Archivio del Tag ‘Pd’
-
E ora eccoci serviti, dopo settant’anni di quasi-democrazia
Il 2 agosto 1980 è la data che viene segnata dalla peggior strage avvenuta in Italia dal secondo dopoguerra. Alla stazione di Bologna morirono 85 persone dilaniate da un ordigno collocato nella sala di seconda classe e furono oltre 200 i feriti. A tutt’oggi è rimasta inascoltata la domanda di verità che i parenti delle vittime e un’intera città chiedono con forza a uno Stato sordo e volutamente reticente. E ogni anno si rinnova questa richiesta, ritorna in piazza una protesta sacrosanta verso le autorità del momento, che tanto parlano ma nulla fanno. Il segreto di Stato rimane la pietra tombale su questa e altre vicende. Molto è stato detto e scritto su quella maledetta mattina, e non è qui mia intenzione entrare nel merito di questo specifico evento. Questo mio contributo intende piuttosto delineare un quadro generale e una traiettoria dalla “democrazia” e della politica italiana, condizionata da sempre dall’azione legale e criminale di poteri forti del tutto interni e ai posti di comando nella società italiana e in un contesto internazionale.
-
Ultima condanna: per l’Italia sarà la fine, e Letta obbedirà
Siamo definitivamente spacciati, perché abbiamo accettato tutte le clausole-capestro dei trattati europei. Prima Maastricht, poi il Fiscal Compact, il Mes e l’Europact, cui ora si aggiungono le concessioni di spesa pubblica offerte il 3 luglio all’Italia dalla Commissione Europea e il futuro Rf, il trattato per la nascita del Redemption Fund per i debiti pubblici dell’Eurozona. Tutto questo, avverte Paolo Barnard, a patto che il paese aderente adotti “stringenti misure di aggiustamento della spesa pubblica”. E cioè: dovremo «tagliare la spesa pubblica in servizi, sanità, istruzione e infrastrutture», amputare ulteriormente salari e pensioni, «privatizzare tutto ciò che è rimasto pubblico, inclusa l’acqua e le infrastrutture vitali del paese». Non solo: dovremo anche «licenziare fette d’impiego pubblico anche tra gli impieghi vitali come insegnanti, vigili del fuoco, polizia e sanitari», oltre a «liberalizzare ogni settore dell’economia, anche quelli strategici per l’interesse pubblico», nonché «ridurre al minimo il welfare e gli ammortizzatori sociali».
-
Presto sapremo chi è Matteo Renzi e perché ci perseguita
Matteo Renzi, battuto da Bersani come candidato premier, si ripresenta come unico candidato in grado di portare il Pd alla vittoria nelle prossime elezioni. Autorevoli opinionisti, inizialmente ostili, hanno cambiato idea e lo vedono ora come l’estrema possibilità di salvezza di un partito lacerato e perdente: Matteo Renzi, in grado di recuperare voti sul fronte moderato e in effetti assai più gradito agli elettori di destra che di sinistra; una candidatura a premier – in stile Pdl – fatta sul personaggio e non sulla politica. Questa è appunto la domanda: qual è la politica di Matteo Renzi, ovverossia quali sono i valori e gli obiettivi che propone al paese? Domanda cui non è facile dare risposta, data l’evasività di Renzi su questo punto e dato il fatto che il suo programma per le primarie è collocato su un piano quasi esclusivamente efficientista, fatto di ricette come “snellire”, “semplificare”, “ridurre la burocrazia”, e simili.
-
Pd-Pdl, manovali del massacro sociale: e ora, tutti a casa
Negli ultimi due anni Pd e Pdl hanno governato assieme, prima attraverso Monti poi direttamente. La politica di austerità, la disoccupazione di massa, il massacro sociale li hanno amministrati assieme. Pochi giorni fa Enrico Letta è andato in Grecia per ribadire la comunanza delle scelte politiche con il governo di quel paese e annunciando per l’autunno una nuova ondata di privatizzazioni. Quasi contemporaneamente una insegnante greca moriva di infarto allorché leggeva il proprio nome nella lista dei 25.000 dipendenti pubblici licenziati su ordine di quella Troika cui obbediscono Atene e Roma. Assieme Pd e Pdl hanno deciso di procedere alla controriforma della Costituzione, cercando addirittura di cancellare le procedure previste per la sua modifica, una sorta di golpe bianco. Assieme Pd, Pdl e il loro nume tutelare Giorgio Napolitano hanno sperato che la Corte di Cassazione cancellasse la condanna, non la prima e non l’ultima, di Silvio Berlusconi. Per poter continuare a stare assieme.
-
Il patto: Renzi a capo di un’Italia svenduta alla Germania
Stanno cercando di vendere l’Italia: Renzi e De Benedetti alla Germania, Prodi alla Cina. In cambio, dai futuri padroni puntano a ereditare il controllo su un paese che, grazie a loro, sarebbe ridotto a un semplice protettorato. Pur nei suoi aspetti sgradevoli e controversi, la battaglia che Napolitano ha affidato a Letta e Alfano mira a scongiurare la svendita rovinosa del paese, mantenendo un rapporto strategico con gli Usa proprio per evitare la capitolazione definitiva di fronte a Francia e Germania, interessate a “smontare” il loro competitore più scomodo: l’Italia è ancora la seconda potenza manifatturiera d’Europa. E’ la tesi del professor Giulio Sapelli, secondo cui persino il governo Monti fu un tentativo di limitare i danni. Sapelli denuncia un vero e proprio complotto contro l’Italia, organizzato da un establishment che include “Repubblica”, settori di Bankitalia e dirigenti di Confindustria che fanno capo a Luca Cordero di Montezemolo. L’uomo su cui punterebbero? E’ Matteo Renzi.
-
Sarà a Bruxelles la vera battaglia per salvare la Costituzione
Berlusconi condannato, governo in bilico: notizie che cadono sul marciapiede come fossero chissà che. Come se davvero – dalle sorti del Cavaliere e da quelle dell’esecutivo Letta – dipendesse qualcosa di importante, per la vita degli italiani. Gli italiani: quelli che, a febbraio, bocciarono in massa il mainstream, la cosiddetta offerta politica dell’establishment: uno su quattro disertò le urne, mentre un altro 25% votò per Grillo. Restavano metà dei voti, e se li divisero i due acerrimi nemici, il Pd e l’uomo di Arcore. A semplificare il copione, chiarendo l’equivoco, provvide il Quirinale. Ed ecco il riluttante Napolitano appena rieletto che “persuade” il Pd a sposare il Pdl, per “larghe intese” in continuità con il governo-horror di Mario Monti, il commissario euro-americano inviato dai padroni della Terra con una missione precisa: mettere l’Italia in ginocchio e consegnare la sua residua sovranità ai poteri occulti che si nascondono dietro sigle straniere come Bce, European Commission, Fmi.
-
Michele Serra: la sinistra si è arresa alla paura del futuro
Se è presuntuoso pensare che “senza sinistra non c’è futuro”, è però vero il contrario: senza un’idea di futuro, la sinistra muore. Radiografia impietosa, firmata da Michele Serra: la sinistra dà l’impressione di aver «trascurato apposta i suoi doveri e i suoi compiti, pur sapendo bene quali fossero, per viltà o per opportunismo». O peggio, la sua funzione storica si è esaurita «non per calcolo ma per inettitudine, per totale smarrimento». E dire che, dalla Rivoluzione Francese in poi, la sinistra è sempre stata «quella vasta area della politica e del pensiero che pretende di organizzare il cambiamento della società, prima interpretandolo e poi orientandolo: progettare il cambiamento è la sua stessa funzione, la sua ragione d’essere». L’impegno: migliorare quello che Marx chiamava “lo stato delle cose presente”, verso una società più giusta. «Si deve lavorare per cambiarlo. Si deve studiare come cambiarlo (in meglio, si intende) e attraverso quali leve, quali mezzi. Il mondo deve migliorare e la storia deve andare avanti».
-
De Gregori: Alfano e Letta meglio dei feticci della sinistra
Le sentenze di Francesco De Gregori, consegnate ad Aldo Cazzullo per il “Corriere della Sera”, hanno invaso il web e i social network e sono state celebrate come la versione definitiva sull’immaturità della sinistra italiana, confessata da una delle sue icone: l’autore di “Rimmel”, “Generale” e “La donna cannone” confessa di sentirsi ancora una persona di sinistra come impostazione ideologica, ma ormai a disagio dal campo politico rappresentato dalla sinistra italiana. «Una disaffezione che è probabilmente iniziata qualche tempo fa – annota Gad Lerner – visto che alle ultime elezioni il cantautore ha votato per la lista di Mario Monti, difficilmente collocabile nell’ambito del progressismo». Infatti, le sue critiche al Pd non sono affatto condotte “da sinistra”: «Il problema maggiore dell’intervista di De Gregori è la superficialità dei suoi giudizi, espressa con una prosopopea da saggio della montagna che forse dovrebbe meglio spiegare come mai ha convissuto così tanti anni, senza alcun problema, con quegli “altarini ideologici” ora sconfessati».
-
Il ricatto: tradire la Costituzione per abolire il Porcellum
Ho firmato l’appello del “Fatto Quotidiano” con grande convinzione, perché ritengo che la Costituzione sia davvero in pericolo. Sta avvenendo una forzatura. Questo è un governo di necessità e di scopo che doveva fare un certo piccolo numero di cose, fra cui al primo posto c’era sempre stata la riforma di quell’orrenda legge elettorale che ci ritroviamo. Ora invece scopriamo che la prima cosa che deve fare è cambiare la Costituzione – e non è cosa secondaria, parliamo della forma dello Stato e di governo – mentre la riforma del “Porcellum”, così chiamato non per caso, viene demandata alla stessa commissione come se fosse un pezzo della Costituzione. Non mi convince per nulla che questa modifica diventi una necessità immediata, addirittura da fare prima della legge elettorale. Siamo sotto scacco di un ricatto: il fatto che riforma costituzionale e quella elettorale stiano insieme dimostra che c’è tutta una manovra della destra per incidere profondamente sulla Costituzione, che Berlusconi definiva sovietica. Spero vivamente che il Pd rinsavisca in tempo.
-
Sinistra e valori, l’uomo-cannone le spara grosse
Francesco De Gregori rilascia un’intervista al “Corriere della Sera” e incanta i lettori con le sue considerazioni politiche. Il cantautore romano ci fa sapere che non si riconosce più nell’attuale sinistra alla quale, tuttavia, sente ancora di appartenere per via ideale. Fin qui la notizia ci interessa davvero poco. Più interessante è la risposta che l’uomo cannone dà al giornalista, che lo interpella chiedendogli: «Ma secondo lei cos’è oggi la sinistra italiana?». E l’artista risponde: «È un arco cangiante che va dall’idolatria per le piste ciclabili a un sindacalismo vecchio stampo, novecentesco, a tratti incompatibile con la modernità. Che agita in continuazione i feticci del “politicamente corretto”, una moda americana di trent’anni fa, e della “Costituzione più bella del mondo”. Che si commuove per lo slow food e poi magari, “en passant”, strizza l’occhio ai No Tav per provare a fare scouting con i grillini. Tutto questo non è facile da capire, almeno per me».
-
L’incredibile Pd, il non-partito che sta suicidando l’Italia
Quando si pensa che il Pd abbia toccato il fondo, ci si sbaglia sempre: dopo la “carica dei 101” che hanno impallinato Prodi nella corsa al Quirinale ecco il governo-inciucio con Berlusconi, l’ex giaguaro da smacchiare, nonché la sospensione dei lavori alle Camere, la votazione pro-F35, il no all’ineleggibilità del Caimano e il salvataggio del ministro Alfano sul caso kazako. Quante volte si è suicidato, il Pd? Eppure è ancora lì, con un suo uomo – Enrico Letta – a capo del governo imposto da Napolitano per rassicurare la Germania e gli altri poteri forti, europei e atlantici. Ormai, dice Giacomo Russo Spena, tira aria di balcanizzazione e guerra tra le correnti. Mentre gli “Occupy Pd” lanciano su Twitter l’hashtag #Mobbasta, molti elettori si sentono giustamente traditi: avevano sostenuto il Pd turandosi il naso, in nome del “voto utile” contro il Cavaliere, e ora l’odiato “nemico” se lo ritrovano al governo. Pd e Pdl «a braccetto, come due novelli sposini».
-
Giù le mani dalla valle di Susa, è il Gezi Park italiano
Tutta la grande informazione ha seguito con trepidazione e simpatia la mobilitazione popolare in Turchia. Quel grande movimento democratico è esploso attorno alla protesta di centinaia di giovani che volevano impedire l’abbattimento di alcuni alberi in Gezi Park, un parco di Istanbul destinato ad essere cancellato per far posto a qualche grande opera. In Valle Susa sinora sono stati abbattuti oltre 5000 alberi, molti secolari, in uno scempio di cui ho personalmente potuto rendermi conto prima che tutta quell’area venisse chiusa al mondo diventando così una zona rossa, un altro di quei buchi neri che da Genova in poi ingoiano la nostra democrazia. Contro quella devastazione, e contro l’opera che la ispira, ancora una volta si sono mobilitati i militanti del movimento No Tav, cercando giustamente di provare a fermarle, come i giovani turchi di Gezi Park. Ma nella grande informazione sono apparsi subito come violenti, fiancheggiatori del terrorismo, nemici del bene comune.