Archivio del Tag ‘Occidente’
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Bilderberg: i fanatici del rigore dietro le stragi di Stato
C’era il Bilderberg dietro alle stragi impunite, quelle degli “anni di piombo”. Lo rivela Ferdinando Imposimato, che da magistrato inquirente si occupò dei casi più scottanti, dal rapimento Moro all’attentato al Papa. A “inciampare” nella potentissima lobby politico-finanziaria mondiale, oggi accusata di pilotare l’euro-crisi per restituire il potere assoluto alle élite planetarie amputando la nostra sovranità democratica col ricatto del debito, fu il giudice Emilio Alessandrini, assassinato dai terroristi di “Prima Linea” nel 1979. Impegnato nelle indagini su piazza Fontana, Alessandrini “scoprì” il ruolo dell’allora oscuro Bilderberg trent’anni prima che il grande pubblico venisse a conoscenza della sua esistenza. Il più esclusivo club finanziario mondiale era direttamente responsabile delle stragi e della strategia della tensione, sostiene oggi Imposimato, che ha scovato documenti inediti, pubblicati nel libro “La Repubblica delle stragi impunite”.
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Petrolio, gas e uranio: la Guerra Infinita ora trasloca in Mali
Tripoli e Gaza, Damasco e Kabul, Baghdad e Mogadiscio. Missili, droni e petroliere che salpano con scorta militare, per paura dei pirati. Ricchi contro poveri, secondo un copione sempre più confuso: la secessione filo-occidentale del Sud-Sudan petrolifero appena infrastrutturato dalla Cina e il rapido congelamento della “primavera araba”. Eliminato Gheddafi, ora tocca al Mali, il “nuovo Afghanistan”, raccontato come ultimo terreno di lotta scelto dal radicalismo islamico per battersi contro l’Occidente. Non è solo quello, avverte Ennio Remondino: al contrario dell’Afghanistan, il Mali custodisce immense riserve di petrolio e gas algerino, accanto a nuovi giacimenti scoperti in Niger e in Mauritania. Inoltre, il Mali confina con le maggiori riserve mondiali di uranio, ed è al centro delle rotte europee dei clandestini e della droga. Dall’aprile 2012, “Al Qaeda nel Maghreb islamico” (Aqim) controlla questo territorio: e da lì può influire sulla trasformazione radicale delle rivolte nei paesi arabi.
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Miracolo Islanda: è bastato fermare i parassiti del rigore
Per circa tre anni, i nostri governi, la cricca dei banchieri e i media industriali ci hanno garantito che loro conoscevano l’approccio corretto per aggiustare le economie che loro avevano in precedenza paralizzato con la loro mala gestione. Ci è stato detto che la chiave stava nel balzare sul Popolo Bue imponendo “l’austerità” al fine di continuare a pagare gli interessi ai Parassiti delle Obbligazioni, a qualsiasi costo. Dopo tre anni di questo continuo, ininterrotto fallimento, la Grecia è già insolvente per il 75% dei suoi debiti e la sua economia è totalmente distrutta. La Gran Bretagna, la Spagna e l’Italia stanno tutte precipitando in una spirale suicida, in cui quanta più austerità quei governi sadici infliggono ai loro stessi popoli tanto peggiore diventa il problema del loro debito/deficit. L’Irlanda e il Portogallo sono quasi nella stessa condizione.
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Ci vendono di tutto, tranne quello che ci serve: la felicità
Come governanti, esprimiamo la sincera volontà di accompagnare tutti gli accordi che questa nostra povera umanità possa sottoscrivere. Tuttavia, ci venga concesso di porci qualche domanda a voce alta. Per tutto il pomeriggio si è parlato di “sviluppo sostenibile”, per togliere masse immense dalla povertà. A cosa ci riferiamo? Il modello di sviluppo e di consumo che abbiamo in mente è quello attuale delle società ricche? Un’altra domanda: cosa succederebbe, a questo pianeta, se gli indiani avessero la stessa proporzione di auto per famiglia che hanno i tedeschi? Quanto ossigeno ci rimarrebbe per respirare? In altre parole: il mondo possiede oggi gli elementi materiali per fare in modo che 7-8.000 milioni di persone possano avere lo stesso livello di consumo e di spreco delle più ricche società occidentali? Sarà possibile, o dovremmo forse mettere la discussione su un altro piano?
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Uccidere la democrazia: piano perfetto, nato 40 anni fa
C’è una domanda centrale, assillante, che tutti ci facciamo: perché le cose non cambiano? Perché, nonostante decenni di manifestazioni, gruppi organizzati e proteste, le cose in realtà tendono a non cambiare mai? E’ una domanda che ci sta alla gola. Vorremmo tutti saper rispondere, vorremmo tutti vedere che c’è una risposta immediata o almeno decente, a questa movimentazione di società civile (che peraltro è in aumento) contro il cosiddetto potere, contro le malefatte del potere. E la risposta è semplicissima: le cose non cambiano perché noi non sappiamo chi è il potere. E quindi stiamo combattendo contro un obiettivo sbagliato. Se non sai chi è veramente chi governa la tua vita, combatti contro quelli che, in realtà, non governano la tua vita. Il potere, il vero potere, è stato di un’astuzia incredibile. E’ riuscito, negli ultimi 35 anni, a rimanere completamente nascosto; a proporre alle opinioni pubbliche un volto del potere che è falso, cioè a proporre le cosiddette marionette del potere.
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La guerra di Monti contro l’Italia: sono qui per rovinarvi
L’uomo di Goldman Sachs si dimette per tornare subito, scompaginando il “bipolarismo obbligato”. Obiettivo: per instaurare l’autocrazia del grande capitale finanziario. Il professore è stato paracadutato a Palazzo Chigi con un compito preciso: distruggere l’Italia, per “rifarla” in modo che possa funzionare da paradigma europeo. Il programma, dichiarato ormai con imbarazzante chiarezza da Monti stesso, è sconcertante: «Far arretrare le condizioni di vita della stragrande maggioranza della popolazione fino al punto in cui (secondo i manuali di macroeconomia liberista) diventano “competitive” con quelle di paesi che stanno soltanto ora approdando alla “civiltà industriale”», rileva Claudio Conti su “Contropiano”. «Si tratta di un esperimento mai tentato prima in tempi di pace: obiettivi così sanguinosi, fino alla Seconda Guerra Mondiale, venivano raggiunti con una bella sequenza di stermini sui campi di battaglia e soprattutto con bombardamenti a tappeto tali da distruggere la “capacità produttiva in eccesso”».
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Crolla l’edilizia. Unica salvezza: riconversione energetica
Centinaia di migliaia di disoccupati-fantasma: sono i lavoratori dell’edilizia, lasciati a casa dalla crisi. Una strage silenziosa, denunciano gli organismi di categoria, perché nel “mattone” il lavoro è organizzato per piccoli gruppi e, quando si esaurisce, fa meno rumore. Anche se in questo caso si tratta ormai di un crollo, di proporzioni storiche: secondo l’Istat, supera il 40% la caduta di mutui, finanziamenti e altre obbligazioni immobiliari nel secondo semestre del 2012. Il mercato delle costruzioni, conferma il blog “Cado in piedi”, segna un nuovo e più pesante crollo: nel secondo trimestre le convenzioni relative a compravendite di unità immobiliari risultano in calo del 23,7% su base annua. Lo rileva sempre l’Istat, con riferimento a dati sulla statistica notarile. Nel secondo trimestre si registrano così le variazioni tendenziali più sfavorevoli dal primo trimestre del 2008: nel dettaglio, le compravendite di immobili residenziali diminuiscono del 23,6%.
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Orwell: il futuro è uno scarpone che ci calpesta, per sempre
Televisione, manipolazione, social media. Fobie, terrorismo psicologico, crisi economica mondiale e disinformazione martellante: “La guerra è pace, la libertà è schiavitù, l’ignoranza è forza”. «Non è affatto una coincidenza che oggi ci vengano dette queste stesse cose, e di continuo». Le scrisse nel lontano 1948 lo scrittore inglese George Orwell: «Lo Stato orwelliano del Grande Fratello è tra noi, ora, con un Programma volto a imporre soppressione e controllo in dosi sempre più massicce, fino all’instaurazione delle tecniche più estreme», sotto gli slogan che dominano un mondo ridotto a puro incubo totalitario. Sono passati più di sessant’anni da quando Orwell pubblicò il suo romanzo profetico, “1984”. E alla luce degli eventi odierni, sostiene il blog “Informare per Resistere”, non c’è momento migliore per ricordare a noi stessi che ci stiamo rapidamente dirigendo verso l’allucinazione così magistralmente descritta in quel libro.
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Atene, la barbarie del rigore: in Parlamento con la pistola
Massacra un popolo, affamalo, gettalo nella disperazione e poi goditi lo spettacolo: come minimo salterà fuori un fanatico neonazista, pronto a ricorrere al terrorismo di massa. E’ quello che sta accadendo in Grecia, l’area-test degli esperimenti su esseri umani condotti dall’Europa di Angela Merkel e Mario Draghi. Le cavie sono i greci, costretti a frugare nella spazzatura per via di un debito esploso dietro incoraggiamento delle stesse oligarchie finanziarie che ora salgono in cattedra a impartire lezioni di economia. Dettaglio atroce: il popolo-cavia è quello che, 2500 anni fa, fondò la democrazia nutrita di filosofia da cui ebbe origine la stessa civiltà occidentale, quella che oggi in Europa precipita nella barbarie miserabile dei debiti sovrani, scambiando la moneta per il tesoro privato di qualcuno. Risultato: “Alba Dorata” spaventa la Grecia, minaccia gli immigrati, spedisce in Parlamento deputati armati di pistola.
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Michele Serra: la crisi finirà solo con una guerra mondiale?
«Vicende come quella dell’Ilva alimentano un sospetto radicale. Che questa crisi non finirà mai: nel senso che questo sistema produttivo, questa organizzazione del lavoro, questi modelli di consumo hanno concluso la loro parabola ascendente, imboccando la china declinante. Se questo è vero – se, cioè, la crisi è davvero “strutturale” o “di sistema” come dicono in parecchi – chiunque annunci la fine della crisi mente; o si sbaglia; o si sente in dovere di dare conforto». Parola di Michele Serra, che si esprime così, il 28 novembre, su “L’Amaca”, la piccola rubrica quotidiana che tiene su “Repubblica”. Parole chiare, e tanto lontane – per fortuna – dall’ipocrisia che domina la narrazione generalista, le finte analisi della politica, i surreali salotti televisivi.
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Tav senza soldi: la verità, dietro al bluff di Monti e Hollande
Secondo il professor Marco Ponti del Politecnico di Milano, autorevole “trasportista” italiano, il celebrato vertice di Lione tra Hollande e Monti – già costato l’inaudita aggressione dei manifestanti No-Tav ad opera della polizia francese – a conti fatti si riduce quasi a una barzelletta: se da un lato Italia e Francia giurano solennemente (come tante altre volte) che la grande opera “si farà”, ovviamente “auspicando” finanziamenti europei di cui non c’è ancora traccia, l’avvio dei cantieri – già slittato prima al 2013 e poi al 2014 – verrebbe ora ulteriormente ritardato, a causa di forti resistenze francesi, da parte dei Verdi alleati di Hollande e della Corte dei Conti di Parigi, che reputa l’opera troppo costosa e non necessaria. Nel dubbio, a rimetterci sono come sempre i valsusini: a cui si racconta che la nuova “autostrada ferroviaria” toglierebbe i Tir dall’asfalto, in una valle che è stata già devastata, di recente, proprio da un’autostrada, quella del Fréjus, che doveva servire a “togliere i Tir dalle strade statali”. Poi si lamentano se i valsusini, nel loro piccolo, s’incazzano.
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Pallante: scordiamoci questi partiti, non lavorano per noi
Per favore, lasciamo perdere i partiti: con loro è tempo perso. Sanno solo ripetere la fiaba della crescita, che si sta frantumando giorno per giorno sotto i nostri occhi. Di loro non c’è da fidarsi: sono alleati, da sempre, con la grande industria, la finanza e le multinazionali, comprese quelle degli armamenti, necessari per dominare il pianeta allo scopo di garantirsi il monopolio delle risorse planetarie. Il mondo si è rotto, e non saranno certo loro a ripararlo: serve una nuova alleanza sociale, che metta insieme movimenti liberi, cittadini attivi, sindacati indipendenti, piccole imprese, artigiani e agricoltori. Un patto, per invertire la rotta verso l’unica soluzione possibile: la “decrescita selettiva” della produzione di merci, creando occupazione “utile” fondata sui territori, tagliando gli sprechi. «Solo per l’energia, l’Occidente butta via il 70% di quello che produce». Maurizio Pallante, teorico italiano della decrescita, lancia un appello: uniamo le forze, da subito, per riscrivere l’agenda dell’Italia.