Archivio del Tag ‘Medio Oriente’
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Lavrov: chi teme la pace non esita a uccidere i bambini
Perché proprio adesso la strage con le armi chimiche, che secondo le Ong avrebbe fatto almeno 350 morti – tra cui molti bambini – alla periferia di Damasco? Forse, per sabotare la conferenza di Ginevra in programma tra gli Usa e il principale protettore della Siria, la Russia: conferenza che, ammette il ministro degli esteri di Mosca, Sergej Lavrov, si sarebbe tenuta a settembre, ma ormai sembra destinata ad essere cancellata dal rumore delle armi, dopo che Obama ha dichiarato che il regime di Assad avrebbe “oltrepassato la linea rossa” rappresentata dall’uso di armi di distruzione di massa. Vero? «Non esistono prove». E, mentre Damasco smentisce facendo leva sulla ragione («Non siamo pazzi, abbiamo addosso gli occhi del mondo: come potremmo commettere un autogol simile?»), lo stesso Lavrov precisa un dettaglio che i media occidentali trascurano: anche se Obama sostiene di poter attaccare la Siria senza l’ok delle Nazioni Unite, gli osservatori Onu a Damasco non hanno neppure il mandato per scoprire chi sia stato, davvero, a compiere la strage.
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Smith: dietro l’Egitto si legge l’inizio della fine del dollaro
I fatti del Medio Oriente sono manipolati dall’élite mondiale, che spinge verso l’instabilità: un processo già in corso, come vediamo. E attenzione: solo in apparenza l’architettura della “primavera araba” riguarda l’area mediorientale. In realtà ha a che fare con l’intera struttura dell’economia globale: «Una crisi energetica potrebbe essere uno strumento efficace per cambiare questa struttura», sostiene Brandon Smith. E quindi: «Un crollo in Medio Oriente potrebbe fornire l’occasione perfetta e la copertura per un grande cambiamento nel paradigma globale». Tuttavia, qualsiasi passo politico di questa portata richiede che, prima, si sia creata «una atmosfera economica adeguata». Tradotto: «Se vogliamo capire le prossime tendenze di una società, dobbiamo prendere in considerazione che esiste una manipolazione esterna: dobbiamo guardare a come ogni evento economico si muova parallelamente con gli eventi politici, e dobbiamo intuire come questi eventi possano avere effetti sulla globalizzazione nel suo complesso».
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El Sebaje: la brutalità dei militari o la fine dell’Egitto
«Immagino ora vogliate sapere come andrà a finire in Egitto: e allora, se non avete il cuore tenero, ve lo dico». L’unica alternativa alla guerra civile, sostiene un osservatore speciale come Sherif El Sebaje, giornalista e attivista per i diritti umani, è una repressione durissima, sperando che la strage sia “contenuta”, nonostante tutto, nella sua durata e nel “tributo di sangue”. Unica soluzione, dice, per aggirare quello che considera un cinico calcolo dei Fratelli Musulmani: suscitare l’indignazione del mondo e distruggere un Egitto che non potrebbero più governare. «Premetto che la soluzione che qui di seguito verrà illustrata non è quella che mi piace o quella che suggerisco, ma è quella che verrà molto probabilmente adottata in base ai dati e ai segnali che percepisco». Ed è anche quella che ha storicamente funzionato con la Fratellanza egiziana: «Stiamo parlando della cura Nasser. E non a caso, visto che il generale El Sissi viene spesso paragonato dagli egiziani che lo sostengono al leader degli anni ‘50 e che persino la figlia di Nasser l’ha pubblicamente invitato a candidarsi come presidente».
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Brown: stiamo esaurendo l’acqua, come mangeremo?
«Siamo in grado di produrre cibo senza petrolio, ma non senza acqua». Ecco la vera emergenza planetaria: con l’aumento della popolazione mondiale, l’eccessivo pompaggio ha portato alcune nazioni a raggiungere il picco dell’acqua, minacciando così l’approvvigionamento alimentare. Parola di Lester Brown, prestigioso ecologista e presidente dell’Earth Policy Institute. Se l’allarme sui media è scattato per il superamento del picco del petrolio, il vero pericolo per il futuro è l’oro blu, quello che in Europa si cerca di privatizzare: «Esistono sostituti per il petrolio, ma non per l’acqua». E senza acqua, non si mangia: ogni giorno consumiamo in media 4,5 litri d’acqua, ma il cibo quotidiano richiede qualcosa come 2.250 litri d’acqua per essere prodotto, quindi 500 volte tanto. «Ottenere abbastanza acqua da bere è relativamente facile, ma trovarne a sufficienza per produrre le quantità sempre crescenti di grano che il mondo consuma, è un altro discorso».
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Cardini: giustizia, la rivoluzione che l’umanità attende
Il generale malessere del mondo, la crisi europea, le strane “primavere arabe” e il ritorno di potenze come la Francia, pronte a strumentalizzare i movimenti islamisti. E poi le rivolte in Egitto e in Turchia, che hanno messo i media di fronte a una domanda drammatica: di fronte a tanta ingiusizia, l’unica via d’uscita sarà una rivoluzione necessariamente globale? Ebbene sì, risponde lo storico Franco Cardini: serve una rivoluzione mondiale basata sulla giustizia e sulla redistribuzione della ricchezza, capace di trasformare i consumi salvaguardando il rapporto con l’ambiente. La «rivoluzione del futuro», inutile non vederla, ormai «ci sta davanti», sospinta dalla potenza formidabile del Bric, il cartello dei grandi paesi emergenti: Brasile, Russia, India e Cina, cui domani potrebbe aggiungersi anche l’Iran. «Questa rivoluzione potrà anche non verificarsi, oppure fallire: ma allora saremo tutti condannati».
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Noi, la portaerei Usa: e se tornassimo un paese sovrano?
Sicilia ormai trasformata in portaerei con satelliti e radar che controllano inquietudini africane, coordinano Medio Oriente, Asie del petrolio, mezzo mondo. La colonizzazione militare gioca alla guerra per allenare gli aerei senza pilota a non sbagliare bersaglio. E i passeggeri delle vacanze arrivano frustrati per voli cancellati e cieli requisiti. E poi lo stress dell’inquinamento elettrico e sonoro: Tv impazzite, rimbombi che scuotono i palazzi. L’accordo internazionale prevede che alle immondizie della basi provvedano le amministrazioni locali. Se i rifiuti sono tossici ci pensano i marines, ma non sempre bonificano il territorio sconvolto dalle macchine di guerra. La Maddalena raccoglie 11 mila abitanti, 300-400 marinai Usa per 25 anni di guardia ai sommergibili nucleari. Se ne vanno lasciando l’eredità pesantissima di un inquinamento (mare, terra) che seppellisce i bilanci municipali: rosso di 928 mila euro l’anno.
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Barbari sociopatici: profilo dell’élite che domina il mondo
Dal tunnel della crisi c’è una sola uscita di sicurezza. Non è l’economia, ma qualcosa di ancora più importante: si chiama democrazia. «L’alternativa alla società ordinata dal principio economico è la società ordinata dal principio politico». Quindi, «l’alternativa al capitalismo non è una nuova forma economica, ma una nuova forma politica: l’alternativa al capitalismo è la democrazia». Se infatti il capitalismo è in tilt, è solo dalla democrazia che potrà nascerà la nuova funzione economica: «E’ solo dalla civiltà, dalla civis, che può provenire l’emancipazione dalla barbarie». E’ la conclusione a cui perviene Pierluigi Fagan, esplorando la “fenomenologia dello spirito barbaro” che alimenta il pensiero liberale. Punto di partenza: il carattere antisociale di maxi-criminali finanziari come Bernard Madoff o di uomini super-potenti come Lloyd Blankfein, “ceo” di Goldman Sachs. C’è chi li ritiene casi umani, patologici, affetti da sindrome Adp, ovvero “disturbo antisociale della personalità”.
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Andreotti e i nemici dell’Italia, da Gladio a Maastricht
In un giorno di mezza estate del 1990, Giulio Andreotti ha svelato di punto in bianco l’esistenza di Gladio, mandando in tilt i piani e gli apparati di tutti i paesi Nato. «Di tutti i suoi segreti, questo in definitiva è il meno comprensibile», scrive Rita Di Giovacchino sul “Fatto Quotidiano”. Forse qualcuno voleva sbarrargli il passo, impedirgli di diventare Capo di Stato, e lui preferì giocare d’anticipo. «Tutti i rischi che potevano venirgli dall’azzardo di rivelare il più protetto segreto di Stato dovevano apparirgli di gran lunga inferiori a quello che si stava preparando». Poco dopo, infatti, vennero le stragi di mafia: Falcone e Borsellino e le bombe di Roma, Firenze, Milano. «Come al solito non si era sbagliato». Di quel periodo cruciale, Nino Galloni ha appena ricordato l’impegno di Andreotti, contrastato dai poteri forti, per scongiurare la fine della sovranità economico-finanziaria italiana con l’avvento dell’Europa di Maastricht. Decisiva una telefonata di Kohl: a Roma qualcuno “rema contro”. Pochi anni prima, Andreotti aveva scandalizzato le cancellerie europee, avvertendo nella riunificazione tedesca un serio pericolo per tutti.
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Hollande: diritti gay per mascherare le purghe neoliberiste
La chiamano “primavera francese”, in consonanza con le celebrate rivolte arabe: in apparenza, un milione di cittadini è sceso in piazza per opporsi al nuovo disegno di legge sui matrimoni gay, adozioni incluse, ma in realtà la folla protestava contro le nuove politiche neoliberali del detestato governo Hollande, che ha reagito con la brutalità della polizia antisommossa e l’arresto di 67 dimostranti. Stando ai sondaggi, il “compagno” Hollande è il presidente di gran lunga più impopolare di sempre: il suo partito, teoricamente socialista, «va avanti con le sue politiche neoliberali, stavolta d’accordo con sindacati docili». La malvagia Strega dell’Ovest è morta, ma il suo spirito è ancora con noi, dice Israel Shamir, riferendosi alla Thatcher. I ministri “con conti all’estero” stanno rovinando i francesi: col nuovo “accordo nazionale”, le aziende potranno aumentare le ore di lavoro, ridurre i salari al minimo e applicare la “mobilità lavorativa” coatta: chi rifiuta il trasferimento può essere licenziato su due piedi e senza indennizzo.
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Potere nel panico, ora serve un patto di salvezza nazionale
Visti i sondaggi, se le forze antagoniste si fossero presentate unite, forse si poteva pensare addirittura di contendere al Pd il premio di maggioranza alla Camera. Se non altro, ora ci sarà – per la prima volta – una vera opposizione, fatta di “grillini” e parlamentari ingroiani. Senza contare molti eletti nelle file di Sel: neppure loro digeriranno facilmente il massacro sociale del Fiscal Compact, spending review elevata all’ennesima potenza fino a devastare la società italiana. Per non parlare dell’altro incubo alle porte: la guerra – alla quale noi, “lavapiatti della Nato”, potremmo essere velocemente chiamati in Medio Oriente, tra Siria e Iran. Molto allarmante, sotto questo aspetto, la chiamata a rapporto di Napolitano nell’ufficio di Obama, a pochi giorni dal voto: «Il Palazzo è nel panico – dice Giulietto Chiesa – e potrebbe mettere in campo un altro tecnocrate della Goldman Sachs». Oppure, inventare un “piano-B”: «Soluzione ancora peggiore, con la svendita finale delle aziende di Stato i cui manager stanno finendo in galera, e una repressione mai vista per impedire ai cittadini di protestare».
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Voto storico: fermiamo i banditi e riprendiamoci l’Europa
Elezioni storiche: per la prima volta dopo tanti anni possiamo finalmente fermare i “camerieri” della finanza e creare un solido fronte di opposizione che ci consenta, già domani, di riprenderci l’Europa. Insieme a Spagna e Portogallo, Grecia e Francia, potremo rinegoziare i trattati-capestro coi quali Bruxelles impone il massacro sociale dell’austerity. Giulietto Chiesa ha le idee chiare: «Dobbiamo riconquistare l’Europa e riformarla in senso democratico, perché senza l’Europa saremmo perduti, nel grande scontro mondiale che oppone gli Usa alla Cina». Pechino sta crescendo, e fra appena cinque anni avremo di fronte “una Cina e mezzo”: «Quante risorse ci saranno a disposizione, per noi e per loro?». Guai se l’Europa scompare, anche se questa Unione Europea è da buttare. Va cambiata radicalmente, a cominciare dalle singole trincee nazionali. Per questo, l’Italia affronta un voto decisivo, che potrebbe cambiare la storia.
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Sfida alla Cina, le portaerei Usa traslocano nel Pacifico
Alleanza Atlantica da museo: un pezzo di storia, secolo scorso. A Monaco, durante la “Conferenza internazionale sulla sicurezza” di febbraio, il vicepresidente statunitense Joe Biden ha indicato i due obiettivi strategici a breve termine per il suo paese. Uno, l’Iran, per bloccarne «l’illecito e destabilizzante programma nucleare». Due, lo spostamento strategico dell’interesse statunitense dall’Atlantico al Pacifico, divenuto nuovo baricentro geopolitico. Provando a tradurre: cari lontani cugini europei, le grane del bacino mediterraneo e mediorientali sono ormai tutte vostre. Avete la Nato, sotto il nostro comando, ma soldi e armi ora toccano a voi. Esempio? Libia e Mali, dove noi vi diamo satelliti e, al massimo, qualche drone assassino per i lavori più sporchi. In Siria in realtà stiamo facendo qualche cosa in più, ma solo per giocare di sponda contro l’Iran. Perché sia chiaro, direbbe Biden o lo stesso Obama: tutto ciò che minaccia Israele resta “cosa nostra”. Chiarito ciò, il resto sono affari vostri.