Archivio del Tag ‘miliardi’
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Euro: un referendum contro la fabbrica delle menzogne
Adesso che la potenza mediatica di Grillo spinge il referendum sull’Europa, è solo sperabile che questa giusta proposta non finisca nel tritacarne mediatico e nel teatrino della politica. Noi del “Movimento No Debito” l’abbiamo chiesto da quasi due anni. Una consultazione popolare sui trattati europei c’è già stata nel 1989, abbinata alle europee. Ora sarebbe giusto indire un referendum non tanto sull’euro in quanto tale, ma su quei trattati che, come il Fiscal Compact, ci vincolano alle politiche di austerità. Un referendum come quelli che si sono tenuti in altri paesi europei avrebbe un pregio di fondo: almeno per qualche momento e con un minimo di par condicio romperebbe la barriera di propaganda, chiacchiere e bugie che oggi impediscono ai cittadini italiani di farsi una propria idea su quanto sta davvero accadendo in Europa. Poi si potrebbe affrontare davvero la questione di come rompere la cappa dell’euro, che produce da noi 40.000 disoccupati al mese, centinaia di migliaia in tutta l’Europa del Sud.
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Chiesa: la Apple ruba e Bruxelles tace, tanto paghiamo noi
Pubblicità fantastiche, la faccia di Steve Jobs presentato quasi come un profeta. Ma ora si scopre che la Apple, quella che con gli i-phone ci ha reso tutti felici, ha evaso negli Stati Uniti 44 miliardi di dollari di tasse. Poi è venuta in Europa e ha ottenuto dal governo irlandese di pagare solo il 2% dei suoi profitti, all’Irlanda e quindi in qualche misura anche a noi europei. In Irlanda si paga il 12,5% di tasse, che è sempre la metà di quello che si paga in Francia e in Germania, e molto meno della metà di quello che si paga in Italia. Bene, la Apple paga solo il 2%. E così è riuscita a sfangare altri 12 miliardi di euro di tasse. Ecco, a proposito del Fiscal Compact: ma la Bce dove stava? Perché è bene che si sappia che lo scandalo della Apple non è stato sollevato dagli europei, dalla Banca Centrale Europea o da Bruxelles. Lo scandalo è stato sollevato negli Stati Uniti, che si sono indignati perché la Apple gli ho portato via 44 miliardi di dollari.
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L’Italia in crisi non rinuncia al drone-killer (da 30 milioni)
Dal suo ufficio, il tele-pilota seduto davanti al computer individua il bersaglio, lo inquadra con la guida laser, schiaccia il bottone e fa partire il missile Hellfire: quel piccolo siluro di un metro, largo un palmo, ammazza per te. Costo: da 68.000 a 122.000 dollari a missile. Gli Hellfire equipaggiano il nuovo drone-killer a cui l’Italia in crisi non sa rinunciare. Si chiama M-Q9, made in Usa, in dotazione anche agli inglesi e all’aviazione italiana. «The MQ-9 – spiegano – is the first hunter-killer Uav designed for long-endurance, high-altitude surveillance». Anche senza aver frequentato l’accademia militare di Annapolis, osserva Ennio Remondino, la definizione di “cacciatore-assassino” dice tutto. I primi acquisti di droni da parte dell’aeronautica militare italiana risalgono al 2004: velivoli di stanza ad Amendola sono tuttora impiegati a Herat, in Afghanistan, con compiti di ricognizione e intelligence.
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L’Italia usi il suo oro per minacciare l’uscita dall’Eurozona
L’Italia ha tutti i mezzi per resistere alla crisi, a patto che voglia davvero farlo: deve cioè minacciare l’uscita dall’unione monetaria europea, che la sta strangolando. Lo sostiene l’inglese Ambrose Evans-Pritchard, di fronte alla recente proposta del World Gold Council: utilizzare la riserva aurea italiana, la quarta al mondo, per mitigare i dettami di austerità imposti dall’Eurozona. Duemila tonnellate d’oro, come garanzia di una prima tranche per le eventuali perdite degli obbligazionisti: in questo modo, l’Italia potrebbe raccogliere sul mercato dei capitali almeno 400 miliardi di euro e sfuggire al ricatto del debito per un paio d’anni. Ma se a monte non cambiano le regole di Bruxelles – avverte l’economista del “Telegraph” – dopo una boccata d’ossigeno biennale l’Italia potrebbe trovarsi definitivamente nei guai. E senza più neppure il salvagente dei suoi lingotti d’oro.
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Austerità, emergenza umanitaria: 5,8 miliardi le vittime
La chiamano austerità, come se fosse una condizione transitoria, ma è ormai un’emergenza umanitaria che colpisce soprattutto i più deboli, non solo in Europa: si parla di 5,8 miliardi di vittime, in tutto il pianeta. Secondo dati del Fondo Monetario Internazionale, nel 2013 ben 119 paesi del mondo passeranno attraverso pesanti “aggiustamenti” della loro spesa pubblica, e l’anno prossimo il numero di paesi investiti dalle “riforme strutturali” salirebbe a 131, secondo un trend destinato a crescere inesorabilmente almeno fino al 2016. Lo conferma anche uno studio della Columbia University, in collaborazione con il “South Centre”, intitolato “The Age of Austerity”. Obiettivo invariabile: colpire la spesa pubblica, cioè la sovranità democratica degli Stati, sempre più deboli di fronte agli appetiti dei globalizzatori verso le grandi privatizzazioni raccomandate dall’ideologia neoliberista, principale responsabile del disastro planetario in corso.
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Lupi farà la guardia ai cantieri Tav, alla faccia della crisi
Il superministero di Corrado Passera non c’è più. Forse per esigenze di spartizione, forse per presa d’atto dei fallimentari risultati del banchiere prestato alla politica, Enrico Letta torna all’antico, separando sviluppo economico da infrastrutture e trasporti. Sul primo spezzone chiama il sindaco di Padova, Flavio Zanonato, bersaniano per fede politica e anche per riconosciuto pragmatismo. Sul secondo lascia accomodare Maurizio Lupi, 53 anni, uomo di Cl, da sempre vicinissimo a Roberto Formigoni e alla Compagnia delle Opere. La nomina di Lupi caratterizza il governo Letta in modo netto: chiude la strada a ogni ripensamento sulla politica delle grandi opere. L’ex assessore milanese è sempre stato schieratissimo in favore di ogni iniziativa che abbia un significativo contenuto di cemento. Il Tav prima di tutto, ma anche il ponte sullo Stretto di Messina, il Mose di Venezia, strade e autostrade e via elencando.
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Macelleria Italia: tagli selvaggi, stipendi ai livelli del 1979
Tagliare gli sprechi della spesa pubblica, gonfiati dalla “casta” del pubblico impiego? Balle: l’Italia è scesa al di sotto della media Ocse per numero di occupati nella pubblica amministrazione. Dal 2006 al 2011, lo Stato ha tagliato 232.000 dipendenti pubblici. Una drastica “spending review” sostanziale, in ossequio all’ideologia neoliberista di Bruxelles, cominciata molto prima delle invettive di Brunetta contro i “pelandroni” o l’allarme scatenato da Grillo. Oltre alla salutare denuncia di sprechi intollerabili, la strana stagione delle crociate contro i privilegi della “casta” ha prodotto il disastro definitivo del tecno-governo “nominato” dalla Troika. A conti fatti, stanno letteralmente “smontando” lo Stato, costantemente sotto ricatto finanziario a partire dall’adesione all’Eurozona. Ora siamo alla “terza fase” dell’austerità, quella senza ritorno: devastazione dell’economia nazionale e, naturalmente, privatizzazione lucrosa dei servizi pubblici, a danno dei cittadini.
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Barnard: ci stanno portando in Kosovo, schiavi sottopagati
Il peggio dell’economia a senso unico noi ancora non l’abbiamo subito, anche se siamo sul punto di. Il grande esperimento delle “riforme”, del “rigore”, delle Austerità, fu inflitto come “laboratorio”, a partire dal crollo del muro di Berlino, a tutto l’Est europeo. Quando l’impero sovietico crollò nell’arco di pochi mesi, le porte dell’Est europeo si spalancarono ai falchi del Libero Mercato e dietro di esse c’erano masse di miserabili sbandati disposti a lavorare per pochi centesimi, assieme a intere economie da spolpare. Le élite d’Europa e degli Usa non avevano mai sognato nulla del genere. E’ ovvio che non sto dicendo che le dittature comuniste erano in alcun modo raccomandabili, ma lo sfruttamento di quelle genti che seguì il loro crollo è stato moralmente rivoltante. Qui di seguito alcuni dati scientifici, ma poi anche un dato aneddotico che, a mio parere, vale più di qualsiasi librone.
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Tamponare il disastro, stampando 10 miliardi: di lire
Vorrei sottoporre all’attenzione di coloro che sono interessati la proposta che l’Italia provveda al soccorso dei cittadini più bisognosi mediante la stampa di moneta. Prego il lettore di prendere sul serio la frase “sottoporre all’attenzione”: è possibile che la proposta sia assurda, o che non lo sia ma ci siano ostacoli molto seri, o che sia inopportuna, e in generale che abbia dei difetti che io non ho visto. Penso però che valga comunque la pena di discuterne, eventualmente per decidere che è impraticabile. Qui di seguito i dettagli. L’Italia dovrebbe stampare una moneta parallela all’euro, chiamiamola lira, da usarsi per distribuire un sussidio di disoccupazione generalizzato. Vari interventi, su cui non mi dilungo, suggeriscono che il valore complessivo dovrebbe essere dell’ordine di 10 miliardi di euro all’anno. Il tasso nominale di cambio più comodo sarebbe ovviamente 1 lira = 1 euro; la lira però non dovrebbe essere convertibile in euro né in altre valute, né dare origine a depositi fruttiferi.
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Afghanistan, sotto la Nato l’eroina è aumentata di 40 volte
Via dall’Afghanistan, la più infame delle guerre. Lo chiedono i grillini in Parlamento, invocando il ritiro immediato delle nostre truppe. «A Kabul spendiamo circa 800 milioni l’anno, ma probabilmente i soldi sono molti di più, perché dubito che vengano registrati quelli che diamo ai talebani perché non ci attacchino», polemizza Massimo Fini. «Con un miliardo non si risana un’economia, però qualche problemino potrebbe essere risolto, poniamo quello degli esodati». Strana guerra, ufficialmente nata per cacciare i talebani, armati dallo stesso Occidente per sfrattare l’Armata Rossa, mentre Osama Bin Laden «se ne stava al calduccio nella sua villa pakistana premurosamente assistito dai servizi segreti di Islamabad». Se il terrorismo fu l’alibi dell’invasione, la parola-chiave in Afghanistan è un’altra: droga. Da quando al posto dei “cattivi” talebani ci sono i soldati Nato, la produzione di eroina è aumentata di 40 volte.
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Soares: il debito non si paga, Lisbona si ribelli alla Merkel
Mario Soares, che ha guidato il paese verso la democrazia dopo la dittatura di Salazar, ha detto che tutte le forze politiche dovrebbero unirsi per «far cadere il governo» e respingere le politiche di austerità della troika dell’Ue-Fmi. «Il Portogallo non sarà mai in grado di pagare i propri debiti, per quanto possa continuare ad impoverirsi. Se non è possibile pagare, l’unica soluzione è non pagare. Quando l’Argentina era in crisi non pagò. E che cosa è successo? Non è successo niente», ha dichiarato ad “Antena 1”. L’ex premier socialista ed ex presidente del paese ha detto che il governo portoghese è diventato un servo del cancelliere tedesco Angela Merkel, e che esegue disciplinatamente qualunque ordine ricevuto. «Nel loro desiderio di fare contenta la Senhora Merkel, hanno venduto tutto e rovinato questo paese. In due anni questo governo ha distrutto il Portogallo».
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Altre tasse, l’euro-funerale dell’Italia officiato da Monti
Altro che stop all’Imu, diminuzione delle tasse e cancellazione del punto in più di Iva che scatterà a luglio. Nessuno di questi risultati – puntualmente elencati da chi chiede ai partiti di “fare in fretta” – potrà essere raggiunto da un eventuale nuovo esecutivo. Perché la strada economica è stretta e tutta in salita. Primo scoglio, l’eredità lasciata dal Def, il Documento di Economia e Finanza presentato dal governo uscente. «Un’amarissima sorpresa», secondo Stefano Fassina del Pd, perché «il governo Monti lascia manovre da fare per 1,4 punti percentuali del Pil all’anno a partire dal 2015». Ma dov’è la sorpresa? Sorretto da Pd e Pdl per tutto il 2012, l’esecuto Monti non ha fatto che applicare i dettami di Bruxelles, a partire dal micidiale Fiscal Compact, contro cui centrodestra e centrosinistra non hanno detto neppure una parola per tutta la durata della campagna elettorale di febbraio.