Archivio del Tag ‘Mosca’
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La storia siamo noi, nessuno si senta escluso
Quando esplose il reattore di Chernobyl, nel remoto 1986, il Muro di Berlino era ancora in piedi, ma a Mosca si era appena insediato l’uomo che lo avrebbe abbattuto, Mikhail Gorbaciov. Nell’Italia pre-tangentopoli, ancora ignara dei terremoti che proprio il crollo dell’Urss avrebbe causato, licenziando l’ormai inutile casta politica anti-sovietica della Prima Repubblica, si muoveva un’esigua minoranza di kamikaze, immediatamente criminalizzati dal mainstream come eretici guastatori, qualunquisti, avanguardie dell’antipolitica. I loro nomi: Alex Langer, Gianni Mattioli, Massimo Scalia. In altre parole, i Verdi: quelli che – complice il disastro bielorusso – riuscirono a trascinare l’Italia al voto, spingendo il paese a mettere al bando il nucleare.
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Trattativa Stato-mafia, fin dai tempi del bandito Giuliano
Avvelenato in carcere, come da copione, per impedirgli di parlare. E’ la tragica fine di Gaspare Pisciotta, noto come il luogotenente “infedele” di Salvatore Giuliano, rievocata nel film di Francesco Rosi del 1962. La tesi: Pisciotta fu assassinato per evitare che raccontasse la verità, smentendo la versione ufficiale. Ovvero: Giuliano non cadde in un conflitto a fuoco con le forze dell’ordine, ma fu “venduto”, tradito e giustiziato in un vero e proprio agguato. Sicuri? No, non più. Perché Pisciotta forse custodiva altri segreti, ancora peggiori. Per esempio: è possibile che a cadere nell’imboscata di Castelvetrano, 5 luglio 1950, non sia stato Salvatore Giuliano, ma un suo sosia. Il vero Giuliano non è morto quella notte in provincia di Trapani, ma è riparato negli Usa sotto falso nome? Se fosse ancora vivo, oggi avrebbe 90 anni. Fantasma scomodo, quello del “bandito” di Montelepre. Autore del massacro di Portella della Ginestra, la “madre di tutte le stragi”: all’origine di quello che oggi si chiama “trattativa Stato-mafia”. Obiettivo: strategia della tensione, per condizionare la democrazia.
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Berlino, affari e tabù: l’euro forte e il fantasma di Hitler
Quando si parla di possibile separazione dell’euro fra debole e forte, spunta regolarmente qualcuno che, con l’aria di chi ha capito tutto, ti spiega che i primi a non avere convenienza sono i tedeschi, che vedrebbero apprezzare fortemente la loro moneta e, con ciò, comprometterebbero le loro esportazioni verso l’area dell’euro debole e gli Usa; morale: tutto resterà come è. Lasciamo stare per un momento il “tutto resterà come è” e chiediamoci se questa convinzione di una moneta non troppo forte per esportare corrisponda alla realtà ed alla percezione che i tedeschi hanno della faccenda. In effetti, la Germania è paese manifatturiero ed esportatore, per cui, in teoria, avrebbe tutta la convenienza ad avere una moneta debole per rendere competitive le sue merci. Però questo ragionamento è troppo schematico e non considera altri aspetti della questione, sia in termini oggettivi che soggettivi, che invece ci sembra opportuno prendere in considerazione.
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Armi chimiche, Obama e la Siria: ricordate Colin Powell?
«E’ possibile dimenticare Colin Powell, segretario di Stato Usa nel 2003, che agita una provetta di “armi batteriologiche” mentre interviene all’Onu? Era falso, ma venne preso per buono e spianò la strada alla guerra e all’invasione dell’Iraq». Lo scenario si ripete con la Siria: “fonti” israeliane hanno denunciato trasferimenti sospetti di armi chimiche. Questo, afferma Alessandro Avvisato su “Contropiano”, è bastato a Usa e Nato per dichiarare che gli Stati Uniti, in caso di uso provato di armi chimiche, interverranno in qualche modo. E mentre «l’aria di manipolazione mediatica a fini di guerra è fin troppo evidente», si scopre che i droni di Tel Aviv già sorvolano il confine siriano, e che il Mossad – stando alla rivista “Atlantic” ha già chiesto alla Giordania il permesso di sorvolo per bombardare i presunti siti delle armi chimiche siriane, che secondo il “Washington Post” sarebbero addirittura 75.
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Come siam piccoli, visti dal forziere energetico del pianeta
Spesso è proprio questione di punti di vista. Non è una grande novità, molti (io no) la pensano sempre così. Ma spesso è utile saper modificare il “punto di vista”: permette di vedere le cose in tre dimensioni, qualche volta di più. Per esempio, qualche tempo fa stavo a bordo del “Demian Bednij”, grossa nave che potrebbe fare la sua figura anche nel Mediterraneo, ma che non arriverà mai in questo mare nostrum. Forse dovrei dire anche chi era Demian Bednij che, in russo, vuol dire Demian “il povero”. Se gli hanno dedicato una grossa nave vuol dire che, per qualcuno, qualche merito lo avrà avuto. Infatti fu un grande poeta russo, che si chiamava in realtà Yefim Alekseevic Pridvorov, che fu amico di Trozkij e di Stalin, ma anche di Mandelstam, e poi odiato dal partito, ma anche il poeta preferito di Nikita Krushev. Eccetera. La storia della rivoluzione bolscevica è piena di queste singolarità, ma tutto questo non c’entra niente con la rivelazione della relatività che io ebbi a bordo del “Demian Bednij”.
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Anche Mosca rinuncia al Tav, e risparmia 100 miliardi
Dopo la rinuncia ufficiale del Portogallo e i recenti tentennamenti francesi, sul progetto Tav anche la Russia fa retromarcia: costi troppo elevati. Mosca ha annunciato che non finanzierà la costruzione delle linee ad alta velocità inizialmente previste per i Mondiali di calcio del 2018. Taglio netto: rinunciando al Tav, il Cremlino opta per una spettacolare “spending review” e risparmia in un colpo solo qualcosa come 103 miliardi di euro. Solo poche settimane fa, riferisce il network antagonista “Infoaut”, al governo russo era stato presentato un progetto di costruzione per gradi, che avrebbe dovuto ridurre il peso economico dell’opera, ma tanto gli investitori privati quanto lo Stato hanno ormai reso noti i propri ripensamenti. Motivo: l’efficienza economica dell’opera non è tale da giustificare una spesa così abnorme. E i Mondiali di calcio? Per il vicepremier Igor Shuvalov, basterà migliorare le linee esistenti.
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Manipolare il clima: ecco la super-bomba del futuro
Estati torride di terra secca e assetata, primavere scosse da nubifragi e alluvioni. Che il clima stia cambiando sotto ai nostri occhi è ormai accettato da tutti. E’ solo frutto del nostro stile di vita o dipende anche da altri fattori, che non siamo in grado di controllare? Ovvero: quanto influiscono sul meteo i sempre più numerosi esperimenti di manipolazione climatica? E a che scopo vengono effettuati? Per combattere il surriscaldamento globale oppure per accelerarlo? L’allarme è rilanciato dagli ambientalisti, concentrati sulla riduzione delle emissioni nocive, ma anche dai “complottisti”, convinti dell’esistenza di un vero e proprio “crimine climatico”, una manipolazione planetaria per colpire a comando la popolazione e l’economia di svariate aree del pianeta: molti esperimenti studiano come modificare artificiosamente il clima, causare pioggia o siccità, innescare tornado e nubifragi.
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Tutti davanti a Sanremo? Volta la carta, e viene la guerra
Confesso: non ho visto e non sto vedendo Sanremo. Lo so che è una grave colpa, perché milioni di italiani – uno share pazzesco – stanno vedendo Sanremo. Addirittura sono state cancellate trasmissioni cruciali come “Ballarò”, come “Servizio pubblico”. Tutta l’Italia è ferma per guardare Sanremo, e io non lo vedo. Grave limite, anche se scopro che su “Repubblica”, sull’onda di Bocca, Curzio Maltese definisce Celentano un gran cretino, un cretino di talento. Non credo che sia proprio così, esattamente. Come cantante, Celentano mi è sempre piaciuto molto. E penso che faccia molto bene a parlare di guerra – unico, nella televisione italiana. Poi, come ne parla è importante fino a un certo punto: l’essenziale è che se ne parli, visto che è l’unico che lo fa sul serio, in questo panorama desolante.
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Forze inglesi a Damasco, non è Assad a massacrare i siriani
Stanno macellando la Siria, a cannonate: non i presunti “boia” del regime di Assad, ma i brutali miliziani armati dall’Occidente. «Sono loro che ci terrorizzano», dichiara un testimone in una drammatica intervista realizzata a Homs dalla prestigiosa giornalista indipendente Silvia Cattori: «Ci minacciano se solo mettiamo il naso fuori di casa, siamo noi a chiamare l’esercito in nostro aiuto». E la versione dei media, che propongono una rivolta popolare contro l’oppressione della dittatura? Un diluvio di menzogne, senza uno straccio di prova. Per questo, Russia e Cina hanno posto il veto all’Onu contro una risoluzione anti-Assad. Ma c’è di peggio: oltre alla “legione libica” proveniente da Bengasi, in Siria – contro l’esercito di Damasco – sarebbero in azione reparti scelti del Qatar e addirittura forze speciali inglesi.
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La Russia: missili contro l’Europa se Israele minaccia l’Iran
Dopo la vistosa operazione di difesa preventiva della Siria, la Russia rilancia: Mosca è pronta a dislocare sistemi missilistici “Iskander” nell’enclave baltica di Kaliningrad, se la Nato insisterà nel voler dispiegare – stavolta contro l’Iran – lo scudo anti-missile che da anni preme per installare ai confini dell’ex Unione Sovietica. Complice anche la campagna elettorale moscovita, si riaccendono toni da guerra fredda attorno allo scenario sempre più instabile che minaccia il Medio Oriente, dove una potenza nucleare come Israele ha annunciato un possibile attacco a Teheran: la reazione missilistica dell’Iran potrebbe coinvolgere forze Usa nel Golfo o nel Mediterraneo, con conseguenze apocalittiche.
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Missili, alba di guerra: Mosca si prepara a difendere la Siria
Missili russi S-300 per difendere la Siria da un attacco occidentale, motivato da ragioni “umanitarie” e giudicato ormai imminente. Se Damasco rappresenta l’anticamera dell’assalto finale all’Iran, da Mosca arriva l’avvertimento più esplicito: giù le mani dalla Siria. Rimasta passiva nella guerra in Iraq e poi nell’operazione che in Libia ha condotto alla caduta di Gheddafi, stavolta la Russia non resterà alla finestra: «Mosca considera un attacco occidentale contro la Siria come una “linea rossa” che non tollererà», riferisce Arutz Sheva sul giornale londinese in lingua araba “Al Quds Al-Arabi”, citando fonti siriane e russe e confermando le notizie delle ultime ore: la marina da guerra di Mosca è già in Siria e sta trasferendo a Damasco importanti installazioni missilistiche contro una eventuale “no fly zone”.
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Aria velenosa, Torino fuorilegge: è la peggiore città d’Italia
«Per favore, non spegnete Torino»: era la richiesta che, in piena campagna elettorale, i Subsonica rivolgevano al futuro sindaco, Piero Fassino, invitato a non oscurare il “popolo della notte” che negli ultimi 10-15 anni ha trasformato le serate dell’ex città più grigia d’Italia. Ma i record sotto la Mole non sono finiti: Torino è anche la metropoli più indebitata, con oltre 5.700 euro di debito pro capite, contro i neppure 4.000 di Milano, stando ai dati diffusi già nel 2009 da “Civicum” insieme al Politecnico milanese. E ora, archiviati i fasti – ma non gli oneri – delle Olimpiadi Invernali 2006, ecco che Torino si scopre anche la città meno ecologica, la più inquinata, quella dall’aria più irrespirabile.