Archivio del Tag ‘No Tav’
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Mafia e appalti, Murphy: Torino-Lione, vergogna d’Europa
Voglio denunciare la repressione impiegata dalla Stato italiano contro il movimento NoTav nella notte di mercoledì scorso. Chiedo il rilascio immediato e senza addebiti dei 26 attivisti arrestati in varie regioni italiane per avere partecipato alle manifestazioni della scorsa estate contro il brutale attacco al presidio NoTav e la militarizzazione del sito di Chiomonte. Il progetto della linea ad alta velocità deve essere cancellato. E’ totalmente inutile e distruttivo per l’ambiente. Gli unici che ne trarrebbero dei benefici sono gli speculatori, le grandi aziende di costruzione e la mafia degli appalti.
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Pepino: sommaria giustizia politica gli arresti dei No-Tav
L’emissione, nei giorni scorsi, della misura cautelare nei confronti di alcune decine di esponenti No Tav per fatti avvenuti sette mesi fa non è una forzatura soggettiva (e, anche per questo, sono sbagliate le polemiche e gli attacchi personali). È qualcosa di assai più grave: una tappa della trasformazione dell’intervento giudiziario da mezzo di accertamento e di perseguimento di responsabilità individuali (per definizione diversificate) a strumento per garantire l’ordine pubblico. Provo a spiegarmi con qualche esempio. Primo. Non era in discussione – e non lo è, almeno per me – la necessità di effettuare le indagini necessarie ad accertare le responsabilità per reati commessi nel corso delle manifestazioni. Ma non è indifferente il modo in cui ciò è avvenuto.
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Lo show dei media: Torino, diecimila No-Tav e “zero tituli”
“La politica si fa con i titoli”. Credo lo insegnino fin dal primo anno di scuola di giornalismo. Mi dicono che non sono pochi i direttori di testata che sovrintendono personalmente alla titolazione, e – dopo l’avvento della computer-grafica – in qualche giornale locale le figure del direttore/impaginatore/titolista coincidono spesso. Prima che nascesse la rete era difficile al comune cittadino sfuggire all’”orientamento” che veniva imposto attraverso il titolo e faceva un po’ ridere sentir parlare di “separazione dei fatti dalle opinioni” da parte di certi tribuni che usavano le prime pagine come delle mazze da baseball con cui colpire alla nuca i poveri lettori. I quali lettori – frastornati – non proseguivano neanche con la lettura del catenaccio, altro che il testo dell’articolo…
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Sos democrazia, contro i No-Tav una grottesca crociata
Ancora la Val di Susa. Ancora la resistenza contro il Tav. Il blitz – così lo chiamano giornali e tv – di giovedì all’alba è caduto in un paese segnato dalla crisi e attraversato da ventate di rivolta a cui non si era più abituati, dai “forconi” siciliani agli autisti dei tir. E già prende corpo l’idea di una manovra repressiva ad ampio raggio, che affianchi all’autoesclusione della democrazia parlamentare la chiusura degli spazi di mobilitazione dal basso nel quadro di una modernissima forma di dispotismo della ragione economica e dell’emergenza finanziaria.
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L’Italia è avvisata: Cosentino libero e i No-Tav in galera
Hanno di nuovo toppato, e malamente: si sono fatti l’ennesimo autogol. Era da metà dicembre che aspettavamo questi arresti. Non pensavamo fossero così maldestri. Questa gente ha pensato, ancora una volta, di giocare la carta dei buoni e dei cattivi, sperando di dividere un movimento che invece è molto unito. E hanno creduto di spaventarci con la galera. Non hanno capito che, quando abbiamo cominciato questa lotta, l’unica cosa che abbiamo sempre messo in conto era di andare in galera. Forse questi magistrati non hanno capito cosa vuol dire disobbedienza civile. Gliel’abbiamo spiegato nel 2005 e poi nel 2010 davanti alle trivelle, glielo rispieghiamo oggi: disobbedienza civile vuol dire che i cittadini sono consapevoli dei rischi che corrono a infrangere le leggi ingiuste che lorsignori hanno fatto. Cosentino è libero e i No-Tav sono in galera.
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Debito? No, grazie: meglio il Grande Cortile della sovranità
Debiti sovrani o sovranità popolare? Se lo chiedete ai valsusini, risponderanno senza esitazioni: piuttosto che l’inutile Tav è meglio prendere il treno giusto, quello della democrazia, che farà diverse fermate – dal 21 gennaio al 24 marzo – nella “valle che resiste”, pronta a trasformarsi in agorà nazionale per ospitare idee coraggiose, ascoltare testimoni chiave ed elaborare soluzioni anti-crisi che non prescindano basate su equità e trasparenza. E’ la formula del “Grande Cortile”, intenso programma di incontri pubblici per costruire un’agenda popolare in grado di far luce sul disastro-Italia e indicare possibili vie d’uscita. A cominciare dall’unica condizione non negoziabile: la democrazia.
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Tino Aime: la solitudine della bellezza che ci hanno rubato
“Considerate se questo è un uomo”, scrisse Primo Levi introducendo il suo diario tristemente universale, battuto a macchina al ritorno da Auschwitz nelle notti insonni trascorse nell’ufficio del suo primo impiego, in valle di Susa. La stessa valle alpina che mezzo secolo dopo sarebbe divenuta famosa per la battaglia popolare No Tav è anche l’osservatorio privilegiato di un grande artista, Tino Aime, amato da scrittori vicinissimi a Primo Levi, come Nuto Revelli e Mario Rigoni Stern. Un singolare sodalizio lo ha legato ad autori popolari, da Mario Soldati a Nico Orengo, fino a indagatori più appartati come Francesco Biamonti, Davide Lajolo, Massimo Mila, affascinati dal talento visionario di un artista antropologo, perdutamente innamorato delle invisibili periferie del mondo.
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Senza politica, ci faranno a pezzi anche tornando alla lira
Euro? Maneggiare con cura. Liquidare la moneta unica, che siamo costretti a prendere il prestito dalla Bce? Attenzione: recuperare sovranità monetaria non risolve nulla, se non si recupera al tempo stesso sovranità politica. Quando l’Italia era monetariamente sovrana, non lo era politicamente: dal punto di vista economico, diplomatico e militare, la nostra era notoriamente una sovranità limitata. Chi rappresenta lo scontro in corso come una lotta egemonica della Germania contro l’Europa del Sud dimentica un dettaglio cruciale: gli Usa. All’impero americano, l’euro non è mai piaciuto: e oggi Washington potrebbe usare i Pigs per contrastare Berlino, indebolendo l’Europa. Mario Monti non è solo l’uomo della Goldman Sachs: sta scrutando l’orizzonte per capire chi vincerà. Sicuro già di sapere chi sarà sconfitto: tutti noi, ormai privi di qualsiasi potere contrattuale.
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Turismo scolastico No-Tav, e l’onorevole si indigna
Nella giornata di venerdì scorso, a Giaglione, in alta Val Susa è arrivato un pullman da 60 posti. Proveniva da Trescore Balneario, in provincia di Bergamo, e trasportava tre classi del locale liceo Lorenzo Federici. Lo scopo della gita, approvata dal consiglio d’istituto, era quello di andare a visitare lo pseudo-cantiere dell’opera inutile, la Torino–Lione. Ad accompagnare le scolaresche, oltre a due insegnanti di religione, il consigliere comunale Guido Fissore ed alcuni esponenti No Tav. Una volta arrivati alle reti, dove i ragazzi hanno potuto scattare numerose fotografie (anche al filo spinato di provenienza israeliana…), i due insegnanti di religione sono stati identificati dalla Digos per aver violato l’ordinanza prefettizia che vieta la circolazione nell’area circostante il cantiere.
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Bocca e la val Susa: No Tav, ma senza coltivare illusioni
E’ assolutamente normale che, dopo l’annuncio della morte di Giorgio Bocca giri negli ambienti notav una sua frase riportata sul “Venerdì di Repubblica” (30/12/2005). Praticamente, all’indomani dei grandi casini successi in valle di Susa: “Se vi sento dire la parola Tav sparo. Se vi sento dire che la Tav, l’alta velocità, è indispensabile, necessaria al progresso, tiro su dal pozzo il Thompson che ci ho lasciato dalla guerra partigiana. Perché d’inevitabile in questo stolto mondo c’è solo l’incapacità della specie a controllare la suo conigliesca demografia, le sue moltiplicazioni insensate. Il progresso!”.
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Bocca: se insistete nell’imporre la Tav, tiro fuori il mitra
Se vi sento dire la parola Tav, sparo. Se vi sento dire che la Tav, l’alta velocità, è indispensabile, necessaria al progresso, tiro su dal pozzo il Thompson che ci ho lasciato dalla guerra partigiana. Perché d’inevitabile in questo stolto mondo c’è solo l’incapacità della specie a controllare la suo conigliesca demografia, le sue moltiplicazioni insensate. Il progresso! Se vi capita di pecorrere la Pianura Padana che ha fama di essere luogo più ricco e civile d’Italia, date un’occhiata ai paesi e alle città. Quà e là riuscite ancora a vedere un campanile, ma il resto è urbanistica informe, una metastasi di casoni e casette venuti a slavina senza un piano regolatore, di materiali scadenti, di forme informi collegati da autostrade che si vergognano di essere così brutte e si nascondono dietro i tabelloni di vetrocemento o di plastica.
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Addio Giorgio Bocca, l’ultimo partigiano della verità
«Io sono l’ultimo», grida il ribelle di Auschwitz. Ha già al collo la corda del boia nazista, e le sue parole dilagano nel deserto raggelato del terrore sulla Appelplatz, davanti ai prigionieri schierati per lo spettacolo, con la testa china e piena di vergogna per il coraggio solitario e irraggiungibile di quell’oscuro individuo senza nome che aveva osato sfidare la legge infernale del lager. E’ una delle pagine memorabili del diario universale di Primo Levi dal campo di sterminio. “Sì, questo era un uomo”, scrisse Giorgio Bocca in un altrettanto memorabile articolo di fondo, su “Repubblica”, per prendere commiato dal grande scrittore torinese: stesso nitore spietato, stessa fermezza. Una lucidità titanica, più forte dell’emozione, coltivata giorno per giorno da una sorta di religione laica, in nome di un umanesimo irriducibile.