Archivio del Tag ‘pedofilia’
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Magaldi: il sistema Covid-Cina dietro al divorzio Gates
«La realtà supera la fantasia dei complottisti e la banalità mediatica del gossip». Gioele Magaldi, presidente del Movimento Roosevelt, boccia entrambe le “false piste” evocate nel tentativo di spiegare i retroscena del clamoroso divorzio tra Bill e Melinda Gates, anche alla luce delle notizie che vedrebbero rimensionato, nel colosso multinazionale dei computer, il ruolo del fondatore. «Sgombriamo il campo da equivoci», raccomanda Magaldi, esponente della massoneria sovranazionale di segno progressista e autore nel 2014 del saggio “Massoni”, che svela il ruolo delle superlogge nel grande potere mondiale. «Dietro al divorzio dei Gates non c’è sicuramente una banale storia di “corna”, e neppure il fantasma agitato dal cospirazionismo, che in modo sgangherato imputa a Bill Gates la volontà di “depopolare” il pianeta attraverso pericolose campagne vaccinali».Se Melinda Gates ha inteso arrivare alla conclusione formale di un matrimonio «che per certi versi era già finito, tra “corna” reciproche e risapute da entrambi», dice Magaldi, «è perché forse ha subodorato che, sul marito, potrebbero rovesciarsi le reazioni di quelli che non hanno apprezzato l’azione di Bill Gates (e di altri) nell’ambito di questa pandemia, proprio per ragioni connesse al sistema-Cina e a coloro che lo utilizzano». Spiega Magaldi: «Il sistema-Cina è uno dei luoghi con cui il massone Bill Gates ha i migliori rapporti: e ora quel sistema ha interpretato la pandemia come una grande occasione di controllo sociale, intonato a quella post-democrazia che lo stesso sistema-Cina ben rappresenta». La chiave del divorzio, secondo Magaldi, sta dunque nella «sapiente» lettura del rapporto tra la pandemia, la Cina e il ruolo di Bill Gates in questi anni di vicinanza con Pechino.«Potrebbe mai la Microsof mettere sotto inchiesta il suo fondatore per una relazione, peraltro nota da anni, con una sua dipendente?». Secondo Magaldi, «non è credibile nemmeno che Melinda Gates si sia turbata delle relazioni di Bill con un altro massone di dubbia caratatura iniziatica come Jeffrey Epstein: un uomo che ho elementi per rietenere che sia stato ucciso in carcere (non suicidatosi, dunque), dopo essere stato coinvolto in una vicenda considerata “di pedofilia”, ma che secondo me, più probabilmente, forse aveva a che fare con l’eventuale abuso di minorenni». In sostanza: per Magaldi, dietro al divorzio c’è il timore di Melinda Gates (e della stessa Microsoft) che il loro “impero” possa subire ripercussioni, nel momento in cui l’intera operazione-Covid – cioè la strumentalizzazione mondiale della pandemia a scopo di potere, per ridurre gli spazi di democrazia in Occidente – dovesse essere definitivamente sconfitta.«La realtà supera la fantasia dei complottisti e la banalità mediatica del gossip». Gioele Magaldi, presidente del Movimento Roosevelt, boccia entrambe le “false piste” evocate nel tentativo di spiegare i retroscena del clamoroso divorzio tra Bill e Melinda Gates, anche alla luce delle notizie che vedrebbero rimensionato, nel colosso multinazionale dei computer, il ruolo del fondatore. «Sgombriamo il campo da equivoci», raccomanda Magaldi, esponente della massoneria sovranazionale di segno progressista e autore nel 2014 del saggio “Massoni”, che svela il ruolo delle superlogge nel grande potere mondiale. «Dietro al divorzio dei Gates non c’è sicuramente una banale storia di “corna”, e neppure il fantasma agitato dal cospirazionismo, che in modo sgangherato imputa a Bill Gates la volontà di “depopolare” il pianeta attraverso pericolose campagne vaccinali».
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Carotenuto: gesuiti, è vaticana l’operazione Renzi-Draghi
Attenti al Vaticano: da lì derivano le svolte, nella politica italiana, compresa la caduta di Conte e l’ascesa di Mario Draghi, subito celebrato come salvatore della patria (ruolo persino facile, dopo l’inguardabile governo dell’ex “avvocato del popolo”). I veri king-maker? Sono loro, i gesuiti: nel 2020 hanno progressivamente emarginato l’ala non gesuitica dell’alleanza curiale “progressista” che nel 2013 portò all’elezione di Bergoglio. A firmare questa interpretazione vaticanista delle contorsioni politiche italiane è Fausto Carotenuto, fondatore del network “Coscienze in Rete”, di ispirazione steineriana, e già analista strategico dell’intelligence Nato. Luce verde innanzitutto dal Vaticano, quindi, per l’avvento dell’euro-banchiere a Palazzo Chigi? «Tutto è stato predisposto perché Draghi ce la faccia: lo si respira ascoltando i media», premette Carotenuto. «E’ addirittura sconcertante, la piaggeria degli adulatori: sanno benissimo che, dietro a Draghi, c’è un potere veramente importante». Sanno, ma non dicono: «I giornali commentano il nulla, fermandosi alle esternazioni dei partiti, senza chiedersi chi muove questi burattini: si parla di tutto, tranne di quello che sta succedendo veramente».Non c’è da stupirsene: «Il teatrino risale ai tempi della repubblica romana: già allora i capi dei tribuni della plebe, in realtà, erano patrizi». Altra premessa: per Carotenuto, «il Vaticano controlla tuttora saldamente buona parte della politica italiana». Nella sua visione, l’analista indica due piramidi di potere, in contrasto solo apparente tra loro: «Una è la piramide conservatrice, che promuove l’egoismo sociale in modo apertamente dichiarato, mentre l’altra piramide sostiene l’umanitarismo, l’ecologismo, la giustizia sociale. Intendiamoci: tende a sfruttare ideali e buoni sentimenti, creando formazioni politiche che fingono di perseguire questi ideali. Così, le persone vengono ingabbiate in recinti illusori e messe le une contro le altre, in un gioco totalmente deviante». Per Carotenuto, «la seconda piramide è più insidiosa: chi manifesta cattivi sentimenti almeno è evidente, mentre la controparte ipnotizza la gente con le belle parole ma poi genera i Clinton, gli Obama, i Biden e la nostra falsa sinistra, il Pd, i falsi ambientalisti».Al netto di pochi “incidenti di percorso” (Berlusconi e Salvini, Trump negli Usa e Putin in Russia) è la piramide finto-buonista a detenere le grandi leve: gli Usa con Biden e l’Ue, l’alta finanza, Big Pharma e il Vaticano. «Vogliono un mondialismo spinto all’estremo, fondato sulla verticalizzazione del potere. Grandi alibi per questa accelerazione: il surriscaldamento climatico e la crisi Covid, col risultato di aggravere l’aggressione farmaceutica ed elettromagnetica ai nostri danni». Fin qui, lo sfondo che Carotenuto tratteggia. E la politica italiana? «Le due piramidi sono entrambe presenti in Vaticano», dichiara in un video l’analista di “Coscienze in Rete”. «La piramide finto-buona, gesuitica, nel 2013 ha addirittura ottenuto il Papato, per la prima volta nella storia, alleandosi con una parte importante della potente curia romana, finto-progressista, per abbattere la piramide avversaria, cioè la Chiesa conservatrice, rappresentata da una parte della curia e da pontefici come Wojtyla e Ratzinger».La “piramide conservatrice”, sempre secondo Carotenuto, sarebbe stata sconfitta «attraverso scandali pilotati (economia, pedofilia), certo basati su fondamenti reali». Risultato: l’elezione di Bergoglio e la designazione del cardinale Pietro Parolin come segretario di Stato, carica importantissima nel potere vaticano. Da allora, sostiene Carotenuto, l’influenza della Compagnia di Gesù non ha fatto che crescere. «I gesuiti si sono sentiti sempre più forti, aiutati dalle loro grandi infiltrazioni nella massoneria, nella finanza, nelle università». Al punto da intraprendere, nel 2020, un’offensiva clamorosa: contro i loro stessi alleati “progressisti”, ma non gesuiti. «Così è scattata la progressiva epurazione, nella curia, degli elementi che erano sì progressisti, ma non apparententi al circuito gesuitico». Non a caso, sottolinea Carotenuto, «sono emersi nuovi scandali, finanziari e di altro tipo». Morale: il cardinale Parolin «si è trovato accerchiato, e il cardinale Becciu (il suo “numero due”) è stato fatto fuori con storie come quella delle operazioni immobiliari a Londra, giudicate spericolate».Il solito teatro, per nascondere i veri giochi? Carotenuto ne è sicuro. Tant’è vero, dice, che si è arrivati ad attuare una specie di golpe, contro la componente non-gesuitica del potere “progressista” vaticano. E cioè: «Prima hanno detto che il segretario di Stato non era più necessario che facesse parte della dirigenza dello Ior, la cassaforte vaticana. Poi si è arrivati a una sorta di editto, da parte del Papa: il controllo delle finanze vaticane è stato tolto alla segretaria di Stato», e affidato a «giovani e preparatissimi gesuiti». Sottolinea Carotenuto: «E’ una cosa enorme: come se il presidente della Repubblica togliesse al premier ogni potere di spesa. Questo è stato fatto: Parolin è ancora lì, ma completamente depotenziato, anche nella sua capacità di influire sulla politica italiana». Da quel momento, il traballante regno di “Giuseppi” poteva considerarsi archiviato. «Giuseppe Conte era il successore di Andreotti, in quanto espressione della curia romana e pupillo di un cardinale potentissimo come Achille Silvestrini», scomparso da poco, noto come storico padrino del Divo Giulio. «E chi era il tutor di Conte quand’era studente? Proprio lui: l’allora don Parolin».Nei due governi Conte, continua Carotenuto, i ministri che contavano erano sotto il saldo controllo di poteri non visibili, e cioè «curia, elementi massonici ed elementi collegati direttamente ai gesuiti». “Giuseppi” divenne premier «perché in quel momento era il punto di equilibrio tra curia e gesuiti, i quali accettarono (attraverso una mediazione) che a Palazzo Chigi andasse un uomo della curia». Quando poi gli equilibri nell’Oltretevere sono cambiati, Conte è rimasto senza protezione. «Certo, gli è stato permesso di restare al suo posto ancora per un po’, perché c’era l’emergenza Covid. Ma poi, ci si è preoccupati dei fondi in arrivo dall’Ue, sommati all’enorme deficit nel frattempo accumulato con l’emergenza». Quindi, sempre secondo Carotenuto, è sorto un concreto problema di gestione. «In Vaticano, si sono detti: non se ne può occupare uno che non rappresenta più il vero potere». A quel punto, continua l’analista, «è entrato in scena un killer, per conto della corrente gesuitica, cioè Matteo Renzi: uno che col 2% è riuscito magicamente a far fuori Conte».Evidentemente, ragiona l’analista di “Coscienze in Rete”, grandi poteri lo hanno appoggiato: «E’ stranissimo, infatti, che Conte non sia riuscito a rabberciare una maggioranza. Senatori in vendita ce ne sono sempre, Berlusconi docet. E invece tutti, dopo aver detto sì a Conte, poi si ritiravano: convinti da chi?». Sorride, Carotenuto: «A noi raccontano storielline incredibili, come quella secondo cui Conte sarebbe personalmente antipatico a Renzi». A proposito: chi è Renzi? «E’ cresciuto in ambienti vicinissimi ai gesuiti, nella sinistra Dc toscana». Attenti alle date: la sua carriera fulminante cominciò nel 2014, appena un anno dopo l’elezione di Bergoglio. E cos’ha fatto, il grande rottamatore sostenuto dalla stampa e da Confindustria? «Ha eliminato dal Pd le residue componenti di socialismo, di sinistra, trasformando il Pd in una specie di retriva Dc». Perfetto come rottamatore, «ideale per operazioni di killeraggio: così ha rottamato anche Conte».Quel filo rosso, per Carotenuto, si prolunga fino al Quirinale: «Quando Conte ha dato le dimissioni ed è salito al Colle, sperava chiaramente in un reincarico: era ancora convinto di farcela, in aula. Ma Mattarella il nuovo incarico non gliel’ha dato». C’è stato invece il rituale giro di valzer affidato a Fico: un passaggio formale e senza speranza, utile solo a certificare la morte clinica di “Giuseppi” come primo ministro. «Poi, Mattarella ha messo tutti con le spalle al muro: o Draghi, o elezioni». Meglio ancora: Draghi e basta, visto che il presidente della Repubblica ha spiegato perché ritiene improponibile lo stop elettorale, in piena pandemia e con l’Ue che pretende il Recovery Plan entro aprile, pena lo slittamento degli aiuti, ossigeno vitale per un’Italia allo stremo. «E chi è Mattarella? Viene anche lui dalla sinistra Dc, da sempre vicina agli ambienti gesuiti, ed è iper-europeista: come Draghi».A quel punto, dice Carotenuto, il cerchio si è chiuso: addio, “Giuseppi”, e avanti Draghi. «Un’operazione molto rapida e ben coordinata, facilitata oltretutto dall’impresentabilità del Conte-bis, un governo senza qualità e affollato di personaggetti debolissimi (tranne qualcuno, che doveva occuparsi di economia per conto dell’Ue)». Attenti: «Lo si era voluto, un governo così debole, destinato a stentare molto: e i tanti ostacoli che ha incontrato “servivano” a preparare il terreno perché finalmente poi arrivasse il salvatore della patria». Tutti con Draghi, oggi: i media hanno mollato Conte alla velocità della luce. Del resto, ovviamente, l’abilità di Draghi non si discute. Scontato quindi «l’immediato consenso dei grandi poteri internazionali», salutato dal crollo dello spread e dall’impennata della Borsa. Impressionante, ma fino a un certo punto, il servilismo dei media: non uno che ricordi, in questi giorni, i record non esattamente gloriosi dell’ex governatore di Bankitalia e della Bce, già allievo dei gesuiti ai liceo Massimo di Roma, culla della pedagogia gesuitica destinata alla futura classe dirigente.Carotenuto ricorda il ruolo strategico di Draghi negli anni ‘90, al tempo del Britannia, quando – da direttore generale del Tesoro – agevolò la svendita di un’Italia sotto attacco, privata di strateghi come Mattei e Moro, che ne avevano fatto una potenza industriale. Gli anni del Britannia coincisero con le spavntose privatizzazioni all’amatriciana, cioè il brutale smantellamento del nostro patrimonio industriale e bancario, a cominciare da Iri, Eni, Agip, parte dell’Enel, Autostrade, Imi-Stet e tanto altro. Grande “lubrificatore” delle cessioni: proprio lui, l’efficientissimo Draghi, ancora presidente del Gruppo dei Trenta (considerato un’emanazione dell’area Rockefeller). «In quegli anni abbiamo esternalizzato il debito pubblico, fin ad allora interno, mettendo l’Italia nelle mani della grande finanza mondialista, gesuito-massonica». Debole la resistenza della classe politica della Prima Repubblica, rasa al suolo da Mani Pulite. «Tra i pochi a opporsi alla svendita della potente industria statale fu Bettino Craxi, e sappiamo come sia finito».Acuminate le parole di Francesco Cossiga, che definì Draghi «un vile affarista, socio della Goldman Sachs e liquidatore dell’industria pubblica». Immaginatevi cosa farebbe, Draghi, da presidente del Consiglio, disse ancora Cossiga: «Svenderebbe quel che rimane (Finmeccanica, Enel e Eni) ai suoi ex comparuzzi di Goldman Sachs». A chi teme che Super-Mario sia ancora lo spietato esecutore dell’austerity, Carotenuto risponde con filosofia: «Gli italiani sono davvero così dormienti? Se, per svegliarsi ancora un po’, hanno bisogno di un altro governo orribile per sperimentare l’ulteriore schiavizzazione, lo avremo». Improbabile, però. Con Draghi, nel 2021 «l’economia potrebbe migliorare, e potremmo anche uscire rapidamente dal Covid». Beninteso: «Lo faranno, se a quei poteri converrà». Così pensa, e parla, un analista tuttora convinto del fatto che il potere gesuitico sia sovrastante, persino rispetto a quello supermassonico, e che risieda in Vaticano la chiave del cambio della guardia nella politica italiana, passando per Renzi, fino ad arrivare a Draghi.Attenti al Vaticano: da lì derivano le svolte, nella politica italiana, compresa la caduta di Conte e l’ascesa di Mario Draghi, subito celebrato come salvatore della patria (ruolo persino facile, dopo l’inguardabile governo dell’ex “avvocato del popolo”). I veri king-maker? Sono loro, i gesuiti: nel 2020 hanno progressivamente emarginato l’ala non gesuitica dell’alleanza curiale “progressista” che nel 2013 portò all’elezione di Bergoglio. A firmare questa interpretazione vaticanista delle contorsioni politiche italiane è Fausto Carotenuto, fondatore del network “Coscienze in Rete”, di ispirazione steineriana, e già analista strategico dell’intelligence Nato. Luce verde innanzitutto dal Vaticano, quindi, per l’avvento dell’euro-banchiere a Palazzo Chigi? «Tutto è stato predisposto perché Draghi ce la faccia: lo si respira ascoltando i media», premette Carotenuto. «E’ addirittura sconcertante, la piaggeria degli adulatori: sanno benissimo che, dietro a Draghi, c’è un potere veramente importante». Sanno, ma non dicono: «I giornali commentano il nulla, fermandosi alle esternazioni dei partiti, senza chiedersi chi muove questi burattini: si parla di tutto, tranne di quello che sta succedendo veramente».
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Carotenuto: l’ombra dei gesuiti sulla presidenza Biden
Galeotto fu il gesuita e chi lo invitò a corte: nasce sotto il segno della Compagnia di Gesù il nuovo potere (in realtà antico) che si è appena insediato alla Casa Bianca attorno all’anziano Joe Biden, l’uomo che sostiene di aver vinto le presidenziali 2020 negli Stati Uniti. A sottolineare la matrice gesuitica della “piramide” che avrebbe fabbricato l’affermazione di Biden è Fausto Carotenuto, già collaboratore di Mino Pecorelli (giornalista d’indagine assassinato nel ‘79) e per anni analista strategico dell’intelligence Nato, esperto di Medio Oriente e strategia della tensione. Approdato al pensiero steineriano, Carotenuto ha fondato il network “Coscienze in Rete”, riassumendo poi la sua visione nel saggio “Il mistero della situazione internazionale”: vede in azione due “piramidi” mondiali, in apparenza contrapposte (dato che si esprimono politicamente attraverso la destra e la sinistra) ma che in realtà dominano il pianeta, alternando oppressione e libertà illusorie, con l’unico scopo di tenere l’umanità sottomessa e le coscienze addormentate, ipnotizzate dal nemico di turno creato ad arte per essere trasformato in demonio.«Per intenderci: la destra classica promuove apertamente l’egoismo sociale, mentre la nuova sinistra postmoderna (quella “gesuitica”, appunto) è più insidiosa, visto che riesce a mascherare i suoi reali intenti dietro il velo dei buoni sentimenti, dei diritti civili e del politicamente corretto, sfornando “bidoni” perfetti: ieri Obama, e oggi Biden». Stessa regia, assicura Carotenuto: e i sapienti “stregoni” della manipolazione sarebbero sempre loro, i gesuiti. In un interessante video sul web, Carotenuto invita a dare un’occhiata alla squadra del nuovo inquilino della Casa Bianca: «Compaiono uomini della Cia come George Tenet e lo stesso Robert Gates, altro specialista in materia di terrorismo mediorientale: sono stati tutti formati alla gesuitica Georgetown University, dove insegnava un certo Henry Kissinger. Non è un segreto per nessuno: Joe Biden è intimo dei gesuiti e di personaggi usciti da Georgetown».Carotenuto sottolinea la vocazione storica dei seguaci di Ignazio de Loyola, nati come educatori dei giovani principi: «Una volta formati non li mollano più: li fanno diventare Ciampi, Monti, Draghi, Rutelli, creando una vera e propria struttura, una rete fatta di carriere in qualche modo “assitite”». Per la prima volta nella storia, un gesuita occupa addirittura il Soglio Pontificio: Trump lo ha attaccato frontalmente, attraverso Mike Pompeo, per la cessione al regime di Pechino del potere di nomina dei vescovi cattolici in Cina. E Biden? All’opposto: è devoto a Bergoglio, gli obbedisce. «Biden fa tutto quello che Papa Francesco chiede: aperture sull’aborto, sui gay, sulla green economy, sui migranti, sulla povertà, sul clima». Beninteso: «Sono temi anche condivisibili, ma vengono adoperati come cosmesi per ricevere i voti delle classi medie, dei benpensanti, per poi spingere le agende del potere vero: guerre, elettromagnetizzazione del pianeta, Great Reset».Attenzione ai gesuiti, insiste Carotenuto: è uscito da Georgetown il nuovo, potente capo di gabinetto della Casa Bianca, cioè Ron Klein. «Cattolico e vicino agli ambienti gesuiti è anche William Burns, appena nominato direttore della Cia, molto impegnato nella destabilizzazione del Medio Oriente quando lavorava per Obama». Viene da Georgetown anche Avril Haines, messa a capo della direzione generale dell’intelligence. Allievo dei gesuiti è lo stesso barone della medicina Anthony Fauci, che neppure Trump era riuscito a sloggiare. «Pubblicamente, Fauci ha dichiarato di aver appreso proprio dai gesuiti i fondamenti del senso della vita. E adesso Biden l’ha posto a capo della delegazione che segnerà il rientro trionfale degli Stati Uniti nell’Oms», l’opaca struttura mondialista da cui Trump si era ritirato, in polemica per la gestione poco trasparente (e troppo “cinese”) dell’emergenza Covid, utilizzata per sospendere diritti e libertà in nome della sicurezza.Gesuiti dietro a Biden? Eccome, assicura Carotenuto: viene dalle scuole della Compagnia di Gesù buona parte del team del nuovo presidente, probabilmente abusivo data l’ingente massa di prove che documentano i clamorosi brogli elettorali (che nessuna corte giudiziaria si è finora degnata di esaminare, in dettaglio). «Joe Biden è vicinissimo ai gesuiti, e ha citato Bergoglio già nel suo primo discorso dopo la “vittoria” elettorale». Ma attenzione: chi lo ha “incoronato”, formalmente? A pronunciare la preghiera per la cerimonia di inaugurazione della presidenza Biden, il 20 gennaio, è stato un gesuita molto imporante, padre Leo O’Donovan, per molti anni rettore della Georgetown University. «Quell’uomo ha “allevato” ministri, dirigenti della Cia e presidenti americani, come Bill Clinton». Strano cattolico, secondo Carotenuto: «Alla Georgetown, O’Donovan aveva fatto fare conferenze ai grandi editori americani della pornografia, e aveva anche dato il via a ricerche sull’utilizzo biomedico dei feti: un fatto non comune, per un cristiano».Proprio non piacciono, a Carotenuto, i gesuiti vicini al potere: «Sono formatori di forme-pensiero che sanno un po’ di “mago nero”, o forse prendono ordini da qualche “mago nero”». Nel suo saggio sull’apparente “mistero” della geopolitica, quasi sempre votata al disastro, l’analista definisce “maghi neri” alcuni uomini-chiave, che spesso agiscono nell’ombra per condizionare le dinamiche del vivere collettivo attraverso sofisticate manipolazioni, impartendo precisi ordini all’intera catena di comando della “piramide”, di cui i politici rapprestano i semplici terminali. Surreale? Fate voi, sembra dire Carotenuto. «Ma sappiate che, per 11 lunghi anni, da metà Novanta a metà Duemila, padre Leo O’Donovan è stato uno dei direttori della Walt Disney. E in quel periodo, tanti elementi oscuri sono stranamente entrati nei film della Disney». L’ex rettore della Georgetown University è legatissimo ai Biden: ha presieduto la messa per il funerale del figlio del neopresidente, Beau Biden, morto nel 2015 per un tumore al cervello.Quand’era vice di Obama, Biden ha partecipato qualche volta anche alla messa nella chiesa dell’università, dove ha anche tenuto una conferenza sulla fede e la vita pubblica. Joe Biden, peraltro, è l’autore dell’introduzione al libro di O’Donovan, “Blessed Are the Refugees: Beatitudes of Immigrant Children” (“Beati i rifugiati: Beatitudini per i bambini migranti”). Fonti di stampa ricordano che, proprio sul tema delle migrazioni, Biden è intervenuto lo scorso novembre a una raccolta fondi del Servizio dei gesuiti per i rifugiati, di cui O’Donovan è direttore, assicurando che avrebbe portato i numeri di accoglienza dagli attuali 15.000 previsti dall’amministrazione Trump a 125.000. Buoni sentimenti da esibire con la mano destra, mentre con la sinistra si dà il via libera alla guerra e magari al terrorismo “false flag”? Ipocrisie del politically correct, per far digerire meglio la cosiddetta agenda mondialista neoliberale? Tipico, in un certo senso, del nuovo globalismo delle anime belle, che tifano per le Ong anche quando a finanziarle è un uomo spregiudicato come George Soros.Ovviamente, sottolinea Carotenuto, non ci sono solo i gesuiti, a fare da guida, nel gruppo che si è sostanzialmente ripreso l’America dopo la parentesi Trump: «C’è anche la massoneria, che però è sempre più “massa di manovra”». L’analista steineriano di “Coscienze in Rete” non ha una buona opinione, dei grembiulini, ma non va confuso con le voci del complottismo massonofobico: la massoneria si è corrotta, sostiene, divenendo organica al potere più deteriore. «Un tempo – afferma – le massonerie erano al servizio di potenze “bianche”, quando erano un frutto dei Templari e dei Rosa+Croce. Poi, appunto, sono diventate essenzialmente “massa di manovra” delle peggiori potenze mondiali, anche se alcune di esse si dipingono come progressiste». Non a caso sono anch’esse, insieme ai gesuiti, nella cabina di regia che gestirà «le decisioni che poi verranno fatte firmare a Biden».Una regia composita e, per Carotenuto, poco rassicurante: «Ci sono gesuiti e pezzi di massoneria, pezzi di Vaticano, nonché potentati finanziari enormi, anche ebraici e cinesi, equamente suddivisi tra le due “piramidi” del grande potere». Problema evidente: «Cosa potrà fare, Biden, se non obbedire a quelli che l’hanno messo lì?». E attenzione: «Ce l’hanno messo nonostante i tanti sospetti sessuali, i suoi strani atteggiamenti, le accuse sessuali ritirate anni fa da tre donne. Veramente penoso, poi, quel suo strusciarsi addosso alle bambine e alle ragazzine, in evidente imbarazzo nei video che sono circolati sul web». Eppure, i media l’hanno acclamato subito, senza riserve, come nuovo presidente: e l’hanno fatto prima ancora che finisse la conta dei milioni di voti postali arrivati fuori tempo massimo e gestiti (col favore delle tenebre) attraverso la piattaforma digitale Dominion. Ed ecco che oggi Joe Biden siede alla Casa Bianca. A fare cosa? «Se ne starà lì con la sua faccetta ripulita, stirata, limata, botulinata e ritoccata: gli toccherà fare bei discorsi, e soprattutto firmare decisioni prese da altri».Per Carotenuto, l’agenda del potere oggi dominante è frutto di una strategia profonda, precisa, organica. «Rispetto al gruppo di Trump, questa “piramide” ha un vantaggio enorme: dispone di molti uomini preparati, in grado di portare avanti queste stretegie». Quali? Presto detto: «Mondializzazione, emergenze, vortici di paura e di odio, sfruttamento propagandistico del surriscaldamento climatico, falsa rivoluzione green. E poi guerre, squilibri, vaccinazioni di massa, condizionamenti culturali, meccanizzazione digitale degli esseri umani». Sottolinea Carotenuto: «Non è che in questo manchino elementi buoni: ma, ripeto, sono essenzialmente cosmetici, per mantenere un certo consenso». Una tattica che l’analista riconosce come eminentemente gesuitica: sottile, raffinata. Trump faceva la faccia feroce? Che ingenuo: meglio sorridere, se si hanno nel cassetto determinati piani, che prevedono coercizioni e sottrazione di libertà. Un marchio di fabbrica: «Non dico che tutti quelli che sono stati a Georgetown lavorino per i gesuiti, ma quelli che fanno carriera vi assicuro di sì. E il loro stile è inconfondibile».Con Biden, sintetizza Carotenuto, gli Usa tornano in scena come lo strumento principale di una accurata strategia della tensione internazionale, basata su una grande destabilizzazione geopolitica del pianeta. «Trump l’aveva evitata, frenando su tutto: era il meglio che poteva fare, coi limitati mezzi che aveva». Joe Biden, che si presenta come un anziano bonario (una specie di colomba) è stato invece un falco di prima grandezza. «E’ stato presidente della commissione esteri del Senato per tanti anni, ed era un sostenitore del rifacimento di tutte le mappe del Medio Oriente, a colpi di guerre e scontri interreligiosi». Motivo: «Era quello che volevano i vertici della “piramide”: creare in Medio Oriente un vortice di odio e di violenza». Quasi invisibile, eppure onnipresente: «Joe Biden ha lavorato alle false “primavere arabe”, insieme a uomini che oggi entrano nella sua amministrazione. Prima ancora, era stato un grande sostenitore dell’invasione dell’Iraq: negli Usa era in prima linea, nel vendere al pubblico la favola delle inesistenti “armi di distruzione di massa” di Saddam».Un gran bel bilancio: un milione di morti, nella regione, con una destabilizzazione spaventosa che si trascina da 18 anni, in un mare di sangue. «Nel 2011, sempre Biden ha fatto fallire una trattativa che doveva servire a mantenere gli Usa a presidiare alcune zone del nord dell’Iraq. Invece gli Stati Uniti, grazie a Biden, hanno ritirato le truppe. Così i curdi sono rimasti soli e sono stati massacrati, e Daesh ha potuto creare l’Isis». Stragi, terrorismo, lutti infiniti. «Molti di quei morti dovrebbe averli sulla coscienza Joe Biden (se solo ce l’avesse, una coscienza)». Un veterano del peggio: «Un vero servo dei poteri oscuri: è stato uno dei 29 senatori democratici che diedero i voti a Bush per fare la guerra in Iraq». Ecco perché Fausto Carotenuto non è affatto ottimista: «Rivedremo gli Usa in azione in Libia, in Siria, nel Golfo Persico: devono tornare a creare vortici di guerra e di odio, cioè “malattie dell’umanità” per conto dei loro padroni oscuri. Il business delle armi? C’è anche quello, ma è solo un corollario».Da navigato analista geopolitico, il fondatore di “Coscienze in Rete” considera un disastro anche la probabile distensione con l’Iran, «che ha seriamente intenzione di fabbricare la sua atomica». Nei primi anni ‘80, Carotenuto era a Teheran: «Conosco bene quel regime, so che la bomba la voleva già allora, per difendersi in caso di attacco. Lentamente, la “piramide” cui fa capo Biden ha lasciato che l’Iran si avvicinasse alla meta: pensate al vortice di tensione che si innescherebbe, con un Iran trasformato in potenza nucleare per stare al pari di Israele. Non a caso, l’orrido regime di Teheran è felice della nomina di Biden. E’ sollevato anche il popolo, perché si toglieranno le sanzioni: ma vi assicuro che a essere felici sono soprattutto gli ayatollah». A peggiorare saranno ovviamente le relazioni con la Russia, «perché Putin fa parte dell’altra “piramide”, quella che ha utilizzato lo stesso Trump». Joe Biden ha grandi credenziali, del resto, come nemico di Mosca: ha promosso la “rivoluzione colorata” in Ucraina, il “golpe di piazza” gestito anche da neonazisti, per poi passare all’incasso attraverso il figlio Hunter, coperto di dollari come dirigente del colosso petrolifero Burisma.La parte del leone, naturalmente, potrebbe farla la Cina: «Trump aveva chiuso le porte, ai cinesi, ma adesso le riapriranno», profetizza Carotenuto. «Non è nell’interesse degli Usa, riaprire alla nuova superpotenza mondiale. Ma i “dem”, appunto, non fanno gli interessi degli Stati Uniti: assecondano invece quelli del grande gruppo mondialista che ha già deciso che i mercenari del futuro “impero” non saranno più gli americani, ma i cinesi: sono più lavoratori, sono tanti ed eseguono gli ordini senza fare storie, e in più non sono impigriti dal troppo benessere, dall’alimentazione sbagliata e dai farmaci sbagliati con i quali gli americani sono stati nutriti e curati per decenni». Possibili anche nuove tensioni con la Corea del Nord, focolaio ieri abilmente spento da Trump: «E’ sempre comodo, per creare tensione, avere un “diavolo” minaccioso». Per Carotenuto, poi, migliorerà «un’altra cosa contraria agli interessi Usa», ovvero «le relazioni con l’Unione Europea». Il gruppo che manovra Biden «vuole un’Ue forte, perché rappresenta un anticipo del mondialismo».Per gli Usa, dal punto di vista del mero interesse nazionale, «sarebbe meglio avere a che fare con un’Europa spezzettata, più facilmente dominabile». Ovvio: «Se l’Europa si unisce davvero, rischia di diventare più potente degli Usa». Eppure lo faranno: «Miglioreranno i rapporti con Bruxelles, proprio perché non servono gli interessi statunitensi. Si potrebbero definire traditori della patria, ammesso parlare di patria che abbia ancora un senso». In primo piano anche poi il clima: «Scontato il rientro immediato negli accordi di Parigi: è all’insegna del mondialismo e del “gretismo”, cioè la favola dell’origine antropica del “climate change”, largamente provocato dall’azione del sole». Un modo ultra-digitale, sempre più wireless? «Con l’elettrificazione si creano enormi campi magnetici: il che non è esattamente “green”, dati i loro effetti sull’organismo e sull’ambiente». E via così: «Si ridarà forza e finanziamenti all’Onu, all’Oms e a tutte le grandi organizzazioni internazionali, che non sono altro che l’anticipazione del globalismo che verticalizza il potere e marginalizza l’individuo».Per Carotenuto, la “piramide gesuitica” di Biden è quella più attiva nella sua missione storica: frenare il risveglio delle coscienze, che starebbe letteralmente sul punto di esplodere, coinvolgendo ormai un essere umano su tre. «Si evita il risveglio anche con i vaccini, con farmaci sbagliati, con lo sfruttamento di un virus che si poteva curare e non si è curato adeguatamente. Tutto quello che indebolisce le nostre forze vitali, fisiche e psichiche, indebolisce il nostro risveglio». Ora, dice Carotenuto, il drago si è ripreso l’America e vuole il Grande Reset. Ne saremo travolti? «No, è solo il ritorno della vecchia politica, che comunque non ci ha travolto. Anzi: l’umanità ha cominciato a crescere proprio per reazione a queste politiche balorde, il cui carattere orribile diventa sempre più evidente». Un auspicio: «Il cielo non consentirà a questo gruppo di fare più di quanto possiamo sopportare, e finirà col produrre un’ulteriore crescita interiore, come infatti è successo finora: le dittature della Seconda Guerra Mondiale hanno prodotto nel dopoguerra l’esplosione della democrazia, la voglia di libertà».Galeotto fu il gesuita e chi lo invitò a corte: nasce sotto il segno della Compagnia di Gesù il nuovo potere (in realtà antico) che si è appena insediato alla Casa Bianca attorno all’anziano Joe Biden, l’uomo che sostiene di aver vinto le presidenziali 2020 negli Stati Uniti. A sottolineare la matrice gesuitica della “piramide” che avrebbe fabbricato l’affermazione di Biden è Fausto Carotenuto, già collaboratore di Mino Pecorelli (giornalista d’indagine assassinato nel ‘79) e per anni analista strategico dell’intelligence Nato, esperto di Medio Oriente e strategia della tensione. Approdato al pensiero steineriano, Carotenuto ha fondato il network “Coscienze in Rete”, riassumendo poi la sua visione nel saggio “Il mistero della situazione internazionale”: vede in azione due “piramidi” mondiali, in apparenza contrapposte (dato che si esprimono politicamente attraverso la destra e la sinistra) ma che in realtà dominano il pianeta, alternando oppressione e libertà illusorie, con l’unico scopo di tenere l’umanità sottomessa e le coscienze addormentate, ipnotizzate dal nemico di turno creato ad arte per essere trasformato in demonio.
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Magaldi: basta fiabe su Trump, da Leonardo a Q-Anon
Leonardo non è direttamente in grado di operare in termini fraudolenti negli Usa, così come altri invece potrebbero aver fatto. E’ un mito, questa storia in base a cui Renzi, Leonardo e altri avrebbero partecipato ai brogli in danno di Trump. Ogni mito nasconde un elemento di verità, che qui però è alla luce del sole: a suo tempo, Renzi si è legato al carrozzone di Obama e dell’ambiente “dem”. Renzi non ha più il potere di un tempo ma è rimasto un player della politica italiana: la sua azione è stata all’origine della formazione del governo Conte-bis. Oggi mette in difficoltà Conte, prova a rimodulare la maggioranza e cerca di ritagliarsi uno spazio anche in ambito internazionale: la sua più grande ambizione sarebbe quella di arrivare a fare il segretario generale della Nato, e quindi coltiva i suoi rapporti statunitensi. Ma di qui a fare questa piroetta abbastanza surreale, per cui sarebbe stato Renzi il grande burattinaio che avrebbe operato attraverso Leonardo, ce ne corre. Se non ci piace Renzi, non per questo dobbiamo pensare che improvvisamente diventi un genio del male che architetta con Leonardo una congiura nei confronti di Trump: sta’ a vedere che i nemici di Trump avevano bisogno di Renzi e di Leonardo, per fargli le scarpe.Agli italiani che si dicono solleciti nella difesa dell’interesse nazionale, ricordo che Leonardo (ex Finmeccanica) insieme ad Eni e Enel è l’unico strumento con cui ancora il sistema-Italia fa un briciolo di politica estera. La Farnesina è un luogo di perdigiorno: ormai da anni non c’è più un ministro degli esteri all’altezza, con un minimo di visione del ruolo dell’Italia. Escludo l’ipotesi che Leonardo abbia avuto parte in un’azione contro Trump: Leonardo peraltro è stata sottoposta a “balletti” in Borsa e ad azioni ostili da diversi ambienti. E sarebbe più serio parlare proprio di questo: da sempre esistono cordatesovranazionali ostili all’opera di Leonardo, ex Finmeccanica. Ogni volta che si tira in ballo in modo improprio Leonardo, si fa un danno al sistema-paese. Insomma, è il momento di parlare in modo serio. Avendo già messo a nudo il back-office del potere nel saggio “Massoni”, vorrei distinguere nettamente la mia narrazione, forte come un pugno nello stomaco ma rigorosa, basata su fonti ben selezionate, da quella di chi invece parla a vanvera. Il mio libro è severo: tanto verso l’affabulazione mainstream quanto verso il cospirazionismo dei complottisti, che inventano una cazzata al giorno.Voglio sottolineare quanto male ha fatto, allo stesso Trump e all’intera polemica politica negli Stati Uniti, tutta la messinscena di Q-Anon: una stronzata sesquipedale, che è diventata oggetto di dibattiti e persino fonte della morte di qualcuno, di recente, e dell’elezione di qualche citrullo nel nuovo Congresso americano. Da Q-Anon, così come da tutta una filiera priva di etichette troppo precise, Trump è stato raccontato come un capo-popolo che improvvisamente irrompeva sulla scena, impegnato contro il Deep State e una cupola mondiale di pedo-satanisti, con tutta una previsione di arresti imminenti. Previsioni sempre regolarmente smentite, ma nonostante ciò questa narrativa è continuata. L’ha creata Trump, questa cosa? Direi proprio di no. Trump si è trovato questa polpetta avvelenata e l’ha accarezzata, ritenendo di poter proseguire nella mitopoiesi su cui nasce la sua candidatura vincente del 2016. Vorrei ricordare che Steve Bannon, di professione, faceva lo sceneggiatore: e ha creato una sapiente sceneggiatura politica, per Trump, che però poi ha vinto sulle cose, sulla sostanza. E’ riuscito a captare il voto di importanti segmenti produttivi, di operai, di aziende che rischiavano di andare a ramengo, qualora avesse sposato con troppa facilità la visione “green” dei democratici, di Hillary Clinton e di tante anime belle.E’ giusto farla, la svolta “green”, se però tu garantisci l’adeguato ristoro, a quei settori produttivi che finirebbero a gambe all’aria. Devi dire: ti accompagno alla pensione, se ho deciso di mettere fuori uso l’estrazione del carbone. Devo avere un piano pubblico, importante, di tutela e riassorbimento della forza lavoro. Ecco: è in quell’elettorato, che Trump ha fatto breccia, e in generale in una classe media americana che è stata macellata, negli Usa come nel resto dell’Occidente, dalla competizione taroccata da parte del sistema-Cina. E’ lì che Trump ha vinto. Steve Bannon ha condito questa cosa con una serie di ingredienti anche poco utili, secondo me. Comunque sia, in capo a pochi mesi Trump ha licenziato Bannon. Ma poi si è lasciato irretire dalla narrazione di Q-Anon, nonché dai latrati reazionari e tradizionalisti dell’arcivescovo Carlo Maria Viganò. Ora, si può e si deve criticare un Bergoglio che ha preso una brutta china, non all’altezza delle promesse: ma la fumosità e l’inconcludenza del riformatore Bergoglio, per di più disposto a fare inaudite concessioni alla dittatura cinese, non è che ci deve gettare tra le braccia del tradizionalismo reazionario, antimoderno e antimassonico, clericale e antisecolare di Viganò.Eppure, anche lì, Trump ha ringraziato Viganò, non capendo che anche quella polpetta avvelenata gli avrebbe alienato moltissimi voti cattolici, negli Stati Uniti. Trump queste cose non le ha create: se l’è trovate, e ha creduto di poterle utilizzare. Ha fatto male, perché la chiave vincente di Trump stava nel riuscire a convincere un elettorato progressista, stanco delle finzioni dei democratici, di un’assenza di sostanza all’altezza della grande tradizione del partito democratico, che non è più quello di Roosevelt e dei Kennedy. E invece di cercare di accattivarsi quell’elettorato, Trump si è radicalizzato in una narrativa che è quella dei fuori di testa, degli “sciamani con le corna” ossessionati dai pedo-satanisti, che forse avrebbero bisogno di uno psichiatra (un medico che magari gli spiegherebbe che il pedo-satanista forse vive dentro di loro, sia pure a loro insaputa). E insomma: Trump si è lasciato fotografare, in qualche modo, in un ritratto di famiglia, accanto a personaggi che avrebbbe dovuto tenere ben lontani da sé. Da ultimo, il 6 gennaio, ha lasciato che le cose accadessero: quasi è stato a vedere cosa potesse succedere.E’ chiaro che quello che è accaduto a Capitol Hill, a un certo punto, potrebbe persino esser stato pilotato dai nemici di Trump per poter finalmente cogliere sul fatto questi facinorosi e dire: ecco finalmente il vero volto del puzzone Trump, estraneo al sistema democratico. Cosa che Trump non è stato: ha operato molto bene in politica estera e sul piano economico, e senza la pandemia dolosa avrebbe stravinto le elezioni. Inoltre, Trump non ha attivato quella opzione – che sarebbe stata spericolata, ma ancora costituzionale – dell’imposizione della legge marziale, nel caso di brogli, ove vi fosse stato un intervento di potenze straniere. In quel caso, in termini di Costituzione americana, avrebbe proabilmente potuto fare qualcosa di incisivo, in questa vicenda. Invece ha lasciato che montasse un clima velleitario (perché i golpe si fanno o non si fanno), e invece avrebbe dovuto operare – dentro i dettami della Costituzione – in modo incisivo e serio. Non l’ha fatto, e anche in questa tragicomica vicenda dell’assalto al Congresso ha offerto il fianco alla demonizzazione: non solo quella preventiva, che c’è sempre stata, ma anche a quella postuma, che però adesso si fonda su immagini trasmesse in mondovisione.Trump ha peccato di indecisione, di scarsa lucidità e di scarsa lungimiranza. Non so se avrà un’altra occasione. Certamente, se dovesse averla, farà bene a riconsiderare la sua proposta politica, magari attestandosi su quella che è la sua vera identità: Trump non è né un suprematista bianco, né un razzista, né un reazionario. E’ un magnate newyorkese, un bon vivant che ha frequentato ambienti progressisti ed è stato anche nel partito democratico americano. Ha poco da guadagnare, dalla china che ha preso la sua figura nell’immaginario collettivo. I nemici che ha sempre avuto, nel partito repubblicano, adesso sono particolarmente virulenti e cercheranno di nuocergli il più possibile: i più grandi nemici di Trump non sono tra i democratici, ma tra i repubblicani. E in questa storia, ripeto, Renzi e Leonardo c’entrano davvero molto poco. Vorrei che tutti coltivassero il dubbio e il senso critico. Nelle elezioni americane, i brogli sono una cosa quasi consustanziale. Quanti brogli, chi li abbia fatti e come: se questo deve essere uno strumento di contestazione del risultato elettorale, i brogli vanno provati.La stessa Corte Suprema aveva una maggioranza schiacciante di persone vicine a Trump: eppure ha respinto il ricorso principe che è stato avanzato. Questo non vi dice nulla? Io avrei gradito che Trump fosse rieletto, al netto di tutti gli errori coi quali lui stesso è caduto nelle mille trappole che gli sono state tese. Ma cerchiamo di essere razionali, guardiamo innanzitutto ai fatti: uno di questi è l’emergenza sanitaria. Proprio la pandemia ha creato, nell’opinione pubblica americana, una migrazione di consensi: un presidente che sarebbe stato rieletto facilmente è invece crollato, in molti casi, nei consensi. Non ha saputo gestire bene nemmeno la protesta dei Black Lives Matter: indubbiamente strumentalizzata dai nemici di Trump, ma lui c’è caduto con tutte le scarpe. Cerchiamo di essere seri: sforziamoci di pensare, di utilizzare più fonti e di metterle in confronto tra loro. Scegliamo la “gnosi”, cioè la conoscenza, e non la “pistis” fideistica. In troppi parlano senza sapere quello che dicono: ma per ammaestrare gli altri serve la formazione di una competenza, di un’esperienza. Un invito che rivolgo a tutti: meno parole, per favore, e più fatti.(Gioele Magaldi, dichiarazioni rilasciate nella diretta web-streaming “Gioele Magaldi Racconta”, condotta su YouTube l’11 gennaio 2021 da Fabio Frabetti di “Border Nights”).Leonardo non è direttamente in grado di operare in termini fraudolenti negli Usa, così come altri invece potrebbero aver fatto. E’ un mito, questa storia in base a cui Renzi, Leonardo e altri avrebbero partecipato ai brogli in danno di Trump. Ogni mito nasconde un elemento di verità, che qui però è alla luce del sole: a suo tempo, Renzi si è legato al carrozzone di Obama e dell’ambiente “dem”. Renzi non ha più il potere di un tempo ma è rimasto un player della politica italiana: la sua azione è stata all’origine della formazione del governo Conte-bis. Oggi mette in difficoltà Conte, prova a rimodulare la maggioranza e cerca di ritagliarsi uno spazio anche in ambito internazionale: la sua più grande ambizione sarebbe quella di arrivare a fare il segretario generale della Nato, e quindi coltiva i suoi rapporti statunitensi. Ma di qui a fare questa piroetta abbastanza surreale, per cui sarebbe stato Renzi il grande burattinaio che avrebbe operato attraverso Leonardo, ce ne corre. Se non ci piace Renzi, non per questo dobbiamo pensare che improvvisamente diventi un genio del male che architetta con Leonardo una congiura nei confronti di Trump: sta’ a vedere che i nemici di Trump avevano bisogno di Renzi e di Leonardo, per fargli le scarpe.
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Trump “usato e gettato” per rottamare speranze: le nostre
Negli anni prima di Trump, la successone di presidenti orribili (i Bush, Clinton, Obama) aveva stancato il popolo americano. Non ne poteva più del loro interventismo globalista, che sacrificava gli stessi interessi degli Stati Uniti, favorendo la Fed e il militarismo. E allora che cosa si fa, in questi casi? Si prende un personaggio “nuovo”, che possa sembrare antipolitico (come il nostro Berlusconi). Ad agire è sempre lo stesso Deep State, che dice: devo poter tornare ad avere i miei “mercenari”, quei soggetti che hanno governato finora. Sono famiglie, gruppi, massonerie, personaggi dipendenti da certi ordini religiosi: preparati per lunghi anni, bravissimi a fare le politiche mondialiste di schiavizzazione, di alterazione della cultura, di elettromagnetizzazione del mondo. Solo che la gente, a un certo punto, non si fida più. E allora il potere dice: facciamo finta che ne venga fuori uno “nuovo”. Deve avere però una caratteristica: dev’essere ridicolizzabile, strano, pieno di vizi. Dev’essere criticabile: perché, dal giorno in cui andrà al potere, dovrà essere criticato. Si dovrà poter dire: è vero che ha sposato tanti temi buoni, o quantomeno popolari e contrari a tutte le malafette del potere, ma noi intanto cominciamo a “sporcarlo”. Vuoi vedere che, “sporcando” lui, prima o poi riusciamo a sporcare anche quei temi che la gente ha sposato?Vuoi vedere che, così facendo – ragiona il potere – un po’ alla volta la gente tornerà ai nostri temi? Ma intanto, dicono, mandiamolo avanti: perché la gente sta uscendo dall’ovile, e nell’ovile la dobbiamo riportare. Allora cosa serve? Un incantatore: ed ecco Trump. Così come Grillo ha avuto il ruolo di incantatore, da noi. I temi dei 5 Stelle, peraltro, erano migliori di quelli di Trump: meravigliosi, libertari. Trasparenza, scoperchiamo i palazzi, no ai vaccini, niente Tav né Tap. Come è andata a finire, lo si è visto. Ma la manovra è riuscita: mandi avanti il comico, rompi i problemi, crei un seguito di persone e poi tradisci la causa. Nel 2016, in America l’operazione parte nello stesso modo. Trump fa mosse populiste: sugli immigrati, sulla speculazione creata attorno al problema climatico. Si rende conto della minaccia cinese e della vera minaccia atomica iraniana, e le combatte. Ma tutto viene sempre ridicolizzato, dai grandi media: quello è uno col ciuffo biondo, è strano, si appoggia alla destra estremista. Come fa, a essere credibile? E poi: chissà come ha fatto i soldi, probabilmente è stato aiutato da Putin, eccetera. Tutti elementi potenzialmente veri: lui infatti è stato scelto proprio perché ricattabile. Così come, a suo tempo, Berlusconi.Al che, fin dal primo giorno, si passa a erodere incessantemente il suo consenso. Probabilmente il consenso c’è ancora, e le elezioni sono state truccate: poco o tanto, le elezioni sono sempre truccate. Ma c’è un problema: Trump resiste. Lo fa perché ha capito, o perché non ha ancora capito? Io temo che non abbia capito, perché non è un’aquila. Ma resiste: fa cose che piacciono alla gente, ma non al potere. Se la prende con la Fed, controllata in fondo dai Rothschild e dai loro alleati della finanza internazionale. Se la prende con la Cina, che – per i poteri oscuri – è destinata ad essere il nuovo strumento imperialista mondiale. Se la prende con gli eccessi della propaganda mondialista (Greta Thunberg) sul ruolo umano nel riscaldamento climatico. Trump non vuole l’immigrazione incontrollata, e la gente lo approva: ma anche qui il presidente esagera – nelle forme, nello stile – e così viene attaccato. Però rimane fedele a queste idee: vuole rimettere in piedi l’America, a partire dall’industria nazionale.Ma un po’ alla volta gli scandali, il ridicolo, determinano un’erosione che lo indebolisce, producendo un risultato sul quale poi, alle elezioni, non è difficile intervenire. Conteggi strani, schede fantasma: nulla è impossibile, per il Deep State. Tutto poi viene “sistemato” dalla magistratura, che è uno dei principali strumenti di controllo di cui il Deep State dispone. Le magistrature occidentali, in genere, fanno giustizia solo se la giustizia colpisce l’avversario della corrente dominante. E siamo ai giorni nostri: Trump, pensano, bisogna portarlo in una trappola. Una trappola che lo “sporchi” totalmente: così, “sporcando” lui, “sporchermo” anche tutti i temi (persino quelli “buoni”) che sono contro i mondialisti, i democratici, i gesuito-massonici. Come dire: non ce l’abbiamo con Trump, ce l’abbiamo con quei temi dei quali l’opinione pubblica si stava innamorando. Quelli, vogliamo abbattere, se vogliamo riportare la gente ad apprezzare le politiche degli avversari di Trump (perché sono più tranquilli, più buoni, in apparenza più puliti): non faranno neppure caso, al ritorno delle vecchie politiche. Non piaceranno, ma penseranno: Trump era peggio.Per fare questo, occorre montare un’ultima pantomima, forte ed efficace. E allora si sfrutta la campagna elettorale: Trump si rivolge sempre più alle frange estremiste (Q-Anon, Proud Boys), cioè la destra eversiva e ridicola, capace di spaventare un po’ anche l’opinione pubblica repubblicana. Si evidenzia un aspetto estremista, quasi nazista, e le facce dure di quel poveraccio di Trump aiutano, a dipingerlo come un Hitler col ciuffo biondo: un pericolo, per la democrazia. Ma quale pericolo, se quand’era alla Casa Bianca il Deep State gli impediva di fare quasi tutto, costringendolo a cambiare continuamente consiglieri e ministri? Nessuno, in fondo, faceva quello che diceva lui: erano tutti più fedeli al Deep State tradizionale, che non al presidente. Quindi: gli si lascia gonfiare le manifestazioni affollate da questi quattro gatti ridicoli, presentati come pericolossimi, e poi – dopo che tutti i giudici hanno fatto fallire i tentativi di Trump di ribaltare legalmente il risultato delle elezioni – arriva il giorno clou, quello della certificazione parlamentare, dopo la quale non si potrà fare più nulla. Trump che fa? Annuncia una grande manifestazione: invita i suoi a scendere in piazza e a marciare verso il Campidoglio, per protestare. E qui scatta il piano.I manifestanti vengono fatti avanzare in modo indisturbato, e qualcuno li guida. Succede sempre: in Italia, succedeva quando c’era la strategia della tensione. I servizi segreti (italiani, inglesi, israeliani, americani) infiltravano tutti i movimenti eversivi, per poterli usare: io faccio il morto, metto le bombe, rapisco, così la gente si spaventa e mi diventa più facile governarla, mandare i governi in certe direzioni, prendere delle misure, rendere le persone meno libere. I servizi segreti non fanno altro: durante il caso Moro, il capo delle Brigate Rosse era un ex fascista infiltrato dei servizi, e nella direzione strategica delle Br uno dipendeva dal Mossad, uno dalla Cia, uno dai servizi inglesi, e così via. Non ce lo dicono mai, ma funziona così: e per un servizio segreto, infiltrare movimenti fatti da ragazzi sprovveduti e fanatizzati è facilissimo. Ed è facilissimo scalare i gradini del gruppo, fino a comandare: è molto semplice. Perché non dovrebbero farlo? E infatti lo fanno sempre. Quindi lo capite, ora, chi c’era alla testa di quei gruppi di invasati che il 6 gennaio si stavano avviando verso Capitol Hill? Persone che dipendevano da quegli stessi soggetti che avevano deciso di montare la pantomima.Funziona: la polizia lascia fare, la Guardia Nazionale non arriva, e così si sfondano le finestre. Un assalto ridicolo, che ha smesso di essere ridicolo quando qualcuno ha creato i morti, rendendolo drammatico (altrimenti sarebbe rimasto una pagliacciata). La fine della democrazia? L’attacco alle istituzioni? Ma no: sono entrati quattro gatti, hanno detto qualche stupidaggine e poi se ne sono usciti in buon ordine, dopo qualche scontro. La gravità del fenomeno è venuta da chi ha sparato ad altezza uomo, mirando. Immagino Trump, che pensava a un ultimo atto dimostrativo, veemente ma pacifico, per restare almeno leader dell’opposizione. Immagino la faccia di Trump, quando ha visto che la polizia ha lasciato avanzare i manifestanti, consentendo loro addirittura di entrare nel Parlamento. Se è una persona veramente intelligente l’avrà capito: ecco, mi stranno fregando. Da quel momento in poi, i suoi consiglieri non riescono più a raggiungerlo. Lui a quel punto non si fida più di nessuno, e non sa che pesci pigliare. Quindi, passa del tempo. Per questo, riappare in televisione solo dopo che Biden l’ha spinto a intervenire. Alla fine, Trump si decide a chiamare la Guardia Nazionale. Ma è chiaramente la risposta di uno che ha perso.Un minuto dopo, si scatenano tutti: capi di Stato, giornalisti, professoroni. La più grave offesa mai fatta, alla democrazia americana. Certo: era esattamente previsto che si dovesse montare una cosa che dovesse sembrare “la più grave offesa alla democrazia americana”. Per renderla credibile andava resa più drammatica: per questo poi fanno, scientemente, quei poveri morti. E naturalmente, è tutta colpa di Trump: anche le destre, a livello mondiale, ormai ne prendono le distanze. E’ troppo grossa: un assalto al Parlamento, organizzato da Trump? No: Trump aveva promosso una marcia di protesta che arrivasse fin davanti al Parlamento, non dentro. Il troppo facile ingresso non pensiamo che l’abbia organizzato lui. Tutti a gridare al colpo di Stato: un golpe fatto in quel modo? Siamo seri. Non si può fare un colpo di Stato con quei quattro disgraziati, guidati dallo “sciamano con le corna”. Per fare un golpe serve più della metà dei servizi segreti, serve la maggior parte delle forze armate, gli stati maggiori. Servono pezzi di Fbi, di Cia, di Nsa. Dalla tua parte devono esserci la finanza e i veri poteri. Eppure, questa balla – il tentato golpe – viene riferita da tutti i media, quelli che ci ammorbano ogni giorno con la loro versione del virus.Non è Trump che ha cercato di fare un colpo di Stato, sono i poteri oscuri ad aver messo a segno un colpo: non solo ai danni di Trump, ma di una vasta fetta dell’opinione pubblica, che ormai sta rientrando nell’ovile. E il colpo, principalmente, è stato dato a tutti quei temi (quegli ideali, quegli interessi) che andavano contro il mondalismo, contro i “papati scientifici”, contro l’Oms, contro un’Onu depravata, contro un’Ue guidata da un gruppo osceno, contro una Cina neo-imperialista. Tutto depotenziato: già durante la presidenza Trump, e ora con questa pantomima finale. Ora si torna all’antico, alla tradizione che gli americani cominciavano a odiare: quella dei Bush, dei Clinton, degli Obama. Tutti finti buoni, come i finti buoni europei. Come Joe Biden, “il nonno d’America”. Guardate quei filmati, in cui riceve le famiglie: voi affidereste un bambino a Biden? Glielo fareste avvicinare? Il “nonno d’America” è suadente, ma solo nelle forme: quando aveva a fare con l’Iraq era un assatanato guerrafondaio, uno dei più feroci. Adesso fa la faccia del buono: così hanno sempre fatto, questi democratici americani. Apparenza vellutata, per mascherate azioni orribili.Non è che l’altra piramide di potere sia migliore, quella repubblicana e conservatrice: è solo meno brava, a fare il male. E’ più confusionaria: e quindi, in questa fase, meno pericolosa. E’ il classico gioco delle piramidi oscure, del divide et impera, del potere. Un gioco che, con le sue pantomime e le sue sceneggiate puntualmente riprese dai media, tende a ipnotizzarci. E’ un gioco che ci vuole distrarre, quando in realtà ci vogliono togliere la libertà, quando ci vogliono iper-vaccinare e iper-tassare, così come quando vogliono cambiare i programmi scolastici, devastare l’ambiente, elettromagnetizzare il mondo. Ci distrae, il gioco delle piramidi di potere, quando vogliono renderci degli automi sensoriali. Questo vogliono fare, ma noi resistiamo: per questo sono costretti a inventarsene sempre di nuove. L’umanità, infatti, è in risveglio: un po’ alla volta, cresce l’impulso a volere il bene dell’ambiente, delle persone intorno a noi. Non vogliamo limitazioni alla libertà, vogliamo ideali buoni: una pedagogia sana, una medicina buona che non danneggi la salute.Loro cercano di distrarci, per sottometterci alle loro politiche anti-umane. Noi che facciamo? Non certo i colpi i Stato in America o a Palazzo Chigi, e nemmeno in Vaticano, o in Germania. Però una cosa la possiamo fare, quella che a loro dà più fastidio: continuare a essere liberi interiormente. Criticarli, guardarli. Denunciare in tutti modi, senza malanimo, quello che fanno: denunciarlo come cosa, semplicemente, da non fare. Indignarsi, restando però sereni, per poter fare la cosa che a questi poteri dà più fastidio: fare il bene, intorno a noi. Per non cadere nelle loro trappole, coltivare ideali, amare il prossimo. Il nostro compito è orizzontale, intorno a noi: aumentiamo la nostra capacità di fare il bene, e vinceremo questa battaglia contro i poteri, il cui unico intento è ipnotizzarci, per poterci catturare. Restiamo liberi di fare il bene: l’importante è non dare alcuna credibilità, alle voci mediatiche del potere, sapendo che stanno cercando di fregarci. Riuniamoci in gruppi, per fare il bene. Da questi gruppi, un giorno, nascerà una nuova società. Una nuova politica, una nuova collettività: migliore, e più sana.(Fausto Carotenuto, estratto dal video-intervento “Colpo di Stato fallito o manovra del Deep State riuscita?”, pubblicata su “Coscienze in Rete” il 7 gennaio 2021. Carotenuto è stato, per lunghi anni, analista strategico dell’intelligence Nato).Negli anni prima di Trump, la successone di presidenti orribili (i Bush, Clinton, Obama) aveva stancato il popolo americano. Non ne poteva più del loro interventismo globalista, che sacrificava gli stessi interessi degli Stati Uniti, favorendo la Fed e il militarismo. E allora che cosa si fa, in questi casi? Si prende un personaggio “nuovo”, che possa sembrare antipolitico (come il nostro Berlusconi). Ad agire è sempre lo stesso Deep State, che dice: devo poter tornare ad avere i miei “mercenari”, quei soggetti che hanno governato finora. Sono famiglie, gruppi, massonerie, personaggi dipendenti da certi ordini religiosi: preparati per lunghi anni, bravissimi a fare le politiche mondialiste di schiavizzazione, di alterazione della cultura, di elettromagnetizzazione del mondo. Solo che la gente, a un certo punto, non si fida più. E allora il potere dice: facciamo finta che ne venga fuori uno “nuovo”. Deve avere però una caratteristica: dev’essere ridicolizzabile, strano, pieno di vizi. Dev’essere criticabile: perché, dal giorno in cui andrà al potere, dovrà essere criticato. Si dovrà poter dire: è vero che ha sposato tanti temi buoni, o quantomeno popolari e contrari a tutte le malafette del potere, ma noi intanto cominciamo a “sporcarlo”. Vuoi vedere che, “sporcando” lui, prima o poi riusciamo a sporcare anche quei temi che la gente ha sposato?
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La farsa e l’inferno: cosa ci stanno facendo, e perché
I virus non sono yogurt, non scadono: eppure li stiamo spalmando su più anni, come stracchino. I lockdown sono inutili, dal punto di vista della salute pubblica, perché quando riapri il virus riparte. Siamo circa 60 milioni e, a forza di lockdown e riaperture, al ritmo di 3 milioni di positivi l’anno, serviranno 15-20 anni per ottenere immunità di gregge. E’ un meccanismo che rallenta la diffusione del Covid senza però fermarla. E purtroppo, già adesso, la vera emergenza di cui nessuno ovviamente parla è quella economica. Questo lasso di tempo non possiamo permettercelo: senza economia, non esiste neanche sanità. Va detto che ogni anno, nei mesi invernali, i virus influenzali intasano le terapie intensive. E il lockdown, da questo punto di vista, può servire a contenere questa problematica. Tuttavia otterremmo il medesimo risultato se Conte e il Cts (Comitato Tecnico-Scientifico) territorializzassero la risposta. Purtroppo questi “eletti da nessuno”, si rifiutano assurdamente di farlo, sin dall’estate scorsa. In estate hanno preferito mascherarsi dietro la retorica dei monopattini, con il ministro Speranza che, nel suo libro, millantava di avere sconfitto il Covid-19: in autunno ha scelto di non farlo uscire nelle librerie…A volte si sente parlare dei lockdown come di uno stratagemma per arrivare al vaccino, ma credo poco ad una immunità contro questo virus (mutante per sua natura) ottenuta in questo modo. Spero di sbagliarmi: il Sars-Cov2 muta, ma in un campo limitato (almeno in questo abbiamo avuto fortuna) e quindi un minimo di aspettativa è lecito nutrirla. Intanto un altro anno di scuola e di università è compromesso, le liste di attesa si allungano, gli infarti aumentano e le depressioni dilagano. Un obolo di competenze che perderanno i nostri giovani, coloro che adoriamo, quelli che si troveranno di fronte a un futuro drammatico (basti pensare anche alle Intelligenze Artificiali dietro l’angolo a complicare la situazione togliendo posti di lavoro). Ma cosa significa “territorializzare la risposta”? Cosa è questa strada che il nostro premier scansa con tutto se stesso, manco che il suo permanere al potere, e davanti alle amate telecamere, fosse legato alla presenza del Covid-19?Significa aprire tutte le attività e consentire alle persone di muoversi normalmente. Chi ha sintomi riceve la visita del medico di base con una telefonata (o di altri medici provenienti da strutture specializzate collegate a numeri verdi): il medico visita e poi, nel caso, fornisce quelle terapie anti-Covid che hanno ottenuto successi senza eguali in tutto il mondo, quelle che in Italia a lungo non sono state permesse (immotivatamente!). Nel Belpaese sono sconosciute ai più, a causa delle resistenze delle corporazioni mediche e della bolla mediatica, votata alla miope strategia dei lockdown: idrossiclorochina con vitamina D e zinco ed ozonoterapia (ambedue terapie possibili a casa), plasma iperimmune e anticorpi monoclonali (quando potremo disporne) per i casi più gravi, da ospedalizzare. Inoltre, per proteggere gli anziani, soggetti vulnerabili, è l’ora di puntare sullo spray israeliano Taffix che annienta il virus nel 95% dei casi non appena mette piede nelle cavità nasali. Si pensi che perfino l’Iran ne ha consigliato l’utilizzo! In questo modo l’immunità di gregge sarebbe garantita, gli anziani tutelati e l’economia ripartirebbe.A cosa serve quindi la prospettiva sanitariamente inutile degli infiniti lockdown, se non come primo sostanziale passo verso il “Grande Reset” chiesto dal Wef, il World Economic Forum delle élites? Limitandoci all’Italia, il Grande Reset è rappresentato dal fallimento di gran parte dei 3, 4 milioni di piccole e medie imprese in favore della grossa distribuzione. Le conseguenze planetarie invece sono un indebitamento senza precedenti di alcuni Stati, tra cui il nostro (vedasi anche la vicenda Mes), verso le élites finanziarie e verso i pochi Stati da esse considerati “degni” (debito estero, purtroppo, cioè vero debito: quello che, prima dell’euro, in Italia, era un minimo, fisiologico 12%) e il raffreddamento del pianeta (Greta docet) che tali lobbies chiedono senza se e senza ma… Poco importa se la Terra l’hanno surriscaldata in gran misura proprio loro!E quando gli Stati saranno indebitati verso questo capitalismo finanziario selvaggio e speculativo? Niente di più allettante, per i potentati, di una forma subdola di socialismo per comprimere i diritti civili e controllare l’umanità. Tutto ciò è confermato anche da Gotti Tedeschi, non uno qualsiasi, visto che è lo storico numero uno dello Ior, la banca del Vaticano. I cittadini sottomessi allo Stato e lo Stato schiavo delle élites: schiavo perché fatto strategicamente indebitare con esse dai politici da esse pagati. Meccanismo che il finanziere John Perkins dichiarò nel famoso video-denuncia di qualche anno fa, “Confessioni di un sicario dell’economia” (informatevi su quanti politici sono pubblicamente a libro paga di Soros, limitandoci a quelli che si sanno…). Il netto sarà una competizione tra realtà similari (Occidente e Cina) dove a rimetterci saranno i cittadini. Chi è fuggito dalle dittature comuniste (Romania, Nord Corea) vi può confermare che si sta trovando gradualmente, davanti ai propri occhi, proprio quelle stesse tappe che hanno portato ai regimi da cui è fuggito: alla trasformazione, con la scusa del Covid-19, verso una società a libertà limitata.Dovete sapere che il World Economic Forum è la riunione delle élites, dell’aristocrazia elitaria globalista, la quale, una volta sì e l’altra pure, chiede “un Nuovo Ordine Mondiale”, adesso con il contributo della dittatura cinese. Queste élite, legate tra gli altri allo scandalo Epstein (pedofilia, Clinton), sono padrone dell’Onu, della Ue, dell’Oms, dell’Unicef, del Fmi, della Wb, del Wto, dei dem e dei neocon Usa (Bush e McCain, tutti pro Biden) e dei partiti, progressisti ma non solo, di mezzo mondo. Si tratta dell’establishment globale! Quando il Wef decide una linea, tutte le nazioni, guarda caso, si accodano; e se ti opponi ti fanno fuori… o tramite brogli (vedasi come hanno fregato Trump) o fisicamente. Costoro non sono eletti, non sono un Parlamento e neanche sono un governo; si autoproclamano una “governance” (cioè degli eletti da nessuno): “governance”, termine che Mattarella ci trasmette ripetutamente nei suoi “pseudo-moniti”.Di questa aristocrazia fanno parte tra gli altri Soros, Schwab, Rothschild, Rockfeller, Gates e il Vaticano a trazione Bergoglio che, con questi soggetti, è recentemente entrato pubblicamente in affari (e il “recentemente” è relativo al “pubblicamente”, perché in realtà il Vaticano lo era già, in affari). Il Vaticano del resto, tra un like e un altro alle donnine nude, secolarmente non è dalla parte dei deboli. E’ “merito” di questa gente se ci stiamo svegliando, via via, con milioni di piccole imprese fallite, perché tutto questo serve a incatenare definitivamente l’economia reale (e gli Stati) ai padroni, alle élites finanziarie. E’ su YouTube una dichiarazione di Soros su Nuovo Ordine Mondiale e Cina, mentre lo stesso “Messaggero” collega Epstein e il caso-pedofilia alle élite del Wfe, e alcuni media riportano la recente alleanza del Vaticano con i Rothschild, la Fondazione Rockefeller e le grandi banche per creare il Grande Reset.Adesso che le massonerie mondiali (cioè lor signori del World Economic Forum) si sono accorte che accettiamo perfino gli arresti domiciliari (la soppressione dei veri diritti civili per la quale gli Lgbt, notoriamente a guida Clinton, “stranamente” non protestano ma anzi promuovono) di virus ne verranno altri! Lo dico da mesi, ed è per questo che ho sempre invitato a disobbedire (civilmente) alle restrizioni estive e post-estive! A tal proposito: non crederete mica alla storiella che ci raccontano a reti unificate che la pandemia di Sars-Cov-2 è dovuta un cinese che al mercato del pesce, guarda caso davanti al laboratorio di esperimenti di guerra batteriologica (da anni denunciato da Trump), ha mangiato un pipistrello che aveva incontrato un pangolino? E per favore, non parlate di “complottismo”, chi lo fa è un supercoglione!Il complottista è in possesso di verità assolute, mentre invece riflettere, porsi domande e avere dubbi equivale a senso critico! In realtà, è proprio chi accusa continuamente gli altri di essere “complottaro” ad essere affine al complottista, perché non riflette e accetta ciò che passano le Tv; gli è stata asportata (metaforicamente) quella parte del cervello che esprime un senso critico! Anche su Jfk e Falcone si veniva tacciati di complottismo, quando si sosteneva che fossero in pericolo di vita (Falcone venne isolato perché deriso dai media proprio in questo modo, prima di essere massacrato). Prendiamo ancora una volta l’Italia: quando milioni di piccole imprese falliranno, chi pagherà le tasse, comprese quelle per erogare il reddito di cittadinanza a queste famiglie? Gli italiani, ovviamente, con perdita di competitività visto che più tasse = prezzi più alti (e salari più bassi) = chiusure, con massimo godimento della Germania, nostro competitor (ma nazione considerata “blasonata” dalle élites), con formazione di altra disoccupazione fino al collasso, fino al “default tecnico” cioè alla ristrutturazione del debito (significa che ci toglieranno almeno il 30-40% dei nostri risparmi).Dal punto di vista delle élites, non avrà senso neanche ragionare in termini di “soldi”, visto che per loro non sono un limite; le restrizioni saranno in termini di potere-dominio sui cittadini, di libertà civili negate. Ecco spiegato perché gli Stati stanno avviandosi repentinamente verso una forma di società simil-cinese, dove la massa scivolerà verso una maggiore ignoranza e sottomissione (vedrete come crollerà il livello dei laureati). Prima, però, in Italia innalzeranno l’età pensionistica, l’Iva, il costo della benzina, del gas, della luce; abbasseranno le pensioni future e, collaborazionisti, svenderanno a Germania e Cina assets strategici come i nostri porti; ci spingeranno a non avere più soldi da parte e… case di proprietà (le tasse sui patrimoni le porterà il Mes)! Questa è la vera “Via della Seta” verso cui siamo incamminati, e dove nessun governo stabile mentalmente si indirizzerebbe.Va detto che, nonostante lo scenario che ci attende dietro l’angolo e nonostante che non ci sia niente di offensivo nel diffondere qualche base di macroeconomia, esistono eserciti di mascalzoni che credono di essere furbi nel sostenere che vivere di sussidi equivalga ad uguaglianza… No! Equivale a stupidità, a personalità che non si forgiano, vuote e manipolate, ad essere tutti schiavi di un emolumento pubblico, perciò ricattabili da chi lo eroga: lo Stato (a sua volta in ginocchio di fronte alle lobbies). E questo si vede già con il discorso del vaccino Pfizer che, pur non essendo stato sperimentato a dovere, sarà imposto in modo coercitivo ai dipendenti pubblici pena la fine, mediante licenziamento, del salario, quello dovuto a una vita di lavoro e nobili sacrifici (non stando sul divano).Capite perché i vari politici che, di fronte a questa situazione di portata criminale, globale e senza precedenti, scrivono post Fb contro questioni secondarie come Renzi, contro “Abberluscono”, contro i Benetton, su De Luca che fa il vaccino, ci stanno prendendo per il sedere? Ci stanno distraendo da qualcosa di epocale e criminale, in attesa di (riprovare a) “canalizzarci”, come ha fatto Beppe Grillo. Quando tutti i puntini saranno uniti e apparirà la vera miseria, quella nera, a quel punto le élites (così brave a rimanere invisibili), cercheranno semplicemente di far ricadere la colpa sui soliti politicanti o magari sui cittadini. Mi spiace, ma io su questa strada non seguo Alessandro Di Battista (non me ne voglia Otto Bitjoka, massimo esponente nel paese sulle tematiche migratorie e amico personale). E anzi lo sfido a pubblicare sulla sua bacheca il mio pezzo, visto che glielo invierò privatamente come faccio da molti mesi. Può prenderne le distanze, ma lo pubblichi: voglio vedere se ha il coraggio di far conoscere tutto questo ai tanti che lo leggono e ai media che lo tampinano (che sanno, ma non dicono).Per fare una battuta (è una battuta) credo che Di Battista pubblicherebbe volentieri questo articolo, parlo di Vittorio… Il figlio invece deve diventar capo tra i capi del M5S, non può permettersi di fare cazzate, destabilizzando i suoi equilibri interni e mettendosi contro i veri poteri forti… Sia chiaro, io considero Alessandro il più grande comunicatore politico in Italia, e per questo, un po’, ancora lo ammiro. Solo “un po’” però, perché Renzih, Berlusconih, Abbenettonh, Salvinih, sono tematiche che scaldano l’hooligan grillino ignorante (“basta, me dieno er reddito”) ma non rispettano chi ha più di un neurone. Non credo nemmeno che il M5S abbia un futuro così radioso, lungo questo ridicolo sentiero. E mi spiace, perché nel mio piccolo avevo provato, recentemente, a cambiare questo declino col MeetUp ortodosso locale. Mi fa male ammetterlo, ma a questo punto, ormai, il 5S può essere solo interpretato come posto di lavoro di chi ci mangia sopra o di chi aspira a dirigerlo dopo aver fatto come Ponzio Pilato di fronte allo scandalo del Mes, come un Di Maio qualsiasi: «Lo abbiamo approvato ma non lo attiviamo, perché fa schifo», la logica inoculabile solo nei minus habens (col 15% non saranno più decisivi)…Venite, signore e signori, vieni anche tu con…loro! I grillini sono ormai il “poliziotto buono” delle élites, mentre il “poliziotto cattivo” delle élites sarà chi il Mes lo attiverà. Stucchevole da parte del M5S anche il continuo parlare di “lavoro smart” cioè online (ditelo a docenti e genitori cosa ne pensano…) e fare i fumosi con “l’ambienteh”, quando la gente sta fallendo. Sveglia! Non siamo 60 milioni di massoni con i capitali in banca! Ps: in estate sono stato aggredito da trolls-haters di vario tipo perché indicavo come soluzione l’immunità di gregge, visto che il virus nella stagione calda aveva perso, come prevedibile, carica virale (carica virale bassa, ovvero: le particelle virali sono meno contagiose e meno letali), e ciò era dimostrato anche sperimentalmente. Sostenevo che questa strada potesse rivelarsi utile in inverno, quando il Sars-Cov-2 poteva tornare alla carica! Sarebbe stata una soluzione lungimirante, coraggiosa, sacrosanta dal punto di vista della micro-biologia di popolazione, seppur comprensibilmente inquietante dal punto di vista del singolo cittadino; purtroppo viviamo in un paese dove il presidente del Consiglio, il Cts e il ministro della salute godono di una immunità (alla legge) insensata, con il primo che passa il tempo ad inebriarsi dei propri monologhi tra la “brillantina casalina” sui capelli e il fazzolettino nel taschino. A marzo, follemente, i nostri governanti hanno proibito le autopsie, quando è noto che i virus, al contrario dei batteri, muoiono quando muore il paziente (l’ospite). Le autopsie avrebbero svelato che intubare equivaleva a uccidere, perché il problema non era la polmonite ma i coaguli: si sarebbero salvate decine di migliaia di pazienti.Viene da chiederci se politici, governanti, staff pagati anche un milione di euro, sempre attivi con le loro propaggini a fare i trolls-manganellatori sui social, nonostante ci siano di mezzo vite umane, un domani, se cambierà il vento, non verranno individuati, incarcerati e condannati al sequestro di ogni bene fino alla terza generazione (la Rete salva tutti i dati).Devo ammettere che, nel deserto mentale italiano, richiesto e ottenuto, di generazione in generazione, dall’establishment elitario (non è colpa dei cittadini), quando ho informato sul perché i tecnici economici alla Monti imponessero leggi economicamente illogiche pro banchieri, ho avuto meno difficoltà rispetto all’attuale, identica, dinamica. Il Cts, i tecnici messi dal governo, rispondono altrettanto alle multinazionali (farmaceutiche, in questo caso) loro padrone, e non alle persone comuni, ma hanno dalla loro parte un livello di terrore (morire di Covid) che i banchieri non avevano.Intanto, in questo contesto, il premier dei monologhi, colui che da quando “esiste” non ha mai accettato un contraddittorio, ha trovato il tempo, col favore delle tenebre (le Tv, strategicamente, parlano solo del virus e quindi non informano, impedendo così il controllo democratico dei cittadini su chi governa) di approvare una legge che depenalizza il peculato del suocero (ma tranquilli, gli ha fatto scudo Franceschini) e con un cavillo ha risparmiato, sempre al suocero e sempre per la stessa vicenda, di pagare 6 milioni di multa (ed anche qua Franceschini, in odore di Quirinale, si è preso stranamente la colpa). Allo stesso modo per la “vicenda Iene/scorta per la fidanzata” indovinate chi si è assunto la responsabilità di conoscere il numero ed averla chiamata tale scorta? Il bottegaio! Conte è un uomo santo, vergine di ogni peccato, ci mancherebbe altro. Lo so, sono tutti concetti scomodi, denunciarli equivale a tagliarsi delle strade, ma per fortuna sono schiavo solo di chi mi impone di dire la verità e di non seguire l’interesse accodandomi quando conviene: schiavo della mia coscienza. Ovviamente invito non solo Dibba ma anche i lettori a diffondere, a condividere questo pezzo; ad invitare, importantissimo stavolta, alla consultazione dei link interni ad esso; secondo me, se il 30% degli italiani mettesse gli occhi sopra questi fatti (e i fatti non sono opinioni) avverrebbe una bella rivoluzione (culturale). E non intendo quella che ci prometteva il comico…(Marco Giannini, “Grande Reset delle élite e territorializzazione mancata della risposta al Covid-19: caro Di Battista ti sfido a pubblicarmi!”, 31 dicembre 2020).I virus non sono yogurt, non scadono: eppure li stiamo spalmando su più anni, come stracchino. I lockdown sono inutili, dal punto di vista della salute pubblica, perché quando riapri il virus riparte. Siamo circa 60 milioni e, a forza di lockdown e riaperture, al ritmo di 3 milioni di positivi l’anno, serviranno 15-20 anni per ottenere immunità di gregge. E’ un meccanismo che rallenta la diffusione del Covid senza però fermarla. E purtroppo, già adesso, la vera emergenza di cui nessuno ovviamente parla è quella economica. Questo lasso di tempo non possiamo permettercelo: senza economia, non esiste neanche sanità. Va detto che ogni anno, nei mesi invernali, i virus influenzali intasano le terapie intensive. E il lockdown, da questo punto di vista, può servire a contenere questa problematica. Tuttavia otterremmo il medesimo risultato se Conte e il Cts (Comitato Tecnico-Scientifico) territorializzassero la risposta. Purtroppo questi “eletti da nessuno”, si rifiutano assurdamente di farlo, sin dall’estate scorsa. In estate hanno preferito mascherarsi dietro la retorica dei monopattini, con il ministro Speranza che, nel suo libro, millantava di avere sconfitto il Covid-19: in autunno ha scelto di non farlo uscire nelle librerie…
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Svizzera Connection: il cuore digitale del golpe anti-Trump
Neal Sutz è un cittadino svizzero e americano. Con ogni probabilità, non avrebbe mai immaginato di diventare famoso, ma il destino lo ha messo al centro di un intrigo internazionale. In pratica, Sutz ha avuto un ruolo decisivo nel denunciare il coinvolgimento della Svizzera nella frode elettorale americana. Lo racconta Cesare Sacchetti, nel blog “La Cruna dell’Ago”. «Fino ad ora la pista svizzera ha ricevuto molta poca attenzione, ma questo piccolo paese nel cuore delle Alpi potrebbe essere il pezzo mancante del puzzle che ha dato vita al colpo di Stato internazionale contro Trump». Le macchine elettroniche di Dominion, il server legato a Soros e Clinton che ha spostato migliaia di voti da Trump a Biden, sono direttamente legate a Scytl, un software il cui codice sorgente è stato comprato dalle Poste svizzere, di proprietà dello Stato elvetico. La Svizzera non ha informato Trump e la sua amministrazione dei difetti di Scytl, che erano già ampiamente noti al governo. Sutz dichiara di avere le prove inconfutabili di questa frode, ovvero il codice sorgente che adesso è nelle mani della squadra legale di Trump. Il fratello del generale Michael Flynn, che è uomo molto vicino a Trump, Joseph, ha pubblicamente ringraziato Sutz su Twitter rassicurandolo che le prove adesso «sono in buone mani».I media internazionali hanno completamente ignorato la denuncia di Sutz, scrive Sacchetti. «Dopo la consegna delle prove, alcune persone a Sutz sono state aggredite e minacciate. La cabala mondialista – accusa Sacchetti – sta cercando di mettere a tacere coloro che hanno esposto la frode, ma Sutz ha avuto il coraggio di denunciare tutto e di mostrare le prove del golpe internazionale contro Trump». Per Sacchetti, c’è molto di più in ballo che il risultato di una elezione: «Questa è una battaglia tra bene e male, e il destino dell’umanità è la posta in palio». Neal Sutz avrebbe già fatto la sua scelta: esibire l’ennesima prova del «golpe internazionale pianificato dal mondialismo per rovesciare Trump». Sul blog di Sacchetti, Neal Sutz si presenta: è un cittadino svizzero e americano, nato a New York nel 1970. «Sono un autore, un regista, un consulente d’affari e un attivista per la verità. Ho deciso di farmi avanti – spiega – per la semplice ragione che le informazioni che ho ricevuto hanno stimolato la mia curiosità, ed ero determinato a comprendere la situazione per intero».Aggiunge Sutz: «Quando ho scoperto che la Svizzera, in particolare le Poste, di proprietà del governo, hanno non solo sviluppato il software di Scytl, che ha sede a Barcellona, ma hanno comprato i diritti esclusivi del codice sorgente di Scytl quando questa era in bancarotta, ho deciso di approfondire la mia indagine». E può spiegare, Sutz, come la Svizzera è coinvolta nella frode e che ruolo Scytl ha avuto nelle elezioni americane? «La Svizzera è chiaramente coinvolta in molti aspetti delle elezioni Usa, anche a partire dal fatto che è uno dei finanziatori principali di Citco, una società vicina a Smartmatic, legata a sua volta a Dominion, che è al centro della frode elettorale. Questi finanziamenti provengono dalla Sandoz Family Foundation. C’è un coinvolgimento anche di Novartis, una casa farmaceutica svizzera molto interessata alla situazione relativa al Covid». Per Sutz, la Svizzera è legata sotto numerosi aspetti finanziari alle elezioni anche per un altro elemento importante: «Società cinesi possiedono il 75% della banca svizzera Ubs, che ha finanziato con 400 milioni di dollari Dominion, la società appunto che ha un ruolo chiavo nei brogli elettronici».L’analista li considera fatti incontestabili, non teorie: giudica la Svizzera «un paese piccolo ma immensamente potente», al punto da rivestire un ruolo decisivo nel grande imbroglio delle presidenziali americane 2020. A proposito: la Federazione Elvetica ha poi risposto ufficialmente sui difetti di Scytl e sulle ragioni per le quali non è stato informato il governo americano riguardo al malfunzionamento del programma? Sì, risponde Sutz: Berna ha risposto 24 ore dopo, con un tweet. «Ha riconosciuto di aver acquistato i diritti esclusivi di Scytl». Ma attenzione: «Nessun rappresentante governativo, né svizzero né americano, ha cercato in alcun modo di mettere in dubbio gli interrogativi o le prove che ho presentato». Per Sutz, è fuori discussione che il codice sorgente del software di Scytl sia una sorta di meccanismo di sicurezza legato a Dominion, e che gli elvetici abbiano un ruolo fondamentale, nelle elezione americane. «Posso pensare che la Svizzera non abbia informato gli Usa perché c’è un tentativo in corso di rovesciare Donald Trump», cioè l’uomo che «vuole mantenere libera e indipendente l’America».Recentemente, sottolinea Sacchetti, lo stesso Sutz ha detto di essersi preso dei rischi enormi per denunciare i legami tra la Svizzera e Scytl, consegnando prove incontrovertibili della frode nelle mani dell’amministrazione Trump. Si riferiva al codice sorgente? Sì, conferma Sutz: «Il codice sorgente è fondamentale: perché dirige ogni tipo di programma, a prescindere dal suo scopo o funzione. Chiunque, da ogni parte del mondo, abbia il codice sorgente di un programma (in questo caso, un programma che conta i voti di una elezione) può controllare e manipolare il suo funzionamento». In uno dei suoi tweet, ricorda Sacchetti, sempre Sutz ha dichiarato di aver ricevuto conferma scritta che le prove sono state consegnate a un rappresentante del gruppo di legali di Trump. «L’intero dossier che ho preparato e raccolto per la squadra legale del presidente Trump è stato ricevuto», conferma Sutz. «Me ne è stata data conferma attraverso messaggi di testo e poi dopo anche pubblicamente». Non solo: «Ho anche informato l’amministrazione Trump della situazione che riguarda i miei due figli, cittadini americani, che sono stati presi in custodia illegalmente dai servizi sociali svizzeri».Ritorsioni? «I miei figli sono stati vittime di abusi e torture da parte del governo – denuncia Sutz – e questa storia è strettamente legata alla frode elettorale in America, perché vede coinvolti soggetti quali i leader dei Mormoni e vari politici che hanno avuto un ruolo sia nell’allontanamento dei miei figli sia nei brogli». A quanto pare, minacce inquietanti. Nel frattempo, il team di Trump non sta certo con le mani in mano. Il fratello del generale Flynn, Joseph Flynn, ha pubblicamente ringraziato Sutz: Trump ha quindi la prova definitiva della frode? «Ci sono molte prove per smascherare la frode, e l’intreccio Scytl-Svizzera è sicuramente una di quelle. Mi è stato detto dal team legale di Trump che ci sono decisive e uniche informazioni che io ho messo a disposizione, e che saranno usate da Trump per provare la frode nelle numerose cause in corso. Ciò che ho dato rafforza ulteriormente il quadro probatorio che gli uomini di Trump avevano già in mano».E il governo elvetico come si sta comportando, con Sutz, a parte il “trattamento” riservato ai figli? «Il governo sa perfettamente cosa ho fatto», dice Sutz. «Ho ricevuto visite da ogni parte del mondo, sul mio sito, incluse Ginevra e Zurigo. Sono stato fermato dalla polizia innumerevoli volte, prima e dopo il mio ruolo nelle denuncia della frode elettorale che vede coinvolta la Svizzera». Non mollano, gli svizzeri: «I servizi sociali non mi fanno parlare con i miei figli, e ci sono stati numerosi attacchi nei confronti di persone che mi sono vicine». Esempio: «Una mia cara amica in Arizona è stata aggredita fisicamente tre settimane fa circa. L’ufficio elettorale di Josh Barnett, il candidato al Congresso per l’Arizona che ha chiesto il rilascio immediato e incondizionato dei miei figli al presidente svizzero Simonetta Sommaruga, è stato messo a soqquadro e trafugato». Cosa pensare? «Non so se il governo svizzero sia coinvolto, ma credo che le persone che vogliono coprire il caso dei miei figli siano le stesse che hanno fatto irruzione nell’ufficio di Barnett. Le persone che ho denunciato sono coinvolte in un giro di pedofilia, pornografia infantile e traffico di bambini. Sono tra i leader dei Mormoni».E la politica elvetica? Qualche partito svizzero ha mostrato interesse per il suo caso? «Un partito conservatore mi ha contattato e mi ha chiesto più informazioni sul sistema di voto elettronico in Svizzera». Tra parentesi, ricorda Sacchetti, gli Usa hanno messo la Svizzera nella lista dei paesi manipolatori di valuta: sa, Sutz, se questa decisione è legata allo scandalo della frode elettorale? «Non posso dirlo con certezza, ma se si guarda a quella lista è molto corta. Ci sono solo Cina e Vietnam. Non credo comunque che tutto questo sia una mera coincidenza». Neal Sutz spera ancora che Donald Trump possa vincere, anche sul piano legale davanti alla Corte Suprema e nei tribunali statali. «Spero davvero che la verità possa trionfare», dice. «Il mondo ha bisogno di un cambiamento per il meglio. Siamo nel mezzo di una battaglia spirituale e sta a noi decidere se siamo disposti o meno ad agire per il bene, perché mi sembra chiaro che coloro che hanno scelto il male non hanno alcuna intenzione di fermarsi».Neal David Sutz è un cittadino svizzero e americano. Con ogni probabilità, non avrebbe mai immaginato di diventare famoso, ma il destino lo ha messo al centro di un intrigo internazionale. In pratica, Sutz ha avuto un ruolo decisivo nel denunciare il coinvolgimento della Svizzera nella frode elettorale americana. Lo racconta Cesare Sacchetti, nel blog “La Cruna dell’Ago“. «Fino ad ora la pista svizzera ha ricevuto molta poca attenzione, ma questo piccolo paese nel cuore delle Alpi potrebbe essere il pezzo mancante del puzzle che ha dato vita al colpo di Stato internazionale contro Trump». Le macchine elettroniche di Dominion, il server legato a Soros e Clinton che ha spostato migliaia di voti da Trump a Biden, sono direttamente legate a Scytl, un software il cui codice sorgente è stato comprato dalle Poste svizzere, di proprietà dello Stato elvetico. La Svizzera non ha informato Trump e la sua amministrazione dei difetti di Scytl, che erano già ampiamente noti al governo. Sutz dichiara di avere le prove inconfutabili di questa frode, ovvero il codice sorgente che adesso è nelle mani della squadra legale di Trump. Il fratello del generale Michael Flynn, che è uomo molto vicino a Trump, Joseph, ha pubblicamente ringraziato Sutz su Twitter rassicurandolo che le prove adesso «sono in buone mani».
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Bergoglio coi Rothschild, Soros e il Great Reset di Davos
Donald Trump annuncia di aver raggiunto la più grande vittoria elettorale di sempre, nella storia degli Stati Uniti, con qualcosa come 74 milioni di voti: la frode contestata a Biden tramite «brogli di proporzioni mostruose» non sarebbe stata solo una beffa, ma un vero e proprio attentato alla dimensione democratica del paese. Mentre Trump mobilita la base in vista della battaglia legalitaria che dovrebbe culminare il 6 gennaio, con il rifiuto parlamentare di convalidare il risultato “truccato” da Biden, grazie all’abuso del voto postale e alla manipolazione che sarebbe stata realizzata dai dispositivi elettronici Dominion attraverso il software Smartmatic, l’influente George Soros ha appena nominato a capo della sua Open Society Foundation proprio il presidente di Smartmatic Voting System: si tratta di Lord Mark Malloch-Brown, alto funzionario delle Nazioni Unite. Se i media hanno già “deciso” che il nuovo presidente americano sarebbe Biden (in realtà non ancora eletto: il voto espresso dai suoi grandi elettori il 14 dicembre non conta nulla, data l’opposizione di Trump), dalla parte di Biden, Soros e colleghi sembra schierarsi anche Jorge Mario Bergoglio. Duramente attaccato da Mike Pompeo per aver concesso a Pechino il potere di nomina dei vescovi cattolici in Cina, Papa Francesco ha formalizzato un’alleanza in Vaticano con il Council for Inclusive Capitalism, organismo promosso da Lynn Forester de Rothschild, «grande amica di Hillary Clinton e di Jeffrey Epstein», l’uomo che ricattava i potenti tramite favori sessuali a base di minorenni.
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Kraken: il Dark Web fotografa la maxi-frode contro Trump?
«Il Kraken dei patrioti americani ha lasciato il Dark Web ed è uscito allo scoperto, manifestando tutta la sua possanza. Con i suoi tentacoli informatici il mostro liberato dai legali di Trump si è avvinghiato al potente Leviatano dei globalisti, e così si è dato avvio allo stritolamento». La svolta, scrive Gianmarco Landi su “Notizie dal Parlamento”, sarebbe avvenuta «il giorno dopo il rilascio del Kraken», cioè alla presentazione dei ricorsi alla Corte Suprema giovedì 19, quando Rudolph Giuliani, Sidney Powell e Jena Ellis hanno tenuto una conferenza stampa «comunicando che il mostro era stato rilasciato». L’indomani, venerdì 20 novembre alle ore 10 della East Coast, il comitato governativo della Pennsylvania ha convocato i dirigenti della Dominion, la società che aveva contato i voti in 30 dei 50 Stati americani (tutti quelli significativi). «I tecnici della Dominion avrebbero dovuto relazionare sul funzionamento dei macchinari utilizzati per la raccolta dei voti, ma non lo hanno fatto: nessuno della Dominion si è presentato alla convocazione, ed essendo tutti loro tecnici molto esperti (hacker), evidentemente in questi giorni avranno avuto modo di riflettere e prendere contezza del burrone in cui sono precipitati».Quella che Landi definisce «la latitanza dei tecnici della Dominion» renderebbe evidente il fatto che «nessuno possa mai spiegare legalmente il funzionamento della raccolta dei voti, cioè i “glitch” (scambi di voti a favore di Biden) e i “salti in perpendicolare” (cioè interi blocchi di centinaia di migliaia di voti che compaiono solo per un candidato)». Sempre secondo Landi, questo «la dice lunga su come andrà a finire la vittoria mediatica di Biden, cioè la classica vittoria di Pirro, per lui, e la Waterloo di tutti i ‘campioni’ della globalizzazione». Molti, aggiunge Landi, ancora non sanno che, sotto la superficie del web, esiste l’universo del cosiddetto Deep Web, il “web profondo”, in cui «politici, banchieri o miliardari delle élite veicolano informazioni tra di loro». Nel Deep Web, ad esempio, «si muovono gli asset bank security, con cui le banche fanno i bilanci reali». Solo una minima parte delle forze nel Deep Web emerge nel Surface Web e ai nostri occhi, assumendo il carattere di ufficialità. «La reale situazione economico-finanziaria delle banche, così come quella degli Stati, non è quella raccontata ed evidente nel Surface Web, ma quella non visibile alla maggior parte delle persone, cioè nel Deep Web».Nel web profondo «si trovano certe dinamiche “swift” attraverso cui le banche si scambiano miliardi di euro in asset e liquidità, talvolta tenendo all’oscuro gli amministratori della banca, gli Stati e qualsiasi stakeholder della banca, perchè il Deep Web ha relazioni con un Deep Web ancora più profondo ed elitario, chiamato Dark Web». In quel “web oscuro”, continua Landi, vari faccendieri «realizzano speculazioni illecite colossali, a scapito dei cittadini ignari». In pratica, operazioni Off Ledger (fuori bilancio) senza coinvolgimento ufficiale del bank officer, «cioè con il banchiere che si volta dall’altra parte quando qualcuno dal Dark Web mette le mani su alcuni conti». Nel Dark Web, «i protagonisti si muovono in forme di totale anonimato, e per poterlo fare bisogna essere entità di grande forza internazionale, come ad esempio l’intelligence dell’esercito degli Stati Uniti (che ha inventato Internet e l’ha data al mondo), o di servizi segreti di Stati importanti». Come nei film, hackeraggi dal Dark Web «avvengono anche su iniziativa di ragazzi genialoidi, che prima o poi finiscono per farsi arrestare, ma subito dopo andranno a lavorare in questi ambiti di intelligence informatica molto particolari».Nel Dark Web c’è l’infrastruttura ad 8kun, che permette l’accesso e la scrittura di contenuti in modo del tutto anonimo: ed è questo il luogo dove «l’incubo delle élite globaliste si è manifestato», secondo Landi, che dà credito all’entità chiamata “Q”, che definisce composta da «personale di intelligence militare», il cui obiettivo sarebbe «far emergere nel Surface Web molte verità nascoste negli ultimi 50 anni». Gianmarco Landi ipotizza che “Q” sia capeggiato dal generale Michal Flynn, «che fu il primo a parlare nel 2016 di certe storie agghiaccianti su Twitter, come ad esempio il pedosatanismo e la corruzione della Fondazione Clinton, per poi essere poco dopo letteralmente massacrato dall’Fbi, nonostante Trump fosse stato appena eletto presidente degli Stati Uniti». Sempre secondo Landi, «su 8kun è comunque possibile, tramite l’Id che compare a destra della data di pubblicazione, essere sicuri che due post diversi siano stati scritti dalla stessa persona (postazione)». Ed è per questo motivo, aggiunge, che è possibile fare delle supposioni congetturali seguendo i post di “Q”, «scorgendo in certe sue comunicazioni finanche messaggi di chiaro ancoraggio presidenziale, evidentemente propalati dal Dark Web affinché arrivassero nella superficie della Rete e quindi a tutti noi».Molte iniziative attuate dall’amministrazione Trump sono state effettivamente anticipate da “Q”, sostiene Landi: quindi, deduce, «questa modalità è stata messa in atto per far attaccare il presidente e non solo per difenderlo, diffondendo informazioni e controinformazioni sicuramente lette avidamente soprattutto dai nemici dell’amministrazione Trump». Sempre Landi mette in evidenza un recente scambio tra due soggetti, ovvero due Id elettronici: il primo è “17ac60″, che Landi decide di chiamare «hacker di Dominion», e l’altro è “8f656a”, che sempre Landi chiama «Generale Flynn». Lo scambio inizia con un insulto a Flynn, definito “looser”, cioè perdente, ma dopo cinque minuti il presunto hacker riceve la seguente risposta dall’ipotetico Flynn: «Guarda che non ho ancora iniziato a combattere». Visto che il presunto hacker rincara la dose e seguita a insultare, ecco che «spunta fuori il tentacolo del Kraken», ovvero: l’ipotetico Flynn pubblica sulla chat «la foto di un uomo ben preciso, e improvvisamente la conversazione si blocca». Scrive Landi: «E’ plausibile ritenere che l’hacker di Dominion abbia avuto una botta di panico, vedendo che colui che riteneva il ‘loser’ (perdente) solo pochi istanti prima, gli aveva appena spiattellato una sua foto, a cui corrisponde quella di un dirigente della Dominion».Cosa è successo? Sempre secondo Landi, l’ipotetico Flynn avrebbe «dato a intendere all’hacker di Dominion, così palesandosi alla catena di comando a cui questa struttura risponde, che tutto quanto fatto dai server di Francoforte in questo ultimo mese, è stato osservato ed evidentemente registrato», anche se gli autori del presunto complotto informatico si credevano al sicuro, grazie all’anonimato teoricamente garantito dal Dark Web. Landi sostiene di aver riconosciuto l’hacker: risulta essere Aleksander Lazarevic, della Dominion. Come faceva, l’ipotetico Flynn, a conoscere la sua identità, disponendo solo dell’Id 8f656a? E visto che questo scambio è arrivato un attimo dopo che il team legale di Trump aveva portato in Corte Suprema le prove dei brogli, potrebbe significare che il vero generale Flynn, e quindi i legali di Trump, «avessero alle spalle un livello di forza tecnologica nel Dark Web superiore a quello di Dominion e Smartmatic controllate dai Dem, da Soros, da Bill Gates e dai grandi banchieri?». Queste due realtà aziendali estere, stando alle accuse dei legali trumpiani, avrebbero eterodiretto i colossali brogli da Francoforte.Lo avrebbero fatto «penetrando il software di Dominion installato nei 30 Stati Usa, in modo da truccare i dati elettorali». Come? Manipolandoli a posteriori, «essendo forti della connivenza di funzionari statali che si sarebbero voltati dall’altra parte quando l’algoritmo agiva». Landi tende a pensare che i cospiratori siano stati colti di sorpresa, e oggi «risultino come i topi caduti in trappola, con il generale Flynn che ha chiuso lo sportellino». La storia diventa molto interessante e concreta, secondo Landi, «perché è proprio questo Lazarevic colui che ha scritto l’algoritmo in grado di modificare i risultati elettorali». Si tratterebbe di un algoritmo di manipolazione di dati che, nell’intento originale, «potenziava alla bisogna i voti di Biden in modo che gli osservatori esperti di politica non avrebbero mai potuto accorgersene». Queste incursioni, verificandosi in anonimato, «non avrebbero mai dovuto lasciare prove dell’accaduto». Il problema sarebbe stato amplificato «dai settaggi dell’algoritmo e dai parametri fissati su affluenze troppo basse, supponendo una massa di voti in favore di Trump molto inferiore a quella che il 3 novembre si è registrata mediante espressioni in presenza fisica».«I correttivi nella notte tra il 3 e il 4 novembre hanno aggravato i pasticci», scrive ancora Landi, «perchè è stato necessario intervenire con alcune postazioni dal Dark Web lasciando ulteriori ‘impronte’». Landi riferisce che esiste «un paper a carattere scientifico firmato proprio dallo stesso Lazarevic, dove viene documentata l’invenzione di questi tipi di algoritmi per corrompere gli esiti delle elezioni democratiche». Avendo Trump in mano pure i server di Francoforte, secondo Landi la sua vittoria è scontata. E non solo: c’è anche la seria eventualità che l’intera filiera dei brogli possa andare incontro a guai serissimi, inclusa addirittura «una condanna a morte». Anche per questo, forse – aggiunge Landi – si capisce come mai nessuno della Dominion, il giorno dopo la conferenza stampa di Powell, Giuliani ed Ellis, abbia avuto il coraggio di presentarsi in Pennsylvania a chiarire cosa fosse successo nei conteggi. «Si capisce anche per quale motivo la mafia della Pennsylvania, capeggiata da Skinny Joe, si sia fatta avanti autoaccusandosi della esecuzione materiale dei brogli cartacei sul voto postale, la cui ingegneria criminale è ovviamente ascrivibile ad altre entità». Sarà per questo motivo – continua Landi – che Biden sarebbe stato «colto dal panico» e avrebbe «manifestato la disponibilità a ritirarsi in cambio di qualche salvacondotto giudiziario», così come risulterebbe da alcuni “spifferi” provenienti proprio dal Dark Web?Tuttavia – ammette lo stesso Landi – questa notizia potrebbe essere stata messa in circolazione da “Q” per diffondere il panico tra le file avversarie. Sempre Landi parla di «alcune decine di dipendenti scomparsi», dagli uffici di Dominion e Smartmatic, «sicuramente atteriti da una situazione giudiziaria e personale che per loro potrebbe diventare drammatica». L’aria che tira è leggibile dalla determinazione di Trump, che nei giorni scorsi «ha avviato al Pentagono una serie di purghe senza precedenti, ha messo la Cia sotto il comando della Difesa riducendo Gina Haspel ad una ‘bambolina’, e ha silurato tutti gli uomini “dem” dalla Cisa», l’agenzia per la cyber-sicurezza «che in realtà aveva commissariato di fatto con una struttura parallela artefice del Watermark (il marcamento occultato alla vista umana dello schede postali)». Lo stesso Landi accenna a «notizie di confessioni di alti funzionari statali che dichiarano di aver sabotato per anni i politici antiglobalizzazione, evidentemente folgorati sulla via di Damasco per il timore di essere sospettati di aver coperto i boicottaggi e i complotti per rovesciare il presidente Trump». Le secondo e terze file dei “dem” sarebbero «in procinto di essere ghigliottinate».Il nuovo direttore della Difesa, l’ex generale di brigata Anthony Tata, in questi giorni «ha accusato il presidente Obama e i Clinton di essere stati a capo delle reti terroristiche jihadiste». Il nuovo sottosegretario alla Difesa per l’intelligence e la sicurezza, Ezra Watnick, «ha fatto parte dell’équipe del generale Michael Flynn all’intelligence militare che ha combattuto il terrorismo jihadista». “Renovatio 21″ racconta che, per quattro anni, i responsabili del Pentagono vicini a Obama e Hillary avrebbero «fatto di tutto per non mettere in atto le disposizioni di Trump e far proseguire i conflitti dove c’erano», seguendo direttive-ombra di Obama, «tutte cose che hanno fatto ‘imbestialire’ le alte gerarchie dell’esercito, e non solo l’amministrazione Trump». In ultimo, Gianmarco Landi segnala uno stranissimo tweet di Huma Abedin, fedelissima di Hillary (era vice di Jonh Podesta nella campagna 2016): la Abedine «sembra perorare un contenuto pro-Trump e contro i media». Giallo: «E’ forse un messaggio in codice che annuncia il “si salvi chi può”, oppure il “nascondetevi”?». I personaggi come Huma Abedin, chiosa Landi, comunicano nel Dark Web con meccanismi criptati dai servizi segreti: se non lo fanno più, e saltano fuori «strani tweet e numeri enigmatici», forse «significa che i tentacoli del Kraken sono arrivati fin lì: il Dark Web non è più un posto sicuro per i ‘losers’».«Il Kraken dei patrioti americani ha lasciato il Dark Web ed è uscito allo scoperto, manifestando tutta la sua possanza. Con i suoi tentacoli informatici il mostro liberato dai legali di Trump si è avvinghiato al potente Leviatano dei globalisti, e così si è dato avvio allo stritolamento». La svolta, scrive Gianmarco Landi su “Notizie dal Parlamento“, sarebbe avvenuta «il giorno dopo il rilascio del Kraken», cioè alla presentazione dei ricorsi alla Corte Suprema giovedì 19, quando Rudolph Giuliani, Sidney Powell e Jena Ellis hanno tenuto una conferenza stampa «comunicando che il mostro era stato rilasciato». L’indomani, venerdì 20 novembre alle ore 10 della East Coast, il comitato governativo della Pennsylvania ha convocato i dirigenti della Dominion, la società che aveva contato i voti in 30 dei 50 Stati americani (tutti quelli significativi). «I tecnici della Dominion avrebbero dovuto relazionare sul funzionamento dei macchinari utilizzati per la raccolta dei voti, ma non lo hanno fatto: nessuno della Dominion si è presentato alla convocazione, ed essendo tutti loro tecnici molto esperti (hacker), evidentemente in questi giorni avranno avuto modo di riflettere e prendere contezza del burrone in cui sono precipitati».
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Apocalisse Fake, l’imbroglio universale: grande spettacolo
La credibilità elettorale delle presidenziali americane, inquinate da quello che ha l’aria di essere un mare di brogli sfacciatamente negato a priori dal sistema-media, si avvicina in modo quasi surreale all’attendibilità dell’informazione ufficiale sul coronavirus e sulla propaganda governativa sul distanziamento, con l’immunologa padovana Antonella Viola che se ne esce annunciando che il lockdown-coprifuoco, decisivo per distruggere l’economia, è perfettamente inutile per arginare il virus che sta facendo impazzire il mondo. Chi ha gettato il malocchio virale l’avrebbe fatto innanzitutto per sfrattare Donald Trump dalla Casa Bianca, sabotando il boom economico (piena occupazione) che il presidente era riuscito a ottere in soli tre anni, tagliando le tasse e aumentando il deficit in modo squisitamente keynesiano, proprio come avrebbe fatto un leader socialdemocratico d’altri tempi. Proprio per questo, sui grandi media, Trump è diventato il demonio, e andava abbattuto ad ogni costo: anche con “la più grande frode elettorale della storia”, come s’è lasciato scappare l’anziano e scalcinato Joe Biden, che un giornalista di peso internazionale come Pepe Escobar definisce ormai afflitto da demenza senile.Biden? E’ l’ometto che non riesce più a contenere, nemmeno in pubblico, la pulsione irrefrenabile che lo spinge a sbaciucchiare, in modo preoccupante, le bambine che gli capitano a tiro. Un autentico veterano dell’establishment, molto logoro: iper-controllabile e ricattabilissimo in quanto debitamente corrotto. Una simulazione del cosiddetto Deep State – riferisce sempre Escobar – lo chiama con un nome in codice poco lusinghiero (”Cadavere”), presentando la “rivoluzione colorata” che l’avrebbe opposto a Trump (a sua volta ribattezzato, graziosamente, “Buffone”). Sarebbe stata la “fase due” dell’Operazione Corona. Primo round, stroncare l’economia statunitense con la sovragestione di un virus “scappato” alla Cina. Secondo round, abbattere Trump e sostituirlo (attraverso l’imbroglio) con un presidente “amico” del sistema oligarchico mondiale che usa la Cina come cavallo di Troia per restringere la libertà e la democrazia in Occidente, oggi grazie al pretesto dell’emergenza sanitaria.Peccato che non abbia funzionato: prima ancora di capire come andrà a finire davvero, negli Usa, dove incombe la seria minaccia trumpiana di ricorrere anche alla Corte Suprema, il risultato delle elezioni più “fake” della storia sarebbe stato “neutralizzato” comunque, a monte, da una sorta di patto massonico segreto. Il patto, peraltro, ha smesso di essere segreto quando ne ha parlato apertamente Gioele Magaldi, rappresentante di una delle fazioni contraenti. Il succo è presto detto: Joe Biden, insieme agli uomini che in realtà lo guidano, si sarebbe formalmente impegnato a co-gestire la politica della Casa Bianca attraverso una cabina di regia che vede presenti gli stessi sostenitori (massonici) di Trump. Chiaro l’obiettivo: proseguire sulla linea di Trump nello sbarrare la strada al “partito cinese”, in realtà anche euro-atlantico, che avrebbe concepito l’Operazione Corona e, prima ancora, la promozione della Cina come player oligarchico planetario, con la missione di mettere nei guai l’industria occidentale e, a ruota, il modello democratico fondato su diritti democratici.In questo sfacelo generale, i media si sono coperti di gloria: ieri davano per scontato il crollo elettorale di Trump, e oggi pretendono di sapere che i trumpiani non dispongono di prove solide per sostenere l’accusa gravissima dei brogli. L’atteggiamento dei grandi media, che si sono esercitati nel criminalizzare Trump in modo grottesco e ridicolo, sembra perfettamente speculare al complottismo apocalittico agitato da un influente prelato cattolico ultra-reazionario come Carlo Maria Viganò, già nunzio apostolico negli Usa: evocando una cospirazione “massonica”, Viganò è arrivato a elevare il presidente uscente al rango metafisico di “figlio della luce”, fingendo di non sapere che anche Donald Trump è un massone. Non solo: in questo variopinto carnevale “fake”, lo stesso Viganò finge di non ricordare che Trump militava tra i democratici (e andava a giocare a golf con l’amico Bill Clinton) quando alla Casa Bianca regnavano i neocon del clan Bush, che ammiccavano – loro sì – al “Dio, patria e famiglia” che risale a prima della Rivoluzione Francese.A prescindere dal sequel in arrivo, con possibili colpi di scena politico-giudiziari, le spettacolari “lezioni americane” regalate dall’incredibile autunno 2020 non potranno lasciare indifferente il pubblico, nemmeno nel paese di Salvini e delle Sardine, terremotato dalla paura di Stato e dalle storielle d’ogni genere che la televisione propone, da mesi, a proposito della cosiddetta emergenza pandemica, innescata da un virus la cui letalità è ferma allo zero-virgola. Il grande imbroglio (sommato all’impreparazione, al dilettantismo e ai tagli sanguinosi inferti alla sanità) lo si respira giorno per giorno, nella disperazione che circonda le migliaia di aziende chiuse o in procinto di chiudere, tra il Pil in picchiata e il debito pubblico fuori controllo, che nell’euro-sistema (senza più sovranità finanziaria) potrebbe comportare conseguenze catastrofiche, a beneficio dei soliti noti: Cina e asse franco-tedesco. Tutto questo per cosa? Viene da chiederselo, di fronte alle menzogne sempre più sfrontate, al bavaglio del web imposto persino a Trump e allo sconcio del voto americano palesemente taroccato. Se di apocalisse si può parlare, citando ancora Viganò, l’immane disastro finirà per svegliare, fatalmente, chi ancora crede che “andrà tutto bene”.La credibilità elettorale delle presidenziali americane, inquinate da quello che ha l’aria di essere un mare di brogli sfacciatamente negato a priori dal sistema-media, si avvicina in modo quasi surreale all’attendibilità dell’informazione ufficiale sul coronavirus e sulla propaganda governativa sul distanziamento, con l’immunologa padovana Antonella Viola che se ne esce annunciando che il lockdown-coprifuoco, decisivo per distruggere l’economia, è perfettamente inutile per arginare il virus che sta facendo impazzire il mondo. Chi ha gettato il malocchio virale l’avrebbe fatto innanzitutto per sfrattare Donald Trump dalla Casa Bianca, sabotando il boom economico (piena occupazione) che il presidente era riuscito a ottere in soli tre anni, tagliando le tasse e aumentando il deficit in modo squisitamente keynesiano, proprio come avrebbe fatto un leader socialdemocratico d’altri tempi. Proprio per questo, sui grandi media, Trump è diventato il demonio, e andava abbattuto ad ogni costo: anche con “la più grande frode elettorale della storia”, come s’è lasciato scappare l’anziano e scalcinato Joe Biden, che un giornalista di peso internazionale come Pepe Escobar definisce ormai afflitto da demenza senile.
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Magaldi: ma gli Usa restano nel solco tracciato da Trump
Avviso ai naviganti: al netto delle chiacchiere, l’America non uscirà dalla rotta tracciata da Trump. Chi aveva puntato su “The Donald” per fermare il “partito cinese”, diretto da massoni neoaristocratici ostili alla democrazia e pronti a usare il Covid contro di noi, non ha affatto perso. Prima ancora del voto, infatti, Joe Biden – presidente già “eletto” dai media a reti unificate, nonché dall’establishment gobale (tranne la Russia) – ha accettato di condividere la sua eventuale presidenza con un “direttorio”, informale ma determinante, deciso a proseguire sulla linea indicata proprio da Trump, sia rispetto alla Cina che in materia di politica economica. Lo afferma ufficialmente Gioele Magaldi, presidente del Movimento Roosevelt e autore del bestseller “Massoni” (Chiarelettere, 2014), che svela il ruolo fondamentale delle superlogge dietro le quinte dei governi. Magaldi è anche il frontman italiano del circuito massonico progressista sovranazionale che negli Usa ha sostenuto Trump, contro le pulsioni oligarchiche dell’establishment “dem”, che ormai è “progressista” solo in apparenza. All’indomani del voto, la situazione è ancora condizionata dall’incognita giudiziaria. «Tutto è possibile, non escludo nessun colpo di scena», premette Magaldi: Donald Trump potrebbe clamorosamente restare alla Casa Bianca, se avessero successo i suoi ricorsi sui presunti brogli a favore di Biden.«Certo – aggiunge Magaldi – si tratta di capire se i brogli sono tali e tanti da giustificare un ribaltamento, perché in alcuni Stati lo scarto a favore di Biden si è rivelato più significativo di quello che sembrava». Innanzitutto, aggiunge il “rooseveltiano” Magaldi, l’analisi del voto «non ci restituisce certo quello che i sondaggi farlocchi avevano proposto, cioè un distacco incolmabile tra Biden e Trump». Al contrario: «Tutto si è giocato sul filo del rasoio: altro che “plebiscito contro Trump”». Riguardo alle contestazioni sulla regolarità del voto, «perfettamente lecite, da parte di Trump», per Magaldi «è semplicemente ridicolo il racconto mediatico di molti», secondo cui “non ci sarebbero le prove”, degli eventuali brogli. Ai grandi media, tutti schierati contro «il “puzzone” della Casa Bianca, il fascio-razzista, il puttaniere Trump», Magaldi rivolge una domanda: «Ma scusate, se ci sono stati brogli adesso lo decidete voi giornalisti, malamente informati o già pregiudizialmente ostili a Trump?». Suvvia: «Lo decideranno evidentemente dei giudici, a fronte di elementi probatori che saranno proposti dai legali di Trump. E il loro coordinatore, Rudolph Giuliani (che non è certo l’ultimo dei cretini) saprà certamente il fatto suo».Aggiunge Magaldi: «Trump ha incrementato moltissimo il suo consenso. E senza i voti postali, francamente, avrebbe vinto. Quindi è naturale lasciargli la possibilità di contestare che, in mezzo a quei voti, vi sia una parte significativa di schede truccate». Se dovesse sbilanciarsi in un pronostico, Magaldi propende però per Biden: immagina che, alla fine, l’anziano uomo-ombra verrà confermato presidente degli Stati Uniti. Ma aggiunge: «Vista la situazione, io consiglio a Trump di giocare fino in fondo la carta della verifica dei possibili brogli». Pur da aperto sostenitore dell’avventura trumpiana, il presidente del Movimento Roosevelt non è pessimista: «Credo che la situazione si configuri in termini non malvagi, da parte di coloro che non erano tifosi né di Trump, né di Biden, che è stato un mediocre rappresentante, moderato, di un Partito Democratico come quello americano, che di progressista ha poco o nulla». Joe Biden «è stato un uomo che ha puntellato politiche neoliberiste, come sottolineato da un attento osservatore del calibro di Federico Rampini, e non hai brillato da nessun punto di vista, in senso progressista». In questa campagna presidenziale «è stato una navicella, mossa da onde più grandi di lui: il “partito cinese”, elementi conservatori dei “democrat” e altri interessi ancora». Con quale risultato?Se sarà presidente, «non darà un’impronta incisiva alla politica americana», scandisce Magaldi: «Quello che accadrà, di decisivo, sarà invece frutto di decisioni collegiali, da parte di chi ha la chiara visione di ciò che va fatto». E cioè: «Contenere la prepotenza del “partito cinese”, continuando sulla strada di Trump». Si tratta di decisioni assunte in modo bipartisan dietro il sipario, prima del voto. «Anche sul piano interno, alcune delle buone misure prese da Trump verranno confermate». Semmai, con Biden, «ci sarebbe una patina, nemmeno sgradevole, di maggiore rilassatezza, per esempio nei rapporti con l’Europa». Ci sarà forse «una maggiore severità (ma non intransigenza) nei rapporti con la Russia», nello scacchiere geopolitico. E ci sarà «una maggiore distensione rispetto ai temi dei diritti civili, che peraltro lo stesso Trump non si è mai sognato di restringere, in alcun modo».Magaldi, poi, smentisce la rappresentazione (molto mediatica) di un Donald Trump in queste ore “assediato”, nella solitudine della Casa Bianca. «L’isolamento di Trump è una baggianata: tra i campioni repubblicani che si sono precipitati dal presidente per chiedergli di fare il bel gesto di riconoscere la vittoria di Biden ci sono due suoi acerrimi nemici», vale a dire Mitt Romney («candidato regolarmente “trombato”, nelle sue aspirazioni presidenziali») e l’imbarazzante George W. Bush, «la cui famiglia è stata sempre uno dei bersagli polemici di Trump: che infatti militava tra i democratici, quando il Partito Repubblicano era egemonizzato dalla famiglia massonica dei Bush». E poi, siamo seri: «Il consenso di Trump va ben oltre il controllo dei vecchi notabili repubblicani. Non è affatto isolato, Trump. E se vuole, potrà svolgere un’azione politica incisiva anche da candidato sconfitto». Semmai, aggiunge Magaldi, Trump può essere criticato per non esser stato abbastanza duro con l’Organizzazione Mondiale della Sanità, che ha preteso di prevaricare la politica: «Non bastava sbattere la porta in faccia all’Oms “cinese” e negarle i fondi: occorreva fondare un’altra Oms, autorevole. E bisognava prendere a calci nel sedere un personaggio come Anthony Fauci, ma Trump non ha osato farlo».Altra pecca, alcune «zavorre» di cui Trump non ha saputo liberarsi: «Per esempio, il gruppo dei suprematisti bianchi e vari altri estremisti, “arruolati” nel 2016 di concerto con Steve Bannon». Ulteriori danni, secondo Magaldi, li avrebbe provocati il complottismo a fette grosse di Q-Anon, «che vaneggia di improbabili giustizieri a caccia di pedo-satanisti». Inoltre, Trump ha anche ricevuto una probabile «polpetta avvelenata»: cioè la lettera di monsignor Carlo Maria Viganò, con il suo appello apocalittico contro il male, i “figli delle tenebre” nascosti dietro la candidatura Biden. «Il massone Trump ha accolto quella missiva senza battere ciglio, nonostante fosse un condensato di idee reazionarie e massonofobiche, antimoderne, antisecolari, anti-laiche». Sicuri, si domanda Magaldi, che la lettera di Viganò abbia aiutato Trump a fare il pieno di voti cattolici? «C’è da chiedersi che invece, dopo quel documento, molti cattolici americani non abbiano preferito votare Biden». L’autore di “Massoni” contesta anche l’abuso dell’espressione “Deep State”, largamente impiegata da compagni di viaggio (da Viganò a Q-Anon) di cui, secondo Magaldi, Trump avrebbe potuto e dovuto fare a meno.«Il termine “Deep State” è usato appositamente per non utilizzare l’altro: “back-office” del potere, da me impiegato nel libro “Massoni”». Spiega Magaldi: «”Deep State” fa pensare a qualcosa di torbido e illegale, mentre il back-office è l’ordinario retrobottega». Nessun mistero: «Il potere vero è ordinariamente dietro le quinte, ma non è affatto impenetrabile né impossibile da raccontare. “Deep State”, invece, indica una soggettività sfuggente. E poi non esiste un Deep State unico, così come non esiste un back-office unico: c’è infatti un back-office che ha supportato Trump (e lo supporterà ancora) e un back-office che l’ha combattuto». Quanto a Joe Biden, «fa i conti con tutti i tipi di back-office e di Deep State». Però – questa è la notizia – il candidato democratico «è già venuto a patti con il back-office progressista, perché non poteva fare altrimenti». E questo, sottolinea Magaldi, «ci mette al riparo dal pericolo che la Casa Bianca torni a essere prona al “partito cinese”, che ha illustri esponenti statunitensi». In ogni caso, ribadisce il leader “rooseveltiano”, «non c’è da preoccuparsi troppo di ciò che Biden potrà disfare, di quel che di buono ha fatto Trump. Ci si preoccupi, piuttosto, di indirizzare l’eventuale presidenza Biden».A favore del presidente uscente, Gioele Magaldi spende parole nettissime: «Ritengo che abbia ben operato, e che meritasse una riconferma. Per questo dico grazie, a Trump, per quello che ha fatto: la strada da lui segnata è importante e non reversibile». In sintesi: «Ha fatto quello che gli era stato richiesto: è stato un perfetto “guastatore”, sul palcoscenico globale. Ha svolto il suo mandato molto bene. Ha agito sul piano geopolitico mettendo sull’attenti la Cina e destrutturando la globalizzazione taroccata, iniqua, antidemocratica e antisindacale, priva dei connotati minimi accettabili in un orizzonte politicamente corretto (come quello che piace a coloro che hanno demonizzato Trump in questi anni)». “The Donald”, nei fatti, «è stato un grimaldello per destrutturare il potere globale della Cina». Non solo: «Aveva rilanciato molto bene l’economia statunitense, anche attraverso la doverosa riduzione delle tasse e svariati interventi sull’occupazione». Si avviava dunque a una rielezione scontata, facile. «A quel punto – aggiunge Magaldi – qualcuno (leggasi: gruppi di interessi convergenti) ha scatenato “l’ira di Dio”, nel mondo, per conseguire finalità diverse. Tra queste: impedire la rielezione di Trump».Per “ira di Dio”, Magaldi intende «l’operazione epocale nella quale siamo inseriti», innescata «dal confezionamento e dalla diffusione di questo coronavirus», seguito a ruota «dalla gestione politica, mediatica, culturale, antropologica e di psicologia collettiva», imposta con la cosiddetta emergenza pademica. «Una gestione ferocemente manipolatoria, fasulla e mistificatrice, il cui primo obiettivo (impedire la rielezione di Trump) è stato per ora conseguito, sia pure in termini risicati, mentre l’altro obiettivo – quello vero: trovarsi un presidente “amico” – non è stato affatto raggiunto». Racconta Magaldi: «I circuiti massonici progressisti hanno preso le opportune contromisure». L’eventuale presidenza Biden «non sarà prona ai desiderata del “partito cinese” sovranazionale e non farà sconti al sistema-Cina». Accanto all’ammistrazione «ci sarà un comitato discreto, un collegio di “fratelli” e “sorelle”, concordato già da prima, che elaborerà insieme a Biden le linee della geopolitica statunitense dei prossimi anni».Una sconfitta, quindi, per quel “partito cinese” che sperava – eliminando Trump – di spianare la strada a una riappacificazione con la Cina di Xi Jinping, «quindi con quel sistema-Cina già entrato nella globalizzazione in modo iniquo e gravido di conseguenze per tanti occidentali, dove le classi lavoratrici e i ceti medi hanno sofferto moltissimo della concorrenza sleale dei manufatti e dei servizi cinesi». L’idea, insomma, era quella di portare alla Casa Bianca un “amico” di questo “partito cinese” globale, «che non è il Partito Comunista Cinese ma un network composto da americani, inglesi, francesi, tedeschi, giapponesi, indiani e arabi, oltre che cinesi». Ma – in attesa dei ricorsi giudiziari nel frattempo presentati – Magaldi non vuole comunque parlare di Trump al passato. «Ci vorrà tempo – dice – ma potrebbe mettere a frutto i tuoi tantissimi consensi, e magari proporsi per il 2024 portando con sé, come vicepresidente, quel Robert Kennedy Jr. che è “eretico”, rispetto all’establishment democratico, almeno quanto Trump lo è stato nei confronti della dirigenza repubblicana».Trump-Kennedy? Il figlio di Bob Kennedy «rappresenta certamente una famiglia progressista di governo, ed è anche parte di una “famiglia” massonica progressista». Insieme, secondo Magaldi, i due potrebbero sparigliare le carte. «Kennedy Jr. si è messo per mille ragioni in contrasto coi gruppi di potere oggi predominanti, nel Partito Democratico: gruppi massonici di ascendenza neoaristocratica». Al di là di queste giornate ancora occupate dai contenziosi legali, che teoricamente potrebbero anche ribaltare la situazione, Gioele Magaldi allunga lo sguardo: «Donald Trump ha ancora da giocarsi una grande partita, sullo scenario della storia. E spero che lo faccia, cominciando a tessere una trama che potrebbe proprio essere quella di un ticket con Kennedy: un compagno di strada inusitato, che – come Trump – travalica i generi». Per Magaldi, «un ticket così farebbe davvero sognare, e libererebbe da tante zavorre la prospettiva di un Trump che si ripresentasse alle elezioni nel 2024».Avviso ai naviganti: al netto delle chiacchiere, l’America non uscirà dalla rotta tracciata da Trump. Chi aveva puntato su “The Donald” per fermare il “partito cinese”, diretto da massoni neoaristocratici ostili alla democrazia e pronti a usare il Covid contro di noi, non ha affatto perso. Prima ancora del voto, infatti, Joe Biden – presidente già “eletto” dai media a reti unificate, nonché dall’establishment gobale (tranne la Russia) – ha accettato di condividere la sua eventuale presidenza con un “direttorio”, informale ma determinante, deciso a proseguire sulla linea indicata proprio da Trump, sia rispetto alla Cina che in materia di politica economica. Lo afferma ufficialmente Gioele Magaldi, presidente del Movimento Roosevelt e autore del bestseller “Massoni” (Chiarelettere, 2014), che svela il ruolo fondamentale delle superlogge dietro le quinte dei governi. Magaldi è anche il frontman italiano del circuito massonico progressista sovranazionale che negli Usa ha sostenuto Trump, contro le pulsioni oligarchiche dell’establishment “dem”, che ormai è “progressista” solo in apparenza. All’indomani del voto, la situazione è ancora condizionata dall’incognita giudiziaria. «Tutto è possibile, non escludo nessun colpo di scena», premette Magaldi: Donald Trump potrebbe clamorosamente restare alla Casa Bianca, se avessero successo i suoi ricorsi sui presunti brogli a favore di Biden.
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Golpe e brogli, al Great Reset serve l’America senza Trump
Stava tutto procedendo apparentemente senza alcun intralcio. Il conteggio delle schede nel cuore della notte elettorale americana del 3 novembre sembrava procedere senza particolari difficoltà. Ad un tratto, qualcosa di imprevedibile è accaduto. In cinque diversi Stati chiave che da sempre sono decisivi per assegnare la presidenza degli Stati Uniti, gli scrutatori smettono di contare. Tutti quanti, allo stesso identico momento. Non si è mai visto in una elezione americana. In quel momento, Trump aveva guadagnato già 213 grandi elettori contro i 225 di Biden. Trump era in vantaggio in tutti e cinque gli Stati chiave. Se il conteggio fosse andato avanti senza intralci, il presidente in carica avrebbe superato agevolmente la quota necessaria di 270 voti per restare alla Casa Bianca. Invece è arrivato il segnale. Tutti hanno smesso di contare. Occorreva sabotare la probabile vittoria di Trump. E’ stato in quel momento che si è messa in moto quella che probabilmente può essere definita la più grande macchina di frode elettorale mai vista negli Usa. Joe Biden, il candidato democratico campione di gaffe, se l’era lasciato scappare prima delle elezioni americane. Aveva confessato che il suo partito e il Deep State avevano allestito “la più grossa organizzazione di frode elettorale” mai vista nella storia d’America.Non appena il conteggio si è interrotto e sono iniziati ad arrivare nel cuore della notte i famigerati voti postali, non è stato difficile capire che quanto detto da Joe Biden stava iniziando ad avverarsi. In Wisconsin, sono arrivati ad urne chiuse 169mila voti postali e tutti sono andati a Joe Biden. Il 100%. Biden dunque sembra essere il primo candidato della storia che è stato in grado di non lasciare agli avversari nemmeno un voto. In Michigan, altro Stato chiave, sono arrivati a notte fonda altri 200mila voti postali che sono andati tutti anch’essi a Joe Biden. A quanto pare, tutti quelli che votano per posta sono “stranamente” tutti elettori di Biden. Il sospetto di frode elettorale è iniziato a diventare sempre più concreto. Trump si è presentato davanti alla telecamere e ha iniziato a denunciare quanto stava accadendo. Non si era mai visto che il conteggio fosse sospeso contemporaneamente e che fossero conteggiati voti che invece non avrebbero dovuti essere nemmeno presi in considerazione perché giunti a tempo scaduto. La portata della frode elettorale sembra avere dimensioni ancora più grandi di quelle già riscontrate. Sono state mostrate le prove di come abbiano votato per posta persone morte nel 1984 e che oggi, se fossero in vita, avrebbero 120 anni.La macchina della frode elettorale che vuole mettere a tutti i costi Joe Biden nella Casa Bianca è stata in grado di far votare i morti per il suo candidato. Gli stessi esponenti del partito lo avevano annunciato. Nancy Pelosi, già nota per aver avviato il tentativo illegale di impeachment contro Trump rovinosamente naufragato al Senato, aveva detto chiaramente che indipendentemente dal conteggio dei voti, Biden il 20 gennaio avrebbe giurato come prossimo presidente degli Stati Uniti. Il Deep State dunque aveva già preso la sua decisione. Trump, in un modo o nell’altro, doveva lasciare la Casa Bianca. Gli annunci e i piani del sistema erano stati condivisi già nei mesi passati. Il think-tank “Transition Integrity Project”, del quale fanno parte massimi esponenti dell’establishment come John Podesta, già consigliere di Hillary Clinton, aveva elaborato uno scenario che prevedeva l’intervento delle forze armate qualora Trump si fosse rifiutato di lasciare la Casa Bianca in caso di sconfitta. La sconfitta nella loro idea sarebbe stata il risultato di una elezione truccata.Il Deep State ovviamente già sapeva che Trump non avrebbe accettato la frode e si sarebbe opposto e qui, secondo i piani dei falchi di Washington, dovrebbero entrare in gioco gli elementi militari del Pentagono al soldo del Deep State per rimuovere il comandante in capo con la forza. Il tentativo di golpe in atto dunque era stato ampiamente preparato e i media mainstream ne fanno parte pienamente. Sono loro infatti che stanno completamente censurando le notizie e i fatti che riguardano i brogli avvenuti in America, e sono sempre loro che stanno facendo passare il falso messaggio di un Joe Biden che si avvicina alla Casa Bianca senza la minima ombra di irregolarità. I media ormai hanno assunto la funzione di agenti della sovversione impegnati platealmente nel tentativo di rovesciare un capo di Stato. I social si sono uniti nel piano quando in questo stesso momento stanno censurando apertamente i tweet del presidente degli Stati Uniti. E’ una manovra a tenaglia. Tutte le derivazioni del sistema stanno attaccando in branco Donald Trump per costringerlo a firmare la resa e a lasciare la Casa Bianca.Trump comunque non era impreparato a questa eventualità. Sapeva che la palude del Deep State avrebbe cercato di rimuoverlo con la forza. Sapeva che tutte le istituzioni asservite da tempo al mondialismo avrebbero dato vita al più grande tentativo di sovversione mai visto in America e nel mondo. Il presidente ha preso le sue dovute contromisure. Nelle schede elettorali sembra siano stati inseriti degli isotopi non radioattivi per distinguerle dalle schede fasulle che sono in circolazione. Fonti molto vicine all’amministrazione Trump hanno fatto sapere allo stesso tempo che le prove di questo complotto sono semplicemente enormi e che il presidente risolverà la questione nel giro di 1-2 settimane davanti alle corti competenti. Trump non si lascerà rubare l’elezione. Il comandante in capo sapeva già in anticipo che avrebbero tentato questa enorme frode, e ha lasciato che il Deep State andasse avanti. Ora avrà l’occasione di dimostrare al mondo intero quanto è corrotto il sistema e potrà dare un altro colpo mortale agli eversori presenti nei palazzi del potere. Trump, più semplicemente, ha dato abbastanza corda al Deep State perché potesse impiccarsi con le sue mani.Il Nuovo Ordine Mondiale non vuole perdere l’America. Questo è comunque il disperato e, probabilmente ultimo, colpo di coda di un sistema profondamente marcio e infetto. Il mondialismo ha scatenato tutta la sua furia e ha dato il segnale ai suoi agenti infiltrati praticamente in ogni istituzione nazionale per rovesciare l’esito del voto. Il mondialismo sta giocando questa ultima carta per cercare di riprendersi disperatamente il controllo dell’America. Non era previsto, nei loro piani, che la Casa Bianca finisse in un mano ad un uomo che ha interrotto il duopolio dei presidenti repubblicani e democratici scelti tra le stanze del gruppo Bilderberg o tra i boschi della California nel raduno del Bohemian Grove, dal quale sono usciti almeno quattro presidenti come Nixon, Reagan, Clinton e Bush. L’America è stata per decenni saldamente nelle mani del Nuovo Ordine Mondiale. E’ stato questa rete di potere bancario, finanziario, industriale e militare a decidere il percorso di questa nazione. Prima ancora che la Seconda Guerra Mondiale volgesse al termine, la massoneria aveva già stabilito da tempo che l’America avrebbe avuto la missione di condurre il mondo verso il Nuovo Ordine Mondiale.Manly P. Hall, uno dei massoni più influenti al mondo, scrisse nel 1944 un libro intitolato “Il destino segreto dell’America”, nel quale spiegava perfettamente quali erano le intezione delle élite massoniche per l’America. Il destino segreto di questa nazione era quello di farsi guida del disegno mondialista. La superpotenza economica e militare di questo paese è stata utilizzata come arma di disciplina nei confronti delle altre nazioni che non hanno voluto obbedire agli ordini di Washington. Il Deep State è stato il braccio armato operativo che ha avuto il compito di rovesciare i governi e invadere militarmente i paesi che si rifiutavano di servire gli interessi della cabala globalista. L’interventismo americano è stato una diretta conseguenza della volontà mondialista. Occorreva un gigante militare ed economico che fosse in grado di schiacciare tutti coloro che si fossero messi sulla strada del Nuovo Ordine Mondiale. Il potere massonico scelse l’America.Chiunque si sia messo sulla strada del Nuovo Ordine Mondiale ha pagato un caro prezzo. Salvador Allende, il presidente del Cile, fu rovesciato in un colpo di Stato nel 1973 orchestrato dalla Cia e supervisionato da Henry Kissinger, allora segretario di Stato nell’amministrazione Nixon, per via della sua intenzione di nazionalizzare le riserve di rame. Aldo Moro, presidente della Democrazia Cristiana e già ministro degli Esteri, fu rapito e ucciso dalle Brigate Rosse nel 1978 dopo aver ricevuto minacce di morte proprio dallo stesso Kissinger che lo considerava un intralcio verso i piani del potere mondialista per l’Italia stabiliti dal Club di Roma. Il Club di Roma, altro potentissimo organo del globalismo fondato da Rockefeller, decretò infatti già negli anni’70 che l’Italia avrebbe dovuto essere deindustrializzata e denatalizzata per favorire la definitiva ascesa del Nuovo Ordine Mondiale, verso il quale l’esistenza della culla del cristianesimo mondiale e dell’Antica Roma, rappresenta un maggiore ostacolo.La storia degli Stati Uniti non è stata altro pertanto che quella di una nazione caduta nelle mani di una camarilla di politici corrotti asserviti ai desiderata di questo disegno. Gli Usa, in altre parole sono stati, loro malgrado, il sicario del mondialismo. La presidenza Trump ha segnato il divorzio dell’America dal globalismo. Il settimanale britannico “L’Economist”, partecipato dai Rothschild, la famiglia più potente tra quelle mondialiste, e dagli Elkann, lo scrisse chiaramente qualche tempo fa. La presenza di Trump alla Casa Bianca mette a rischio il proseguimento del Nuovo Ordine Mondiale. Donald Trump stesso ne spiegò le ragioni in un consesso dell’Onu, la struttura deputata nell’idea globalista a diventare la base del futuro governo mondiale. Trump in quell’occasione disse che la missione di una nazione era quella di difendere la propria sovranità, non di rinunciarvi per accondiscendere ad un interesse sovranazionale. Soprattutto, il presidente americano disse in quel contesto che occorreva guardarsi dalle insidie della governance globale quanto da quelle di altre forme di coercizione. E’ un discorso che ha delle analogie straordinarie con quella di un’altra orazione tenuta proprio da Salvador Allende nel 1972 sempre davanti alle Nazioni Unite.Il presidente del Cile disse in quell’occasione che un nuovo nemico stava nascendo tra la comunità internazionale. Un nemico che non aveva le sembianze di una potenza nazionale, ma piuttosto quelle di una cabala occulta composta da potere bancario, industriale e militare. E’ questo club privato che minaccia la vita e la prosperità delle nazioni e che vuole schiavizzare l’umanità intera. Questo sistema composto dalle grandi famiglie di banchieri internazionali, su tutti i Rothschild e i Rockefeller, e da tutti i gruppi di pressione da loro finanziati, come l’Aspen Institute o il Consiglio delle Relazioni Estere, è la più grave minaccia che incombe sul mondo e sui popoli di tutti le nazioni. L’ideologia che ispira queste grandi famiglie e questi gruppi è profondamente anticristiana e si richiama apertamente all’esoterismo satanico. Questa epoca storica che si sta vivendo è una nella quale stanno emergendo alla luce del giorno le pratiche del satanismo. La abominevole pratica della pedofilia, un tempo bandita, inizia ad essere sdoganata apertamente. Ovunque pullulano i richiami al satanismo e si vedono delle riviste che tessono gli elogi della Chiesa di Satana, fondata da Anton LaVey, occultista molto vicino al mondo di Hollywood. Ora questo sistema è pronto a tutto pur di arrivare al suo obbiettivo e ha annunciato apertamente qual è il proposito finale.Il mondialismo vuole arrivare al Grande Reset dei debiti privati che non è altro che la maniera definitiva per spogliare l’umanità di tutti i suoi beni e giungere così alla fine della proprietà privata. Coloro che si opporranno saranno deportati nei campi di concentramento sanitari fino a quando non accetteranno le condizioni economiche impostegli e la somministrazione del vaccino obbligatorio. L’ultimo passaggio del Nuovo Ordine Mondiale è quello che porta alla schiavitù totale. Questa ideologia non ammette dissenso. Non c’è libero arbitrio in questo mondo, ma solo automi privati delle loro facoltà intellettive capaci solo di eseguire degli ordini, anche i più brutali e insensati. Per poter arrivare però alla realizzazione di questo disegno autoritario globale, occorre riprendersi la Casa Bianca. Il Grande Reset non potrà manifestarsi se la superpotenza americana lascerà definitivamente il mondialismo e userà tutta la sua forza per impedire che il mondo cada nelle mani del totalitarismo più oppressivo e criminale della storia dell’umanità. E’ per questo che negli Stati Uniti c’è un colpo di Stato in atto. E’ la mossa eversiva della disperazione che questa società occulta sta tentando per forzare disperatamente la mano. L’operazione coronavirus ha aperto quella finestra di opportunità che il sistema stava cercando da tempo.David Rockefeller alle Nazioni Unite nel 1994 disse che era necessario una sorta di evento catalizzatore per costringere le nazioni ad accettare il Nuovo Ordine Mondiale. Quella crisi è arrivata. L’operazione terroristica del Covid si può definire l’11 Settembre del mondo. Il tempo però sta stringendo. Klaus Schwab, uno degli esponenti più influenti di Davos, altro gruppo in prima fila del mondialismo, ha parlato di una “stretta finestra di opportunità” messa a disposizione dalla falsa emergenza sanitaria. Quella finestra potrebbe richiudersi molto in fretta se Trump resta alla Casa Bianca. Le forze occulte dunque si sono scatenate nel tentativo di rovesciare il presidente in carica. Ora in questo momento occorre restare con i nervi saldi. Monsignor Viganò, nella sua ultima lettera, ha esortato chiaramente a non lasciarsi prendere dallo sconforto. Era prevedibile che l’altra parte desse vita a qualcosa del genere. Questa cabala incarna il male assoluto e ordisce qualsiasi inganno pur di arrivare ai propri scopi. La battaglia tra i figli della luce e quelli delle tenebre è giunta dunque al momento decisivo. Adesso occorre resistere più che mai. Lo scontro contro le forze occulte si intensificherà ancora di più nei prossimi giorni. Il Nuovo Ordine Mondiale può ancora essere fermato. La partita non è ancora chiusa.(Cesare Sacchetti, “Colpo di Stato negli Usa: il Nuovo Ordine Mondiale non vuole lasciare andare l’America. Trump pronto alla controffensiva”, dal blog “La Cruna dell’Ago” del 6 novembre 2020).Stava tutto procedendo apparentemente senza alcun intralcio. Il conteggio delle schede nel cuore della notte elettorale americana del 3 novembre sembrava procedere senza particolari difficoltà. Ad un tratto, qualcosa di imprevedibile è accaduto. In cinque diversi Stati chiave che da sempre sono decisivi per assegnare la presidenza degli Stati Uniti, gli scrutatori smettono di contare. Tutti quanti, allo stesso identico momento. Non si è mai visto in una elezione americana. In quel momento, Trump aveva guadagnato già 213 grandi elettori contro i 225 di Biden. Trump era in vantaggio in tutti e cinque gli Stati chiave. Se il conteggio fosse andato avanti senza intralci, il presidente in carica avrebbe superato agevolmente la quota necessaria di 270 voti per restare alla Casa Bianca. Invece è arrivato il segnale. Tutti hanno smesso di contare. Occorreva sabotare la probabile vittoria di Trump. E’ stato in quel momento che si è messa in moto quella che probabilmente può essere definita la più grande macchina di frode elettorale mai vista negli Usa. Joe Biden, il candidato democratico campione di gaffe, se l’era lasciato scappare prima delle elezioni americane. Aveva confessato che il suo partito e il Deep State avevano allestito “la più grossa organizzazione di frode elettorale” mai vista nella storia d’America.