Archivio del Tag ‘opinione pubblica’
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Biglino: bugie e manipolazione zootecnica, fin dall’antichità
Ci stanno manipolando in modo “zootecnico”, come fossimo animali d’allevamento? Non c’è da stupirsene: secondo i testi antichi, è sempre successo. E l’élite che manipola l’umanità è anche quella che le impone la sua versione della storia. Lo sostiene il biblista Mauro Biglino, già autore di 19 traduzioni dell’Antico Testamento per le Edizioni San Paolo. Ridicolo, secondo Biglino, parlare di complottismo: oggi, a lanciare certe accuse sono personaggi come l’arcivescovo Carlo Maria Viganò, già nunzio apostolico negli Usa, cui fa eco padre Livio Fanzaga, direttore di “Radio Maria”, ma anche un giornalista come Aldo Maria Valli, storico vaticanista della Rai, che (sul suo blog) accenna a una manipolazione occulta dell’umanità che risalirebbe almeno all’epoca della Rivoluzione Francese. Biglino va oltre: la stessa Bibbia dimostra il carattere “zootecnico” della dominazione esercitata sugli umani. E un libro come “L’altra Europa”, di Paolo Rumor, ipotizza l’esistenza di una struttura-ombra, la cui origine risalirebbe addirittura a migliaia di anni fa. A segnalare un’enorme deformazione della “storiografia” è anche un vescovo cattolico dei primissimi secoli, Eusebio di Cesarea, basandosi su un sacerdote fenicio del XII secolo avanti Cristo: la prima falsificazione l’avrebbe compiuta la casta sacerdotare, “inventando” le religioni (con tanto di miti e allegorie) per nascondere la vera storia della nostra origine.«Le sorti del mondo intero sono minacciate da una cospirazione globale: un piano mondiale, denominato Great Reset», ha scritto Viganò. «Ne è artefice un’élite che vuole sottomettere l’umanità intera, imponendo misure coercitive con cui limitare le libertà delle persone e dei popoli». In un accattivante video su YouTube, Mauro Biglino (autore di bestseller basati sulla traduzione letterale della Bibbia) mette Viganò in relazione diretta con il libro di Rumor, uscito nel 2010. “L’altra Europa” parla del memoriale del padre, Giacomo, cugino di Mariano Rumor (più volte primo ministro democristiano) e già rappresentante del Vaticano durante le trattative segrete per la rifondazione dell’Europa postbellica. Se Viganò scrive – nelle sue lettere a Trump – che questa crisi serve a «rendere irreversibile» il Grande Reset, «in nome di un’emergenza sanitaria che sempre più si rivela come strumentale alla instaurazione di una disumana tirannide senza volto», Rumor parla dell’esistenza di una “entità” super-riservata, fatta di persone che «non esitano a ricorrere a tecniche di suggestione, o dissimulazione, per pilotare l’opinione pubblica, le sue aspettative, le sue aspirazioni mentali, e conseguentemente far accettare cambiamenti strutturali che coinvolgono le comunità nazionali».«L’attività dei singoli governi – aggiunge Rumor – non sembra avere la capacità di interferire con la citata programmazione». Fuori causa anche i partiti politici, «totalmente esclusi da quella che, in gergo, viene chiamata “la Grande Opera”». Questa misteriosa “entità” sarebbe «una sorta di struttura trasversale, che funge da catalizzatrice a determinate decisioni contingenti – di natura economica, sociale e politica – in concomitanza con certi momenti storici importanti». Rumor parla di una struttura-ombra, che esisterebbe «fin dalle origini delle civiltà». La sua missione? Manipolarci, a nostra insaputa. Biglino ricorda che lo stesso Rudolf Steiner, già all’inizio del ‘900, «parlava di élite che, in modo occulto, cercano di mettere in piedi e gestire programmi di controllo dell’umanità». Le clamorose accuse di Viganò – sottolinea Biglino – sono state ora rilanciate dal direttore di “Radio Maria”, secondo cui oggi saremmo tutti vittime di «un colpo di Stato sanitario e massmediatico». Attenzione: “Radio Maria” è un network a diffusione mondiale, gestito da 20.000 volontari e seguito da 30 milioni di persone; trasmette in più di 70 nazioni, con programmi in oltre 50 lingue. Biglino non si scompone: «La gestione della storia è fondamentale, per chi vuole governare». E cita Orwell: «Chi controlla il passato controlla il futuro, e chi controlla il presente controlla il passato».Vietato stupirsene, avverte Biglino: i testi antichi ci svelano che, di fatto, siamo manipolati da sempre. Clamoroso il caso del vescovo cattolico Eusebio di Cesarea, “Padre della Chiesa”, che nel III-IV secolo rivaluta lo storico greco Filone di Byblos, il quale a sua volta presenta gli studi del sacerdote fenicio Sanchuniaton, vissuto nel XII secolo avanti Cristo. La denuncia di Sanchuniaton? Le religioni sarebbero state “inventate” dall’antica casta sacerdotale, che ha fabbricato mitologie e allegorie «per nascondere la verità» sulla reale identità delle “divinità” con cui l’uomo era stato in contatto. La stessa Bibbia, ricorda Biglino, ne fornisce una documentazione più che esplicita. Nel Deuteronomio, in premessa, al popolo che si è scelto (i giudei) Yahweh dice: «Tu dominerai molte nazioni, ma su di te esse non domineranno». E già qui, annota Biglino, si introduce il concetto di élite. «Per arrivare a questa gestione dell’umanità, bisogna che noi uomini siamo considerati come merce, come strumenti da utilizzare. Quali sono, dunque, i semi di questa concezione?». Nell’Esodo, sempre Yahweh («che quindi non è affatto onnisciente») dispone di censire la “sua” popolazione: «Aveva soprattutto bisogno di sapere su quanti maschi validi potesse contare, per combattere le sue guerre di conquista». Nel censire i giudei, Yahweh istituisce una sorta di tassazione: «Ciascuno pagherà il riscatto per la propria vita a Yahweh». In pratica: io ti censisco, e tu mi paghi. «Capite, qual è il concetto di proprietà sugli individui?». C’è anche il prezzo: mezzo siclo (circa 10 grammi d’argento).«E’ un concetto duro: io ti censisco e tu mi paghi, perché la tua vita è mia. Tu la puoi riscattare pagandola, e io – il preteso dio spirituale, trascendente, onnisciente, onnipotente – mi arricchisco con il tuo argento». Questo, osserva Biglino, «ci fa comprendere quanto i semi del passato siano presenti nell’attualità, e quanto questo ci aiuti a capire – almeno a livello ipotetico – che cosa ci stanno forse preparando, per il futuro». Tutto ha un prezzo, da versare come riscatto alla “divinità”: uomini, animali, case. Se qualcuno poi ha impegnato i suoi beni con il Tempio (cioè il “demanio” dell’epoca: il fisco), li potrà riscattare versando il loro valore, maggiorato del 20%. «In pratica: l’Iva». Ognuno ha un prezzo: un maschio dai venti ai sessant’anni “vale” 50 sicli d’argento, mentre un anziano 15, una donna 30, una vecchia 10. «Arriviamo quindi a una mercificazione addirittura spaventosa delle persone». Tutto questo, ragiona Biglino, ci fa capire come un sistema parta dall’antichità (la Bibbia), venga ipotizzato anche da famiglie politiche importanti (i Rumor) e venga documentato da scrittori del 1.200 avanti Cristo (Sanchuniaton). «Un sistema che si è davvero protratto nei secoli, e che dice: io controllo il passato, e attraverso la gestione delle conoscenze del passato gestisco il presente e programmo il futuro. Non meravigliamoci, se qualcuno dice che oggi sarebbe in atto una programmazione sociale di tipo zootecnico, su scala mondiale».Ci stanno manipolando in modo “zootecnico”, come fossimo animali d’allevamento? Non c’è da stupirsene: secondo i testi antichi, è sempre successo. E l’élite che manipola l’umanità è anche quella che le impone la sua versione della storia. Lo sostiene il biblista Mauro Biglino, già autore di 19 traduzioni dell’Antico Testamento per le Edizioni San Paolo. Ridicolo, secondo Biglino, parlare di complottismo: oggi, a lanciare certe accuse sono personaggi come l’arcivescovo Carlo Maria Viganò, già nunzio apostolico negli Usa, cui fa eco padre Livio Fanzaga, direttore di “Radio Maria”, ma anche un giornalista come Aldo Maria Valli, storico vaticanista della Rai, che (sul suo blog) accenna a una manipolazione occulta dell’umanità che risalirebbe almeno all’epoca della Rivoluzione Francese. Biglino va oltre: la stessa Bibbia dimostra il carattere “zootecnico” della dominazione esercitata sugli umani. E un libro come “L’altra Europa”, di Paolo Rumor, ipotizza l’esistenza di una struttura-ombra, la cui origine risalirebbe addirittura a migliaia di anni fa. A segnalare un’enorme deformazione della “storiografia” è anche un vescovo cattolico dei primissimi secoli, Eusebio di Cesarea, basandosi su un sacerdote fenicio del XII secolo avanti Cristo: la prima falsificazione l’avrebbe compiuta la casta sacerdotare, “inventando” le religioni (con tanto di miti e allegorie) per nascondere la vera storia della nostra origine.
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Cacciari: New Deal, o nessuno si salverà dalla crisi Covid
L’intero pianeta è stretto nella morsa del coronavirus, in una pandemia che ormai tiene sotto scacco tutti (o quasi) gli Stati da circa un anno. La crisi sanitaria e la conseguente necessità di imporre delle restrizioni alla circolazione delle persone per bloccare quella del coronavirus hanno impattato con violenza sul tessuto sociale ed economico mondiale, causando una profonda crisi economica traversale. Tuttavia, come spesso accade, sono i soggetti più deboli a pagare le conseguenze peggiori, il che amplifica il divario sociale e alimenta la rabbia. Massimo Cacciari su “La Stampa” ha analizzato l’attuale situazione, partendo da quanto accaduto negli Stati Uniti, dove sabato è stata chiamata la vittoria di Joe Biden su Donald Trump. Il filosofo ha cercato di dare una spiegazione all’evoluzione e al risultato delle elezioni americane. «Disoccupazione alta, precarizzazione economica delle classi lavoratrici, perdita di reddito, ma soprattutto di status sociale, di vastissimi settori di ceto medio sono la destabilizzazione impressionante della base materiale su cui si regge la stessa idea di democrazia rappresentativa», scrive Cacciari, a commento del voto americano per l’elezione di Joe Biden alla Casa Bianca.
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Usa, rivoluzione colorata: così Cadavere imbrogliò Buffone
Indiscrezioni su un’esercitazione per una Rivoluzione Colorata perfetta e autoctona, nome in codice Blu, sono trapelate da un importante think tank che ha la propria sede nelle stesse contrade imperiali che, per prime, avevano concepito l’idea di Rivoluzione Colorata. Non tutte le informazioni che divulgheremo sul’esercitazione Blu sono state declassificate. Questo potrebbe suscitare una dura risposta da parte del Deep State, anche se uno scenario simile era già stato esplorato da un’organizzazione chiamata Transition Integrity Project. Entrambi gli scenari dovrebbero essere considerati una sorta programmazione predittiva, con il Deep State che prepara in anticipo l’opinione pubblica su come andranno esattamente le cose. Le regole standard del manuale della perfetta Rivoluzione Colorata, di solito, la fanno iniziare nella capitale dello Stato-nazione X, durante una tornata elettorale, con i “ribelli” che combattono per la libertà e che godono del pieno sostegno dei media nazionali ed internazionali. Blu riguarda un’elezione presidenziale nel regno dell’Egemone. Nella simulazione, il presidente in carica, nome in codice Buffone, è di colore rosso. Lo sfidante, nome in codice Cadavere, è di colore blu.Blu, la simulazione, è stata di un livello superiore, perché, a differenza di quelle passate, il punto di partenza non è stata una semplice insurrezione, ma una pandemia. E non una pandemia qualsiasi, ma una pandemia globale, veramente cattiva, con un esplosivo tasso di mortalità inferiore all’1%. Per una fortunata coincidenza, questa letale pandemia ha permesso agli operatori di Blu di promuovere il voto per corrispondenza come procedura elettorale sicura e socialmente distanziante. Il tutto poi collegato ad una serie di sondaggi, che prevedevano una quasi inevitabile vittoria elettorale di Blu, magari anche un’Onda Blu. La premessa è semplice: abbattere l’economia e fare le scarpe presidente in carica, la cui missione dichiarata è portare l’economia ad una forte espansione. Allo stesso tempo, convincere l’opinione pubblica che andare di persona alle urne è un pericolo per la salute. Il comitato di produzione di Blu non ha corso rischi, annunciando pubblicamente che avrebbe contestato qualsiasi esito che osasse contraddire il risultato preconfezionato: la vittoria finale di Blu in un organo democratico bizzarro, anacronistico e contorto chiamato “collegio elettorale”.Se dovesse in qualche modo vincere Rosso, Blu aspetterebbe fino a quando ogni singolo voto non sarà stato contato e debitamente contestato ad ogni livello di giurisdizione. Facendo affidamento sull’enorme supporto dei media e sul marketing dei social media spinto al parossismo, Blu proclama che “in nessun caso” sarebbe consentito a Rosso di dichiarare vittoria. Arriva il giorno delle elezioni. La verifica dei voti procede senza intoppi, il conteggio delle schede arrivate per posta, il conteggio di quelle di giornata, conteggi aggiornati al minuto, però soprattutto a favore di Rosso, specialmente nei tre Stati da sempre essenziali per la conquista della presidenza. Rosso è in testa anche in quelli che vengono definiti “swing States”, gli “Stati incerti.” Ma, proprio mentre una rete televisiva annuncia prematuramente la vittoria di Blu in uno Stato che, presumibilmente, avrebbe dovuto essere di Rosso, prima della mezzanotte il conteggio dei voti viene fermato nelle principali aree urbane dei principali Stati incerti con governatori Blu, ma con Rosso in vantaggio.Gli scrutatori Blu smettono di contare, per verificare se sia plausibile lo scenario di una vittoria blu senza dover visionare le schede arrivate per posta. Il loro meccanismo preferito è manipolare la “volontà del popolo”, mantenendo un’illusione di equità. In ogni caso, possono sempre fare affidamento, come Piano B, su schede postali a volontà, calde e fredde, fino a quando Blu non riesce ad intrufolarsi in due Stati incerti particolarmente importanti, stati che Rosso si era già aggiudicato in una precedente elezione. Ecco cosa succede. A partire dalle 2 del mattino, e più tardi nella notte, pacchi di voti “magici” arrivano in questi due Stati chiave. L’improvviso “aggiustamento” verso l’alto include il caso di un lotto di oltre 130.000 voti, tutti da una singola contea, pro-Blu e senza neanche un voto per il Rosso, un miracolo statistico grande come lo Spirito Santo. Ingolfare le urne è la tipica truffa messa in atto nella Rivoluzione Multicolorata di questa Repubblica delle Banane.Gli scrutatori di Blu utilizzano il collaudato metodo che viene utilizzato nei mercato dei futures sull’oro, quando con un improvviso calo dei naked shorts si fa scendere il prezzo dell’oro, proteggendo così il dollaro Usa. Gli scrutatori di Blu giocano sul fatto che la compiacente alleanza fra media mainstream e Big Tech non metterà in dubbio che, beh, all’improvviso, il voto si è spostato verso il blu con un margine di 2 a 3 o di 3 a 4. Scommettono che non verranno poste domande su come mai, in alcuni stati, una previsione di voto dal 2% al 5% a favore di Rosso si sia trasformata in una tendenza dallo 0,5% all’1,4% a favore di Blu, intorno alle 4 del mattino. E sul perché questa discrepanza si sia verifica quasi simultaneamente in due Stati incerti. E sul perché alcune circoscrizioni abbiano generato più voti di quanti fossero i votanti. E su come mai negli Stati incerti, il numero di questi ultramisteriosi voti per Blu supera di gran lunga i voti espressi per i candidati al Senato di questi Stati, quando è noto che il totale dei votanti nelle elezioni per Camera/Senato è tradizionalmente paragonabile a quello delle votazioni presidenziali. E l’affluenza alle urne in uno di questi Stati sarebbe stata dell’89,25%.Il giorno dopo a quello delle elezioni sono apparse vaghe spiegazioni sul fatto che uno dei possibili scarichi di voti postali [ballot dump] sia stato solo un “errore materiale”, mentre in un altro stato conteso non è stata data alcuna giustificazione per l’accettazione di schede senza timbro postale. Gli operatori di Blu si rilassano, visto che l’alleanza tra media mainstream e Big Tech spazza via ogni lamentela, definendola una “teoria del complotto”. Non si può dire che i due candidati alla presidenza facciano tutto il possibile per perorare la propria causa. Nome in codice Cadavere, in un lapsus freudiano, aveva rivelato che il suo partito aveva messo in piedi il progetto di frode più ampio e “diversificato” mai realizzato. Non solo Cadavere sta per essere indagato per una losca truffa di tipo informatico. È un paziente con demenza di stadio 2, con una personalità in rapido disfacimento, mantenuto a malapena funzionale dai farmaci, che però non possono impedire alla sua mente di spegnersi lentamente. Nome in codice Buffone, fedele al suo istinto, ha messo le mani avanti, dichiarando che l’intera votazione è una frode, ma senza offrire la prova decisiva. Così viene continuamente smentito dall’alleanza media mainstream/Big Tech e accusato di diffondere “false affermazioni”.Tutto questo mentre un’astuta, vecchia e amareggiata maneggiona non solo aveva dichiarato che l’unico scenario ammissibile era una vittoria di Blu, ma si era anche già posizionata per un incarico della massima importanza. Blu prevede anche che Rosso intraprenda immediatamente un’azione risoluta: arruolare di un esercito di avvocati che chiedano la verifica di tutti i registri elettorali per spulciare, rivedere e verificare ogni singola scheda elettorale per corrispondenza, un vero e proprio processo di analisi forense. In ogni caso, Blu non può prevedere quante false schede verranno smascherate dai riconteggi. Mentre Cadavere è pronto a cantar vittoria, Buffone pensa al gioco lungo ed è disposto ad andare fino alla Corte Suprema. Lo schieramento di Rosso aveva già previsto tutto, poiché conosceva perfettamente quali sarebbero state le mosse di Blu. La Controrivoluzione Rossa ha il potenziale di dare scacco matto strategico a Blu. Si tratta di un attacco su tre fronti, perchè Rosso può avvalersi della Commissione Giustizia, del Senato e del Procuratore Generale, tutti sotto l’autorità di nome in codice Buffone fino al giorno dell’insediamento.Lo scopo del gioco, dopo una feroce battaglia legale, è rovesciare Blu. I migliori strateghi di Rosso hanno la possibilità, su richiesta della Commissione Giustizia, di istituire una Commissione Senatoriale, o richiedere un Consigliere Speciale, che sarà nominato dal Dipartimento di Giustizia, per indagare su Cadavere. Nel frattempo, per certificare il vincitore delle presidenziali, sono necessari due voti del collegio elettorale, ad un mese di distanza. Queste votazioni avverranno nel mezzo di una o forse due indagini incentrate su Cadavere. Qualsiasi Stato rappresentato al collegio elettorale può opporsi all’investitura di un Cadavere sotto inchiesta; in questo caso sarebbe illegale per quello stato consentire ai suoi grandi elettori di certificare i risultati presidenziali dello Stato. Cadavere potrebbe anche essere messo sotto impeachment dal suo stesso partito, in base al 25° Emendamento, a causa del suo irreversibile declino mentale. Il caos risultante dovrebbe essere risolto da una Corte Suprema di tendenza Rossa. Non esattamente il risultato sperato da Blu.Il nocciolo della questione è che questo gioco di think-tank trascende sia Rosso che Blu. Riguarda il gioco finale del Deep State. Non c’è niente come una massiccia operazione psicologica in un’arena del Wrestling sotto il segno del divide et impera per scatenare una guerra dei poveri, con metà della folla che si ribella contro quello che percepisce come un governo illegittimo. Lo 0,00001% intanto osserva comodamente dall’alto una carneficina non solo metaforica. Anche se il Deep State, usando i seguaci di Blu, non avrebbe mai permesso a nome in codice Buffone di prevalere, ancora una volta, il divide et impera potrebbe essere visto come il risultato meno disastroso per il resto del mondo. In teoria, un contesto di guerra civile distrarrebbe lo Stato Profondo dal bombardare altri paesi nel Sud del mondo, vista la distopica farsa di “democrazia” che sta mettendo in atto. Oppure, un blocco all’interno dell’Impero del Caos potrebbe incoraggiare ancora più avventure all’estero, come indispensabile diversivo, necessario per mandare avanti la baracca.(Pepe Escobar, “Banana Follies: la madre di tutte le Rivoluzioni Colorate”, da “Unz.com” del 6 novembre 2020, articolo tradotto da Markus per “Come Don Chisciotte”).Indiscrezioni su un’esercitazione per una Rivoluzione Colorata perfetta e autoctona, nome in codice Blu, sono trapelate da un importante think tank che ha la propria sede nelle stesse contrade imperiali che, per prime, avevano concepito l’idea di Rivoluzione Colorata. Non tutte le informazioni che divulgheremo sul’esercitazione Blu sono state declassificate. Questo potrebbe suscitare una dura risposta da parte del Deep State, anche se uno scenario simile era già stato esplorato da un’organizzazione chiamata Transition Integrity Project. Entrambi gli scenari dovrebbero essere considerati una sorta programmazione predittiva, con il Deep State che prepara in anticipo l’opinione pubblica su come andranno esattamente le cose. Le regole standard del manuale della perfetta Rivoluzione Colorata, di solito, la fanno iniziare nella capitale dello Stato-nazione X, durante una tornata elettorale, con i “ribelli” che combattono per la libertà e che godono del pieno sostegno dei media nazionali ed internazionali. Blu riguarda un’elezione presidenziale nel regno dell’Egemone. Nella simulazione, il presidente in carica, nome in codice Buffone, è di colore rosso. Lo sfidante, nome in codice Cadavere, è di colore blu.
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Magaldi: lockdown criminale, chi lo impone va processato
Quel tanghero di Massimo Giannini, direttore della “Stampa”, ci ha appena detto che bisogna essere disposti a cedere quote di libertà in nome della salute? Nossignore: non si può essere disposti a sacrificare un bene certo, come la libertà, in nome di una salute che è soltanto presunta. All’inizio dell’esplosione pandemica ci avevano spiegato che tre quarti della popolazione mondiale si sarebbe infettata, visto l’alto tasso di contagiosità (e il basso tasso di letalità). Quindi, piuttosto che “cagarsi addosso” e vivere con la “museruola”, vivere di nuovo segregati nella depressione e nella distruzione ormai quasi completa del sistema economico ordinario, è meglio affrontare il rischio di un problema che, peraltro, molti stanno curando brillantemente a casa. Questo perché forse in ospedale ti curano anche peggio, e non scordiamoci che all’inizio della pandemia molti morti sono stati causati dalla negligenza del sistema sanitario, dalle scelte mediche attuate e dal terrorismo indotto, che ha gettato i cittadini, a valanga, a cercare rimedio nel posto sbagliato, mentre probabilmente bastava intanto una più adeguata prevenzione, e poi una serie di opportuni accorgimenti terapeutici.Cito un virologo mainstream come Guido Silvestri, secondo cui un nuovo lockdown sarebbe irreparabile. Silvestri dice: state calmi, ci si cura e si guarisce da casa. Se aumentiamo il sistema dei tamponi, aumenterà anche il numero dei contagiati. Se il numero dei contagiati viene usato dai media come una clava per fare terrorismo psicologico, e poi su questo i politici costruiscono le loro restrizioni, tra ordinanze e Dpcm, è tutto un montare di una colossale manipolazione. Lo ammettano: l’aumento delle rilevazioni dei contagi non comporta affatto un’ecatombe. Piuttosto, così facendo, abbiamo perso altro tempo: in questi mesi bisognava allestire comunque, anche a costo di lasciarli vuoti, dei centri di terapia (intensiva e non), e invece non è stato fatto un cazzo, di tutto questo. E poi arriva quel gran cialtrone del governatore della Campania, che – dopo non aver fatto niente di utile per migliorare la situazione – ora decide di chiudere tutto. Quanto a cialtronaggine, forse De Luca supera persino lo stesso Conte: chiudiamo tutto, dice, e così conservo questo mio piccolo palcoscenico da guitto, senza arte né parte, che governa una Regione che d’altra parte l’ha appena stra-votato. Ai campani viene da dire: ve lo meritate, De Luca, e adesso tenetevelo.Certo l’alternativa a De Luca qual era? Anche a livello nazionale, non è che l’opposizione – se fosse al governo – farebbe meglio: questa è una classe politica da buttare letteralmente nel cesso. Non c’è un’idea, non c’è una visione di paese, non c’è coraggio. All’opposizione si fanno belli del disagio cui va incontro la cialtronaggine di Conte, ormai finalmente penalizzato dai sondaggi sull’umore degli italiani, ma – a parte questo lucrare sull’altrui insipienza – non c’è una sapienza, che viene contrapposta. Se chiedeste a Meloni e Salvini cosa farebbero, al posto di Conte, questi si metterebbero a biascicare: non lo sanno dire, perché non lo hanno in mente. Cosa fare, oggi? Tranquillizzare la popolazione, togliere qualunque sistema di coprifuoco, favorire la ripresa di tutte le attività economiche. E spiegare che la contagiosità è un dato fisiologico ampiamente previsto, i cui numeri derivano dai tamponi. Ma la gran parte dei contagiati stanno bene e non sono in pericolo. Una parte avrà sintomi influenzali, e solo una piccola parte avrà complicazioni più gravi (curabili all’ospedale e soprattutto da casa, in assoluta sicurezza).Il governo ha offerto un atteggiamento paternalistico e dispotico. Bisognava dire, sia agli anziani (fragili) che agli ipocondriaci paurosi: state a casa, voi sì. Siate liberi di mettervi in lockdown, se non volete contagiarvi e quindi immunizzarvi. Conosco tanti anziani che hanno contratto il Covid, si sono curati e oggi stanno meglio di prima. Se invece avete paura, state a casa: trinceratevi in un auto-lockdown responsabile, ma non rompete i coglioni agli altri. Intendiamoci: capisco gli anziani e anche gli ipocondriaci, spaventati da questo terrorismo psicologico sparso a piene mani, da mesi. A loro va tutta la mia solidarietà e simpatia. Ma in questi giorni, per strada, abbiamo anche a che fare con gente che se avesse un’arma la userebbe, per eliminare il pericoloso “untore” che a distanza di 50 metri ha osato abbassarsi la mascherina per respirare, per prendersi giustamente una boccata di ossigeno, sapendo che l’uso prolungato della mascherina può causare danni alla salute.Ci stanno proponendo un nuovo lockdown? Saranno processati. Ormai bisogna pensare che molti protagonisti di questa fase storica andranno processati: per danni alla salute fisica e psichica dei cittadini e per i danni irreparabili arrecati all’economia, quindi alle condizioni di sussistenza, oltre che per grave attentato alla Costituzione. Il “partito cinese”, trasversale e annidato anche nel governo italiano, sta sfruttando la pandemia per devastare l’economia, che già era in sofferenza, in modo da ottenere un maggior controllo sociale: una persona che sia privata della sua autonoma via alla libertà economica sarà più incline a sottomettersi al “padrone” istituzionale che gli dà la mancia, e parliamo di istituzioni oggi occupate da gente che ha in odio la democrazia. Provo dolore, di fronte allo spettacolo degli italiani costretti a rinunciare a lavorare, e quindi a sostentarsi economicamente, con la paura di chi vede esaurirsi anche gli ultimi risparmi. Le nostre città sono diventate spettrali: i cittadini già rimpiangono la vita che non c’è più, e che di questo passo non potrà esserci più, per lunghi anni.Al tempo stesso, però, questa è una grande occasione: è la grande occasione per mostrare chi è davvero coraggioso e chi è vigliacco, chi ha voglia di combattere e chi è soltanto un “leone da tastiera”, chi ha coscienza dei propri diritti e anche coscienza del proprio dovere, di difendere i suoi diritti e quelli degli altri. Durante l’estate appena trascorsa si credeva che sarebbero diminuite le restrizioni, e che il governo avrebbe inondato con una pioggia di miliardi le attività danneggiate. Si sperava che saremmo tornati a un trend di vita normale, ma così non è stato. Anzi: ci stanno proponendo un nuovo lockdown. Ebbene, ora la misura è colma. Il Movimento Roosevelt rivolgerà al governo un ultimatum, con misure per assistere gli italiani. E scenderà in campo la Milizia Rooseveltiana, per fare una rivoluzione, con le sue incursioni radicalmente teatrali. Abbiamo bisogno che, ogni settimana, gruppi “rooseveltiani” (anche esigui) infrangano il lockdown, infrangano il coprifuoco e si facciano portare nei commissariati, diventino dei “fuorilegge” riconosciuti, naturalmente nel senso alto e nobile della disobbedienza civile. E’ quella cosa per la quale, di solito, i rivoluzionari pacifici e nonviolenti vengono riconosciuti, dalle istituzioni e dello stesso popolo, come benemeriti eroi.Quindi, attenzione: chi scaglia bottiglie, sfascia le vetrine dei negozi e lancia molotov contro le forze dell’ordine non ha capito nulla. Spesso, poliziotti e carabinieri sono assolutamente simpatetici con le ragioni dei manifestanti: sono cittadini anche loro, e si rendono ben conto di trovarsi a fare i “cani da guardia” di qualcosa che è profondamente iniquo. Quindi solidarizzate, fraternizzate con le forze dell’ordine. Cercate, con loro e con l’opinione pubblica, una sintonia. E non si tratta nemmeno di demonizzare questi poveracci che sono al governo: sono solo camerieri e maggiordomi. C’è una volontà più proterva, che va oltre il governo italiano, anche se ricade su segmenti amministrativi e governativi. Noi dobbiamo testimoniare, di fronte all’opinione pubblica italiana, che – in modo reiterato e minuzioso – si può e si deve rintuzzare queste misure che sono state prese. Ci sono gli sguardi del mondo, sull’Italia. Facciamo in modo che il mondo diventi consapevole che il danno di questa pandemia non è nel virus, ma è nelle cattive misure politiche prese per fronteggiarlo.(Gioele Magaldi, dichirazioni rilasciate il 31 ottobre 2020 nella diretta web-streaming “Pane al pane”, di MrTv, su YouTube).Quel tanghero di Massimo Giannini, direttore della “Stampa”, ci ha appena detto che bisogna essere disposti a cedere quote di libertà in nome della salute? Nossignore: non si può essere disposti a sacrificare un bene certo, come la libertà, in nome di una salute che è soltanto presunta. All’inizio dell’esplosione pandemica ci avevano spiegato che tre quarti della popolazione mondiale si sarebbe infettata, visto l’alto tasso di contagiosità (e il basso tasso di letalità). Quindi, piuttosto che “cagarsi addosso” e vivere con la “museruola”, vivere di nuovo segregati nella depressione e nella distruzione ormai quasi completa del sistema economico ordinario, è meglio affrontare il rischio di un problema che, peraltro, molti stanno curando brillantemente a casa. Questo perché forse in ospedale ti curano anche peggio, e non scordiamoci che all’inizio della pandemia molti morti sono stati causati dalla negligenza del sistema sanitario, dalle scelte mediche attuate e dal terrorismo indotto, che ha gettato i cittadini, a valanga, a cercare rimedio nel posto sbagliato, mentre probabilmente bastava intanto una più adeguata prevenzione, e poi una serie di opportuni accorgimenti terapeutici.
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Sapelli: ai militari il dopo-Trump. Con Biden, Italia più sola
Trump si è “suicidato” con il Covid, compromettendo la sua rielezione: se perdesse e non volesse lasciare la Casa Bianca, l’America finirebbe in mano ai militari, almeno temporanamente. Poi, una volta insediato, Joe Biden spingerebbe l’Italia verso un nuovo patto con Germania e Francia. Lo sostiene sul “Sussidiario” il professor Giulio Sapelli, storico dell’economia, in un’articolata analisi della situazione, italiana e mondiale, alla vigilia delle presidenziali statunitensi. Premessa importante: negli Usa, gli sfidanti sono d’accordo almeno su un punto, e cioè la necessità di imporre uno stop al dilagare dell’egemonia di Pechino. «Sulla questione cinese l’accordo bipartisan tra democratici e repubblicani è fermo, è convinto: le famiglie e i caucus Clinton-Bush, dioscuri della finanza sregolata, che vedevano e vedono nella leva demografica cinese il punto archetipale delle loro fortune, non sono sconfitte, ma in ritirata: una anabasi che si riscontra ogni giorno, crisi dopo crisi finanziaria, scandalo dopo scandalo». Certo, ammette Sapelli, «le faglie ci sono ancora e sono profonde, tra i due storici partiti Usa: dal problema del welfare a quello fiscale, sino a giungere all’orientamento da tenere in merito ai temi climatici e all’economia circolare». Secondo Sapelli, intanto, Donald Trump «ha infranto ogni limite del decoro istituzionale, con le sue ultime mosse pandemiche che hanno aperto la via al torrente dei negazionisti».Sul fronte democratico, l’indicazione della nomina a possibile vicepresidente di Kamala Harris «ha colmato quello spazio conservatore di centro che – scrive Sapelli – il prode Sanders (che io voterei in Usa, ora e sempre) ha dovuto rendere contendibile ai democratici con il suo ritiro dal campo». Sempre secondo Sapelli, «la sconfitta di Trump si avvia a compiersi». E tutto, «purtroppo», si misurerà «sulla resistenza che potrà e saprà opporre alla nomina del suo successore». Si tratterebbe di una decisione «nefasta», che «rischierebbe di paralizzare non solo gli Usa, ma il mondo intero, con conseguenze devastanti per i rapporti di forza mondiali, favorendo di fatto una Cina sull’orlo della crisi economica e politica, aumentando le possibilità che le forze aggressive che covano nel suo neo-maoismo possano scatenarsi: senza una base economica possono essere devastanti». Da questa paralisi nordamericana, prosegue Sapelli, Xi Jinping trarrebbe nuova forza: in primis all’interno del Pcc, continuando così la sua opera di accentramento dei poteri, «che non fa che creare tutte le basi per una sua prossima caduta». Attenzione agli Usa: è in gioco «la sorveglianza delle possibili frodi e la prevenzione di possibili colpi di mano di ogni genere». Avverte Sapelli: «Se i democratici affideranno ai militari – come si annuncia – la difesa della continuità della democrazia nordamericana, si aprirà una vera fase inedita nella storia mondiale».Per il professore, il Pentagono resta «la “coorte” che meglio ha saputo e sa difendere i valori della Costituzione più bella del mondo: la storia lo dimostra». Ma questa decisione, se si dovesse ricorrere ad essa, «non potrà non avere una conseguenza pesantissima sul prestigio internazionale degli Usa». La superpotenza atlantica in mano ai militari, anche formalmente, in seguito al caos che si teme possa esplodere, in prossimità delle presidenziali? Scenari da incubo, di cui tuttavia si sta parlando con insistenza. In quel caso, conclude Sapelli, «l’Italia sarà sempre più sola, in Europa». Difficile che Biden schieri le portaerei davanti alla Libia, «mentre è certo che riaprirà il dialogo con l’Iran». Ma l’ostacolo è rappresentato dalle potenze saudite del Golfo, dopo l’“Accordo di Abramo” recentemente stipulato a fianco di Israele per cercare di porre fine ai conflitti in Medio Oriente, esautorando i palestinesi dai negoziati. Gli arabi non appoggerebbero la scelta americana di tornare a dialogare con Teheran: «Quell’accordo è dettato dalla volontà di osteggiare l’imperialismo neo–ottomano e il ritorno diplomatico e militare della Russia nel Mediterraneo, quanto il revisionismo assassino iraniano».Quanto alla recente visita di Mike Pompeo in Italia, per Sapelli è stata «deludente», anche perché i legami dell’Italia con la Cina «non nascono solo dal seno dei 5 Stelle». Tutti – accusa Sapelli – cercano di dimenticare che fu il professor Michele Geraci (leghista e docente di un’università cinese) la mente pensante di quel Memorandum con la Cina che ci ha allontanato dagli Usa e dall’Europa (ma non dalla Germania, sottolinea Sapelli, facendo notare che Berlino e Pechino sono capitali politicamente vicinissime). Della Germania, osserva, «abbiamo accompagnato la trasparente scelta anti-atlantica, che durerà sino a quando la Merkel dominerà, con il suo gruppo d’interesse, la vita politica tedesca». Per contro, una parte degli stessi 5 Stelle (causa «l’imprevedibilità delle mucillagini peristaltiche che hanno sostituito le discipline di partito») ha cambiato posizione, «con la fibrillazione di un abile Fraccaro», riallineatosi agli Usa, anche «grazie al lavoro indefesso e mirabile di un ministro come Guerini, che più atlantico non si può trovare». Il titolare della difesa, esponente Pd, ha infatti «stretto un accordo spaziale con gli Usa che è la cosa più importante compiuta da questo governo sia in economia, sia in politica».Nel mentre, aggiunge Sapelli, i tedeschi e i cinesi «stringono un patto di ferro per dominare il porto di Trieste e proseguire nella Via della Seta in Europa, grazie alle mosse del cavallo con le pedine del Pireo e di Trieste a cui seguirà, se non li si ferma, quella di Taranto». Solo un rafforzamento della posizione italiana in Europa, stringendo saldi rapporti sia con la Francia che con la Germania – secondo Sapelli – può attutire l’impatto che la paralisi nordamericana avrà nella situazione geopolitica, «aumentando il grado di isolamento e quindi di sottomissione dell’Italia ai capitalismi estrattivi francesi e tedeschi». Sapelli cita il Risorgimento: l’Italia se la cavò grazie all’abilità di Cavour nel trattare con le potenze europee: «Un dominio occulto e incontrastato è sempre peggiore di un dominio di cui si scrivono le regole». Mentre il profilo costituzionale nordamericano «è posto in forse», l’Italia dovrebbe puntare tutto su un’altra Europa, sostiene Sapelli. «Sia il governo che le opposizioni, sia ciò che rimane di un’opinione pubblica di cui via via si perde il ricordo, debbono levare alta la bandiera di una Costituzione Europea». Ovvero: «Solo lo Stato di diritto europeo ci può salvare». Il gioco di specchi, quello degli attuali euro-nazionalismi, «aiuta i poteri occulti della sudditanza e della menzogna». Peggio: diffonde l’angoscia di non potere essere assistiti che da «una cornucopia che spande, come veleno per lo spirito, un denaro che è emblema dell’assistenzialismo e della malattia dell’ozio e dell’ignavia». Ma così «si distrugge lentamente l’Italia, perché si inquina la sua anima: la sua storia e i suoi popoli non lo meritano».Trump si è “suicidato” con il Covid, compromettendo la sua rielezione: se perdesse e non volesse lasciare la Casa Bianca, l’America finirebbe in mano ai militari, almeno temporanamente. Poi, una volta insediato, Joe Biden spingerebbe l’Italia verso un nuovo patto con Germania e Francia. Lo sostiene sul “Sussidiario” il professor Giulio Sapelli, storico dell’economia, in un’articolata analisi della situazione, italiana e mondiale, alla vigilia delle presidenziali statunitensi. Premessa importante: negli Usa, gli sfidanti sono d’accordo almeno su un punto, e cioè la necessità di imporre uno stop al dilagare dell’egemonia di Pechino. «Sulla questione cinese l’accordo bipartisan tra democratici e repubblicani è fermo, è convinto: le famiglie e i caucus Clinton-Bush, dioscuri della finanza sregolata, che vedevano e vedono nella leva demografica cinese il punto archetipale delle loro fortune, non sono sconfitte, ma in ritirata: una anabasi che si riscontra ogni giorno, crisi dopo crisi finanziaria, scandalo dopo scandalo». Certo, ammette Sapelli, «le faglie ci sono ancora e sono profonde, tra i due storici partiti Usa: dal problema del welfare a quello fiscale, sino a giungere all’orientamento da tenere in merito ai temi climatici e all’economia circolare». Secondo Sapelli, intanto, Donald Trump «ha infranto ogni limite del decoro istituzionale, con le sue ultime mosse pandemiche che hanno aperto la via al torrente dei negazionisti».
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La nave affonda, gli italiani si dividono. E gli egemoni ridono
Ogni egemone sogna di dividere le sue vittime, come i manzoniani “capponi di Renzo” che si beccano fino a un minuto prima di finire in padella. La manipolazione che l’umanità sta subendo non ha precedenti, nella storia, per i mezzi impiegati e la dimensione inevitabilmente mondiale del suo simultaneo dispiegarsi. Per la prima volta dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, l’opinione pubblica occidentale è fortemente limitata nella sua libertà di espressione. Il sistema tende a imporre una verità unica, palesemente inaccettabile: non perché non sia virtualmente autentica, ma perché è proposta come l’unica possibile, e perché chi la rifiuta viene attivamente sanzionato, isolato, ridotto al silenzio. Gli opposti atteggiamenti esibiti dalla popolazione – paura o protesta – per ora danno vincente la prima inclinazione: si afferma l’obbedienza e soccombe (anche se cresce) la protesta. La maggioranza non crede che sia in atto una manipolazione, non la vede, addirittura la rifiuta: non ammette che possa esistere. Né si accorge, a quanto pare, della persecuzione cui sono sottoposti coloro (non pochi) che la denunciano. Tutti, però – allineati e dissenzienti – subiscono le medesime conseguenze. Nonostante ciò, anziché ricavarne motivo di unione, seguitano a dividersi.L’aspetto più imbarazzante di questa voluttà polemica è il suo anacronismo, la miopia che appanna la vista e scatena la rabbia contro falsi obiettivi, cioè gli irrilevanti attori dello spettacolo politico, tutti clamorosamente scavalcati dagli eventi. Nell’Italia terremotata dal Covid, con libertà sospese e catastrofe socio-economica ormai in atto, le opposte botteghe politiche si sono concentrate sulle elezioni regionali, come se da queste dipendessero i destini della nazione. Nonostante ciò, lo schema resiste: noi siamo i buoni, voi i cattivi; noi abbiamo capito tutto, voi niente. Il governo non ha ancora saputo rimediare al disastro economico inesorabilmente causato dal coprifuoco? Anche qui, ci si divide applicando lo schema: chi difende l’esecutivo (per lo più categorie che si credono protette, pensionati e lavoratori dipendenti, spesso pubblici) lo fa perché non ha ancora subito direttamente il terremoto. Chi contesta il governo, che non ha ancora pienamente corrisposto neppure la cassa integrazione (e non aiuta le banche a concedere credito, non assicurando affatto le garanzie promesse dal primo ministro), lo fa perché si è visto franare il mondo addosso, ha dovuto chiudere il negozio o svendere l’azienda, e davanti a sé vede solo il buio.Eppure, il tenace schema tiene ancora banco: si attacca Conte perché è Conte, si attacca Salvini perché è Salvini. La nave affonda, Conte è al timone, Salvini non fa nulla di sostanziale per salvarla, ma i “capponi di Renzo” sembrano lasciarsi tentare soprattutto dalla rissa: l’animosità di clan – contro Conte, contro Salvini – viene prima dell’affondamento della nave. Tra gli stessi dissenzienti, le opinioni divergono: chi è convinto che che a monte sia stata ordita una cospirazione planetaria, e chi invece ritiene che il disastro a cui assistiamo – politico, sanitario, sociale, psicologico, economico – sia dovuto essenzialmente a incompetenza e incapacità, con anche l’attenuante oggettiva delle circostanze, inedite e allarmanti: una presunta pandemia di origine tuttora incerta, in grado – a marzo – di mettere in crisi i migliori medici. Oggi non si contano più i sanitari che affermano di saper affrontare il Covid, ma sono esclusi dal circuito televisivo che ha come fermato il tempo, proponendo la stessa paura di marzo-aprile e rimpiazzando il numero delle vittime, ormai vicino allo zero, con quello dei “contagiati”, per lo più asintomatici, ovviamente esploso decuplicando il numero dei test effettuati.Questi purtroppo sono fatti, anche se vengono declassati al rango di opinioni e di versioni unilaterali e tendenziose. Insieme alla paura, la rabbia è l’altro alimento indispensabile nel menù infernale di chi volesse imporre un’egemonia autoritaria e mendace, fondata sulla superstizione. Sui social, si assiste a scambi imbarazzanti: a chi contesta il “terrorismo sanitario” e l’imposizione delle mascherine all’aperto, si danno risposte del tipo “dovevi fare un giro a marzo nei reparti Covid”. Se questa è la situazione, chi avesse progettato la catastrofe in cui siamo precipitati (tutti) non potrebbe che fregarsi le mani e ridere di noi. Beninteso: sempre ammesso che esista, un progettista, e che lo sfacelo sia stato deliberatamente provocato; si tratta di un’ipotesi seriamente argomentata e circostanziata, ma non ancora dimostrata in modo compiutamente incontrovertibile. Tuttavia: se stiamo soffrendo a causa di un gruppo di criminali, li stiamo certamente divertendo moltissimo: si può immaginare che siano un vero spasso, le nostre baruffe piene di stizza contro i nani e le ballerine della politica televisiva.(Giorgio Cattaneo, “La nave affonda, ma gli italiani si dividono. E gli egemoni ridono”, dal blog del Movimento Roosevelt del 10 ottobre 2020).Ogni egemone sogna di dividere le sue vittime, come i manzoniani “capponi di Renzo” che si beccano fino a un minuto prima di finire in padella. La manipolazione che l’umanità sta subendo non ha precedenti, nella storia, per i mezzi impiegati e la dimensione inevitabilmente mondiale del suo simultaneo dispiegarsi. Per la prima volta dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, l’opinione pubblica occidentale è fortemente limitata nella sua libertà di espressione. Il sistema tende a imporre una verità unica, palesemente inaccettabile: non perché non sia virtualmente autentica, ma perché è proposta come l’unica possibile, e perché chi la rifiuta viene attivamente sanzionato, isolato, ridotto al silenzio. Gli opposti atteggiamenti esibiti dalla popolazione – paura o protesta – per ora danno vincente la prima inclinazione: si afferma l’obbedienza e soccombe (anche se cresce) la protesta. La maggioranza non crede che sia in atto una manipolazione, non la vede, addirittura la rifiuta: non ammette che possa esistere. Né si accorge, a quanto pare, della persecuzione cui sono sottoposti coloro (non pochi) che la denunciano. Tutti, però – allineati e dissenzienti – subiscono le medesime conseguenze. Nonostante ciò, anziché ricavarne motivo di unione, seguitano a dividersi.
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Covid: il silenzio dello spettacolo e la lezione di Montesano
«Adesso basta. Io non sono un negazionista, perché un negazionista è quello che nega l’Olocausto, e io all’Olocausto ci credo. E ogni volta che usano questo termine a sproposito, offendono tutti i morti che ci sono stati: ebrei, omosessuali, Rom, Sinti. Avessero più rispetto per questa parola, che ricorda una immane tragedia umana!». Così Enrico Montesano si ribella alla barbarie del maninstream, che ormai usa impunemente la parola “negazionista” per criminalizzare chiunque osi contestare le (disastrose) politiche adottate, in Italia e non solo, per contenere il Covid, su indicazione dell’Oms: lockdown, distanziamento indiscriminato e colpevolizzazione dei cittadini, fino all’assurdità estrema dell’imposizione delle mascherine anche all’aperto. Mattatore dello spettacolo italiano, showman televisivo e attore teatrale e cinematografico (63 film all’attivo), negli ultimi mesi Montesano si è distinto dai colleghi: è stato uno dei pochissimi a dire la sua, nel silenzio imbarazzante a cui si sono consegnati attori, registi e cantanti. «Lungi da me negare l’esistenza del Covid. Io sono critico, semmai: che è cosa molto diversa. E il diritto di esserlo non me lo toglieranno di certo».«Io non ho mai negato che esista il Sars-Cov-2, perché purtroppo c’è», dichiara Montesano all’agenzia “Adn Kronos” il 9 ottobre, alla vigilia della “Marcia della Liberazione” (a cui ha aderito) promossa per il 10 ottobre a Roma da Sara Cunial e associazioni come Alleanza Italiana Stop 5G e Movimento 3V. Montesano esprime la sua posizione in modo netto: «Mi metto la mascherina nei posti al chiuso e mantengo la distanza di sicurezza, ma so anche che ora i medici hanno molti strumenti in più, e che nonostante ciò lo Stato ci sta togliendo assurdamente alcune libertà fondamentali. La mia è disobbedienza civile, pacifica, la stessa che metteva in pratica Martin Luther King». Ecco il punto: a differenza della scorsa primavera, oggi i sanitari sanno come affrontare il virus, ma il governo Conte si comporta come se non lo sapessero. «Non ho mai messo in pericolo la sicurezza dello Stato, né la sicurezza dei cittadini italiani», assicura Montesano, che protesta: «Sono indignato: io non posso abbracciare una persona che conosco, non posso darle la mano, e la gente accetta questo passivamente». Altra verità desolante, infatti, la rassegnazione di milioni di italiani.«Dissentire da tutto questo non è né “di destra” né “di sinistra”, tantomeno “fascista”», insiste Montesano: «Basta, dividere gli italiani: ancora non hanno capito che la divisione non è “destra-sinistra”». La faccenda è serissima, infatti: «La divisione e longitudinale, orizzontale, tra chi sta sopra e chi sotto». Riflessione squisitamente intellettuale, politica, sul vero volto della realtà di oggi: ma perché i colleghi di Montesano continuano a tacere? Possibile che a sciorinare tante verità sia un grande attore di 75 anni, mentre moltissimi altri – giovani e meno giovani – non osano fiatare di fronte allo scempio quotidiano della disinformazione? «Ci sono tanti medici, esperti, da Montagnier alla dottoressa Gatti, a Tarro, a Citro, a Tirelli, che dicono che la mascherina all’aperto è inutile e dannosa», ribadisce Montesano. «E io ho più fiducia in questi professionisti, che non appaiono mai in televisione, piuttosto che nel virologo da Tv». Chiosa Montesano, sarcastico: «Questo posso dirlo, o se lo dico sono “fascio-negazionista”, e ora anche no-mask? Non c’è scampo».Quanto alla “marcia” indetta da Sara Cunial e dalle associazioni civiche (ribattezzate “negazioniste” dai disinformatori), Montesano spiega: «Ho detto che aderivo alla manifestazione perché concordo con molto dei punti per i quali si svolge». Puntualizza: «Aderire non vuol dire partecipare, e infatti non sarò presente». La spiegazione non tarda: «Non parteciperò perché queste manifestazioni di piazza, che nascono bene e con tutte le migliori intenzioni, poi non si sa come vanno a finire e da chi vengono prese in mano, e io non voglio condividere la mia presenza con gruppi che non mi piacciono». Peraltro, aggiunge, «aderisco anche a molti dei punti che ha enunciato Marco Rizzo del Partito Comunista alla manifestazione ai Santi Apostoli», sempre prevista per il 10 ottobre nella capitale. In sintesi, conclude l’attore, «credo di avere tutto il diritto di esprimere la mia opinione di dissenso su alcune cose». La generosità civile di Montesano è palesemente offerta agli italiani, specie ai “dormienti” che non hanno ancora ben capito cosa stia davvero succedendo, alla loro democrazia.«C’è modo e modo di imporre divieti», ha detto qualche sera fa in televisione il presidente della Regione Friuli, Massimiliano Fedriga, rispondendo al professor Massimo Galli dell’ospedale Sacco di Milano, protagonista di uno scontro polemico con Nicola Porro nella trasmissione “Stasera Italia” condotta da Barbara Palombelli su “Rete 4″. «Anch’io all’inizio dell’emergenza ho firmato ordinanze discutibili», ha ammesso Fedriga, leghista, «ma poi mi sono impegnato affinché lo sforzo di protezione dei cittadini fosse condiviso al massimo, da tutti». Morale: «Se guardate i dati del Friuli, scoprite che siamo tra le Regioni con meno problemi: ma il merito non è mio, è dei fiuliani». Politica, infatti: coinvolgere e spiegare, rinunciando a imporre in modo autoritario. Non si tratta di “negare” nulla, sostiene Fedriga, ma di trattare i cittadini per quello che sono: adulti responsabili, non bambini da spaventare. Verità semplicissima da afferrare (e da applicare), se vivessimo in un paese diverso. Avrebbe un forte impatto, sull’opinione pubblica, se a rilanciarla fossero gli artisti. Tacciono? A maggior ragione si staglia, nella desolazione del silenzio generale, tutto il valore del coraggio civile di Enrico Montesano.«Adesso basta. Io non sono un negazionista, perché un negazionista è quello che nega l’Olocausto, e io all’Olocausto ci credo. E ogni volta che usano questo termine a sproposito, offendono tutti i morti che ci sono stati: ebrei, omosessuali, Rom, Sinti. Avessero più rispetto per questa parola, che ricorda una immane tragedia umana!». Così Enrico Montesano si ribella alla barbarie del maninstream, che ormai usa impunemente la parola “negazionista” per criminalizzare chiunque osi contestare le (disastrose) politiche adottate, in Italia e non solo, per contenere il Covid, su indicazione dell’Oms: lockdown, distanziamento indiscriminato e colpevolizzazione dei cittadini, fino all’assurdità estrema dell’imposizione delle mascherine anche all’aperto. Mattatore dello spettacolo italiano, showman televisivo e attore teatrale e cinematografico (63 film all’attivo), negli ultimi mesi Montesano si è distinto dai colleghi: è stato uno dei pochissimi a dire la sua, nel silenzio imbarazzante a cui si sono consegnati attori, registi e cantanti. «Lungi da me negare l’esistenza del Covid. Io sono critico, semmai: che è cosa molto diversa. E il diritto di esserlo non me lo toglieranno di certo».
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L’emergenza-mascherine serve solo ai pieni poteri di Conte
È proprio necessario lo stato d’emergenza per far indossare le mascherine agli italiani? Non è una domanda oziosa: equivale a chiedersi se il governo può esercitare così ampi poteri, continuando ad emarginare il Parlamento, secondo l’impalcatura istituzionale già sperimentata durante la prima fase dell’epidemia, e ora riproposta. La “risalita della curva di contagio” è servita a prorogare lo stato emergenziale fino a gennaio 2021, sintetizza Federico Ferraù sul “Sussidiario” intervistando il professor Giovanni Orsina, politologo, ordinario di storia contemporanea e direttore della School of Government alla Luiss di Roma. «Il paese mi pare molto più preoccupato che ci sia un nuovo lockdown, una nuova stretta, con ricadute gravi sull’economia e sul lavoro, di quello che fa il governo relativamente ai suoi poteri», dice Orsina: «Ma una strategia c’è, è fuor di dubbio». Situazione inquietante: la quiete prima della tempesta? «Trovo una strana calma, da parte dell’opinione pubblica: il che è confortante solo fino a un certo punto, visto che le preoccupazioni “compresse”, col tempo, rischiano di esplodere». Lo stato d’emergenza «serve certamente al governo per legittimarsi, rafforzarsi», dato che «l’emergenza Covid ha stabilizzato una situazione politica molto debole: il governo e la maggioranza che lo sostiene sono fragili ma stabili, e di questo devono ringraziare la pandemia».Il disastro economico causato dal lockdown, continua Orsina, ha permesso all’Ue di intervenire e di predisporre «strumenti che, per quanto ancora in via di definizione, aiutano il governo a rimanere al suo posto». Che dire, dei Dpcm di Conte contestati dai giuristi come strumento inappropriato e poco costituzionale? «Da storico posso dire che siamo di fronte a un accentramento delle decisioni senza precedenti», afferma Orsina. «Aggiungo che il prolungamento dell’emergenza rafforza l’esecutivo ma al contempo certifica la sua debolezza». È una strategia? «Certo. Quella della centralità e della visibilità del presidente del Consiglio, oltre che della sopravvivenza del governo». Scandaloso? Non in politica, sostiene il professore: «La politica sfrutta tutto e tutti, è nella sua natura. Salvini strumentalizzava i migranti, il governo Conte il Covid. È evidente che questo governo ha usato la pandemia per consolidarsi e aumentare la propria visibilità e il proprio consenso. Conte in questo è stato assolutamente abile». Quantro al Parlamento, aggiunge il professore, «penso che sia arrivato forse al punto più basso della sua storia, nell’era repubblicana». Del resto, osserva Orsina, che cosa dobbiamo aspettarci quando il partito oggi più rappresentato in Parlamento, il Movimento 5 Stelle, «non soltanto è nato programmaticamente contro l’idea stessa di rappresentanza, ma è per giunta in via di dissoluzione?».I parlamentari pentastellati si agitano, ma non possono dar vita a una strategia politica: e non è l’unica contraddizione. «Grillo non è in Parlamento, e nemmeno Zingaretti e Conte. È diventato presidente del Consiglio un non-politico, una persona che nessuno fino al giorno prima sapeva chi fosse. Ha guidato due governi politicamente opposti. Ma anche Renzi è stato premier senza essere parlamentare. Tutto questo «significa che le tradizionali logiche politico-istituzionali sono completamente saltate. E la pandemia «ha fatto il resto, centralizzando i poteri dietro il paravento dell’emergenza». Democrazia a rischio? Non con il classico colpo di Stato: «Il paese mi pare talmente slabbrato che nessuno sarebbe in grado di compiere un’operazione del genere. Detto questo – aggiunge Orsina – che la democrazia italiana sia a pezzi mi pare evidente. Quando lo stesso Parlamento genera due maggioranze contrapposte, fatte di partiti che avevano giurato di non allearsi mai l’uno con l’altro, di che cosa stiamo parlando?». In assenza di alternative, conclude il professore, l’unico fattore destabilizzante potrebbe essere “esogeno”. Ovvero: «Se la crisi socioeconomica dovesse essere molto profonda, a quel punto qualcosa potrebbe mettersi in moto».È proprio necessario lo stato d’emergenza per far indossare le mascherine agli italiani? Non è una domanda oziosa: equivale a chiedersi se il governo può esercitare così ampi poteri, continuando ad emarginare il Parlamento, secondo l’impalcatura istituzionale già sperimentata durante la prima fase dell’epidemia, e ora riproposta. La “risalita della curva di contagio” è servita a prorogare lo stato emergenziale fino a gennaio 2021, sintetizza Federico Ferraù sul “Sussidiario” intervistando il professor Giovanni Orsina, politologo, ordinario di storia contemporanea e direttore della School of Government alla Luiss di Roma. «Il paese mi pare molto più preoccupato che ci sia un nuovo lockdown, una nuova stretta, con ricadute gravi sull’economia e sul lavoro, di quello che fa il governo relativamente ai suoi poteri», dice Orsina: «Ma una strategia c’è, è fuor di dubbio». Situazione inquietante: la quiete prima della tempesta? «Trovo una strana calma, da parte dell’opinione pubblica: il che è confortante solo fino a un certo punto, visto che le preoccupazioni “compresse”, col tempo, rischiano di esplodere». Lo stato d’emergenza «serve certamente al governo per legittimarsi, rafforzarsi», dato che «l’emergenza Covid ha stabilizzato una situazione politica molto debole: il governo e la maggioranza che lo sostiene sono fragili ma stabili, e di questo devono ringraziare la pandemia».
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Pieni poteri, ma per il nostro bene: la dittatura più ipocrita
Nel governo che tentò di aumentare il margine operativo per l’Italia (deficit) e provò a varare un abbozzo di welfare aggiuntivo (reddito di cittadinanza), Matteo Salvini – il Mostro, l’Uomo Nero – promosse la mini-riforma delle pensioni (Quota 100) e caldeggiò il taglio drastico del carico fiscale (Flat Tax), dopo aver costretto l’Europa a farsi carico degli sbarchi dei migranti, respinti da ogni altro paese e convogliati tutti verso l’Italia. Ostacolato in ogni modo, in un esecutivo inceppato fin dall’inizio per volere dei poteri forti che impedirono a Paolo Savona di coordinare la politica economica, lo stesso Salvini – sull’onda del grande consenso raccolto – osò pronunciare l’espressione alla quale fu prontamente crocifisso: “pieni poteri”. Era un modo, improvvido, per chiedere di poter passare dalle parole ai fatti, con il conforto democratico del suffragio popolare. Errore catastrofico: gli chiusero ogni spiraglio, costringendolo alla resa anche mediante il consueto assedio giudiziario all’italiana. Contro di lui – solo per cancellarlo – fu messo in piedi il nuovo governo. I 5 Stelle arrivarono a rinnegare se stessi, alleandosi con i loro nemici storici: il “Partito di Bibbiano” e persino l’odiato Matteo Renzi.Dettaglio: il premier rimase lo stesso di prima, quello che collaborava amabilmente col vicepremier Salvini, approvando anche il blocco delle navi cariche di migranti. Non solo: i famosi “pieni poteri” invocati da Salvini sono ora esercitati – e nel modo che vediamo – dall’oscuro Giuseppe Conte, mai eletto e mai votato da nessuno. Agli italiani, nel giro di pochi mesi, “l’avvocato del popolo” è arrivato a infliggere l’impensabile. Serviva un pretesto coi fiocchi, ed è prontamente arrivato: si chiama Covid. Quanto sia grande, la voglia di “pieni poteri”, lo dimostra – in piccolo – l’infimo Nicola Zingaretti, presidente del Lazio e segretario del partito che tiene in piedi il governo nato unicamente per espellere Salvini. Poche ore dopo aver subito la sentenza del Tar laziale, che gli impedisce di imporre l’obbligo vaccinale per l’influenza, Zingaretti ha sfoderato un’altra imposizione: l’obbligo di indossare la mascherina ovunque, nel Lazio, anche all’aperto, come già avviene in Campania (centrosinistra) e in Sicilia (centrodestra). Avvertiva Gioele Magaldi, presidente del Movimento Roosevelt: queste misure vessatorie pensate a livello regionale – l’inutile Tso vaccinale per l’influenza e l’obbligo di mascherina in strada – sono solo l’antipasto per un ulteriore giro di vite nazionale.Detto fatto: dopo aver terrorizzato i cittadini a mezzo stampa, scambiando i contagi per ricoveri, ora il Governo dei Pieni Poteri – unico in Europa a prorogare lo stato d’emergenza – medita apertamente di imporre la “museruola” a tutti gli italiani, ovunque si trovino: come se il coronavirus fosse ancora una grave minaccia per la quale non esistono cure, e come se la mascherina fosse davvero un efficace strumento di limitazione del contagio. Da più parti, nel mondo, si levano proteste contro il “partito dei pieni poteri”: in Belgio, i medici denunciano la gestione autoritaria dell’emergenza, raccomandata dall’Oms, con prescrizioni giudicate gratuite, inutili, pericolose per la salute, disastrose per l’economia e gravemente incostituzionali, contrarie alle libertà democratiche. Un dialogo tra sordi: i sanitari spiegano che il Covid ormai è curabile, visto che i rimedi sono stati messi a punto e la mortalità del morbo è praticamente irrisoria; ma questo non basta a convincere i decisori, affezionati come sono ai “pieni poteri” che il coronavirus ha loro regalato. L’Italia, poi, vince in solitaria la gara: in nessun altro paese europeo il lockdown è stato così prolungato, così rigido e così privo di contromisure sociali, al punto che l’economia è in ginocchio.L’altra notizia – ferale – è che molti italiani credono ancora alla televisione, cioè ai bollettini di Conte e alle funeree previsioni degli esperti di corte, inutilmente smentiti dai medici a cui il governo impedisce in ogni modo – anche censurando il web – di parlare ai cittadini. A completare la catastrofe politica, si segnala la resa dell’opposizione: Matteo Salvini (insieme alla Meloni) si è arreso ai “pieni poteri”. Lega e Fratelli d’Italia non hanno reagito, alle imposizioni di quella che i detrattori chiamano “dittatura sanitaria”. Non hanno chiamato gli italiani in piazza, non hanno lanciato raccolte di firme, non hanno promosso azioni dimostrative: hanno evitato persino di dar vita a una protesta, a oltranza, nelle aule del Parlamento (appena amputato, via referendum, su invito dei massimi esponenti mondiali del “partito dei pieni poteri”). Salvini e Meloni si sono anzi impegnati – come se fossimo in tempo di pace – nella campagna elettorale per le regionali, nei giorni in cui studenti e insegnanti venivano costretti a vivere una sorta di allucinazione collettiva, quella della scuola ai tempi del Covid.«Salvini sugli sbarchi ha ragione, non ha violato nessuna legge: ma dobbiamo incastrarlo lo stesso». Le scandalose intercettazioni che imbarazzano settori della magistratura sono state portate alla luce dal processo a Luca Palamara, il presidente dell’Anm che ha ammesso di aver svolto, per anni, la funzione di “accomodatore”, per conto delle correnti politiche che “governano” le toghe, condizionando la giustizia. Ma, con un colpo di spugna – il divieto di citare come testimoni ben 126 colleghi magistrati – ecco che anche i “panni sporchi” della magistratura si apprestano ad essere lavati in casa, nel silenzio del Quirinale. Del resto, non sono questioni che possano interessare la maggioranza degli italiani, calamitata da ben altre attrazioni: il campionato di calcio, ma soprattutto i bollettini quotidiani sui contagi. Non stupisce: l’opinione pubblica è manipolata da molto tempo. Agli spettatori, negli ultimi tempi, erano stati proposti efficaci film dell’orrore: prima l’Isis, poi Greta. L’Isis, cioè: una banda di feroci tagliagole (fanatici isolati e pazzi, senza amici nel partito dei “pieni poteri”) che poteva scorrazzare impunemente in tutta Europa, seminando strage. Non un arresto, un interrogatorio, una confessione, una vera indagine. Mai nulla: solo l’uccisione dei killer, muti per sempre.Variante drammaturgica dell’Isis, la piccola Greta: ovvero il mutamento climatico (sempre avvenuto) spacciato come problema di oggi, causato dall’attività umana. Traduzione: la colpa è nostra. Corollario: il vero problema – l’inquinamento – passa in secondo piano. Verità nascosta: i grandi inquinatori, sempre loro, sono gli sponsor occulti della piccola fiammiferaia svedese, e per noi hanno in mente il grandioso business della riconversione “green” della finanza, col pretesto di qualche pennellata “verde” da dare all’economia. Di Green Deal parla anche il Governo dei Pieni Poteri, quello italiano. Le sue indicazioni per il Recovery Fund sono fuori dalla portata di qualunque genio letterario. Per risollevare l’Italia dal disastro causato dal lockdown “cinese”, modello Wuhan, i signori che dettano le parole al ventriloquo Conte hanno escogitato le seguenti trovate: tracciamento universale del cittadino, guerra al denaro contante, invio in orbita di una “costellazione” di satelliti 5G. Il tempo stringe, e assomiglia a un cappio: vaccinazioni obbligatorie, mascherine obbligatorie.I signori cittadini sono invitati (anzi, costretti) a dimenticarsi di tutte le loro vite precedenti, quelle in cui potevano dire la loro. Il Governo dei Pieni Poteri – unico, anche qui – ha persino varato un’istituzione di sapore staliniano come il “Ministero della Verità”, per eliminare dal web le voci più scomode. Se qualcuno pensa che tutto questo sia in qualche modo normale, è fuori strada: deve aver capito male. Non è normale nemmeno che l’inviato della Casa Bianca si scomodi per venire in Italia ad accusare il Papa di aver stretto una sorta di “patto col diavolo”, concedendo al regime cinese qualcosa che la Chiesa non aveva mai accordato a nessun governo: il potere di nomina dei vescovi. Non è normale neppure questo, infatti: non è normale che sia il partito comunista di Xi Jinping a stabilire chi e come amministrerà i cattolici in Cina, cioè la patria mondiale dei Pieni Poteri, il grande paese dove è nato il problema che oggi sta letteralmente devastando e ricattando il pianeta con l’arma della paura. Non c’è niente di normale, in tutto quello che sta succedendo.Anni fa, il grande Primo Levi ricorse a un apologo letterario per descrivere le modalità psicologiche attraverso cui il cittadino si può trasformare gradualmente in prigioniero, dapprima inconsapevole: vede che qualcuno sta costruendo un recinto, ma non sospetta che – un brutto giorno – quel filo spinato diventerà il perimetro, chiuso e invalicabile, della nuova prigione di massa. E’ notorio che proprio gli ebrei, nella Germania nazista, furono gli ultimi ad aprire gli occhi sulla sorte che li attendeva. «Non può essere vero»: è sempre il pensiero ricorrente, al primo impatto con un possibile abominio. E’ naturale, umanissimo. E lo sanno bene gli autori della narrazione pubblica, i cosiddetti “padroni del discorso”. Mai far vedere il recinto, tutto insieme: meglio un tratto di filo spinato, uno soltanto, e naturalmente “per il nostro bene”, per la nostra sicurezza (sanitaria, magari). Non lo vedete? Persino lo scettico Donald Trump, il “mandante” dell’uomo che ha osato rimproverare il Papa, ora è ricoverato per Covid, proprio all’indomani della missione romana di Pompeo. E quindi: oggi, vaccini e mascherine (e domani, chissà). Ma la domanda è sempre la stessa: fino a che punto l’ex cittadino, ora trattato come suddito, accetterà di subire i Pieni Poteri?(Giorgio Cattaneo, “Pieni poteri, per il nostro bene: la dittatura più bella del mondo”, dal blog del Movimento Roosevelt del 3 ottobre 2020).Nel governo che tentò di aumentare il margine operativo per l’Italia (deficit) e provò a varare un abbozzo di welfare aggiuntivo (reddito di cittadinanza), Matteo Salvini – il Mostro, l’Uomo Nero – promosse la mini-riforma delle pensioni (Quota 100) e caldeggiò il taglio drastico della pressione fiscale (Flat Tax), dopo aver costretto l’Europa a farsi carico degli sbarchi dei migranti, respinti da ogni altro paese e convogliati tutti verso l’Italia. Ostacolato in ogni modo, in un esecutivo inceppato fin dall’inizio per volere dei poteri forti che impedirono a Paolo Savona di coordinare la politica economica, lo stesso Salvini – sull’onda del grande consenso raccolto – osò pronunciare l’espressione alla quale fu prontamente crocifisso: “pieni poteri”. Era un modo, improvvido, per chiedere di poter passare dalle parole ai fatti, con il conforto democratico del suffragio popolare. Errore catastrofico: gli chiusero ogni spiraglio, costringendolo alla resa anche mediante il consueto assedio giudiziario all’italiana. Contro di lui – solo per cancellarlo – fu messo in piedi il nuovo governo. I 5 Stelle arrivarono a rinnegare se stessi, alleandosi con i loro nemici storici: il “Partito di Bibbiano” e persino l’odiato Matteo Renzi.
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Della Luna: vietato illudersi, a vincere è sempre il peggiore
Al fondo della evidente sterilità del pubblico dibattito sociopolitico vi è un malinteso che si compone solamente, appunto, rendendo quel dibattito un esercizio inerte di inganni e autoinganni. Verso l’attività politica interna e internazionale, istituzionale, economica, la sensibilità della gente ha richieste di trasparenza, correttezza, legalità, rispetto, moralità di fondo, e di una giustizia che operi gratis et amore legis. Per contro, l’attività politica, istituzionale, economica, è una competizione in cui, per non perdere, è indispensabile ricorrere alla segretezza, alla scorrettezza, alla slealtà, all’inganno, al ricatto, alla violenza, alla violazione delle regole, alla strumentalizzazione del potere giudiziario. La sensibilità popolare continua, pertanto, a richiedere alla politica, alle istituzioni (compresa quella giudiziaria), all’economia, ciò che esse per loro natura non possono dare, fare, essere. Tra le varie pretese, continua ad avanzare quella che la competizione politica e la competizione economica si facciano senza commettere reati, cioè rispettando le norme, mentre il vantaggio competitivo viene in gran parte proprio dalla superiore capacità di sottrarsi alle norme rispetto ai concorrenti, e ancor più, specie nell’attuale società di mercato, dalla capacità di comperare o altrimenti condizionare il legislatore e il governo al fine di ottenere scelte fatte a proprio vantaggio, nonché i tribunali al fine di ottenere una giustizia di favore per sé, e repressiva verso i competitori, come ampiamente spiego nel mio “Le chiavi del potere” (Aurora Boreale, 2019).La composizione di questa oggettiva divergenza tra le esigenze della sensibilità etica da una parte e le regole della realtà dall’altra, avviene in quanto, da un lato, il potere costituito, le istituzioni, l’economia, controllando i mass media, riescono a dare di se stessi un’immagine più o meno accettabile e che nasconde il peggio della realtà, le cause vere dei mali, offrendo spiegazioni ingannevoli, capri espiatori, nemici esterni e prospettive di giustizia e miglioramento; mentre, dall’altro lato, la sensibilità della gente mal sopporta la consapevolezza della sgradevole realtà suddetta, quindi è predisposta ad accogliere quell’immagine rassicurante, a credere nelle spiegazioni fornite, a prendersela con i capri espiatori e i falsi nemici, a sperare nella giustizia e nei miglioramenti. Così avviene che il dibattito per l’opinione pubblica continua a cibarsi di scemenze quali sono le campagne di moralizzazione della politica e dell’economia mediante provvedimenti come la legge Severino, lo Spazzacorrotti, il blocco della prescrizione, e via blaterando. Continua, perché la maggioranza della gente non apprende da tutte le numerose e multiformi esperienze che ci hanno mostrato che non si vince se non si viola le regole, se non si ruba per alimentare le clientele, e se non si serve ai poteri forti fuori dello Stato, che altrimenti ti abbattono a colpi di rating, di spread, di Colle, di mass media, di avvisi di garanzia. E che vogliono papparsi fino in fondo quel che si può togliere all’Italia.Alla luce di queste considerazioni, evoco qui Fabrizio Fratus, che, nel suo sagace pezzo odierno “La politica è un po’ come Diletta Leotta: bella ma finta” dice cose non solo condivisibili, ma anche molto utili; solo che non parla propriamente della politica, bensì del teatrino e dei teatrinanti dietro cui sta e agisce la politica vera, quella che decide le cose grandi e non si lascia discutere in piazza né in tribunale. Fratus parla di un oramai incessante, camaleontico, proteiforme “adattarsi [nonché] rimodellarsi all’occorrenza” dei partiti politici. Questo modo di procedere, che non si cura della coerenza, è chiamato realismo politico, però non sempre paga. M5S, Pd e Lega si sono esibiti in ripetute giravolte e contraddizioni totali. Il primo, quando ha visto che da solo non poteva fare un governo, è passato dal rifiuto aprioristico di ogni alleanza, al governo con la Lega; poi, per restare al governo, è passato dal rifiuto assoluto di accordi col Pd a un abbraccio col Pd; e in generale da posizioni anti-sistema a posizioni intra-sistema per conservare la poltrona. Risultato: crollo dei consensi, perché il suo elettorato disapprova le contraddizioni e le confusioni.Similmente, il Partito Democratico, «che negli ultimi 14 anni è stato al governo per ben 11,5 anni», per riprendersi il potere e per tema di una vittoria salviniana, si è inciuciato col M5S, mentre prima, a testa alta, stava ai suoi antipodi. Salvini – spiega Fratus – sa che neppure con la Lega al 55% potrebbe governare, perché i mercati lo affonderebbero; perciò si è rimangiato tutto su Ue ed euro, dicendo che dobbiamo tenerceli perché utili all’Italia; ed è anche virato verso il centro politico, si è dato alla ricerca assidua del Washington consensus; e, peggio di tutto – aggiungo io – ha invocato Draghi a Palazzo Chigi: sembra quasi che voglia proporsi al posto del Pd come partito di servizio del turbocapitalismo finanziario dei prima vituperati eurocrati e banchieri predoni. Ingenuo allora meravigliarsi di un abboccamento Salvini-Renzi: i due già hanno in comune frequentazioni verdiniane e il progetto di abbattere Conte. Il disegno politico dei due Mattei, secondo Fratus, è di sostituire il Bisconte con un governo tecnico Lega-Fi-Iv fino ad eleggere un nuovo presidente della Repubblica – lo correggo: presidente del Protettorato; poi andare al voto col proporzionale, e formare un governo Lega-Fi-Iv con un Giorgetti.Ma Fratus ritiene probabile che a uscir vincitore sarà invece Giorgia Meloni, siccome è «l’unica che da anni e piano piano stia realmente costruendo un progetto politico valido e coerente, mentre Matteo Salvini non è considerato autorevole e soprattutto non ha appoggi all’estero. Giorgia Meloni è in forte crescita, è più stimata di Salvini, è donna e ha ottimi rapporti con i conservatori americani ed europei. Soprattutto non è percepita come un pericolo». In realtà nessuno dei predetti concorrenti andrà al potere. Il potere – cioè quello che decide e impone per esempio l’euro, certi modelli finanziari e socioeconomici, la liquidazione degli Stati nazionali, le migrazioni di massa – non è alla loro portata, ed essi devono addirittura astenersi dal criticare a fondo le sue scelte, se vogliono entrar nell’area di governo e infilare le dita nel vaso delle caramelle (solo chi non aspira a far ciò può essere e restare liberamente critico verso il sistema e i suoi interessi). Il potere vero non si mette certamente in gioco nel voto popolare. Lo si vede anche dalla facilità con cui tiene il Pd al governo e al Colle praticamente sempre, anche col solo 20%, e anche se il Pd apertamente inchioda il paese alla recessione per favorire la campagna di acquisti da parte dei capitali stranieri.E’ inutile, illusorio chiedere a un partito politico di essere una forza critica del sistema, di essere intellettualmente sincero o per fare gli interessi collettivi, cari Borghi e Bagnai: ogni soggetto che aspiri ad entrare nella camera dei bottoni e dei bonbons, o anche solo ad ottenere consenso popolare e accesso ai mass media, deve da un lato censurarsi e adeguarsi al potere vero; e dall’altro lato adeguarsi alla capacità di comprensione della gente, concentrandosi sul breve termine della rincorsa dei sondaggi e dei processi. Servire al potere costituito consiste, per un partito, innanzitutto, nell’apportargli l’obbedienza popolare. Nel 2002 scrivevo, a questo proposito: «Al fine che le masse che ricevono motivatori illusori e credano in questi motivatori e nella legittimità del sistema, i privilegi economici veri ricevuti dagli associati al potere, e la funzione di tali privilegi, devono essere o nascosti (non notiziati, giudiziariamente coperti) o legittimati mediante un camuffamento… Esistono agenzie che forniscono servizi di legittimazione ideale al potere (anche se esse stesse costituiscono centri di potere), come i partiti, i sindacati, le religioni organizzate e i news media, imbonendo il popolino; esse ricevono in cambio corrispettivi utilitari» (”Le chiavi del potere”, 2002-2003-2019, pagina 306). Per contro, chi vuole promuovere mutamenti per trasformare a fondo il sistema, deve agire sul piano teoretico, scientifico, filosofico, spirituale.(Marco Della Luna, “I teatrinanti del malinteso sociopolitico”, dal blog di Della Luna del 14 febbraio 2020).Al fondo della evidente sterilità del pubblico dibattito sociopolitico vi è un malinteso che si compone solamente, appunto, rendendo quel dibattito un esercizio inerte di inganni e autoinganni. Verso l’attività politica interna e internazionale, istituzionale, economica, la sensibilità della gente ha richieste di trasparenza, correttezza, legalità, rispetto, moralità di fondo, e di una giustizia che operi gratis et amore legis. Per contro, l’attività politica, istituzionale, economica, è una competizione in cui, per non perdere, è indispensabile ricorrere alla segretezza, alla scorrettezza, alla slealtà, all’inganno, al ricatto, alla violenza, alla violazione delle regole, alla strumentalizzazione del potere giudiziario. La sensibilità popolare continua, pertanto, a richiedere alla politica, alle istituzioni (compresa quella giudiziaria), all’economia, ciò che esse per loro natura non possono dare, fare, essere. Tra le varie pretese, continua ad avanzare quella che la competizione politica e la competizione economica si facciano senza commettere reati, cioè rispettando le norme, mentre il vantaggio competitivo viene in gran parte proprio dalla superiore capacità di sottrarsi alle norme rispetto ai concorrenti, e ancor più, specie nell’attuale società di mercato, dalla capacità di comperare o altrimenti condizionare il legislatore e il governo al fine di ottenere scelte fatte a proprio vantaggio, nonché i tribunali al fine di ottenere una giustizia di favore per sé, e repressiva verso i competitori, come ampiamente spiego nel mio “Le chiavi del potere” (Aurora Boreale, 2019).
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Bizzi: la farsa Covid è finita, ora licenziano il golpista Conte
«La “pandemia” è finita, andate in pace». Lo annuncia lo storico Nicola Bizzi, editore di “Aurora Boreale”. «Dopo settimane di terrorismo psicologico alimentato ad arte dal governo Conte e dalla sua torbida corte di nani e ballerine, anche e soprattutto attraverso la grancassa di risonanza dei media compiacenti e le sparate televisive di personaggi di squallore come i sedicenti “virologi” Andrea Crisanti e Walter Ricciardi, pare proprio che il vento sia cambiato», scrive Bizzi su “Database Italia“. In altre parole: “qualcuno” ha deciso che dovesse cambiare, il vento. Basta leggere quello che scrive «il potentissimo gruppo “Espresso-Repubblica”, che rappresenta da oltre trent’anni un vero e proprio partito occulto, capace di manipolare l’opinione pubblica». E’ evidente che ha dichiarato guerra al governo Conte: nelle ultime settimane, «l’esecutivo golpista giallorosso è stato infatti bersaglio, da parte di questo “partito occulto”, di un intenso bombardamento mediatico che, in maniera chirurgica, si è accanito su tutti i suoi nervi scoperti». La netta presa di posizione di “Repubblica” per la campagna del No al referendum sul taglio dei parlamentari – osserva Bizzi – è stata inoltre interpretata come una vera e propria dichiarazione di guerra a Conte e ai suoi accoliti. «Non facciamoci facili illusioni: Barbapapà Scalfari, Carlo De Benedetti e i loro “nipotini” non sono certo rinsaviti di colpo».
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Mazzucco: le bugie ufficiali incantano sempre meno gente
Lo stato dell’informazione indipendente oggi in Italia? E’ pessimo, ma è centomila volte meglio di com’era cinque anni fa. Siamo ancora a un livello miserevole, dal punto di vista dell’impatto che riusciamo ad avere sul pubblico. Ma ripeto, abbiamo fatto passi da gigante. Io sono in Rete ormai da 15 anni, ho cominciato con “Luogo Comune” nel 2004: allora c’erano solo “Come Don Chisciotte” e “Nexus” di Tom Bosco. Ho visto crescere in modo esponenziale la presa di coscienza da parte del pubblico. Siamo ancora a una quota, esagerando, di un 10-15% di persone informate, che sono in grado di fare dei ragionamenti coerenti, con gli strumenti giusti, per valutare situazione per situazione. Però siamo partiti dal niente, dallo 0%. Quando scrivevo i primi articoli per “Come Don Chisciotte”, facevamo 150 letture e festeggiavano per tre giorni. Adesso, con un articolo su “Luogo Comune” ne fai tranquillamente 8-10.000.C’è ancora moltissima strada da fare, però credo che ci siano già dei segnali, nella popolazione generale, del fatto che stiamo avvicinandoci al punto di non-ritorno. Perché quando ti accorgi, per esempio, che il 40% degli italiani dice che anche se arrivasse il vaccino per il Covid non se lo farebbe, vuol dire che queste persone, bene o male, hanno sviluppato una certa attenzione a determinati problemi, e non si bevono più – come si bevevano una volta, a occhi chiusi – tutte le notizie del mainstream. Cioè: lo spirito critico sta molto crescendo. Quindi sono convinto che siamo sulla buona strada, ed è il motivo per cui persone come noi devono assolutamente continuare a fare quello che fanno: i risultati cominciano a esserci.(Massimo Mazzucco, dichiarazioni rilasciate a Eugenio Miccoli di “me+” nella video-intervista “La Macchina di Hollywood”, pubblicata su YouTube e ripresa da “Luogo Comune” il 27 luglio 2020. Fotografo, sceneggiatore e regista cinematografico attivo per anni a Los Angeles negli studi della De Laurentiis, Mazzucco ha abbracciato il documentario su web dopo l’11 Settembre, a partire da “Inganno globale”, trasmesso in Italia anche in televisione, da “Canale 5″, in prima serata. Autore del blog “Luogo Comune” e fondatore con Giulietto Chiesa di “Contro-Tv”, nonché collaboratore di “Pandora Tv” e “ByoBlu”, ogni sabato Mazzucco anima la diretta web-streaming “Mazzucco Live” con Fabio Frabetti di “Border Nights”. Nei suoi documentari ha affrontato temi disparati, dalle cure alternative contro il cancro alla storica criminalizzazione della cannabis per favorire la plastica, cioè l’industria del petrolio. L’ultimo lavoro, “American Moon”, dimostra – avvalendosi dei migliori fotografi internazionali, da Peter Lindbergh a Oliviero Toscani – che le immagini del presunto “allunaggio” del 1969 sono un falso, creato in studio).Lo stato dell’informazione indipendente oggi in Italia? E’ pessimo, ma è centomila volte meglio di com’era cinque anni fa. Siamo ancora a un livello miserevole, dal punto di vista dell’impatto che riusciamo ad avere sul pubblico. Ma ripeto, abbiamo fatto passi da gigante. Io sono in Rete ormai da 15 anni, ho cominciato con “Luogo Comune” nel 2004: allora c’erano solo “Come Don Chisciotte” e “Nexus” di Tom Bosco. Ho visto crescere in modo esponenziale la presa di coscienza da parte del pubblico. Siamo ancora a una quota, esagerando, di un 10-15% di persone informate, che sono in grado di fare dei ragionamenti coerenti, con gli strumenti giusti, per valutare situazione per situazione. Però siamo partiti dal niente, dallo 0%. Quando scrivevo i primi articoli per “Come Don Chisciotte”, facevamo 150 letture e festeggiavano per tre giorni. Adesso, con un articolo su “Luogo Comune” ne fai tranquillamente 8-10.000.