Archivio del Tag ‘Pd’
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Il piano Pd: logorare Conte e sfrattarlo prima dell’estate
Al netto del caos del voto serale in Senato, tra ritardi e tempi supplementari per due parlamentari eternamente indecisi, la fiducia a Giuseppe Conte (156 sì, 140 no, 16 astenuti a Palazzo Madama) consegna al paese un governo in carica con un premier logoro. Doveva “asfaltare” Matteo Renzi e rilanciarsi dopo aver raccolto un drappello di “costruttori volenterosi”: ha fallito su entrambi i fronti. Renzi è fuori ma astenendosi non spranga le porte e si tiene le mani libere per rientrare in un secondo momento, mentre il reclutamento dei nuovi responsabili è stato piuttosto deludente: Renata Polverini, ex di estrema destra; Sandra Lonardo, moglie di Clemente Mastella, colui che fece cadere il secondo governo Prodi; Mariarosaria Rossi, ex assistente di Silvio Berlusconi. Le nuove campionesse del trasformismo.Chi esce vincitore da questo scontro è il Pd. Il partito di Nicola Zingaretti è abile nello sfruttare il “lavoro sporco” fatto da altri. Nelle ultime settimane ha capitalizzato le mosse di Renzi, riuscendo a ottenere un indebolimento di Conte (che al Nazareno ormai sopportano a fatica) e il passo indietro del leader di Italia Viva. Ora il Pd porterà a casa qualcosa da un rimpasto che sarà inevitabile, visti gli appetiti da soddisfare. E da adesso in avanti incasserà i frutti del logoramento di Conte. Perché sarà il premier a portare il peso dello scarso successo odierno: alle Camere le leggi faranno enorme fatica ad avanzare nella guerriglia incontrollata che si scatenerà nelle commissioni prive di una maggioranza solida; d’altra parte, bisognerà vedere l’evoluzione della pandemia e della vaccinazione collettiva.Per tenere insieme i cocci, Conte ha l’arma della legge elettorale. Se riuscirà a fare approvare un sistema proporzionale in modo da spaccare il centrodestra, o comunque da fare in modo che il risultato del prossimo voto complichi la vita a Salvini e Meloni, il premier andrà avanti per un po’. Ma a fine primavera il logoramento di Conte potrebbe essere tale da indurlo a passare la mano. A quel punto, alla vigilia del semestre bianco e con la bella stagione che ridurrà il contagio, finalmente il Pd passerà all’incasso e prenderà Palazzo Chigi, o con Zingaretti o con Dario Franceschini, nel nome dell’ossequio ai prestatori europei del Recovery Fund. Il M5S sacrificherà il suo premier sull’altare della governabilità e a quel punto anche Renzi potrà fare un accordo. Così la ricompattata maggioranza si preparerà a eleggere il successore di Sergio Mattarella.(Antonio Fanna, “Dopo la mini-fiducia, il piano del Pd per sostituire Conte prima del semestre bianco”, dal “Sussidiario” del 20 gennaio 2021).Al netto del caos del voto serale in Senato, tra ritardi e tempi supplementari per due parlamentari eternamente indecisi, la fiducia a Giuseppe Conte (156 sì, 140 no, 16 astenuti a Palazzo Madama) consegna al paese un governo in carica con un premier logoro. Doveva “asfaltare” Matteo Renzi e rilanciarsi dopo aver raccolto un drappello di “costruttori volenterosi”: ha fallito su entrambi i fronti. Renzi è fuori ma astenendosi non spranga le porte e si tiene le mani libere per rientrare in un secondo momento, mentre il reclutamento dei nuovi responsabili è stato piuttosto deludente: Renata Polverini, ex di estrema destra; Sandra Lonardo, moglie di Clemente Mastella, colui che fece cadere il secondo governo Prodi; Mariarosaria Rossi, ex assistente di Silvio Berlusconi. Le nuove campionesse del trasformismo.
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Manovre: dimezzare Conte, con l’aiuto di Berlusconi
Dopo la risicata e grottesca fiducia ottenuta da Conte, sul Colle gli animi dei consiglieri di Mattarella sono titubanti, divisi e soprattutto in stato di allarme per le lamentele informali che arrivano da Bruxelles per i tempi italiani sul Recovery Plan e sul fatto, ancor più preoccupante, che la bozza che circola fa acqua da tutte le parti. Malgrado il can can dei giornaloni, Conte nel giro delle cancellerie europee è considerato lo Zelig della politica italiana, assolutamente non affidabile al punto che lo chiamano il “No-delivery guy”, il ragazzo che non mantiene le promesse. Alcuni consiglieri quirinalizi, poi, sono perplessi sul fatto che Mattarella sia poco incline a spingere Conte verso le dimissioni per procedere poi a un rimpasto (il premier lo chiama “rafforzamento di governo”) e varare quindi il Conter Ter. Il bisConte dimezzato, che alla parola “dimissioni” rischia un coccolone, sa che se dovesse mollare la poltrona si scatenerebbero le faide all’interno degli spappolatissimi 5 Stelle e teme di finire in mezzo a una strada con Casalino a carico.Intanto, le anime del Pd sono in movimento al punto che da tre sono diventate due: Zingaretti e Franceschini. La terza, quella riformista, si sta sgretolando. Luca Lotti, indagato per il caso Consip, si è acquattato dietro le quinte di Zingaretti e si è portato dietro Lorenzo Guerini, distanziandosi così da Marcucci. L’ambizioso Andrea Orlando si è posizionato invece a metà strada tra Franceschini e Zingaretti in vista di uno scranno ministeriale. Il corpaccione del Pd deve poi fare molta attenzione al potere dei governatori: ieri Bonaccini si è dichiarato a favore di una ricucitura con Renzi, idem il governatore della Toscana, Giani. De Luca invece è una anomalia che gioca in proprio ma sempre sarà grato a Lotti che ha portato il figlio in Parlamento. Il neo-indebolimento di Conte si è subito appalesato quando il Pd, su consiglio del capo della polizia Gabrielli, si è opposto al trasloco di Luciana Lamorgese dal Viminale. E sull’idea di consegnare la delega dei servizi al sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Mario Turco (quota M5S), i malumori si sono sprecati.A questo punto, tutte le anime del Pd convergono unite su alcuni punti: si porti subito avanti la nuova legge elettorale proporzionale, si proceda al rimpasto e si faccia l’accordo di programma entro 3 settimane al massimo, a partire da ieri. Secondo il Conte Casalino, il rimpasto prevede la consegna dei due dicasteri ex renziani (Famiglia e Agricoltura) ai Volenterosi voltagabbana, Delrio andrebbe a sostituire l’inadeguata Paola De Micheli e Orlando andrebbe a capo di un nuovo ministero dedicato alla gestione del Recovery. Naturalmente si è incazzato Enzo Amendola, ministro degli affari europei. Conte, che era già pronto a un decreto legge per aumentare il numero dei ministeri, così da evitare il nefasto rimpasto con dimissioni, ha trovato però l’opposizione secca di Mattarella: i dicasteri sono già troppi.In queste ore sono in atto due trattative, ambedue a conoscenza del Quirinale, da concretizzare in vista della prossima primavera. La prima è in mano al duo Letta-Bettini che punta a imbarcare Forza Italia e ottenere così una maggioranza più ampia. La seconda, più sotterranea, mira a un ingresso organico di Berlusconi nell’alleanza di governo Pd-M5S-LeU ma con un cambio del premier e un accordo sul nome del successore di Mattarella. In Forza Italia la situazione è però caotica. Finora, con l’atteggiamento responsabile del Cav da europeista convinto, i sondaggi danno il partito nuovamente a due cifre (10%). Da un lato, Berlusconi smania per non essere vincolato a Meloni e Salvini, sempre ipnotizzati dal sovranismo comiziante. Dall’altro, il fu Banana sarebbe tentato di restare distaccato dal teatrino della politica. E nel caso in cui qualcosa andasse storto, la colpa sarebbe di Tajani e Letta…(”Il giorno dopo, come ti dimezzo Conte”, da “Dagospia” del 20 gennaio 2021).Dopo la risicata e grottesca fiducia ottenuta da Conte, sul Colle gli animi dei consiglieri di Mattarella sono titubanti, divisi e soprattutto in stato di allarme per le lamentele informali che arrivano da Bruxelles per i tempi italiani sul Recovery Plan e sul fatto, ancor più preoccupante, che la bozza che circola fa acqua da tutte le parti. Malgrado il can can dei giornaloni, Conte nel giro delle cancellerie europee è considerato lo Zelig della politica italiana, assolutamente non affidabile al punto che lo chiamano il “No-delivery guy”, il ragazzo che non mantiene le promesse. Alcuni consiglieri quirinalizi, poi, sono perplessi sul fatto che Mattarella sia poco incline a spingere Conte verso le dimissioni per procedere poi a un rimpasto (il premier lo chiama “rafforzamento di governo”) e varare quindi il Conter Ter. Il bisConte dimezzato, che alla parola “dimissioni” rischia un coccolone, sa che se dovesse mollare la poltrona si scatenerebbero le faide all’interno degli spappolatissimi 5 Stelle e teme di finire in mezzo a una strada con Casalino a carico.
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Via Conte, ora è urgente un vero governo salva-Italia
Dalle elezioni del 2018, sembra essere passata un’eternità e non semplicemente poco più di un anno e mezzo. Tutto è cambiato, tranne l’inedita posizione del presidente del Consiglio, che continua a essere priva di una legittimazione costituzionale adeguata alla forma di governo parlamentare prescritta dalla Costituzione. I Dpcm, che sono fuori dalle procedure costituzionali, hanno emarginato le Camere. Allora ci si è chiesti – non senza motivo – quale fosse il fondamento politico di quanto stava accadendo nella nostra democrazia. Finché si è trattato di imporre divieti assoluti e generali, in nome della prevenzione, come è accaduto in primavera, le critiche sono state superate dalla modifica di alcuni decreti legge e qualche “fiducia” posta dal governo per ricompattare la maggioranza. Quando poi siamo entrati nella seconda ondata, si è subito capito che le chiusure totali non erano più possibili. Sia per ragioni economiche, sia per motivi politici. A quel punto i danni prodotti dalla carenza di legittimazione sono apparsi immediatamente visibili.Segnalo due errori vistosi. Il primo: il governo si è mosso, dalla riapertura di maggio sino ad oggi, senza un piano che considerasse, oltre alla sanità, la scuola, i trasporti, le attività produttive. In questo modo ha aggravato gli effetti della pandemia. Secondo errore: si è incrinato il rapporto con le Regioni, che era stato il punto di forza della prima ondata, e queste hanno dovuto rispondere con vigore, nonostante certi media e il tentativo del governo di addossare loro la responsabilità dei contagi e dei morti. Da ultimo, il Recovery Plan ha messo in discussione il quadro politico: si va dal possibile rimpasto all’ipotesi di crisi di governo. Conte è come Ulisse che naviga tra Scilla e Cariddi. Da una parte c’è l’Europa, dall’altra la sua maggioranza, che non gli riconosce più il potere di direzione del governo. Ovviamente, non sappiamo se sia altrettanto bravo come Ulisse. I fondi sono condizionati – oltre che alla restituzione, per la parte dei prestiti – ai progetti che piacciono a Bruxelles.Dal punto di vista dei contenuti si tratta di scegliere progetti che siano in linea con la strategia europea delle trasformazioni verde e digitale dell’economia. Conte sa benissimo che il suo futuro politico dipende dal riuscire a condurre i progetti in porto. Se apre ai partiti, il risultato potrebbe sfumare. E’ la debolezza istituzionale del governo italiano che fa del Recovery Plan non una questione di progettualità, ma di puro potere tra le forze politiche della maggioranza, la quale è d’accordo solo su un punto: escludere del tutto le opposizioni, commettendo così un ennesimo errore. Non è che la politica non implichi anche una lotta sulle risorse pubbliche, con vantaggi personali e politici per partiti e leader. Ma questa lotta deve necessariamente coniugarsi con una visione strategica del paese che lo collochi nello scenario internazionale ed europeo. Se Conte fosse un leader politico ci sarebbe anche questo aspetto; invece, per una sua carenza strutturale, si ha la sensazione che sinora sia mancato il profilo strategico del piano e che la discussione sia esclusivamente sulle quote che dovrebbero spettare a ciascuna parte politica.Per sfuggire ai partiti politici, il capo del governo ha ipotizzato una governance dei fondi europei affidata ad una struttura esterna. Quest’idea non è democratica, perché il piano di ripresa dovrebbe essere discusso e votato dal Parlamento e realizzato dall’amministrazione. Invece la posizione di Conte esclude o ridimensiona fortemente le strutture ministeriali, investendole di un giudizio fortemente negativo. La vicenda del ponte di Genova insegna che una volontà di governo chiara e forte produce attività amministrativa e risultati in tempi ragionevoli. La delegittimazione del potere burocratico non rilegittima il potere del presidente Conte. Tanto è vero che questa circostanza sta aggravando la sua posizione, sino a rendere possibile una crisi di governo. In democrazia le elezioni non sono mai una sciagura, e non è vero che gli scioglimenti anticipati logorino la forma di governo parlamentare. La tradizione italiana, e non solo, lo mostrano chiaramente. Semmai, la democrazia si deprezza quando gli eletti restano solo per mantenere il loro seggio e accettano ogni tipo di politica, anche quella che non serve al paese.Fatta questa premessa, è evidente che gennaio 2021 non è il momento migliore per sciogliere le camere e non è solo un problema di opportunità; c’è la campagna vaccinale, il pericolo di una terza ondata e, last not least, i progetti del Recovery. Ma evitare le elezioni non può essere una semplice manovra di palazzo per mantenere Palazzo Chigi e la spartizione delle risorse del Recovery Plan. Le forze politiche – di maggioranza e di opposizione – dovrebbero siglare un accordo politico nell’interesse della Repubblica e definire in Parlamento le azioni e le misure di governo, come accadde all’indomani della fine della guerra e negli anni del terrorismo. Un accordo del genere sarebbe nell’interesse dei partiti stessi, ma soprattutto nell’interesse dei cittadini. È difficile che si raggiunga, ma non è detto che sia impossibile. Basterebbe rimuovere gli ostacoli personali e i pregiudizi politici.(Stelio Mangiameli, dichiarazioni rilasciate a Federico Ferraù per l’intervista “Un patto Pd-M5S-centrodestra per tornare nella Costituzione”, pubblicata dal “Sussidiario” il 30 dicembre 2020. Il professor Mangiameli è ordinario di diritto costituzionale all’università di Teramo).Dalle elezioni del 2018, sembra essere passata un’eternità e non semplicemente poco più di un anno e mezzo. Tutto è cambiato, tranne l’inedita posizione del presidente del Consiglio, che continua a essere priva di una legittimazione costituzionale adeguata alla forma di governo parlamentare prescritta dalla Costituzione. I Dpcm, che sono fuori dalle procedure costituzionali, hanno emarginato le Camere. Allora ci si è chiesti – non senza motivo – quale fosse il fondamento politico di quanto stava accadendo nella nostra democrazia. Finché si è trattato di imporre divieti assoluti e generali, in nome della prevenzione, come è accaduto in primavera, le critiche sono state superate dalla modifica di alcuni decreti legge e qualche “fiducia” posta dal governo per ricompattare la maggioranza. Quando poi siamo entrati nella seconda ondata, si è subito capito che le chiusure totali non erano più possibili. Sia per ragioni economiche, sia per motivi politici. A quel punto i danni prodotti dalla carenza di legittimazione sono apparsi immediatamente visibili.
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La farsa e l’inferno: cosa ci stanno facendo, e perché
I virus non sono yogurt, non scadono: eppure li stiamo spalmando su più anni, come stracchino. I lockdown sono inutili, dal punto di vista della salute pubblica, perché quando riapri il virus riparte. Siamo circa 60 milioni e, a forza di lockdown e riaperture, al ritmo di 3 milioni di positivi l’anno, serviranno 15-20 anni per ottenere immunità di gregge. E’ un meccanismo che rallenta la diffusione del Covid senza però fermarla. E purtroppo, già adesso, la vera emergenza di cui nessuno ovviamente parla è quella economica. Questo lasso di tempo non possiamo permettercelo: senza economia, non esiste neanche sanità. Va detto che ogni anno, nei mesi invernali, i virus influenzali intasano le terapie intensive. E il lockdown, da questo punto di vista, può servire a contenere questa problematica. Tuttavia otterremmo il medesimo risultato se Conte e il Cts (Comitato Tecnico-Scientifico) territorializzassero la risposta. Purtroppo questi “eletti da nessuno”, si rifiutano assurdamente di farlo, sin dall’estate scorsa. In estate hanno preferito mascherarsi dietro la retorica dei monopattini, con il ministro Speranza che, nel suo libro, millantava di avere sconfitto il Covid-19: in autunno ha scelto di non farlo uscire nelle librerie…A volte si sente parlare dei lockdown come di uno stratagemma per arrivare al vaccino, ma credo poco ad una immunità contro questo virus (mutante per sua natura) ottenuta in questo modo. Spero di sbagliarmi: il Sars-Cov2 muta, ma in un campo limitato (almeno in questo abbiamo avuto fortuna) e quindi un minimo di aspettativa è lecito nutrirla. Intanto un altro anno di scuola e di università è compromesso, le liste di attesa si allungano, gli infarti aumentano e le depressioni dilagano. Un obolo di competenze che perderanno i nostri giovani, coloro che adoriamo, quelli che si troveranno di fronte a un futuro drammatico (basti pensare anche alle Intelligenze Artificiali dietro l’angolo a complicare la situazione togliendo posti di lavoro). Ma cosa significa “territorializzare la risposta”? Cosa è questa strada che il nostro premier scansa con tutto se stesso, manco che il suo permanere al potere, e davanti alle amate telecamere, fosse legato alla presenza del Covid-19?Significa aprire tutte le attività e consentire alle persone di muoversi normalmente. Chi ha sintomi riceve la visita del medico di base con una telefonata (o di altri medici provenienti da strutture specializzate collegate a numeri verdi): il medico visita e poi, nel caso, fornisce quelle terapie anti-Covid che hanno ottenuto successi senza eguali in tutto il mondo, quelle che in Italia a lungo non sono state permesse (immotivatamente!). Nel Belpaese sono sconosciute ai più, a causa delle resistenze delle corporazioni mediche e della bolla mediatica, votata alla miope strategia dei lockdown: idrossiclorochina con vitamina D e zinco ed ozonoterapia (ambedue terapie possibili a casa), plasma iperimmune e anticorpi monoclonali (quando potremo disporne) per i casi più gravi, da ospedalizzare. Inoltre, per proteggere gli anziani, soggetti vulnerabili, è l’ora di puntare sullo spray israeliano Taffix che annienta il virus nel 95% dei casi non appena mette piede nelle cavità nasali. Si pensi che perfino l’Iran ne ha consigliato l’utilizzo! In questo modo l’immunità di gregge sarebbe garantita, gli anziani tutelati e l’economia ripartirebbe.A cosa serve quindi la prospettiva sanitariamente inutile degli infiniti lockdown, se non come primo sostanziale passo verso il “Grande Reset” chiesto dal Wef, il World Economic Forum delle élites? Limitandoci all’Italia, il Grande Reset è rappresentato dal fallimento di gran parte dei 3, 4 milioni di piccole e medie imprese in favore della grossa distribuzione. Le conseguenze planetarie invece sono un indebitamento senza precedenti di alcuni Stati, tra cui il nostro (vedasi anche la vicenda Mes), verso le élites finanziarie e verso i pochi Stati da esse considerati “degni” (debito estero, purtroppo, cioè vero debito: quello che, prima dell’euro, in Italia, era un minimo, fisiologico 12%) e il raffreddamento del pianeta (Greta docet) che tali lobbies chiedono senza se e senza ma… Poco importa se la Terra l’hanno surriscaldata in gran misura proprio loro!E quando gli Stati saranno indebitati verso questo capitalismo finanziario selvaggio e speculativo? Niente di più allettante, per i potentati, di una forma subdola di socialismo per comprimere i diritti civili e controllare l’umanità. Tutto ciò è confermato anche da Gotti Tedeschi, non uno qualsiasi, visto che è lo storico numero uno dello Ior, la banca del Vaticano. I cittadini sottomessi allo Stato e lo Stato schiavo delle élites: schiavo perché fatto strategicamente indebitare con esse dai politici da esse pagati. Meccanismo che il finanziere John Perkins dichiarò nel famoso video-denuncia di qualche anno fa, “Confessioni di un sicario dell’economia” (informatevi su quanti politici sono pubblicamente a libro paga di Soros, limitandoci a quelli che si sanno…). Il netto sarà una competizione tra realtà similari (Occidente e Cina) dove a rimetterci saranno i cittadini. Chi è fuggito dalle dittature comuniste (Romania, Nord Corea) vi può confermare che si sta trovando gradualmente, davanti ai propri occhi, proprio quelle stesse tappe che hanno portato ai regimi da cui è fuggito: alla trasformazione, con la scusa del Covid-19, verso una società a libertà limitata.Dovete sapere che il World Economic Forum è la riunione delle élites, dell’aristocrazia elitaria globalista, la quale, una volta sì e l’altra pure, chiede “un Nuovo Ordine Mondiale”, adesso con il contributo della dittatura cinese. Queste élite, legate tra gli altri allo scandalo Epstein (pedofilia, Clinton), sono padrone dell’Onu, della Ue, dell’Oms, dell’Unicef, del Fmi, della Wb, del Wto, dei dem e dei neocon Usa (Bush e McCain, tutti pro Biden) e dei partiti, progressisti ma non solo, di mezzo mondo. Si tratta dell’establishment globale! Quando il Wef decide una linea, tutte le nazioni, guarda caso, si accodano; e se ti opponi ti fanno fuori… o tramite brogli (vedasi come hanno fregato Trump) o fisicamente. Costoro non sono eletti, non sono un Parlamento e neanche sono un governo; si autoproclamano una “governance” (cioè degli eletti da nessuno): “governance”, termine che Mattarella ci trasmette ripetutamente nei suoi “pseudo-moniti”.Di questa aristocrazia fanno parte tra gli altri Soros, Schwab, Rothschild, Rockfeller, Gates e il Vaticano a trazione Bergoglio che, con questi soggetti, è recentemente entrato pubblicamente in affari (e il “recentemente” è relativo al “pubblicamente”, perché in realtà il Vaticano lo era già, in affari). Il Vaticano del resto, tra un like e un altro alle donnine nude, secolarmente non è dalla parte dei deboli. E’ “merito” di questa gente se ci stiamo svegliando, via via, con milioni di piccole imprese fallite, perché tutto questo serve a incatenare definitivamente l’economia reale (e gli Stati) ai padroni, alle élites finanziarie. E’ su YouTube una dichiarazione di Soros su Nuovo Ordine Mondiale e Cina, mentre lo stesso “Messaggero” collega Epstein e il caso-pedofilia alle élite del Wfe, e alcuni media riportano la recente alleanza del Vaticano con i Rothschild, la Fondazione Rockefeller e le grandi banche per creare il Grande Reset.Adesso che le massonerie mondiali (cioè lor signori del World Economic Forum) si sono accorte che accettiamo perfino gli arresti domiciliari (la soppressione dei veri diritti civili per la quale gli Lgbt, notoriamente a guida Clinton, “stranamente” non protestano ma anzi promuovono) di virus ne verranno altri! Lo dico da mesi, ed è per questo che ho sempre invitato a disobbedire (civilmente) alle restrizioni estive e post-estive! A tal proposito: non crederete mica alla storiella che ci raccontano a reti unificate che la pandemia di Sars-Cov-2 è dovuta un cinese che al mercato del pesce, guarda caso davanti al laboratorio di esperimenti di guerra batteriologica (da anni denunciato da Trump), ha mangiato un pipistrello che aveva incontrato un pangolino? E per favore, non parlate di “complottismo”, chi lo fa è un supercoglione!Il complottista è in possesso di verità assolute, mentre invece riflettere, porsi domande e avere dubbi equivale a senso critico! In realtà, è proprio chi accusa continuamente gli altri di essere “complottaro” ad essere affine al complottista, perché non riflette e accetta ciò che passano le Tv; gli è stata asportata (metaforicamente) quella parte del cervello che esprime un senso critico! Anche su Jfk e Falcone si veniva tacciati di complottismo, quando si sosteneva che fossero in pericolo di vita (Falcone venne isolato perché deriso dai media proprio in questo modo, prima di essere massacrato). Prendiamo ancora una volta l’Italia: quando milioni di piccole imprese falliranno, chi pagherà le tasse, comprese quelle per erogare il reddito di cittadinanza a queste famiglie? Gli italiani, ovviamente, con perdita di competitività visto che più tasse = prezzi più alti (e salari più bassi) = chiusure, con massimo godimento della Germania, nostro competitor (ma nazione considerata “blasonata” dalle élites), con formazione di altra disoccupazione fino al collasso, fino al “default tecnico” cioè alla ristrutturazione del debito (significa che ci toglieranno almeno il 30-40% dei nostri risparmi).Dal punto di vista delle élites, non avrà senso neanche ragionare in termini di “soldi”, visto che per loro non sono un limite; le restrizioni saranno in termini di potere-dominio sui cittadini, di libertà civili negate. Ecco spiegato perché gli Stati stanno avviandosi repentinamente verso una forma di società simil-cinese, dove la massa scivolerà verso una maggiore ignoranza e sottomissione (vedrete come crollerà il livello dei laureati). Prima, però, in Italia innalzeranno l’età pensionistica, l’Iva, il costo della benzina, del gas, della luce; abbasseranno le pensioni future e, collaborazionisti, svenderanno a Germania e Cina assets strategici come i nostri porti; ci spingeranno a non avere più soldi da parte e… case di proprietà (le tasse sui patrimoni le porterà il Mes)! Questa è la vera “Via della Seta” verso cui siamo incamminati, e dove nessun governo stabile mentalmente si indirizzerebbe.Va detto che, nonostante lo scenario che ci attende dietro l’angolo e nonostante che non ci sia niente di offensivo nel diffondere qualche base di macroeconomia, esistono eserciti di mascalzoni che credono di essere furbi nel sostenere che vivere di sussidi equivalga ad uguaglianza… No! Equivale a stupidità, a personalità che non si forgiano, vuote e manipolate, ad essere tutti schiavi di un emolumento pubblico, perciò ricattabili da chi lo eroga: lo Stato (a sua volta in ginocchio di fronte alle lobbies). E questo si vede già con il discorso del vaccino Pfizer che, pur non essendo stato sperimentato a dovere, sarà imposto in modo coercitivo ai dipendenti pubblici pena la fine, mediante licenziamento, del salario, quello dovuto a una vita di lavoro e nobili sacrifici (non stando sul divano).Capite perché i vari politici che, di fronte a questa situazione di portata criminale, globale e senza precedenti, scrivono post Fb contro questioni secondarie come Renzi, contro “Abberluscono”, contro i Benetton, su De Luca che fa il vaccino, ci stanno prendendo per il sedere? Ci stanno distraendo da qualcosa di epocale e criminale, in attesa di (riprovare a) “canalizzarci”, come ha fatto Beppe Grillo. Quando tutti i puntini saranno uniti e apparirà la vera miseria, quella nera, a quel punto le élites (così brave a rimanere invisibili), cercheranno semplicemente di far ricadere la colpa sui soliti politicanti o magari sui cittadini. Mi spiace, ma io su questa strada non seguo Alessandro Di Battista (non me ne voglia Otto Bitjoka, massimo esponente nel paese sulle tematiche migratorie e amico personale). E anzi lo sfido a pubblicare sulla sua bacheca il mio pezzo, visto che glielo invierò privatamente come faccio da molti mesi. Può prenderne le distanze, ma lo pubblichi: voglio vedere se ha il coraggio di far conoscere tutto questo ai tanti che lo leggono e ai media che lo tampinano (che sanno, ma non dicono).Per fare una battuta (è una battuta) credo che Di Battista pubblicherebbe volentieri questo articolo, parlo di Vittorio… Il figlio invece deve diventar capo tra i capi del M5S, non può permettersi di fare cazzate, destabilizzando i suoi equilibri interni e mettendosi contro i veri poteri forti… Sia chiaro, io considero Alessandro il più grande comunicatore politico in Italia, e per questo, un po’, ancora lo ammiro. Solo “un po’” però, perché Renzih, Berlusconih, Abbenettonh, Salvinih, sono tematiche che scaldano l’hooligan grillino ignorante (“basta, me dieno er reddito”) ma non rispettano chi ha più di un neurone. Non credo nemmeno che il M5S abbia un futuro così radioso, lungo questo ridicolo sentiero. E mi spiace, perché nel mio piccolo avevo provato, recentemente, a cambiare questo declino col MeetUp ortodosso locale. Mi fa male ammetterlo, ma a questo punto, ormai, il 5S può essere solo interpretato come posto di lavoro di chi ci mangia sopra o di chi aspira a dirigerlo dopo aver fatto come Ponzio Pilato di fronte allo scandalo del Mes, come un Di Maio qualsiasi: «Lo abbiamo approvato ma non lo attiviamo, perché fa schifo», la logica inoculabile solo nei minus habens (col 15% non saranno più decisivi)…Venite, signore e signori, vieni anche tu con…loro! I grillini sono ormai il “poliziotto buono” delle élites, mentre il “poliziotto cattivo” delle élites sarà chi il Mes lo attiverà. Stucchevole da parte del M5S anche il continuo parlare di “lavoro smart” cioè online (ditelo a docenti e genitori cosa ne pensano…) e fare i fumosi con “l’ambienteh”, quando la gente sta fallendo. Sveglia! Non siamo 60 milioni di massoni con i capitali in banca! Ps: in estate sono stato aggredito da trolls-haters di vario tipo perché indicavo come soluzione l’immunità di gregge, visto che il virus nella stagione calda aveva perso, come prevedibile, carica virale (carica virale bassa, ovvero: le particelle virali sono meno contagiose e meno letali), e ciò era dimostrato anche sperimentalmente. Sostenevo che questa strada potesse rivelarsi utile in inverno, quando il Sars-Cov-2 poteva tornare alla carica! Sarebbe stata una soluzione lungimirante, coraggiosa, sacrosanta dal punto di vista della micro-biologia di popolazione, seppur comprensibilmente inquietante dal punto di vista del singolo cittadino; purtroppo viviamo in un paese dove il presidente del Consiglio, il Cts e il ministro della salute godono di una immunità (alla legge) insensata, con il primo che passa il tempo ad inebriarsi dei propri monologhi tra la “brillantina casalina” sui capelli e il fazzolettino nel taschino. A marzo, follemente, i nostri governanti hanno proibito le autopsie, quando è noto che i virus, al contrario dei batteri, muoiono quando muore il paziente (l’ospite). Le autopsie avrebbero svelato che intubare equivaleva a uccidere, perché il problema non era la polmonite ma i coaguli: si sarebbero salvate decine di migliaia di pazienti.Viene da chiederci se politici, governanti, staff pagati anche un milione di euro, sempre attivi con le loro propaggini a fare i trolls-manganellatori sui social, nonostante ci siano di mezzo vite umane, un domani, se cambierà il vento, non verranno individuati, incarcerati e condannati al sequestro di ogni bene fino alla terza generazione (la Rete salva tutti i dati).Devo ammettere che, nel deserto mentale italiano, richiesto e ottenuto, di generazione in generazione, dall’establishment elitario (non è colpa dei cittadini), quando ho informato sul perché i tecnici economici alla Monti imponessero leggi economicamente illogiche pro banchieri, ho avuto meno difficoltà rispetto all’attuale, identica, dinamica. Il Cts, i tecnici messi dal governo, rispondono altrettanto alle multinazionali (farmaceutiche, in questo caso) loro padrone, e non alle persone comuni, ma hanno dalla loro parte un livello di terrore (morire di Covid) che i banchieri non avevano.Intanto, in questo contesto, il premier dei monologhi, colui che da quando “esiste” non ha mai accettato un contraddittorio, ha trovato il tempo, col favore delle tenebre (le Tv, strategicamente, parlano solo del virus e quindi non informano, impedendo così il controllo democratico dei cittadini su chi governa) di approvare una legge che depenalizza il peculato del suocero (ma tranquilli, gli ha fatto scudo Franceschini) e con un cavillo ha risparmiato, sempre al suocero e sempre per la stessa vicenda, di pagare 6 milioni di multa (ed anche qua Franceschini, in odore di Quirinale, si è preso stranamente la colpa). Allo stesso modo per la “vicenda Iene/scorta per la fidanzata” indovinate chi si è assunto la responsabilità di conoscere il numero ed averla chiamata tale scorta? Il bottegaio! Conte è un uomo santo, vergine di ogni peccato, ci mancherebbe altro. Lo so, sono tutti concetti scomodi, denunciarli equivale a tagliarsi delle strade, ma per fortuna sono schiavo solo di chi mi impone di dire la verità e di non seguire l’interesse accodandomi quando conviene: schiavo della mia coscienza. Ovviamente invito non solo Dibba ma anche i lettori a diffondere, a condividere questo pezzo; ad invitare, importantissimo stavolta, alla consultazione dei link interni ad esso; secondo me, se il 30% degli italiani mettesse gli occhi sopra questi fatti (e i fatti non sono opinioni) avverrebbe una bella rivoluzione (culturale). E non intendo quella che ci prometteva il comico…(Marco Giannini, “Grande Reset delle élite e territorializzazione mancata della risposta al Covid-19: caro Di Battista ti sfido a pubblicarmi!”, 31 dicembre 2020).I virus non sono yogurt, non scadono: eppure li stiamo spalmando su più anni, come stracchino. I lockdown sono inutili, dal punto di vista della salute pubblica, perché quando riapri il virus riparte. Siamo circa 60 milioni e, a forza di lockdown e riaperture, al ritmo di 3 milioni di positivi l’anno, serviranno 15-20 anni per ottenere immunità di gregge. E’ un meccanismo che rallenta la diffusione del Covid senza però fermarla. E purtroppo, già adesso, la vera emergenza di cui nessuno ovviamente parla è quella economica. Questo lasso di tempo non possiamo permettercelo: senza economia, non esiste neanche sanità. Va detto che ogni anno, nei mesi invernali, i virus influenzali intasano le terapie intensive. E il lockdown, da questo punto di vista, può servire a contenere questa problematica. Tuttavia otterremmo il medesimo risultato se Conte e il Cts (Comitato Tecnico-Scientifico) territorializzassero la risposta. Purtroppo questi “eletti da nessuno”, si rifiutano assurdamente di farlo, sin dall’estate scorsa. In estate hanno preferito mascherarsi dietro la retorica dei monopattini, con il ministro Speranza che, nel suo libro, millantava di avere sconfitto il Covid-19: in autunno ha scelto di non farlo uscire nelle librerie…
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Governo con Silvio, i 5 Stelle pronti a mollare Conte e il Pd?
Ormai è questione di giorni, forse ore: Renzi staccherà la spina al governo, lo sanno i bene informati e anche i più distratti, visto che Matteo il fiorentino lo ripete ogni giorno, più volte al giorno. Nei palazzi della politica pochi mostrano nervosismo: la Camera sbocconcella gli ordini del giorno della finanziaria, il Senato si prepara a farlo, nessuno sente sul collo il fiato delle elezioni anticipate. Conte è preoccupato, si sa: la vittima designata è lui. Stranamente è preoccupato anche il Pd, subito tuffatosi nell’invocazione di improbabili elezioni anticipate. A sorpresa il centrodestra è più pacioso, anzi Salvini annuncia che sarà il centrodestra a formare un nuovo governo in caso di crisi. Un governo di centrodestra? E con quali numeri? Il vecchio cronista sospetta il bluff di Salvini, ma sorprendentemente raccoglie solo conferme: sono almeno 15 i senatori pentastellati pronti al “gran salto”.E un deputato vicinissimo a Di Maio spiattella una scomoda verità: «Non sono dissidenti, sono avanguardie, alla fine anche il ministro degli esteri sarà della partita, in prima persona». E non parliamo di Renzi: pur di ottenere lo scalpo dell’odiato Conte, Renzi porterà la sua Italia viva nel governone definibile come “tutti insieme tranne il Pd”. E chi mai guiderà un governo formato dal centrodestra, dai 5 Stelle e da Renzi? L’unico a sbilanciarsi è Salvini, consapevole di non poterci provare in prima persona: «A guidare il governo sarà un imprenditore», così ha detto il Capitano in un paio di interviste. Quale imprenditore, di grazia? Uno senza grilli per la testa, tanto per cominciare: la sua funzione sarebbe solo di far durare la legislatura e permettere a Matteo Salvini di rifarsi il trucco per la corsa del 2023. E ovviamente il maquillage a Salvini riuscirà meglio tornando alla guida del ministero degli interni.Rimane da trovare un imprenditore disposto a guidare un governicchio mascherato da solidarietà nazionale, senza montarsi la testa e facendo da mallevadore a tutti gli aspiranti alla successione. Chi se non Silvio Berlusconi? I pochi che lo vedono lo descrivono pronto a sfuggire al controllo della figlia Marina per formare il suo quinto governo. Già, Berlusconi, chi l’avrebbe mai detto? Eppure tutti gli indizi portano a lui: imprenditore, accettabile per Salvini e Meloni, non sgradito a Renzi. E i 5 Stelle? Il nostro interlocutore pentastellato sorride: «Abbiamo accettato di peggio, al massimo ci spaccheremo ma sopravviveremo tutti». Con quest’aria a Montecitorio, ben si capisce perché il vecchio Silvio sfoggia di nuovo sorrisoni nelle interviste: gli rimane solo da spolverare l’ultima grisaglia presidenziale, sempre che i chili natalizi gli permettano di entrarci.(Vincenzo Paolo Cappa, “Rumors dal palazzo: via Conte, Berlusconi premier del nuovo ‘governone’, senza Pd”, dal “Sussidiario” del 28 dicembre 2020).Ormai è questione di giorni, forse ore: Renzi staccherà la spina al governo, lo sanno i bene informati e anche i più distratti, visto che Matteo il fiorentino lo ripete ogni giorno, più volte al giorno. Nei palazzi della politica pochi mostrano nervosismo: la Camera sbocconcella gli ordini del giorno della finanziaria, il Senato si prepara a farlo, nessuno sente sul collo il fiato delle elezioni anticipate. Conte è preoccupato, si sa: la vittima designata è lui. Stranamente è preoccupato anche il Pd, subito tuffatosi nell’invocazione di improbabili elezioni anticipate. A sorpresa il centrodestra è più pacioso, anzi Salvini annuncia che sarà il centrodestra a formare un nuovo governo in caso di crisi. Un governo di centrodestra? E con quali numeri? Il vecchio cronista sospetta il bluff di Salvini, ma sorprendentemente raccoglie solo conferme: sono almeno 15 i senatori pentastellati pronti al “gran salto”.
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Conte ha fallito in tutto, economia e Covid. Tocca a Draghi
E’ difficile dire se questa sorta di verifica di governo avrà buon esito: la situazione è molto fluida e nel frattempo è emersa una novità rappresentata dalla disponibilità espressa sia da Salvini che da Berlusconi al sostegno di un nuovo esecutivo. Del resto vi sono almeno tre segnali sull’inadeguatezza di quello attuale. Il primo riguarda la fallimentare gestione della pandemia. Non solo per come si è arrivati impreparati alla seconda ondata e come si è ancora ondivaghi sulle restrizioni relative ai giorni festivi, ma anche per come si sta predisponendo il piano di vaccinazioni anti-Covid. Al di là della campagna di comunicazione con la primula e i padiglioni nelle piazze ideata da Boeri, non sappiamo molto dei più cruciali aspetti organizzativi. Per fare un esempio, non sappiamo, visto che non c’è alcuna legge al riguardo, se in questa situazione di emergenza si possa procedere con contratti senza gare di appalto o meno. Come si assumeranno le persone che dovranno fare i vaccini? Si useranno le procedure lente e complicate o saranno invece rapide? Il secondo segnale è lo spettro di un’imposta patrimoniale.Forse non è ben chiaro, l’effetto a catena dannoso che può avere l’emendamento alla legge di bilancio targato Leu-Pd. Per non superare la soglia oltre la quale si verrebbe tassati, infatti, si sarà portati a trasformare parte dei depositi bancari in spese o forme di investimento come polizze, oppure a vendere immobili, il cui valore potrebbe quindi scendere. In entrambi i casi a risentirne, in un momento già per loro non facile, sarebbero le banche, visto che hanno molti immobili come garanzia. Questo pericolo andrebbe subito sventato. Il terzo segnale è l’uso delle risorse del Recovery Fund. Al di là dello scontro sulla “cabina di regia”, il vero punto critico è che il governo prevede di usare molte risorse per finanziare progetti già esistenti, non per avviarne di nuovi. Un uso sostitutivo delle risorse, quindi, per risparmiare sugli interessi, ma che riduce il potenziale di crescita del paese che si avrebbe usando i fondi per investimenti aggiuntivi. Questi tre che ho elencato sono elementi validi per chiedere che ci sia un nuovo governo, frutto di una sorta di “ribaltone”, che si avrebbe anche per quel che riguarda l’elezione del nuovo capo dello Stato. Forza Italia e Lega, del resto, sono forti anche nelle Regioni, le quali hanno un ruolo in questa votazione.Oltre a Lega e Forza Italia, chi dovrebbe far parte della nuova maggioranza? Credo che l’idea possa essere quella di spostare il baricentro dell’attuale maggioranza più al centro. Chiaramente i 5 Stelle, che si stanno già spappolando, non ci sarebbero tutti, e forse non ci sarebbe nemmeno Leu. Si potrebbe creare una coalizione tra i partiti “produttivisti”. Il nuovo esecutivo potrebbe avere un sostegno anche dai sindacati, più da Cisl e Uil che dalla Cgil. Non capisco perché la Meloni sia così contraria all’ipotesi di un nuovo governo. In questo modo si isola, come del resto sta facendo a livello europeo il Partito dei conservatori e riformisti, di cui è presidente. Questo governo sicuramente resterebbe in carica per tutto il 2021, visto che inizierà anche il semestre bianco. Credo che dopo l’elezione del capo dello Stato sarebbe quasi naturale arrivare fino al 2023. Secondo me, è un governo che può condurre il paese alle elezioni a fine legislatura, e che al Quirinale riconferma Mattarella oppure elegge una figura di centrodestra.Se in questo Governo ci fossero il Pd, Italia Viva e Forza Italia, la Lega non sarebbe predominante. E poi vi sono diversi esponenti del Carroccio che non verrebbero certo malvisti dall’Europa, come Giorgetti e Zaia. Chi sarebbe il premier? Chiaramente dovrebbe essere una personalità terza, esterna ai partiti, e non si potrebbe trattare più di Conte. Inoltre, dovrebbe essere in grado di dialogare con l’Ue per due temi in particolare che stanno a cuore a Bruxelles: che l’Italia faccia bene la campagna vaccinale anti-Covid; che le risorse del Recovery Fund vengano usate bene. L’unico nome che riesco ad associare a questo profilo è quello di Draghi, ma non so se sarebbe disponibile. In alternativa va scelta una personalità carismatica del mondo manageriale-industriale. La scelta deve essere tra un leader operativo oppure tra un mediatore, capace di far convivere anime della maggioranza piuttosto variegate.(Francesco Forte, dichiarazioni rilasciate a Lorenzo Torrisi per l’intervista “Dai vaccini al Recovery, ora all’Italia serve il governo Draghi”, pubblicata dal “Sussidiario” il 15 dicembre 2020. Francesco Forte è stato ministro delle finanze e delle politiche comunitarie).E’ difficile dire se questa sorta di verifica di governo avrà buon esito: la situazione è molto fluida e nel frattempo è emersa una novità rappresentata dalla disponibilità espressa sia da Salvini che da Berlusconi al sostegno di un nuovo esecutivo. Del resto vi sono almeno tre segnali sull’inadeguatezza di quello attuale. Il primo riguarda la fallimentare gestione della pandemia. Non solo per come si è arrivati impreparati alla seconda ondata e come si è ancora ondivaghi sulle restrizioni relative ai giorni festivi, ma anche per come si sta predisponendo il piano di vaccinazioni anti-Covid. Al di là della campagna di comunicazione con la primula e i padiglioni nelle piazze ideata da Boeri, non sappiamo molto dei più cruciali aspetti organizzativi. Per fare un esempio, non sappiamo, visto che non c’è alcuna legge al riguardo, se in questa situazione di emergenza si possa procedere con contratti senza gare di appalto o meno. Come si assumeranno le persone che dovranno fare i vaccini? Si useranno le procedure lente e complicate o saranno invece rapide? Il secondo segnale è lo spettro di un’imposta patrimoniale.
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Renzi, l’azzardo: negare a Conte i pieni poteri sul Recovery
Stavolta Matteo Renzi vestirà i panni del Rottamatore, mandando il mal sopportato Conte, o invece indosserà quelli del Bomba, che la spara grossa ma poi non esplode mai il colpo mortale? Se lo domanda il direttore di “Libero”, Pietro Senaldi, di fronte all’escalation polemica di Renzi nei confronti di Conte, anche all’indomani del voto sul Mes al quale si sono piegati i grillini, tradendo anche l’ultima delle loro promesse (ostacolo superato in aula anche grazie alle provvidenziali assenze dei parlamentari di Forza Italia). Ricapitolando: sarà Renzi a licenziare Conte? «La politica gira intorno a tale amletico interrogativo, e ormai lo farà almeno fino a gennaio inoltrato». Prima di allora, ricorda Senaldi, c’è da approvare la legge di bilancio, evitare figuracce in Europa e tenere gli italiani in casa a Natale, scopo per il quale è necessario che la maggioranza conservi un minimo di contegno. «Se si fa vedere infatti ai cittadini che i governanti pensano prima alle beghe loro che al paese, poi chiedere e ottenere rigore e disciplina dalla gente diventa complicato». Conte è volato a Bruxelles forte del successo incassato alle Camere, «dove quasi tutto il gregge è rientrato all’ovile: i voti dei grillini dissidenti sono stati ampiamente compensati dalle assenze tattiche dei berlusconiani, più numerose dei parlamentari pentastellati anti-governo».Dopo che i 5 Stelle hanno approvato persino il Mes, «il trattato Ue contro il quale hanno combattuto da sempre, è ancora più evidente che i problemi al premier non verranno dalla banda di Di Maio, bensì dai renziani». Anche Italia Viva ha votato il sì al trattato, consentendo a Conte di «portare in dono alla Merkel e l’ennesimo atto di sottomissione dell’Italia». Ma non è sul Mes che Renzi gioca la sua partita, charisce Senaldi: quello che interessa all’ex premier (e anche al Pd) è sapere chi gestirà i soldi del Recovery Fund per la ripartenza post-Covid. «Si parla di 209 miliardi, anche se 87 in realtà sono già spariti», perché il governo ha deciso di destinarli a progetti già in cantiere, che inizialmente si pensava di finanziare coi titoli di Stato. «Saranno pagati dal Recovery, in un’operazione che sostituisce il debito con il mercato con quello con la Ue». La torta resta comunque ghiotta, osserva Senaldi: ed è normale, come predisse il vicepresidente del Pd, Orlando, che in tanti ci vogliano mettere le mani. «Quelle più lunghe e rapaci appartengono al premier», sostiene sempre il direttore di “Libero”. «Giacché non si fida, né umanamente né tecnicamente, della maggioranza che lo sostiene, Conte vuol gestire il malloppo come una sorta di monarca».Conte infatti vorrebbe agire in solitaria, «coadiuvato da sei viceré di sua nomina e un codazzo di trecento esperti, tutti rigorosamente fuori dai partiti, i quali sarebbero rappresentati solo dai ministri economici Gualtieri (Pd) e Patuanelli (M5S) nel ruolo di attendenti del grande capo». Ovvio che Renzi si ribelli: le sue ministre minacciano le dimissioni. «Ma lui stesso si è speso, riservando al premier l’insulto per lui peggiore, quello di voler fare come Salvini, mirando ai pieni poteri». La questione, ora – aggiunge Senaldi – è se il Rottamatore terrà il punto o, come fatto altre volte, lascerà che lo scontro finisca a tarallucci e vino. «L’intenzione del premier di risolvere il problema con un accordo di massima per presentarsi dalla Merkel con una situazione di pace è franata». Il braccio di ferro si annuncia ancora lungo: «L’avvocato pugliese vuole escludere i partiti perché teme l’immobilismo. La maggioranza sta in piedi con lo scotch, unita solo dal timore del voto anticipato. Sconta il peccato originale di essere nata non da un progetto politico comune, ma solo come un’alleanza di fortuna per fermare il centrodestra. Conte ne ha beneficiato, ma ora ne paga il prezzo: l’immobilismo che lo ha retto, adesso lo affonda».Circola con insistenza «la voce che sia stata l’Europa, a indirizzarlo verso la scelta dei super-commissari che di fatto esautorano Parlamento e governo». Ed è proprio per questo – ragiona Senaldi – gli è difficile tornare indietro: «Anche perché, se lo fa, si mostra ai partiti debole come non mai». Dall’altra parte c’è Renzi, «che dopo essersi inventato il Conte-bis non può accettare di fare solo lo spettatore». L’ex premier conosce le piaghe dove rigirare il coltello: «Denuncia le forzature della Costituzione operate dal presidente del Consiglio in senso autoritario ed è tornato aggressivo nell’inchiodare Palazzo Chigi alle sue responsabilità nella disorganizzazione con la quale è stata gestita la pandemia. È arrivato anche ad accusare il capo dell’esecutivo di spargere terrore tra la gente, attraverso i suoi scienziati di fiducia, al Comitato Tecnico Scientifico e fuori». Tutte argomentazioni sensate, osserva Senaldi, che non a caso arrivano ora: evidentemente, il leader di Italia Viva non crede alle ventilate minacce di un voto anticipato, in caso di crisi di governo. E’ convinto che, piuttosto che portare l’Italia alle urne, alla fine il capo dello Stato sarebbe disposto ad accettare soluzioni abborracciate.Stavolta Matteo Renzi vestirà i panni del Rottamatore, mandando il mal sopportato Conte, o invece indosserà quelli del Bomba, che la spara grossa ma poi non esplode mai il colpo mortale? Se lo domanda il direttore di “Libero“, Pietro Senaldi, di fronte all’escalation polemica di Renzi nei confronti di Conte, anche all’indomani del voto sul Mes al quale si sono piegati i grillini, tradendo anche l’ultima delle loro promesse (ostacolo superato in aula anche grazie alle provvidenziali assenze dei parlamentari di Forza Italia). Ricapitolando: sarà Renzi a licenziare Conte? «La politica gira intorno a tale amletico interrogativo, e ormai lo farà almeno fino a gennaio inoltrato». Prima di allora, ricorda Senaldi, c’è da approvare la legge di bilancio, evitare figuracce in Europa e tenere gli italiani in casa a Natale, scopo per il quale è necessario che la maggioranza conservi un minimo di contegno. «Se si fa vedere infatti ai cittadini che i governanti pensano prima alle beghe loro che al paese, poi chiedere e ottenere rigore e disciplina dalla gente diventa complicato». Conte è volato a Bruxelles forte del successo incassato alle Camere, «dove quasi tutto il gregge è rientrato all’ovile: i voti dei grillini dissidenti sono stati ampiamente compensati dalle assenze tattiche dei berlusconiani, più numerose dei parlamentari pentastellati anti-governo».
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Della Luna: brevetti già dal 2006 per vaccinare i “Covidioti”
A furia di lockdown e di paura alimentata dalle istituzioni col gonfiare il numero dei morti e col nascondere i veri dati (quasi nessuno muore di Covid-19, l’età media dei morti è 82 anni – Istituto Superiore di Sanità), il popolo è stato portato ad agognare il vaccino per esasperazione e senza pensare. Eppure ci sarebbe molto, su cui riflettere. Voci insistenti, ovviamente dichiarate ‘fake’, di un brevetto americano (US7888102B1-2[i]) per il Covid-19 nel 2006, e anche di uno europeo per il suo vaccino (EP 3172319B1) – controllate voi stessi! – entrambi legati a Pfizer, Glaxo, Gates, Pirbright Foundation, che ritroviamo con l’Oms e lo Usaid nel famoso laboratorio di Wuhan. Un forte dubbio che tutto sia stato programmato oltre 10 anni fa, che tutto si svolga come da copione. Un vaccino dagli ignoti effetti collaterali, perché non testato: ci vorrebbero 10 anni per quelli normali, ma questo è il primo che agisce su Rna e Dna, modifica il nostro Dna in modo che produca le proteine del virus, che scatenano le difese immunitarie contro di noi – un alto rischio di autodistruzione, secondo alcuni medici. E diversi esperti, persino Burioni, ammettono che non se lo inietteranno o aspetteranno un anno (intanto si vedrà che cosa succede a chi lo riceve).Il rischio primario sono malattie degenerative, tumori e demenze in testa, nonché autoimmuni – un rischio che si potrà verificare solo fra 10 anni: è una vaccinazione sperimentale, proibita dal Trattato di Norimberga. Un pensiero unico, o storytelling, obbligato e difeso con la censura e l’oscuramento del dissenso: da radiazioni ai medici che parlano; da una classe di scienziati che, per i fondi e per la carriera, dipendono da Big Pharma; dalla grande finanza; dalla politica; dal militare. Quindi non sono indipendenti né affidabili. Non disponiamo di esperti indipendenti dal business. Dobbiamo perciò valutare e decidere in base alle nostre capacità personali. Una classe politica che vive di corruzione e un’industria farmaceutica abituata a corromperla per guadagnare (De Lorenzo, Poggiolini – ricordate?) e con una lunghissima fedina penale (anche per stragi compiute con vaccini), che non esiterebbe, per lucro, a sabotare la salute della gente onde aumentare gli acquisti di farmaci, e a pagare i parlamentari per rendere i vaccini obbligatori per legge.Un Parlamento che non rappresenta più l’elettorato e ha sospeso la Costituzione, che appoggia golpe governativi a ripetizione, dominato da un partito, il M5S, che conserva la poltrona facendo il contrario di ciò che aveva promesso per farsi eleggere, e da un altro, il Pd, storico braccio politico del capitalismo finanziario globale e predatore; due partiti pronti a togliere diritti costituzionali a chi non si lascerà vaccinare. Un popolo ancora ignaro del disastro economico che lo aspetta in primavera, e in gran parte ormai ammaestrato con la paura e con l’inganno a richiudersi in casa a comando, come le galline, rinunciando ai diritti fondamentali civili e politici e al principio di legalità, per non parlare della dignità. Un mondo che scoppia di inquinamento e di sovrappopolazione, con un’economia automatizzata e finanziarizzata che ha bisogno di sempre meno gente come lavoratori e consumatori, e non sa dove mettere i disoccupati. Se la popolazione va ridotta, allora meglio eliminare chi si vuole vaccinare… Confesso che quello sopra era il mio pensiero finché non ho ascoltato governi seri, come quello britannico, quello giapponese, quello statunitense, dichiarare ufficialmente di aver accertato che i vaccini sono efficaci e persino innocui. Non è la parola di Faraone o Speranza o Conte: ora possiamo fidarci, quando verrà il nostro momento di subire la vaccinazione.(Marco Della Luna, “Covidioti di tutto il mondo, vaccinatevi!”, dal blog di Della Luna del 4 dicembre 2020).A furia di lockdown e di paura alimentata dalle istituzioni col gonfiare il numero dei morti e col nascondere i veri dati (quasi nessuno muore di Covid-19, l’età media dei morti è 82 anni – Istituto Superiore di Sanità), il popolo è stato portato ad agognare il vaccino per esasperazione e senza pensare. Eppure ci sarebbe molto, su cui riflettere. Voci insistenti, ovviamente dichiarate ‘fake’, di un brevetto americano (US7888102B1-2[i]) per il Covid-19 nel 2006, e anche di uno europeo per il suo vaccino (EP 3172319B1) – controllate voi stessi! – entrambi legati a Pfizer, Glaxo, Gates, Pirbright Foundation, che ritroviamo con l’Oms e lo Usaid nel famoso laboratorio di Wuhan. Un forte dubbio che tutto sia stato programmato oltre 10 anni fa, che tutto si svolga come da copione. Un vaccino dagli ignoti effetti collaterali, perché non testato: ci vorrebbero 10 anni per quelli normali, ma questo è il primo che agisce su Rna e Dna, modifica il nostro Dna in modo che produca le proteine del virus, che scatenano le difese immunitarie contro di noi – un alto rischio di autodistruzione, secondo alcuni medici. E diversi esperti, persino Burioni, ammettono che non se lo inietteranno o aspetteranno un anno (intanto si vedrà che cosa succede a chi lo riceve).
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Natale negato, Magaldi: scandaloso, il silenzio della Chiesa
C’è qualcosa di oscuro e profondo che aleggia su di noi, se si arriva a “negare” persino il Natale (niente messa di mezzanotte, vietati i raduni familiari fuori dal Comune di residenza). Peggio ancora: il Vaticano tace, la Cei non protesta. «La Chiesa cristiana, nella sua storia, è stata anche eroica: ha avuto martiri sbranati dai leoni. Dov’è finito, adesso, quel coraggio?». Gioele Magaldi, autore del bestseller “Massoni” – straordinaria rivelazione sul ruolo del back-office del potere, che oggi qualcuno chiama Deep State – denuncia il mutismo dell’alto clero cattolico di fronte al Natale 2020 “silenziato” da Conte con l’alibi della pandemia. Cattolico lui stesso, anche se “eretico”, Magaldi prende nota: è come se venisse colpita, anche simbolicamente, la valenza archetipica del Sol Invicuts, la “rinascita cosmica” emblematizzata dalla stessa, potente figura del Cristo, ovvero dalla celebrazione cristiana della natività. Come se “non dovessimo” risorgere, neppure noi, dalle tenebre nelle quali siamo stati sprofondati, da ormai quasi un anno? E’ un messaggio anomalo e sinistro (una specie di resa), quello convalidato da Bergoglio e dai sui vescovi: dovremmo dunque fingere di credere che è meglio stare chiusi in casa «ancora per settimane e mesi, forse per anni, magari per sempre», nell’attesa di uno strano messia – non esattamente cristiano – come il mitico vaccino, presentato come unica soluzione di un problema ingigantito in modo orwelliano?I fatti sono sotto gli occhi di tutti, nonostante la grancassa terroristica dei media mainstream, fondata su dati non trasparenti: per la prima volta nella storia, il mondo è stato paralizzato da un virus influenzale pericoloso, ma la cui letalità non supera lo 0,3%. Un virus che comunque colpisce essenzialmente persone anziane e già prostrate da gravi malattie. Le terapie ormai esistono, per trasformare il Covid in una patologia controllabile da casa, con opportuni farmaci. Ma si continua a fingere di avere di fronte l’Ebola, la peste bubbonica. Si sperava che “passasse”, come un temporale, dopo la drammatica primavera 2020. Così non è stato: in un paese sanitariamente disastrato, con un governo incapace e senza più una medicina territoriale all’altezza della situazione, gli ospedali sono tornati inevitabilmente ad affollarsi, nel corso dell’autunno. E ora, che cosa si ripropone? Le stesse misure (fallimentari) che non hanno eliminato il problema nei mesi precedenti. Fermare l’economia, chiudersi in casa: ma in attesa di che cosa, visto che il virus ha l’aria di essere diventato endemico?L’unica certezza, infatti, riguarda le conseguenze catastrofiche dei lockdown, del coprifuoco, delle zone rosse: l’economia sta crollando, il debito pubblico rischia di esplodere per via dei sussidi (comunque insufficienti) e della cassa integrazione (erogata spesso in scandaloso ritardo). L’Italia, poi, vanta veri e propri record: tra i grandi paesi, è quello più colpito. Registra la peggior performace economica e il più alto numero di vittime. Un fallimento cocente, quello italiano. Il governo più severo e inflessibile coi cittadini è anche quello che sta collezionando i risultati peggiori, in ogni campo: il rigore psico-panico del distanziamento affonda il Pil, disastra interi comparti economici, mette in pericolo la sicurezza sociale ma anche la salute, non garantendo più la giusta assistenza ai pazienti affetti da malattie gravi (cardiologiche, oncologiche) e senza nemmeno riuscire ad alleggerire il pesante bilancio della catastrofe Covid, che vede l’Italia tra i paesi meno efficaci nel contrastare le conseguenze peggiori del virus.La cosa sconcertante, osserva Magaldi, è che un vasto strato della popolazione si sia sottomesso ai diktat, senza protestare: a che serve stare a casa, ancora, se poi – finito il lockdown – i contagi torneranno a salire? Non è già abbastanza evidente il fatto che il distanziamento non può essere la soluzione? Lo dimostrano paesi come la Svezia: niente coprifuoco, verso un’immunità di gregge da raggiungere velocemente. Lo affermano anche i maggiori epidemiologi, quelli che hanno contastrato l’Ebola e che – insieme a decine di migliaia di medici – hanno sottoscritto la Dichiarazione di Great Barrington: dall’incubo Covid si esce in un solo modo, e cioè contagiandosi. In altre parole: secondo quei luminari occorre avere più contagi (non meno) per consentire al virus di adattarsi al nostro organismo e diventare gradualmente inoffensivo. Si tratta insomma di accettare un rischio ragionevole (e comunque inevitabile, come ben si vede anche in Italia), dopo aver messo in sicurezza gli anziani e i malati gravi – quelli sì, da isolare strettamente, in attesa che la situazione migliori. E invece no: si continua a fare la guerra ai contagi (distanziamento, mascherine) come se servisse a qualcosa.Una parte della popolazione, nel frattempo, è come impazzita: manipolata dalla politica e dai media, teme il ruolo degli “untori” e contribuisce così alla disgregazione della società, della scuola, del lavoro e dei redditi, cominciando dal turismo e dal commercio. «A chi ha paura, io dico: stia a casa. Ma non pretenda di rinchiudere chi invece accetta di essere contagiato, e quindi poi immunizzato, come in tutte le epidemie della storia». Gioele Magaldi è battagliero: il Movimento Roosevelt, di cui è presidente, assiste da mesi – in modo gratuito – i cittadini colpiti da sanzioni ingiuste: gli avvocati del Sostegno Legale impugnano le multe, «che non saranno pagate mai, visto in carattere illegittimo dei Dcpm». Non solo: i “rooseveltiani” hanno anche stoppato, insieme ai medici, la folle imposizione del vaccino antinfluenzale pretesa nel Lazio da Zingaretti, ma annullata dal Tar. A proposito: Zingaretti ha fatto spendere al Lazio 14 milioni di euro per mascherine mai consegnate, e poi – insieme alla Calabria – ha speso 118 milioni di euro per vaccini contro l’influenza, che sperava di inoculare obbligatoriamente ad anziani, medici e infermieri.Un classico esempio di sottopolitica a disposizione delle grandi lobby, come quella del farmaco, che hanno bisogno di personaggi disposti a fare da apriprista, da battistrada. Il ruolo dell’Italia – cavia prescelta, in Occidente, a causa dell’inconsistenza dei suoi politici – è ormai vistosamete lampante: e ora infatti si aprirà l’analogo balletto dei vaccini, che gli stessi virologi televisivi temono, e che il “British Medical Journal” definisce prematuri, non sicuri e di efficacia non dimostrata. L’altra notizia, pessima, è lo stato narcolettico dell’opinione pubblica, letteralmente rincoglionita dalle quotidiane fake news psico-terroristiche erogate dai media e controllate, anche sul web, dal grottesco Ministero della Verità che Conte ha affidato al sottosegretario Andrea Martella, nemmeno fossimo in Corea del Nord (e senza un fiato di protesta da parte delle redazioni e degli organismi di garanzia, a cominciare dall’Ordine dei Giornalisti). “Andrà tutto bene”, recitava a marzo lo slogan perfetto della catastrofe incombente. S’è visto, infatti, quanto è andato “tutto bene”.E il peggio è che, davanti, c’è il nulla: nessuna via d’uscita, né economica né sanitaria. In pratica: una trappola micidiale, che qualcuno chiama Great Reset: un’epidemia influenzale “cinese”, prontamente dichiarata pandemica dall’Oms e usata come pretesto per disarticolare l’economia, in un sol colpo, verticalizzando il controllo socio-economico (con lo strumento della paura) su sette miliardi di esseri umani, che ora si vorrebbe sottoporre anche al dominio tecno-vaccinale universale, pena la perdita delle libertà elementari. Gioele Magaldi maneggia con cura la parola “fascismo”: allude proprio al deprecato ventennio mussoliniano il nome della Milizia Rooseveltiana, formazione destinata a mobilitarsi per risvegliare l’Italia dall’ipnosi. Le parole “milizia” e “Roosevelt” fanno a pugni, compongono un ossimoro: evocano l’attivismo battagliero per reclamare il pieno ritorno alla democrazia, «combattendo in modo nonviolento ma anche con durezza, contro il fascismo strisciante di oggi: quello vero, imposto con la sopraffazione in nome di un pericolo sanitario vergognosamente sopravvalutato per danneggiare l’Occidente e soffocarne la libertà».Fascismo? «Attenti alle parole», raccomanda Magaldi: «A dare del fascista (cioè del dittatore) a chiunque non la pensasse come loro erano i comunisti, che democratici non erano mai stati». Lo si è visto anche di recente: «Non si è esitato a evocare il fascismo, quindi il razzismo e il militarismo, anche nei confronti di Trump: ridicolo, visto che Trump è stato il meno bellicoso dei presidenti americani, avendo risolto ogni crisi con la diplomazia e senza ricorrere alle armi». Eppure, è stato attaccato anche con il teppismo (squadristico) di una organizzazione come Antifa, che pratica azioni violente (come quelle delle milizie fasciste) ma nel nome dell’antifascismo, bandiera gloriosa ma oggi abusata da fascistelli d’ogni risma. Fascio-comunisti, li definisce Magaldi. «Quale “fascismo” fa paura, oggi? Quello di minoranze testimoniali come CasaPound e Forza Nuova?». Siamo seri, per favore: che cosa sta attentando, in questo preciso istante, alla nostra libertà?Risposta facile: a metterci nei guai è l’altro “fascismo”, quello vero: tecnocratico, finanziario, politico-sanitario. E globale: «E’ un vero e proprio fascio-comunismo, che mette insieme la dittatura cinese e l’oligarchia occidentale, euro-atlantica, che sta provando a mettere fine – con l’aibi del coronavirus – alla lunga “parentesi” della democrazia, per restaurare una sorta di neo-feudalesimo, il potere assoluto dei pochi sui molti». Anche con l’aiuto del Vaticano? Dolenti note: «Alla vigilia delle presidenziali, Mike Pompeo venne a Roma per “strigliare” Bergoglio in mondovisione. La sua colpa? Aver concesso al regime di Pechino il potere di nomina dei vescovi cattolici in Cina, un paese brutalizzato dall’assenza totale di diritti». A sdoganare la Cina – come possibile modello alternativo per l’Occidente – fu la Commissione Trilaterale di Kissinger, campione della superloggia massonica “Three Eyes”, quella che progettò il golpe in Cile contro Allende (a proposito di fascismo). Per chi ancora non l’avesse capito: la “malattia” da cui siamo aggrediti non è curabile all’ospedale. E’ un morbo insidioso: sembra nuovissimo, e invece è antico. Si chiama: dittatura.«Poveri illusi, quelli che ancora adesso – dopo un anno di mostruosi sacrifici completamente inutili – tuttora sperano che basti aspettare ancora un po’, rintanati in casa, confidando che la bufera passi da sola, prima o poi». Non passerà, da sola: e non è per scansare la tempesta che siamo stati rinchiusi, maltrattati come animali d’allevamento. Oggi, il “morbo” prevede la folle clausura – teoricamente infinita, sine die – di un’umanuità imbavagliata e traumatizzata, impoverita e ridotta a gregge impaurito. Si scrive Covid, ma si legge Grande Reset: e non ha niente a che fare, con il virus “scappato” dal laboratorio di Wuhan giusto in tempo per sabotare la rielezione (scontata) di Trump, vigoroso avversario del Great Reset. A confermare la gravità della situazione, e la vastità della compromissione dei poteri coinvolti nel progetto, ecco l’inaudita arrendevolezza di Bergolio di fronte alla tesi – bugiarda, e già smentita – degli autori del piano: stiamo a casa (fino a quando?) e “andrà tutto bene”. Una menzogna epocale, capace di oscurare persino il Natale. Ora sì, siamo davvero in pericolo, se è vero che il “progetto” non si ferma davanti a niente, e pretende di privare i nonni dell’abbraccio dei nipoti anche in un giorno sacro come il 25 dicembre. Niente rinascita: è proibita, per decreto. Stavolta, l’agnello sacrificale siamo noi.C’è qualcosa di oscuro e profondo che aleggia su di noi, se si arriva a “negare” persino il Natale (niente messa di mezzanotte, vietati i raduni familiari fuori dal Comune di residenza). Peggio ancora: il Vaticano tace, la Cei non protesta. «La Chiesa cristiana, nella sua storia, è stata anche eroica: ha avuto martiri sbranati dai leoni. Dov’è finito, adesso, quel coraggio?». Gioele Magaldi, autore del bestseller “Massoni” – straordinaria rivelazione sul ruolo del back-office del potere, che oggi qualcuno chiama Deep State – denuncia il mutismo dell’alto clero cattolico di fronte al Natale 2020 “silenziato” da Conte con l’alibi della pandemia. Cattolico lui stesso, anche se “eretico”, Magaldi prende nota: è come se venisse colpita, anche simbolicamente, la valenza archetipica del Sol Invicuts, la “rinascita cosmica” emblematizzata dalla stessa, potente figura del Cristo, ovvero dalla celebrazione cristiana della natività. Come se “non dovessimo” risorgere, neppure noi, dalle tenebre nelle quali siamo stati sprofondati, da ormai quasi un anno? E’ un messaggio anomalo e sinistro (una specie di resa), quello convalidato da Bergoglio e dai sui vescovi: dovremmo dunque fingere di credere che è meglio stare chiusi in casa «ancora per settimane e mesi, forse per anni, magari per sempre», nell’attesa di uno strano messia – non esattamente cristiano – come il mitico vaccino, presentato come unica soluzione di un problema ingigantito in modo orwelliano?
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Vaccini-Covid, virologi e politici si sfilano: prego, prima voi
Tutte le misure imposte vengono applicate in basso: in alto, i potenti non vengono toccati. Prendiamo il caso dei vaccini-Covid: ora che si avvicina l’arrivo della meta fatidica, di colpo tutti quelli “al top” si tirano indietro. Fanno una retromarcia con capriole più o meno disinvolte, come del resto per gli stessi tamponi. Lo dimostra il direttore generale dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus. Era stato in quarantena e, tornato al tavolo di lavoro, ha risposto a una giornalista: «Io non ho bisogno di fare il tampone, sto bene». Attenzione: è la stessa persona che ha raccomandato test a tappeto a chiunque, sempre e comunque. Quando poi tocca a loro, allora le regole sono diverse. L’abbiamo già visto con la mascherina, quest’estate, o quando vedi Arcuri in televisione che se la toglie non appena c’è la pubblicità: quindi stava facendo una sceneggiata, a favore di telecamera. E’ sempre così, e adesso sta succedendo anche con il vaccino. E’ lunga, la lista di quelli che hanno già messo le mani avanti, dicendo: «Prima, lo facciano gli altri». Alla fine, sono comici. Il primo è stato Andrea Cristanti, che ha detto: col cavolo, che mi faccio vaccinare, prima di vedere i dati scientifici del vaccino.A Crisanti va reso omaggio: ha ribadito la sua posizione, nonostante sui media l’avessero prontamente massacrato per aver osato mettere in dubbio la fede religiosa nei vaccini-Covid. Poi c’è stato Paolo Mieli, che è andato dalla Gruber. Elegantissimo e furbissimo, non ha detto: io il vaccino non me lo faccio. Ha detto: me lo farei, perché sono anziano. Però – ha aggiunto – se fossi una persona in età di fare figli starei molto attento e aspetterei, perché tutta questa corsa al vaccino mi è parsa molto “arrembante”, senza la necessaria serietà di fondo. Quindi: si è tirato fuori, non ha detto “io no” (altrimenti lo avrebbero attaccato), però si è tolto d’impaccio. E ha menzionato il nesso tra vaccino e fertilità: argomento che la Gruber ha lasciato cadere, facendo finta di niente. Poi c’è stato lo stesso Roberto Burioni, che si è espresso nettamente in uno scambio sul web. Domanda secca: professore, oggi lei si vaccinerebbe, con Pfitzer? Risposta: «No, non conoscendo ancora i dati nel dettaglio, soprattutto sulla sicurezza».Un’altra è la virologa Maria Rita Gismondo, ospite di Paolo Del Debbio su Rete4: «Io a gennaio non mi vaccino», ha chiarito. «I vaccini che stanno per essere approvati – ha spiegato – hanno delle prove di efficacia da valutare nel tempo, sull’assenza di effetti collaterali acuti nel breve periodo». Inoltre, ha aggiunto la Gismondo, questi vaccini «possono indurre a mutazioni che possono essere viste al di là, nel tempo». Attenzione: la parola “mutazione” non era mai stata accostata ai vaccini, prima d’ora. Dunque che fare, coi primi vaccini che arriverebbero a gennaio? «Lei si vaccinerebbe?», le domanda il giornalista. Risposta secca della Gismondo: «No». Lo stesso Massimo Galli, altro virologo, ha ammesso che non possiamo escludere che ci possano essere effetti collaterali, anche tra dieci anni. L’aspetto epocale è che questo vaccino non sarebbe come gli altri: andrebbe infatti a “dialogare” con il nostro Dna. Secondo i suoi creatori, potrebbe diventare una sorta di “portale”, per poi curare anche altre malattie.Oltre al deficit tempistico relativo alla sperimentazione, infatti, ciò di cui si parla poco è proprio questo: si continua a usare la parola “vaccino” come se stessimo ancora parlando delle vaccinazioni del secolo scorso. L’antipolio, l’antivaiolosa: erano vaccini semplici, che contenevano solo l’antigene del virus per aiutare l’organismo a creare gli anticorpi. Ora invece stiamo parlando di modificare il Dna: la parola “vaccino” è sempre la stessa, ma il contenuto della fialetta è tutta un’altra cosa. A parte tutte le porcate immonde presenti nei vaccini di oggi, che non c’erano in quelli di cinquant’anni fa (come le cellule di Dna fetale abortito, presente nel vaccino contro la difterite, come dichiarato negli stessi bugiardini), ora invece si andrebbe direttamente a modificare il Dna. Cioè, si sta dicendo: noi trasformeremo voi, esseri umani, in Ogm (organismi geneticamente modificati). Questo, ci stanno facendo. Però usano la parola “vaccino”, antica, per rassicurarci.C’è una totale discrasia mentale, anche dal punto di vista sematico, nell’uso di questa parola. Bisognerebbe introdurre un altro termine: non chiamarli più vaccini, ma “modificatori genetici”. A quel punto, vedreste in quanti accetterebbero di farseli inoculare. Ma le dichiarazioni più belle restano comunque quelle dei nostri politici. Pierpaolo Sileri, viceministro della salute, ha dichiarato: «No, io non mi vaccinerò, a gennaio: prima viene la popolazione a rischio». Capite? Fa il generoso, Sileri. Fa l’eroe. Rinuncia alla sua fiala: come se togliere una singola dose – ne sono in arrivo 1,7 milioni – facesse una gran differenza. Idem Conte: «Certo, che mi vaccinerò», ha detto il primo ministro, ospite della Gruber. «Ma prima – ha aggiunto – il vaccino diamolo a chi ne ha bisogno». Quindi: con questa gran marcia indietro, stanno facendo tutti la figura degli ipocriti. Mandano avanti gli anziani, o comunque quelli come me, che ormai hanno raggiunto la sessantina. E’ come se Conte mi dicesse: «Vai pure avanti tu, caro Mazzucco; io, semmai, ti verrò dietro più tardi». E io gli rispondo: «Eh no, caro Conte: io la mia fialetta te la cedo volentieri. Vai avanti tu, che a me viene da ridere».(Massimo Mazzucco, dichiarazioni rilasciate nell’ambito della conversazione “Mazzucco Live” il 28 novembre 2020 col giornalista Fabio Frabetti, conduttore di “Border Nights”, in web-streaming su YouTube. L’argomento è di stringente attualità: insieme agli stessi renziani, un esponente Pd come Andrea Romano ha già “avvertito” gli italiani che, se rifiutassero di sottoporsi alla vaccinazione anti-Covid, verrebbero esclusi dalla vita sociale e costretti a rinunciare ad accedere a mezzi pubblici, bar e ristoranti, cinema, musei, concerti e stadi sportivi).Tutte le misure imposte vengono applicate in basso: in alto, i potenti non vengono toccati. Prendiamo il caso dei vaccini-Covid: ora che si avvicina l’arrivo della meta fatidica, di colpo tutti quelli “al top” si tirano indietro. Fanno una retromarcia con capriole più o meno disinvolte, come del resto per gli stessi tamponi. Lo dimostra il direttore generale dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus. Era stato in quarantena e, tornato al tavolo di lavoro, ha risposto a una giornalista: «Io non ho bisogno di fare il tampone, sto bene». Attenzione: è la stessa persona che ha raccomandato test a tappeto a chiunque, sempre e comunque. Quando poi tocca a loro, allora le regole sono diverse. L’abbiamo già visto con la mascherina, quest’estate, o quando vedi Arcuri in televisione che se la toglie non appena c’è la pubblicità: quindi stava facendo una sceneggiata, a favore di telecamera. E’ sempre così, e adesso sta succedendo anche con il vaccino. E’ lunga, la lista di quelli che hanno già messo le mani avanti, dicendo: «Prima, lo facciano gli altri». Alla fine, sono comici. Il primo è stato Andrea Cristanti, che ha detto: col cavolo, che mi faccio vaccinare, prima di vedere i dati scientifici del vaccino.
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Il virus massacra solo l’Occidente, e regala l’Italia alla Cina
«Con 45mila morti, più di un milione di contagiati e medici che dicono che gli ospedali sono al collasso, non crediamo che esista davvero un “modello Italia”. Dal quadro internazionale emerge però che la pandemia ha colpito in modo molto più forte l’Occidente nel suo complesso, mentre c’è stato il rafforzamento proprio di chi l’ha provocata, cioè della Cina» Ma non solo: al di là della realtà cinese, c’è un andamento molto diverso per quello che riguarda l’Asia e i paesi dell’Occidente: il virus, in pratica, sta “massacrando” solo noi. Lo afferma Fabrizio Cicchitto su “Libero”, mettendo mano alle cifre. Quelle cinesi, che vanno prese con beneficio d’inventario, parlano di appena 86.346 contagiati e solo 4.634 morti. Anche il Vietnam è un’incognita: vengono denunciati solo 35 morti. Più attendibili (ma molto simili) i dati riguardanti le altre nazioni, «che sono Stati democratici o comunque, come Singapore, sottoposti a un controllo internazionale». Esempio: il Giappone ha avuto solo 19.000 contagiati e 1.874 morti, la Corea del Sud 28.000 contagiati e appena 494 vittime. Dati ancora più confortanti quelli di Taiwan (603 contagiati e 7 morti) e quelli di Singapore (58.124 contagiati e 28 deceduti). Attenzione: «Nessuna di queste nazioni ha effettuato il lockdown».Al tempo stesso, «conoscendo la Cina e non fidandosi dell’Oms», i paesi asiatici hanno comunque adottato misure rigorose di contenimento del coronavirus. «Il confronto con le nazioni dell’Occidente – scrive Cicchitto – dà il senso del disastro che sta avvenendo in quest’area del mondo, che pure è decisiva ai fini delle sorti della libertà e della democrazia». Snocciolare le cifre propone un confronto imbarazzante. Usa: 11 milioni e 300.000 contagiati e 247.000 deceduti. Italia: 1 milione e 180.000 contagiati, con 45.000 vittime. Germania: 803.000 contagi e 12.000 deceduti. Spagna: un milione e 460.000 contagiati, di cui 40.769 morti. Austria: 204.000 contagiati e 1.829 morti. Gran Bretagna: un milione e 370.000 contagiati, di cui 51.000 morti. In Svezia, paese che ha rifiutato di effettuare il lockdown, i contagi sono 177.000 e i decessi 6.164 decessi. La questione di fondo, secondo Cicchitto, è stata posta da uno studioso dei rapporti fra l’Occidente e l’Asia, Parag Khanna: a suo parere, i governi e i popoli dell’Asia si sono dimostrati molto più capaci di affrontare la pandemia, rispetto a quelli dell’Occidente. La prima ragione? «Sta nel fatto che hanno avuto l’esperienza Sars: da allora hanno imparato quanto sia importante avere sistemi sanitari solidi e rispondere con rapidità a questi focolai».In quei paesi, aggiunge Khanna, il livello di preparazione sociale e politica è più alto: intanto «mai dibattuto sull’utilità delle mascherine: tutti le portavano fin dall’inizio». Ma a pesare, in realtà, è «la fiducia dei cittadini nei governi: credono nella loro competenza e nel fatto che vogliono proteggere la vita e il benessere». Al di là delle nostre beghe, scrive Cicchitto, esistono questioni di fondo che – partendo dalla pandemia – possono mutare gli equilibri mondiali. La crisi politica tuttora aperta negli Stati Uniti e lo scontro al Parlamento Europeo con il voto di Polonia e Ungheria, paesi contrari all’allentamento del rigore finanziairo, «aprono interrogativi sul fatto che la pandemia può mettere alle corde l’Occidente sul piano politico, economico e culturale». Per quello che ci riguarda, «il problema lo abbiamo in casa: perché fino a qualche tempo fa il M5S è stato molto legato alla Cina». Per questo, il precedente governo «ha fatto aderire l’Italia, unico paese del G7, alla Nuova Via della Seta, operazione a suo tempo celebrata dal leader Xi Jinping venuto in Italia». Tutto ciò «si è verificato nella disattenzione generale», senza che Pd, Forza Italia e Lega si opponessero. «Nel frattempo, dobbiamo anche pensare a che fine stanno facendo i porti di Trieste e di Taranto, mentre il Copasir si sta occupando delle implicazioni riguardanti Huawei», sulle quali il governo «deve fare realmente i conti».«Con 45mila morti, più di un milione di contagiati e medici che dicono che gli ospedali sono al collasso, non crediamo che esista davvero un “modello Italia”. Dal quadro internazionale emerge però che la pandemia ha colpito in modo molto più forte l’Occidente nel suo complesso, mentre c’è stato il rafforzamento proprio di chi l’ha provocata, cioè della Cina» Ma non solo: al di là della realtà cinese, c’è un andamento molto diverso per quello che riguarda l’Asia e i paesi dell’Occidente: il virus, in pratica, sta “massacrando” solo noi. Lo afferma Fabrizio Cicchitto su “Libero“, mettendo mano alle cifre. Quelle cinesi, che vanno prese con beneficio d’inventario, parlano di appena 86.346 contagiati e solo 4.634 morti. Anche il Vietnam è un’incognita: vengono denunciati solo 35 morti. Più attendibili (ma molto simili) i dati riguardanti le altre nazioni, «che sono Stati democratici o comunque, come Singapore, sottoposti a un controllo internazionale». Esempio: il Giappone ha avuto solo 19.000 contagiati e 1.874 morti, la Corea del Sud 28.000 contagiati e appena 494 vittime. Dati ancora più confortanti quelli di Taiwan (603 contagiati e 7 morti) e quelli di Singapore (58.124 contagiati e 28 deceduti). Attenzione: «Nessuna di queste nazioni ha effettuato il lockdown».
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Dolcino: se cade Trump cade Conte, il suo alleato segreto
E se Giuseppe Conte fosse, da sempre, una carta coperta di Donald Trump? In questo caso, salvo miracoli, il suo destino è segnato: se Trump cade, sotto il peso dei presunti brogli elettorali (voto postale) che potrebbero travolgerlo, lo stesso Conte dovrebbe lasciare Palazzo Chigi. E’ la tesi – controcorrente e assai suggestiva – sostenuta (non da oggi) da Mitt Doclino, osservatore speciale che vanta rapporti privilegiati con fonti d’intelligence. La caduta di Trump – e quindi, a ruota, di Conte – aprirebbe per l’Italia i più cupi scenari: il paese finirebbe nella morsa franco-tedesca dell’Ue, senza più nessun paracadute americano. Il “liquidatore” del paese sarebbe Draghi, alla cui “redenzione” Dolcino non crede. L’ex presidente della Bce agirebbe come e peggio di Monti, e o farebbe col supporto del Pd, di Renzi e del “falso sovranismo” della Lega, che addirittura coltiverebbe un progetto, molto tedesco, di “secessione” (economica?) del Nord Italia. E’ un mondo capovolto, quello presentato da Mitt Dolcino. Che, come prova delle sue tesi, esibisce l’evidente riluttanza di Conte nel firmare l’ultimo drammatico Dpcm “ammazza-Italia”, considerato assolutamente inutile nell’arginare il coronavirus ma, in compenso, perfetto per affondare definitivamente un paese il cui debito pubblico, di questo passo, arriverà al 180% del Pil. Precondizione ideale per la “tempesta perfetta” (spread) che proporrebbe un copione già visto, ma stavolta con esiti irreversibili: confisca materiale dei beni italiani.«Conte ha aspettato all’inverosimile per pubblicare il Dpcm voluto dall’Ue, quello che ammazza definitivamente l’Italia. Costretto, dagli eventi a cedere». Mitt Dolcino lo definisce «un lockdown cattivo, folle, che fa passare l’Italia sulla sponda dei più rigoristi». Aggiunge: «Era il Dpcm voluto da Bruxelles, quello dell’orda del Pd di Open, capitanata da Soros e da Renzi e supportata dalla Lega pro-euro, impersonificata nella famiglia Salvini e in Fontana». Previsione: «Ora l’Italia muore, ovvero verrà fatta a pezzi, salvo miracoli: non durerà un mese, con cotante folli misure», e quindi «non potrà a lungo restare relativamente benestante, unita e in pace». Lo stesso blogger ammette di essere convinto del fatto che «l’obiettivo del Covid e di questo lockdown sia anche e soprattutto di rompere l’asse “anglo”, ossia rompere il paese in Ue più filo-Usa: è dal 1861 che l’Italia unita fa danni agli imperi centrali». Per ovvie ragioni geostrategiche, la Germania (con la Francia) vorrebbe «diventare il quarto polo geostrategico globale, quello più neofeudale, quello che abbisogna vitalmente dei beni dei vicini per prosperare». Neo-colonialismo allo stato puro, insomma, «come per l’Africa dei piedi neri». E chi avrebbe lottato fino all’ultimo, segretamente d’intesa con Trump, per evitare il baratro italiano? Proprio lui, “Giuseppi”.Prima, scrive Dolcino, il premier ha «preso in giro tutto e tutti», reiterando fino alle calende greche la fatidica firma del Dpcm. «Poi, visti i brogli Usa, il premier è stato costretto a cedere e ha firmato il Dpcm cattivo, quello destinato ad ammazzare l’Italia», che Dolcino considera «voluto dalla fondazione Open, da Soros, dal Pd europeista, dalla Lega e da Forza Italia: ossia dai tifosi di Biden». Sì, perchè se Biden vince – sostiene Dolcino – l’Italia verrà messa sotto tutela tedesca. Finirà davvero così? «Non ci scommetterei, sull’epilogo finale negli Usa», dal momento che «abbiamo infatti patrioti anche dall’altra parte dell’Oceano che stanno facendo tutto quanto lecito e possibile per evitare che dei chiari brogli portino all’elezione di un presidente che sembrerebbe non aver rispettato il processo democratico». Quanto accade in Italia, invece, secondo Dolcino è ormai lampante. «Prima Fontana, quello dei camici del cognato e la cui assistente è la moglie di Salvini, che si scaglia contro il Dpcm di Conte, dopo aver lui imposto in passato il coprifuoco e dopo aver lui invocato assieme a Salvini il “chiudete tutto”. Poi Enrico Letta (parlo del nipote del braccio destro di Berlusconi) che scrive, su Twitter, che Trump non si è comportato da presidente».Dolcino è preoccupato: «Sappiate che in Italia le proteste monteranno, è inevitabile. E porteranno prestissimo alle dimissioni di Conte, uomo di Trump». Conte, cioè «colui che non firmava il Dpcm (suicida per il paese) sperando nell’elezione di Donald J. Trump negli Usa, con il fine di farla finita con i lockdown, che servono solo per ammazzare l’economia e non per fermare il virus». Prova ne è la Spagna, «che blocca con semi-lockdown e mascherine e blocchi di centri di svago il paese da quest’estate, senza minimamente riuscire a fermare il virus». Cosa succederò, a breve? «Dimissioni di Conte, naturalmente, se cadrà il suo mentore Trump. E passaggio di poteri a Draghi. Il quale, per rimanere nell’euro – non immediatamente, ma a breve – imporrà una tassazione abnorme agli italiani, al limite della confisca». Ossia: «Taglio delle pensioni, Imu sulla prima casa, una folle ed inutile patrimoniale che però esenterà la casta rientrata in Italia con la legge dei Paperoni voluta da Matteo Renzi». Dolcino evoca uno scenario fatto di «forze dell’ordine che entrano in casa per confiscare beni delle famiglie utili a ripagare il debito dello Stato, tanto per farvi capire la piega che si rischia di prendere, con un rapporto debito/Pil prossimo al 180%».Il timore dichirato è che il sistema-paese faccia crack, a breve. «Aspettatevi dunque insurrezioni e fame». Il motivo? Interessi: «I tedeschi e i francesi si sono infatti messi d’accordo con alcuni notabili italiani per far fare a loro il lavoro sporco, al fine della spoliazione degli averi della popolazione: è tipico del colonialismo». Dolcino accusa la Lega, «che si dice abbia ottenuto la promessa tedesca di abbonare il debito a fronte di una secessione del Nord Italia, sulla falsariga della divisione della Germania in due parti». Senza considerare che «la deindustrializzazione italica procederà spedita, comunque, trasformando appunto il Nord Italia nel paese di Don Rodrigo e di Renzo Tramaglino». E il Sud? «Ritengo resterà invece agli Usa per necessità militari, rispettando più o meno la Linea Gotica come confine». Tutto questo, ribadisce Mitt Dolcino, se Trump non vince. «Chiaramente, per cotanto scempio ci vorrà il Draghi, il tecnico, magari per il tramite di una puntuale crisi dello spread, con il Mario che verrà invocato prima di tutto dalla Lega, ossia dai falsi sovranisti, che lo voteranno sperando così che la gente non capisca che il liquidatore venuto dalla Bce farà perfettamente quello che la Lega ha concordato di fare con il nord Ue, per restare nell’euro».Mitt Dolcino ignora deliberatamente le clamorose prese di posizione che hanno segnato l’inedita rottura di Mario Draghi con gli ex alleati franco-tedeschi. Nella primavera 2019, quand’era ancora presidente della Bce, Draghi giunse a rinnegare le politiche del rigore europeo (da lui stesso incarnate, per anni), fino al punto di evocare il ricorso al drastico “helicopter money” della Mmt, la Teoria della Moneta Moderna che raccomanda emissioni di denaro illimitate, a costo zero, per far riprendere le economie in affanno. Stessa musica un anno dopo, in piena crisi Covid: dalle colonne del “Financial Times”, a fine marzo lo stesso Draghi ha raccomandato prestiti imponenti, a fondo perduto, per sostenere Stati, aziende e famiglie: un mare di miliardi, destinato a non trasformarsi in debito da ripagare. Poco dopo, la sera stessa in cui a Bruxelles era in corso il primo vertice europeo sull’emergenza, a Draghi è bruciato il tetto di casa. Tutto questo, però, a Mitt Dolcino non basta: semplicemente, non crede al “ravvedimento” di Draghi. E non solo: sostiene che Conte sia la “quinta colonna” italiana di Trump. «Vi sembra folle, questa interpretazione? Non dovete fare altro che aspettare e verificare», conclude il blogger. «Nel caso che il quasi-miracolo della vittoria di Trump non si concretizzi (o anche solo nell’attesa che ciò accada) l’Italia non dura un mese, in cotanto lockdown, secondo me». E chiosa: «Spero solo abbiate chiari gli stenti a cui andrete incontro».(Mitt Dolcino, “Conte, dopo aver ritardato all’inverosimile la pubblicazione del Dpcm voluto dall’Eu sperando nella vittoria di Trump, visti brogli Usa si arrende e firma. Immediatamente le reazioni dei pro-€. Finalmente è tutto chiaro! Ecco cosa sta succedendo”, dal blog di Mitt Dolcino del 5 novembre 2020).E se Giuseppe Conte fosse, da sempre, una carta coperta di Donald Trump? In questo caso, salvo miracoli, il suo destino è segnato: se Trump cade, sotto il peso dei presunti brogli elettorali (voto postale) che potrebbero travolgerlo, lo stesso Conte dovrebbe lasciare Palazzo Chigi. E’ la tesi – controcorrente e assai suggestiva – sostenuta (non da oggi) da Mitt Dolcino, osservatore speciale che vanta rapporti privilegiati con fonti d’intelligence. La caduta di Trump – e quindi, a ruota, di Conte – aprirebbe per l’Italia i più cupi scenari: il paese finirebbe nella morsa franco-tedesca dell’Ue, senza più nessun paracadute americano. Il “liquidatore” del paese sarebbe Draghi, alla cui “redenzione” Dolcino non crede. L’ex presidente della Bce agirebbe come e peggio di Monti, e o farebbe col supporto del Pd, di Renzi e del “falso sovranismo” della Lega, che addirittura coltiverebbe un progetto, molto tedesco, di “secessione” (economica?) del Nord Italia. E’ un mondo capovolto, quello presentato da Mitt Dolcino. Che, come prova delle sue tesi, esibisce l’evidente riluttanza di Conte nel firmare l’ultimo drammatico Dpcm “ammazza-Italia”, considerato assolutamente inutile nell’arginare il coronavirus ma, in compenso, perfetto per affondare definitivamente un paese il cui debito pubblico, di questo passo, arriverà al 180% del Pil. Precondizione ideale per la “tempesta perfetta” (spread) che proporrebbe un copione già visto, ma stavolta con esiti irreversibili: confisca materiale dei beni italiani.