Archivio del Tag ‘Peacereporter’
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Ossezia: senza i russi, saremmo morti tutti
«Se non fossero arrivati i russi, a quest’ora saremmo tutti morti». Valentin butta il mozzicone di sigaretta tra i calcinacci che ricoprono il pavimento del suo appartamento, all’ultimo piano di un grande condominio alla periferia di Tskhinvali. «Questo palazzo è stato colpito dai missili Grad, dalle bombe aeree e dai carri armati. I georgiani hanno usato contro di noi tutte le armi che avevano. Solo in questa scala sono morte due persone. In duecento, per tre notti e tre giorni, abbiamo vissuto nelle cantine, senza luce, acqua né cibo. E ci è andata bene: i soldati georgiani aprivano le botole dei rifugi e ci lanciavano dentro le bombe a mano».
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Repubblica Centrafricana, emergenza profughi
Le lotte tra le fazioni ribelli e le forze governative nel nord della Repubblica Centrafricana (Car) hanno coinvolto oltre un milione di persone e hanno creato più 125.000 profughi, che vivono in «condizioni deplorevoli», dopo essere fuggiti in zone remote, a cui i cooperanti non hanno accesso. «La popolazione vive nella paura – ha spiegato Catherine Bragg, degli Affari Umanitari delle Nazioni Unite – questa è una situazione unica, dove le persone sono fuggite dai propri villaggi, senza la possibilità di tornarvi per tre o quattro anni
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L’Egitto: una follia il canale tra Suez e il Mar Morto
Il canale di collegamento tra il Mar Morto e il Mar Rosso rappresenterebbe una catastrofe ambientale. Lo ha sostenuto il 27 luglio il generale egiziano Ahmed Fadel, presidente della società del Canale di Suez, in occasione delle celebrazioni del 53° anniversario della nazionalizzazione di quest’ultimo. «’Il progetto del canale tra il Mar Morto e il Mar Rosso è una follia. Se realizzato, potrebbe causare eruzioni vulcaniche e terremoti, a causa della vicinanza con la faglia africana», ha detto Fadel. «L’ecosistema del Mar Rosso sarebbe compromesso per sempre».
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PeaceReporter: via dall’Afghanistan, la Lega ha ragione
Siamo forse più imbarazzati oggi, nel leggere le “sensate” parole del ministro Calderoli, di quanto lo siamo stati quando il ministro della Difesa la Russa risprese la nostra idea di mandare i militari nei cantieri per controllare che fossero rispettate le norme sulla sicurezza sul lavoro. Allora non se ne fece nulla, di militari nei cantieri non se ne vide traccia. E probabilmente anche di questa ennesima boutade leghista non se ne farà nulla. Resta l’imbarazzo di condividere le parole di chi, su quasi ogni argomento (dai diritti al razzismo, dalla scuola al lavoro), è sempre dalla parte opposta.
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Expo 2015, Milano nuova capitale della ‘Ndrangheta?
In vista dell’Expo 2015 le cosche calabresi stanno infiltrando il tessuto imprenditoriale lombardo e spostano il centro dei propri interessi all’ombra della Madonnina, tanto che i magistrati nazionali antimafia avvisano: «Milano è la nuova capitale della ‘ndrangheta e la Lombardia è diventata la quarta regione mafiosa d’Italia». Lo afferma Gian Luca Ursini sul newsmagazine indipendente “PeaceReporter”, in un ampio servizio che aggiorna la geografia criminale italiana partendo dai colossali investimenti in arrivo a Milano per l’expò universale e le sue miliardarie infrastrutture.
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Coloni israeliani devastano uliveti palestinesi
In mattinata, un gruppo di coloni israeliani ha dato fuoco ad almeno 1500 ulivi, in Cisgiordania, appartenenti a contadini palestinesi. Le coltivazioni sono state distrutte come forma di rappresaglia contro lo sgombero di alcuni avamposti illegali dei coloni, effettuati dalle forze di polizia israeliane. Scrive il quotidiano israeliano Haaretz, che una decina di coloni armati di torce, è partita a cavallo per vendicare l’azione delle forze di polizia che in mattinata avevano sgomberato alcuni edifici illegali nelle colonie intorno a Nablus, mentre altri scagliavano pietre sulla strada.
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Tregua nel Delta del Niger, devastato dall’Occidente
Le autorità nigeriane hanno annunciato una tregua di 60 giorni nella guerra che oppone l’esercito ai ribelli del Mend, il fronte di liberazione del Delta del Niger, dove le compagnie petrolifere occidentali, violando tutte le norme internazionali, hanno devastato l’ambiente seminando malattie, fame e strage. Il governo nigeriano ha liberato Henry Okah, storico capo del Movement for the Emancipation of the Niger Delta, sperando che i ribelli si fermino: coi loro attacchi agli impianti, hanno fatto calare del 20 per cento la produzione petrolifera dell’area, tra le maggiori del mondo.
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Usa-Cina, il G2 che ha in tasca le chiavi del mondo
Lo pensavano da tempo in tanti, ora hanno iniziato a dirlo gli stessi partecipanti: Francia, Germania, pure il nostro primo ministro. Il G8 è, in sostanza, ormai irrilevante. Un’occasione dove mettere in scena le proteste popolari per un mondo più equo, ma non certo per raggiungere decisioni consensuali sulla direzione da dare al pianeta. Ma mentre già si dà per scontato un allargamento del “club dei grandi”, è in realtà a una relazione ben più ristretta che bisogna guardare per capire dove stiamo andando.
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Ilisu, no alla diga-mostro: la Turchia rispetti i Curdi
Nessuna tutela per i 60.000 abitanti, tutti curdi, che sarebbero stati sommersi dalle acque del Tigri: per questo, l’Europa rinuncia alle dighe di Ilisu e lascia la Turchia senza i mezzi necessari per realizzare il gigantesco sistema di bacini artificiali (22 sbarramenti e 19 centrali idroelettriche), il cui costo è stimato sugli 80 miliardi di dollari. Gli istituti finanziari europei si ritirano quindi dal progetto, accusando il governo turco di non aver rispettato i diritti delle popolazioni coinvolte. Per la prima volta, osserva il network “PeaceReporter”, le autorità europee adottano un rigido profilo etico nell’approccio verso una grande opera pubblica.
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Afghanistan, bimba schiacciata dai volantini Nato
Maryam ha 5 anni. E’ nata a Taywara, nella provincia centrale di Ghowr. Ma poi la sua famiglia, nella speranza di fuggire dalla miseria, è emigrata nella provincia meridionale di Helmand, finendo a vivere nel campo profughi di Mahajor, alle porte di Lashkargah. La casa di Maryam è una baracca, dove abita assieme ai suoi genitori, Mohammed Tahir e Qamar Gull, al nonno, allo zio, ai suoi quattro fratelli e alle sue due sorelle. Alle tre di mattina del 27 giugno, tutti sono stati svegliati dalle urla della piccola Maryam, schiacciata sotto uno scatolone da venti chili pieno di volantini informativi delle forze di occupazione Nato, lanciato da tremila piedi di altezza.
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Scuola di guerra, l’Agusta-Westland sale in cattedra
Scuola di guerra, o meglio: un “mestiere” dal sicuro avvenire. Le aziende aeronautiche entrano in classe per reclutare futuri tecnici, da impiegare nella produzione di elicotteri d’attacco e cacciabombardieri. «Il rapporto tra le aziende a prevalente produzione bellica e le scuole del territorio», scrive Stefano Ferrario su “PeaceReporter”, «è un altro anello importante della catena della produzione militare». Tutto ciò, sta avvenendo nel nord Italia, tra Piemonte e Lombardia, con il coinvolgimento dei Comuni, indipendentemente dal ‘colore’ partitico dell’amministrazione comunale.
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Addio Iran, regime brutale come Israele a Gaza
Tutto e’ nero. Tutto ha perso il significato. Anche la lotta virtuale su internet. Su Facebook vedi tutti gli utenti con la stessa foto con i nomi cambiati. Non riconosci più gli amici. Ti dicono di fare la stessa cosa. Ti dicono che gli studenti che in Italia hanno partecipato alle manifestazioni al rientro in Iran sono stati arrestati o si sono visti ritirare il passaporto. “Non tornare in Iran”, ti dicono e tu senti un vuoto nel cuore. Fino a poche settimane fa ti sentivi soffocata perche’ avevi paura di dire quello che pensavi. Oggi tremi nella prigione dell’angoscia di non poter piu’ tornare nel tuo Iran.