Archivio del Tag ‘Pd’
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Barzellette sulla Bindi? Lerner: candidiamola premier
«Sono convinto che Rosy Bindi sia la candidata più autorevole e competitiva che il Pd possa offrire oggi per la guida del governo del paese». Gad Lerner non ha dubbi: «Anche l’ultima barzelletta (con annessa bestemmia) contro la Bindi, rivelatrice di una vera e propria ossessione berlusconiana, mi conferma nell’opinione che ho espresso pubblicamente a Pierluigi Bersani domenica scorsa a Milano Marittima». E’ lei «la migliore candidata possibile» per contrastare il potere di un premier forse al tramonto ma ancora forte, mentre l’opposizione è sempre in affanno, nel tentativo di mettere insieme centristi e sinistra.
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Grillo: attenti, un operaio incazzato vi entrerà in salotto
«Per 54 secondi», giovedì 23 settembre in prima serata su RaiDue, «la realtà ha fatto irruzione ad Annozero». Dal suo blog, Beppe Grillo commenta così il clamoroso sfogo, sullo schermo, di un operaio di Pomigliano che sta per perdere il posto di lavoro: secondo Grillo, quel giovane lavoratore dal microfono di Sandro Ruotolo «ha fotografato il Paese», scattando «un’istantanea di disperazione». Urla, esasperato: «E’ ora di finirla, state mangiando coi nostri soldi da quarant’anni. Qui si perde il posto di lavoro, e voi passate il tempo a discutere della casa di Montecarlo? Ma quale cazzo di casa! Ho 36 anni, ci avete già rimesso 100 miliardi di debiti. I miei figli hanno i vostri debiti».
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Rottamiamo Veltroni-D’Alema, hanno sbagliato tutto
Per favore, rottamiamo Veltroni. E anche D’Alema. Mentre l’ex sindaco di Roma e primo segretario del Pd torna in campo mettendo in difficoltà Bersani e rinnovando l’eterna faida coi dalemiani, il “papà” di Bobo, Sergio Staino, anima vignettistica della sinistra post-comunista italiana, spara a zero: Veltroni? «Per due volte è scappato, quando c’erano le difficoltà, dimettendosi da segretario per andar via, e lasciando il partito nella merda. “L’Unità” ha chiuso quando era segretario, e ha rischiato di chiudere di nuovo quando lo è ridiventato». Retorica veltroniana: «Nessuno lo obbligava ad andare in Africa quando smetteva di fare il segretario. Ma se lo ha detto per dieci anni, poi lo deve fare davvero».
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L’Unità: primarie di quartiere, scegliamo noi i candidati
«Scegliamo noi, scegliete voi chi volete in Parlamento: non lasciate che siano i partiti a imporre i candidati». Sono già 22.000 le adesioni all’appello di Concita De Gregorio, direttrice de “L’Unità”, che chiede che siano gli elettori – attraverso consultazioni primarie in ogni collegio – a neutralizzare la “legge porcata” e impedire che i parlamentari siano “nominati” dai vertici della politica. Democrazia dal basso, per costringere le nomenklature a prenderne atto e accettare i candidati più gettonati: un modo per convincere milioni di delusi a non disertare più le urne. Tra i primi sostenitori illustri dell’appello si segnalano Ottavia Piccolo, Fabrizio Gifuni, Nicola Piovani, Dario Fo, Simona Marchini e Sergio Staino.
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Renzi: i dirigenti Pd sono i migliori alleati di Berlusconi
«Uno sbadiglio ci seppellirà: è venuta l’ora di rottamare i nostri dirigenti». Il sindaco di Firenze, Matteo Renzi, insiste sulla necessità di ricambio totale nei vertici del centrosinistra, all’indomani della chiusura della festa nazionale del Pd. «Io non ho nulla di personale contro D’Alema, Bindi, Veltroni e gli altri: ma non ce l’hanno fatta. E allora lo dico, col massimo rispetto e col massimo dell’umiltà, però lo dico: adesso basta, tocca ad altri. Il loro tempo è davvero finito». Il problema? Aver criticato Berlusconi per quello che ha fatto, anziché per quello che – malgrado le promesse – non ha fatto: l’Italia è in crisi, il Pdl è in riserva, ma il Pd non sembra avere soluzioni alternative.
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Nessuno lo dice, ma se si vota Berlusconi perde: ecco come
Attenzione: al di là delle minacce ripetutamente ventilate di ricorrere al voto anticipato, Berlusconi sa benissimo che vincere non gli sarebbe facile: la ribellione di Fini, sommata alle possibili diserzioni di Caldoro in Campania e Lombardo in Sicilia, potrebbero privarlo delle Regioni-chiave. Senza contare il Piemonte, sempre il bilico, dove alle regionali Cota ha vinto di un soffio: finiani e Udc potrebbero favorire il successo del centrosinistra. Il rischio di perdere al Senato sarebbe piuttosto alto, scrive lo storico e politologo Aldo Giannuli nel suo blog, e questo per Berlusconi sarebbe una catastrofe anche se vincesse alla Camera: infatti, non avrebbe i numeri per fare il governo e sarebbe altamente improbabile un ennesimo ricorso alle urne.
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Sognano il Nuovo Ulivo? Blair a 60 anni scrive memorie
«Confermo tutto. Secondo me dovrebbero andare a casa Veltroni, D’Alema, Bersani e tutti quelli che hanno fatto tre legislature: vi rendete conto che Tony Blair ha scritto i suoi diari a nemmeno sessant’anni mentre noi parliamo di “nuovo Ulivo?”». Matteo Renzi non ritratta: il giovane sindaco di Firenze spara a zero sulla nomenklatura del Pd anche dopo la fragorosa uscita sui quotidiani il 30 agosto. «Bersani? Alle primarie non lo voterei mai: non è adatto a sfidare Berlusconi». La dirigenza del partito democratico? «Fa sbadigliare». Quando sbadiglia, Renzi «si copra almeno la bocca con la mano», è la risposta di Rosy Bindi, l’unico lampo di humour nel gran gelo del Pd.
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Se votiamo oggi, Berlusconi si avvicina al Quirinale
Un governo d’emergenza per risolvere due problemi, l’attuale legge elettorale e il monopolio televisivo, e poi tornare alle urne con regole nuove. Se non si ricuce lo strappo tra Berlusconi e Fini, andare alle elezioni anticipate con la “legge porcata” sarebbe un suicidio. Lo afferma la politologa Barbara Spinelli, scrittrice ed editorialista de “La Stampa”, di fronte ai recenti sviluppi politici: «ultimo atto» o solo «ultima scena di uno dei tanti atti della tragedia berlusconiana?». Comunque sia, «non è un bello spettacolo». E il sipario non sembra chiudersi: da questa situazione «di fine regno», in realtà Berlusconi «ha la possibilità di uscire restando in sella e pesando sulla vita politica italiana in modo molto più forte di quanto immaginiamo».
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Scalfari: in quattro mosse Berlusconi può spiazzare tutti
Chi pensava che l’espulsione di Fini fosse l’inizio della fine del berlusconismo e ne aveva avuto conferma dal voto della Camera su Caliendo, che aveva trasformato la maggioranza in minoranza, dovrà invece ricredersi? Dopo l’ira per la sconfitta subita, il «Capo dei capi dalle cento vite» sembra infatti aver riacquistato lucidità e starebbe mettendo a punto una duplice strategia: un programma di governo su quattro punti concreti (fisco, federalismo, giustizia e Mezzogiorno) sui quali chiedere la fiducia di Fini e perfino di Casini, oppure elezioni a marzo per cogliere l’opposizione ancora impreparata e spazzarla via, Fini e Casini compresi.
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Governo Berlusconi al capolinea, opposizione nel caos
“Salvato” a stento il sottosegretario Caliendo – con la cruciale astensione dei finiani – il voto anticipato ora non è più un’eventualità remota: a sentire gli uomini di Fini, a settembre governo e maggioranza dovranno affrontare in Parlamento una vera «battaglia sulla legalità». Per questo, Berlusconi si prepara a trasformare il Pdl in una «macchina da guerra» in grado di «oscurare» Fini e neutralizzare le «manovre di palazzo» che mirano a creare un terzo polo al centro. «Sarà molto difficile andare avanti così», ammette Bossi, pronto alle elezioni anticipate: «Se si vota, noi e il Pdl insieme spazziamo via tutti». Unica cartezza: il governo Berlusconi è ormai ostaggio dei numeri altrui, mentre l’opposizione non sa ancora che pesci pigliare.
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Se Scandalopoli affonda Silvio, è già pronto Tremonti
Che cosa accadrà ora? Nulla. Ovvero, il peggio. Non ci saranno le strombazzate riforme, tantomeno l’agognato federalismo. Per fortuna. Con questa classe dirigente, il federalismo sarebbe soltanto la moltiplicazione dei pani e dei pesci della corruzione. Il governo andrà avanti ancora un po’, certo non fino al termine della legislatira. Forse nemmeno fino al panettone. L’inchiesta sulla cricca di Anemone e compagni rappresenta l’epifania e la fine della Seconda Repubblica, come Mani Pulite lo fu della prima.
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Revelli: come guarire l’Italia, ipnotizzata dalla Tv
Un popolo di schiavi, senza più regole e con istituzioni in via di estizione. Un deserto sociale, un linguaggio di plastica: il nostro, quello imposto dalla televisione. Il sociologo Marco Revelli invoca «un atto di secessione etica ed estetica prima ancora che politica», per bucare la bolla mediatica che ci avvvolge: serve «un gran rifiuto di questa logica del racconto e di questa tecnica del linguaggio», per cantare fuori dal coro, lontano dal «grande circo messo in piedi dal grande illusionista», Silvio Berlusconi, poi imitato da Veltroni e soci.