Archivio del Tag ‘mercato’
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Delusi da Facebook? Venti buone ragioni per abbandonarlo
Come consulente informatico ed esperto web, ho usato Facebook per circa un anno, sia come utente normale, sia come tecnico per integrarlo con siti terzi. Come utente finale non ho amato molto la piattaforma, ho notato molte cose che reputo personalmente del tutto deprecabili. Non mi piace la socialità narcisista e voyeuristica che lo permea. Non mi piace il mercato dei profili e lo scempio di privacy, di buon gusto, di buon senso e di pudore. Insomma non mi piace, ma è un’opinione come milioni d’altre, e non ha molta importanza. D’altro canto, ho anche maturato un’idea tecnica e più oggettiva dell’opportunità di integrare social network come Facebook nei nostri siti. Il risultato di misurazioni e riflessioni è che nel 95% dei casi non esiste un vantaggio ma bensì un effetto negativo osservabile e quantificabile. Di seguito, in venti punti, le ragioni tecniche di questa mia convinzione.
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La Consulta: vietato privatizzare i beni comuni degli italiani
Per una volta occorre usarla, la parola vittoria. Piena, cristallina, senza ombre. Il voto popolare, la decisione presa da 27 milioni di italiani non può più essere ignorata con vere e proprie norme truffa. La Corte costituzionale ieri ha riportato la lancetta del tempo al 13 giugno dello scorso anno, quando nelle piazze italiane i movimenti esultavano di fronte a un risultato straordinario e senza precedenti. Avevamo appena votato quattro quesiti, ma per tutti quell’appuntamento aveva un nome, uno spettro da respingere: privatizzazione. Ovvero la cessione di quello che le stesse multinazionali chiamano “l’essenziale per la vita” alle corporation, che, cariche dei soldi della finanza tossica, erano pronte a superare le Alpi, conquistando Comune dopo Comune il paese.
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Latouche: abbiamo bisogno che questo sistema crolli
«Sappiamo già che l’attuale sistema crollerà tra il 2030 e il 2070. Il vero esercizio di fantascienza è prevedere che cosa succederà tra cinque anni». Serge Latouche non ha dubbi: faremo la fine dell’Impero Romano, o del Sacro Romano Impero di Carlo Magno che fu travolto dai Barbari. «Purtroppo siamo già dentro il capitalismo catastrofico». Ed è solo l’inizio, nel bluff chiamato Europa. «La barca affonda e andremo giù tutti insieme. Ma non è detto che questo avverrà senza violenza e dolore». Quanto all’Italia, «l’unica soluzione è la bancarotta: da Monti in giù, tutti sanno che il debito non potrà essere ripagato». Sono alcune delle affermazioni che l’ideologo francese della Decrescita ha rilasciato a Giovanna Faggionato per “Lettera 43”. Il sistema, dice Latouche, non ha mantenuto nessuna promessa: «Dicevano che la concorrenza ci avrebbe fatto lavorare di più per guadagnare di più, e invece ci fa lavorare di più e guadagnare sempre meno: questo è sotto gli occhi di tutti».
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L’uomo che massacra le aziende ma salva le banche
Immagini, amico imprenditore, amica imprenditrice: la vostra azienda in crisi ha perso due terzi del suo valore. Deve trovare una montagna di liquidità a breve, se no chiude. Mario Monti vi fa accomodare in un comodo studio e vi dice: «Emettete titoli per il valore necessario, ve li compriamo noi al Tesoro. Non temete, ci restituirete la somma solo se prima sarete riusciti a saldare ogni vostro debito coi privati; ci pagherete gli interessi sul prestito solo se i vostri conti torneranno in attivo; ma cari imprenditori – dice sempre l’affabile Monti – se proprio le cose dovessero comunque andarvi male, cioè se la vostra azienda perderà comunque valore di mercato, be’, anche il vostro debito con lo Stato perderà di valore. Non vi angustiate. Ci siamo noi».
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Folle Germania: ci ha dichiarato guerra e non avrà pietà
Devo fare un’autocritica. Fino a qualche giorno fa ero convinto che la Germania fosse in pieno dibattito politico interno, lacerata dal dilemma se aiutare il resto dell’Europa a uscire dalla crisi, o farsi i fatti propri. Adesso so che non è così. Non c’è alcun dilemma. La Germania è unita nella sua ferma determinazione di essere la guida dell’Europa. Non un primus inter pares, ma un primus punto e basta. E questo consente di vedere molte cose sotto un’altra prospettiva. Ma prima di tutto devo spiegare che la mia conversione è avvenuta non sulla via di Damasco ma su quella di Lussemburgo, dopo aver ascoltato in rapida successione tedeschi e lussemburghesi (che è come dire tedeschi e tedeschi al quadrato) ribadire che l’Europa che abbiamo è questa; che di altre Europe non c’è bisogno, e che altre Europe non sono all’orizzonte e non ci saranno.
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Anche Landini nel Rigor Montis del Pd, il Partito Defunto?
Barack Obama ci ha fatto la lezione: ha detto che noi europei siamo cattivi, troppo austeri. E’ bene che diamo avvio alla crescita e quindi apriamoci, facciamo come la Federal Reserve: stampiamo anche noi gli euro. Non si sa bene che gioco è, ma la cosa importante da rilevare è che nessuno, dico nessuno, si è messo a ridere. Come quando il nostro Marchionne dichiarò che avrebbe prodotto 6 nuovi milioni di automobili – e nessuno rise, neanche la Camusso. E ora Obama: lui parla, gli altri stanno a sentire e dicono: vuoi vedere che avrà pure ragione? Eppure: Lehman Brothers non l’abbiamo fatta noi, l’hanno fatta loro – prima crescere e poi fallire. I derivati li hanno inventati loro, e così i subprime. E così le centinaia di trilioni che hanno inventato, e che hanno invaso il nostro mercato, creando le crisi dei debiti sovrani. Facciamo ammenda? Vediamo se avrà voglia di fare ammenda anche la Merkel.
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Miracolo, auto ad aria per tutti: il futuro comincia nel 2013
Umanesimo, ingegno al servizio dell’uomo: senza scomodare l’Italia del ‘400 e l’età aurea di Lorenzo il Magnifico, o magari personaggi come Galileo e Einstein, il dottor Fleming e Johannes Gutenberg, il più modesto ingegnere francese Cyril Guy Nègre presentò il suo gioiello, denominato “Eolo”, al Motorshow di Bologna. Era solo il 2001: l’anno dell’infame G8 di Genova, seguito a ruota dall’orrore dell’11 Settembre, il super-pretesto della grande predazione energetica mondiale, armi in pugno, cominciata in Kuwait per estendersi all’Iraq e a tutto il Medio Oriente, fino all’Iran, passando per la Libia. Parola d’ordine: petrolio. Che vuol dire, a catena: crisi, guerre, finanza “impazzita”, inquinamento, catastrofe climatica, futuro in bilico. Ha impiegato undici anni, l’ingegner Nègre – uno specialista, reduce dai box della Williams in Formula Uno – per realizzare la versione finale del gioiello: oggi si chiama “AirPod” e sarà la prima vettura ad aria compressa della storia del mondo. Costa appena un euro per cento chilometri. Emissioni: zero.
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Traditi da Giuda: il cattivo allievo, non il cattivo maestro
Sui “cattivi maestri” il giornalismo nostrano si è a lungo esercitato, spesso alimentato dalle penne dei mercenari della politica e del giornalismo. La denuncia di cento anni di solitudine, la rabbia contro ingiustizie antiche e recenti, contro anni di manipolazione e di retorica sullo sviluppo e la democrazia, contro i massacri di Stato sia dei servizi segreti sia dei nostri eserciti, della quale da sempre si fanno portatori i giovani in Italia come altrove, viene bollata come opera di “cattivi maestri”. Di cattivi maestri, purtroppo se ne trovano pochi, e quello che li distingue è l’impotenza di fronte alla violenza del potere. “Cattivi maestri” furono anche Gesù, San Francesco, le migliaia di operatori laici e religiosi che ai drammatici problemi prodotti dai poteri dominanti hanno cercato e cercano di dare risposte piccole e grandi.
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L’impero della morte: perché gli artisti occupano spazi
Il 5 maggio un gruppo di artisti, architetti, insegnanti e studenti e lavoratori precari della scuola e della comunicazione hanno occupato un edificio chiamato Torre Galfa e l’hanno rinominato Macao. L’edificio è un grattacielo di 35 piani, abbandonato da quindici anni. «Dieci giorni dopo l’occupazione, mentre il corpo gigantesco del precariato cognitivo milanese cominciava a stiracchiare le sue membra e a sintonizzarsi con la torre – scrive Franco “Bifo” Berardi su “Micromega” – sono entrati in azione gli esecutori del piano di sterminio finanziario». Il proprietario, Salvatore Ligresti, «noto alle cronache giudiziarie come corrotto e corruttore», ha deciso che quel posto è suo e deve rimanere com’è: vuoto. «Tutto deve essere vuoto nella città, perché il capitalismo finanziario ha bisogno di distruggere ogni segno di vita. Le risorse materiali e intellettuali vengono progressivamente inghiottite, annullate, perché i predatori possano espandere la loro insensata ricchezza».
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Parguez: con l’euro si avvera oggi il sogno dei fan di Hitler
Sono qui per parlarvi di una storia oscura e tragica. Avete già capito: l’Europa è un mostro che va contro tutte le regole della teoria monetaria e dell’economia moderna. Perché esiste un sistema così assurdo? Mi è stato detto che nel vostro paese – come nel mio, del resto – alcune persone pensano che, se riusciamo a liberarci dell’euro, l’Italia o la Francia diverrebbero equiparabili ad alcuni dei paesi più poveri dell’Africa, come lo Zimbabwe. Ma l’economia reale dell’Eurozona è già nello stesso stato dello Zimbabwe. In Francia, il vero tasso di disoccupazione è di circa il 60% della popolazione attiva, una cifra enorme. E il vero tasso di inflazione è del 7-8%. Perciò non abbiamo la piena occupazione né una stabilità dei prezzi. Questo significa che tutti i dati ufficiali europei sono menzogne.
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Terremoto elezioni, frana mezzo secolo di pace e fiducia
Bisogna capire cosa sono i terremoti elettorali in Francia, Grecia, Germania, Italia. Anche perché è solo un inizio, e sbagliare giudizio sarà pericoloso. Io credo che abbiano un epicentro comune: si chiama rottura del patto sociale europeo. Chi l’ha prodotta? Una rivoluzione, quella dei banchieri, cioè il passaggio finale, formale, della politica nelle mani della finanza internazionale, di quelli che Luciano Gallino chiama i “proprietari universali”. I popoli europei, raggirati prima e adesso bastonati senza pietà, cominciano a reagire. Per ora confusamente. Ma cominciano a capire. E cosa vedono? Vedono che i partiti tradizionali, tutti, destra e sinistra, cui avevano fatto riferimento negli ultimi cinquant’anni, mancano all’appello. Perché hanno tenuto bordone, hanno taciuto, sono complici. Per questo gli elettori li abbandonano (cominciano ad abbandonarli).
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Perdo il lavoro e mi ammazzo: tanto, lo Stato se ne frega
Perdo il lavoro, chiudo l’azienda e mi tolgo la vita: «Nessuno può essere trattenuto in vita contro la propria volontà», diceva seccamente Seneca commentando Epicuro, per il quale «vivere nella necessità» non era affatto necessario. In tempi di sordida crisi che miete vittime in Italia, nella civile Europa e in tutto l’Occidente, osserva Marco Cesario su “Micromega”, ci si chiede se calpestare la necessità ed optare per il suicidio non costituisca forse «la scandalosa ed inammissibile sconfitta della società in cui viviamo». Ovvero: la sconfitta delle istituzioni e dello Stato come forma di associazione che, come voleva Rousseau, in nome della libertà individuale «difende e protegge, mediante tutta la forza comune, la persona ed i beni di ciascun associato». Di fronte all’eclissi del welfare e al «definitivo tramonto di una qualunque idea di Europa basata sul principio di solidarietà», oggi perde valore anche il senso più antico del termine “Stato”, in quanto «collettività di vite federate per il bene comune».