Archivio del Tag ‘Nicolas Sarkozy’
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Attenti a quei due: Sarkò e Merkel commissariano l’Europa
Adesso basta: Nicolas Sarkozy e Angela Merkel dettano la nuova strategia della politica economica del Vecchio Continente: no agli “eurobond” cari a Tremonti, sì alla tassa sulle transazioni finanziarie; pareggio di bilancio da inserire nelle Costituzioni e, ancora una volta, «promozione della crescita». Il messaggio di fondo è ormai chiaro, scrive Matteo Cavallito sul “Fatto Quotidiano”: Parigi e Berlino prendono ufficialmente la guida della carovana europea lanciando una nuova politica di gestione dell’economia continentale. Obiettivo: difendere il sistema europeo vacillante, dopo l’ondata speculativa che ha messo in crisi anche le “locomotive virtuose”. Prezzo da pagare: fine delle sovranità nazionali e taglio del welfare per abbattere i costi della spesa sociale.
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Addio guerra, ora Parigi tratta sul petrolio con Gheddafi
«E’ stato ampiamente dimostrato che non c’è alcuna possibilità con il ricorso alla forza. Abbiamo sollecitato le due parti a parlarsi, secondo noi è giunto il momento di sedersi attorno a un tavolo». La notizia è che queste parole non le ha pronunciate il segretario generale dell’Onu Ban Ki-Moon o un alto rappresentante di una di quelle potenze che la guerra in Libia l’hanno subita più che voluta, come Russia e Cina. Le ha dette Gérard Longuet, il ministro della Difesa francese, rappresentante di quel governo che i bombardamenti li volle a tutti i costi, dello stesso Paese che fu il primo a inviare i suoi bombardieri.
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Abbiamo fame: l’Africa in rivolta, nel nome di Sankara
«Abbiamo fame». Semplice gesso bianco su un povero foglio di cartone trasformato in manifesto, dietro al quale spuntano occhi penetranti. Occhi scuri, quelli dell’Africa nera. Che fino a ieri esprimevano urgenze elementari: fame e paura. Da qualche giorno, la paura sta perdendo terreno: gli Uomini Integri, i “puri” burkinabé, sono in rivolta. Come il Maghreb, il Medio Oriente e metà del continente nero. Fame, paura e rabbia: la speculazione finanziaria mondiale gonfia i prezzi del grano e del riso, la corruzione locale frena la distribuzione e le redini del potere sono ancora in mano ai dittatori-stampella dell’Occidente, che ora è sul piede di guerra anche nel Mediterraneo, dove si sta giocando il suo futuro post-coloniale e l’accesso alle risorse strategiche.
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Nucleare, Berlusconi ammette il bluff sul referendum
«E adesso, assediamo il Parlamento: guai a chi ce lo tocca, il referendum sul nucleare». Giulietto Chiesa era stato facile profeta: l’avevano capito tutti che la manovra anti-referendum era solo un espediente per aggirare l’emozione-Fukushima. Nessuno però si aspettava che fosse lo stesso Berlusconi a confessarlo con candore: vogliamo evitare il voto solo per non precluderci il futuro nucleare. Rischia di essere un clamoroso autogol, la frase pronunciata il 26 aprile davanti al presidente francese Sarkozy. Che scatena una bufera: non è affatto scontato che il referendum venga evitato. E da oggi l’opposizione si impegnerà a fondo perché il 12 giugno gli italiani possono votare.
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Quest’inutile Europa in frantumi, che ormai litiga su tutto
Europa, aprile 2011. Le elezioni finlandesi potrebbero essere la pietra tombale sull’Unione Europea. La maggioranza dei finnici non vuol sapere di portare una parte del peso che dovrebbe servir a dar una mano a quei terroni dei portoghesi. Figurarsi che cosa si pensa, nel paese di Aalto e di Sibelius, di quegli altri terroni degli spagnoli, dei greci, degli italiani, anch’essi in difficoltà. Frattanto irlandesi, islandesi e svedesi danno a loro volta sfogo al loro malumore. I tedeschi, dal canto loro, mandano a dire di non aver alcuna voglia di accollarsi una parte del peso e dei costi per i tunisini che arrivano in Italia: e ricordano, poco generosamente ma molto realisticamente, che quando furono sommersi dai kosovari dovettero cavarsela da soli.
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Attenti a noi: l’ultimo confine è la censura sui libri
Alla fine della Seconda Guerra gli Alleati vittoriosi nel dare mano alle grandi retate di criminali e collaborazionisti delle sconfitte dittature, non si dimenticarono degli intellettuali, e con loro, fatti salvi quelli che servivano per scopi strategici – scienziati, crittografi, storici, utili al nuovo quadro politico – con gli altri furono piuttosto duri, persino durissimi. Ezra Pound, probabilmente il più grande poeta del ‘900, fu accusato, giustamente, per tradimento del suo paese, gli Usa, di collaborazionismo attivo e pervicace con il fascismo, e condannato a passare il resto dei suoi giorni in un manicomio criminale.
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Ragazzi, questo mondo fa schifo: indignatevi!
Doveva essere l’ultimo libro di Michel Houellebecq, vincitore del premio Goncourt, a primeggiare nelle vendite natalizie in Francia. E invece è stato battuto da un outsider sorprendente, assai improbabile. Si chiama Stéphane Hessel e ha 93 anni. Partecipò alla Resistenza durante la seconda guerra mondiale. Ed è stato subito dopo uno dei redattori della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo. Niente di glamour, insomma. Hessel è un vecchio signore, dall’apparenza (solo quella) stanca e desueta. Ebbene, nei mesi scorsi ha preso carta e penna e ha scritto un opuscolo di 32 pagine dal titolo «Indignez-vous!». Come dire: indignatevi! Abbiate la forza di arrabbiarvi.
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Sarkozy: tassare la finanza per ridurre la povertà nel mondo
Una tassa su tutte le transazioni finanziarie, per ridurre la povertà mondiale entro il 2015. E’ la clamorosa proposta del presidente francese, Nicolas Sarkozy, lanciata nel corso del suo intervento al vertice delle Nazioni Unite: l’assemblea riunisce a New York i leader mondiali, 140 capi di Stato e di governo, tra cui il presidente americano Barack Obama, il premier cinese Wen Jiabao e il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad. Obiettivo: discutere su come raggiungere gli “obiettivi del millennio”. All’ordine del giorno anche i rapporti Nato-Russia, la riforma del Consiglio di Sicurezza Onu, le relazioni tra Occidente e Iran, il rilancio della Conferenza sul Disarmo e la pace in Medio Oriente.
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E’ anche dei Rom l’Europa nata dalla fine di Auschwitz
L’ipocrita messinscena è una specialità francese, fin dal dopoguerra, e Sarkozy la perpetua. È la finzione di uno Stato che si sente talmente superiore, dal punto di vista etico, da non sopportare alcun tipo d’ingerenza. «In quanto patria dei diritti dell’uomo non riceviamo lezioni da nessuno», ammoniscono in questi giorni, sussiegosi, i ministri di Sarkozy; in particolare Pierre Lellouche, segretario di Stato agli Affari europei, secondo cui la Francia «è un grande Paese sovrano che non è consentito trattare come un ragazzino». Berlusconi e la Lega sono ben felici di nascondersi, in cerca di tutele, dietro tanta regale sicumera.
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Emigranti: Francia, quando i Rom eravamo noi
In questi giorni di caccia allo zingaro e pulizia etnica d’oltralpe, viene da parafrasare così il libro, poi opera teatrale, di Gian Antonio Stella: “Quando i Rom eravamo noi”. Già. Fra le rotte più ambite dai milioni d’italiani emigrati tra il 1890 e il secondo conflitto mondiale, v’era stata innanzitutto la vicina Francia dello sceriffo Sarkozy e del suo ministro all’emigrazione Eric Besson. Dove certamente, anche allora, l’accoglienza non era una specialità della casa. Tornando indietro di un secolo, è pacifico ricordare come la geografia indirizzò la transumanza di molti verso regioni quali la Provence-Alpes-Côte d’Azur e il Rhône-Alpes.
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Sorpresa, la crociata anti-Rom non premia Sarkozy
I problemi veri? La crisi, il lavoro che manca, l’economia asfittica, il futuro incerto. La plateale cacciata dei Rom dal territorio francese doveva essere la panacea di tutti i mali per puntellare una presidenza traballante, ma il meccanismo si è inceppato: il giocattolo della paura stavolta non ha funzionato. La popolarità di Sarkozy non si è impennata, con variazioni minime i sondaggi la danno intorno al 34-35%. E anche se qualcuno gli concede un 2% di rimonta sull’onda della campagna anti-Rom, non cambia la sostanza di un dimezzamento dei consensi dalle elezioni del 2007. E se fosse che a forza di agitare la bandiera della paura, Sarkozy avesse lanciato un boomerang pronto a ripiombargli adosso come pronostica Ségolène Royal?
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Via i Rom dalla Francia? La Romania contro Sarkozy
Caccia ai Rom, casa per casa, a colpi di 100 rimpatri forzati al giorno: così Sarkozy spera di recuperare nei sondaggi, dopo l’allarme per il calo di consenso elettorale in vista delle elezioni del 2012. Obiettivo: smantellare 600 campi nomadi, abitati da rumeni e bulgari. Nonostante le proteste della Romania presso l’Unione Europea, il programma voluto da Parigi è organico, metodico, strutturato: le ruspe irrompono, con polizia al seguito, nei campi nomadi. Famiglie di Rom (con la loro distesa di roulotte) bussano alle porte dei municipi, per trovare nuovi insediamenti. Altre vagano per la Francia o puntano sull’Italia, per cambiare aria e ritornare fra qualche mese, calmate le acque.