Archivio del Tag ‘Peacereporter’
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Marcia su Roma, la Milano nera celebra un generale delle SS
«A seguito della protesta e delle reazioni di tanta parte della società civile, delle istituzioni, dell’associazionismo antifascista, la preannunciata manifestazione nazifascista prevista per il 28 ottobre non si terrà e ugualmente non avrà luogo il progettato pranzo presso il circolo ufficiali». Con questo comunicato, il Comitato permanente antifascista di Milano ha annunciato l’annullamento di due eventi che avevano messo in allarme la società civile del capoluogo lombardo: una conferenza sull’ex generale belga delle SS, Leon Degrelle, che doveva tenersi nell’anniversario della Marcia su Roma e un “nostalgico” pranzo di gala con Guido Mussolini, nipote del Duce, al circolo ufficiali del comando dell’esercito per l’Italia settentrionale.
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Sos diritti: Fiom nel mirino perché fa paura al potere
Il momento è buio: l’attacco ai diritti del lavoro – corollario della Grande Crisi, “inevitabile” per Fiat e Confindustria, dato che la globalizzazione indebolisce le produzioni europee non più competitive – nasconde in realtà forti pericoli per la vita democratica, mettendo a rischio la tenuta sociale sistema-Italia. Questo spiega la vastissima adesione alla manifestazione nazionale indetta dalla Fiom il 16 ottobre a Roma, in un clima di possibile tensione evocato dal ministro dell’interno Maroni. «Da direttore di “PeaceReporter”, oltreché da cittadino, non posso non accorgermi della pericolosità di questo momento storico», scrive Maso Notarianni, alla guida del newsmagazine indipendente italiano che da anni funge da “sentinella” delle crisi.
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L’Espresso svela la guerra segreta degli italiani
«I guerriglieri hanno paura dei “veicoli neri” della Folgore mentre non temono le jeep color sabbia degli americani e delle forze occidentali. Il capo dell’intelligence locale ritiene che questo terrore nasca dalle perdite che la Folgore ha inflitto ai miliziani nelle ultime operazioni». E’ la “guerra segreta” dei soldati italiani in Afghanistan, che ora l’Espresso mette in copertina. «Un segreto di pulcinella: tutti sapevamo, noi ne parliamo da quattro anni», scrive “PeaceReporter”. Ma attraverso “L’Espresso”, la denuncia affronta ora i numeri dei media a grande diffusione: ci raccontano che i nostri soldati lavorano solo per aiutare la popolazione? In realtà, combattono e uccidono, con raid dal cielo e tra le case.
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Un anno di Emergency? La Russa lo spende in due giorni
Restare in Afghanistan, nonostante le ultime perdite – i quattro alpini rimasti uccisi a Farah – e anche se niente va come vorremmo. Secondo l’ex ambasciatore Sergio Romano, ora editorialista del “Corriere della Sera”, è necessario che l’Italia, insieme alle altre forze europee, resti nel paese asiatico al fianco delle truppe statunitensi «per obbligo di lealtà verso un alleato, Barack Obama, che fa del suo meglio per uscire da una situazione di cui non è personalmente responsabile». Con quello che il ministro La Russa spende in due giorni, replica Maso Notarianni, direttore di “PeaceReporter”, «si mantiene per un anno l’intero programma di “Emergency” in Afghanistan: un modo migliore e più economico per “sconfiggere al-Qaeda”».
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11 Settembre: il Pentagono brucia il libro più scomodo
Prima hanno dato il via libera alla pubblicazione, poi hanno comprato tutte le copie di “Operazione Cuore Nero” e le hanno bruciate. Uomini del Pentagono hanno acquistato 9.500 volumi di un romanzo scritto dal colonnello Anthony Shaffer, veterano della guerra in Afghanistan, e le hanno date alle fiamme. Il costo: 250.000 dollari per nascondere segreti militari che l’autore rivelerebbe nelle 299 pagine. Lo scoop più importante, legato ai “misteri” sull’11 Settembre, sarebbe quello per cui le autorità statunitensi avevano già identificato Mohammad Atta, riconoscendolo come un pericoloso terrorista, mesi prima dell’attacco alle Twin Towers, poi risultato progettato proprio da quell’uomo.
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“Sparate agli sbirri”, il rap che incendia la Banlieue
“Tirez sur les keufs” (sparate agli sbirri) è il titolo di una canzone e di un video del rapper francese Abdul X che ad agosto ha suscitato accese polemiche in Francia. Il video è stato diffuso su Internet e ben due sindacati di polizia hanno sporto denuncia per apologia di reato, facendo intervenire anche il ministro dell’Interno. Il rap incita i giovani all’odio contro la polizia? E’ il tema di un dibattito ospitato da “Bondy Blog”, testata giornalistica online con sede nella banlieue parigina di Bondy, nata dopo i moti del 2005 per raccontare da dentro la vita della periferia parigina: i blogger sono ragazzi che vivono nell’Ile de France e parlano della loro quotidianità, offrendo un punto di vista interno sui fatti.
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Riva Trigoso: quando la guerra dava lavoro
Contraddizioni di guerra. Riva Trigoso, Liguria di Levante, è un paese che da più di un secolo vive attorno a un cantiere navale che produce navi militari. Qui la guerra dà paradossalmente vita. L’intera comunità si è plasmata su una cultura che non è quella dell’operaio-massa alla catena di montaggio, ma di un quasi-artigiano al lavoro su soluzioni all’avanguardia: «Il militare è la Formula Uno del mare», ricorda Tiziano Roncone, segretario Fim-Cisl del Tigullio. Nel 1897, quando cominciò questa lunga storia, vennero a Riva operai di Sestri Ponente e di Livorno, maestranze specializzate nella costruzione di scafi che poi erano armati a Muggiano, cioè La Spezia. E’ ancora così, cinque generazioni dopo.
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Narcoguerra: droga afghana per salvare la finanza Usa
Militari britannici e canadesi accusati di trasportare eroina in Europa sfruttando l’assenza di controllo sui voli militari di ritorno dal fronte: la notizia, diffusa il 13 settembre dalla Bbc, rafforza i tragici sospetti sui reali interessi economici dietro la guerra in Afghanistan. Il traffico “militare” di eroina scoperto tra le basi Nato di Helmand e Kandahar e l’aeroporto militare di Brize Norton, nell’Oxfordshire, verrà probabilmente liquidata con la solita spiegazione delle “mele marce”, del caso isolato che riguarda solo alcuni individui devianti. Più probabilmente, si tratta invece della vetta di un iceberg: si dice che proprio i proventi del narcotraffico “militare” abbiano salvato l’America dalla bancarotta.
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Pulizia etnica a Gaza: pastori massacrati a cannonate
Ieri nell’obitorio di Beit Hanoun, dinnanzi a me mutilato, stava disteso il vero volto dei negoziati di pace. Nelle celle frigorifero spalancate, i veri frutti dei colloqui voluti da Benjamin Netanyahu, la pratica della pace israeliana che mentre in gessato scuro con una mano ingessata dà pacche sulle spalle ai pupazzi di Ramallah, con l’altra armeggia il tritacarne di un’occupazione mai disinnescata. I volti delle ultime vittime civili palestinesi presentano le scarnificazioni del rituale dello Shalom come è inteso da Netanyahu, e prima di lui da Olmert, da Sharon, da Perez, da Rabin, da Golda Meir fino a Ben Gurion, e ancora prima negli spregevoli piani prospettati a fine ottocento da Theodor Herzl.
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Emergency e la fine del mondo: la guerra siamo noi
“Guerra è sempre”, ripete il greco Mordo Nahum tra le pagine de “La tregua”, dove Primo Levi prolunga il dolore di Auschwitz rilanciando nel vuoto della storia l’interrogativo più angoscioso, quello che s’è portato nelle ossa fino ai suoi giorni ultimi, tra la memoria sempre viva dei sommersi, uccisi senza un perché: non è che il lager sia davvero l’unica verità irriducibile, la rivelazione più estrema e feroce dell’autentica vocazione umana? Quello della vergogna è il sentimento che pervade tutta la drammatica riflessione del reduce: come è potuto accadere? E se i nazisti non erano mostri, ma uomini, di cosa è davvero capace l’uomo? “Guerra è sempre”, risponde Mordo Nahum: l’uomo è lupo, non agnello.
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Relazioni pericolose: la Cina si avvicina a Israele
“Passeggiata in Israele, la terra del latte e del miele” è il titolo del documentario prodotto dalla tv di Stato cinese Cctv, in collaborazione con il governo israeliano. Dodici puntate che rappresentano una dichiarazione d’amore e di ammirazione promanata dai canali di Pechino a suggello delle relazioni sino-israeliane che vanno ben oltre quelle diplomatiche avviatesi solo nel 1992. Quando, alla fine del mese scorso la Cctv ha presentato la nuova serie televisiva, gli uffici dell’ambasciata israeliana a Pechino hanno accolto con entusiasmo l’iniziativa dell’emittente di Stato che offre al popolo cinese gli strumenti per conoscere «le meraviglie dello Stato di Israele e il contributo che la civiltà ebraica ha fornito all’umanità».
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Governi, 007 e boss: l’impero del mercante di morte
L’estradizione negli Stati Uniti chiude la carriera di quello che è ritenuto il principale trafficante d’armi al mondo. Ma è davvero l’ultimo atto? Nella sua biografia, la sentenza con cui venerdì 20 agosto una Corte d’Appello thailandese ne ha deciso l’estradizione negli Stati Uniti potrebbe essere il capitolo finale. Ma non c’è da giurarci, perché quando si parla di Viktor Bout, il trafficante per eccellenza, nulla è sicuro e tutto è avvolto da un alone di mistero e leggenda. E allora, forse, conviene partire proprio da quella che al momento è la fine. L’ultimo capitolo si apre con il suo arresto, nel marzo 2008, in un albergo di lusso di Bangkok, dove – secondo l’accusa – stava negoziando la vendita di una partita di armi a rappresentanti delle Farc colombiane.