Archivio del Tag ‘No Tav’
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Mercalli: i numeri svelano il flop dell’inutile Torino-Lione
Le grandi opere non le vuole più nessuno, salvo chi le costruisce e la politica bipartisan che le sponsorizza con pubblico denaro. Dell’inutilità del Ponte sullo Stretto non vale più la pena di parlare, e dell’affaruccio miliardario delle centrali nucleari ci siamo forse sbarazzati con il referendum. Prendiamo invece il caso Tav Val di Susa. Su cosa sta succedendo in questi giorni in Piemonte, sulla repressione, vi consigliamo la lettura di “Piove sulla Valle di Susa” di Claudio Giorno scritto per il sito “Democrazia Km Zero”. Per i promotori si tratterebbe di un progetto “strategico”, del quale l’Italia non può fare a meno; sembra che senza quel supertunnel ferroviario di oltre 50 km di lunghezza sotto le Alpi, l’Italia sia destinata a un declino epocale, tagliata fuori dall’Europa.
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Il reato dei No-Tav? Difendere il futuro della loro valle
Ebbene sì, sono uno degli avvocati del pool No Tav e mi sento in dovere di dire qualcosa in merito a ciò che sta accadendo in questi giorni, compresa la perquisizione della residenza di Alberto Perino, leader del movimento. La prima cosa che mi sento di dire è che il movimento No Tav non è assolutamente un movimento violento o delinquente come lo si vuol far passare. Da sempre il movimento ha adottato l’unica arma in suo possesso: quella della resistenza pacifica. Piuttosto, vogliamo invece ricordare l’occupazione notturna da parte delle forze dell’ordine del sito di Venaus usando allora sì la violenza, e l’incendio del presidio di Bruzolo?
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Istigazione a delinquere: anche la Procura contro i No-Tav
«Resistere, resistere, resistere»: così Alberto Perino, popolare portavoce della protesta No-Tav, ha esortato gli attivisti del movimento radunati al presidio di Chiomonte, il 17 giugno, poche dopo il blitz della Digos che all’alba gli ha recapitato un avviso di garanzia della Procura di Torino. Insieme ad altri 7 militanti, Perino è accusato di resistenza a pubblico ufficiale, lancio di pietre, puntamento laser e taglio di alberi. L’episodio contestato è quello della notte tra il 23 e il 24 maggio, quando il primo convoglio di mezzi per il futuro cantiere della Torino-Lione, scortato dai carabinieri lungo l’autostrada del Fréjus, fu fermato da una sassaiola in prossimità del “presidio” della Maddalena, che i No-Tav occupano per tentare di impedire l’avvio dei lavori. Per Perino anche l’accusa di “istigazione a delinquere”.
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Castelli scarica la Tav: è tardi, forse può saltare tutto
Aria di fallimento per la Torino-Lione? Mentre il governo traballa, dopo la “sberla” dei referendum su acqua, nucleare e giustizia e in attesa del fatidico verdetto di Pontida, il pratone bergamasco dal quale ora si capirà se e come la Lega staccherà la spina dall’esecutivo del Cavaliere, un dirigente leghista come l’ex guardasigilli Roberto Castelli, ora viceministro per le infrastrutture, si mostra pessimista sulla realizzazione della contestatissima linea ferroviaria ad alta velocità Torino-Lione, alla quale la valle di Susa si oppone strenuamente da vent’anni. «Un progetto vecchio e ormai superato», aveva avvertito mesi fa l’europarlamentare Pdl Vito Bonsignore. E ora, l’allarmato pessimismo di Castelli.
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Caro Fassino, tuo padre partigiano difese la val Susa
Caro Piero Fassino, sono una vedova ottantenne, militante No Tav e fino a poco tempo fa iscritta Ds a Rivoli. Abito a Villarbasse da sola perché mio marito è deceduto meno di due anni fa. Dopo la tua recente comparsa al Tg regionale, in cui ribadivi seccamente la volontà dei Ds e tua personale di forzare assolutamente la resistenza dei No Tav all’inizio dei lavori per il Tav, sia con la forza pubblica sia con l’intervento del pur esecrato governo con l’esercito, ho sentito di doverti dire qualcosa. Già mi aveva amaramente delusa a questo riguardo la posizione in generale del tuo, e prima anche mio, partito per decenni. Da te però non mi aspettavo la durezza che hai dimostrato
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L’Italia s’è desta: dopo il nucleare, stop alla Torino-Lione
«L’Italia è il primo paese del mondo che dichiara, col voto popolare, che non vuole il nucleare, e nemmeno la privatizzazione dell’acqua». A caldo, dalla piazza romana dei comitati referendari in festa per il trionfo del 13 giugno, Giulietto Chiesa esalta il valore democratico della svolta: «Siate orgogliosi di quello che avete fatto». E intanto avverte: «Sappiate che, oltre a bloccare il nucleare, probabilmente avete ritardato un attacco contro la valle di Susa, che resiste alla Torino-Lione in nome della difesa del bene comune». La battaglia civile dei No-Tav è così stata incorniciata nel giorno della vittoria: la val Susa come prossima frontiera della grande mobilitazione nazionale esplosa coi referendum.
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Airaudo: e ora giù le mani dalla val Susa, bene comune
Acqua, nucleare, giustizia. E adesso, per favore, “giù le mani” dalla valle di Susa. Insistere per compiere a tutti i costi la maxi-devastazione della Torino-Lione «sarebbe un controsenso: mentre gli italiani difendono il bene comune coi referendum, verrebbe condotto un attacco assurdo e inaccettabile contro la popolazione». I gesti contano, come pure le parole: Giorgio Airaudo, responsabile nazionale Fiom per il settore auto, ha scelto proprio il 13 giugno per salire al “presidio” No-Tav della Maddalena di Chiomonte, simbolo della resistenza civile della valle di Susa contro la grande opera: «La vostra lotta è la nostra», scandisce Airaudo, da sempre al fianco dei valsusini: «Non accetteremo forzature». Se i No-Tav temono un’azione di forza per lo sgombero del “presidio”, la Fiom assicura: «Saremo con voi».
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No-Tav, una strana felicità assediata
Sergio Berardo, voce e anima dei Lou Dalfin, è felice. Sorseggia l’ultimo bicchiere dopo il concerto che ha osato offrire il 10 giugno alla Libera Repubblica della Maddalena, il sito di Chiomonte in valle di Susa dove i No-Tav si attrezzano per resistere in caso di attacco da parte degli agenti antisommossa. Roccaforte? No: sembra il villaggio di Asterix. Si respira la stessa atmosfera gioiosa del G8 di Genova prima del fatale venerdì: centinaia di persone, giovani e famiglie. Tendopoli, letizia, piacere di esserci, orgoglio. Cucine da campo, birra, pizze, chitarre. Umanità. Il concerto è andato benissimo, attirando molto pubblico: strategia perfetta per allontanare il peggio. «Forse verranno anche gli Statuto – dice Mario, uno dei “difensori” – sempre che non scatti il blitz nella notte tra lunedì e martedì, con l’Italia ipnotizzata dai tele-talk sui referendum».
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Val Susa, l’Italia di domani e i manganelli del centrosinistra
Arrivano notizie splendide dalla Val di Susa, dove a migliaia stanno presidiando la valle per impedire l’inizio dei lavori dell’Alta Velocità. Splendide perché ci dicono che l’Italia è viva, intellettualmente e moralmente. Arrivano notizie orribili da Torino. Dove il nuovo sindaco, Piero Fassino, del Pd, ha sostanzialmente invitato alla repressione, dichiarando a più riprese che “l’alta velocità s’ha da fare”. A quanto pare, a tutti i costi. Al Pd non è bastato fare la guerra in Libia, bombardando anche i civili. Adesso il centrosinistra lancia la caccia all’uomo in Val di Susa. Poiché è evidente che, per cominciare i lavori, occorrerà l’intervento della Polizia, dei Carabinieri, della Guardia di Finanza, che bastoneranno, lanceranno gas lacrimogeni, e poi arresteranno i “facinorosi” che vogliono difendere la loro valle (ma anche tutti noi) e il semplice buon senso.
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Lou Dalfin coi No-Tav: musica libera per resistere insieme
Libera musica dal “presidio” No-Tav sotto assedio: venerdì 10 giugno sventolerà anche la bandiera occitana tra i castagneti della Maddalena di Chiomonte, le “Termopili” dell’ultima resistenza valsusina contro la Torino-Lione. A rincuorare gli abitanti, che da decenni si oppongono alla grande opera ferroviaria temendo la devastazione del territorio alpino, provvederanno i Lou Dalfin con un concerto militante, liberamente offerto in omaggio alla tenacia dei valsusini. Non è la prima volta che i cantori rock della musica d’Occitania scendono in campo dalla parte della valle di Susa: già nel 2005, durante le proteste di massa dopo il violento sgombero del sito di Venaus, i musicisti cuneesi erano intervenuti sul campo a testimoniare il loro sostegno alla lotta civile dei valsusini.
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Tav a mano armata: fine della sovranità popolare?
Tav a mano armata: per imporre la Torino-Lione è stato ventilato anche l’impegno dell’esercito, dovendo militarizzare la valle di Susa. E senza mai spendere una parola per dimostrare – conti alla mano – che la nuova linea ferroviaria servirebbe davvero a qualcosa, oltre che a regalare euro-miliardi alla lobby del cemento. Eppure la “colpa” viene fatta ricadere sugli abitanti della valle di Susa, dei quali viene evocata la “violenza”, quando invece sono stati proprio loro, finora, a finire all’ospedale, colpiti dai manganelli. E restano tuttora senza colpevoli i 12 attentati incendiari e dinamitardi che alla fine degli anni ’90 scossero la valle, provocando l’arresto dei giovani anarchici Edoardo Massari e Soledad Rosas, morti in stato di detenzione prima ancora che venisse provata – come poi avvenne – la loro estraneità rispetto a quella tenebrosa pagina di strategia della tensione.
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De Magistris all’Europa: stop alla follia della Torino-Lione
Cara Europa, fermati: sei ancora in tempo. Lo sai o no che i cantieri della Torino-Lione verrebbero aperti «militarizzando la valle di Susa, contro la volontà della popolazione»? Dopo Beppe Grillo, schierato da anni con i valsusini, il neo-sindaco napoletano Luigi De Magistris è il primo rappresentante istituzionale di peso politico nazionale a intervenire ora direttamente a favore dei No-Tav, spezzando il silenzio assordante dei colleghi e il coro dei favorevoli, che da Berlusconi a Fassino non ammette “distinguo” e vuole che si aprano finalmente i cantieri a Chiomonte che darebbero il via ai primi 700 milioni dell’Unione Europea. Un’opera «inutile e devastante»: Bruxelles deve sapere che finanzierebbe un attacco contro la popolazione locale, in violazione dei principi europei, per una infrastruttura la cui utilità continua a non essere dimostrata.