Archivio del Tag ‘mercati’
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Giannuli: primarie-caos, ma il vero vincitore sarà Grillo
Secondo recenti sondaggi, Matteo Renzi sarebbe in testa: un leggero vantaggio su Bersani lo piazza in pole position nelle primarie del centrosinistra, ma ancora al di sotto del 40%, soglia che assicura la vittoria al primo turno. Al secondo, ragiona Aldo Giannuli, un Bersani già politicamente azzoppato dalla falsa partenza dovrebbe prevalere con l’aiuto “straniero” di Nichi Vendola. Due ipotesi scomode: se vincesse il sindaco di Firenze, come farebbe il leader di Sel ad allearsi con un candidato ultraliberista? Il punto è che neppure l’asse Bersani-Vendola avrebbe via libera: non piace ai “poteri forti”, ai famosi “mercati” della Bce che aspirano ad un “Monti forever”, e nemmeno a Berlusconi e al Vaticano, che «considera con angoscia una sinistra al governo e magari con Sel e radicali dentro». L’ipotesi Bersani-Vendola non rassicura neppure Washington, che teme «bizze di Sel su missioni militari». Idem per la Fiat di Marchionne: in una maggioranza del genere potrebbe aver voce in capitolo anche la Fiom.
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Guerra e clima: quello che Obama e Romney non dicono
Quando lo spettacolo quadriennale delle elezioni arriva al culmine, è utile chiedersi come le campagne di propaganda politica trattano dei problemi cruciali che dobbiamo affrontare. La risposta semplice è: male o per nulla. Se è così, sorgono alcune importanti domande; perché, e che cosa possiamo fare a riguardo? Ci sono due argomenti di importanza assoluta, perché è in gioco il destino della nostra specie: il disastro ambientale e la guerra nucleare. Il primo appare regolarmente sulle prime pagine dei giornali. Il 19 settembre, per esempio, Justin Gillis ha scritto sul “New York Times” che lo scioglimento del ghiaccio del Mare Artico si era fermato per un anno, «ma non prima di aver demolito il record precedente – e aver lanciato nuovi avvertimenti sul rapido ritmo dei cambiamento nella regione».
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Meno spesa, tasse, credito zero: il rigore uccide le imprese
Il rigore non piace neppure agli industriali: lo stesso presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, ha ripetutamente chiarito che i tagli alla spesa pubblica non aiutano certo la ripresa degli investimenti nel settore privato. Per rilanciarli occorre ridurre il “cuneo fiscale” (meno tasse sul lavoro dipendente, e quindi più occupazione) e ampliare i mercati di sbocco interni, in due modi: più spesa pubblica e meno tasse. E soprattutto: rendere più agevole l’accesso al credito bancario da parte delle imprese. Al contrario, le politiche di austerity contraggono i redditi, quindi anche i risparmi, spingendo le banche a chiudere i cordoni della borsa. «Il calo dei risparmi – osserva Guglielmo Forges Davanzati, economista dell’università del Salento – si traduce nella riduzione dei depositi bancari, che a sua volta spinge le banche a essere meno accomodanti nell’erogazione di finanziamenti alle imprese», peraltro già a corto di profitti dallo scoppio della crisi.
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Chiesa: i criminali al governo ci trascinano verso la Grecia
Guardavo le manifestazioni per l’accoglienza veramente calorosa riservata alla signora Merkel ad Atene e pensavo che dovremmo denunciare fin da subito il governo Monti e tutta la classe politica italiana: per istigazione a delinque, perché ci stanno portando in Grecia. Perché stanno portando il nostro paese allo scontro sociale, al muro contro muro. Cioè: sono loro i fomentatori dei disordini. Chiedono sacrifici che, oltre a colpire la vita di milioni di persone, non servono a nulla – come già le cifre stanno dimostrando. La cura da cavallo a cui siamo stati sottoposti negli ultimi due anni non ha prodotto nulla: siamo in recessione. Ma con queste misure, nuovamente annunciate, andremo ancora più in giù: ci sarà meno occupazione, cioè meno soldi in tasca alla gente, più precarietà, meno domanda, aziende che chiudono, entrate dello Stato che diminuiscono, altri tagli alla spesa, altra recessione. E’ una spirale verso il basso, che non prevede risalita.
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Biologico? No, grazie. Come suicidare l’Italia che funziona
Non abbiamo più soldi, e quindi vi chiudiamo. Anzi, meglio: per ora vi svuotiamo, così nessuno potrà dire che abbiamo spento il “motore” dell’agricoltura biologica. La Provincia di Torino è irremovibile: vuole mettere in liquidazione il Crab, il prestigioso sportello del Bio piemontese – punto di riferimento per tutto il comparto dell’agricoltura biologica italiana – dato che la Regione Piemonte non intende rinnovare il proprio impegno finanziario. Piccole cifre: il centro, dislocato in val Pellice, costa 280.000 euro all’anno, di cui però solo un terzo a carico degli enti locali: il resto proviene da finanziamenti a progetto, che gli stessi ricercatori si procurano attivando fondi speciali europei. Non stiamo parlando dell’Ilva di Taranto, ma di un minuscolo ufficio con appena 7 operatori: vittime della brutale “spending review” del governo Monti, 4 di loro resterebbero a casa.
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Parguez: l’euro creato per azzopparci, ecco come e perché
In questo mio contributo dedicato ai coraggiosi esponenti della Modern Money Theory in Italia, intendo enfatizzare la straordinaria natura della crisi dell’eurozona. Siamo al termine di un modo di produrre, del capitalismo dinamico inteso in termini marxiani. È la regressione verso un sistema parassitario e decadente, un’economia di puri “rentier” che si alimentano attraverso le banche e le altre istituzioni finanziarie che estraggono risorse dall’economia reale grazie alle permanenti politiche di deflazione applicate dagli Stati. Una regressione simile appare ovvia nel momento in cui si osservano i livelli di disoccupazione in Europa, in particolare in Francia, Belgio e Olanda. Per esempio, in Olanda la disoccupazione effettiva eccede il 50, 60% della forza lavoro! Questo condurrà al drammatico collasso dei redditi anche per chi ancora gode di un normale lavoro
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Debiti e default, i fondi-avvoltoio su Grecia e Argentina
La trama è quasi comica. Eppure si tratta di una faccenda tremendamente seria, tanto per le sue implicazioni finanziarie quanto per l’implicito e inquietante monito lanciato a tutti i Paesi sull’orlo di una crisi contabile. La protagonista è una nave dal nome epico ed altisonante, Libertad: misura 100 metri circa di lunghezza, vanta un pregevole design anni ’50 e possiede una valutazione di mercato compresa tra i 10 e i 15 milioni di dollari. Lo scenario è il porto di Tema, in Ghana, dove l’imbarcazione è tuttora bloccata con il suo equipaggio di 220 persone dopo un’ordinanza di un tribunale locale che ne ha decretato il sequestro di fronte a un possibile pignoramento. Il motivo? Un ammontare indefinito di “tango bond” non pagati ad un creditore molto speciale: il fondo-avvoltoio (vulture fund) Nml, un veicolo d’investimento di proprietà della Elliot Capital Management, società finanziaria registrata nelle paradisiache, in senso fiscale, Isole Cayman.
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Regioni in rosso? Ringraziate l’euro, non certo i Fiorito
Nell’Italia dell’euro, cioè nel Paese dove ogni singolo centesimo speso dallo Stato o dalle amministrazioni pubbliche va restituito ai mercati di capitali privati a tassi d’usura, sia la spesa pubblica che, a maggior ragione, la spesa pubblica sprecata/rubata si traducono in crescenti tasse e tagli ai servizi per i cittadini. Per forza: uno Stato come oggi è l’Italia che non può più emettere a costo zero la propria moneta e che deve invece usare una moneta di proprietà di altri (la Bce e i mercati), non ha scelta se non quella di pescare dalla nostre tasche ciò che deve restituire. Ergo: gli spreconi/ladroni alla Fiorito, oggi con l’euro, ci fanno un danno aggiuntivo enorme, oltre a essere laidi. Questo deve farvi capire che il reale problema degli sprechi pubblici oggi non sono gli sprechi di per sé, ma il fatto che tali sprechi sono denominati in una moneta straniera per l’Italia. Infatti…
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Elezioni ad personam per Monti, e noi che facciamo?
È presto per dire “ormai è fatta”, ma le premesse sono state poste tutte. La sortita newyorkese del “Professore” ha tolto il velo di incertezza che circondava la prossima legislatura: il “governo tecnico” proseguirà anche dopo le elezioni, qualsiasi sia il loro risultato, perché così voglio, pretendono e impongono “i mercati”, Wall Street, la Casa Bianca, la Germania e l’Europa. «Non penso ci sarà una seconda occasione, ma se dovesse servire io ci sarò». La decodifica diventa quasi inutile, ma per quel poco che serve va fatta. La crisi è lunga (l’ha detto lui stesso all’Assemblea dell’Onu), non ci sono soluzioni alle viste, la barca italiana è tra le più fragili nel mare in tempesta; i partiti “locali” esprimono una classe politica inadeguata e rissosa, non hanno ancora ben compreso il mutamento di realtà che la crisi economica sta producendo. Ma bisogna rispettare le scadenze formali della democrazia, anche se è chiaro quanto questa sia per “il potere” ormai un impiccio, più che uno strumento di costruzione del consenso.
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Ecco chi sono i “rentiers” che campano sulla nostra rovina
Crisi epocale, indotta con la “politica della carenza” dalle élites che intendono restaurare l’antico potere feudale su masse sterminate di sudditi, anziché di cittadini. La brutta notizia? Ci stanno riuscendo, truccando le carte: l’austerity diventa una virtù, che tutti accettano. Paolo Barnard, giornalista e saggista, denuncia senza mezzi termini i “rentiers” che sono all’origine della crisi, culminata col disastro dell’Eurozona e la fine delle sovranità finanziarie, a scapito di milioni di cittadini. I nobili di ieri, i latifondisti, gli oligarchi, e ora gli speculatori finanziari. «Scomparsi duchi e baroni, e i latifondisti delle corti borboniche, i “rentiers” hanno dovuto modernizzarsi, cioè apprendere un mestiere almeno di facciata, pur sempre ricavando le loro fortune dal sudore e dalle abilità di altri». Per Barnard, «la famiglia Agnelli in Italia è un esempio». Gli Agnelli, «forse i più inetti produttori di auto del mondo occidentale per quasi un secolo», sono sopravvissuti e hanno goduto di immensi privilegi «grazie allo sfruttamento di generazioni di immigrati meridionali e a sussidi di denaro pubblico in quantità grottesca».
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Ortaggi km-zero dai contadini, vola la spesa alternativa
Dalle vendite “porta a porta” ai gruppi di acquisto solidale (Gas) fino alla spesa a chilometri zero, direttamente dal produttore. Con la crisi, vola la spesa alternativa: in netta controtendenza rispetto a quella tradizionale. È quanto emerge da una analisi della Coldiretti dalla quale si evidenzia che parallelamente agli acquisti a domicilio aumenta anche chi preferisce fare la spesa direttamente dai produttori nelle aziende agricole o nei mercati di “Campagna amica” dove hanno fatto la spesa oltre 9 milioni di italiani. Una tendenza positiva – sottolinea la Coldiretti – come quella registrata dalla vendita del cibo a domicilio, che ha chiuso il 2011 con un aumento del giro d’affari del 3,4% rispetto al 2010, assestandosi sugli oltre 223 milioni di euro.
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Le Isole del Tesoro che finanziano l’egemonia mondiale
Più della metà del commercio mondiale passa attraverso i paradisi fiscali. Oltre la metà di tutti gli attivi bancari e un terzo dell’investimento diretto estero effettuato dalle imprese multinazionali vengono dirottati offshore. L’85% delle emissioni bancarie ed obbligazionarie internazionali si svolgono in una zona protetta, fuori controllo. Finanza-fantasma, un volume economico mostruoso: pari a un terzo del Pil mondiale. Secondo l’Fmi, è il fatturato-ombra dei soli piccoli centri insulari. Sono le “Isole del tesoro” svelate dall’inglese Nicholas Shaxson, autore di un singolare libro-denuncia. Cifre impietose: a possedere società off shore è l’83% delle maggiori impresi statunitensi e, secondo “Tax Justice Network”, il 99% di quelle europee. Isole protette da legislazioni opache: non solo isolette caraibiche, ma grandi isole famosissime: come Manhattan o la stessa Gran Bretagna, dove nel 2007 sempre il Fondo Monetario Internazionale ha individuato una giurisdizione segreta.