Archivio del Tag ‘Nato’
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Monti, lo stalinista americano che devasterà gli italiani
I colpi di Stato? Oggi non si fanno più coi carri armati, ma con un’abile gestione extraparlamentare di magistrati, giornalisti ed economisti. «È il post-moderno, bellezza!», ironizza il filosofo Costanzo Preve, che denuncia due golpe: «Quello di Monti del 2011 non è il primo ma il secondo, dopo quello di Mani Pulite del 1992», un “colpo di stato giudiziario” per abbattere il sistema partitico della Prima Repubblica, «non certo più corrotto di quello venuto dopo, ma pur sempre garante di un certo assistenzialismo sociale e di una sovranità monetaria dello Stato nazionale, sia pure all’interno dello schieramento post-bellico americano». Stavolta non c’è stato neppure bisogno di manette: «Sono bastati i mercati internazionali e soprattutto la regia di Napolitano, il rinnegato ex-comunista passato al servizio degli americani».
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Giulietto Chiesa: l’onore dell’Italia calpestato da tutti
I marò arrestati in India, in contemporanea con la vicenda tragica dell’attacco dei commandos britannici in Nigeria che ha provocato la morte di un italiano: due occasioni che hanno permesso di assistere a una specie di scontro tra gallinacci – che in Italia hanno gareggiato per vedere chi è che fa il coccodè più forte – al quale ha partecipato anche il ministro degli esteri Terzi e in qualche misura anche il presidente Napolitano. Tutti a cercare di dimostrare che sono molto preoccupati per il prestigio e l’onore dell’Italia. Mi viene in mente anche l’episodio precedente, quello di Battisti (personaggio indigesto, di cui non voglio nemmeno parlare), perché dietro c’è un altro gigante, il Brasile.
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La diserzione della politica: cittadini sempre più indifesi
L’incredibile Bersani demolito in mondovisione da Marco Travaglio in soli 13 minuti, senza essere riuscito a dire una parola a giustificazione della Tav Torino-Lione. E poi Alfano che blatera contro il “pericolo rosso” e le nozze gay, mentre il suo capo Berlusconi festeggia l’assoluzione di Dell’Utri in Cassazione. Così, il dialogo con la popolazione italiana – dalla valle di Susa militarizzata alle retrovie dell’ultimo corteo romano della Fiom – è affidato ai reparti antisommossa, mandati “al fronte” da un governo di anonimi tecnocrati che nessuno ha eletto. Ormai, avverte Lorenzo Guadagnucci, stanno usando la polizia contro di noi, secondo lo schema inaugurato al famigerato G8 di Genova: per Andrea Camilleri, quelle erano «prove tecniche di colpo di Stato».
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Bengasi contro Tripoli: la Libia sarà la nuova Somalia
Un’assemblea delle tribù e delle milizie riunita a Bengasi ha dato vita al “Consiglio provvisorio di Barqa”, Cirenaica, chiedendo la piena autonomia della regione da Tripoli. Mustafa Abdel Jalil, presidente del Cnt fino alle prossime elezioni di giugno, ha definito l’iniziativa la «sedizione dell’est» accusando non meglio precisati «paesi arabi» di avere fomentato la «cospirazione». Poi la minaccia: «Devono sapere che gli infiltrati e i fedelissimi dell’ex regime tentano di utilizzarli e noi siamo pronti a dissuaderli, anche con la forza». Replica Hamid Al-Hassi, capo militare della Cirenaica: «Siamo pronti a dare battaglia. Siamo dunque a quel rischio di guerra civile che lo stesso Jalil paventava di fronte all’anarchia delle milizie che spadroneggiano in Libia». La Libia “liberata” dalla Nato sta per diventare la nuova Somalia?
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Anche l’Italia tra gli sconfitti della guerra contro Gheddafi
Gheddafi voleva una moneta unica africana, sostenuta dai proventi del petrolio, per uno sviluppo autonomo dell’Africa, capace di sganciare il continente nero dal controllo dell’Occidente: scommessa stroncata sul nascere, con la guerra. Un golpe, travestito da rivoluzione: non che i libici fossero felici di subire la spietata dittatura di Gheddafi, ma i leader della “nuova Libia” – tutti quanti: Jalil, Jibril, Younis – erano i più stretti collaboratori del “macellaio di Tripoli”. Qualcuno lo aveva capito fin dall’inizio: mentre le folle di Tunisi e del Cairo avevano assediato i palazzi del potere, il 17 febbraio 2011 erano stati gruppi armati ad attaccare posti di polizia e sedi governative a Bengasi. Operazione celebrata dai media come “lotta di liberazione”, in realtà pianificata da Parigi e Londra con l’appoggio di Washington, e totalmente subita da Roma: Berlusconi quella guerra non la voleva, e nel deserto libico l’Italia ha perso una quota molto rilevante della propria sovranità energetica.
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La Nato in Siria: guida i “ribelli” l’agente libico di Bin Laden
«Ancora non sappiamo chi ha ucciso Kennedy: come credere, dunque, all’inverosimile versione ufficiale dell’11 Settembre?». Quando uscì “La guerra infinita”, alla vigilia dell’invasione dell’Iraq motivata con la favola delle “armi di distruzione di massa” di Saddam, il libro raggiunse in pochi giorni le 70.000 copie vendute, e senza una sola recensione sui grandi media, per i quali la tesi di Giulietto Chiesa era semplicemente inaccettabile. Sono gli stessi media che, dieci anni dopo, inabissato in mare “con rito islamico” l’ormai ingombrante fantasma di Bin Laden, non hanno battuto ciglio quando, in prima serata sulla Rai, Giovanni Minoli ha rilanciato i medesimi imbarazzanti interrogativi di Chiesa. Poi è stata la volta della Libia, con la bufala in mondovisione delle “fosse comuni” per coprire le “stragi di civili”. E adesso è il turno della Siria: il capo del sedicente “libero esercito siriano”, si viene ora a sapere, è nientemeno che l’ex comandante militare di Tripoli, già dirigente di Al Qaeda.
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Frecce Tricolori: piloti uccisi perché tacessero su Ustica?
Ramstein, 29 agosto 1988: collisione in volo tra due aerei delle “frecce tricolori”. Una strage: muoiono tre piloti e 67 spettatori. Forse non è stato un incidente: due dei piloti rimasti uccisi, Ivo Nutarelli e Mario Naldini, pochi giorni dopo avrebbero dovuto testimoniare su un’altra tragedia, quella di Ustica. La fatidica sera del 27 giugno 1980, in cui esplose in volo il Dc-9 Itavia con a bordo quattro membri dell’equipaggio e 77 passeggeri, tra cui 13 bambini, Nutarelli e Naldini erano anch’essi in volo, non lontano dalla rotta del velivolo di linea abbattuto, e avrebbero lanciato via radio un allarme aereo generale. Otto anni dopo, il disastro di Ramstein. E oggi, un dettaglio inquietante: il jet acrobatico di Nutarelli aveva il carrello inspiegabilmente aperto, così come il freno aerodinamico anteriore. I comandi erano stati manomessi?
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Crisi e guerra: contro la Cina, la geopolitica del caos
«È proprio vero il detto che chi non conosce la storia è condannato a ripeterla. Sembra d’assistere ad una riedizione degli eventi post-1929. E vogliamo dirla tutta? Il 1929 sfociò alfine nella Seconda Guerra Mondiale». Parola di Daniele Scalea, condirettore della rivista “Geopolitica”, che lancia uno sguardo ai pesanti rivolgimenti che hanno segnato il 2011: la Cina che cresce, l’Europa che vacilla, gli Usa che destabilizzano le aree-cerniera come l’Africa e il Mediterraneo, senza però un disegno chiaro: è la “geopolitica del caos” che, dalla Libia alla Siria, punta a generare conflitti regionali, per rallentare l’ascesa di Pechino e prendere tempo, in attesa che il petrolio del Medio Oriente diventi sempre meno strategico.
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Tagliatori di teste: Monti e il governo-ombra del mondo
Come dono emblematico della rinnovata “amicizia italo-libica”, ad opera dei nuovi governi dei due paesi, il premier Mario Monti ha riportato in Libia la testa di Domitilla, che qualcuno aveva rubato vent’anni fa decapitando un’antica statua. Di teste tagliate, Monti in effetti se ne intende. Prima di ricevere l’investitura dal presidente Napolitano, ha fatto parte per anni della banca statunitense Goldman Sachs, le cui speculazioni (tra cui la truffa dei mutui subprime) hanno provocato tagli di posti di lavoro e di vite umane (con l’aumento dei prezzi dei cereali). Come consulente, scrive “Le Monde”, egli aveva «l’incarico di apritore di porte, per sostenere gli interessi della Goldman Sachs nei corridoi del potere in Europa».
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Sos democrazia, contro i No-Tav una grottesca crociata
Ancora la Val di Susa. Ancora la resistenza contro il Tav. Il blitz – così lo chiamano giornali e tv – di giovedì all’alba è caduto in un paese segnato dalla crisi e attraversato da ventate di rivolta a cui non si era più abituati, dai “forconi” siciliani agli autisti dei tir. E già prende corpo l’idea di una manovra repressiva ad ampio raggio, che affianchi all’autoesclusione della democrazia parlamentare la chiusura degli spazi di mobilitazione dal basso nel quadro di una modernissima forma di dispotismo della ragione economica e dell’emergenza finanziaria.
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Attenti, la guerra con l’Iran è già cominciata: in Siria
Misteriosi gruppi armati sparano sulla polizia, che risponde al fuoco e fa i primi morti, subito elevati al rango di “martiri”. E’ l’inizio della “narrazione del genocidio”, modello Libia. In pochi mesi, il governo è isolato dal resto del mondo e costretto a rincorrere l’emergenza. Ma il resto del mondo non sta a guardare: si affretta anzi ad ammassare uomini e mezzi alla frontiera, preparando un “corridoio umanitario” da cui gli “insorti” scateneranno l’offensiva finale. Si scrive Siria, ma si legge Iran: la caduta di Damasco, pianificata a tavolino dagli Usa, provocherà il crollo di Hezbollah in Libano e il totale isolamento di Teheran, vero obiettivo della prossima guerra americana che il presidente Barack Obama sta costruendo giorno per giorno.
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Grecia, folle riarmo: affari d’oro per Francia e Germania
Sessanta caccia Eurofighter per 3,9 miliardi di euro, fregate francesi per oltre quattro miliardi, motovedette per 400 milioni, e poi carri armati, elicotteri Apache e sommergibili tedeschi per altri 2 miliardi di euro. E’ la lista della spesa militare per il prossimo futuro. E la notizia ha dell’incredibile: perché il paese che sta per impegnare queste cifre in armamenti è la Grecia, che forse in primavera lascerà l’euro per tornare alla dracma. Gli ospedali di Atene trattano solo i casi urgenti, gli autisti degli autobus sono in sciopero, nelle scuole mancano ancora i libri di testo e migliaia di dipendenti statali manifestano contro il proprio licenziamento. Il governo greco annuncia un nuovo piano di rigore che non risparmierà nessuno. A parte l’esercito e l’industria delle armi: due settori neppure sfiorati dall’austerity che sta terremotando il popolo greco.