Archivio del Tag ‘‘ndrangheta’
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La mafia domina il nord: è ormai la prima azienda italiana
Le mafie stanno benissimo, sono la prima azienda del paese, fatturano tra i 120 e i 140 miliardi di euro l’anno e hanno un utile che sfiora i 70 miliardi al netto di investimenti e accantonamenti e alcune spesucce per mantenere famiglie e clan in difficoltà, magari perché i capi sono arrestati, e relative spese legali. Le mafie non conoscono crisi, anzi, grazie alla loro liquidità hanno aumentato la capacità di infiltrazione nell’economia legale sempre più schiacciata, invece, dalla crisi. Le mafie, e più di tutte la ’ndrangheta che si caratterizza per una «sempre maggiore potenziale militare», hanno occupato il nord e ne condizionano la vita economica e sociale.
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La Lombardia ammette: siamo minacciati dalla mafia
Ha il sapore buono della responsabilità la decisione di oggi in Regione Lombardia di istituire un comitato (di cui faccio parte) che in tempi stretti possa scrivere una proposta di legge quadro sulla questione della criminalità organizzata. Innanzitutto perché nasce da un’idea fresca e senza tatticismi intorno ad un tavolo di prima mattina con i buoni consigli di “Libera Lombardia” e si trasforma in metodo operativo in meno di un’ora nella II Commissione; e poi perché è una visione ancora più ambiziosa del punto di partenza (la nostra proposta di legge 12 presentata il 18 maggio di quest’anno).
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Narcoguerra: droga afghana per salvare la finanza Usa
Militari britannici e canadesi accusati di trasportare eroina in Europa sfruttando l’assenza di controllo sui voli militari di ritorno dal fronte: la notizia, diffusa il 13 settembre dalla Bbc, rafforza i tragici sospetti sui reali interessi economici dietro la guerra in Afghanistan. Il traffico “militare” di eroina scoperto tra le basi Nato di Helmand e Kandahar e l’aeroporto militare di Brize Norton, nell’Oxfordshire, verrà probabilmente liquidata con la solita spiegazione delle “mele marce”, del caso isolato che riguarda solo alcuni individui devianti. Più probabilmente, si tratta invece della vetta di un iceberg: si dice che proprio i proventi del narcotraffico “militare” abbiano salvato l’America dalla bancarotta.
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Calabria Ora, epurata la redazione anti-’ndrangheta
Otto giornalisti per strada assieme al loro direttore. Tutti fino a pochi giorni fa lavoravano per “Calabria Ora”, coraggioso quotidiano di Reggio Calabria che nelle ultime settimane ha alzato il tiro delle sue inchieste andando a sfiorare quella zona grigia dove politica e ‘ndrangheta si toccano pericolosamente. La scelta dell’editore arriva dopo le grandi inchieste dell’ultimo mese e tra le cui pieghe sono emersi gli incontri dell’attuale governatore della Calabria Giuseppe Scopelliti e alcuni boss delle cosche. La scelta di pubblicare queste notizie è costata la sedia al direttore Paolo Pollichieni.
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Amianto, Lombardia avvelenata a morte dalla ‘Ndrangheta
«Per chi è calabrese è come scoprire l’acqua calda», dice Giuseppe Baldessarro, uno che scrive di ‘Ndrine da 15 anni: gira per discariche illegali in Calabria e indaga su navi affondate cariche di scorie nucleari. Scoprire, come è scritto nell’ordinanza del Gip di Milano contro la nuova rete di cosche calabresi in Lombardia, che una delle aziende controllate dalle ‘Ndrine, “Perego Strade”, smaltisse nei propri cantieri rifiuti tossici, in primis amianto, non lo smuove più di tanto. Autore del libro “Avvelenati” con Manuela Iatì – dove si parla di scorie di centrali atomiche ed elettriche, container con diossina di Seveso e scarti industriali – dice che sono bazzecole rispetto alla monnezza nucleare con cui hanno affossato la Calabria, quei residui di amianto disseminati tra i laghi e la Lomellina.
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Expo No Crime, le mani della ‘ndrangheta su Milano
Gli arresti di ieri a Milano che hanno portato in carcere 15 uomini legati a Francesco Valle (classe 1937), per gli amici Don Ciccio, ha i soliti disgustosi ingredienti della ‘ndrangheta in Lombardia. Le solite caratteristiche che non dobbiamo mai dare per scontate in una Regione in piena fase di alfabetizzazione, che non dobbiamo stancarci di scrivere, che non dobbiamo smettere di raccontare sui giornali, sui blog, per strada, agli amici, nelle istituzioni. La presa di coscienza deve essere un trauma che distrugge i collusi, condanna gli indifferenti e isola i negazionisti. Ma soprattutto gli arresti ci dicono che le mafie sono già al lavoro su Expo al di là dei toni rassicuranti di qualcuno.
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Carlotto: attenti alla Tav, l’ecomostro fa gola alla mafia
«Una follia, una devastazione del territorio: va assolutamente impedita». Massimo Carlotto, autore di tanti noir politici sulla corruzione del nord-est, interviene in valle di Susa contro l’alta velocità Torino-Lione, ospite del Valsusa Filmfest dopo Giorgio Diritti e Erri De Luca. E lancia un’accusa: «Attenti, dietro alle grandi opere c’è sempre la mafia. Non quella di Provenzano, che è la preistoria della mafia. Ma la mafia di oggi, che ha bisogno di investire i proventi delle sue attività illecite, col decisivo appoggio di settori del mondo imprenditoriale, finanziario e politico. Per i capitali mafiosi, i grandi appalti sono l’investimento più sicuro».
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Il sistema Rosarno: gli schiavi fruttano milioni alle cosche
Sei milioni di euro in due anni: questo il fatturato del “sistema Rosarno”, basato sullo sfruttamento dei nuovi schiavi. «E’ la dimostrazione del salto di qualità della ‘Ndrangheta, che vent’anni or sono sbarcava coi gommoni i curdi sans-papiers sulle spiagge di Africo, da dove aveva fatto fuggire gli operatori Valtour, perché le coste servivano alle ‘Ndrine per alimentare il traffico di esseri umani disperati; ora dispongono di colletti bianchi efficientissimi che predispongono contratti per i loro braccianti irregolari, che sbarcheranno a Malpensa e Fiumicino».
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Maroni: status di rifugiati a tutti gli africani feriti a Rosarno
Lo statuts di protezione internazionale sarà concesso agli immigrati vittime delle violenze a Rosarno. Lo ha annunciato il 17 gennaio il ministro dell’interno, Roberto Maroni, ospite di Fabio Fazio nel corso del programma “Che tempo che fa”, su RaiTre. «Si tratta di una decina di feriti: a loro concederemo questo status», ha spiegato il responsabile del Viminale, distintosi per l’intransigenza nei “respingimenti” di migranti verso le carceri libiche, pratica contestata anche dalle Nazioni Unite a causa del mancato rispetto dei diritti umani. Il caso-Rosarno ha ora cambiato l’atteggiamento del governo italiano?
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Ronde africane, per salvare la Calabria dalla ‘ndrangheta
Gli africani salveranno Rosarno, e forse anche l’Italia. Dal titolo del libro-denuncia di Antonello Mangano, blogger di “Terrelibere”, all’ultima provocazione di alcuni sindaci della Piana di Gioia Tauro: ronde africane per proteggere i calabresi dalla ‘ndrangheta, visto che ormai – come ha denunciato lo scrittore Roberto Saviano – soltanto gli africani osano opporsi alla mafia e difendere diritti ai quali sembra che gli italiani abbiano rinunciato. «Le ronde, se mai si faranno qua, le affidiamo ai senegalesi per tenere lontani gli ‘ndranghetisti», ha annunciato il sindaco di Caulonia, Ilario Amendolia.
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Vergogna-Rosarno, la deportazione dopo la pulizia etnica
Il terrore lo leggi negli occhi di quelle due “prede” che cercano disperatamente di nascondersi. Spuntano sulle facce di due “negri” accovacciati dietro una volante della polizia che li ha “salvati” mentre vagavano per le campagne. L’auto è ferma. Davanti, a pochi metri, ci sono le barricate dei bianchi. I “bravi ragazzi” di Rosarno, i vecchi, le donne che davanti alle tv recitano l’esasperazione. Urlano e le loro parole si sentono anche dentro l’auto. «Unn’è, unnu cazzu è sta mafia? I negri se ne devono andare, basta… E basta pure con questi giornali di merda che ci chiamano razzisti».
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Caccia al nero, il nostro futuro: un inferno di menzogne
Il futuro in cui siamo già immersi comincia nella piana di Gioia Tauro: a Rosarno in provincia di Reggio Calabria (un’autentica guerriglia urbana è ancora in corso), come a Castel Volturno e a Reggio stessa, dove la ’ndrangheta ha voluto intimidire i magistrati con un attentato alla procura generale. Il futuro comincia a Rosarno perché i principali problemi della nostra civiltà si addensano qui: le fughe di intere popolazioni dalla povertà e dalle guerre (guerre spesso scatenate dagli occidentali, generatrici non di ordine ma di caos); le vaste paure che s’insediano come nebbie, intossicando la vita