Archivio del Tag ‘Nicola Sessa’
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Napoleoni: la farsa è finita, l’Europa ci lascia affondare
«La cosa migliore per l’Italia sarebbe un default pilotato: rinegoziare il debito e ricominciare da zero. Ipotesi che questo governo non prenderà mai in considerazione, perché è un governo neoliberista, di euro-burocrati, che difenderà l’euro anche quando è indifendibile e sacrificando il futuro del paese». Loretta Napoleoni è drastica: siamo senza soldi, non ci sono vie d’uscita diverse e il 9 dicembre quasi certamente l’Europa ci saluterà. «E’ ora di smascherare la propaganda: Francia e Germania cercheranno di salvare le loro banche, prima che l’Italia. Quando tutti se ne renderanno conto, cioè fra pochi giorni, ogni scenario sarà possibile: compreso quello che sconvolse l’Argentina».
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Noi, vittime quotidiane della Guerra dell’11 Settembre
Giulietto Chiesa la chiamò “la guerra infinita”, titolando un bestseller italiano all’indomani dell’attacco alle Torri Gemelle. Dieci anni dopo, un giornalista del “Guardian”, Jason Burke, la ribattezza in modo analogo e ancora più esplicito: la Guerra dell’11 Settembre. Cominciata a Manhattan e proseguita nel resto del mondo: sia in teatri finiti sotto i riflettori dei media, come l’Iraq e l’Afghanistan e ora la Libia, sia in latitudini meno frequentate dai reporter e delle loro narrazioni “embedded”, dai deserti del Sudan alle montagne del Tagikistan, dal mare delle Seychelles alle foreste indonesiane. Il conto delle vittime è spaventoso, ma rivela l’identità degli sconfitti: tutti noi, regolarmente all’oscuro dei piani.
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Relazioni pericolose: la Cina si avvicina a Israele
“Passeggiata in Israele, la terra del latte e del miele” è il titolo del documentario prodotto dalla tv di Stato cinese Cctv, in collaborazione con il governo israeliano. Dodici puntate che rappresentano una dichiarazione d’amore e di ammirazione promanata dai canali di Pechino a suggello delle relazioni sino-israeliane che vanno ben oltre quelle diplomatiche avviatesi solo nel 1992. Quando, alla fine del mese scorso la Cctv ha presentato la nuova serie televisiva, gli uffici dell’ambasciata israeliana a Pechino hanno accolto con entusiasmo l’iniziativa dell’emittente di Stato che offre al popolo cinese gli strumenti per conoscere «le meraviglie dello Stato di Israele e il contributo che la civiltà ebraica ha fornito all’umanità».
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Baghdad e Kabul, due guerre e un solo vincitore: la Cina
Dev’essere che nessuno negli Stati Uniti prese sul serio George W. Bush quando nel maggio del 2003, salito sul ponte di comando della portaerei Uss Abraham Lincoln dichiarò che la missione irachena era compiuta. Dev’essere che sette anni dopo e con i marines pronti a tornare a casa i grandi investitori americani valutano l’Iraq un posto altamente insicuro, politicamente instabile e schiavo di una corruzione velenosa che strozza l’iniziativa economica. Sarà, ma non tutti la pensano così e la Cina, fra tutti, è il paese che più sta traendo vantaggi dall’indecisione degli americani.
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Serbi di Bosnia verso la secessione da Sarajevo
I serbi di Bosnia spingono per la secessione: la Republika Srpska sarebbe l’ottavo Stato partorito dalle ceneri dell’ex Jugoslavia e stravolgerebbe la precaria geografia sancita nel ’95 dagli accordi di Dayton, con la Bosnia-Erzegovina spaccata in due e suddivisa tra l’entità serba di Banja Luka e quella croato-musulmana con capitale Sarajevo. Lo conferma Matthew Parish, per anni attivo nella repubblica serba di Bosnia, nell’ufficio legale dell’Ohr, la rappresentanza europea. Il processo disgregativo della Bosnia appare ormai inevitabile. Unica incognita: il tipo di reazione che la comunità internazionale potrebbe avere.
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Caro Saviano, quel sangue del Sud non è versato per noi
«Lei, Saviano, dice che giù al Sud si è in guerra. Non posso darle torto, ma preferirei che i nostri ragazzi si dessero da fare non per dimostrare che “combattere un’altra guerra è possibile”. Preferirei, scusi la facile retorica, che dimostrassero che “un altro mondo è possibile”. Per una volta, questa, la camorra non è responsabile della morte dei nostri fratelli». Così Nicola Sessa di “PeaceReporter” risponde a Roberto Saviano, che su “Repubblica” ha messo in relazione con la camorra il reclutamento militare al Sud, spiegandolo come un sistematico tentativo di “fuga” da un ambiente malato, stritolato dall’economia criminale dei clan.