Archivio del Tag ‘Muhammar Gheddafi’
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Oltre le bombe: quello che ci chiede la gioventù araba
Aiutare gli insorti, impedire che le milizie del raìs libico occupino Bengasi e Tobruk, soccorrere i profughi e arginare l’ondata dei migranti: tutti obiettivi largamente condivisi dalla comunità internazionale. Le divergenze investono invece il futuro di Gheddafi: arrestarlo per crimini di guerra, munirlo di un salvacondotto ed esiliarlo o larciargli una parvenza di potere in una sorta di libertà vigilata, disarmata e commissariata? Infine: bisogna mantenere l’unità della Libia o prendere atto che quell’unità è un’invenzione perché Tripolitania e Cirenaica sono realtà incompatibili e la loro fittizia unità è stata imposta dal colonialismo italiano prima e dalla dittatura di Gheddafi poi?
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Missili su Gheddafi, la guerra in Libia ora divide l’Italia
Diluvio di missili cruise lanciati dalle navi americane insieme a raid aerei, prima francesi e poi anche inglesi, per annientare la capacità aeronautica di Gheddafi e imporre la “no-fly zone” invocata dagli insorti e dalla Lega Araba. L’attacco autorizzato dall’Onu è scattato alle 17.45 del 19 marzo, per fermare il massiccio bombardamento su Bengasi ordinato dal raìs in violazione del cessate il fuoco. Attacco accolto con sollievo dai ribelli e dal mondo arabo, che dall’Egitto alla Tunisia sta aiutando materialmente la popolazione e la resistenza libica contro il dittatore. Ma la “partecipazione attiva” dell’Italia, che schiera una squadra navale, 7 basi operative e decine di caccia pronti al decollo, divide il paese: il ministro Bossi protesta, minacciando di spaccare il governo.
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Voltafaccia all’italiana, la nostra specialità storica
E’ significativo e appropriato che, nel momento delle celebrazioni dell’Unità d’Italia, gli italiani, o almeno i rappresentanti istituzionali da loro liberamente eletti, soffino sulle candeline della torta confermando una delle nostre doti più caratteristiche: la capacità di fare i peggiori voltafaccia a cuor sereno, adducendo le motivazioni più false. Il più vergognoso di questi voltafaccia è forse quello nei confronti di Gheddafi e della Libia. Un anno fa abbiamo dovuto assistere all’accoglienza da terzo mondo riservata al colonnello, col quale Berlusconi aveva addirittura firmato un trattato d’amicizia fra i popoli libico e italico. Durante lo scoppio della crisi, silenzio. E ora siamo pronti non solo ad assistere silenti all’invasione del paese, ma a parteciparvi attivamente, fornendo basi e truppe.
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Libia, anche l’Italia firma l’ultimatum di guerra
Sette basi militari a disposizione, insieme ai velivoli tricolori in partenza per i cieli libici: intercettori Eurofighter, caccia F-16 e bombardieri Tornado. Missione: contribuire alla “no-fly zone” per impedire a Gheddafi di continuare a bombardare gli insorti e la popolazione che li sostiene. Di fatto: neutralizzare basi libiche, contraerea, radar e difesa missilistica. Sono le regole d’ingaggio della “guerra dell’Onu”, ultimatum scattato con l’ok del Consiglio di Sicurezza su pressione di Francia e Inghilterra – un passo indietro gli Usa, astenuta la Germania. Decisivo il silenzio-assenso di Russia e Cina, che hanno rinunciato al loro potere di veto aprendo la strada alla fine del regime di Gheddafi: un esito sul quale mette la propria firma anche l’Italia, “portaerei del Mediterraneo” e scomoda dirimpettaia del Colonnello, fino a ieri super-fornitore, grande amico e socio in affari.
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Gheddafi azzoppato, sperava nel nostro infinito cinismo
Credere o non credere a Muhammar Gheddafi? Prima di rispondere è bene aspettare i fatti, anche se va detto che il leader libico sta giocando la sua partita definitiva, impegnato nella fatale partita a scacchi con la morte – ricordate il film di Bergman? Però, più che agli scacchi, Gheddafi per ora ha giocato a poker: non conoscendo le regole, forse neppure il decalogo psicologico del gioco, ma praticando con disinvoltura il bluff. Appena il Consiglio di Sicurezza dell’Onu ha approvato la tardiva “no-fly zone”, ecco che lo spietato leader è diventato quasi un coniglio e ha accettato – per ora, a parole – le decisioni vincolanti delle Nazioni Unite, di cui il suo paese fa parte.
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Salvare la Libia: via alla missione Onu contro Gheddafi
Bombardare Gheddafi, col via libera delle Nazioni Unite: dopo infinite esitazioni, il 17 marzo il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha approvato la risoluzione 1973 che impone l’attesa “no-fly zone” sui cieli della Libia e prevede «tutte le necessarie misure per proteggere la popolazione civile», tranne un’invasione di terra. Immimente, secondo la Francia, l’avvio dei raid aerei della Nato. E la Bbc non esclude un primo intervento dell’aviazione britannica già il 18 marzo, per colpire le artiglierie che stanno cingendo d’assedio Bengasi, la capitale degli insorti. E’ la svolta nella tragedia libica, accolta con scene di giubilo nella città assediata, dove migliaia di manifestati si sono riversati in strada.
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La Russia gela la riscossa travolgente di Gheddafi
Anche la Russia chiude le porte a Gheddafi: il presidente Medvedev annuncia che il Colonnello e i suoi familiari non potranno mettere più piede a Mosca e neppure condurvi operazioni finanziarie. L’annuncio del presidente russo arriva il 14 marzo, proprio mentre la travolgente controffensiva delle forze del raìs ha colto di sorpresa non solo gli insorti ma anche la diplomazia occidentale, che ancora si attarda a verificare la possibilià di una “no fly zone” che fra pochi giorni potrebbe rivelarsi ormai inutile, se gli insorti dovessero capitolare sul piano militare dopo l’ultima disperata resistenza che si va apprestando fra Brega e Bengasi, ad Adjabiya.
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Come fermare Gheddafi, che intanto riconquista la Libia
Mentre il mondo resta a guardare, il cannibale Gheddafi ha ripreso a divorare la Libia martellando gli insorti grazie alla sua supremazia aerea: sotto un fitto bombardamento, la resistenza ha dovuto abbandonare l’enclave petrolifera di Ras Lanuf e ora si prepara a resistere a Brega, dove già cadono bombe e la popolazione comincia a fuggire verso Bengasi. Ore decisive: sollecitata dalla Francia, l’Europa ha riconosciuto il nuovo Consiglio Nazionale libico, mentre Obama annuncia che «si sta chiudendo il cerchio» attorno a Gheddafi e Hillary Clinton attende per il 15 marzo i piani della Nato per la “no-fly zone”, ora approvata anche dal presidente della Lega Araba, l’egiziano Amr Moussa.
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Nessuno difende il Colonnello, l’arabo nemico degli arabi
Non uno straccio di solidarietà formale. Non una parola di sostegno da parte degli altri raìs, presidenti, monarchi e sultani che osservano con sguardi indifferenti, se non compiaciuti, l’inesorabile caduta del Colonnello. Anzi, a dire il vero, già si contano le opinioni a favore di una no-fly zone sulla Libia che equivarrebbe ad un intervento militare mirato. E sono opinioni che pesano, come quella del presidente della Conferenza dei paesi islamici, il turco Ekemelledin Ihsanoglu, o quella del versatile segretario della Lega Araba, l’egiziano Amr Mussa. E allora sorge una domanda: ma perché Muhammar Gheddafi sta così sullo stomaco ai suoi stessi “fratelli” arabi e islamici?
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Che ipocriti, si svegliano solo adesso per liquidare Gheddafi
Non poteva mancare. Le pressioni erano troppo forti. E così il Tribunale penale internazionale è entrato prepotentemente sulla scena libica. Muammar Gheddafi e i suoi scherani ora sono sotto inchiesta per crimini contro l’umanità. Per l’amor del cielo, lungi da noi contestare le accuse che la Corte dell’Aia muove al Colonnello, solo vorremmo sapere quali siano i crimini commessi e quando. Eh sì, perché fino a poche settimane fa il leader libico appariva come uno stravagante ma rispettato uomo di Stato, mentre oggi è diventato un tiranno genocida.
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Dalla Libia il rischio di una nuova guerra planetaria
Parto dalle rivolte arabe per mettere sul tappeto un problema più generale. Per quanto riguarda il mondo arabo ritengo che siamo di fronte a cose molto diverse. In Egitto e Tunisia c’è il tentativo imperialista (Usa) e subimperialista (Ue) di mantenere il controllo della situazione cavalcando e indirizzando le rivolte popolari verso esiti rassicuranti e per certi versi preventivati, ovvero cambi delle guardia indolori, basandosi sui militari. Non è per nulla detto che la cosa funzioni, ma se anche il movimento popolare non dovesse fermarsi qui, si deve dotare di una direzione e di un’organizzazione, altrimenti saranno guai. Non siamo noi a doverlo insegnare a nessuno: qui è la Storia che dà lezioni a tutti.
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Guerra contro Gheddafi: più vicino l’intervento della Nato
Armare i ribelli e impedire a Gheddafi di alzare in volo aerei ed elicotteri. Si fa sempre più concreta l’ipotesi di un intervento armato della Nato per scongiurare un disastro umanitario in Libia. Dopo il summit del 28 febbraio a Ginevra i membri dell’Alleanza atlantica stanno valutando diverse opzioni di intervento, compresa la creazione di una “no-fly zone”. Per quanto riguarda gli scenari futuri, gli Usa non escludono “l’esilio” del Colonnello, un’ipotesi questa su cui il premier italiano Berlusconi invita alla cautela. Per il momento però la controffensiva delle forze fedeli al dittatore libico ha impedito ai rivoltosi di raggiungere Tripoli ed espugnare la roccaforte del regime.