Archivio del Tag ‘morte’
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Tav, bombe e menzogne: storia di una vergogna nazionale
Massimo Numa, destinatario di un misterioso pacco-bomba recapitatogli alla redazione della “Stampa”, è il giornalista più noto in valle di Susa, e il più temuto. Nella rovente estate 2011, gli attivisti lo accusarono direttamente: sostennero che proprio dal suo computer era partita una email-fantasma, firmata “Alessio”, nella quale si tentava di sostenere che un militante No-Tav, gravemente ferito al volto da un lacrimogeno il 23 luglio, fosse in realtà finito all’ospedale per essere semplicemente “caduto da solo”. Lo stesso Numa ammise che quella velenosa mail, palesemente destinata a inquinare la verità, era stata davvero inviata dal suo ufficio, anche se – disse – non era stato lui a spedirla. Nonostante questo increscioso episodio, non solo Numa è rimasto regolarmente in servizio alla redazione della “Stampa”, ma il direttore del giornale, Mario Calabresi, gli ha consentito di continuare a occuparsi quotidianamente della drammatica vertenza della valle di Susa, come se nulla fosse accaduto.
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Lampedusa, l’Europa di Schengen e l’Italia di Alfano
Ancora una volta, di fronte all’ennesima strage del proibizionismo, questa volta di proporzioni agghiaccianti, si prova ad additare come unici responsabili gli “scafisti”. Arrestare qualche povero disgraziato, di solito egli stesso esule o migrante, vale a tacitare le nerissime coscienze dei tanti che concorrono a perpetuare e moltiplicare l’ecatombe mediterranea. Serve ad additare un capro espiatorio per occultare le responsabilità dei decisori europei e dei ceti politici nostrani, di ogni tendenza, che del proibizionismo e della politica dei “respingimenti” hanno fatto un dogma da rispettare ad ogni costo umano. Solo una quindicina di giorni fa Angelino Alfano, feroce “colomba”, dichiarava che «va potenziata la frontiera europea nel Mediterraneo e il ruolo di Frontex, anche perché in questi flussi si annidano cellule terroristiche».
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Generazione fragile: quando Monicelli mise in riga Moretti
Mario Monicelli – che si è suicidato a novantacinque anni, la sera del 29 novembre 2010, lanciandosi dalla finestra del bagno al quinto piano del reparto di urologia dell’ospedale San Giovanni di Roma, e diventando il fantasma italiano acutissimo che ci ossessionerà ancora a lungo, consigliandoci e aiutandoci in questi tempi difficili – aveva le idee molto chiare su ciò che era successo all’Italia: «Ci ha fregato il benessere. La generazione che l’ha toccato per prima si è illusa che fosse eterno, inalienabile. Invece era stato conquistato dai padri con sofferenza e sacrificio. Così l’ha dissipato senza trovare la formula per rinnovare il miracolo, e gli eredi di quel gruppo umano hanno deluso le aspettative ad ogni livello. Gente senza carattere, priva di ambizioni, sommamente pretenziosa e basta».
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Uomini e maiali: i nostri organi “coltivati” sugli animali
Un team di scienziati giapponesi sta cercando di ottenere i permessi dal proprio governo per effettuare un nuovo tipo di esperimento embrionale. Si tratta di un processo di iniezione di una cellula staminale umana in un embrione animale, creando ciò che è definito un “embrione chimerico”. Verrà impiantato nell’utero di un animale, molto probabilmente di un maiale, e crescerà insieme ad esso, come organo di un essere umano. Quando la creatura crescerà, verrà però macellata per asportare l’organo, che verrà poi trapiantato in una persona con un organo malfunzionante o priva di esso. Secondo il professor Hirotsumi Nakauchi, responsabile del Centro per la biologia delle cellule staminali e la medicina rigenerativa dell’Università di Tokyo, «questo è un passo avanti molto importante per la medicina e ci sono voluti tre anni per raggiungere l’obiettivo». Il suo è il gruppo di ricercatori che in passato è riuscito ad iniettare cellule staminali in embrioni di topi geneticamente modificati.
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Saldarci il debito: il bazooka che Draghi non vuole usare
Un influente economista europeo, Charles Wyplosz, è coautore di una proposta di una semplicità cristallina per cominciare a sdrammatizzare la crisi in corso (voxeu.org). In breve Wyplosz propone che la Bce acquisti un quarto dei debiti pubblici dei paesi europei periferici (Francia inclusa) pari a 1.200 miliardi di euro, circa un quarto del loro Pil. In sostanza, man mano che titoli del debito di questi paesi vengono a scadenza, la restituzione viene finanziata dalla Bce, che in cambio ottiene titoli perpetui con un tasso di interesse zero. Operazione quindi a costo zero per i contribuenti europei. Ma che fine fa la moneta messa così in circolazione? Wyplosz non ritiene che essa costituisca un pericolo inflazionistico nelle circostanze attuali. In effetti, liberatesi di una mole notevole di titoli pubblici problematici, le banche potrebbero utilizzare la liquidità per restituire precedenti prestiti dalla Bce. Oppure quest’ultima potrebbe drenarla emettendo titoli di deposito – poiché questi vanno remunerati a un tasso minimo questo ha un costo, ma non si tratterebbe di gran cosa rispetto ai vantaggi.
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Lottare per il lavoro: il grido di Bergoglio nel Merkel-day
Sì, la notizia del giorno era la riconferma della cancelliera Angela Merkel. Ma mi son distratto. Ieri la mia città, Cagliari, ospitava Papa Francesco. C’erano quasi quattrocentomila persone a salutarlo in piazza, con un entusiasmo popolare palpabile (e papabile). Si è riversato in poche vie un quarto della popolazione sarda. Sono numeri che dovrebbero fare notizia, perché sono destinati a ripetersi in tante altre realtà che vivranno la Grande Crisi in questi anni. Quel che ho visto ieri a Cagliari – in una regione in cui metà dei giovani non hanno lavoro – lo vedranno in tanti anche altrove. Ho visto un’infinità di disoccupati commossi fino alle lacrime dalle parole del Papa. Mentre il mondo politico che un tempo parlava alle masse non ha più il polso né dei lavoratori né dei poveri, accade invece che il più originale prodotto del peronismo argentino, Jorge Bergoglio, stia entrando nei loro cuori.
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Trower: wi-fi pericoloso, verità nascosta a scopo di lucro
Come affermato da ricercatori universitari, scienziati governativi e consulenti scientifici internazionali, almeno il 57,7% delle studentesse esposte a radiazioni a microonde di basso livello (wi-fi) sono a rischio di avere aborti, malformazioni fetali o bambini con tare genetiche. I danni genetici possono essere trasmessi alle generazioni successive. Il professor John Goldsmith è consulente internazionale per le comunicazioni in Rf (radio-frequenze), consulente per l’Organizzazione Mondiale della Sanità in epidemiologia e scienze della comunicazione, consulente militare e universitario nonché ricercatore; a proposito dei bassi livelli di esposizione (sotto il livello termico) all’irraggiamento da microonde aventi le donne come bersaglio, ha scritto: «Nelle donne esposte a radiazioni di microonde, nel 47.7% dei casi ci sono stati aborti prima della settima settimana di gravidanza». E’ al di sotto di quello che la maggior parte delle studentesse riceve in un’aula dotata di trasmettitori wi-fi, a partire dall’età di circa cinque anni in su.
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Fukushima, Tokyo ammette: il rischio-apocalisse è adesso
Era tutto vero: il pericolo Fukushima comincia solo adesso e il Giappone non sa come affrontarlo. Le autorità hanno finora mentito, ai giapponesi e al mondo intero: Fukushima era una struttura a rischio, degradata dall’incuria. Un impianto che andava chiuso molti anni fa, ben prima del disastro nucleare del marzo 2011. Da allora, la situazione non è mai stata sotto controllo: la centrale non ha smesso di emettere radiazioni letali. Tokyo finalmente ammette che, da mesi, si sta inquinando il mare con sversamenti continui di acqua radioattiva, utilizzata per tentare di raffreddare l’impianto. Ma il peggio è che nessuno sa esattamente in che stato siano i reattori collassati: si teme addirittura una imminente “liquefazione” del suolo. L’operazione più pericolosa comincerà a novembre, quando sarà avviata la rimozione di 400 tonnellate di combustibile nucleare. Operazione mai tentata prima su questa scala, avverte la “Reuters”: si tratta di contenere radiazioni equivalenti a 14.000 volte la bomba atomica di Hiroshima. Enormità: bonificare Fukushima – ammesso che ci si riesca – richiederà 11 miliardi di dollari. Se tutto va bene, ci vorranno 40 anni.
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Strategia della tensione: l’ombra della violenza-fantasma
«Attorno alla Tav ci sono anche vicende torbide: siamo convinti che non tutti gli attacchi di questi mesi siano riconducibili a persone che fanno parte del movimento». Con queste parole è il sindaco di Venaus, Nilo Durbiano, a evocare il pericoloso clima della strategia della tensione, dopo i recenti incendi notturni che a Bussoleno, Salbertrand e Gravere hanno colpito aziende coinvolte nel cantiere di Chiomonte. Tra le “vicende torbide” a cui Durbiano fa riferimento, probabilmente, ci sono anche i 12 attentati incendiari e dinamitardi che già nella seconda metà degli anni ’90 scossero la valle di Susa, rivendicati da strane sigle come “Lupi grigi” che spinsero i media a parlare di “eco-terroristi”. In carcere finirono – e morirono – i due giovani anarchici “Sole e Baleno”, Edoardo Massari e Maria Soledad Rosas, poi riconosciuti estranei agli attentati, sui quali peraltro non è mai stata fatta piena luce. Fantasmi che tornano tristemente d’attualità, nel clima di scontro che oppone i No-Tav e i promotori dell’opera, senza che la politica si sia ancora degnata di spiegare la presunta necessità di realizzare la contestatissima Torino-Lione.
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Wall Street golpista: ancora al potere i killer di Kennedy
C’era un patto segreto tra Kennedy e Khruscev: mettere fine alla guerra fredda, disarmare i missili nucleari e collaborare persino nelle missioni spaziali. L’uccisione di Jfk mise fuori combattimento anche il leader sovietico. Da allora, per decenni, sia a Mosca che a Washington hanno comandato i falchi. Chi erano, negli Usa? Politici, ma in realtà emissari dell’élite finanziaria: Wall Street. Con alle spalle personaggi oscuri, già in affari con la Germania nazista, che dopo la guerra reclutarono nei loro servizi segreti la crema dell’apparato hitleriano di intelligence. Lo sostiene il giornalista investigativo tedesco Mathias Broeckers, autore di un nuovo dirompente libro-inchiesta sulla fine di John Fitzgerald Kennedy: nel 1963, dice Broeckers, è come se fosse finita la democrazia americana, congelata da un colpo di Stato. «In America, la democrazia effettiva tornerà solo quando verrà completamente “sdoganata” la verità sull’omicidio di Dallas». Un giallo per il quale l’allora braccio destro di Nixon, Roger Stone, oggi accusa nientemeno che l’ex presidente George Bush, uomo di Wall Street e dei petrolieri texani. Suo figlio, George Walker, gestirà poi l’altro grande “terremoto opaco” destinato a cambiare il mondo, l’11 Settembre.
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Da Bin Laden a Vickers, il macellaio della guerra di Obama
Prima regola, le “verità indiscusse”: noi siamo il Bene, loro il Male, ed è bene i media ne prendano nota senza discutere. Seconda regola: pace e ordine mondiale richiedono la presenza militare globale degli Usa. Terza regola: solo un interventismo globale, anche sotto forma di guerra preventiva, può sconfiggere le minacce esistenti. E’ il credo imperiale che Andrew J. Bacevich, già alto ufficiale degli Stati Uniti e ora storico dell’università di Boston, chiama “la Sacra Trinità” sui cui si regge il potere Usa, che da almeno tre decenni, in Medio Oriente, viaggia a fari spenti: «Obama improvvisa, non ha una strategia. Persino nel coinvolgere il Congresso, punta solo a condividere l’impiccio. E non vedo la Siria come una svolta. Penso che ormai sia chiaro, e non da oggi, come la politica americana nel mondo islamico abbia fallito. Intervenire in Siria perpetuerà semplicemente questo fallimento».
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La catastrofe: loro fabbricano soldi, noi paghiamo il debito
Le guerre? Ottimo affare. Devono essere «dirette in modo tale» che le nazioni «sprofondino sempre di più nel loro debito e, quindi, sempre di più sotto il nostro potere». Parola del banchiere Amshel Mayer Rothschild, che visse a cavallo tra ‘700 e ‘800. Thomas Jefferson, il presidente americano raffigurato sulle banconote da due dollari, sapeva bene con che razza di banditi avesse a che fare: «Io credo che le istituzioni bancarie siano più pericolose per le nostre libertà di quanto non lo siano gli eserciti armati». Quella «aristocrazia facoltosa» può mettere in croce qualsiasi governo. Quindi: «Il potere di emissione dev’essere tolto alle banche e restituito al popolo». Chiosa il coevo Andrew Jefferson, settimo presidente degli Stati Uniti: «Se solo gli americani capissero la totale ingiustizia del nostro sistema monetario e bancario, ci sarebbe una rivoluzione prima di domani mattina». Sintetizza Giulietto Chiesa: se l’emissione di moneta non è più sovrana, ma appaltata alle banche, lo Stato ha le ore contate, e così i suoi cittadini. Ecco spiegata l’apocalisse finanziaria.