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Ddl Zan, tutti in ginocchio: clericalismo imposto per legge
«Egregio Presidente Draghi ed egregi confratelli della Loggia Laica del Grande Occidente, se volete davvero difendere la laicità dello Stato, del governo e del Parlamento italiano, dovete prendere meglio la mira. Scappucciatevi per vedere bene la realtà circostante. Non è la Chiesa cattolica apostolica romana, e tantomeno la Chiesa bergogliana, umanitaria e accogliente, a vagheggiare il ritorno a uno Stato confessionale, prono ai precetti religiosi e teso a restaurare la devozione popolare». Così Marcello Veneziani, su “La Verità”, smaschera il “nuovo clericalismo” che si vorrebbe imporre per legge, col Ddl Zan contro l’omofobia. «Per una volta – in modo magari maldestro, “gesuitico” e un po’ vile, appellandosi al Concordato – la Chiesa ha perorato il suo contrario, ha sposato una causa che più laica non si può: si è richiamata alle leggi, alla libertà di pensiero e di espressione, messa in pericolo dalla Legge Zan». Non è ingerenza nella vita laica dello Stato e della politica italiana, «nemmeno paragonabile alle numerose ingerenze della Chiesa bergogliana in tema di migranti, modelli sociali ed economici, giudizi politici e ideologici».Al contrario, scrive Veneziani, stavolta il Vaticano chiede di fermare «l’ingerenza di una legge, col relativo strascico d’intimidazione psicologica e ideologica, nella vita dei cittadini, non solo credenti e praticanti, se solo trasgrediscono ai precetti della nuova religione bioetica imposta al culto di tutti». Insiste Veneziani: «Se volete difendere davvero la laicità dello Stato, della politica, del governo e del Parlamento italiano, abbiate il coraggio di affrontare il nuovo clericalismo e la nuova Inquisizione che stanno instaurando in Italia e in Occidente le leggi, le proposte, i comitati di vigilanza, denuncia e sconfessione, che sorgono qua e là nel nostro paese a difesa e protezione della nuova religione umanitaria fondata sull’antifascismo, l’antirazzismo e l’antiomotransfobia». Una religione “anti”, molto curiosa, «imperniata sul principio di “odiare gli odiatori”, “perseguitare i persecutori”, farsi intollerante con gli intolleranti». Con la differenza che i presunti odiatori, persecutori e intolleranti «sono in larga parte inermi, innocui, e non dispongono del potere e delle armi di cui dispone la nuova Macchina dell’Inquisizione che dovrebbe colpirli a norma di legge».Il meccanismo ideologico-punitivo, secondo Veneziani, si fonda su un’inversione: ogni tentativo di difendere la famiglia o proteggere i bambini o di tutelare la sovranità nazionale e la civiltà in pericolo «viene letta e condannata al contrario come attacco a gay e trans o razzismo contro neri e migranti». Ragionando con la mente sgombra e senza «imbecillità di gregge e conformismo ideologico», ci si accorge che alla vita laica di tutti i giorni verrebbe applicato «un protocollo clericale fatto di processi alle intenzioni, catechismi impartiti in tutte le sedi, a cominciare dai bambini, caccia alle streghe, battesimi e cresime progressiste o al contrario scomuniche, esorcismi e sospensioni a divinis, inginocchiatoi e santini, devozioni e ricorrenze, nel nome di quel canone ormai sacro che ci nausea ripetere per l’ennesima volta: il politically correct e i suoi derivati tossici». Nel dettaglio, «la blasfemia, l’oltraggio alla religione, la bestemmia e la dissacrazione posti una volta a tutela della religione vengono trasferiti pari pari alle nuove categorie protette: neri senza g di mezzo, femministe del me-too, omotrans e affini, rom e altre categorie minori».«Non si può nemmeno fare una battuta su di loro, è ritenuta e punita come blasfemia», come se si trattasse di proteggere entità “intoccabili”, introducendo il reato d’opinione (di cui si occuperà «la Nuova Laica Inquisizione»). «Come chiamate tutto questo se non clericalismo, riduzione della laicità a uno Stato confessionale, regime teocratico col nuovo Dio Nero-Arcobaleno? E come chiamate i nuovi imam, i nuovi muezzin, i nuovi ayatollah che queste leggi stanno partorendo nei tribunali, nelle commissioni di vigilanza, nei comitati politici?». Clero, risponde Veneziani: «Sono clero, alle cui dirette dipendenze lavora la polizia psicopolitica, i nuovi battaglioni della Santa Fede. Il servizio d’ordine del Pci e di Lotta Continua è diventato ora milizia di stato della Nuova Religione Umanitaria. E se non ti puniscono in modo esemplare, ti intimano quanto meno di cospargerti il capo di cenere: Chiedi Scusa! Inginocchiati! Fai la penitenza! Recita l’atto di Contrizione, dieci Avemarie al gay profanato, cento Paternoster al Migrante dissacrato, ricordati di Santificare le lesbiche». Accusa Veneziani: «Il nuovo clericalismo da cui dovremmo difendere la laicità dello Stato e delle istituzioni è proprio quello che state elevando sugli altari e i tribunali a norma di legge».«Egregio Presidente Draghi ed egregi confratelli della Loggia Laica del Grande Occidente, se volete davvero difendere la laicità dello Stato, del governo e del Parlamento italiano, dovete prendere meglio la mira. Scappucciatevi per vedere bene la realtà circostante. Non è la Chiesa cattolica apostolica romana, e tantomeno la Chiesa bergogliana, umanitaria e accogliente, a vagheggiare il ritorno a uno Stato confessionale, prono ai precetti religiosi e teso a restaurare la devozione popolare». Così Marcello Veneziani, su “La Verità”, smaschera il “nuovo clericalismo” che si vorrebbe imporre per legge, col Ddl Zan contro l’omofobia. «Per una volta – in modo magari maldestro, “gesuitico” e un po’ vile, appellandosi al Concordato – la Chiesa ha perorato il suo contrario, ha sposato una causa che più laica non si può: si è richiamata alle leggi, alla libertà di pensiero e di espressione, messa in pericolo dalla Legge Zan». Non è ingerenza nella vita laica dello Stato e della politica italiana, «nemmeno paragonabile alle numerose ingerenze della Chiesa bergogliana in tema di migranti, modelli sociali ed economici, giudizi politici e ideologici».
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Biglino: Uap, sta emergendo la vera storia dell’umanità?
Alla fine, la montagna ha partorito il topolino: sono appena 144 gli avvistamenti di “Uap” nel clamoroso, strombazzatissimo dossier che il Pentagono ha presentato al Congresso statunitense. Una svolta comunque epocale, anche secondo la “Reuters”: per la prima volta, infatti, si ammette ufficialmente che gli Ufo esistono. Affermazione sulla quale si sofferma Mauro Biglino, abile nel rivelare l’affollamento di oggetti volanti nei cieli della Bibbia. Come dire: finalmente si cominciano ad ammettere verità considerate tali dagli antichi (non solo gli autori biblici, ma un’infinità di fonti letterarie del periodo greco-romano, per limitarsi alla sola area mediterranea). Tutti noi, però – dice Biglino – sappiamo che gli avvistamenti degli ultimi decenni sono molti di più: si parla di milioni di segnalazioni. Ora, restando anche solo a quei primi 144 casi ufficializzati, dobbiamo conlcudere che da 70 anni, nei nostri cieli, accadono cose che non hanno spiegazione.«Quindi: chi detiene quella tecnologia strabilante? E perché non l’ha mai utilizzata per imporre il suo potere, su un pianeta dove le grandi potenze non hanno mai fatto altro che combattersi?». Per Biglino, oggi si sta delimitando uno spartiacque di portata storica: stiamo entrando in un’epoca in cui diventa lecito, anzi doveroso, farsi certe domande. «Sotto i nostri occhi si sta componendo un moisaico, con tasselli che sembrano quasi calamitarsi l’uno con l’altro. E’ un mosaico che ormai mette assieme passato e presente, in un intreccio che diventa indissolubile». Così, sottolinea Biglino, conoscere il passato diventa sempre più affascinante, e sempre più utile per conoscere il presente: perché questi avvistamenti, che adesso ci vengono descritti come reali, erano già descritti come reali anche dagli antichi. Certo, noi non volevamo crederci: ma adesso invece dobbiamo aprirci alla possibilità di crederci.«Per me – ribadisce lo studioso – in questo momento stanno avvenendo fenomeni straordinari, proprio in termini di gestione della conoscenza. Quindi è doveroso continuare a cercare questi tasselli, perché il mosaico che si va formando, forse, alla fine ci presenterà il disegno di quella che potrebbe essere stata la vera storia dell’umanità». Come in cielo, così in terra: fa scalpore, in questi giorni, anche l’ultima scoperta dell’archeologia israeliana. I resti umani emersi a Nesher Ramla, datati 140.000 anni e appartenenti al ceppo del Neanderthal, costringono i paleontologi a ri-mappare i nostri antenati: si credeva che l’ipotetico progenitore del Sapiens fosse originario esclusivamente dell’Europa, e non anche del Medio Oriente. La verità è che la scienza brancola ancora nel buio, quando prova a capire da dove viene davvero la nostra specie. Molti testi antichi (inclusa la Bibbia, secondo Biglino) sostengono che saremmo stati “fabbricati” geneticamente da esseri superiori, in grado di volare a bordo di velivoli descritti come vere e proprie astronavi.Fino a ieri, la paleostronautica era declassata a semplice suggestione, come la stessa ufologia. Oggi, invece – in un mondo che da un anno e mezzo parla solo del Covid – è il potere stesso a presentarli, gli Ufo, anche se li chiama Uap e dice di non sapere che cosa siano, da dove vengano, e chi detenga la super-tecnologia che li fa schizzare nel cielo in un modo che pare sfidare le leggi fisiche (o almeno, quelle note alla scienza). Biglino non ha dubbi: siamo a una svolta storica, nel percorso della condivisione pubblica della conoscenza. E poi: se da 70 anni gli ufologi documentano avvistamenti, come mai proprio adesso ha termine il “cover-up” e sono le autorità a fare ammissioni semplicemente inconcepibili, fino a ieri? Sta per accadere qualcosa di inaudito, che potrebbe destabilizzare in modo irreversibile l’idea stessa di umanità e le convinzioni di miliardi di persone?Forse, la “disclosure” tanto attesa potrebbe anche chiarire meglio certe recenti affermazioni, come quelle del generale Haim Eshed, già a capo della sicurezza aerospaziale israeliana, secondo cui da trent’anni alcuni governi terrestri collaborano stabilmente con precise entità aliene. La sensazione, per dirla con Biglino, è che stia davvero per crollare un muro di reticenze e bugie: quei 144 “Uap” presentati dal Pentagono hanno l’aria di essere solo un primo passo. Per l’autore di saggi come “Il Dio alieno della Bibbia”, potrebbero essere smantellate alcune “certezze” (solo teologiche, in realtà) su cui si è basato per migliaia di anni il potere terreno delle religioni, formidabili strumenti di condizionamento sociale. Nel 1200 avanti Cristo, ricorda Biglino, il sacerdote libanese Sanchuniaton (ripreso da Eusebio di Cesarea, Padre della Chiesa, attraverso lo storico greco Filone di Byblos) scriveva di aver scoperto, in Egitto, che la fede fondata sulla natura spirituale delle divinità era stata il frutto di un’invenzione: una straordinaria frode ordita dalla casta sacerdotale, abituata per secoli a servire “divinità” in carne e ossa.Nel libro-intervista “La Bibbia Nuda”, Biglino si sofferma a lungo sull’epopea dei patriarchi prediluviani, dalla vita lunghissima: secondo il racconto veterotestamentario, in quell’epoca (così come nell’Egitto di Sanchuniaton) le “divinità” camminavano in mezzo a noi, e ogni tanto portavano con sé alcuni prescelti, come Elia ed Enoch. Racconti fantastici? Narrazioni simboliche, da interpretare in senso mistico? E perché mai – si domanda Biglino – gli autori biblici avrebbero dovuto inventarsi una sorta di fantascienza ante litteram? Domanda opportuna, specie se si considera che oggi è proprio la fantascienza ad approdare nel Parlamento degli Usa, cessando di essere tale: si tratta di fenomeni reali, assicurano le istituzioni. E dunque, cosa le ha spinte a essere improvvisamente loquaci? Come mai l’ostinato “negazionismo” sul fenomeno Ufo è improvvisamente caduto, in un Occidente che racconta ai suoi cittadini che devono indossare mascherine e inocularsi “vaccini genici” per proteggersi dalla più grande “pandemia di asintomatici” che la storia ricordi?10:29 29/06/2021Alla fine, la montagna ha partorito il topolino: sono appena 144 gli avvistamenti di “Uap” nel clamoroso, strombazzatissimo dossier che il Pentagono ha presentato al Congresso statunitense. Una svolta comunque epocale, anche secondo la “Reuters”: per la prima volta, infatti, si ammette ufficialmente che gli Ufo esistono. Affermazione sulla quale si sofferma Mauro Biglino, abile nel rivelare l’affollamento di oggetti volanti nei cieli della Bibbia. Come dire: finalmente si cominciano ad ammettere verità considerate tali dagli antichi (non solo gli autori biblici, ma un’infinità di fonti letterarie del periodo greco-romano, per limitarsi alla sola area mediterranea). Tutti noi, però – dice Biglino – sappiamo che gli avvistamenti degli ultimi decenni sono molti di più: si parla di milioni di segnalazioni. Ora, restando anche solo a quei primi 144 casi ufficializzati, dobbiamo conlcudere che da 70 anni, nei nostri cieli, accadono cose che non hanno spiegazione.
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Draghi: resta la farsa-Covid, ma in cambio stop al rigore
La follia quotidiana nella quale il pianeta sembra precipitato, da un anno e mezzo, la si può misurare anche dall’ipocrisia con cui politica e media chiamano ancora “vaccini” i preparati genici sperimentali, che vaccini non sono. Ma il carattere paradossale dei giorni che stiamo vivendo è confermato anche dall’inaudita imposizione (italiana) di questi non-vaccini al personale sanitario, e dall’ignobile ostinazione (non solo italiana) con cui si continuano a ignorare le efficaci terapie domiciliari anti-Covid, come se non esistessero nemmeno. L’espediente serve ad assegnare ai non-vaccini il ruolo di farmaco unico e totemico, perfetto contrappeso simbolico alla psico-montatura mondiale chiamata Covid. Ovvero: la più grande pandemia di asintomatici che la storia ricordi, gonfiata da numeri improbabili e da tamponi Pcr palesemente manipolati, oltre che da cure negate, ritardate o addirittura drammaticamente errate.Ed è in questo disastro, a quanto pare, che sta maturando il vero braccio di ferro tra i massimi poteri mondiali: da una parte i fautori dell’oligarchia più reazionaria, con pulsioni apertamente totalitarie, e dall’altra un’élite antagonista che vorrebbe riscrivere a modo suo il Grande Reset, comunque ineludibile, entrando in un futuro svincolato dal ricatto della schiaviù finanziaria di ieri, grande protagonista del Nuovo Ordine Mondiale neoliberista fabbricato con i golpe, il terrorismo e le crisi pilotate degli spread. Nel caos italiano, tra partiti ridicoli e ridotti a fantasmi, Mario Draghi archivia il mediocre piazzista Giuseppe Conte e ostenta senza difficoltà il suo spessore incamerando gli applausi dell’Ue per il Recovery, riproiettando l’Italia nel Mediterraneo e ottenendo anche di inserire la questione-migranti nell’agenda ufficiale di Bruxelles.E’ come se di colpo (a parte l’indecente politica sul Covid) l’Italia si fosse riaffacciata sulla scena europea e mondiale nel segno della sovranità relativa, sia pure formalmente coniugata con l’Unione Europea e con il gruppo che ha insediato alla Casa Bianca l’anziano Joe Biden. Messo fuori gioco Donald Trump, quella odierna di Washington si presenta come un’élite dal curriculum opaco, proveniente da elezioni presidenziali più che incresciose. Un gruppo che oggi si mostra comunque deciso a fermare l’insidioso espansionismo cinese, per decenni strumento del peggior neoliberismo atlantico. Per buon peso, la nuova leadership statunitense intende anche ridimensionare il ruolo di Mosca, fastidiosa potenza mondiale: fu messa al bando, la Russia, quando Vladimir Putin mise fine alla politica di sottomissione atlantista varata da Boris Eltsin e dai suoi oligarchi, al soldo del peggior capitalismo finanziario razziatore e, all’occorrenza, anche terrorista.E’ evidente che l’élite che fa capo alla Casa Bianca punta molte delle sue carte proprio sull’Italia, affidando al “nuovo” Draghi (non più guardiano dell’austeriy) il ruolo di ariete in doppiopetto, per rompere gli aspetti peggiori della gabbia eurocratica che ha finora impedito la nascita di una vera Unione Europea. Spariti gli inglesi con la Brexit, il “gigante” Draghi ha davanti a sé un traballante Macron, mentre Angela Merkel sta per lasciare il trono da cui ha contribuito in modo decisivo a paralizzare lo sviluppo europeo, tenendo il continente in balia di una crisi infinita. Gli osservatori più attenti, anche sui grandi media, non possono fare a meno di notare i passaggi-chiave del nuovo corso italiano: è lo stesso Draghi a ripetere che l’incubo del Patto di Stabilità (il freno imposto al benessere economico) è da considerarsi storicamente archiviato. A quale prezzo?Se qualcuno aveva legittimamente sperato che l’approccio al Covid (finalmente la verità, dopo un anno di menzogne) potesse essere la cartina di tornasole della “rivolzione democratica” dietro al cambio della guardia a Palazzo Chigi, si è sbagliato di grosso: evidentemente, la perdurante ipocrisia sulla gestione allarmistica della “crisi pandemica” è una moneta di scambio, nazionale e non solo: si lascia sostanzialmente inalterato il paradigma sanitario, per poter ribaltare completamente l’altro paradigma, quello economico-finanziario, secondo traiettorie disegnate però nell’alto dei cieli, fuori dalla portata dai Parlamenti. Il panorama politico italiano, poi, è ridotto a una platea di comparse del calibro di Enrico Letta, accanto a piccoli leader un tempo pugnaci ma oggi quasi ammutoliti, da Salvini alla Meloni, per non parlare di Di Maio.Tra parentesi: nessuno dei capi-partito (ma proprio nessuno) ha mai imposto in modo netto l’introduzione delle terapie anti-Covid, boicottate anche in sede giudiziaria dal bis-ministro Speranza. Quanto alle strategie per il futuro, tra Green Card e “varianti” paventate all’infinito, non è dato sapere dove si arriverà, né se il “partito cinese” (quello dei lockdown di Conte, approvati da Bergoglio) rialzerà la testa, o se invece sarà definitivamente sconfitto, e a quali condizioni. L’alternativa pare rappresentata da un’élite altantista che maneggia parole come libertà (tenendo in carcere Julian Assange e mantenendo in funzione Guantanamo) e come democrazia, dopo aver “vinto” le elezioni negli Stati Uniti nel modo che si è visto. Alla fine, lo spettacolo più sorprendente è proprio quello che sta offrendo l’Italia, con Mario Draghi impegnato a demolire, giorno per giorno, tutti i dogmi difesi per decenni a mano armata dall’altro Mario Draghi, quello di ieri.La follia quotidiana nella quale il pianeta sembra precipitato, da un anno e mezzo, la si può misurare anche dall’ipocrisia con cui politica e media chiamano ancora “vaccini” i preparati genici sperimentali, che vaccini non sono. Ma il carattere paradossale dei giorni che stiamo vivendo è confermato anche dall’inaudita imposizione (italiana) di questi non-vaccini al personale sanitario, e dall’ignobile ostinazione (non solo italiana) con cui si continuano a ignorare le efficaci terapie domiciliari anti-Covid, come se non esistessero nemmeno. L’espediente serve ad assegnare ai non-vaccini il ruolo di farmaco unico e totemico, perfetto contrappeso simbolico alla psico-montatura mondiale chiamata Covid. Ovvero: la più grande pandemia di asintomatici che la storia ricordi, gonfiata da numeri improbabili e da tamponi Pcr palesemente manipolati, oltre che da cure negate, ritardate o addirittura drammaticamente errate.
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Cabras: l’Occidente esalta i diritti ma perseguita Assange
La prigionia e la libertà di JulianAssange costituiscono una questione cruciale del moderno Occidente. Quando Ernesto Balducci parlò dell’incontro dell’Europa con le popolazioni delle Americhe che c’erano prima di Colombo disse che «l’Uomo incontrò se stesso e non si riconobbe». Nacque cinque secoli fa una strana alienazione e doppiezza dell’Occidente, vero propulsore di meravigliose Carte dei diritti umani e capace nel contempo di perpetrare orribili genocidi. Anche oggi, con Assange, le libertà politiche occidentali incontrano se stesse e non si riconoscono. Il giornalismo occidentale incontra se stesso e non si riconosce. La giustizia democratica incontra se stessa e non si riconosce. Invece, riconoscere libertà politica, di parola, riconoscere la giustizia è ancora possibile. Da undici anni, Julian Assange è al centro di un caso diplomatico e giuridico. Nel 2006 aveva fondato il sito WikiLeaks con l’obiettivo di offrire uno spazio libero ai “whistleblower” disposti a pubblicare documenti sensibili e compromettenti, in forma anonima e senza la possibilità di essere rintracciati.Il sito ha fatto da palestra per il più efficace giornalismo investigativo degli ultimi anni, rivelando segreti e scandali, relativi, tra gli altri, a guerre, loschi affari commerciali, episodi di corruzione e di evasione fiscale. L’uomo che oggi langue da troppo tempo in una prigione britannica ha contribuito ad aumentare la consapevolezza di larghi strati della pubblica opinione mondiale rispetto a governi, uomini di potere, grandi lobby, reti di relazioni ed eventi, ben oltre la narrazione ufficiale. La sua Wikileaks ha consentito alla democrazia contemporanea di superare e mostrare i limiti del giornalismo tradizionale. Lasciare che Assange sia soggetto alle sue dure condizioni carcerarie è l’attentato definitivo – oltre che alla sua persona – al giornalismo investigativo, in un mondo che vede le leve dell’informazione in sempre meno mani. Avere invece un’informazione coraggiosa aiuta i parlamenti nel correggere i comportamenti opachi di vari governi.Parliamo di un dissidente che ha segnato a livello planetario un’epoca nuova nella tensione fra lo scrutinio democratico delle decisioni dei poteri di governo e la Ragion di Stato. La sua cattività pone un problema drammatico alla coscienza politica di tutto l’Occidente. Assange ha dato coraggio alla pratica del “whistleblowing” e dell’obiezione di coscienza, fino a farla riconoscere nelle leggi e nei codici etici a tutti i livelli. Niente retorica vuota sulla democrazia dal basso, Assange ha fatto una cosa pratica: un sistema che valorizzava il controllo dal basso e la democratizzazione dell’informazione nell’ambito di una rivoluzione tecnologica con un grande potenziale di liberazione per individui e popoli. La storia coraggiosissima di Julian Assange esige che sia riconosciuto il valore e il rango politico del suo attivismo, da sempre minacciato con ogni mezzo, che sia salvaguardata la sua incolumità, che non ci siano forzature politiche nelle procedure a cui sarà sottoposto.Si è fatto molti nemici, certo. Anche fra i giornalisti. Ce ne sono che si proclamano perfino difensori dei diritti umani. Ma, siccome una parte di loro li viola tutte le sere, privando la gente di una informazione decente, ovviamente non ama i disturbatori della quiete del Potere. C’è quello che condanna Assange dicendo che «gli Stati hanno bisogno delle loro zone d’ombra». C’è chi lo condanna perché ha rivelato segreti di Stato. C’è chi lo qualifica come agente di potenze nemiche. Chi afferma che è un «personaggio ambiguo». Assange non piace insomma a quella parte di giornalisti che non fanno tanto i giornalisti, quanto gli addetti alle pubbliche relazioni del Potere. Figuriamoci se possono assolverlo. Insomma, in troppi stanno zitti e lasciano che la minaccia colpisca tutti coloro che vorranno dire la verità. È normale che i governi e i potenti abbiano qualcosa da nascondere (che ci vuoi fare?); ma il compito dell’informazione, ineludibile, è quello di andare a scoprire i loro nascondigli e di rivelarli al pubblico, ai popoli. E se non lo fa, l’informazione, cessa di essere tale. Non è il momento di stare allineati e coperti.In oltre 15 anni, WikiLeaks ha diffuso più di 10 milioni di documenti classificati. Possiamo dire che ci sono 10 rivelazioni di Assange che hanno cambiato il modo di vedere il potere e li voglio elencare per inquadrare l’esatta dimensione di questa opera: gli archivi di Guantánamo; le notizie segrete sulle guerre e le torture, dall’Afghanistan e all’Iraq; i dispacci diplomatici dello scandalo Cablegate; i video sui civili bersagliati a Baghdad; i documenti dell’agenzia Stratfor sulla sorveglianza totale; le rivelazioni sui negoziati dei grandi accordi commerciali che diminuivano il peso delle democrazie a favore delle multinazionali; le magagne di tante e fortissime corporation dominanti; l’uso dello spionaggio globale come strumento geopolitico che ha diminuito la forza delle cancellerie europee; la messa a nudo del potere del clan dei Clinton e delle sue connessioni saudite; l’analisi spietata e dati alla mano dello strapotere del Big Tech nel determinare la morte della privacy per miliardi di individui.La mozione ricorda lo stato attuale delle condizioni di Assange. È una persecuzione contro una persona e una ritorsione contro il progetto WikiLeaks, ma rappresenta anche un brutto precedente per attivisti, giornalisti e “whistleblower” ovunque nel mondo. La sua detenzione – i cui presupposti erano già stati respinti nel 2015 dal Gruppo di lavoro dell’Onu sulla Detenzione Arbitraria e rivelatasi anche avvenire in condizioni gravosamente severe – nonché le eventualità di estradizione e persecuzione a vita negli Usa, sono uno scandalo denunciato dalle organizzazioni per i diritti umani. Nel novembre 2019 il relatore Onu sulla tortura ha dichiarato che Assange avrebbe dovuto essere rilasciato e la sua estradizione negata. Il Consiglio d’Europa ha fatto propria la dichiarazione. Nel dicembre 2020 lo stesso relatore Onu sulla tortura, oltre a rinnovare l’appello per l’immediata liberazione di Assange, ha chiesto, senza esito, che questi venisse almeno trasferito dal carcere ad un contesto di arresti domiciliari.Il 5 gennaio 2021 la giustizia britannica ha negato l’estradizione di Assange agli Stati Uniti per motivi di natura medica. Nonostante tutto, Assange è ancora detenuto in durissime condizioni nella prigione di Belmarsh. La mozione è semplice e impegna il governo a fare di tutto – anche in aderenza alle convenzioni internazionali e specificatamente alla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali – affinché le autorità britanniche garantiscano la protezione e l’incolumità di Julian Assange e non procedano alla sua estradizione. Questo significa, di fatto, riconoscergli lo status di rifugiato politico e la protezione internazionale. Sarà un contributo alla libertà in grado di trovare le giuste vie diplomatiche senza morire di troppa prudenza. Viva la libertà! Viva Julian Assange!(Pino Cabras, “Riconoscere a Julian Assange lo status di rifugiato politico”; intervento alla Camera il 14 giugno 2021. Stretto collaboratore di Giulietto Chiesa, eletto deputato nel 2018 con i 5 Stelle, Cabras è oggi esponente del movimento “L’Alternativa c’è”).La prigionia e la libertà di JulianAssange costituiscono una questione cruciale del moderno Occidente. Quando Ernesto Balducci parlò dell’incontro dell’Europa con le popolazioni delle Americhe che c’erano prima di Colombo disse che «l’Uomo incontrò se stesso e non si riconobbe». Nacque cinque secoli fa una strana alienazione e doppiezza dell’Occidente, vero propulsore di meravigliose Carte dei diritti umani e capace nel contempo di perpetrare orribili genocidi. Anche oggi, con Assange, le libertà politiche occidentali incontrano se stesse e non si riconoscono. Il giornalismo occidentale incontra se stesso e non si riconosce. La giustizia democratica incontra se stessa e non si riconosce. Invece, riconoscere libertà politica, di parola, riconoscere la giustizia è ancora possibile. Da undici anni, Julian Assange è al centro di un caso diplomatico e giuridico. Nel 2006 aveva fondato il sito WikiLeaks con l’obiettivo di offrire uno spazio libero ai “whistleblower” disposti a pubblicare documenti sensibili e compromettenti, in forma anonima e senza la possibilità di essere rintracciati.
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Con Draghi, l’Italia finisce “commissariata” fino al 2026
Task force, cabine di regia, comitati tecnici: dall’inizio dell’emergenza sanitaria, queste strutture dai contorni indefiniti sono entrate a far parte dell’attività politica quotidiana. Si tratta di gruppi di non meglio precisati esperti, nominati dall’alto, a cui è stato assegnato un notevole potere decisionale, e che porta ad una inevitabile conseguenza: e cioè l’esautorazione del Parlamento. Una tendenza che potrebbe ora prolungarsi oltre l’emergenza sanitaria. E’ quanto sembra emergere dall’ultimo Decreto Semplificazioni approvato lo scorso 28 maggio, che intende regolare la gestione dei fondi del Recovery Fund. Come primo passo verrà subito istituita una Cabina di Regia, l’ennesima: una nuova struttura, dalla forma fluida. Sarà infatti presieduta dal presidente del Consiglio, ma la sua composizione varierà di volta in volta, con la presenza dei ministri e dei sottosegretari per le aree di loro compentenza.Alla Cabina di Regia potranno poi partecipare i presidenti delle Regioni e delle Province autonome, quando si esamineranno questioni di competenza locale. Questa Cabina di Regia avrà un potere pressoché assoluto, sulla gestione dei fondi europei, perché qualsiasi ente coinvolto dovrà rendere conto, al vertice, sui tempi e le modalità di esecuzione, senza alcun margine di discrezionalità. Nel decreto sono infatti scritte nel dettaglio le procedure da attuare qualora un ente pubblico non rispettasse le indicazioni dall’alto; e per esempio, è indicata la possibilità – da parte del presidente del Consiglio – di commissariare l’ente “ribelle”, oppure sostituirlo direttamente con un’altra amministrazione, ritenuta più meritevole. Si arriva poi addirittura all’ipotesi di scavalcamento delle prerogative del singolo ministro, se quest’ultimo dovesse essere in dissenso rispetto alla parte del piano che gli compete.E in tutto questo, il Parlamento? Sembra che il “tempio della democrazia” dovrà trasformarsi in un più modesto osservatorio di circostanza. Perché il decreto, oltre alla Cabina di Regia, prevede la creazione di un’altra, ineffabile struttura: la Segreteria Tecnica. Tale istituto, sulla cui composizione ancora non si sa nulla, resterà in carica addirittura oltre l’attuale governo, fino al 2026, e avrà il compito di presentare relazioni periodiche al Parlamento. Non si tratta però di dicussioni per indirizzare in un senso o nell’altro la gestione dei fondi europei: si tratta semplicemente di un’operazione di bon ton politico; i deputati e i senatori potranno infatti avere “l’onore” di essere informati su quello che sta accadendo ai fondi europei, ma solo a cose fatte.Se il Parlamento è relegato ai margini decisionali, una sorte peggiore viene riservata ai Consigli regionali e provinciali, che nel processo decisionale non vengono nemmeno menzionati. Per non farsi mancare nulla, dopo la Cabina di Regia e la Segreteria Tecnica, ci sarà spazio anche per una Unità per la Razionalizzazione e il Miglioramento dell’Efficacia della Regolazione, che avrà l’obiettivo di superare gli ostacoli normativi che potrebbero rallentare l’attuazione del piano. Tutto questo rappresenta una frenetica attività di rimozione di quelli che vengono chiamati ostacoli, ma che in realtà sono le normali procedure di un sistema democratico. Tutto questo perché Bruxelles avrà il potere di aprire o chiudere i rubinetti dei fondi, in caso di sospetti ritardi o di errori. Insomma, la parola d’ordine è una sola: “fate presto”. E abbiamo imparato, purtroppo sulla nostra pelle, che a questo principio corrisponde sempre una perdita sostanziale di democrazia.(Michele Crudelini, video-editoriale su “ByoBlu” il 31 maggio 2021. Un’analisi che evidenzia la prevedibile azione di Draghi, che scavalca un Parlamento già esautorato da Conte e, prima ancora, sovrastato dall’influenza delle pressioni sovranazionali, che ne svuotavano la sovranità sostanziale al momento di prendere decisioni importanti. Con Draghi, il fenomeno diventa ancora più visibile: secondo i sostenitori del premier, si tratta di una foma di tecno-bonapartismo inevitabile e persino benefica, se riuscirà a risollevare l’economia superando i limiti storici di Parlamenti teoricamente sovrani ma, di fatto, asserviti a grandi poteri e interessi inconfessabili, ostili agli interessi nazionali. Non la pensa così Pino Cabras, che nello stesso filmato su “ByoBlu” afferma: «Draghi disegna un pezzo separato del bilancio dello Stato, mettendolo a disposizione di una struttura tecnocratica. Si dice: per fare più in fretta, per spendere meglio, perché queste risorse sono eccezionali». Il deputato ex grillino, ora esponente di “L’Alternativa C’è”, protesta: «Nasce un circuito chiuso, gestito da una tecno-struttura non controllata da nessuno: la politica italiana è di fatto commissariata fino al 2026. E’ inaccettabile, e l’alternativa consiste nell’immettere risorse con una moneta fiscale». Chiosa Cabras: «Bisogna rompere il quadro di consenso del governo Draghi, perché è pericoloso per tutti»).Task force, cabine di regia, comitati tecnici: dall’inizio dell’emergenza sanitaria, queste strutture dai contorni indefiniti sono entrate a far parte dell’attività politica quotidiana. Si tratta di gruppi di non meglio precisati esperti, nominati dall’alto, a cui è stato assegnato un notevole potere decisionale, e che porta ad una inevitabile conseguenza: e cioè l’esautorazione del Parlamento. Una tendenza che potrebbe ora prolungarsi oltre l’emergenza sanitaria. E’ quanto sembra emergere dall’ultimo Decreto Semplificazioni approvato lo scorso 28 maggio, che intende regolare la gestione dei fondi del Recovery Fund. Come primo passo verrà subito istituita una Cabina di Regia, l’ennesima: una nuova struttura, dalla forma fluida. Sarà infatti presieduta dal presidente del Consiglio, ma la sua composizione varierà di volta in volta, con la presenza dei ministri e dei sottosegretari per le aree di loro competenza.
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Usa, 124 ex generali: elezioni rubate, nazione in pericolo
«Siamo in una lotta per la nostra sopravvivenza, come repubblica costituzionale, come in nessun altro momento dalla nostra fondazione nel 1776». E’ una cannonata, la lettera aperta che oltre 124 generali e ammiragli a riposo scagliano contro Joe Biden, la cui salute mentale è messa in dubbio. Gli ex dirigenti di vertice delle forze armate – tra cui Donald Bolduc, William Boykin e John Poindexter, già vice-consigliere per la sicurezza nazionale sotto Reagan – su “Flag Officers 4 America” – accusano i democratici di aver rubato le elezioni con i brogli e di aver svenduto il paese al suo maggiore antagonista, la Cina. Nel mirino anche l’accordo sul nucleare dell’Iran, l’immigrazione clandestina come veicolo di traffici innominabili e la sospensione di progetti energetici vitali come la Keystone Pipeline, voluta da Trump. Bocciate le stesse restrizioni sanitarie introdotte accampando l’emergenza pandemica: «I lockdown che colpiscono le scuole e le imprese equivalgono ad azioni di controllo della popolazione».L’accusa: sarebbe in atto una sorta di golpe bianco, da parte di un gruppo non legittimato da elezioni regolari, che procede a colpi di decretazioni d’urgenza scavalcando il Parlamento e mettendo in pericolo la nazione. Quanto pesi, il malumore degli ex generali (che rappresentano solo la vetta dell’iceberg, a quanto pare) lo conferma la reazione allarmata dell’ammiraglio Mike Mullen, già capo di stato maggiore: secondo Mullen, quella lettera «fa male ai militari e, per estensione, fa male al paese». L’avvertimento degli alti ufficiali americani in congedo (liberi di parlare, non più vincolati al silenzio) fa eco a quello dei colleghi francesi, scesi in campo contro Macron: anche in quel caso, le stellette contestano la legittimità di scelte governative che, secondo i militari, opprimono la popolazione e mettono a rischio la stabilità stessa delle istituzioni, sempre più invise alla cittadinanza.«Il conflitto è tra i sostenitori del socialismo e del marxismo contro i sostenitori della libertà costituzionale», si afferma nella lettera statunitense, estremamente esplicita nel condannare l’assenza di trasparenza nelle procedure elettorali che hanno portato Biden alla Casa Bianca. «L’integrità elettorale richiede di garantire che ci sia un voto legale espresso e contato per ogni cittadino», scrivono gli ex alti ufficiali. «I voti sono individuati come legali tramite le verifiche approvate dal Parlamento statale che includono le carte d’identità governative, la firme verificate. E oggi, molti definiscono “razzisti” questi controlli di buon senso, nel tentativo di evitare di avere elezioni giuste e oneste». I firmatari, tutti ex leader militari, si dichiarano «impegnati a sostenere e difendere la Costituzione degli Stati Uniti contro tutti i nemici», sia «nazionali» che «stranieri». Precisano: «La Cina è la più grande minaccia esterna per l’America. Stabilire relazioni di cooperazione con il Partito Comunista Cinese li incoraggia a continuare a progredire verso il dominio del mondo: militarmente, economicamente, politicamente e tecnologicamente».Per le stellette a riposo, occorre «imporre più sanzioni e restrizioni», nei confronti dei cinesi, «per ostacolare il loro obiettivo di dominazione mondiale e proteggere gli interessi dell’America». Ai democratici viene rinfacciato il ruolo di “quinte colonne” di potenze ostili, e anche una vocazione elitaria, manipolatrice e anti-popolare. «Dobbiamo sostenere e riconoscere i meriti dei politici che agiranno per contrastare il socialismo, il marxismo e il progressismo, sostenere la nostra Repubblica costituzionale e insistere su un governo fiscalmente responsabile, che si concentri su tutti gli americani e specialmente sulla classe media, non su gruppi di interessi speciali o estremisti che sono usati per dividerci in fazioni in guerra». Gli ex generali e ammiragli concludono il loro appello esortando «tutti i cittadini a partecipare subito a livello locale, statale e nazionale per eleggere rappresentanti politici che agiscano per salvare l’America, la nostra repubblica costituzionale, e per far assumere le proprie responsabilità a chi è attualmente in carica».«Siamo in una lotta per la nostra sopravvivenza, come repubblica costituzionale, come in nessun altro momento dalla nostra fondazione nel 1776». E’ una cannonata, la lettera aperta che oltre 124 generali e ammiragli a riposo scagliano contro Joe Biden, la cui salute mentale è messa in dubbio. Gli ex dirigenti di vertice delle forze armate – tra cui Donald Bolduc, William Boykin e John Poindexter, già vice-consigliere per la sicurezza nazionale sotto Reagan – sul magazine dei veterani (”Flag Officers 4 America“) accusano i democratici di aver rubato le elezioni con i brogli e di aver svenduto il paese al suo maggiore antagonista, la Cina. Nel mirino anche l’accordo sul nucleare dell’Iran, l’immigrazione clandestina come veicolo di traffici innominabili e la sospensione di progetti energetici vitali come la Keystone Pipeline, voluta da Trump. Bocciate le stesse restrizioni sanitarie introdotte accampando l’emergenza pandemica: «I lockdown che colpiscono le scuole e le imprese equivalgono ad azioni di controllo della popolazione».
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Bizzi: bomba a Gerusalemme, per incendiare il mondo
«Spero siano notizie infondate, ma negli ambienti di intelligence circola la voce di un possibile, enorme attentato terroristico – magari con l’impiego di mini-atomiche – che sarebbe in preparazione a Gerusalemme, progettato dai “soliti noti” per far ricadere la colpa sull’Iran e quindi poi coinvolgere nella tensione anche Russia e Cina». A lanciare l’allarme è Nicola Bizzi, storico nonché editore di Aurora Boreale. Bizzi è co-autore e curatore (con Matt Martini) del bestseller “Operazione Corona”, che svela imbarazzanti retroscena sugli eventi degli ultimi mesi: l’emergenza pandemica sarebbe una sofisticata “invenzione” del vertice finanziario mondiale, nel 2019 terrorizzato dalla storica crisi dei Repo, le compensazioni interbancarie delle banche centrali. In altre parole: non potendo sdoganare l’idea keynesiana dell’emissione monetaria illimitata, dopo decenni di austerity neoliberista fondata sul dogma (farlocco) della “scarsità di moneta”, di fronte alla carenza di liquidità per garantire il credito non restava che il “piano-B”, cioè il collasso pilotato dell’economia, con i lockdown, per azzerare di colpo la domanda di prestiti.Massone, esponente della comunità “eleusina” e in contatto con ambienti dell’intelligence, Nicola Bizzi ha spesso firmato annunci poi regolarmente confermati dai fatti. «Da almeno un mese – disse, a marzo – mi hanno spiegato che il 12 aprile inizierà una sorta di de-escalation, riguardo all’emergenza Covid, in virtù di un accordo riservatissimo che sarebbe stato raggiunto a fine 2020: una volta risolta la crisi finanziaria dei Repo, di cui l’opinione pubblica è rimasta all’oscuro, la fazione ostile alle restrizioni-Covid avrebbe indicato una sorta di road-map: se entro il 12 aprile 2021 avesse cominciato a “sgonfiarsi” il terrorismo mediatico costruito sulla cosiddetta pandemia, gli artefici del fenomeno-Covid avrebbero evitato di rendere conto dei loro misfatti». Secondo Bizzi, è esattamente quello che sta avvenendo: proprio il 12 aprile sono uscite dallo stato d’emergenza sia la Gran Bretagna che la Repubblica Ceca, mentre Spagna e Portogallo hanno accelerato le riaperute. «Qualcosa del genere è avvenuto per Olanda e Belgio, dove i governi tentano però di resistere alle riaperture».Succede anche in Francia, dove – segnala Matt Martini – nei giorni scorsi il Parlamento si è pronunciato contro l’adozione del “pass vaccinale”, salvo poi rimangiarsi la parola in serata (grazie a pressioni esercitate su singoli parlamentari?). «Non mi stupisce», dice Bizzi: «I poteri che si sono “inventati” il Covid non possono fare retromacia di colpo, dicendo alla popolazione: abbiamo scherzato». Lo stesso Bizzi, nella tarda primavera 2020, fu il primo a sottolineare – riscuotendo notevoli riscontri, in tutta Europa – la clamorosa denuncia del presidente bielorusso Alexandr Lukashenko, secondo cui prima l’Oms e poi il Fmi avrebbero offerto cifre stellari, fino a 900 milioni di dollari, per indurre la Bielorussia ad attuare il lockdown «come in Italia». E’ noto che Minsk – che non ha attuato alcuna misura d’emergenza, contro il Covid – è una sorta di avamposto di Mosca, sul fronte geopolitico occidentale. Contro Lukashenko era stata messa in atto l’ennesima “rivoluzione colorata”, poi abortita. Fallita la rivolta “democratica”, l’autocrate di Minsk – ostile al “partito del Covid” – ha rischiato di essere ucciso, in un attentato sventato dagli 007 russi.«Il colpo di Stato contro Lukashenko in Bielorussia, sventato dai servizi segreti di Putin – dice Bizzi – doveva servire come premessa per militarizzare l’Ucraina, da parte della Nato, che avrebbe poi agito direttamente contro i russi». Ora il tentativo di riaccendere la guerra ripartirebbe da Gerusalemme, per mezzo del terrorismo “false flag”? «Speriamo proprio di no, mi auguro che siano soltanto illazioni», dice l’editore di Aurola Boreale, secondo cui però non è il caso di abbassare la guardia. «C’è chi teme che in Iran, dove si voterà presto e dove l’ayatollah Khamanei si starebbe spegnendo a causa di una lunga malattia, potrebbe emergere una giovane leadership “antiglobalista”: un’ipotesi che fa paura, al punto da progettare attentati per congelare questo processo attraverso un conflitto di portata mondiale?». Quello contro la Russia è stato appena disinnescato. Però, il solo fatto di parlare di eventuali attentati, stavolta in Israele – insiste Bizzi – a volte può servire ad allontanare possibili pericoli.«Spero siano notizie infondate, ma negli ambienti di intelligence circola la voce di un possibile, enorme attentato terroristico – magari con l’impiego di mini-atomiche – che sarebbe in preparazione a Gerusalemme, progettato dai “soliti noti” per far ricadere la colpa sull’Iran e quindi poi coinvolgere nella tensione anche Russia e Cina». A lanciare l’allarme è Nicola Bizzi, storico nonché editore di Aurora Boreale. Bizzi è co-autore e curatore (con Matt Martini) del bestseller “Operazione Corona”, che svela imbarazzanti retroscena sugli eventi degli ultimi mesi: l’emergenza pandemica sarebbe una sofisticata “invenzione” del vertice finanziario mondiale, nel 2019 terrorizzato dalla storica crisi dei Repo, le compensazioni interbancarie delle banche centrali. In altre parole: non potendo sdoganare l’idea keynesiana dell’emissione monetaria illimitata, dopo decenni di austerity neoliberista fondata sul dogma (farlocco) della “scarsità di moneta”, di fronte alla carenza di liquidità per garantire il credito non restava che il “piano-B”, cioè il collasso pilotato dell’economia, con i lockdown, per azzerare di colpo la domanda di prestiti.
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Militari, nuovo avviso a Macron: guerra civile alle porte
Signor Presidente della Repubblica, Signore e Signori, Ministri, Membri del Parlamento, Ufficiali Generali, dei vostri gradi e qualità, Non cantiamo più la settima strofa della Marsigliese, conosciuta come la «strofa dei bambini». Eppure è ricca di lezioni. Lasciamo che sia essa a prodigarle su di noi: «Entreremo nella carriera quando i nostri anziani non saranno più lì. Là troveremo la loro ceneri e il segno delle loro virtù. Molto meno gelosi di sopravvivere a loro che di condividere la loro bara, avremo il sublime orgoglio di vendicarli o seguirli». I nostri anziani sono combattenti che meritano di essere rispettati. Questi sono ad esempio i vecchi soldati di cui avete calpestato l’onore nelle ultime settimane. Sono queste migliaia di servi della Francia, firmatari di un appello di buon senso, soldati che hanno dato i loro anni migliori per difendere la nostra libertà, obbedendo ai vostri ordini, per intraprendere le vostre guerre o per attuare le vostre restrizioni di bilancio, che avete insozzato mentre il popolo della Francia li ha sostenuti.Queste persone che hanno combattuto contro tutti i nemici della Francia, le avete trattate come faziose quando la loro unica colpa è amare il loro Paese e piangere la sua caduta visibile. In queste condizioni spetta a noi, da poco entrati in carriera, entrare nell’arena semplicemente per avere l’onore di dire la verità. Veniamo da quella che i giornali hanno chiamato «la generazione del fuoco». Uomini e donne, soldati attivi, di tutti gli eserciti e di tutti i ranghi, di tutte le sensibilità, amiamo il nostro Paese. Queste sono le nostre uniche pretese di fama. E se non possiamo, per legge, esprimerci a faccia scoperta, è altrettanto impossibile per noi tacere. Afghanistan, Mali, Repubblica Centrafricana o altrove, molti di noi hanno subito il fuoco nemico. Alcuni lì hanno lasciato dei compagni. Hanno offerto la loro pelle per distruggere l’islamismo a cui state facendo concessioni sul nostro suolo. Quasi tutti noi abbiamo conosciuto l’operazione Sentinel. Abbiamo visto con i nostri occhi le periferie abbandonate, gli alloggi con la delinquenza. Abbiamo subito i tentativi di strumentalizzare diverse comunità religiose, per le quali la Francia non significa nulla, nient’altro che un oggetto di sarcasmo, disprezzo o persino odio.Abbiamo marciato il 14 luglio. E questa folla benevola e diversificata, che ci ha acclamati perché ne siamo l’emanazione, ci è stato chiesto di guardarla per mesi, vietandoci di circolare in divisa, rendendoci potenziali vittime, su un suolo che siamo comunque capaci di difendere. Sì, i nostri anziani hanno ragione sulla sostanza del loro testo, nella sua interezza. Vediamo la violenza nelle nostre città e nei nostri villaggi. Vediamo il comunitarismo prendere piede nello spazio pubblico, nel dibattito pubblico. Vediamo l’odio per la Francia e la sua storia diventare la norma. Potrebbe non essere compito dei militari dirlo, sosterrete. Al contrario: poiché siamo apolitici nelle nostre valutazioni della situazione, è un’osservazione professionale quella che forniamo. Perché questa decadenza, la abbiamo vista in molti Paesi in crisi. Precede il crollo. Annuncia caos e violenza e, contrariamente a quanto voi affermate qua e là, questo caos e questa violenza non verranno da un «pronunciamento militare» ma da un’insurrezione civile.Per cavillare sulla forma dell’appello dei nostri anziani invece di riconoscere l’ovvietà delle loro scoperte, bisogna essere piuttosto codardi. Per invocare un dovere di riservatezza mal interpretato al fine di mettere a tacere i cittadini francesi, bisogna essere molto ingannevoli. Per incoraggiare i principali ufficiali dell’esercito a prendere posizione ed esporsi, prima di sanzionarli ferocemente non appena scrivono qualcosa di diverso dalle storie di battaglia, devi essere molto perverso. Codardia, inganno, perversione: questa non è la nostra visione della gerarchia. Al contrario, l’esercito è, per eccellenza, il luogo in cui ci parliamo sinceramente perché impegniamo la nostra vita. È questa fiducia nell’istituzione militare che chiediamo. Sì, se scoppia una guerra civile, l’esercito manterrà l’ordine sul proprio territorio, perché gli verrà chiesto di farlo. È anche la definizione di guerra civile. Nessuno può desiderare una situazione così terribile, i nostri anziani non più di noi, ma sì, ancora una volta, la guerra civile si sta preparando in Francia e lo sapete perfettamente.Il grido di allarme dei nostri Anziani si riferisce infine a echi più lontani. I nostri anziani sono i combattenti della resistenza del 1940, che persone come voi molto spesso trattavano come faziosi, e che continuarono la lotta mentre i legalisti, paralizzati dalla paura, scommettevano già sulle concessioni con il male per limitare i danni; sono i “pelosi” [soprannome dato ai soldati francesi durante la Grande Guerra, ndr] di 14 anni, morti per pochi metri di terra, mentre voi abbandonate, senza reagire, interi quartieri del nostro Paese alla legge del più forte; sono tutti i morti, celebri o anonimi, caduti al fronte o dopo una vita di servizio. Tutti i nostri anziani, coloro che hanno reso il nostro Paese quello che è, che ne hanno disegnato il territorio, ne hanno difeso la cultura, hanno dato o ricevuto ordini nella sua lingua, hanno combattuto affinché voi lasciaste che la Francia diventasse uno Stato fallito, che sostituisce la sua impotenza regale sempre più evidente con una brutale tirannia contro quelli che tra i suoi servi che vogliono ancora avvertirlo? Agite, signore e signori. Questa volta non si tratta di emozioni personalizzate, formule già pronte o copertura mediatica. Non si tratta di estendere i propri mandati o conquistarne di nuovi. Riguarda la sopravvivenza del nostro Paese, del vostro Paese.(Testo diffuso dai militari francesi e ripreso l’11 maggio 2021 da “Renovatio 21″. «Da qualche giorno correva la voce che un nuovo appello dei militari francesi sarebbe apparso sulla scena», scrive il sito. «Stavolta però, a differenza del precedente, non sarebbe stato firmato da ufficiali in pensione, ma da soldati attivi». Il testo pubblicato da “Renovatio 21″ sta circolando in rete. «In Francia la situazione è grave», sottolinea il blog. «Dopo anni di aberrazioni terroristiche, proteste popolari soffocate nella repressione (i Gilet Gialli) e lockdown draconiani che hanno piegato il paese, forse la misura e colma. Lo Stato più superbo d’Europa si appresta a collassare sotto il peso delle sue stesse scelte dementi in campo sociale, economico, migratorio? E l’Italia, che lezione vuole trarre da ciò che sta accadendo appena Oltralpe?»).Signor Presidente della Repubblica, Signore e Signori, Ministri, Membri del Parlamento, Ufficiali Generali, dei vostri gradi e qualità, Non cantiamo più la settima strofa della Marsigliese, conosciuta come la «strofa dei bambini». Eppure è ricca di lezioni. Lasciamo che sia essa a prodigarle su di noi: «Entreremo nella carriera quando i nostri anziani non saranno più lì. Là troveremo la loro ceneri e il segno delle loro virtù. Molto meno gelosi di sopravvivere a loro che di condividere la loro bara, avremo il sublime orgoglio di vendicarli o seguirli». I nostri anziani sono combattenti che meritano di essere rispettati. Questi sono ad esempio i vecchi soldati di cui avete calpestato l’onore nelle ultime settimane. Sono queste migliaia di servi della Francia, firmatari di un appello di buon senso, soldati che hanno dato i loro anni migliori per difendere la nostra libertà, obbedendo ai vostri ordini, per intraprendere le vostre guerre o per attuare le vostre restrizioni di bilancio, che avete insozzato mentre il popolo della Francia li ha sostenuti.
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Niente mascherina, Tso a scuola: onore ad Armando Siri
Cosa c’è nel cuore nero di certi eventi, che sconfinano nell’indecente e nell’indicibile? In quale notte sta cadendo, questo paese? Perché mai far precipitare nel dramma – nel sequestro di persona, nella reclusione psichiatrica – la semplice protesta civile di uno studente diciottenne contro l’imposizione della mascherina in classe? Ha dell’incredibile l’incidente occorso a Fano, la scorsa settimana: è finito in mezzo a degenti psichiatrici adulti, per 5 giorni, un ragazzino che quella mattina era uscito di casa per andare a scuola e, una volta in classe, si era legato al banco (con la catena della bicicletta) per resistere all’obbligo di coprirsi il volto con la “museruola”. Nessuno sembra averlo trattato da cittadino italiano, né da studente da educare. Tutti contro di lui: insegnanti e direttrice scolastica, forza pubblica (vigili urbani), sindaco di Fano, psichiatri dell’Asl. Unico difensore, accorso sul posto: il senatore Armando Siri, della Lega, che ora promette di scuotere il Parlamento interrogando ministri, per capire se siamo ancora in Italia oppure no, se siamo ancora in uno Stato di diritto o se la democrazia è venuta meno.Siri è riuscito a incontrare il ragazzino prigioniero del reclusorio sanitario: il suo intervento ha provocato il rilascio anticipato dell’ostaggio. Dice il senatore: ho potuto parlare per oltre un’ora con un giovane normale, minuto e timido, educato, non certo instabile mentalmente, sostenuto dalla solidarietà dei suoi compagni di scuola. In classe non aveva affatto dato in escandescenze: si era limitato a una protesta lucida e ferma, contro quella che riteneva un’imposizione intollerabile. Era già successo, e il ragazzo era stato allontanato dalla scuola. Seguiva le lezioni a distanza, attraverso la Dad, ma non veniva interrogato. Per questo – ha spiegato a Siri – aveva deciso di tornare in classe: per farsi finalmente interrogare (ma senza mascherina). Di fronte all’ennesima imposizione, si è allora incatenato. A quel punto, poteva essere allontanato nuovamente dalla scuola: e invece è stato strappato via con la forza, secondo la procedura del Tso, per essere rinchiuso nel reparto psichiatrico dell’ospedale cittadino: come se rappresentasse davvero un pericolo, per gli altri e soprattutto per se stesso.Intervistato da “ByoBlu”, lo psichiatra Alessandro Meluzzi promette battaglia: assisterà la famiglia del ragazzo, in sede legale, contestando da cima a fondo l’applicazione del Tso e anche le eventuali irregolarità nell’esecuzione del brutale provvedimento, ancora più indigesto nei confronti di un giovanissimo studente, che la scuola avrebbe avuto il dovere di ascoltare e proteggere, anziché punirlo in modo tanto spietato. Meluzzi ruggisce: chi avesse commesso questo abuso (almeno stando ai giornali, in attesa che la magistratura chiarisca completamente la vicenda) dovrà pagare in modo esemplare: la scuola, il sindaco e il personale sanitario. Non è ammissibile, sottolinea il medico, che la violenza del Tso venga utilizzata a scopo intimidatorio contro chiunque osi contestare una imposizione politica, perché in questo caso piomberemmo nella psichiatria di regime che – dalla Germania nazista all’Urss comunista – ha liquidato il dissenso ricorrendo a medici rinnegati, per classificare come pazzi gli oppositori scomodi. Il dramma è che l’episodio non è accaduto nella Cambogia di Pol Pot, ma in Italia, nella primavera 2021.Dove stiamo arrivando, di questo passo? Se lo domanda Armando Siri, che ha invitato il ragazzino a non mettersi più in pericolo, senza però rinunciare mai a testimoniare le proprie idee, perché di questo vive (o dovrebbe vivere) una democrazia. A proposito: dove sono i tanti cantori “da balcone”, che nel 2020 intonavano Bella Ciao mentre erano reclusi dal lockdown? Dov’è l’Anpi, dove sono i tanti che amano parlare a nome dei partigiani, cioè degli eroi che si batterono contro una dittatura fortunatamente morta e sepolta, anche grazie a loro, esattamente 76 anni fa? Non hanno niente da dire, oggi, se viene privato della libertà uno studente delle medie superiori che, nella scuola che avrebbe dovuto tutelare la sua incolumità fisica e psichica, ha osato protestare pacificamente contro una imposizione che ritiene insopportabile? Dov’è il tatuato Fedez, già autore di testi omofobi e ora campione della propaganda a favore del Ddl Zan utilizzando la Rai e la platea sindacale del Primo Maggio? Va tutto bene, se un ragazzino viene incartato come un salame – a scuola – e trascinato in manicomio perché non sopporta l’inutile, patetica e dannosa mascherina, imposta dal regime sanitario che da oltre un anno ha ipnotizzato il mondo?Viene da piangere, se si pensa a film come “L’attimo fuggente”, di Peter Weir, con il professor Keating (Robin Williams) che incoraggia, lui per primo, la ribellione dei ragazzi. Dove sono, oggi, gli intellettuali di sinistra che si emozionarono per quella pellicola, e per l’album “The Wall” dei Pink Floyd, in cui si celebra l’abbattimento del muro dell’omertà che protegge l’abuso di potere? In fondo a quali redazioni stanno acquattati, in silenzio, mentre gli infermieri trascinano via un diciottenne inerme in una scuola di Fano? A maggior ragione: onore al senatore Armando Siri, leghista, direttore dell’unica scuola politica di partito ancora esistente in Italia, quella della Lega. Già sottosegretario nel governo gialloverde, Siri fu fulminato da un avviso di garanzia e costretto a dimettersi (per una vicenda poi finita in nulla) un minuto dopo aver annunciato il varo del suo progetto di riduzione del carico fiscale, l’unico che fosse mai stato elaborato negli ultimi vent’anni. E’ grazie a lui – che accorre a Fano, per stare vicino al giovanissimo prigioniero – se possiamo avere ancora l’impressione di essere ancora in Italia, in una democrazia ammaccata quanto si vuole, ma dove ancora funzionano le regole dello Stato di diritto, e dunque la tutela della libertà personale come valore costituzionale.(Giorgio Cattaneo, 12 maggio 2021. Su “ByoBlu” la vicenda di Fano è ricostruita con i contributi di Alessandro Meluzzi, del senatore Armando Siri e dell’avvocato Massimiliano Musso, legale e fratello di Dario Musso, anche lui sottoposto a Tso lo scorso anno, in Sicilia, per aver osato criticare la gestione dell’emergenza. Nel servizio c’è anche l’audio della telefonata con cui l’avvocato Musso è riuscito a raggiungere e confortare il giovane studente, mentre era recluso nel reparto psichiatrico di Fano).Cosa c’è nel cuore nero di certi eventi, che sconfinano nell’indecente e nell’indicibile? In quale notte sta cadendo, questo paese? Perché mai far precipitare nel dramma – nel sequestro di persona, nella reclusione psichiatrica – la semplice protesta civile di uno studente diciottenne contro l’imposizione della mascherina in classe? Ha dell’incredibile l’incidente occorso a Fano, la scorsa settimana: è finito in mezzo a degenti psichiatrici adulti, per 5 giorni, un ragazzino che quella mattina era uscito di casa per andare a scuola e, una volta in classe, si era legato al banco (con la catena della bicicletta) per resistere all’obbligo di coprirsi il volto con la “museruola”. Nessuno sembra averlo trattato da cittadino italiano, né da studente da educare. Tutti contro di lui: insegnanti e direttrice scolastica, forza pubblica (vigili urbani), sindaco di Fano, psichiatri dell’Asl. Unico difensore, accorso sul posto: il senatore Armando Siri, della Lega, che ora promette di scuotere il Parlamento interrogando ministri, per capire se siamo ancora in Italia oppure no, se siamo ancora in uno Stato di diritto o se la democrazia è venuta meno.
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Operazione Corona: i golpisti vorrebbero farla franca
Un colpo di Stato mondiale, progettato contro una vittima in particolare: la nostra società occidentale. Doveva scattare nel 2022, ma la crisi bancaria dei Repo ne ha accelerato i tempi. Ora il golpe è fallito, ma ha lasciato macerie: ha disastrato la democrazia e rottamato l’economia, proprio come volevano i golpisti, ingigantendo la paura e trasformando i cittadini in docilissime pecore, private delle libertà più elementari in nome di un pericolo virtuale, manipolato da cima a fondo. Ormai è cominciata una grande retromarcia, segretamente pattuita, ma a caro prezzo: non si può smontare da un giorno all’altro un “giocattolo” come quello, che ha distribuito miliardi e sta ancora arricchendo intere filiere di beneficiari, migliaia di persone. E il fardello più inquietante è quello rappresentato dai vaccini “genici” in circolazione: aleggia il vecchio incubo del depopolamento, predicato da una certa élite. Una cosa è certa: l’establishment del lockdown spera di passarla liscia, evitando una nuova Norimberga che metta in chiaro i crimini commessi. E il governo Draghi servirebbe proprio a questo: a far uscire l’Italia dall’emergenza, incanalandola però nei binari del Grande Reset in corso. E soprattutto: assolvendo la politica che ha eseguito gli ordini golpisti.In altre parole, anche il finale dovrà avere il sapore della farsa: avremo “sconfitto il virus” – si dirà – grazie ai sacrifici imposti con i lockdown, e poi soprattutto grazie alla vaccinazione di massa (imposta col ricatto, nonostante la Costituzione vieti di disporre Tso sulla base di farmaci ancora sperimentali). Tra tante voci eretiche, quella di Nicola Bizzi – storico e fondatore delle Edizioni Aurora Boreale – spicca per la precisione delle denunce solitarie, il tempismo delle previsioni e la lucidità delle analisi. Il saggio “Operazione Corona”, che oggi è il libro più censurato d’Italia, parla di un “colpo di Stato globale”: un golpe «finalizzato innanzitutto a un Grande Reset economico, finanziario e sociale, e in secondo luogo anche a una drastica riduzione delle libertà civili e democratiche, su scala planetaria». Secondo alcuni indizi doveva essere attuato solo nel 2022, ma a bruciare i tempi – nel settembre 2019 – sarebbe stata la crisi dei Repo, le compensazioni interbancarie tra banche centrali: non c’era più denaro per garantire i prestiti, e l’unica soluzione consisteva nell’arresto improvviso dell’economia, trovando un espediente adatto (il provvidenziale virus mediatico).Lo spiega l’economista Andrea Cecchi nei capitoli economici di “Operazione Corona”: la cosiddetta pandemia è stata una crisi pianificata, visto che il mondo si era trovato sull’orlo di un vero e proprio collasso economico, all’insaputa dell’opinione pubblica. «Certi “padroni del vapore” se la sono vista brutta: rischiavano che il loro giocattolo finanziario si inceppasse», dice Bizzi, in un recente video su YouTube. «Forum di Davos, Fmi e vari altri poteri sovranazionali hanno quindi dovuto anticipare questa operazione, architettando il presunto rilascio di un virus e creando una situazione senza precedenti». Quando mai s’è visto, nella storia delle epidemie, che si isolino le persone sane? «Logiche economiche: la vera funzione dei lockdown è stata quella di bloccare l’economia paralizzando la domanda, la richiesta di credito e la circolazione del denaro, così da demolire l’economia a tappe preordinate». Una vera e propria “demolizione controllata”, come quella delle Torri Gemelle. «Per fare tutto questo si sono serviti della Cina, che ha avuto il suo tornaconto (è stato l’unico paese col Pil in crescita, nel 2020) ma in realtà non è la principale colpevole».Facile, usare la Cina: «Serviva un paese totalitario, per inaugurare la logica del lockdown: e solo la Cina poteva farlo, perché il regime cinese esercita un controllo mostruoso sulla popolazione». All’inizio, dice Bizzi, si era pensato al Brasile: ipotesi subito scartata, però, per l’opposizione del presidente Bolsonaro e per la stessa indole della popolazione brasiliana, assai meno docile di quella cinese. Ma attenzione: la Cina ha chiuso completamente solo l’Hubei, la regione di Wuhan, senza fermare il resto del paese. Certo, ha collaborato perfettamente alla farsa del terrorismo psicologico: «In televisione ha mostrato persone che cadevano come morte, per strada, o in preda a convulsioni. E ancora: migliaia di persone ammassate su letti da campo allestiti in palazzetti dello sport, tutti con convulsioni simultanee: cose che poi non abbiamo mai visto, in Occidente – neanche in Italia, paese che è stato il vero epicentro di tutta questa macchinazione. Quelli cinesi erano chiaramente personaggi che recitavano un copione del terrore molto ben studiato, attraverso una Oms completamente controllata da Pechino».Chi ha buona memoria, aggiunge Bizzi, ricorderà uno spettacolo molto simile: quello della cerimonia di inaugurazione delle Olimpiadi di Londra nel 2012. «Incredibilmente, tutto quello che poi è successo oggi era stato raffigurato, in maniera coreografica (incluso Boris Johnson, su un letto d’ospedale) in quell’inquietante rappresentazione». Finalmente, nel 2020 lo schema è stato applicato: al mondo è stata imposta «questa idea folle e criminale di lockdown, termine che in inglese significa “carcere duro”». Colpo di Stato globale, pianificato nei minimi dettagli. «E i governi, specie quelli occidentali, hanno applicato alla lettera un “pacchetto” preconfezionato, imposto a esecutivi che sapevano molto bene, con largo anticipo, cosa sarebbe accaduto». Già nel giugno scorso, Bizzi era stato il primo a portare allo scoperto il caso della Bielorussia, passato sotto silenzio. «La Bielorussia è l’unico paese europeo a essersi rifiutato di applicare qualunque misura di contenimento: non ha attuato lockdown né chiusure, e non ha mai minimamente toccato le libertà dei cittadini. E chiaramente è stata demonizzata».In una seduta del governo, il presidente Lukashenko – ricordando ai suoi ministri di aver appena respinto una lauta proposta dell’Oms (92 milioni di dollari) per fare un lockdown “come in Italia”, ha spiegato che l’offerta era stata decuplicata dal Fmi: 900 milioni, per introdurre restrizioni “all’italiana”. «Prove alla mano – aggiunge Bizzi – ho poi dimostrato che i vertici italiani (i servizi segreti, il governo e le più alte cariche dello Stato) erano stati informati già dal mese di agosto del 2019 che sarebbe stato necessario applicare un lockdown, nel nostro paese». Sei mesi di anticipo, quindi, sulla cronologia ufficiale degli eventi? Bizzi invita a osservare certi dettagli: «Sono state potenziate in modo incredibile le forze dell’ordine, incluse le polizie municipali: aumenti di organico, mezzi, camionette, aerei, elicotteri, droni, attrezzature elettroniche. Un’operazione del genere non la fai in due settimane, servono mesi di preparazione». Ovvia deduzione: era tutto preordinario, dall’autunno 2019. E anche il nostro governo, come gli altri dell’Europa occidentale, «ha ricevuto finanziamenti a pioggia, presumibilmente da parte di organizzazioni come il Fmi, per poter garantire la tenuta di un futuro lockdown».Di questo, si sono preoccupati: di come attuare il “carcere duro”. «E non certo di potenziare la sanità e gli ospedali, o di assicurare una prevenzione sanitaria (che nel caso di una pandemia sarebbe dovuta essere la cosa più logica)». Nicola Bizzi li definisce «branco di assassini». Scandisce: «A questi signori non è mai importato niente, della salute degli italiani». Aggiunge: «Non sappiamo cosa si sia effettivamente scatenato. Ma sappiamo che questo virus, o presunto tale – come ha ben documentato Matteo Martini, in “Operazione Corona” – non è stato mai isolato». Seriamente? «Certo: e questo sta venendo fuori, perché il governo giapponese ha fatto un’interrogazione internazionale: ha dimostrato che il virus non è stato mai isolato. Soprattutto, il Giappone ha sfidato tutti i governi (soprattutto quelli dell’Occidente) a dimostrarne l’isolamento: e nessuno ha risposto». Sostanzialmente, quindi, «non c’è nessuna prova che il virus sia mai stato isolato: hanno solo fatto infiniti “sequenziamenti”, la cui utilità è tutta da spiegare. E in compenso, hanno attuato la frode della Pcr: dico frode, perché sappiamo che quello dei tamponi non è un metodo diagnostico riconosciuto. Un’operazione, peraltro, dal costo esorbitante: in un anno, per i tamponi, in Italia abbiamo speso un ammontare equivalente a 10 leggi finanziarie».Per Bizzi, però, il cuore della questione-lockdown non è il business degli approfittatori. A monte, si tratta di una decisione imposta dal super-potere mondiale che controlla le banche centrali. E a valle, una mera questione di ordini da eseguire. «A differenza di alcuni paesi del Nord Europa e dell’Est Europa, che hanno dimostrato molta più autonomia e libertà, i governi dell’Europa occidentale (Italia e Germania, Francia, Spagna) sono totalmente eterodiretti. Non hanno autonomia decisionale: tutte le decisioni importanti non vengono prese nelle sedi istituzionali (governo, Parlamento) ma nell’alveo di organizzazioni sovranazionali». Quali? «Spesso si parla del Bilderberg e della Trilaterale, ma anche queste sono organizzazioni di potere intermedie, che hanno il compito di ratificare, imponendole ai governi, decisioni che sono prese ancora più in alto». Ecco perché Bizzi ricorre a termini impegnativi: «Questo è un piano diabolico, lasciatemelo dire: mira alla distruzione completa dei diritti democratici dei cittadini e del modello stesso di democrazia occidentale».Sono stati abili, i golpisti: hanno operato con la programmazione neurolinguistica, e tutte le mosse dei governi sono state calcolate. «Dalla durata stessa dei lockdown fino ai messaggi lanciati dai media, è stata tutta un’operazione calcolata a tavolino in modo che attecchisse sulle masse, proprio secondo le tecniche della Pnl». Gli architetti della crisi che ha travolto il pianeta hanno unito molteplici interessi: «Per esempio quelli del Forum di Davos, per avviare questa “quarta rivoluzione industriale” fondata sul mito di una falsa “green economy” che in realtà vuole portare al transumanesimo, all’abolizione del contante, alla distruzione dei più basilari diritti degli esseri umani». Come reagire, dunque? «Il dovere principale di chi ha un minimo di raziocinio, e quindi ormai ha capito con che cosa abbiamo a che fare, è quello di resistere con ogni mezzo, cercando di fare corretta informazione: non dobbiamo permettere che questo piano vada avanti, dobbiamo gettare più sabbia possibile nei suoi ingranaggi». Non è facile: gli italiani – dice Bizzi – ci sono cascati: hanno creduto alla storia che è stata loro raccontata.«I nostri connazionali hanno dimostrato una grande incoscienza, e hanno accettato con estrema leggerezza le misure liberticide varate dai governi Conte e Draghi. L’illusione – portata anche dalla televisione – che i governi stessero togliendo la libertà ai cittadini per ragioni sanitarie, emergenziali, ha davvero attecchito, e ha fatto sì che molte persone si adeguassero». Questo, fatalmente, acquisce il senso di isolamento di chi, come Bizzi, alla versione ufficiale non ha mai creduto. «Io sapevo da tempo dove si sarebbe andati a parare, e quando sono arrivate le prime notizie dalla Cina mi sono detto: ecco, ci siamo. Per un mese intero, a febbraio 2020, nessuno ha spiegato che il governo Conte aveva introdotto lo stato d’emergenza già il 31 gennaio: volevano il maggior numero possibile di morti, volevano scatenare il panico e alimentare il terrore». Unica presenza anomala, nell’Italia di quei primi mesi: la Russia. «Non scordiamoci la missione della brigata di militari russi accorsi in Lombardia, specializzati in guerra batteriologica: per la prima volta nella storia, mezzi militari della Russia in un paese Nato. Erano venuti per capire come mai il problema fosse partito proprio dall’Italia».Una missione rimasta in sordina, quella dei russi. «Hanno trovato molte cose, anche se poi le evidenze sono state secretate. Pare sia stato qualcosa di batteriologico, a esser stato rilasciato sul nostro territorio. Non ne ho le prove: se questo fosse vero, però, farebbe emergere complicità criminali inaudite». Ora, però, siamo di fronte a svolte impreviste: ci stiamo forse avvicinando a un capovolgimento della situazione. «Ho ragione di essere ottimista», perché gli esecutori nazionali del piano «hanno semplicemente aggirato la Costituzione, che non è mai stata né sospesa né archiviata, né modificata: gli articoli della Costituzione sono perfettamente in vigore, così come le leggi antiterrorismo – che fra l’altro vietano di circolare a volto coperto (è reato penale)». Inutile spaventarsi: «Non hanno valore le multe comminate da certi emuli della Gestapo, che magari indossano l’uniforme della polizia municipale e sembrano in preda a un delirio di onnipotenza».Bizzi ricorda le scene a cui abbiamo assistito, nel 2020: persino donne anziane malmenate, gettate a terra solo perché non indossavano la mascherina. «Alcuni sindaci erano arrivati a imporre nei supermercati una spesa minima di 50 euro, con vecchi in coda che magari non avevano 10 euro in tasca. Cosa hanno subito, queste persone, grazie a certi amministratori locali? Qui nessuno è esente da colpe». Per Bizzi la verità sta venendo a galla molto in fretta: «E non dobbiamo permettere che certi personaggi la passino liscia. Tutti – dalle più alte cariche dello Stato, fino ai più piccoli amministratori locali – sono stati complici di questo grande inganno, di questa colossale macchinazione, che ha portato a un’indebita, incostituzionale repressione delle libertà. Misure come il coprifuoco: vogliamo scherzare? Neanche nel ‘44 venivano applicate in questo modo». Ma attenzione: «Non bisogna avere timore delle uniformi: polizia e carabinieri hanno giurato, sulla Costituzione, e si trovano a gestire una situazione che non sopportano più».«Io sono in contatto con sindacati delle forze dell’ordine, che da mesi esprimono tutto il loro dissenso: si stanno rifiutando di sanzionare i cittadini, stanno cominciando a ribellarsi anche loro», assicura Bizzi. In più, ci sono forti segnali di un capovolgimento internazionale della situazione: questo ci fa ben sperare. Essendo stata risolta la crisi dei Repo già nell’autunno 2020, «è venuto meno il motore economico di questo colpo di Stato globale: non c’è più una ragione economica per disporre nuovi lockdown allo scopo di fermare l’economia, che infatti si sta riprendendo». Bizzi segnala che è in corso di attuazione anche il Quantum Financial System, che scardinerà completamente gli attuali parametri economici globali (sulla possibilità di emissione monetaria illimitata). Non siamo mai stati completamente soli: la Russia di Putin, quella che aveva inviato i suoi specialisti in Italia, si è smarcata per prima: dimostrando quanto fosse artificiosa, l’intera operazione-paura. «Mosca ha applicato un lockdown solo inziale e molto blando, poi due mesi fa ha rimosso le ultime restrizioni. E ha fatto una mossa molto intelligente: è la stata la prima a lanciare il suo vaccino».Lo Sputnik – dice Bizzi – non è un vaccino mRna: è solo una sorta di antinfluenzale rafforzato, in Russia proposto unicamente su base volontaria. «Da noi invece si tenta di imporre – con la persuiasione, il ricatto e la minaccia – una vaccinazione sperimentale mRna. Agghiacciante: milioni di italiani si sono messi in coda come tanti lemming, pronti a lanciarsi nel precipizio. Si stanno suicidando, e non se ne rendono conto: hanno subito un vero e proprio lavaggio del cervello». Ma anche la geografia mondiale del fronte-vaccini suggerisce he questa operazione stia finendo: «Due terzi dei governi mondiali si sono di fatto smarcati, rifiutando i vaccini mRna (Pfizer, Moderna). Non solo: inaugurando le terapie domiciliari, hanno abbattuto la narrazione dell’ospedalizzazione. Hanno dimostrato che è una montatura: semplicemente assumendo determinati farmaci si evita il ricovero. Una soluzione che in Italia viene ostacolata con ogni mezzo: Speranza è ricorso al Consiglio di Stato. Hanno il terrore che venga messa in crisi la narrazione delle terapie intensive intasate».Già a febbraio, a Bizzi era stato riferito che «sarebbe stato raggiunto un accordo, nell’ambito di una trattativa internazionale fra certe organizzazioni di potere». In pratica, ai golpisti del Covid avrebbero detto: «L’operazione è fallita, è stato raggiunto appena il 20% degli obiettivi prefissati. La verità sta venendo a galla, rischiate una nuova Norimberga. Quindi vi diamo una “timeline”: se dal 12 aprile iniziate una de-escalation per chiudere questa operazione con le buone, vi permettiamo di uscirne puliti». Vale a dire: se i governi si atterranno a questa direttiva, cominceranno a dire che i contagi stanno calando. E se ne vanteranno: «Abbiamo sconfitto il terribile virus grazie ai vostri sacrifici», sarà il refrain. «E cercheranno di uscirne a testa alta. Perché il loro obiettivo è proprio quello: scongiurare una nuova Norimberga. E quindi: evitare che vengano alla luce tutte le responsabilità, a ogni livello, dal Quirinale all’ultimo Comune. Facile attaccare Conte: è indifendibile, ha firmato i provvedimenti più spregevoli. Ma tutti si dimenticano che qualcuno, al di sopra di lui, certe cose le ha autorizzate».Questi signori, quindi, secondo Bizzi «puntano a salvaguardare il sistema», cioè «a impedire che per loro finisca molto male, dal punto di vista giuridico (anche penale)». Erano dunque programmate, le riaperture: graduali, per tenere in piedi la credibilità retroattiva della farsa. «Un mese dopo la segnalazione che avevo ricevuto – racconta sempre Bizzi – Boris Johnson ha annunciato che la Gran Bretagna avrebbe riaperto proprio il 12 aprile, in concomitanza con altre riaperture europee, come quella della Spagna (anche più dura dell’Italia, nella repressione). Ebbene: da un mese la Spagna ha riaperto locali, palestre e piscine, autorizzando anche concerti con migliaia di persone. Sono riaperture chiaramente pianificate: non è che possono dire, da un giorno all’altro, “abbiamo scherzato, vi abbiamo presi in giro”. Non possono riaprire tutto di colpo: perderebbero la faccia, e dovrebbero rinunciare improvvisamente a interessi economici che sono mostruosi». Un oceano di soldi: «Qualcuno è stato appena messo da parte, ma non c’è solo Arcuri: in tanti stanno ancora guadagnando, da questa operazione».Nicola Bizzi parla di «servigi da pagare a migliaia di persone, negli apparati statali: e questa cosa non la si può interrompere da un giorno all’altro». Aggiunge: «La mia impressione – confermata da alcune informative che ricevo – è che ci sia stato un motivo preciso dietro al licenziamento di Conte, con la necessità poi di mettere in piedi questo governo, che peraltro non mi piace per niente». Mario Draghi? «Come ben sappiamo, ha più scheletri nell’armadio di Nosferatu: conosciamo il suo passato e le sue malefatte». Per Bizzi il governo Draghi resta pericoloso: «Un esecitivo che conferma Speranza alla sanità e inserisce al proprio interno personaggi come Colao è tutt’altro che raccomandabile». Per contro, la sua funzione sarebbe quella di «portare l’Italia a una de-escalation, a una uscita graduale da questa operazione, a tappe pianificate (ma in modo da lasciare indenne la politica, facendola uscire a testa alta». Torneremo a respirare, dunque, ma i “collaborazionisti” la faranno franca. «E questo non è accettabile: dobbiamo esigere che ci vengano restituite le libertà che la Costituzione ci garantisce».Se l’Operazione Corona è scattata per motivi finanziari – dice ancira Bizzi – sicuramente è stata sfruttata dai pericolosi fanatici che coltivano apertamente precisi piani mondiali per il depopolamento. Ci sono personaggi come il francese Jacques Attali (mentore di Macron), o come lo stesso Bill Gates, che da trent’anni ci dicono in faccia che siamo in troppi, sulla Terra, e che occorre ridurre forzatamente (con le buone o con le cattive) la popolazione globale, che sta sfuggendo al loro controllo finanziario e politico. «Non è vero che siamo in troppi, per le risorse terrestri. E’ vero invece che le risorse sono mal distribuite: l’1-2% detiene il 90% della ricchezza, non vuole perderne il controllo e la vuole incrementare ulteriormente». Le lezione da trarre? I golpe esistono, ma non sempre vanno in porto come previsto. «Questa operazione era partita con “pacchetti precofenzionati” a cui tutti avrebbero dovuto adeguarsi, e invece molti paesi se ne sono smarcati fin da subito: l’Africa, per esempio, non ha aderito al piano. I paesi dell’Africa nera e del Nordafrica non volevano veder distrutta la loro economia, e soprattutto non volevano partecipare a un piano genocida: perché è qui il vero nodo della questione».Già negli anni ‘80, Jacques Attali scriveva: nel futuro prossimo – visto che non possiamo più ridurre la popolazione coi campi di concentramento e le esecuzioni sommarie – sarà necessario ridurla con altri sistemi: anche con certe terapie iniettabili, che la gente stessa sarà spinta a richiedere. «E infatti ci siamo arrivati», secondo Bizzi, che segnala un sito americano molto inquietante, “Deagel.com”, che si occupa di armamenti. Nel 2017 aveva presentato strane proiezioni statistiche demografiche, immaginando – Stato per Stato – la popolazione mondiale nel 2025. Il sito dichiarò di essersi basato su fonti di intelligence (senza citare quali) e su dati di organizzazioni internazionali (probabilmente la Fao, il Fmi, l’Oms). Un quadro allarmante, che vedeva tutto l’Occidente depopolato. Un’Italia ridotta a 40 milioni di abitanti, una altrettanto drastica riduzione prevista per Francia e Spagna, e una Germania con una popolazione destinata a crollare (da 80 a 28 milioni). Analoga previsione per gli Usa: appena 90 milioni di abitanti, contro gli attuali 320. Stessa sorte per il Canada, mentre il fenomeno non avrebbe investito gli altri paesi del mondo, sostanzialmente stabili.«So che le stime sono andate correggendosi, col tempo, ma la tendenza resta: a essere colpite – secondo “Deagel” – sarebbero solo l’Europa occidentale e il Nord America, più l’Australia e la Nuova Zelanda: cioè quei paesi che hanno adottato le misure più restrittive, applicando alla lettera i dettami di questo colpo di Stato globale, incluse le vaccinazioni forzose (i vaccini mRna)». C’è un nesso, tra queste previsioni e quello che sta realmente avvenendo o che avverrà? Nel 2017 qualcuno già “sapeva” che in Occidente sarebbe stata introdotta una vaccinazione mRna, e che questa – magari – sarebbe stata tale da produrre un simile depopolamento? «Diciamo c’è di che riflettere», dice Bizzi. «La mia opinione – sostiene – è che questa sia una “guerra” contro l’umanità occidentale, contro la nostra civiltà». Guardiamoci attorno: «I paesi africani, asiatici ed est-europei hanno respinto al mittente le richieste dell’Oms. Il vero fulcro di questa operazione sono L’Europa e il Nord America». E’ un fatto: «Stiamo vivendo un’epoca di censura, di medioevo orwelliano», conclude Bizzi. «Io non possiedo tutte le risposte, però mi sto adoperando affinché le verità vengano alla luce».(Il libro: “Operazione Corona, colpo di Stato globale”, Edizioni Aurora Boreale, 588 pagine, euro 22,80. Bizzi ne è co-autore, editore e curatore insieme a Matteo Martini, chimico farmaceutico, che esamina gli aspetti scientifici e virologici dell’affare-coronavirus, dimostrando la premeditazione dell’esplosione pandemica. Un medico come il dottor Stefano Scoglio, già candidato al Nobel, approfondisce invece gli aspetti clinici della sindrome Covid. Il biologo David Suraci, a sua volta, affronta il tema vaccini, denunciando i pericoli della vaccinazione mRna. All’economista Andrea Cecchi e al giornalista Luca La Bella, analista finanziario, il compito di illuminare i retroscena bancari che sarebbero all’origine della crisi, mentre l’avvocato Marco Della Luna, già autore di “Oligarchia per popoli superflui”, approfondisce gli aspetti giuridici introdotti con le restrizioni. Gli psicologi Alfonso Guizzardi e Alessandro Gambugiati, infine, analizzano le tecniche di manipolazione adottate e i danni psicologici inferti alla popolazione, soprattutto agli anziani e ai bambini. In vetta alle classifiche, “Operazione Corona” è stato realizzato a tempo di record per offrire una panoramica completa ed esaustiva sulla considetta pandemia, illuminandone le principali zone d’ombra).Un colpo di Stato mondiale, progettato contro una vittima in particolare: la nostra società occidentale. Doveva scattare nel 2022, ma la crisi bancaria dei Repo ne ha accelerato i tempi. Ora il golpe è fallito, ma ha lasciato macerie: ha disastrato la democrazia e rottamato l’economia, proprio come volevano i golpisti, ingigantendo la paura e trasformando i cittadini in docilissime pecore, private delle libertà più elementari in nome di un pericolo virtuale, manipolato da cima a fondo. Ormai è cominciata una grande retromarcia, segretamente pattuita, ma a caro prezzo: non si può smontare da un giorno all’altro un “giocattolo” come quello, che ha distribuito miliardi e sta ancora arricchendo intere filiere di beneficiari, migliaia di persone. E il fardello più inquietante è quello rappresentato dai vaccini “genici” in circolazione: aleggia il vecchio incubo del depopolamento, predicato da una certa élite. Una cosa è certa: l’establishment del lockdown spera di passarla liscia, evitando una nuova Norimberga che metta in chiaro i crimini commessi. E il governo Draghi servirebbe proprio a questo: a far uscire l’Italia dall’emergenza, incanalandola però nei binari del Grande Reset in corso. E soprattutto: assolvendo la politica che ha eseguito gli ordini golpisti.
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A casa alle 22: restrizione illegittima e incostituzionale
Il coprifuoco istituito da Giuseppe Conte nell’autunno 2020 (e confermato ora da Mario Draghi, a quanto pare almeno fino a giugno) è completamente illegale, essendo incostituzionale: solo un giudice, infatti, può disporre la limitazione della libertà (per il singolo cittadino); in via temporanea, un governo potrebbe impedire la circolazione in una determinata area, ma non certo su tutto il territorio nazionale. Le disposizoni emanate dai governi Conte e Draghi, infatti – sottolineano svariati giuristi – non hanno forza di legge, e quindi non possono prevalere sul dettato costituzionale (che il coprifuoco lo ammette solo in caso di guerra). Tutto è cominciato la sera del 3 novembre 2020, quando è stato firmato il quarto Dpcm della “seconda ondata” di coronavirus. Il decreto ministeriale, in vigore dal 6 novembre 2020, ha introdotto in Italia un coprifuoco su tutto il territorio nazionale dalle ore 22 alle 5 del mattino successivo, con spostamenti consentiti in questa fascia oraria soltanto per esigenze lavorative o comprovati motivi di salute e necessità.Per i trasgressori, la pena è una multa da 400 a 1.000 euro. Il divieto è trasversale e prevale sulla libertà di recarsi nel luogo di abitazione. Le uniche ipotesi in cui si può uscire nelle ore del coprifuoco sono quelle previste dall’autocertificazione: motivi di salute, comprovate esigenze lavorative e casi di necessità e urgenza. Tra questi non c’è il rientro a casa propria, a meno che non vi siano ragioni che non consentano di intraprendere il viaggio nella fascia oraria non soggetta a divieto: lo spostamento dopo le 22 o prima delle 5 del mattino per raggiungere il domicilio o la residenza è consentito soltanto se è concretamente impossibile viaggiare in un’altra fascia oraria. In altre parole, si può violare il coprifuoco per tornare a casa solo se è estremamente complesso partire quando è consentito. La deroga – come impone il governo – va indicata nel modulo di autocertificazione. E in caso di falsa dichiarazione si rischia il carcere: da 1 a 6 anni di detenzione.Nel nostro ordinamento giuridico, però, l’obbligo di permanenza domiciliare è una sanzione di tipo penale: e può disporla solo il giudice, con atto motivato e relativo a una singola persona. Pertanto, è incostituzionale disporre un coprifuoco attraverso un decreto del presidente del Consiglio dei ministri, che è un atto solo amministrativo e quindi gerarchicamente inferiore alla legge (e lo sarebbe anche se fosse disposto con un atto avente forza di legge). Recita la Costituzione italiana, all’articolo 16: «Ogni cittadino può circolare e soggiornare liberamente in qualsiasi parte del territorio nazionale, salvo le limitazioni che la legge stabilisce in via generale per motivi di sanità o di sicurezza. Nessuna restrizione può essere determinata da ragioni politiche». Non esistono deroghe ai principi costituzionali, se non in caso di guerra. E la stessa emanazione dello stato d’emergenza non è legittima, perché il governo non ha ricevuto neppure una legge-delega dal Parlamento, che gli conferisca i poteri necessari per incidere su diritti costituzionalmente garantiti.Il governo sta quindi agendo in modo coercitivo e arbitrario, appellandosi al decreto legislativo n. 1 del 2018, che però si occupa dell’organizzazione materiale e logistica per far fronte a emergenze calamitose, come il terremoto, e non conferisce in nessun modo allo Stato poteri pieni sui cittadini. Lo Stato, quindi, non potrebbe assolutamente limitare la libertà personale dei cittadini: per ragioni di carattere sanitario e di sicurezza, si può infatti limitare la libertà di circolazione, ma di certo non annullarla. Lo conferma la Corte Costituzionale: secondo la sentenza numero 68 emanata nel 1964, «la libertà di circolazione riguarda i limiti di accesso a determinati luoghi, ma mai può comportare un obbligo di permanenza domiciliare». Le disposizioni emesse da Conte (e confermate da Draghi, fino a data da destinarsi) sono dunque interamente insostenibili, illegittime e impugnabili presso qualsiasi sede giudiziaria italiana.Il coprifuoco istituito da Giuseppe Conte nell’autunno 2020 (e confermato ora da Mario Draghi, a quanto pare almeno fino a giugno) è completamente illegale, essendo incostituzionale: solo un giudice, infatti, può disporre la limitazione della libertà (per il singolo cittadino); in via temporanea, un governo potrebbe impedire la circolazione in una determinata area, ma non certo su tutto il territorio nazionale. Le disposizioni emanate dai governi Conte e Draghi, infatti – sottolineano svariati giuristi – non hanno forza di legge, e quindi non possono prevalere sul dettato costituzionale (che il coprifuoco lo ammette solo in caso di guerra). Tutto è cominciato la sera del 3 novembre 2020, quando è stato firmato il quarto Dpcm della “seconda ondata” di coronavirus. Il decreto ministeriale, in vigore dal 6 novembre 2020, ha introdotto in Italia un coprifuoco su tutto il territorio nazionale dalle ore 22 alle 5 del mattino successivo, con spostamenti consentiti in questa fascia oraria soltanto per esigenze lavorative o comprovati motivi di salute e necessità.
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Così Letta e Conte remano contro il governo Draghi
Colpo su colpo, in pochissimo tempo sono cambiati il capo del governo, quello dei 5 Stelle e quello del Pd. Si tratta di tre “Papi stranieri”, annota Ugo Finetti sul “Sussidiario”, presentando l’ex presidente della Bce, l’Enrico Letta da anni “esule” a Parigi, e il Giuseppe Conte non solo assente dal Parlamento, ma nemmeno iscritto al club grillino. Tre extraparlamentari, che sembrano chiamati (come salvatori della patria) a rimettere in piedi tre situazioni distinte, in un panorama di Parlamento e partiti che sembrano un po’ esausti e disorientati dopo esperienze fallimentari, di destra e di sinistra. «Non è però da escludere un cortocircuito tra questi leader parallelamente “paracadutati”». Nel discorso con cui – su mandato di Beppe Grillo – ha assunto la guida del M5S, Conte ha parlato di «rifondazione» e di «neo-movimento», tratteggiando la trasformazione dell’orda grillina in un partito tradizionale, con commissioni tematiche e referenti territoriali. Il famoso “uno vale uno” cede il posto al primato della “competenza”, scrive Finetti, e la decantata democrazia diretta (attraverso piattaforma digitale) ormai è additata con sospetto, visto che la sua gestione a cura di Davide Casaseggio non sarebbe affatto neutrale.Come già prefigurato da Di Maio – aggiunge Finetti – anche il carattere del Movimento 5 Stelle diventa meno aggressivo e di tono liberale e moderato. Ma soprattutto, il nuovo capo dei naufraghi pentastellati ha parlato di un rilancio con obiettivi ambiziosi sulla scena politica. «In questo quadro – osserva il giornalista, sul “Sussidiario” – quel che più colpisce nell’intervento di Conte è il silenzio su Draghi: in particolare, non una parola sull’attuale gestione della pandemia e del Recovery Plan». Per Finetti, si tratta di un silenzio eloquente: «In sostanza, Conte rivendica la sua esperienza (che è stata sfiduciata da Parlamento e Quirinale) e non esprime alcun giudizio positivo sul governo, né avanza proposte costruttive: non riconosce Draghi come primo interlocutore della sua azione politica, anzi lo ignora». L’annuncio della «rifondazione» per dar vita a un «mio movimento» ha essenzialmente «il tono di un ritorno in campo per una rivincita, volta alla riconquista di Palazzo Chigi», imprescindibile per il narcisismo di “Giuseppi”, il “nullivendolo” più amato dagli italiani rimasti in letargo.A sua volta, il nuovo “commissario” del Pd è impegnato in una sorta di rifondazione del partito, a cominciare dallo sforzo di rivitalizzare il radicamento territoriale. «Ma anche Enrico Letta, al pari di Conte, sembra guardare soprattutto a organizzare il dopo-Draghi», sottolinea Finetti. «La priorità del leader del Pd è infatti la nuova legge elettorale, insieme alla costruzione di una coalizione, da Speranza a Calenda, al di là delle prossime elezioni comunali in cui, in vari casi, i rapporti sono localmente compromessi». In sostanza Enrico Letta – come lo stesso Conte – si muove «mettendo in secondo piano l’azione dell’attuale governo, se non per attaccare Salvini», contro cui allestire una sorta di “fronte popolare” per le prossime elezioni politiche. Di certo, ammette Finetti, il leader leghista non manca di offrire munizioni agli avversari. «In particolare, il vertice di Budapest ha rivelato una certa confusione politica». Salvini dichiara che l’obiettivo dell’incontro è la nascita di un nuovo soggetto nel Parlamento di Strasburgo denominato “Rinascimento europeo”, «ma al termine non c’è nessuna dichiarazione congiunta, né l’annunciata Carta dei Valori».Inoltre, ognuno rimane fermo nella casella di partenza: l’ungherese Orban nel gruppo misto, il polacco Moraviecki in Ecr con Giorgia Meloni e Salvini in “Identità e democrazia” con Marine Le Pen. A parte le “salviniadi europee”, comunque, resta centrale il dato italiano: Conte e Letta snobbano vistosamente Draghi, come se fosse una meteora. «È poi da vedere se Mario Draghi sia davvero una mera parentesi, un personaggio di serie B, isolato e irrilevante sulla scena internazionale e nel mondo economico-sociale italiano, come danno per scontato i leader del Pd e del M5S». Conte e Letta, aggiunge Finetti, «si stanno infatti comportando come se l’ex presidente della Bce e della Banca d’Italia fosse una sorta di impresa di pulizie chiamata a superare l’emergenza sanitaria ed economica – che la precedente alleanza tra i due loro partiti non era stata in grado di affrontare – per poi, dopo aver imbiancato Palazzo Chigi, uscire servilmente di scena per farli confortevolmente accomodare». Facile immaginare che non sarà così. Di fatto, però – chiosa Finetti – la strana coppia (Conte & Letta) sta intanto preparando una sorta di blackout politico, proprio per ostacolare l’esecutivo Draghi.Colpo su colpo, in pochissimo tempo sono cambiati il capo del governo, quello dei 5 Stelle e quello del Pd. Si tratta di tre “Papi stranieri”, annota Ugo Finetti sul “Sussidiario“, presentando l’ex presidente della Bce, l’Enrico Letta da anni “esule” a Parigi, e il Giuseppe Conte non solo assente dal Parlamento, ma nemmeno iscritto al club grillino. Tre extraparlamentari, che sembrano chiamati (come salvatori della patria) a rimettere in piedi tre situazioni distinte, in un panorama di Parlamento e partiti che sembrano un po’ esausti e disorientati dopo esperienze fallimentari, di destra e di sinistra. «Non è però da escludere un cortocircuito tra questi leader parallelamente “paracadutati”». Nel discorso con cui – su mandato di Beppe Grillo – ha assunto la guida del M5S, Conte ha parlato di «rifondazione» e di «neo-movimento», tratteggiando la trasformazione dell’orda grillina in un partito tradizionale, con commissioni tematiche e referenti territoriali. Il famoso “uno vale uno” cede il posto al primato della “competenza”, scrive Finetti, e la decantata democrazia diretta (attraverso piattaforma digitale) ormai è additata con sospetto, visto che la sua gestione a cura di Davide Casaseggio non sarebbe affatto neutrale.