese – spesso i virus sono stati usati per la guerra batteriologica». Per la Meschi, il virus dell’Ebola è «poco diverso» da quelli che avevano causato epidemie negli anni precedenti. Visto? Quando ho iniziato a spiegare che la cosiddetta teoria del complotto si dirama in due direzioni, la parola viene subito data alla virologa, che dice: non ci credo. In realtà, in tramissione io avevo approfondito la questione: Telese mi aveva lasciato parlare fino in fondo. Poi, evidentemente, in montaggio, i produttori hanno deciso che fosse meglio non approfondire troppo, “tagliando” sulla virologa (che poi, di fatto, ha ammesso lei stessa che il virus era stato modificato).Comunque, il succo della faccenda è che il mainstream non vuole affrontare quell’argomento: lo sfiora, al massimo, col brivido del peccato; ma poi, prima di accusare seriamente gli americani di qualunque cosa, ci pensa due volte. Nel pezzo che è stato tagliato, infatti, io avevo suggerito che, una volta finita l’epidemia, i giornalisti scavassero più a fondo, sulle vere responsabilità di chi aveva messo in giro questo virus. Ma naturalmente, sul mainstream, questo dibattito non c’è mai stato. Adesso sta succedendo la stessa cosa: parte l’epidemia in Cina e mette la sua economia in ginocchio, proprio mentre gli americani stavano cercando di contrastare la poderosa crescita economica dei cinesi. Cioè: quello che gli americani non sono riusciti a fare in due anni di guerra sui dazi, il virus è riuscito a farlo in soli due mesi. Ovviamente a qualcuno viene il sospetto: che ci sia stata, magari, una “manina” americana, che abbia lasciato in giro distrattamente, da qualche parte, in Cina, il virus bio-ingegnerizzato? E non è un sospetto fondato sul nulla.Il 31 gennaio, infatti, l’università di Nuova Delhi pubblica una ricerca intitolata: “Strane somiglianze di inserti unici, nel coronavirus 19, di proteine di Hiv”. Per chi è interessato, esiste su YouTube un video intitolato “Gli studi dell’università di Delhi”, che traduce praticamente tutta la ricerca, passo per passo. In sintesi, viene fuori che i ricercatori hanno trovato nel virus delle tracce evidenti di una manipolazione genetica. Curiosamente, due giorni dopo la ricerca viene ritirata senza una valida spiegazione, e scompare nel nulla: nessuno ne parla più. Naturalmente sappiamo tutti quanto è facile obbligare un’università a ritirare una qualunque cosa, se dà fastidio: basta ricattarli, dicendo che non riceveranno più finanziamenti, e saranno disposti anche a sostenere che la Terra è piatta. Questa è dietrologia, d’accordo. Ma resta il fatto che nessuno ha mai smentito, scientificamente, i dati contenuti nella ricerca.A supporto della tesi del virus bio-ingegnerizzato interviene anche il professor Francis Boyle dell’università dell’Illinois, cioè l’uomo che nel 1989 ha scritto la legge americana sull’utilizzo di armi biologiche. Nelle scorse settimane, Boyle ha rilasciato diverse interviste, nelle quali sostiene che il coronavirus attuale sia un prodotto di ingegneria genetica. Quindi non è l’ultimo dei cretini, ad affermarlo. Poi succede che, il 26 febbraio, Roberto Quaglia produce un video intitolato “Sbalorditive coincidenze”, nel quale riprende l’ipotesi della “manina” americana. E trova anche quella che sarebbe stata l’occasione propizia per trasportare comodamente il virus in Cina: i giochi militari internazionali, a cui hanno partecipato anche 300 soldati americani, che si svolti proprio a Wuhan nell’ottobre del 2019 (cioè alcune settimane prima della comparsa dell’epidemia in quella zona). «Guardacaso – dice Quaglia – due settimane sono proprio i tempi dell’incubazione». L’affluenza di militari da tutto il mondo, aggiunge, «ad una eventuale nazione-canaglia fornirebbe l’occasione perfetta per contrabbandare in loco eventuali patogeni da rilasciare segretamente».Naturalmente, Quaglia non afferma con certezza che siano stati gli americani. Ma sottolinea, appunto, la “curiosa coincidenza”. Tra le altre cose, Quaglia ha anche fatto notare che lui aveva già anticipato l’ipotesi di un utilizzo di armi anche di tipo biologico in un suo libro, pubblicato 15 anni fa, “Il mito dell’11 Settembre”, in cui si parla di armi biologiche “etniche”. Il video di Quaglia ha avuto un successo enorme: ha raggiunto mezzo milione di visualizzazioni in pochi giorni, oggi è arrivato a oltre 900.000 visualizzazioni e sta per raggiungere il milione. E temo che questo gli sia costato caro: perché, curiosamente, proprio in questi giorni Amazon ha deciso, senza motivo apparente, di togliere dalla vendita il libro di Quaglia. Gli hanno dato solo una motivazione generica, del tipo “non rispetta i nostri standard”. Chiaramente è una motivazione che non sta in piedi, visto che il libro è stato su Amazon per alemeno 10 anni. Non se n’erano accorti, prima, che quel libro “non rispettava gli standard”? Evidentemente quel libro dava molto fastidio. E il fatto che adesso avesse cominciato a vendere molto ha portato qualcuno a decidere che era meglio toglierlo di mezzo.Capito come funziona, il sistema? Si chiama “censura soft”, è una censura invisibile. Chi è interessato, sappia che il libro ormai è disponibile solo sul sito di Roberto Quaglia, all’indirizzo www.mito11settembre.it. Chiusa la parentesi torniamo al virus, perché adesso succede una cosa interessante, Accade infatti che il 13 marzo la Cina accusa ufficialmente gli Stati Uniti di averle portato in casa il virus, e proprio durante le esercitazioni militari di Wuhan. L’accusa è partita da un video nel quale si vede il direttore del Cdc americano, Robert Redfield, che risponde a un’interrogazione parlamentare e ammette che, in America, nei mesi scorsi, ci sono stati dei casi di coronavirus che sono stati fatti passare per normale influenza. La domanda: «In assenza di test, è possibile che coloro che sono stati colpiti dall’influenza possano essere stati catalogati erroneamente, mentre in effetti avevano il Covid-19? Negli Stati Uniti potremmo avere delle persone che muoiono per ciò che sembra un’influenza, mentre in realtà potrebbe essere il coronavirus Covid-19?». Risponde Redfield: «In effetti, oggi negli Usa alcuni casi sono stati diagnosticati in quel modo».Giustamente, quindi, adesso i cinesi chiedono dei chiarimenti, agli americani, per sapere esattamente da quando, effettivamente, il Covid-19 sia in circolazione negli Stati Uniti. Questo è il testo del tweet che è stato fatto il 13 marzo da Lijan Zhao, portavoce del ministero degli esteri cinese: «Il Cdc è stato colto in flagrante. A quando risale il “paziente zero” negli Stati Uniti? Quante persone sono state contagiate? Quali sono i nomi degli ospedali? Potrebbe essere stato l’esercito americano a portare l’epidemia a Wuhan. Stiate trasparenti! Rendete pubblici i vostri dati! Gli Stati Uniti ci debbono una spiegazione». Naturalmente i cinesi non hanno detto che gli americani l’hanno fatto apposta, a portagli il virus: non possono dire una cosa del genere, scatenerebbero una crisi internazionale. Però hanno fatto notare la cosa, e il dubbio l’hanno posto pubblicamente, in forma ufficiale.Quindi, qui le possibilità sono due: o cinesi passano il loro tempo a guardare i video di Roberto Quaglia e si fanno venire delle strane idee di notte, oppure c’è davvero qualcosa ce bolle in pentola (e Quaglia ha semplicemente avuto l’intuizione giusta, due settimane prima che fossero fatte queste dichiarazioni). Fra l’altro, i cinesi hanno protestato con gli americani anche per un’altra cosa: e cioè la strana chiusura del laboratorio di biotecnologia di Fort Detrick, nel Maryland, avvenuta l’estate scorsa. Ufficialmente, il laboratorio è stato chiuso per motivi di sicurezza nazionale, dovuti al fatto che mancavano i controlli per il contenimento dei materiali pericolosi. Quindi i cinesi, giustamente – di nuovo – chiedono chiarimenti anche qui: perché magari, dicono, il virus può essere uscito da lì. E i virus non è scappano dai laboratori da soli, a piedi, di notte: qualcuno deve metterseli in tasca e portarli fuori. Ma anche in questo caso la notizia è caduta nel nulla, e l’argomento non è mai stato ripreso dai media mainstream.Ora, se tutte queste notizie venissero amplificate dai media occidentali, ci sarebbe un certo tipo di pressione pubblica, sugli americani, per fare chiarezza sulla gestione di questi laboratori. Invece, nessuno dei grandi media riprende mai queste notizie. Oppure, peggio ancora: le etichettano subito come bufale, senza fondamento. Dobbiamo tutti accettare questo virus come se fosse una maledizione divina, che ci è piovuta addosso “tramite il pipistrello”. E nessuno si deve mai permettere neppure di suggerire l’ipotesi di una diffusione intenzionale del virus. Questo è il messaggio che sta passando dal mainstream. E’ una cosa che sa bene Diego Fusaro, che in una trasmissione televisiva recente ha provato a suggerire proprio questa ipotesi, ed è stato immediatamente aggredito a messo a tacere dal conduttore e dagli altri, presenti in studio. Fra l’altro, che questa ipotesi sia assolutamente plausibile non lo diciamo solo noi, dell’informazione alternativa. Lo dicono gli stessi documenti della John Hopkins University, la stessa che nel 2019 ha condotto l’ormai arcinota simulazione di pandemia mondiale chiamata “Evento 201″, nella quale si ipotizzava una pandemia di coronavirus che partiva dal Sudamerica per poi diffondersi in tutto il mondo.E c’è anche un altro documento della John Hopkins, che parla chiaramente della possibilità di una diffusione intenzionale del virus. Il documento si chiama “Preparazione per una pandemia da patogeno respiratorio ad alto impatto”, ed è del settembre 2019 (le date sono importanti). Dal documento leggiamo: «Se dovesse presentarsi un patogeno respiratorio ad alto impatto, sia in modo naturale o come risultato di rilascio accidentale, oppure intenzionale, avrebbe probabilmente delle conseguenze significative sulla salute pubblica, sull’economia, sul sociale e sulla politica». Ancora: «I governi nazionali devono prepararsi per l’uso intenzionale di un patogeno di tipo respiratorio. La preparazione ad un evento intenzionale deve includere il riconoscimento del fatto che la diffusione intenzionale di un patogeno respiratorio ad alto impatto potrebbe andare ad aggravare in maniera sostanziale le conseguenze straordinare di una pandemia naturale con lo stesso agente».Quindi non solo prevedono apertamente un rilascio intenzionale, ma dicono anche che le conseguenze sarebbero addirittura peggiori. Ed ecco il motivo: «Una differenza fondamentale tra una situazione di rilascio intenzionale e una in cui il patogeno respiratorio ad alto impatto si diffonde in modo naturale sarebbe la possibilità di perpetrare attacchi multipli, o un “reload”, nel caso di attacco intenzionale». Ad esempio: si potrebbe fare un primo attacco intenzionale in Cina, per mettere in ginocchio la loro economia troppo esuberante, e poi magari un “reload” in Italia, forse per punirci dell’accordo stipulato di recente proprio con la Cina. Un “reload” fatto magari con un virus simile a quello rilasciato in Cina, ma non necessariamente identico. Suona familiare? A questo punto, qualcuno dirà: ma l’ipotesi della diffusione intenzionale non sta piedi, perché comunque, alla fine, sono gli stessi americani che adesso si ritrovano il virus in casa, ed è la loro economia che rischia di essere messa in ginocchio; quindi, non possono averlo fatto loro. All’apparenza è un ragionamento valido, ma in realtà non è così.E’ un po’ come quando senti dire, rispetto all’11 Settembre: gli americani non si farebbero mai, da soli, una cosa del genere. E’ vero: gli americani – intesi come nazione, come popolo nel suo insieme – non si farebbero mai, da soli, una cosa del genere: quella è gente normale, è gente come noi, e le persone normali non si fanno delle cose del genere, da sole. Ma qui non stiamo parlando di un popolo: stiamo parlando di un ristrettissimo gruppo di psicopatici, a cui non può fregare di meno di mettere in ginocchio l’economia di mezzo mondo, perché loro – magari – ne traggono un vantaggio personale. E chi mai, vi chiederete, potrebbe trarre un vantaggio personale da una situazione del genere? Per esempio, potrebbe essere un grande fondo d’investimento internazionale, che abbia scommesso – per esempio, sempre – su un crollo generalizzato di tutte le Borse più importanti entro il mese di marzo di quest’anno. Apriamo a caso il “Wall Street Journal” del 22 novembre scorso, cioè un mese dopo i giochi di Wuhan, e leggiamo il titolo: “Bridgwater scommette un miliardo e mezzo di dollari, in opzioni, sulla caduta dei mercati”.Bridgwater è il più grande fondo d’investimento mondiale, maneggia un capitale complessivo di circa 160 miliardi di dollari. «La Bridgwater e associati – dice l’articolo – ha scommesso oltre un miliardo di dollari che i mercati mondiali crolleranno entro marzo, secondo fonti che sono a conoscenza della faccenda». Ma che strano… Mentre noi siamo tappati in casa, nemmeno fossimo agli arresti domiciliari, mentre ci scanniamo per stabilire quanto sia veramente pericoloso il virus, mentre ormai andiamo in giro per strada evitandoci l’un l’altro come degli appestati, mentre i negozi chiudono, le fabbriche chiudono e la gente si preoccupa seriamente del proprio futuro, c’è qualcuno che sta tranquillamente seduto a guardare gli indici delle Borse che crollano e si prepara magari a incassare qualche miliarduzzo di guadagno, pulito pulito, grazie a tutto quello che succede. Ora, io non posso sostenere che sia questa, per forza, la spiegazione di tutto quello che sta succedendo. Ho solo messo in fila una serie di elementi, che portano a una conclusione sensata.Se ce ne sono altre, cari giornalisti, ben vengano: fatevi avanti. Ma smettetela, per favore, di raccontarci che questo virus ce l’ha portato il pipistrello. Perché, a questo punto, non ci credono più neppure i bambini. A questo punto, voi non offendete più neppure la nostra intelligenza, nel raccontarci queste cose: offendete direttamente la vostra. Fate il vostro dovere, una volta tanto, cari giornalisti. Provate a scavare un po’ più a fondo. Provate a fare due più due, per vedere se – per caso – fa quattro. Lo dico solo per evitare che situazioni del genere si ripetano in futuro. Dovrebbe quindi essere anche il vostro interesse primario, quello di scavare a fondo, senza paura, in queste faccende.(Massimo Mazzucco, video-editoriale “Coronavirus, è stato il pipistrello”, trasmesso in anteprima da “Contro Tv” e poi pubblicato su YouTube e sul blog “Luogo Comune” il 19 marzo 2020).Quando ci fu l’epidemia di Ebola in Africa, nell’autunno del 2014, pubblicammo su “Luogo Comune” la notizia, uscita su un quotidiano della Liberia, il “Daily Observer”, nella quale uno scienziato locale, il dottor Broderick, accusava apertamente gli americani di aver ingegnerizzato in laboratorio il virus dell’Ebola. Il nostro articolo fece un certo scalpore, e la redazione di “Matrix” mi invitò in trasmissione per andare a parlarne. Io sapevo benissimo quello che sarebbe successo, ma decisi di andarci comunque. «So che lei ha pronto del materiale, su Ebola: anche qui c’è una teoria e un sospetto dietrologico», mi presentò Luca Telese. Spiegai che non avevo nessuna informazione particolare. I sospetti affioravano, ad esempio, proprio sul “Daily Observer”, citato anche da “Matrix” (ma per un altro articolo). «Sullo stesso giornale, la settimana scorsa – spiegai – un noto scienziato ha pubblicato un articolo nel quale lui (non io) accusa apertamente gli Stati Uniti, o quantomeno il Pentagono, di aver bio-ingegnerizzato questo virus, e poi di averlo portato in Africa. Di qui poi la teoria del complotto si dirama in due direzioni». Quali?
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Veneziani: ci minaccia il pericolo di una dittatura sanitaria
Dopo l’esperienza del virus, sappiamo che l’eventuale minaccia totalitaria che si annida nel futuro potrà essere una dittatura sanitaria. Dittatura globale e/o nazionale, giustificata da norme anticontagio. Vi invito a un viaggio letterario e forse un po’ profetico nel futuro globale, partendo dai nostri giorni. Stiamo sperimentando sulla nostra pelle che nel nome della salute è possibile revocare la libertà, sospendere i diritti elementari e la democrazia, imporre senza se e senza ma norme restrittive, fino al coprifuoco. È possibile mettere un paese agli arresti domiciliari, isolare gli individui, impedire ogni possibile riunione di persone, decomporre la società in molecole, e tenerla insieme solo con le istruzioni a distanza del potere sanitario. Più magari un vago patriottismo ricreativo e consolatorio, da finestra o da balcone… Nessuno mette in discussione la profilassi e la prevenzione adottate, si può dissentire su singoli provvedimenti, su tempi, modi e aree di applicazione; ma nessuno vuol farsi obiettore di coscienza, renitente, se non ribelle, agli imperativi sanitari vigenti.E comunque tutti li accettiamo col sottinteso che si tratta di un periodo breve, transitorio, uno stato provvisorio d’eccezione. Ma se il rischio dovesse protrarsi, si potrebbe protrarre anche la quarantena e dunque la carcerazione preventiva di un popolo. Disperso, atomizzato, in tante cellule che devono osservare l’obbligo di restare separate (ecco come sterilizzare il populismo). Del resto, anche un’esperienza breve ma traumatica lascia segni destinati a durare e modificare il nostro rapporto col potere, con la vita e con gli altri. Il tema di fondo è antico quanto l’uomo e la politica. Il potere regge sulla paura, lo diceva Hobbes e in modi diversi Machiavelli. E lo dicevano gli antichi prima di loro. E la paura è sempre, alla fine, paura di morire. A volte si affronta e si addomestica quel timore attraverso due grandi rielaborazioni mitiche e sacrali: la visione eroica della vita o la visione religiosa ultraterrena. Se il modo in cui spendi la vita vale più della vita stessa, se l’aspettativa dell’Aldilà supera la difesa della pelle qui e ora, ad ogni costo, allora magari puoi scommettere fino in fondo.Se sei disposto a rischiare anche la vita hai una libertà che nessuno può toglierti. Ma se tutto è qui e non ci aspetta altro, né la gloria né l’eternità, allora la vita è l’assoluto e per lei siamo disposti a tutto, in balia di chiunque possa minacciarla o proteggerla. La libertà dalla paura ha anche una variante disperata: se vivi nella schiavitù e nella miseria più nera, se non hai nulla da perdere se non il tuo inferno quotidiano, allora forse sei disposto a mettere a repentaglio la tua incolumità e perfino la tua sopravvivenza. Ma se tutto sommato hai la tua casa e i tuoi minimi agi, la tua vita passabile, se non serena, allora no, la salvaguardia della salute è imperativo assoluto, e giustifica ogni rinuncia. E la nostra è una società salutista e in fondo benestante, che ha un solo, umanissimo e unanime imperativo, vivere più a lungo possibile e possibilmente bene. Di conseguenza davanti al terrore di contaminarsi e al rischio di morire, non c’è diritto, libertà, voto, opinione che tenga. Prima di tutto la salute. La voglia di sicurezza, fino a ieri esecrata, diventa una priorità assoluta. È la biopolitica.Se riscrivessimo oggi 1984 o “La Fattoria degli animali” di George Orwell, “Il mondo nuovo” di Aldous Huxley o “Il Padrone del Mondo” di Robert Hugh Benson, se immaginassimo una distopia, cioè un’utopia negativa nel futuro, figureremmo un potere totalitario che usa la sanità, il contagio e la protezione dal contagio come la sua arma di dominazione assoluta. Magari non limitandosi a fronteggiare i casi di contagio ma procurandoli perfino, per esercitare poi il suo potere totalitario sulla società o su paesi che resistono alla sottomissione. Stiamo parlando di letteratura e non di realtà storica, sappiamo distinguere tra i fatti e l’immaginazione, non ci lasciamo prendere da nessuna sindrome del complotto diabolico. Però la letteratura a volte enfatizza, figura, esprime alcune latenti ma reali preoccupazioni della gente e a volte – pur nella sua narrazione fantasiosa – coglie alcune inquietanti tendenze e costeggia perfino alcune profezie. Pensiamoci, pur mantenendo lo scarto tra la realtà e l’immaginazione.Qualche giorno fa sottolineavo gli aspetti positivi della tremenda situazione che stiamo vivendo, la riscoperta di alcuni principi fino a ieri condannati: l’ordine e la disciplina, l’orgoglio nazionale e il senso della casa, solo per dirne alcuni. Ora sto sottolineando invece le controindicazioni inverse, gli effetti collaterali possibili di un terrore sanitario collettivo. Perché ogni scenario che si apre ha almeno due principali possibilità di sviluppo, oltreché di lettura, più un’infinità di varianti, gradi e sfumature. Nel frattempo patisco come voi queste interminate giornate di prove tecniche di fine umanità, con le metropoli ridotte, come aveva scritto Eugenio Montale riferendosi a Milano, a “enorme conglomerato di eremiti”. Una sera ho passeggiato da solo a Roma tra le rovine della contemporaneità, ben più spettrali e desolanti delle rovine antiche. E mi ha fatto così male che non ci riproverei più, anche se avessi una dispensa speciale per farlo. Non puoi vivere se il mondo intorno è morto. Ma restiamo in attesa di resurrezione.(Marcello Veneziani, “Il pericolo di una dittatura sanitaria”, da “La Verità” del 15 marzo 2020).Dopo l’esperienza del virus, sappiamo che l’eventuale minaccia totalitaria che si annida nel futuro potrà essere una dittatura sanitaria. Dittatura globale e/o nazionale, giustificata da norme anticontagio. Vi invito a un viaggio letterario e forse un po’ profetico nel futuro globale, partendo dai nostri giorni. Stiamo sperimentando sulla nostra pelle che nel nome della salute è possibile revocare la libertà, sospendere i diritti elementari e la democrazia, imporre senza se e senza ma norme restrittive, fino al coprifuoco. È possibile mettere un paese agli arresti domiciliari, isolare gli individui, impedire ogni possibile riunione di persone, decomporre la società in molecole, e tenerla insieme solo con le istruzioni a distanza del potere sanitario. Più magari un vago patriottismo ricreativo e consolatorio, da finestra o da balcone… Nessuno mette in discussione la profilassi e la prevenzione adottate, si può dissentire su singoli provvedimenti, su tempi, modi e aree di applicazione; ma nessuno vuol farsi obiettore di coscienza, renitente, se non ribelle, agli imperativi sanitari vigenti.
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Magaldi: tutti buoni, di colpo? Ringraziate Christine Lagarde
Christine Lagarde, istruzioni per l’uso: da leggere esattamente al contrario. Tradotto: voglio far crollare l’infame dogma dell’austerity? Bene, allora devo fingere di rafforzarlo. E in modo spietato, di fronte al panico e alle vittime del coronavirus, devo pronunciare la più impopolare delle frasi. E cioè: arrangiatevi, e scordatevi che la Bce vi possa dare una mano, calmando i vostri spread. Ha funzionato? Eccome. Nessuno, infatti, si è accorto del trucco. Mattarella indignato con la Strega del Nord, pronto a invocare solidarietà da parte dell’Ue. E poi la Merkel e Ursula von der Leyen, improvvisamente tramutate in dame caritatevoli: «Siamo tutti italiani», eccetera. Missione compiuta? Precisamente: è crollato il Muro del Rigore, il grande tabù europeo che ha demonizzato la spesa sociale (ieri lasciando crepare, senza medicine, i bambini greci). Tutto “merito” di Christine Lagarde, che ha indossato la maschera dell’orrore: la stessa che indossò Mario Draghi dieci anni fa, lasciando che lo spread divorasse Grecia, Spagna e Italia, per la gioia degli speculatori. Come dire: ricordate? E vi sembra giusto che la Bce (per statuto, ossessionata solo dall’inflazione) non possa spendere un centesimo per salvare vite umane?Magistrale performance, quella della grande attrice Christine Lagarde, oggi anche socia in incognito dello stesso Draghi, l’altro grande “pentito” dell’euro-rigore. Chi lo dice? Gioele Magaldi, in modo esplicito: siamo stati “noi”, sostiene, a chiedere alla Lagarde di fare quella parte orrenda, di proposito: per suscitare sdegnate reazioni contrarie. Scusi, Magaldi: “noi” chi? Se si è letto il saggio “Massoni”, uscito a fine 2014 per Chiarelettere, si capisce esattamente di cosa parli, il presidente del Movimento Roosevelt: in quel libro – bestseller italiano amato dai lettori e snobbato dai media, nonostante sia ormai un long-seller di cui a novembre uscirà il sequel – si denunciano, per la prima volta, le malefatte delle superlogge reazionarie che gestirebbero il super-potere alle spalle delle istituzioni europee. In prima linea proprio loro, Draghi e Lagarde: grandi burattinai, in grembiulino, dell’oligarchia neoliberista che ha rottamato la democrazia, annullando la sovranità degli Stati.Sul fronte opposto: superlogge progressiste come la “Thomas Paine”, a cui lo stesso Magaldi è stato “iniziato”, prima di fondare il Grande Oriente Democratico. Missione: demolire il dogma neoliberale e tornare a Keynes. Se lo Stato torna a spendere a deficit senza paura, l’economia si salva. E la gente non ci rimette la pelle, se c’è in giro il coronavirus, perché non mancheranno ospedali e medici, infermieri e respiratori. La grande novità, rispetto ai decenni di piombo, è che Draghi & Lagarde hanno cambiato casacca. Illuminanti avvisaglie già alla vigilia del loro avvicendamento alla Bce. Lui ha evocato il ricorso alla Mmt, la teoria monetaria moderna: liquidità illimitata a costo zero, il contrario dello strozzonaggio somministrato col contagocce dall’Eurozona. Lei, a sua volta, si è spinta ad auspicare l’avvento degli eurobond per supportare i debiti sovrani, cancellando gli spread, e ricordando che «la moneta appartiene al popolo». Davvero? Non certo l’euro, gestito da una banca centrale (privata) che si rifiuta di agire come “prestatore di ultima istanza”. Cos’è successo, ora, se il quadro sembra capovolgersi?Semplice: una parte dell’élite massonica fino a ieri “neoaristocratica”, dice Magaldi, si è accorta che l’ordoliberismo Ue (”guai a chi osa spendere”) avrebbe aggravato la crisi ed esasperato masse sempre maggiori di cittadini. Di qui il clamoroso “pentimento” di Draghi e Lagarde, che si sono “messi a disposizione” del fronte massonico progressista, smentendo la loro stessa storia professionale degli ultimi decenni. Tutto vero? Sì, conferma Magaldi: «Sono state filiere massoniche progressiste a chiedere espressamente alla “sorella” Lagarde di fare quelle improvvide dichiarazioni, non certo dovute, e che – come lei stessa sapeva – le sarebbero costate l’ostilità generale». Magaldi parla di tecniche raffinate, da intelligence, appannaggio di chi – nel grande potere – conosce la portata, epocale, della partita sotterranea in corso, a livello planetario, e i metodi per combatterla: sofisticati, diplomatici, sottili.«La “sorella” Lagarde ha accettato di essere messa alla prova: si è presa “palate di merda”, in faccia, letteralmente, dagli stessi che fino a ieri le leccavano le scarpe. Tanto di cappello, per il coraggio dimostrato: sta facendo un gioco rischioso e spericolato. E spero che il “fratello” Draghi la imiti, su questa strada». Sorride, Magaldi, pensando a chi si è affrettato ad accusare la Lagarde di aver commesso una gaffe. «Ma vi pare che possa commettere gaffe di questo tipo, un vecchio “animale” del potere come Christine Lagarde? Suvvia: sapeva benissimo cosa sarebbe successo. E meno male che è successo. A lei, come previsto, è piovuto addosso il fango. E all’Italia, invece – come da copione – sono arrivati i soldi». Per questo, Magaldi ringrazia pubblicamente la “sorella” Christine Lagarde, per aver acettato di recitare – come richiestole – la parte dell’euro-strega. «La sua azione ha indotto persino il nostro tremebondo ed ectoplasmatico presidente della Repubblica a ruggire – sempre un po’ da coniglio, ma a ruggire – costringendo i maggiori interpreti dell’austerity a dire che, per l’Italia e per tutti, d’ora in poi si sarà di manica larga».Quello che è seguito era prevedibilissimo, insiste Magaldi: finalmente, scandisce, «stiamo scoprendo che una crisi può significare la sospensione del paradigma dell’austerity». Facendo la faccia feroce, e quindi «offrendo il petto», la neopresidente della Bce «ha alzato una palla, per dare il coraggio di agire a chi non l’aveva avuto in tutti questi anni». Scontato il risultato: «Quando è troppo, è troppo», si sono detti in molti, dal Quirinale a Berlino, da Francoforte a Bruxelles. «Di fronte a una ventilata reiterazione del rigore più intransigente è stato costretto a intervenire persino Mattarella, che è stato un custode servizievole del paradigma neoliberista dell’austerity e della Disunione Europea – austera, micragnosa, restrittiva e castrante nei confronti degli interessi italiani», sottolinea Magaldi. «Non scordiamcelo: è lo stesso Mattarella nel 2018 che ha impedito che Paolo Savona diventasse ministro dell’economia, ricordando agli italiani che sono “i mercati”, e non gli elettori, ad avere l’ultima parola». E’ questa, la post-democrazia a cui ci avevano ridotti, i “maggiordomi” dell’eurocrazia fino a ieri intoccabile, “teologica”. E voilà: quello che ieri era “impossibile”, oggi è realtà.Insieme a Mattarella, di fronte alla necessità di dare «almeno un po’ di respiro economico agli italiani prostrati dal coronavirus (o meglio, dall’emergenza creata dai tagli storici alla sanità)» sono state costrette a intervenire «persino Angela Merkel e Ursula von der Leyen, disposte ad aprire i cordoni della borsa». Ma il merito, ribadisce Magaldi, è tutto di Christine Lagarde: ha offerto un formidabile assist «a tutti coloro che, finalmente, dopo anni, hanno trovato il coraggio per rivendicare libertà economica per le entità statuali in caso di crisi». Che la sfida sia appena all’inizio, però, lo dicono i fatti: «Bisognava attenedere il coronavirus – osserva Magaldi – per rivendicare quello che andava fatto in anni e anni di crisi economica gravissima, che ha schiantato tante persone». In ogni caso, per il presidente del Movimento Roosevelt, «i danni delle politiche neoliberiste di austerity di questi decenni sono molto superiori ai danni che sta facendo il coronavirus».Sulla Christine Lagarde del passato, Magaldi non ha dubbi: «E’ stata senz’altro tra i masnadieri della filiera massonica neo-aristocratica che ha ammorbato il mondo e l’Europa con l’austerity neoliberista. Come Draghi, è stata uno dei principali terminali di un potere mefitico, contro-iniziatico sul piano massonico nonché esiziale, funesto, sul piano economico. Attenzione, però: «Quelli che oggi criticano la Lagarde», nell’establishment italiano, «ieri le baciavano le mani». Di fatto, dalla poltronissima della Bce, la presidente si è “immolata” in modo calcolato, per provocare i decisori e spingerli verso l’agognata flessibilità. «Ha ottenuto quello che voleva. E cioè: stabilire che l’Italia ha il diritto (e il dovere) di poter spendere a deficit per risollevare l’economia, che è in grave crisi e lo sarà sempre di più – certo non aiutata in modo significativo dai primi spiccioli distribuiti da Conte, che fanno ridere i polli».Magaldi in ogni caso denuncia l’ipocrisia di chi condanna Christine Lagarde esaltando invece Mario Draghi, celebrato in modo grottesco come salvatore dell’euro. Il “niet” della Lagarde sugli spread – chiarisce l’autore di “Massoni” – era un esplicito riferimento alla analoga condotta di Draghi durante la crisi finanziaria di dieci anni fa. Prima di agire, infatti, l’allora Super-Mario attese un anno intero. Ce ne siamo già dimenticati? «Prima di intervenire per calmare gli spred, Draghi ha consentito a speculatori vari di razziare quello che andava razziato». Lasciò sprofondare nel disastro paesi come la Grecia, la Spagna e l’Italia, che su “consiglio” dell’Ue si affidarono alle cure di Papademos, Rajoy e Monti. Letteralmente immobile per dodici mesi, sordo a tutti gli Sos, il presidente della Bce si decise ad attivarsi fuori tempo massimo, cioè solo dopo che quei paesi erano stati commissariati da governi «pronti a implementare gravissimi tagli alla spesa pubblica con le manovre di austerity: tagli che hanno riguardato anche e soprattutto la sanità».Inutile negarlo: «Lui e la Lagarde sono stati entrambi pessimi». Oggi, però, hanno cambiato orizzonte: «Giocano un gioco spregiudicato e pericoloso per loro stessi». Tuttavia, fin qui – e specialmente con questa prova, «superata ma rischiosa» – Christine Lagarde merita il massimo rispetto: «Si è dimostrata sincera, in questo gioco abile, spericolato e complesso che è stato inaugurato in queste ultime settimane». Quanto al suo “collega” italiano, Magaldi auspica «un nuovo Draghi, spericolato come la Lagarde, che aiuti l’affermazione di un nuovo paradigma, keynesiano e rooseveltiano». Sono patetici, quelli che oggi ricordano solo il “bazooka” di Draghi, scordando che fu usato – deliberatamente – in ritardo. C’era anche questo spiacevolissimo “memento”, tra i compiti dell’attrice francese travestita da Strega del Nord: costringerci a ricordare. C’è da ribaltare l’Europa, e forse un “aiuto” sta arrivando proprio dal minaccioso coronavirus. Ma attenti: superata l’emergenza, niente sarà più come prima.Guai – sembra suggerire la Lagarde, in versione “sfinge” – se la Bce resterà quella di oggi: impossibilitata a soccorrere i paesi che hanno bisogno di soldi. Non lo vedete, dove siamo finiti? A forza di tagli, mandiamo in giro gli infermieri senza nemmeno la protezione delle mascherine. Come dire: scontiamo un’eredità mortifera, pesantissima, direttamente responsabile dell’attuale catastrofe economica, sociale, sanitaria. Al solo Monti si imputano 37 miliardi di tagli al sistema-salute. Motivazione delirante: ripianare i conti pubblici, arrivando al pareggio di bilancio. Pochi sanno che l’Italia è da trent’anni in avanzo primario: i soldi versati in tasse sono più di quelli che lo Stato spende per i cittadini. Scontato (anche se mostruoso) che oggi si possa morire, solo perché in terapia intensiva non c’è posto per tutti. Questione di soldi, non di virus: è questa, la lezione che l’ex strega Christine Lagarde, con la sua apparente gaffe, ha voluto che apprendessimo. L’austerity uccide, ecco tutto. E purtroppo non si smonta in tre giorni, l’immane piramide di menzogne che ha protetto questo regime criminogeno. Anche se, a quanto pare, l’Era del Virus ci sta facendo viaggiare alla velocità della luce.Christine Lagarde, istruzioni per l’uso: da leggere esattamente al contrario. Tradotto: voglio far crollare l’infame dogma dell’austerity? Bene, allora devo fingere di rafforzarlo. E in modo spietato, di fronte al panico e alle vittime del coronavirus, devo pronunciare la più impopolare delle frasi. E cioè: arrangiatevi, e scordatevi che la Bce vi possa dare una mano, calmando i vostri spread. Ha funzionato? Eccome. Nessuno, infatti, si è accorto del trucco. Mattarella indignato con la Strega del Nord, pronto a invocare solidarietà da parte dell’Ue. E poi la Merkel e Ursula von der Leyen, improvvisamente tramutate in dame caritatevoli: «Siamo tutti italiani», eccetera. Missione compiuta? Precisamente: è crollato il Muro del Rigore, il grande tabù europeo che ha demonizzato la spesa sociale (ieri lasciando crepare, senza medicine, i bambini greci). Tutto “merito” di Christine Lagarde, che ha indossato la maschera dell’orrore: la stessa che indossò Mario Draghi dieci anni fa, lasciando che lo spread divorasse Grecia, Spagna e Italia, per la gioia degli speculatori. Come dire: ricordate? E vi sembra giusto che la Bce (per statuto, ossessionata solo dall’inflazione) non possa spendere un centesimo per salvare vite umane?