Archivio del Tag ‘oro’
-
Colao, assalto alle imprese di Stato. Elkann in pole position
Diverse testate minori hanno ripreso la notizia della prima bozza del piano per la ripresa stilato da Vittorio Colao. I dettagli sono ancora vaghi, ma da quello che riporta “Milano Finanza” (un giornale molto ben informato) il progetto prevede la creazione di un fondo di garanzia che precede la svendita colossale dell’industria pubblica italiana e che servirà a sostenere l’industria privata. Leonardo, Fincantieri, Ferrovie dello Stato ed altre aziende verrebbero dismesse insieme alla vendita delle riserve auree italiane (tra le maggiori del mondo dopo quelle di Stati Uniti, Germania e Fmi) per fare cassa e foraggiare l’industria privata. Ora, ho molti dubbi che un piano del genere possa essere varato. Si tratta infatti di un progetto che possiamo definire, senza esagerare, eversivo, dato che sguarnirebbe il paese di protezioni economiche e industriali primarie, senza le quali persino la tenuta democratica è a rischio. È dunque probabile che Colao abbia deciso di far circolare una bozza sparando molto alto per valutare le prime reazioni e aggiustare il tiro. Seguirà nei prossimi giorni un disegno più moderato ma non meno devastante.Sulla base di quel documento inizierà poi una trattativa. Dalla richiesta iniziale di smantellamento dello Stato pari a 100, si passerà dunque a 50 con l’obiettivo di ottenere 25, magari 30. Dunque da un progetto eversivo si passerà a un piano comunque molto pesante, che consentirà alle classi industriali italiane di trarre grossi vantaggi economici spartendosi qualche grande azienda pubblica. Si tenga infatti conto che, a dispetto della propaganda antistatalista, le aziende di stato macinano da anni utili e rappresentano la punta più avanzate dell’industria italiana. In tempi di vacche magre i numeri di Leonardo e Fincantieri fanno gola a tanti. Non è per questo un caso che, poco dopo la nomina di Colao, la famiglia Agnelli sia tornata alla ribalta intervenendo pesantemente sulla direzione di “Repubblica”. Per spartirsi il bottino la classe imprenditoriale italiana ha bisogno del forte sostegno dei media e soprattutto necessita di controllare quella parte dell’intellettualità italiana che legge ancora “Repubblica” credendo di sentirsi cosmopolita, colta e intelligente.Permettetemi altre due considerazioni. 1) Vendere 30 dello Stato è sempre meglio che darne via 100. Sebbene aleatorio quel 100 non è però privo di significato. La bozza fatta circolare in questi giorni costituisce infatti l’obiettivo finale delle nostre classi imprenditoriali. 30 è solo la prima tappa per giungere gradualmente a 100. 2) Non è chiaro quali siano stati i passaggi che hanno portato Colao alla testa della commissione per la ricostruzione. Perché Conte l’ha scelto? Perché ha dato a un uomo di cui sono note le parentele con l’universo ultraliberista la responsabilità di varare un piano per la ricostruzione? L’impressione è che dietro quella nomina ci sia una partita di giro per tenere in piedi il governo. Resta in ogni caso un fatto. Con il coronavirus si è ripetuta su vasta scala quella brutta scena che abbiamo visto dopo il terremoto dell’Aquila, quando due imprenditori al telefono, in una chiamata intercettata, ridevano a crepapelle di fronte alle immagini delle macerie, convinti che quella tragedia sarebbe stata per loro una grande occasione economica. Con il coronavirus quelli che ridono non sono più solo due imprenditori di una provincia cittadina, ma sono quelli che da anni tiranneggiano lo Stato e che possono contare su un uomo loro vicino alla stanza dei bottoni, ovvero Colao.(Paolo Desogus, “Il piano Colao è eversivo”, dalla pagina Facebook di Desogus, 31 maggio 2020).Diverse testate minori hanno ripreso la notizia della prima bozza del piano per la ripresa stilato da Vittorio Colao. I dettagli sono ancora vaghi, ma da quello che riporta “Milano Finanza” (un giornale molto ben informato) il progetto prevede la creazione di un fondo di garanzia che precede la svendita colossale dell’industria pubblica italiana e che servirà a sostenere l’industria privata. Leonardo, Fincantieri, Ferrovie dello Stato ed altre aziende verrebbero dismesse insieme alla vendita delle riserve auree italiane (tra le maggiori del mondo dopo quelle di Stati Uniti, Germania e Fmi) per fare cassa e foraggiare l’industria privata. Ora, ho molti dubbi che un piano del genere possa essere varato. Si tratta infatti di un progetto che possiamo definire, senza esagerare, eversivo, dato che sguarnirebbe il paese di protezioni economiche e industriali primarie, senza le quali persino la tenuta democratica è a rischio. È dunque probabile che Colao abbia deciso di far circolare una bozza sparando molto alto per valutare le prime reazioni e aggiustare il tiro. Seguirà nei prossimi giorni un disegno più moderato ma non meno devastante.
-
Il Governo della Paura e l’Apocalisse che abbiamo di fronte
Prima il Covid, poi l’App per tracciare tutti. Poi il vaccino, atteso come il Messia, anche se insigni scienziati sostengono che è impossibile “inseguire” un virus Rna, velocemente mutante. E dopo il vaccino si pensa al microchip sottopelle, rilevato e monitorato metro per metro dalle antenne del wireless di quinta generazione installate in modo silenzioso, abbattendo gli alberi nei centri abitati perché le fronde (piene d’acqua, come il corpo umano) ne assorbono le frequenze. Sei mesi fa, si sarebbe potuto derubricare tutto questo alla voce complottismo, per la serie: alieni e scie chimiche. A proposito di presunti alieni: lo scorso ottobre, la Us Navy ha ammesso che i suoi caccia scorrazzano spesso in compagnia degli Ufo (ribattezzati Uap, Unidentified Aerial Phenomena). Quanto alle scie bianche che negli ultimi 15 anni rigavano il cielo fino a diventare nubi, erano letteralmente sparite durante il lockdown universale. Il cospirazionismo le considera parte di un piano genocida per la riduzione della popolazione mondiale, mentre una parte della scienza le ascrive alla neo-disciplina della cosiddetta geoingegneria, tra qualche sporadica ammissione. Tecnici Nasa parlarono di litio diffuso in atmosfera sotto forma di aerosol; un dirigente del Cnr accennò all’esistenza di un imprecisato esperimento planetario di controllo climatico; e paesi come la Cina ammettono di disporre di intere flotte aeree incaricate di “ingravidare” le nuvole con ioduro d’argento per aumentare le precipitazioni.A prescindere dall’impossibilità di verificare molte di queste informazioni, in un mondo in cui il mainstream pratica il silenzio sistematico rispetto a qualunque notizia potenzialmente fastidiosa per l’establishment, resta il fatto che nel paese di Conte, Grillo e Zingaretti è diventato tabù qualsiasi argomento di ordine pratico, a partire dall’economia che il Governo della Paura ha paralizzato, esponendo il paese alla crisi più grave della sua storia repubblicana. Proprio ora, che ci sarebbe bisogno di allargare l’orizzonte, ci si affanna a tenere gli occhi rasoterra: lo zoo politico e mediatico locale perde ancora tempo con Conte e Salvini, le mascherine, le fumose promesse europee, le liti da pollaio pro o contro la Regione Lombardia, senza che nessuno spieghi perché il maledetto Covid ha colpito così duramente il solo Nord-Est. Nessuno, per la verità, spiega mai niente: nemmeno il motivo per cui – nonostante esista un governo pienamente in carica – si sia sentita la necessità di affidare a terzi la cosiddetta “ripartenza”. Qualcuno (chi?) ha imposto a Conte il finanziere Colao, che ora ha presentato il suo piano: svendere tutto quel che resta dell’hardware statale italiano, da Leonardo-Fincantieri a Fs, fino alla riserva aurea. Non suona antico, tutto questo? Sembra una riedizione dei tragici anni ‘90, quando si svendevano i gioielli di famiglia, i magistrati antimafia saltavano per aria, i vecchi politici finivano alla gogna e quelli nuovi sacrificavano il paese sull’altare di Maastricht, funerea premessa di un trentennio di vacche magre e rigore metafisico, presentato come inevitabile castigo di Dio.Nessuno spiega niente, ecco il punto: nessuno spiega perché Zingaretti ha imposto ai laziali il discutibile vaccino antinfluenzale (spaventando i medici), o perché ha vietato nel Lazio la sperimentazione anti-Covid condotta con successo a Mantova. Un caso mondiale, quello di Giuseppe De Donno: perché il ministro della sanità non si è precipitato a Mantova, Pavia e Padova, ospedali dove di Covid non muore più nessuno? E se esiste davvero una cura per declassificare il morbo, semplice malattia ormai curabile come tante altre, perché insistere nell’imporre il micidiale Distanziamento? Perché recitare a reti unificate il mantra del vaccino salvifico, se dal Covid ci si salva con una semplice trasfusione di plasma? Perché i media non discutono di questo, anziché dei ridicoli sondaggi che ripropongono l’altalena del consenso virtuale conteso da partiti identici o simili, nessuno dei quali in questi mesi ha suggerito una terapia radicalmente alternativa per curare il paese? Perché ridursi a tifare Conte o Salvini, anziché pretendere risposte, come se Conte e Salvini avessero la consistenza risolutiva, la statura e l’autonomia dello statista? Perché ridursi a intonare Bella Ciao, da prigionieri, nel giorno della Liberazione, sprecando l’eredità della Resistenza, anziché incalzare i sordomuti spingendoli a concedere finalmente qualche risposta?L’Apocalisse in corso, la cui durezza non è ancora visibile per intero (ma non tarderà a manifestarsi, nei prossimi mesi), sembra la premessa per un drammatico risveglio. Un giorno ci si domanderà com’è stato possibile rallentare il mondo (e paralizzare l’Italia) per un virus che secondo l’Istituto Superiore di Sanità ha ucciso meno del 4% delle vittime frettolosamente archiviate come “caduti del Covid”, inceneriti senza neppure un’autopsia in ossequio alle sconcertanti direttive ministeriali. La fragilità del sistema globale è emersa in modo scioccante: in poche settimane, un virus (di oscura provenienza, tuttora) ha potuto mettere in crisi il pianeta. Dunque la nostra economia è così vulnerabile da non potersi permettere dieci settimane di pausa. Mezza Italia trema, pensando al domani; l’altra metà si illude di passarla liscia, di fronte al collasso del commercio, del turismo, della piccola impresa. Siamo un paese che ha accettato di subire, di punto in bianco, l’imposizione di 10 vaccini obbligatori non motivati da alcuna emergenza sanitaria. Poco dopo, la maggioranza della popolazione si è rassegnata al Governo della Paura, che le ha ordinato di chiudersi in casa. Rumori lontani annunciano battaglie già in corso, ma come al solito le spiegazioni languono. Gli addetti ai lavori fingono di trovare normale il fatto che a dettar legge sia un ex magnate dei computer, convertitosi all’industria lucrosissima dei vaccini fino a trasformarsi in “ministro mondiale della sanità”, dopo essersi comprato l’Oms in società con Pechino. Di normale non c’è più niente, in un mondo in cui milioni di persone si adattano a scambiare per normalità una mostruosa follia quotidiana, gravida di minaccia, senza neppure domandarsi cosa potrebbe accadere domani, se da qualche altro sperduto laboratorio scappasse l’ennesimo virus, l’ennesima arma a disposizione del Governo della Paura.(Giorgio Cattaneo, “Il Governo della Paura e l’Apocalisse che abbiamo di fronte”, dal blog del Movimento Roosevelt del 2 giugno 2020).Prima il Covid, poi l’App per tracciare tutti. Poi il vaccino, atteso come il Messia, anche se insigni scienziati sostengono che è impossibile “inseguire” un virus Rna, velocemente mutante. E dopo il vaccino si pensa al microchip sottopelle, rilevato e monitorato metro per metro dalle antenne del wireless di quinta generazione installate in modo silenzioso, abbattendo gli alberi nei centri abitati perché le fronde (piene d’acqua, come il corpo umano) ne assorbono le frequenze. Sei mesi fa, si sarebbe potuto derubricare tutto questo alla voce complottismo, per la serie: alieni e scie chimiche. A proposito di presunti alieni: lo scorso ottobre, la Us Navy ha ammesso che i suoi caccia scorrazzano spesso in compagnia degli Ufo (ribattezzati Uap, Unidentified Aerial Phenomena). Quanto alle scie bianche che negli ultimi 15 anni rigavano il cielo fino a diventare nubi, erano letteralmente sparite durante il lockdown universale. Il cospirazionismo le considera parte di un piano genocida per la riduzione della popolazione mondiale, mentre una parte della scienza le ascrive alla neo-disciplina della cosiddetta geoingegneria, tra qualche sporadica ammissione. Tecnici Nasa parlarono di litio diffuso in atmosfera sotto forma di aerosol; un dirigente del Cnr accennò all’esistenza di un imprecisato esperimento planetario di controllo climatico; e paesi come la Cina ammettono di disporre di intere flotte aeree incaricate di “ingravidare” le nuvole con ioduro d’argento per aumentare le precipitazioni.
-
Novelli: capitalismo al capolinea, la finanza se l’è mangiato
Le Borse festeggiano la fine imminente del lockdown globale ma, a questi livelli, non stanno certamente prezzando il danno che rimarrà sull’economia, sui profitti attesi, sull’occupazione e, soprattutto, sulle insolvenze che arriveranno. Credo che il reale impatto che la pandemia avrà sull’economia globale si capirà solo nei prossimi tre mesi, quando si avrà una evidenza di come effettivamente si delinea il ritorno alla normalità tanto attesa. Se guardiamo a quello che accade in Cina non ci sono motivi per essere particolarmente ottimisti. Sebbene il governo cinese abbia imposto la ripresa dell’attività industriale, quello che accade fuori dal settore produttivo, in gran parte gestito con politiche centralizzate, non lascia spazio a facili entusiasmi. Il settore dei servizi e dei consumi interni, che non è gestito da politiche centralizzate e dipende dalla reale domanda privata, è pesantemente penalizzato dal fatto che i cittadini cinesi non hanno ancora superato lo shock, e la paura del contagio rimane latente. Le vendite al dettaglio sono ancora sotto del 16% rispetto a fine 2019 e gli unici settori che vedono un incremento dell’attività sono il settore pharma (+8%) e quello alimentare (+18%). I consumi di carburante e i ristoranti, che sono settori indicativi di un ritorno alla mobilità della popolazione e quindi dei consumi, sono -20% il primo e -57% il secondo.
-
Magaldi: Italia in agonia, con Colao e Prodi ancora austerity
«Vigileremo e impediremo che vada in porto il piano oligarchico di chi intende trasformare l’emergenza coronavirus (e l’evidente, disastrosa inadeguatezza di Conte) in un pretesto per commissariare l’Italia». Per Gioele Magaldi, presidente del Movimento Roosevelt, il pericolo è concreto: «Si deve leggere in questi termini la tentazione di sostituire Conte con l’aziendalista Vittorio Colao, per poi magari eleggere Romano Prodi al Quirinale». Attenzione: «Questa “cordata”, che ora rinfaccia a Conte di non aver tempestivamente assistito gli italiani colpiti dalla crisi, è ispirata dagli stessi soggetti che hanno fatto in modo che, a livello europeo, l’Italia non ottenesse le necessarie concessioni finanziarie, tanto più necessarie in un momento come questo». A preoccupare Magaldi è anche il possibile corollario, che già si affaccia: l’idea infatti è quella di «ridurre gli italiani a sudditi di una post-democrazia orwelliana di stampo cinese, sottoposti all’occhiuta sorveglianza di una nuova polizia sanitaria», con tracciature obbligatorie e spostamenti segnalati elettronicamente. Tutto questo «metterebbe fine a molte delle nostre libertà democratiche».Autore del saggio “Massoni” (Chiarelettere, 2014) ed esponente del network massonico progressista sovranazionale, Magaldi rilancia la contro-proposta formulata tre settimane fa da Mario Draghi sul “Financial Times”: «Draghi è l’unico ad aver chiarito che i debiti contratti oggi, per fronteggiare il coronavirus, non dovranno essere ripagati (esattamente come in caso di guerra)». Altro dettaglio illuminante: «La sola istituzione europea che si sia finora attivata concretamente a favore dell’Italia è la Bce, grazie alla “conversione” di Christine Lagarde, analoga a quella di Draghi». Retroscena: sarebbe stato Draghi a chiedere a Mattarella di protestare formalmente con l’Ue, invocando un allentamento del rigore. Ed era frutto di calcolo anche l’iniziale chiusura della Lagarde («non tocca a noi calmare gli spread»): serviva proprio a suscitare la reazione che poi è arrivata puntuale, costringendo la Commissione Europea (a parole, per ora) a impegnarsi a garantire che l’Ue non continui, in eterno, a essere soltanto un inflessibile gendarme dell’austerità.Spiega Magaldi: già esponenti di quel circuito massonico “neoristocratico” che è stato e resta il grande protagonista occulto del rigore europeo, Draghi e Lagarde hanno recentemente “divorziato” dai loro storici sodali, rinnegando la loro stessa storia recente, «per abbracciare finalmente una prospettiva rooseveltiana, archiviando il paradigma dell’austerity». Non a caso, «Draghi ha insistito – anche dalle colonne del “Financial Times” – per aiuti immediati alle aziende e alle famiglie italiane: aiuti che purtroppo non si sono ancora visti». Punto dolentissimo: solo due mesi dopo l’inizio del “lockdown” arriva col contagocce l’elemosina dei 600 euro per chi ne aveva fatto richiesta. Cifra irrisoria, insultante: nel solo settore del commercio, le associazioni di categoria parlano di 50.000 aziende rassegnate al fallimento, proprio per mancanza di fondi, con una perdita netta di 300.000 posti di lavoro. «Una follia: in casi come questo si dovrebbe erogare in modo immediato un “reddito d’emergenza”, che aiuti tutti – indistintamente – a non soffrire così tanto».Magaldi richiama anche la ricetta dell’economista Nino Galloni, vicepresidente del Movimento Roosevelt: una moneta nazionale parallela all’euro, non convertibile in oro o in valuta, stampabile a costo zero e senza incidere sul debito. «Spendibile subito, sarebbe un toccasana per le nostre aziende: come sappiamo, infatti, molte di esse potrebbero non sopravvivere al “lockdown”». Proprio l’inerzia di Conte aumenta le chances della cordata Colao-Prodi, un ticket con il quale l’Italia cadrebbe dalla padella alla brace. Per Magaldi, il nome dell’ex manager Vodafone (ennesimo campione del rigore eurocratico) serve a tagliare la strada all’unica ipotesi decisiva oggi per il futuro dell’Italia, ovvero «un governo di unità nazionale guidato da Mario Draghi, anche solo per un breve periodo, con un obiettivo epocale: rovesciare il paradigma dell’austerity e far ripartire l’economia con un forte intervento pubblico». Ecco il bivio: chi cavalca il coronavirus per “incatenare” ulteriormente il paese (magari con il Mes, caldeggiato dal Pd e da Gentiloni e Prodi), e chi – al contrario – usa l’emergenza che dimostrare che, se l’Italia agonizza perché l’Ue chiude i rubinetti, il vero problema non è il virus, ma l’attuale sistema europeo post-democratico e neoliberista.Queste, secondo Magaldi, le due opzioni sul tavolo di Mattarella per la “fase due”, al termine della quarantena. «Vedremo – dice il leader “rooseveltiano” – come si muoverà Mattarella, che deve proprio a Draghi la sua elezione al Qurinale: fu l’allora presidente della Bce a convincere Renzi ad appoggiare la sua candidatura». In palio, a quanto pare, non c’è solo l’Italia: il nostro paese «potrebbe diventare il punto di partenza per una storica svolta democratica nella governance europea». Le resistenze – sia a Roma che in Europa – sono fortissime, quanto le pressioni sul capo dello Stato. Lo rivela l’ombra di Colao, che spaventa Conte e serve soprattutto a sbarrare la strada a Draghi. «Dietro le quinte si muove Prodi: altro grande privatizzatore, che però – a differenza di Draghi – non è affatto pentito dei disastri che ha combinato, affossando l’economia italiana come richiestogli dall’oligarchia massonica reazionaria». Settimane decisive, a quanto pare. «Noi comunque faremo di tutto – avverte Magaldi – perché la filiera del rigore non approfitti dell’emergenza coronavirus». Questa élite «deve uscire finalmente sconfitta, dopo decenni di dominio neoliberista e privatizzatore: un regime che ha minato la nostra economia, segnando il declino del paese».«Vigileremo e impediremo che vada in porto il piano oligarchico di chi intende trasformare l’emergenza coronavirus (e l’evidente, disastrosa inadeguatezza di Conte) in un pretesto per commissariare l’Italia». Per Gioele Magaldi, presidente del Movimento Roosevelt, il pericolo è concreto: «Si deve leggere in questi termini la tentazione di sostituire Conte con l’aziendalista Vittorio Colao, per poi magari eleggere Romano Prodi al Quirinale». Attenzione: «Questa “cordata”, che ora rinfaccia a Conte di non aver tempestivamente assistito gli italiani colpiti dalla crisi, è ispirata dagli stessi soggetti che hanno fatto in modo che, a livello europeo, l’Italia non ottenesse le necessarie concessioni finanziarie, tanto più necessarie in un momento come questo». A preoccupare Magaldi è anche il possibile corollario, che già si affaccia: l’idea infatti è quella di «ridurre gli italiani a sudditi di una post-democrazia orwelliana di stampo cinese, sottoposti all’occhiuta sorveglianza di una nuova polizia sanitaria», con tracciature obbligatorie e spostamenti segnalati elettronicamente. Tutto questo «metterebbe fine a molte delle nostre libertà democratiche».
-
Dylan, atto secondo: guerra al potere oscuro del Covid-19
«Ho un cuore rivelatore, come il signor Poe. Ho scheletri nei muri delle persone che conosci». Attenti: è Bob Dylan, che parla. A tre settimane da “Murder Most Foul”, che mette in relazione l’omicidio di John Kennedy con la minaccia del coronavirus (evocata nelle righe che accompagnano il brano, sul sito ufficiale del cantautore), il Premio Nobel 2016 per la Letteratura torna a farsi vivo, con la struggente “I Contain Multitudes”: altro giro, altro regalo. In soli 21 giorni, dopo otto anni di quasi-silenzio se non per bootleg sontuosi e cover di lusso, tra cui quelle dei brani di Frank Sinatra, il grande artista di Duluth scodella – gratis, sul web – una seconda strenna. E per lanciarla stavolta sceglie Twitter, il canale social preferito dal Donald Trump che ha appena dichiarato guerra all’Organizzazione Mondiale della Sanità. Un network opaco, che la Casa Bianca sospetta – per usare un eufemismo – di non aver vigilato sull’origine del male oscuro che sta devastando il pianeta. Una conferma esplosiva viene dal francese Luc Montagnier, altro Nobel (per la Medicina, avendo scoperto il virus che dà origine all’Aids): il Covid-19, dice, è sicuramente “scappato” da un laboratorio come quello di Wuhan, ben noto all’Oms. Il virus è stato “progettato”, ingegnerizzato: non è di origine naturale. L’hanno fabbricato proprio bene, dice Montagnier. Chi? Qualcuno che lavorava a un possibile vaccino anti-Hiv.In attesa che la comunità scientifica decodifichi la “bomba” lanciata dal luminare francese (secondo cui sarà la natura stessa, col tempo, a “disarmare” il Covid, rendendo completamente inutile qualsiasi vaccino), è Bob Dylan a occupare il centro della scena. Per sganciare la sua, di bomba, ha atteso la mezzanotte di venerdì 17 aprile. Sembra un rimando diretto a “Murder Most Foul”, in cui descrive Kennedy come “the king on the harp”, evocando il biblico Davide – sovrano predestinato, unico a “conoscere l’ora della mezzanotte” per l’apparire, appunto, di una presenza angelica intenta a suonare l’arpa. Un topos tipicamente rosacrociano, caro all’elusiva tradizione inziatica di cui faceva parte Freddie Mercury, dei Queen (gruppo citato nel brano). Valori guida: fede, speranza e carità – traducibili nello stesso tricolore italiano, e nelle “virtù teologali” cristiane. «Scendo all’incrocio dove morirono fede, speranza e carità», recita Dylan, pensando a Kennedy come a un David assassinato. Per inciso: il presidente della New Frontier era anche strettamente connesso alla tradizione templare, rivela Luca Monti, che spiega che un antenato di Kennedy (Gherarduccio dei Gherardini) ereditò da Dante Alighieri la guida segreta dell’Ordine del Tempio, dopo la morte sul rogo dell’ultimo gran maestro ufficiale, Jacques de Molay.Non solo: Kennedy faceva parte anche dell’antica comunità eleusina. Lo sostiene Nicola Bizzi, “eleusino” lui stesso, autore di una suggestiva ricostruzione (”Da Eleusi a Firenze”, Aurora Boreale) sul ruolo della leggendaria comunità misterica pre-cristiana nell’ispirazione culturale del Rinascimento italiano. “Da Eleusi a Washington” è invece il titolo del “sequel”, che Bizzi sta per dare alle stampe, nelle prossime settimane, per rivelare “le origini occulte e misteriche degli Stati Uniti d’America e il ruolo fondamentale di alcune famiglie iniziatiche eleusine nella scoperta e nella costruzione del nuovo mondo”. Kennedy, esoterismo, Dylan. C’è un nesso? Eccome: lo si potrà leggere nei prossimi mesi, nero su bianco, direttamente tra le pagine di “Globalizzazione e massoneria”, atto secondo del fragoroso “coming out” avviato da Gioele Magaldi con il dirompente saggio “Massoni”, uscito nel 2014. «Se qualcuno l’aveva intuito, posso confermarlo ufficialmente: Bob Dylan è un massone ultra-progressista che milita nel mio stesso circuito», dice Magaldi, già iniziato alla superloggia “Thomas Paine” e ora leader del Grande Oriente Democratico. Un’esternazione clamorosa, espressamente autorizzata. E un invito: «Leggete bene, tra le righe di “I Contain Multitudes”: attraverso il suo splendido contenuto poetico, il brano rappresenta la continuazione di “Murder Most Foul”», atto d’accusa contro un potere criminale che Dylan mette in relazione sia con l’omicidio Kennedy che con la minacciosa comparsa dell’oscuro coronavirus.«Berrò alla verità e alle cose che abbiamo detto», annuncia l’autore di “Blowin’ in the wind”: allusione frontale – a doppio taglio, nell’enigmatico stile dylaniano – alla comunità di voci che ora si sono decise a venire allo scoperto, denunciando dettagli indicibili, come se fossimo giunti a un punto in cui non è più possibile tacere. Trattandosi di Dylan, poeta e letterato finissimo, è il grande Edgar Allan Poe, massone anche lui, a fornirgli l’elegante uscita di sicurezza: gli “scheletri negli armadi” (anzi, nei “muri”) richiamano quelli di cui la “fratellanza bianca” saprebbe praticamente tutto, e che ora si appresta – a rate, inesorabilmente – a riesumare, uno dopo l’altro. Un avvertimento più che esplicito: «Ho un cuore rivelatore», come quello che – nella novella di Poe – rivelerà il crimine e quindi l’assassino. Siamo a questo? A quanto pare, sì. E se qualcuno ancora dubita dell’intento di Dylan e della sua appartenenza, “I Contain Multitudes” fornisce indizi eloquenti: «Vado dove tutte le cose perse vengono rimesse a nuovo», dichiara, facendo risuonare quel “radunare ciò che è sparso” che è uno degli obiettivi dichiarati del percorso iniziatico massonico. A proposito: si intitola “Bringing it all back home” (riportando tutto a casa) uno degli album più celebri di Dylan. Un programma – politico, e non solo – enunciato tra le righe già nel 1965, da “Mr. Tambourine Man”.Naturalmente non passa inosservata, un’uscita pubblica di Dylan, nemmeno tra le redazioni italiane, puntualissime nel rilevare i riferimenti squisitamente culturali di cui trabocca l’ultima creazione dylaniana. Spiega Carlo Moretti, su “Repubblica”: stavolta l’ispirazione viene da uno dei più grandi poeti americani, Walt Whitman, che nel poema “Song on myself”, considerato il centro della sua poetica e pubblicato nel 1855 nella raccolta “Leaves of Grass”, si domanda ad un certo punto: “Mi contraddico? Mi sto contraddicendo? Molto bene, allora io mi contraddico (sono ampio, contengo moltitudini)”. A un certo punto, aggiunge Moretti, Dylan si paragona a William Blake, nel cantare le stesse “songs of experience” (citando così «la raccolta di poesie che Blake pubblicò nel 1794, nella quale raccontava la perdita dell’innocenza e l’ingresso, insieme alla caduta, nell’età adulta»). Tra i giornali italiani, il “Messaggero” scorge «un omaggio a David Bowie», altro massone, facendo rimare “all the young dudes” con il titolo del celebre brano dell’artista inglese. Sul “Corriere della Sera”, lo scrittore Sandro Veronesi si emoziona: «L’ha rifatto. Tre settimane dopo “Murder Most Foul”, Bob Dylan ha pubblicato un’altra canzone inedita sul suo sito – cioè ce l’ha regalata». Beninteso: «E’ bellissima».«Come “Knocking on Heaven’s Door” – scrive l’autore di “Caos calmo” – anche “I Contain Multitudes” è una ballata classica, con strofe di 6 versi stretti a due a due da rime perfette, mesmeriche – ed è, sì, il secondo capitolo di un testamento». Infatti: «Se “Murder Most Foul” era la mareggiata che riporta a riva i frammenti della nostra civiltà naufragata, “I Contain Multitudes” è una struggente appendice al discorso che Dylan ha consegnato all’Accademia di Svezia nel luglio del 2017», dieci mesi dopo avere ricevuto il Premio Nobel per la Letteratura. «Una confessione (”I’m a man of contraddictions/ I’m a man of many moods/ I Contain Multitudes”); un ringraziamento a chi lo ha ispirato (Walt Whitman, citato direttamente nel titolo, ma anche Edgar Allan Poe, William Blake, Jack London); ma soprattutto è un inno incoercibile alla musica e alla bellezza – di oggi, di ieri e anche di domani». Impressionante, nel nuovo brano, l’archetipo della specularità: il tema esoterico dello specchio, direttamente evocato nel richiamo ad Amleto in “Murder Most Foul”, diventa l’architettura portante delle tante “moltitudini”, specchianti, in cui si riflette la voce di Dylan.Essere o non essere? Dopo Shakespeare, è stato un altro grande iniziato come Oscar Wilde a mettere al centro della scena proprio la funzione cruciale dello “speculum”, in un capolavoro come “Il ritratto di Dorian Gray”. E ora, davanti allo specchio compare Bob Dylan. «Oggi, domani e anche ieri», premette, come rianimando la testa girevole della statua di Giano, usata dai romani per ricordare che le “moltitudini” di cui siamo fatti possono anche essere lette in senso orizzontale, in uno scorrere di cronologie apparenti, in cui il tempo – la “divinità” che ci governa – esiste anche come nozione interiore. «Metà della mia anima, piccola, ti appartiene» (quella riflessa, che solo lo specchio può mostrarci: l’altra metà di noi). Lo specchio, cioè la complementarità degli opposti: «Io, reliquia, gioco con tutti i giovani». Oppure: «Tutte le belle cameriere e tutte le vecchie regine». Ancora: «Ti mostrerò il mio cuore. Ma non tutto, solo la parte odiosa». Non fa sconti, il Giano parlante: «Non ho scuse da presentare», precisa, già sapendo che il suo discorsetto potrebbe non piacere. A chi? Al «vecchio lupo avaro», lo spettro che ricompare a stretto giro (in “Murder Most Foul” era «l’uomo-lupo»). Con chi ce l’ha, Bob Dylan? «Combatto le faide di sangue», annuncia. C’è un potere abominevole, nel mirino?Certo colpiscono le concomitanze: Robert Kennedy Junior, altro massone progressista (figlio di Bob, nipote di John) ha appena caricato a testa bassa il quasi onnipotente Bill Gates («massone non certo progressista», secondo Magaldi), per la sua impazienza di lanciare sul mercato l’ipotetico super-vaccino contro il Covid, non ancora adeguatamente testato. Tant’è vero, accusa Kennedy, che Bill Gates pretende un’impunità assoluta: lo distribuirebbe solo se gli Stati gli garantissero di non fargli causa, nel caso qualcosa dovesse andare storto. Kennedy, Dylan, virus, massoni. Cos’è questo intreccio? Bob Dylan parla di «anelli sulle dita che luccicano e lampeggiano». E avverte: «Vado fino al limite, vado fino alla fine». Come dire: farete i conti anche con me? Farò la mia parte, per denunciare quello che so? In fondo, è quello che sta già facendo: sulla sua nave, omai, sventola la bandiera pirata. Uno studioso come Gianfranco Carpeoro, già a capo di un’antica obbedienza massonica “scozzese”, fa notare che a dare vita alla pirateria furono proprio i massoni libertari, delusi dalla monarchia britannica. «Pirati e corsari: l’Olonese, il Corsaro Nero, il Corsaro Rosso. Erano tutti massoni. Sempre ritratti nell’atto di nasconderlo, il tesoro: mai di riesumarlo. Messaggio: far sparire l’oro, ritenuto fonte di corruzione». Pirati guerriglieri, ribelli ante litteram? Dettagli in arrivo, nel libro che Carpeoro sta scrivendo. Nel frattempo, non resta che godersi il massonico pirata Dylan. Che infatti, a scanso di equivoci, ora canta: «Porto quattro pistole e due grandi coltelli».(Giorgio Cattaneo, 19 aprile 2020).«Ho un cuore rivelatore, come il signor Poe. Ho scheletri nei muri delle persone che conosci». Attenti: è Bob Dylan, che parla. A tre settimane da “Murder Most Foul”, che mette in relazione l’omicidio di John Kennedy con la minaccia del coronavirus (evocata nelle righe che accompagnano il brano, sul sito ufficiale del cantautore), il Premio Nobel 2016 per la Letteratura torna a farsi vivo, con la struggente “I Contain Multitudes“: altro giro, altro regalo. In soli 21 giorni, dopo otto anni di quasi-silenzio se non per bootleg sontuosi e cover di lusso, tra cui quelle dei brani di Frank Sinatra, il grande artista di Duluth scodella – gratis, sul web – una seconda strenna. E per lanciarla stavolta sceglie Twitter, il canale social preferito dal Donald Trump che ha appena dichiarato guerra all’Organizzazione Mondiale della Sanità. Un network opaco: la Casa Bianca sospetta – per usare un eufemismo – che non abbia vigilato sull’origine del male oscuro che sta devastando il pianeta. Una conferma esplosiva viene dal francese Luc Montagnier, altro Nobel (per la Medicina, avendo scoperto il virus che dà origine all’Aids): il SarsCov2, dice, è sicuramente “scappato” da un laboratorio come quello di Wuhan, ben noto all’Oms. Il virus è stato “progettato”, ingegnerizzato: non è di origine naturale. L’hanno fabbricato proprio bene, dice Montagnier. Chi? Qualcuno che lavorava a un possibile vaccino anti-Hiv.
-
Usa, Russia e Cina: moneta mondiale, contro il coronavrius
Tenetevi forte: sta per cambiare il mondo? Ovvio: sta già cambiando, sotto la sferza del tremendo “lockdown” imposto con la pandemia (mai avvenuto niente del genere, prima d’ora). Ma la possibile, vera notizia è un’altra. Se confermata, sarebbe di portata storica: sarebbe in arrivo la fine dell’attuale sistema finanziario, fondato sulla creazione occulta di moneta affidata alle banche, tramite il credito. A sparare la “bomba” è il giornalista Marco Saba, economista specializzato in contabilità forense. «Trump, Putin e Xi Jinping hanno lanciato il progetto di una moneta unica globale, digitale e svincolata dal sistema bancario». Fonte, il sito “Medium.com“: «Nel mezzo della crisi del coronavirus Donald Trump, Vladimir Putin e Xi Jinping, leader di Usa, Russia e Cina, hanno sorprendentemente deciso di unire le forze in una “conference call” per sviluppare un nuovo sistema monetario mondiale basato sulla tecnologia blockchain e sostenuto dall’oro», scrive “Medium.com” il 5 aprile, riportando le parole di Trump: «Stiamo fronteggiando la più grande sfida economica globale che l’umanità abbia mai dovuto affrontare: solo agendo a livello globale possiamo impedire all’umanità di scivolare in una spirale inarrestabile verso il basso». Per lo scrittore Luca Monti, ospite di “Forme d’Onda” il 9 aprile con Nicola Bizzi e Paolo Franceschetti, è virtualmente arrivata la fine del mondo. O meglio: la fine di un sistema plurisecolare, quello finanziario, ora degenerato nel “ricatto” monetario (Europa docet: l’Italia ne sa qualcosa).
-
Draghi: rivoluzione in Europa. Soldi pubblici a tutti, e subito
Stiamo combattendo una guerra. E durante le guerre «i debiti salgono». Dopo settimane di silenzio – annuncia Alessandro Barbera, sulla “Stampa” – Mario Draghi si riaffaccia in pubblico in uno dei momenti più delicati della storia europea, quando ormai la crisi del coronavirus ha messo in ginocchio il continente. Nove paesi dell’Eurozona – in primis l’Italia, insieme alla Spagna e, udite, udite, la Francia di Macron (e dei Gilet Gialli) – invocano l’introduzione di strumenti di debito comuni, ma si scontrano come sempre contro il muro di tedeschi e olandesi. «Il messaggio dell’ex numero uno della Banca Centrale Europea, apparso sul “Financial Times”, è di quelli fatti apposta per lasciare il segno nel dibattito», annota la “Stampa”. «C’è chi lo vede a Palazzo Chigi, chi già al Quirinale, chi come commissario europeo all’emergenza Covid». Draghi per il momento si limita a recapitare consigli. «La perdita di reddito del settore privato e ogni debito assunto per riempirla – dice – deve essere assorbita dai bilanci pubblici. Il ruolo dello Stato – aggiunge – è utilizzarli per proteggere cittadini ed economia contro gli shock di cui il settore privato non è responsabile».
-
Galloni: il virus smaschera il rigore. Ma come affrontarlo?
La grande vittima della pandemia – la prima, ma non sarà l’ultima – è la suprema verità finanziaria: le risorse sono limitate. Può l’emergenza aver modificato una suprema verità? No. Essa era un falso. Come facevano le banche centrali a creare moneta (a costo zero, soprattutto dopo lo sganciamento della moneta stessa dall’oro)? Con una magia di contabilità: al passivo dello stato patrimoniale veniva messo il valore nominale dell’emissione monetaria, all’attivo i titoli; siccome i due valori si eguagliavano (interessi a parte, che potevano andare nel conto profitti e perdite), l’operazione si annullava, cioè si nascondeva. Ma era un artificio che, adesso, risulta evidente: si possono far crescere i debiti (i titoli di Stato, ad esempio) oppure no. Ma, domani, i debiti si potranno: cancellare, monetizzare, cartolarizzare, derivare… Di quanti soldi abbiamo bisogno, nelle attuali circostanze e nel futuro? Finalmente possiamo invertire il paradigma e chiederci: di cosa abbiamo bisogno? E i soldi non ci mancheranno! Unico limite: se le capacità produttive sono tutte utilizzate al massimo, la successiva immissione monetaria non determina effetti reali; ma, adesso, abbiamo bisogno – ad esempio – di mascherine; e possiamo riconvertire aziende tessili e simili, assumere lavoratori, ecc.Per parlare del futuro, ovvero delle prospettive degli investimenti futuri, dovremmo prima cercare di capire cosa succederà dell’attuale emergenza. Come è stato accennato (nell’articolo che mi precede), occorre partire non dall’1% della popolazione che presenta sintomi gravi o ha bisogno di assistenza vitale (che è, orami evidente a tutti, il “bottle neck” motore di tutte le decisioni governative), ma del restante 99% circa della popolazione: come rafforzarne le difese immunitarie e proteggerlo. Il 99%, infatti, comprende anche le persone più fragili perché anziane (non sto dicendo che il virus risparmi i giovani!) o immunodepresse: nei limiti delle cose ragionevoli e possibili, anziani, immunodepressi, eccetera, dovrebbero trovarsi in situazioni di minor contato con i portatori sani e coi malati. Invece si mette in isolamento la parte sana o priva di sintomi, ovvero quella che dovrebbe assicurare – comunque – la continuità della vita sociale: non possiamo stare troppo tempo senza respirare, bere, nutrirci. E, mentre si sbaglia nell’impostazione di fondo perché si guarda solo all’emergenza in termini di cure urgenti e posti letto (il che è giusto, beninteso, ma non basta) non si sa né quanto durerà, né se si ripeterà una stagione sì e l’altra no.Quindi, si fanno paragoni in base all’esperienza di altri paesi: in Cina è stata isolata un’area corrispondente all’1% della popolazione – che è stata rifornita dall’esterno, con le dovute cautele. In Italia si è voluto isolare il 100% della popolazione, ovviamente in modo meno restrittivo e, via via, più restrittivo. Ma non si sa come sarà la situazione a metà aprile, a fine maggio, in autunno: c’è chi giura che l’estate passerà tranquilla, ma anche chi (sempre tra esperti virologi e medici) ritiene che la mutazione del virus stesso potrebbe comportare una sua maggior resistenza al calore estivo. Chi scommette sull’Italia perché il Sud – più caldo – appare alquanto immune, sottovaluta che, pur con eccezioni che non confermano la regola, il virus si è sviluppato in modo più deciso dove più intense erano le attività produttive e l’inquinamento. Come si è fatto per l’ambiente, si commette lo stesso errore: allora si diceva (vi ricorderete) “occorre fermare il surriscaldamento”, oggi occorre “fermare” il virus. Non è così: occorre affrontare (saper affrontare) il virus, del pari dell’emergenza climatica. Il virus non si ferma. Il virus si affronta: come si debellerà? Come è sempre avvenuto, ovverosia con una diffusione che ne depotenzi la forza. Ma quante vittime, per ottenere tale risultato? Allora: evitare che il contagio faccia tante vittime, ma rinforzare la popolazione affinché aumentino i casi di coloro che costruiscono gli anticorpi, ovvero presentano sintomi trascurabili, o si rivelano immuni.Temibili virus sono stati debellati coi vaccini, ma qui non sappiamo se i tempi di costruzione di un vaccino sono inferiori alla mutazione stagionale! Abbiamo visto che la combinazione con pregressi vaccini antinfluenzali e determinate tipologie di medicinali ha aggravato le condizioni dei pazienti: ma non sappiamo se la catena causativa vada da mali pregressi a indebolimento verso il Sars o viceversa. Pare ci siano medicinali – spesso usati per altre patologie – in grado di risolvere o attenuare la malattia in esame. In ogni caso sarebbe importante rafforzare la popolazione con vitamine, regole alimentari, fisiche e psichiche adeguate. Chiarito che il limite delle risorse monetarie è dato dalla disponibilità di risorse reali, rimane l’incognita delle tempistiche e della dinamica futura dell’emergenza. Oltre un certo limite, infatti, le imprese chiudono (anche per mancanza di domanda che, però, dev’essere sostenuta da adeguate iniezioni pubbliche di moneta/reddito aggiuntiva); e solo un coordinamento europeo, internazionale, può assicurare ai paesi, via via o ad intermittenza in situazioni più gravi, di essere riforniti di beni e servizi essenziali che potrebbero scarseggiare.(Nino Galloni, “Ai tempi del Corona”, dal blog del Movimento Roosevelt del 22 marzo 2020. Economista post-keynesiano, allievo del professor Federico Caffè, Galloni è vicepresidente del Movimento Roosevelt).La grande vittima della pandemia – la prima, ma non sarà l’ultima – è la suprema verità finanziaria: le risorse sono limitate. Può l’emergenza aver modificato una suprema verità? No. Essa era un falso. Come facevano le banche centrali a creare moneta (a costo zero, soprattutto dopo lo sganciamento della moneta stessa dall’oro)? Con una magia di contabilità: al passivo dello stato patrimoniale veniva messo il valore nominale dell’emissione monetaria, all’attivo i titoli; siccome i due valori si eguagliavano (interessi a parte, che potevano andare nel conto profitti e perdite), l’operazione si annullava, cioè si nascondeva. Ma era un artificio che, adesso, risulta evidente: si possono far crescere i debiti (i titoli di Stato, ad esempio) oppure no. Ma, domani, i debiti si potranno: cancellare, monetizzare, cartolarizzare, derivare… Di quanti soldi abbiamo bisogno, nelle attuali circostanze e nel futuro? Finalmente possiamo invertire il paradigma e chiederci: di cosa abbiamo bisogno? E i soldi non ci mancheranno! Unico limite: se le capacità produttive sono tutte utilizzate al massimo, la successiva immissione monetaria non determina effetti reali; ma, adesso, abbiamo bisogno – ad esempio – di mascherine; e possiamo riconvertire aziende tessili e simili, assumere lavoratori, ecc.
-
Tutti in gara per aiutarci, anche Pornhub. Tranne la Chiesa
Ragazzi, persino Pornhub ha donato denaro: ha deciso di dedicare gli incassi di una mensilità degli abbonamenti al sostegno di quelle realtà che cercano di fronteggiare l’emergenza coronavirus. Persino Pornhub, che è un sito porno: persino loro stanno raccogliendo soldi per chi si sta impegnando in quest’emergenza. La Chiesa cattolica, no. In alchimia è noto che, quando si alza la temperatura, in una reazione, le varie sostanze in un certo qual modo si distillano, quindi esaltano le loro identità. Immaginate quando si distilla un macerato, per farci dell’acquavite: si estraggono un po’ alla volta le varie sostanze, si separano; si aumentano certe combinazioni, e altre si separano. Al pari, in questo momento, la grande pressione che sta aumentando (lo vedete, c’è una grande pressione nell’aria) sta facendo evidenziare le caratteristiche di certi soggetti – un po’ di tutti, ma di alcuni in particolar modo. Ed ecco che, in questo momento, la Chiesa cattolica dichiara, palesa, rende evidente la sua identità. Getta la maschera, come non aveva mai fatto, in passato.Pensate: il Papa, tramite il dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale (notizia ben evidenziata dall’Ansa), ha donato centomila euro alla Caritas. Una cifra enorme, ragazzi: centomila euro – alla Caritas, che è uno strumento della compagine catto-cristiana. E’ praticamente un semplice giroconto. Di più invece ha fatto la Cei, la conferenza episcopale italiana, ma non di sua iniziativa: accogliendo una richiesta della fondazione Banco Alimentare Onlus ha deciso di “donare” (attenzione al termine) 500.000 euro dei soldi presi dall’8 per mille. Cioè: non si sono tolti niente. L’8 per mille è quel meccanismo furbo, attraverso il quale la Chiesa cattolica riesce a stillare qualcosa come sei, sette, otto miliardi di euro l’anno – e sono soldi nostri. Non hanno cavato una lira, ragazzi. Pensate: Berlusconi, 10 milioni di euro. Gli Agnelli, 10 milioni di euro. Caprotti, 10 milioni di euro. Lavazza, 10 milioni di euro. Persino la Campari (un milione di euro) ha donato più della Chiesa cattolica. L’Unione Buddista Italiana ha donato qualcosa come 3 milioni di euro. “Loro” invece si è sono limitati a girare una piccola parte dei soldi ricevuti dallo Stato italiano.Eppure stiamo parlando della Chiesa cattolica, cioè quella che può essere considerata la realtà più ricca al mondo. Anni fa pubblicai un testo, “La messa è finita”, nel quale spiego quanto sia falso e sbagliato associare alla Chiesa la figura di Gesù. Se è esistito (e chi lo sa?), Gesù ha lanciato un messaggio e fatto alcune cose; la Chiesa cattolica è ben altro. Giusto per farsi un’idea, si ritiene che ad oggi la Chiesa cattolica possieda il secondo più grande tesoro, in oro, al mondo, secondo solo a quello degli Stati Uniti (e si limita a dare centomila euro alla Caritas). Il patrimonio finanziario della Chiesa è immenso, e spazia da azioni presso i più importanti istituti finanziari: i Rothschild di Gran Bretagna, Francia e Stati Uniti, la Banca Ambrose, il Crédit Suisse di Londra e Zurigo, la banca Morgan, la First National Bank e altre, e azioni in multinazionali come Shell, General Motors, Betlehem Steel, General Electric, International Business Machine e tante altre, che non vi sto a leggere. Aggiungiamo l’impressionante patrimonio immobiliare, le proprietà terriere, agricole e boschive (che in tutto il mondo raggiungono quote imbarazzanti) e tutte le opere d’arte.A tutti gli effetti, possiamo tranquillamente considerare la Chiesa cattolica come il maggior possessore di ricchezze materiali esistenti, e il Papa – in quanto amministratore – l’uomo più facoltoso del pianeta. Centomila euro alla Caritas, e cinquecentomila (sempre di soldi pubblici, presi col meccanismo dell’8 per mille) dati a sostegno, sulla base di richieste ricevute. Per il resto, non hanno fatto niente. E continuano a non fare niente. Ma c’è un dato ancora più grave, a mio avviso: invece di dare una mano, privandosi di un po’ di quei soldi accumulati nei secoli (quando rischiavi di essere bruciato, se non credevi nella Chiesa, e comunque dovevi cederle i tuoi beni), stanno addirittura approfittando di questo momento per dare forza ai loro strumenti. Per esempio: un simbolo fortissimo che la Chiesa cattolica utilizza è il crocifisso. La prima cosa che ha fatto, il Papa (gesto utilissimo, che infatti ha salvato milioni di vite), è stato andare a far visita al crocifisso che, si racconta, nel XVII secolo “ha fermato la peste”. La gente segregata in casa, e lui in giro per Roma (tranquillo, senza mascherina).Nosiglia, l’arcivescovo di Torino, ha addirittura esortato tutte le chiese e far suonare le campane all’unisono. Sempre nel mio libro mostro i risultati degli ultimi studi condotti dall’epigenetica: è per comprendere cos’è il suono delle campane, che effetto produce in noi, che tipo di ricordo attiva (grave e minaccioso, ndr). Quindi: invece di darci una mano, loro approfittano della situazione. E pensate: in questo periodo di crisi “Radio Maria”, l’unica radio che si sente in tutta Italia, persino nelle gallerie, grazie al più potente emettitore italiano, ha addirittura esortato a rafforzare le donazioni. E per farci cosa? Per tenersele per sé. Concludo: la storia dà sempre grandi lezioni, è una grande maestra. Basterebbe studiare la storia, per riuscire a far fronte al nostro presente in maniera molto più saggia. Quella che ci lascia questa volta è una lezione inesorabile, e il mio invito è quello di ricordarcela. Osserviamo la bellezza della natura, che sta riemergendo, essendosi abassati tutti i livelli di inquinamento: l’acqua che torna limpida a Venezia; i delfini che giocano nei porti; questa primavera con un’aria molto più leggera; questo silenzio nutrito solo da suoni armonici, dal canto degli uccellini, dal volo di qualche insetto.Ricordiamoci di questa bellezza, che stiamo vivendo. Ma ricordiamoci anche che in questa vicenda c’è un grande sconfitto. Hanno vinto in tanti: hanno vinto i medici, gli infermieri; hanno vinto le associazioni di volontariato; hanno vinto le forze dell’ordine; hanno vinto i sindaci, che si stanno impegnando in una maniera incredibile. Ha vinto la gente, che tira la cinghia e rimane in casa, e va avanti, e si inventa qualcosa per sopportare questo stato di stress che a volte è veramente difficile. Ha vinto la Cina, occorre dirlo: la Cina ha stravinto, in tutto questo; ha vinto con la sua tecnologia, con il suo modo di riuscire a gestire la situazione. Ha vinto la solidarietà, ha vinto l’impegno. Ha vinto l’inarrestabile processo evolutivo. Vince addirittura anche il governo italiano che, seppur strangolato nella morsa, nel ricatto monetario dell’euro e del debito, è riuscito comunque a trovare qualche soldo per la gente. L’unica sconfitta – per la sua inadeguatezza, l’incapacità e l’avarizia – è la Chiesa cattolica. L’unico vero sconfitto è il grande impero della Chiesa cattolica, al quale dedico questa ultima frase: persino una spremuta d’arancia, con la sua vitamina C, in questo momento è più utile di te.(Michele Giovagnoli, estratto del video-editoriale “La Chiesa non dà nulla, anzi…”, pubblicato il 20 marzo 2020 sul canale YouTube di “Border Nights”, su cui Giovagnoli conduce la rubrica settimanale “L’uomo che parla con gli alberi”. Naturalista e alchimista, Giovagnoli ha pubblicato saggi come “Alchimia selvatica” e “Impara a parlare con gli alberi”. Quest’anno ha avviato un’iniziativa formativa speciale, chiamata Accademia Genitore Albero. Il libro citato nel video, “La messa è finita” – 175 pagine, euro 12,90 – è stato pubblicato nel 2017 da UnoEditori).Ragazzi, persino Pornhub ha donato denaro: ha deciso di dedicare gli incassi di una mensilità degli abbonamenti al sostegno di quelle realtà che cercano di fronteggiare l’emergenza coronavirus. Persino Pornhub, che è un sito porno: persino loro stanno raccogliendo soldi per chi si sta impegnando in quest’emergenza. La Chiesa cattolica, no. In alchimia è noto che, quando si alza la temperatura, in una reazione, le varie sostanze in un certo qual modo si distillano, quindi esaltano le loro identità. Immaginate quando si distilla un macerato, per farci dell’acquavite: si estraggono un po’ alla volta le varie sostanze, si separano; si aumentano certe combinazioni, e altre si separano. Al pari, in questo momento, la grande pressione che sta aumentando (lo vedete, c’è una grande pressione nell’aria) sta facendo evidenziare le caratteristiche di certi soggetti – un po’ di tutti, ma di alcuni in particolar modo. Ed ecco che, in questo momento, la Chiesa cattolica dichiara, palesa, rende evidente la sua identità. Getta la maschera, come non aveva mai fatto, in passato.
-
Big Pharma ringrazia il coronavirus, “previsto” da Bill Gates
Chi guadagna dalla diffusione della paura da contagio? I colossi farmaceutici privati quotati in Borsa. Per appurarlo basta osservare gli andamenti borsistici. Chi aveva puntato i propri investimenti, per fare un esempio, su trasporti aerei o aziende che fondano la propria attività sul turismo (migliaia i voli cancellati), è indotto a venderle e comprare azioni di istituti che mostrano di impegnarsi nel settore della ricerca di vaccini contro il virus. Le azioni di Vir Biotechnologies, ad esempio, fondata nel 2016, che sviluppa trattamenti per le malattie infettive, dall’inizo del 2020 ha visto il valore delle proprie azioni crescere del 97%, con conseguente impennata della capitalizzazione dell’azienda che è arrivata a ben 3 miliardi di dollari. L’offerta di azioni Vir è guidata da Goldman Sachs, Jp Morgan Chase, Cowen e Barclays. Le azioni sono negoziate su Nasdaq Global Select Market venerdì con il simbolo Vir. Come Vir, Inovio Pharmaceuticals, Moderna e Novavax. Quest’ultima ha registrato un rialzo del 113%. La Coalizione for Epidemic Preparedness Innovations, ente non profit pubblico-privato con sede in Norvegia, ha donato 11 milioni di dollari in finanziamenti alle prime due per incentivarle a sviluppare vaccini contro il coronavirus. Il Pirbright Institute per la prevenzione e il controllo delle malattie virali ha ricevuto cospicui finanziamenti dalla Bill & Melinda Gates Foundation.
-
Pino Aprile: truccati gli archivi, nascosto il genocidio del Sud
Come nasce la storiografia italiana? Nasce con un atto del 1830 da un piccolo, ristrettissimo gruppetto – parliamo di 2-3 famiglie: nessuno di loro aveva mai scritto o insegnato storia. Persone di buona cultura, normalmente di ambiente cattolico molto tradizionalista, alla De Maistre; individui nobili, possidenti terrieri, di strettissima osservanza sabauda. Le regole sono: vanno distrutti tutti i documenti che gettano ombre sulla dinastia. Quelli che non vengono distrutti devono essere classificati e collocati in un archivio segreto, inviolabile. Un’altra parte deve finire in archivi controllati da loro. Quella mostrata dev’essere una piccola parte. Saranno gli archivisti a scegliere a chi far vedere i documenti, controllando (in corso d’opera) come li usano. E chi poi scriverà di quei documenti dovrà prima sottoporre ai controllori l’elaborato, in modo che si decida se potrà essere pubblicato oppure no. Tutto questo è documentato dall’Istituto Studi Storici del Risorgimento (la massima autorità, il professor Umberto Levra, già docente all’università di Torino e presidente dell’associazione dei docenti di storia risorgimentale). Viene documentato come il Re in persona, per “aggiustare” la storia, strappasse documenti e lettere dei suoi familiari.
-
Tellinger: noi, specie schiava degli Dei venuti dallo spazio
«Siamo stati creati o ci siamo evoluti? La verità sta probabilmente nel mezzo, ed è sconvolgente». Lo afferma UnoEditori, nell’annunciare l’uscita per l’Italia del libro di Michael Tellinger “Specie Schiava degli Dei” (titolo originale: “Slave Species of the Gods”) con la prefazione di Mauro Biglino. «Tellinger ci dimostra come l’uomo sia frutto di una manipolazione genetica effettuata da una specie aliena, gli Anunnaki, per realizzare la loro missione sulla Terra». Lo confermerebbero scoperte spiazzanti, come i fossili di “umanoidi”: quel che resta degli antichi Figli delle Stelle? Attraverso un’analisi meticolosa e comparativa di testi antichi (sumeri e biblici) con moderne conoscenze, secondo l’editore «emerge un affresco storico che ricostruisce l’epopea dell’uomo, la sua relazione di schiavitù con gli “dèi” e la sua possibile riscossa e liberazione». La deduzione è drastica: «La storia ufficiale è una menzogna necessaria a far sì che l’umanità rimanga nell’ignoranza per continuare a servire i creatori». Secondo Tellinger, la specie umana è il risultato di una manipolazione genetica: l’Homo Sapiens sarebbe un ibrido ottenuto dall’incrocio tra Anunnaki e Homo Erectus. Esiste una radice comune all’origine di tutte le civiltà della Terra, e i miti – è la tesi del libro – sono di fatto il riflesso archetipico di realtà storiche, di eventi realmente verificatisi. Quanto al denaro, «è stato inventato dagli Anunnaki come strumento di controllo della razza umana».