Archivio del Tag ‘migranti’
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Task force di civiltà per soccorrere il popolo degli schiavi
Lo sciopero di ben oltre quattro milioni di immigrati in Italia il primo marzo di quest’anno è un’idea bellissima e generosa. Con discrete possibilità di realizzazione? È meglio interrogarsi. Non basta il web, occorrerebbe, innanzitutto, un’organizzazione capillare. Certo uno sciopero di tal fatta, come è stato fatto notare, dimostrerebbe perfino ai tifosi anti-Balotelli che anche loro campano sulle spalle di una forza lavoro indispensabile. Una forza spesso senza diritti e senza tutele. Se però lo sciopero fallisse o si limitasse a qualche isolata protesta, sarebbe un colpo per questa necessaria presa di coscienza.
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Primo marzo, giornata senza immigrati anche in Italia
Arriva anche in Italia, nell’Italia di Rosarno, la giornata senza immigrati. Merito di quattro donne, che hanno deciso di aprire una breccia nel muro dell’assuefazione lanciando, in contemporanea alla francese “journe sans immigré, un primo marzo all’italiana. Il movimento è già su internet, dove ha raccolto oltre 20 mila contatti, mentre nei territori sono nati e stanno nascendo i “comitati primo marzo”. L’hanno chiamato «sciopero degli stranieri», astensione dal lavoro per chi potrà farlo, ma anche sciopero dei consumi, degli acquisti o della fame per tutti, italiani e stranieri.
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Ronde africane, per salvare la Calabria dalla ‘ndrangheta
Gli africani salveranno Rosarno, e forse anche l’Italia. Dal titolo del libro-denuncia di Antonello Mangano, blogger di “Terrelibere”, all’ultima provocazione di alcuni sindaci della Piana di Gioia Tauro: ronde africane per proteggere i calabresi dalla ‘ndrangheta, visto che ormai – come ha denunciato lo scrittore Roberto Saviano – soltanto gli africani osano opporsi alla mafia e difendere diritti ai quali sembra che gli italiani abbiano rinunciato. «Le ronde, se mai si faranno qua, le affidiamo ai senegalesi per tenere lontani gli ‘ndranghetisti», ha annunciato il sindaco di Caulonia, Ilario Amendolia.
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Vergogna-Rosarno, la deportazione dopo la pulizia etnica
Il terrore lo leggi negli occhi di quelle due “prede” che cercano disperatamente di nascondersi. Spuntano sulle facce di due “negri” accovacciati dietro una volante della polizia che li ha “salvati” mentre vagavano per le campagne. L’auto è ferma. Davanti, a pochi metri, ci sono le barricate dei bianchi. I “bravi ragazzi” di Rosarno, i vecchi, le donne che davanti alle tv recitano l’esasperazione. Urlano e le loro parole si sentono anche dentro l’auto. «Unn’è, unnu cazzu è sta mafia? I negri se ne devono andare, basta… E basta pure con questi giornali di merda che ci chiamano razzisti».
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Caccia al nero, il nostro futuro: un inferno di menzogne
Il futuro in cui siamo già immersi comincia nella piana di Gioia Tauro: a Rosarno in provincia di Reggio Calabria (un’autentica guerriglia urbana è ancora in corso), come a Castel Volturno e a Reggio stessa, dove la ’ndrangheta ha voluto intimidire i magistrati con un attentato alla procura generale. Il futuro comincia a Rosarno perché i principali problemi della nostra civiltà si addensano qui: le fughe di intere popolazioni dalla povertà e dalle guerre (guerre spesso scatenate dagli occidentali, generatrici non di ordine ma di caos); le vaste paure che s’insediano come nebbie, intossicando la vita
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Rosarno, Saviano: solo gli africani osano dire no alla mafia
«Gli immigrati sembrano avere un coraggio contro le mafie che gli italiani hanno perso». Lo scrittore Roberto Saviano commenta così, al Tg3, la rivolta scatenatasi il 7-8 gennaio a Rosarno, dove i braccianti africani aggrediti dai caporali della ‘ndrangheta hanno dato vita a una guerriglia urbana, incendiando auto in sosta. Quella del comune reggino, aggiunge Saviano, è la quarta rivolta degli africani in Italia contro le mafie: i lavoratori migranti sono più coraggiosi degli italiani e non vanno criminalizzati ma, al contrario, scelti come preziosi alleati contro l’illegalità mafiosa.
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Scintille, il vero Gad Lerner getta la maschera
Mio padre diceva scherzando, ma con una sfumatura di vera malinconia, che la famiglia è una associazione per delinquere. Innamorato del mito della ragione, considerava il sangue l’origine dei sentimenti più pericolosi. L’ultimo libro di Gad Lerner è una resa dei conti traboccante sorpresa, spaesamento ed emozione con la famiglia d’origine, prima di tutti con il padre. La lettura è una rivelazione, un racconto religioso che mi fa amare questo strano amico e poi nemico e poi di nuovo amico di una vita o giù di lì. Quanta inimicizia possa contenere un’amicizia è dimostrato infatti dal mio pregiudizio su Gad Lerner.
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Barbari alle porte, se l’Italia ha paura dello straniero
Alcuni recenti fatti di cronaca – come ha scritto Filippo Rossi nel suo editoriale “I barbari siamo noi”, ispirato dai maltrattamenti nell’asilo di Pistoia e da tanti episodi di criminalità comune e organizzata – ci stanno ricordando che il “nemico” è dentro di noi. È inutile, ipocrita e pericoloso identificarlo con i “diversi” e, soprattutto, con i migranti che vengono nel nostro paese, quasi sempre solo in cerca di lavoro. Eppure agli italiani l’immigrazione clandestina fa paura. Otto italiani su dieci la guardano con grande preoccupazione: è la percentuale più alta nel mondo occidentale.
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Lerner: anch’io, straniero, divenni italiano a scuola
Pochissimi libri come “Scintille. Una storia di anime vagabonde” di Gad Lerner fanno capire la verità poetica e umana di quella famosa parabola di Borges in cui si parla di un uomo che dipinge paesaggi – fiumi, boschi, monti, città – e alla fine si accorge di aver dipinto il proprio volto. Questo libro, scrive Claudio Magris sul “Corriere della Sera”, è qualcosa di diverso da ciò che ha reso famoso Gad Lerner come giornalista; diverso anche dagli altri suoi libri, coi quali ha in comune la fulminea capacità sintetica, lievità e profondità, rispettosa pacatezza. Un libro «essenziale e forte, con una sua asciutta, dissimulata poesia che segna il lettore».
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Fratelli d’Italia, nel nome di Allah: i musulmani si svelano
«Non commettete alcuna ingiustizia», dice il Profeta nel suo ultimo discorso, a Medina, poco prima di morire. «Sappiate che ogni musulmano è fratello di ogni altro musulmano. Tutti i musulmani sono fratelli e a nessuno è permesso di prendere al fratello ciò che egli non ha dato con buona volontà». Dal deserto arabico, la parola di Maometto raggiunge i fedeli che in Italia, per la prima volta, si raccontano in modo compiuto grazie all’importante documentario, in edicola dal 10 dicembre, realizzato da Jivis Tegno, originario del Camerun. Fratelli sì, ma anche italiani. Decisi, per la prima volta, a presentarsi, qualificandosi innanzitutto come cittadini.
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Zanotelli: bolletta salata, i poveri restano senz’acqua
Quanto sta accadendo in queste ore a Zingonia, in provincia di Bergamo, è sconvolgente. Centocinquanta famiglie di migranti – che abitano in sei condomini – sono da due giorni senza acqua, dopo l’azione di distacco del gestore A2A. L’azienda lombarda – che è la stessa che gestisce l’inceneritore di Acerra – non ha tenuto in nessun conto la difficilissima situazione economica delle famiglie di Zingonia, molte delle quali con bambini piccoli, tagliando i tubi e mettendo due rubinetti pubblici in strada.
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Scontro Lega-Cl dietro l’assalto al Duomo di Milano
Se nel giorno di Sant’Ambrogio, vescovo e patrono di Milano, la Lega ha lanciato una sfida pubblica contro il suo successore Dionigi Tettamanzi, paragonandolo prima a un imam musulmano e poi a un prete siciliano mafioso, è perché si sente forte, molto forte. La volgarità degli argomenti scagliati contro l’”Onorevole Tettamanzi”, delegittimato così nel suo ruolo pastorale, additato come un nemico degli interessi del popolo, non deve trarre in inganno: c’è del metodo nella provocazione architettata nel dì festivo. Quasi una contro-predica rivolta al gregge della diocesi più grande del mondo, puntando dal trono del governo alla conquista dell’altare in Duomo.