Archivio del Tag ‘medici’
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Draghi: rivoluzione in Europa. Soldi pubblici a tutti, e subito
Stiamo combattendo una guerra. E durante le guerre «i debiti salgono». Dopo settimane di silenzio – annuncia Alessandro Barbera, sulla “Stampa” – Mario Draghi si riaffaccia in pubblico in uno dei momenti più delicati della storia europea, quando ormai la crisi del coronavirus ha messo in ginocchio il continente. Nove paesi dell’Eurozona – in primis l’Italia, insieme alla Spagna e, udite, udite, la Francia di Macron (e dei Gilet Gialli) – invocano l’introduzione di strumenti di debito comuni, ma si scontrano come sempre contro il muro di tedeschi e olandesi. «Il messaggio dell’ex numero uno della Banca Centrale Europea, apparso sul “Financial Times”, è di quelli fatti apposta per lasciare il segno nel dibattito», annota la “Stampa”. «C’è chi lo vede a Palazzo Chigi, chi già al Quirinale, chi come commissario europeo all’emergenza Covid». Draghi per il momento si limita a recapitare consigli. «La perdita di reddito del settore privato e ogni debito assunto per riempirla – dice – deve essere assorbita dai bilanci pubblici. Il ruolo dello Stato – aggiunge – è utilizzarli per proteggere cittadini ed economia contro gli shock di cui il settore privato non è responsabile».
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Magaldi: il Covid-19 puzza di bruciato, come l’11 Settembre
Ancora loro? Prima il terrorismo finto-islamico progettato a Washington, e adesso il virus da laboratorio travestito da pipistrello cinese? Attenti: «Stiamo acquisendo elementi inquietanti», avverte Gioele Magaldi. Ipotesi: “qualcuno” potrebbe aver usato la Cina come cavia, ben sapendo che avrebbe reagito in modo autoritario: tutti sprangati in casa, panico obbligatorio, militari nelle strade. Obiettivo: produrre a tavolino una crisi mondiale, capace di paralizzare il pianeta, tenendolo in ostaggio di un’élite di vampiri finanziari psicopatici, stavolta al riparo dell’alibi sanitario. Un incubo orwelliano: addio libertà, e fine della democrazia. «Se davvero saranno accertate le informazioni che stiamo componendo», dice il presidente del Movimento Roosevelt, ci troveremmo di fronte a un piano mostruoso. Sta per avverarsi il sogno degli oligarchi? Se lo tolgano dalla testa: «Così come l’11 Settembre alla fine non ha prodotto i risultati sperati – dice Magaldi – sappiano, lorsignori, che non andrà a segno nemmeno questa ulteriore mossa da apprendisti stregoni, questo creare i “Frankestein” da gettare in mezzo a noi, in danno della collettività, per perseguire fini spregevoli e inconfessabili».Il sospetto: «Qualcuno potrebbe aver “gettato i dadi” di questa situazione per portarci – attraverso varie giravolte e diverse azioni spericolate e tortuose – verso un tipo di mondo differente, nel segno di un nuovo 11 Settembre». Nel qual caso, aggiunge Magaldi, non sarebbe corretto parlare di 11 Settembre “di matrice cinese”, visto che il sistema-Cina «sarebbe stato semplicemente utilizzato per giungere allo scopo», cioè la confisca planetaria della democrazia. La Cina, spiega l’analista, «è stata utilizzata come volano, fin dall’inizio, per l’operazione progettata dalle menti che nel 1975 hanno prodotto il manifesto “The crisis of democracy”», sollecitato dalla Commissione Trilaterale allo scopo di fermare l’avanzata dei diritti e della democrazia sociale in Occidente. «Dietro la crescita della Cina come superpotenza inserita nel mondo globale, per un verso capitalistica ma non democratica, c’era un progetto: che coinvolgeva attori non cinesi, sovranazionali, apolidi».Anche in questo caso, quindi, la regia dell’operazione Covid-19 (che sta rapidamente schiantando il globo, paralizzando miliardi di persone) sarebbe affidata a un network-ombra senza patria e con tanti passaporti, in grado di condizionare i governi di ogni continente attraverso tentacoli che infiltrano ministeri, intelligence, militari, multinazionali e istituzioni internazionali come l’Oms. Ieri il terrorismo, oggi il contagio? Se la paura è altrettanta e la risposta è identica – meno libertà, in cambio della sicurezza – sorge il peggiore dei sospetti: siamo di fronte a un’altra gigantesca operazione di strategia della tensione, a livello internazionale, come già fu per l’attentato alle Torri Gemelle? Evidente: la stessa élite oligarchica che controlla gran parte delle leve mondiali della finanza, ricattando gli Stati, potrebbe aver deliberamente immesso il coronavirus a Wuhan, per poi usare la prevedibile reazione cinese, rigidamente securitaria, come modello per il mondo intero. Obiettivo: militarizzare la crisi e – con l’alibi del Covid – estendere finalmente anche all’Occidente lo standard cinese, dove libertà e democrazia non esistono.Massone progressista di ispirazione socialista-liberale, Magaldi (già inziato alla superloggia “Thomas Paine” e oggi leader del Grande Oriente Democratico), è il frontman italiano del circuito massonico progressista sovranazionale che si oppone alle politiche di austerity. Nel saggio “Massoni”, bestseller pubblicato da Chiarelettere e uscito nel 2014, ha denunciato le trame delle superlogge “neoaristocratiche”: svuotare la nostra democrazia, per instaurare un regime economicamente neoliberista e politicamente post-democratico. Un sistema in cui le elezioni non contano più, visto che poi i governi devono sottostare ai diktat dei “mercati”. Quanto all’11 Settembre, il libro di Magaldi demolisce la versione ufficiale degli Usa, spiazzando però anche le narrazioni complottistiche: a progettare il crollo delle Twin Towers, sostiene, fu la superloggia “Hathor Pentalpha”, creata dai Bush nel 1980 per accelerare ulteriormente – anche con il ricorso al terrorismo “fatto in casa” – questa globalizzazione senza diritti. Un film dell’orrore, che ha proposto prima Al-Qaeda e poi l’Isis, due “Frankestein” prodotti dalle stesse “menti raffinatissime”. Ora siamo alla terza variante, il Covid-19?Per ora, Magaldi parla di «indizi, voci insistenti e strane coincidenze», riservandosi di formulare una denuncia precisa, nei prossimi giorni, non appena il quadro sarà più chiaro. Era stato il primo, settimane fa, a prendere nota: «Fateci caso: la crisi di Wuhan sta rafforzando politicamente la dirigenza cinese, che – prima dell’esplosione dell’epidemia – non sapeva come presentare ai cinesi la grande frenata dell’economia, ampiamente attesa». Cioè: il coronavirus avrebbe “salvato” Xi Jinping, appena umiliato dai dazi brutalmente imposti da Trump? «Ora la Cina appare vincente: dichiara di aver sconfitto trionfalmente il virus. E come? Sigillando Wuhan». Occhio: solo Wuhan, non tutto il paese. «Il resto della Cina ha limitato i danni, continuando a produrre: noi, invece, abbiamo sprangato l’Italia intera». Su Conte e colleghi, Magaldi è impietoso: prima il premier ha minimizzato, poi «ha permesso a migliaia di potenziali “untori” di lasciare la Lombardia per infettare il Sud», salvo poi «mettere agli arresti domiciliari 60 milioni di italiani, devastando l’economia del nostro paese», con il pieno consenso dei governatori delle Regioni del Nord, «in preda al panico perché consapevoli di non disporre di una sanità all’altezza della situazione».Ecco il bilancio dei tagli criminali alla sanità imposti dall’ideologia neoliberista: lo pagano, sulla loro pelle, gli anziani che muoiono per crisi respiratoria, in ospedali dove mancano posti letto in terapia intensiva. Una verità spietata, che forse gli italiani – grazie anche alle denunce dei medici – stanno finalmente mettendo a fuoco. Sarebbe l’occasione giusta, meglio tardi che mai, per ribaltare il tavolo. «Il coronavirus toglie la maschera al neoliberismo: i miliardi che fino a ieri sembravano irraggiungibili ora vengono concessi da un giorno all’altro, a riprova del fatto che finora eravamo stati presi in giro dai professori del rigore». Ma non è possibile cantare vittoria, sottolinea Magaldi: se dovesse emergere che il caos-coronavirus è un’operazione pianificata, allora c’è da temere il peggio. Ovvero: nemmeno la strage in corso servirà a restituire allo Stato il suo potere finanziario, che nel caso della sanità equivale alla scelta tra la vita e la morte. Ancora una volta – se le peggiori ipotesi saranno confermate – saranno le solite “menti raffinatissime” a dosare il denaro col contagocce, decidendo a chi somministrarlo, e in quali dosi. Sconcerta, a maggior ragione, il destino dell’Italia: perché siamo il paese più colpito, al mondo, da questo virus ancora abbastanza misterioso?«Possibile che i “soloni della scienza” che sfilano in televisione non sappiano spiegarci perché a essere travolta è proprio la Lombardia, cioè il cuore economico del paese?». Non solo: «Colpisce la lentezza esasperante della crisi: come se qualcuno pensasse di protrarla all’infinito, anche indugiando stranamente sull’adozione di farmaci salva-vita». C’è qualcosa che non quadra, dice Magaldi, a partire dal ruolo anomalo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. L’Italia come “cavia numero due”, dopo la Cina? Un paese-test – il primo, nell’Occidente democratico – per sperimentare l’incarceramento di massa collaudato a Wuhan? E attenti: il secondo round (la mazzata economica) è dietro l’angolo: se Conte si copre di ridicolo coi suoi 25 miliardi, «quanto tempo impiegheranno, le scimmiette ammaestrate sui balconi, a smettere di cantare l’inno nazionale?». Tra quanto esploderà la rabbia di un popolo condannato alla peggiore crisi della sua storia, dopo la Seconda Guerra Mondiale? E soprattutto: fa parte di un piano? «Vigileremo, continueremo ad acquisire dati e scopriremo presto cosa sta davvero avvenendo». Nel caso, «ciascuno muoverà le sue pedine», avverte Magaldi: «La lotta sarà dura: ma noi la combatteremo in modo costante, forte e sapiente».Ancora loro? Prima il terrorismo finto-islamico progettato a Washington, e adesso il virus da laboratorio travestito da pipistrello cinese? Attenti: «Stiamo acquisendo elementi inquietanti», avverte Gioele Magaldi, il 23 marzo su YouTube. Ipotesi: “qualcuno” potrebbe aver usato la Cina come cavia, ben sapendo che avrebbe reagito in modo autoritario: tutti sprangati in casa, panico obbligatorio, militari nelle strade. Obiettivo: produrre a tavolino una crisi mondiale, capace di paralizzare il pianeta, tenendolo in ostaggio di un’élite di vampiri finanziari psicopatici, stavolta al riparo dell’alibi sanitario. Un incubo orwelliano: addio libertà, e fine della democrazia. «Se davvero saranno accertate le informazioni che stiamo componendo», dice il presidente del Movimento Roosevelt, ci troveremmo di fronte a un piano mostruoso. Sta per avverarsi il sogno degli oligarchi? Se lo tolgano dalla testa: «Così come l’11 Settembre alla fine non ha prodotto i risultati sperati – dice Magaldi – sappiano, lorsignori, che non andrà a segno nemmeno questa ulteriore mossa da apprendisti stregoni, questo creare i “Frankestein” da gettare in mezzo a noi, in danno della collettività, per perseguire fini spregevoli e inconfessabili».
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Tutti in gara per aiutarci, anche Pornhub. Tranne la Chiesa
Ragazzi, persino Pornhub ha donato denaro: ha deciso di dedicare gli incassi di una mensilità degli abbonamenti al sostegno di quelle realtà che cercano di fronteggiare l’emergenza coronavirus. Persino Pornhub, che è un sito porno: persino loro stanno raccogliendo soldi per chi si sta impegnando in quest’emergenza. La Chiesa cattolica, no. In alchimia è noto che, quando si alza la temperatura, in una reazione, le varie sostanze in un certo qual modo si distillano, quindi esaltano le loro identità. Immaginate quando si distilla un macerato, per farci dell’acquavite: si estraggono un po’ alla volta le varie sostanze, si separano; si aumentano certe combinazioni, e altre si separano. Al pari, in questo momento, la grande pressione che sta aumentando (lo vedete, c’è una grande pressione nell’aria) sta facendo evidenziare le caratteristiche di certi soggetti – un po’ di tutti, ma di alcuni in particolar modo. Ed ecco che, in questo momento, la Chiesa cattolica dichiara, palesa, rende evidente la sua identità. Getta la maschera, come non aveva mai fatto, in passato.Pensate: il Papa, tramite il dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale (notizia ben evidenziata dall’Ansa), ha donato centomila euro alla Caritas. Una cifra enorme, ragazzi: centomila euro – alla Caritas, che è uno strumento della compagine catto-cristiana. E’ praticamente un semplice giroconto. Di più invece ha fatto la Cei, la conferenza episcopale italiana, ma non di sua iniziativa: accogliendo una richiesta della fondazione Banco Alimentare Onlus ha deciso di “donare” (attenzione al termine) 500.000 euro dei soldi presi dall’8 per mille. Cioè: non si sono tolti niente. L’8 per mille è quel meccanismo furbo, attraverso il quale la Chiesa cattolica riesce a stillare qualcosa come sei, sette, otto miliardi di euro l’anno – e sono soldi nostri. Non hanno cavato una lira, ragazzi. Pensate: Berlusconi, 10 milioni di euro. Gli Agnelli, 10 milioni di euro. Caprotti, 10 milioni di euro. Lavazza, 10 milioni di euro. Persino la Campari (un milione di euro) ha donato più della Chiesa cattolica. L’Unione Buddista Italiana ha donato qualcosa come 3 milioni di euro. “Loro” invece si è sono limitati a girare una piccola parte dei soldi ricevuti dallo Stato italiano.Eppure stiamo parlando della Chiesa cattolica, cioè quella che può essere considerata la realtà più ricca al mondo. Anni fa pubblicai un testo, “La messa è finita”, nel quale spiego quanto sia falso e sbagliato associare alla Chiesa la figura di Gesù. Se è esistito (e chi lo sa?), Gesù ha lanciato un messaggio e fatto alcune cose; la Chiesa cattolica è ben altro. Giusto per farsi un’idea, si ritiene che ad oggi la Chiesa cattolica possieda il secondo più grande tesoro, in oro, al mondo, secondo solo a quello degli Stati Uniti (e si limita a dare centomila euro alla Caritas). Il patrimonio finanziario della Chiesa è immenso, e spazia da azioni presso i più importanti istituti finanziari: i Rothschild di Gran Bretagna, Francia e Stati Uniti, la Banca Ambrose, il Crédit Suisse di Londra e Zurigo, la banca Morgan, la First National Bank e altre, e azioni in multinazionali come Shell, General Motors, Betlehem Steel, General Electric, International Business Machine e tante altre, che non vi sto a leggere. Aggiungiamo l’impressionante patrimonio immobiliare, le proprietà terriere, agricole e boschive (che in tutto il mondo raggiungono quote imbarazzanti) e tutte le opere d’arte.A tutti gli effetti, possiamo tranquillamente considerare la Chiesa cattolica come il maggior possessore di ricchezze materiali esistenti, e il Papa – in quanto amministratore – l’uomo più facoltoso del pianeta. Centomila euro alla Caritas, e cinquecentomila (sempre di soldi pubblici, presi col meccanismo dell’8 per mille) dati a sostegno, sulla base di richieste ricevute. Per il resto, non hanno fatto niente. E continuano a non fare niente. Ma c’è un dato ancora più grave, a mio avviso: invece di dare una mano, privandosi di un po’ di quei soldi accumulati nei secoli (quando rischiavi di essere bruciato, se non credevi nella Chiesa, e comunque dovevi cederle i tuoi beni), stanno addirittura approfittando di questo momento per dare forza ai loro strumenti. Per esempio: un simbolo fortissimo che la Chiesa cattolica utilizza è il crocifisso. La prima cosa che ha fatto, il Papa (gesto utilissimo, che infatti ha salvato milioni di vite), è stato andare a far visita al crocifisso che, si racconta, nel XVII secolo “ha fermato la peste”. La gente segregata in casa, e lui in giro per Roma (tranquillo, senza mascherina).Nosiglia, l’arcivescovo di Torino, ha addirittura esortato tutte le chiese e far suonare le campane all’unisono. Sempre nel mio libro mostro i risultati degli ultimi studi condotti dall’epigenetica: è per comprendere cos’è il suono delle campane, che effetto produce in noi, che tipo di ricordo attiva (grave e minaccioso, ndr). Quindi: invece di darci una mano, loro approfittano della situazione. E pensate: in questo periodo di crisi “Radio Maria”, l’unica radio che si sente in tutta Italia, persino nelle gallerie, grazie al più potente emettitore italiano, ha addirittura esortato a rafforzare le donazioni. E per farci cosa? Per tenersele per sé. Concludo: la storia dà sempre grandi lezioni, è una grande maestra. Basterebbe studiare la storia, per riuscire a far fronte al nostro presente in maniera molto più saggia. Quella che ci lascia questa volta è una lezione inesorabile, e il mio invito è quello di ricordarcela. Osserviamo la bellezza della natura, che sta riemergendo, essendosi abassati tutti i livelli di inquinamento: l’acqua che torna limpida a Venezia; i delfini che giocano nei porti; questa primavera con un’aria molto più leggera; questo silenzio nutrito solo da suoni armonici, dal canto degli uccellini, dal volo di qualche insetto.Ricordiamoci di questa bellezza, che stiamo vivendo. Ma ricordiamoci anche che in questa vicenda c’è un grande sconfitto. Hanno vinto in tanti: hanno vinto i medici, gli infermieri; hanno vinto le associazioni di volontariato; hanno vinto le forze dell’ordine; hanno vinto i sindaci, che si stanno impegnando in una maniera incredibile. Ha vinto la gente, che tira la cinghia e rimane in casa, e va avanti, e si inventa qualcosa per sopportare questo stato di stress che a volte è veramente difficile. Ha vinto la Cina, occorre dirlo: la Cina ha stravinto, in tutto questo; ha vinto con la sua tecnologia, con il suo modo di riuscire a gestire la situazione. Ha vinto la solidarietà, ha vinto l’impegno. Ha vinto l’inarrestabile processo evolutivo. Vince addirittura anche il governo italiano che, seppur strangolato nella morsa, nel ricatto monetario dell’euro e del debito, è riuscito comunque a trovare qualche soldo per la gente. L’unica sconfitta – per la sua inadeguatezza, l’incapacità e l’avarizia – è la Chiesa cattolica. L’unico vero sconfitto è il grande impero della Chiesa cattolica, al quale dedico questa ultima frase: persino una spremuta d’arancia, con la sua vitamina C, in questo momento è più utile di te.(Michele Giovagnoli, estratto del video-editoriale “La Chiesa non dà nulla, anzi…”, pubblicato il 20 marzo 2020 sul canale YouTube di “Border Nights”, su cui Giovagnoli conduce la rubrica settimanale “L’uomo che parla con gli alberi”. Naturalista e alchimista, Giovagnoli ha pubblicato saggi come “Alchimia selvatica” e “Impara a parlare con gli alberi”. Quest’anno ha avviato un’iniziativa formativa speciale, chiamata Accademia Genitore Albero. Il libro citato nel video, “La messa è finita” – 175 pagine, euro 12,90 – è stato pubblicato nel 2017 da UnoEditori).Ragazzi, persino Pornhub ha donato denaro: ha deciso di dedicare gli incassi di una mensilità degli abbonamenti al sostegno di quelle realtà che cercano di fronteggiare l’emergenza coronavirus. Persino Pornhub, che è un sito porno: persino loro stanno raccogliendo soldi per chi si sta impegnando in quest’emergenza. La Chiesa cattolica, no. In alchimia è noto che, quando si alza la temperatura, in una reazione, le varie sostanze in un certo qual modo si distillano, quindi esaltano le loro identità. Immaginate quando si distilla un macerato, per farci dell’acquavite: si estraggono un po’ alla volta le varie sostanze, si separano; si aumentano certe combinazioni, e altre si separano. Al pari, in questo momento, la grande pressione che sta aumentando (lo vedete, c’è una grande pressione nell’aria) sta facendo evidenziare le caratteristiche di certi soggetti – un po’ di tutti, ma di alcuni in particolar modo. Ed ecco che, in questo momento, la Chiesa cattolica dichiara, palesa, rende evidente la sua identità. Getta la maschera, come non aveva mai fatto, in passato.
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Covid: la dismisura dell’alieno, nuovo padrone del mondo
Lo spettacolo delle bare sui camion militari, l’overdose quotidiana di ansia somministrata dalla televisione, gli ospedali ridotti a pietose trincee alle prese con una disfatta catastrofica. L’Italia in preda al panico sembra una drammatica finestra sul mondo, a sua volta travolto dall’apocalisse. Si assiste a un crescente delirio di paura e caos, voci contraddittorie, misure d’emergenza, accuse incrociate e sospetti. Storie di ordinaria follia, ormai, dilatate dalle dimensioni di un’enormità dilagante, intercontinentale, in apparenza inarrestabile, di fronte a cui qualsiasi ragionevole constatazione – i tagli alla sanità, riflesso criminale dell’infame scure neoliberista – rischia di perdere il suo impatto decisivo, addirittura storico. E appaiono sempre più surreali, oggi, le perduranti divisioni geopolitiche tra l’Impero del Mare e l’Eurasia, gli opposti sistemi di governance messi a dura prova dal cosmopolitismo biologico del virus: di qua una post-democrazia imperiale e militarizzata, aggressiva e manipolatrice, svuotata di sovranità e dominata dalle fake news di regime; di là un autoritarismo arcaico, apertamente brutale, che per ora fa a meno della finzione democratica.
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Medico, Sos: contagi al buio, quanto durerà l’emergenza?
Purtroppo sta succedendo quello che si temeva da sempre, che potesse avvenire una pandemia. I virus respiratori di possibile provenienza animale dovuti alla combinazione di questi coronavirus erano sotto sorveglianza e temuti da molto tempo. Questo virus è simile geneticamente a quello della Sars di 17 anni fa, ma ha una caratteristica di contagiosità superiore, lo si vede dalla velocità con cui si diffonde. Dall’iniziale focolaio di Codogno si è passati a Pavia, quindi a Lodi, ora siamo a tutta la Lombardia e alla continua espansione in altre Regioni. Non sappiamo quando finirà e non sappiamo il numero di persone contagiate. Sappiamo il numero di malati. Questa malattia si manifesta in forme gravi soprattutto in alcuni soggetti anziani che soffrono di patologie e arriva fino al decesso, nelle fasce più giovani invece può indurre contagi asintomatici, quindi il numero delle persone contagiate ci è ignoto perché non manifestano sintomi. Pensiamo sia un numero importante. L’80% degli infettati non manifesta sintomi o li manifesta in misura ridotta, il rimanente manifesta polmoniti e negli anziani dà manifestazioni gravi. È quello che stiamo vivendo, con la difficoltà di dare una risposta ospedaliera su tutto il territorio.Il futuro è difficile da prevedere perché è una combinazione di diversi fattori, tra cui il numero delle persone contagiate. Ogni quarto d’ora vediamo un’ambulanza che passa. Il secondo elemento è che non sappiamo quanti stiano creando una immunità al virus, cosa che potrebbe limitare la diffusione. Chi si occupa di elementi matematici indica verso la fine di marzo il picco, ma lo sapremo solo a bocce ferme. A Brescia abbiamo dovuto chiudere numerosi reparti, accorparli e renderli liberi per accogliere queste persone. Riusciamo a dimetterne qualcuno, adesso siamo a 500 posti letto. Potete immaginare lo sforzo che significa. Non sono tutti ricoverati nelle unità infettive, ma in tutto l’ospedale. Le esigenze sono due. La prima è riuscire a liberare sempre più posti letto, però è uno sforzo enorme. Fortunatamente adesso si sono attivati altri ospedali nel territorio bresciano. L’esigenza è dare almeno un letto a chi sta male. Comporta uno sforzo interno enorme. La seconda cosa non è semplice: avere i dispositivi di protezione necessari per il nostro personale sanitario.La nostra farmacia fa un lavoro estenuante per dotare gli operatori sanitari di mascherine, camici per proteggersi. Questo è un altro problema. In conseguenza dell’elevata contagiosità può portare al contagio fra operatori e riduce le risorse umane. Se i soldati si ammalano non possono combattere. Tutto è molto concitato, si lavora 24 ore al giorno, sette giorni su sette, è un continuo di problemi. È impressionante la rapidità con cui l’ondata epidemica ha colpito tutta la Lombardia, non ha dato il tempo giusto per le misure straordinarie. Mi sembrano siano passati 10 anni dalla fatica che abbiamo addosso. Com’è il morale del personale sanitario? Siamo molto determinati. Naturalmente c’è preoccupazione quando si vede una situazione così grave. Vedere queste persone che muoiono completamente sole non è facile. Siamo anche preoccupati per i colleghi: quando si lavora insieme per anni si è tutti amici, e vederli ammalati procura dolore e fatica. Ovviamente c’è poi la preoccupazione per le proprie famiglie, che non si contagino. Ma siamo determinati a portare la barca in porto e fare il nostro lavoro.(Francesco Castelli, dichiarazioni rilasciate a Paolo Vites per l’intervista “A Brescia continuiamo a combattere, ma servono posti letto e materiale”, pubblicata dal “Sussidiario” il 15 marzo 2020. Medico ospedaliero e ordinario di malattie infettive all’università di Brescia, già titolare della Cattedra Unesco e direttore della Scuola di specializzazione in malattie infettive, il professor Castelli ha operato a lungo in Africa, a contatto con gravi epidemie di colera).Purtroppo sta succedendo quello che si temeva da sempre, che potesse avvenire una pandemia. I virus respiratori di possibile provenienza animale dovuti alla combinazione di questi coronavirus erano sotto sorveglianza e temuti da molto tempo. Questo virus è simile geneticamente a quello della Sars di 17 anni fa, ma ha una caratteristica di contagiosità superiore, lo si vede dalla velocità con cui si diffonde. Dall’iniziale focolaio di Codogno si è passati a Pavia, quindi a Lodi, ora siamo a tutta la Lombardia e alla continua espansione in altre Regioni. Non sappiamo quando finirà e non sappiamo il numero di persone contagiate. Sappiamo il numero di malati. Questa malattia si manifesta in forme gravi soprattutto in alcuni soggetti anziani che soffrono di patologie e arriva fino al decesso, nelle fasce più giovani invece può indurre contagi asintomatici, quindi il numero delle persone contagiate ci è ignoto perché non manifestano sintomi. Pensiamo sia un numero importante. L’80% degli infettati non manifesta sintomi o li manifesta in misura ridotta, il rimanente manifesta polmoniti e negli anziani dà manifestazioni gravi. È quello che stiamo vivendo, con la difficoltà di dare una risposta ospedaliera su tutto il territorio.
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Magaldi: italiani felici e reclusi a vita, aspettando altri virus?
Si colpevolizza chi indugia nel portare a spasso il cane, dopo che si è lasciato che migliaia di persone lasciassero la Lombardia per dirigersi al Sud: secondo la logica della quarantena sono potenziali untori, e si lascia tuttora che queste ondate si muovano, senza che queste persone vengano prima sottoposte a un test. Ci viene proposta una retorica da “grande fratello” orwelliano, plaudendo ai pecoroni che si mettono a cantare, a comando, dai balconi. Abbiamo scoperto quanto è facile limitare la libertà e costringere i cittadini in casa: moltissimi italiani, festosi e scodinzolanti, hanno già introiettato la segregazione della quarantena. Ma se questa emergenza durerà altri mesi, o magari un anno, staremo tutti in casa in attesa di avere lumi su quando riprenderà la vita normale? E se in futuro dovessero arrivare 2-3 virus all’anno che facciamo, sospendiamo la nostra vita? Bella mutazione antropologica: reclusi in casa per sempre? E’ questo il futuro che ci attende? Nella Seconda Guerra Mondiale, chi entrò in guerra in nome della libertà e della democrazia, contro il totalitarismo hitleriano, mise nel conto milioni di morti. E adesso noi, senza colpo ferire, saremo privati della democrazia. Non si vota più: rinviate elezioni e referendum, fino alla scomparsa del coronavirus. E se dovesse presentarsi un virus all’anno? Democrazia kaputt?
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Magaldi: tutti buoni, di colpo? Ringraziate Christine Lagarde
Christine Lagarde, istruzioni per l’uso: da leggere esattamente al contrario. Tradotto: voglio far crollare l’infame dogma dell’austerity? Bene, allora devo fingere di rafforzarlo. E in modo spietato, di fronte al panico e alle vittime del coronavirus, devo pronunciare la più impopolare delle frasi. E cioè: arrangiatevi, e scordatevi che la Bce vi possa dare una mano, calmando i vostri spread. Ha funzionato? Eccome. Nessuno, infatti, si è accorto del trucco. Mattarella indignato con la Strega del Nord, pronto a invocare solidarietà da parte dell’Ue. E poi la Merkel e Ursula von der Leyen, improvvisamente tramutate in dame caritatevoli: «Siamo tutti italiani», eccetera. Missione compiuta? Precisamente: è crollato il Muro del Rigore, il grande tabù europeo che ha demonizzato la spesa sociale (ieri lasciando crepare, senza medicine, i bambini greci). Tutto “merito” di Christine Lagarde, che ha indossato la maschera dell’orrore: la stessa che indossò Mario Draghi dieci anni fa, lasciando che lo spread divorasse Grecia, Spagna e Italia, per la gioia degli speculatori. Come dire: ricordate? E vi sembra giusto che la Bce (per statuto, ossessionata solo dall’inflazione) non possa spendere un centesimo per salvare vite umane?Magistrale performance, quella della grande attrice Christine Lagarde, oggi anche socia in incognito dello stesso Draghi, l’altro grande “pentito” dell’euro-rigore. Chi lo dice? Gioele Magaldi, in modo esplicito: siamo stati “noi”, sostiene, a chiedere alla Lagarde di fare quella parte orrenda, di proposito: per suscitare sdegnate reazioni contrarie. Scusi, Magaldi: “noi” chi? Se si è letto il saggio “Massoni”, uscito a fine 2014 per Chiarelettere, si capisce esattamente di cosa parli, il presidente del Movimento Roosevelt: in quel libro – bestseller italiano amato dai lettori e snobbato dai media, nonostante sia ormai un long-seller di cui a novembre uscirà il sequel – si denunciano, per la prima volta, le malefatte delle superlogge reazionarie che gestirebbero il super-potere alle spalle delle istituzioni europee. In prima linea proprio loro, Draghi e Lagarde: grandi burattinai, in grembiulino, dell’oligarchia neoliberista che ha rottamato la democrazia, annullando la sovranità degli Stati.Sul fronte opposto: superlogge progressiste come la “Thomas Paine”, a cui lo stesso Magaldi è stato “iniziato”, prima di fondare il Grande Oriente Democratico. Missione: demolire il dogma neoliberale e tornare a Keynes. Se lo Stato torna a spendere a deficit senza paura, l’economia si salva. E la gente non ci rimette la pelle, se c’è in giro il coronavirus, perché non mancheranno ospedali e medici, infermieri e respiratori. La grande novità, rispetto ai decenni di piombo, è che Draghi & Lagarde hanno cambiato casacca. Illuminanti avvisaglie già alla vigilia del loro avvicendamento alla Bce. Lui ha evocato il ricorso alla Mmt, la teoria monetaria moderna: liquidità illimitata a costo zero, il contrario dello strozzonaggio somministrato col contagocce dall’Eurozona. Lei, a sua volta, si è spinta ad auspicare l’avvento degli eurobond per supportare i debiti sovrani, cancellando gli spread, e ricordando che «la moneta appartiene al popolo». Davvero? Non certo l’euro, gestito da una banca centrale (privata) che si rifiuta di agire come “prestatore di ultima istanza”. Cos’è successo, ora, se il quadro sembra capovolgersi?Semplice: una parte dell’élite massonica fino a ieri “neoaristocratica”, dice Magaldi, si è accorta che l’ordoliberismo Ue (”guai a chi osa spendere”) avrebbe aggravato la crisi ed esasperato masse sempre maggiori di cittadini. Di qui il clamoroso “pentimento” di Draghi e Lagarde, che si sono “messi a disposizione” del fronte massonico progressista, smentendo la loro stessa storia professionale degli ultimi decenni. Tutto vero? Sì, conferma Magaldi: «Sono state filiere massoniche progressiste a chiedere espressamente alla “sorella” Lagarde di fare quelle improvvide dichiarazioni, non certo dovute, e che – come lei stessa sapeva – le sarebbero costate l’ostilità generale». Magaldi parla di tecniche raffinate, da intelligence, appannaggio di chi – nel grande potere – conosce la portata, epocale, della partita sotterranea in corso, a livello planetario, e i metodi per combatterla: sofisticati, diplomatici, sottili.«La “sorella” Lagarde ha accettato di essere messa alla prova: si è presa “palate di merda”, in faccia, letteralmente, dagli stessi che fino a ieri le leccavano le scarpe. Tanto di cappello, per il coraggio dimostrato: sta facendo un gioco rischioso e spericolato. E spero che il “fratello” Draghi la imiti, su questa strada». Sorride, Magaldi, pensando a chi si è affrettato ad accusare la Lagarde di aver commesso una gaffe. «Ma vi pare che possa commettere gaffe di questo tipo, un vecchio “animale” del potere come Christine Lagarde? Suvvia: sapeva benissimo cosa sarebbe successo. E meno male che è successo. A lei, come previsto, è piovuto addosso il fango. E all’Italia, invece – come da copione – sono arrivati i soldi». Per questo, Magaldi ringrazia pubblicamente la “sorella” Christine Lagarde, per aver acettato di recitare – come richiestole – la parte dell’euro-strega. «La sua azione ha indotto persino il nostro tremebondo ed ectoplasmatico presidente della Repubblica a ruggire – sempre un po’ da coniglio, ma a ruggire – costringendo i maggiori interpreti dell’austerity a dire che, per l’Italia e per tutti, d’ora in poi si sarà di manica larga».Quello che è seguito era prevedibilissimo, insiste Magaldi: finalmente, scandisce, «stiamo scoprendo che una crisi può significare la sospensione del paradigma dell’austerity». Facendo la faccia feroce, e quindi «offrendo il petto», la neopresidente della Bce «ha alzato una palla, per dare il coraggio di agire a chi non l’aveva avuto in tutti questi anni». Scontato il risultato: «Quando è troppo, è troppo», si sono detti in molti, dal Quirinale a Berlino, da Francoforte a Bruxelles. «Di fronte a una ventilata reiterazione del rigore più intransigente è stato costretto a intervenire persino Mattarella, che è stato un custode servizievole del paradigma neoliberista dell’austerity e della Disunione Europea – austera, micragnosa, restrittiva e castrante nei confronti degli interessi italiani», sottolinea Magaldi. «Non scordiamcelo: è lo stesso Mattarella nel 2018 che ha impedito che Paolo Savona diventasse ministro dell’economia, ricordando agli italiani che sono “i mercati”, e non gli elettori, ad avere l’ultima parola». E’ questa, la post-democrazia a cui ci avevano ridotti, i “maggiordomi” dell’eurocrazia fino a ieri intoccabile, “teologica”. E voilà: quello che ieri era “impossibile”, oggi è realtà.Insieme a Mattarella, di fronte alla necessità di dare «almeno un po’ di respiro economico agli italiani prostrati dal coronavirus (o meglio, dall’emergenza creata dai tagli storici alla sanità)» sono state costrette a intervenire «persino Angela Merkel e Ursula von der Leyen, disposte ad aprire i cordoni della borsa». Ma il merito, ribadisce Magaldi, è tutto di Christine Lagarde: ha offerto un formidabile assist «a tutti coloro che, finalmente, dopo anni, hanno trovato il coraggio per rivendicare libertà economica per le entità statuali in caso di crisi». Che la sfida sia appena all’inizio, però, lo dicono i fatti: «Bisognava attenedere il coronavirus – osserva Magaldi – per rivendicare quello che andava fatto in anni e anni di crisi economica gravissima, che ha schiantato tante persone». In ogni caso, per il presidente del Movimento Roosevelt, «i danni delle politiche neoliberiste di austerity di questi decenni sono molto superiori ai danni che sta facendo il coronavirus».Sulla Christine Lagarde del passato, Magaldi non ha dubbi: «E’ stata senz’altro tra i masnadieri della filiera massonica neo-aristocratica che ha ammorbato il mondo e l’Europa con l’austerity neoliberista. Come Draghi, è stata uno dei principali terminali di un potere mefitico, contro-iniziatico sul piano massonico nonché esiziale, funesto, sul piano economico. Attenzione, però: «Quelli che oggi criticano la Lagarde», nell’establishment italiano, «ieri le baciavano le mani». Di fatto, dalla poltronissima della Bce, la presidente si è “immolata” in modo calcolato, per provocare i decisori e spingerli verso l’agognata flessibilità. «Ha ottenuto quello che voleva. E cioè: stabilire che l’Italia ha il diritto (e il dovere) di poter spendere a deficit per risollevare l’economia, che è in grave crisi e lo sarà sempre di più – certo non aiutata in modo significativo dai primi spiccioli distribuiti da Conte, che fanno ridere i polli».Magaldi in ogni caso denuncia l’ipocrisia di chi condanna Christine Lagarde esaltando invece Mario Draghi, celebrato in modo grottesco come salvatore dell’euro. Il “niet” della Lagarde sugli spread – chiarisce l’autore di “Massoni” – era un esplicito riferimento alla analoga condotta di Draghi durante la crisi finanziaria di dieci anni fa. Prima di agire, infatti, l’allora Super-Mario attese un anno intero. Ce ne siamo già dimenticati? «Prima di intervenire per calmare gli spred, Draghi ha consentito a speculatori vari di razziare quello che andava razziato». Lasciò sprofondare nel disastro paesi come la Grecia, la Spagna e l’Italia, che su “consiglio” dell’Ue si affidarono alle cure di Papademos, Rajoy e Monti. Letteralmente immobile per dodici mesi, sordo a tutti gli Sos, il presidente della Bce si decise ad attivarsi fuori tempo massimo, cioè solo dopo che quei paesi erano stati commissariati da governi «pronti a implementare gravissimi tagli alla spesa pubblica con le manovre di austerity: tagli che hanno riguardato anche e soprattutto la sanità».Inutile negarlo: «Lui e la Lagarde sono stati entrambi pessimi». Oggi, però, hanno cambiato orizzonte: «Giocano un gioco spregiudicato e pericoloso per loro stessi». Tuttavia, fin qui – e specialmente con questa prova, «superata ma rischiosa» – Christine Lagarde merita il massimo rispetto: «Si è dimostrata sincera, in questo gioco abile, spericolato e complesso che è stato inaugurato in queste ultime settimane». Quanto al suo “collega” italiano, Magaldi auspica «un nuovo Draghi, spericolato come la Lagarde, che aiuti l’affermazione di un nuovo paradigma, keynesiano e rooseveltiano». Sono patetici, quelli che oggi ricordano solo il “bazooka” di Draghi, scordando che fu usato – deliberatamente – in ritardo. C’era anche questo spiacevolissimo “memento”, tra i compiti dell’attrice francese travestita da Strega del Nord: costringerci a ricordare. C’è da ribaltare l’Europa, e forse un “aiuto” sta arrivando proprio dal minaccioso coronavirus. Ma attenti: superata l’emergenza, niente sarà più come prima.Guai – sembra suggerire la Lagarde, in versione “sfinge” – se la Bce resterà quella di oggi: impossibilitata a soccorrere i paesi che hanno bisogno di soldi. Non lo vedete, dove siamo finiti? A forza di tagli, mandiamo in giro gli infermieri senza nemmeno la protezione delle mascherine. Come dire: scontiamo un’eredità mortifera, pesantissima, direttamente responsabile dell’attuale catastrofe economica, sociale, sanitaria. Al solo Monti si imputano 37 miliardi di tagli al sistema-salute. Motivazione delirante: ripianare i conti pubblici, arrivando al pareggio di bilancio. Pochi sanno che l’Italia è da trent’anni in avanzo primario: i soldi versati in tasse sono più di quelli che lo Stato spende per i cittadini. Scontato (anche se mostruoso) che oggi si possa morire, solo perché in terapia intensiva non c’è posto per tutti. Questione di soldi, non di virus: è questa, la lezione che l’ex strega Christine Lagarde, con la sua apparente gaffe, ha voluto che apprendessimo. L’austerity uccide, ecco tutto. E purtroppo non si smonta in tre giorni, l’immane piramide di menzogne che ha protetto questo regime criminogeno. Anche se, a quanto pare, l’Era del Virus ci sta facendo viaggiare alla velocità della luce.Christine Lagarde, istruzioni per l’uso: da leggere esattamente al contrario. Tradotto: voglio far crollare l’infame dogma dell’austerity? Bene, allora devo fingere di rafforzarlo. E in modo spietato, di fronte al panico e alle vittime del coronavirus, devo pronunciare la più impopolare delle frasi. E cioè: arrangiatevi, e scordatevi che la Bce vi possa dare una mano, calmando i vostri spread. Ha funzionato? Eccome. Nessuno, infatti, si è accorto del trucco. Mattarella indignato con la Strega del Nord, pronto a invocare solidarietà da parte dell’Ue. E poi la Merkel e Ursula von der Leyen, improvvisamente tramutate in dame caritatevoli: «Siamo tutti italiani», eccetera. Missione compiuta? Precisamente: è crollato il Muro del Rigore, il grande tabù europeo che ha demonizzato la spesa sociale (ieri lasciando crepare, senza medicine, i bambini greci). Tutto “merito” di Christine Lagarde, che ha indossato la maschera dell’orrore: la stessa che indossò Mario Draghi dieci anni fa, lasciando che lo spread divorasse Grecia, Spagna e Italia, per la gioia degli speculatori. Come dire: ricordate? E vi sembra giusto che la Bce (per statuto, ossessionata solo dall’inflazione) non possa spendere un centesimo per salvare vite umane?
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Virologo: in Italia 18.000 morti di influenza, e i media zitti
Ogni anno, in Italia, i morti con la comune influenza stagionale sono 20 volte di più di quelli morti ad oggi con Covid-19. Perché non intasiamo le rianimazioni ogni anno? Ecco i dati del Covid-19 in Italia, aggiornati alle ore 18:00 del 10 marzo 2020: 8.514 casi con 631 deceduti (Iss-Epicentro). Faccio notare che questo campione è estremamente selezionato, perché i test sono stati fatti in prevalenza su persone malate. La maggioranza degli esperti, fra cui Ilaria Capua, ritiene che i casi asintomatici siano da 10 a 100 volte superiori. Perciò il tasso di letalità non sarebbe del 7,4%, ma almeno dieci volte inferiore. Sull’influenza stagionale 2017-18, risulta che 8,7 milioni di persone si rivolsero telefonicamente al medico o al pediatra di famiglia per una “sindrome simil-influenzale”. Meno di 1/4 furono visitate dal medico. Sono morte “con complicazioni influenzali” non meno di 18.000 persone, in prevalenza anziane. Di quelle 18.000, solo 173 (1 su 100) morirono in un reparto di rianimazione, e in tutto furono 764 i “casi gravi da influenza confermata in soggetti ricoverati in terapia intensiva”. Cioè, le altre 17.000 persone sono morte a casa propria, o in casa di riposo, o in un qualche reparto ospedaliero, senza diagnosi confermata di influenza.Se i media due anni fa avessero scatenato il putiferio attuale, non meno di 75.000 malati con influenza avrebbero intasato le rianimazioni, al ritmo di 750 nuovi ingressi ogni giorno (finora in rianimazione ne abbiamo ricoverati 650 in tutto). Questi dati confermano che siamo di fronte a una epidemia di panico e che gli untori per eccellenza sono i media. Ci dicono che in Italia abbiamo il più alto tasso di letalità? I dati più affidabili vengono dalla Corea del Sud, che registra tassi di letalità attorno al 6 per mille (1/12 dei nostri). Questo si spiega perché la Corea ha fatto test a tappeto fin dall’inizio (già più di 200.000) e conferma quanto abbiamo detto sopra, cioè che le nostre statistiche usano un denominatore (persone infettate) assai ridotto e selezionato: il che ingigantisce falsamente il rapporto morti/infettati, cioè il tasso di letalità. Tra i tanti messaggi che arrivano nei social, spiccano gli appelli dei medici di rianimazione, veramente preoccupanti. Il nostro sistema sanitario pubblico collocava l’Italia ai primi posti nel mondo, con un invidiabile rapporto qualità/costi, ma a partire dal 1992 (legge-delega per la privatizzazione del Ssn) è stato smantellato per favorire le speculazioni private, che non hanno alcun interesse a investire nei settori più costosi, come grandi chirurgie e rianimazioni. Questo fatto non sarà mai ribadito e condannato abbastanza.Però le testimonianze e gli appelli accorati da parte di medici e infermieri dei reparti di terapia intensiva, ora sotto pressione per i malati gravi con Covid-19, mentre sono condivisibili sul piano umano, sono fuorvianti per la comprensione di questa “epidemia”. Sarebbe come usare la testimonianza del marinaio di una scialuppa di salvataggio del Titanic per ricostruire la storia di quel naufragio… ma qui abbiamo solo qualche scialuppa: non c’è né il Titanic né l’iceberg. Non c’è epidemia, non c’è pandemia. E abbiamo due precedenti famigerati, proprio con due varianti di coronavirus che fecero tanto scalpore per poi rivelarsi veri e propri “fuochi di paglia”: la Sars del 2002 (8.000 casi in tutto) e la Mers del 2012 (800 casi). Notate che la Sars ebbe una letalità del 9% e la Mers addirittura del 38%.Stanno arrivando voci di vaccini “quasi” pronti da parte di Israele o degli Usa che potrebbero salvare molte vite aggredite da questo virus. Tanto rumore per un vaccino? Nell’influenza comune del 2017-18 il ceppo prevalente era A/H1N1pdm09 (più noto come H1N1 o “suina”), ed era incluso nel vaccino antinfluenzale somministrato a circa la metà degli ultrasessantacinquenni italiani – non solo quell’anno, ma anche negli anni precedenti. Quel ceppo ebbe origine nel 2009 negli Usa, come variante dell’influenza suina. Nel 2010 il nostro ministero della salute si impegnò a pagare 184 milioni di euro alla Novartis per 24 milioni di dosi di vaccino contro la “H1N1 suina”, ma anche quella annunciata “pandemia” in realtà fu una vera e propria bufala mediatica: di fatto furono vaccinati meno di un milione di italiani, e 9 milioni di dosi di quel vaccino rimasero nei frigoriferi delle Asl. Parlare di Israele (Netanyahu promise il vaccino a una settimana dalle recentissime elezioni) o di Usa (pure loro in campagna elettorale, coi cittadini che, se disoccupati e non coperti da assicurazione, devono pagare una somma notevole per farsi fare un tampone, e per giunta col più alto tasso di risultati falsi positivi nel mondo) data la situazione conosciuta, sarebbe come sparare sulla Croce Rossa.Cosa penso delle misure per ridurre il contagio prese dal governo italiano? Il grande Ennio Flajano diceva che in Italia “la situazione è grave ma non seria”. Per tutti i dati che abbiamo qui esaminato, dovremmo concludere che questa volta la situazione è “seria, ma non grave”. Dico “seria” nel senso che le misure adottate riflettono l’ansia di dimostrarsi “seri e responsabili”, ma mi domando: verso chi? Verso la Ue? Verso la Nato? Perché non verso i cittadini italiani? Il primo requisito della serietà è la coerenza, e ogni cittadino lo sa se ha ricevuto messaggi coerenti dalle autorità e dagli “esperti” in questi 40 giorni. Walter Ricciardi, imbarcato nel pieno della tempesta, ha fatto miracoli sia nel fronte interno che su quello internazionale. E quando infuria la tempesta, quando le vele sono già lacerate e la barca è piena d’acqua, puoi solo spalare acqua e stare zitto. In scienza e coscienza, io credo di spalare acqua, di rattoppare almeno qualche vela, e di stare (quasi) zitto.Ho detto quasi zitto: solidale coi colleghi (anche sottopagati) che fanno turni stressanti negli ospedali devastati da trent’anni di “filibustering” neoliberista, ma anche urlante a squarciagola contro “colleghi” veri o sedicenti tali che, in anonimato, seminano il terrore parlando di “nipotini che uccidono i nonni”, o di “incoscienti che escono a fare una passeggiata”, o che spacciano il prodotto Xy come panacea curativa (e soprattutto preventiva, così non scappa neanche un potenziale cliente fra i 60 milioni) contro la “peste del 2020” che avrebbe una “contagiosità pazzesca” e una mortalità (sarebbe troppo pretendere da loro il termine corretto letalità) “spaventosa”. Ripeto: chi sta in prima linea negli ospedali oggi è davvero sotto stress, va rispettato e sostenuto, e le misure ragionevoli per ridurre le probabilità di contagio vanno adottate; ma un grande quotidiano della mia regione, il Veneto, oggi riferisce che abbiamo 498 letti di terapia intensiva, di cui 67 occupati da pazienti con tampone positivo per Covid-19.(Leopoldo Salmaso, dichirazioni rilasciate a Patrizia Cecconi per l’intervista “Il tasso di letalità del coronavirus in Italia è almeno 10 volte inferiore ai dati ufficiali”, pubblicata da “L’Antidiplomatico” l’11 maezo 2020. Epidemiologo e virologo, specialista in malattie infettive, il dottor Salmaso vanta una lunga esperienza internazionale in paesi come la Tanzania, dove conduce progetti sanitari secondo i protocolli prescritti dall’Oms).Ogni anno, in Italia, i morti con la comune influenza stagionale sono 20 volte di più di quelli morti ad oggi con Covid-19. Perché non intasiamo le rianimazioni ogni anno? Ecco i dati del Covid-19 in Italia, aggiornati alle ore 18:00 del 10 marzo 2020: 8.514 casi con 631 deceduti (Iss-Epicentro). Faccio notare che questo campione è estremamente selezionato, perché i test sono stati fatti in prevalenza su persone malate. La maggioranza degli esperti, fra cui Ilaria Capua, ritiene che i casi asintomatici siano da 10 a 100 volte superiori. Perciò il tasso di letalità non sarebbe del 7,4%, ma almeno dieci volte inferiore. Sull’influenza stagionale 2017-18, risulta che 8,7 milioni di persone si rivolsero telefonicamente al medico o al pediatra di famiglia per una “sindrome simil-influenzale”. Meno di 1/4 furono visitate dal medico. Sono morte “con complicazioni influenzali” non meno di 18.000 persone, in prevalenza anziane. Di quelle 18.000, solo 173 (1 su 100) morirono in un reparto di rianimazione, e in tutto furono 764 i “casi gravi da influenza confermata in soggetti ricoverati in terapia intensiva”. Cioè, le altre 17.000 persone sono morte a casa propria, o in casa di riposo, o in un qualche reparto ospedaliero, senza diagnosi confermata di influenza.
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Galloni: no al golpe del Mes, con la scusa del coronavirus
In quale tipo di situazione ci stiamo trovando? Mentre era evidente che i poteri economico-finanziari, per la prima volta nella storia, non fossero in grado di dare indicazioni su come l’economia e la finanza dovessero affrontare le crisi che stavano cominciando, si è tirato fuori prima il pretesto dell’ambiente – che è un gravissimo problema per l’umanità, ma non certo nei termini sollevati da Greta e dai suoi seguaci – e adesso c’è questo coronavirus. Come nasce, il Mes? E’ l’erede di quel Fondo Salva-Stati che fu costituito prima che la Banca Centrale Europea si attrezzasse per comperare i titoli di Stato sul mercato secondario. Quindi è diventato inutile, nel momento in cui la Bce può acquistare titoli di Stato, può immettere tutti gli euro che vuole (come fanno le altre banche centrali del pianeta) per comperare titoli di qualunque genere – anche titoli tossici: oggi circolano 54 Pil mondiali di titoli tossici di debiti, ed è questa la ragione per cui il sistema sta diventando ingovernabile. Ma non ci sono soluzioni: né da parte di quelli che ci hanno dominato finora, né da parte nostra, in fondo, che siamo qui per cercare di affrontare la situazione.Il Mes ha dei profili di incostituzionalità che sono stati perfino rilevati dai tedeschi, che non l’hanno firmato. Pertanto, a ratificarlo dovranno essere i rappresentati popolari riconosciuti (nel caso nostro, il Parlamento), e non possono essere ammessi o ipotizzati colpi di mano. La situazione del coronavirus è praticamente dominata da una gravissima emergenza: non era mai successo, per esempio, che si chiudessero le scuole. Ma perché? Perché nel recente passato abbiamo chiuso ospedali, abbiamo ridotto la spesa pubblica, non abbiamo assunto infermieri né medici, e adesso ce n’è estremo bisogno. E quindi, se questi 4.000 contagiati dovessero diventare 40.000 o 400.000, negli ospedali non avremmo i posti. Come si fa ad affrontare questo problema? Come si fa ad affrontare il problema degli Stati che non hanno moneta per fare investimenti e spese necessarie? In un modo semplicissimo, come hanno fatto tante altre realtà: immettendo moneta sovrana a circolazione nazionale. Questa è l’unica strada che abbiamo: sia per affrontare realmente l’emergenza del coronavirus, sia per tagliare la strada al Mes.(Nino Galloni, intervento nella diretta web-streaming “Mes, fermare il contagio” trasmessa su “ByoBlu” e “Pandora Tv” il 7 marzo 2020, registrata su YouTube. Economista keynesiano e vicepresidente del Movimento Roosevelt, Galloni è il portavoce del Coordinamento nazionale No-Mes, che conduce la sua campagna all’insegna dello slogan “Blocca il contagio, no alla ratifica del Mes”. Il fondo europeo, alimentato da fondi statali, obbligherebbe lo Stato a pagare forti interessi denaro anticipato al Mes dallo Stato stesso, pena una drastica “ristrutturazione” del debito che taglierebbe il welfare mettendo in ginocchio l’economia, sotto il ricatto finanziario. Sostenitore del recupero della sovranità finanziaria statale, Galloni propone l’adozione di una moneta parallela all’euro, sovrana, non convertibile, a circolazione solo nazionale, accettata esclusivamente in Italia per qualsiasi pagamento, compreso quello delle tasse. Per Galloni, l’artificiosa austerity europea è solo il frutto – solo ideologico, non certo scientifico-economico – della volontà di potenza di un’élite post-democratica, che ha “fabbricato” a tavolino la crisi: privatizzazioni, delocalizzazioni, deindustrializzazione, precarietà e disoccupazione, attacco ai salari e alle pensioni, erosione dei risparmi. Sempre secondo Galloni, il ricorso alla moneta parallela – non vietato allo stesso Trattato di Lisbona – permetterebbe all’Italia di eseguire enormi investimenti, puntando rapidamente alla piena occupazione).In quale tipo di situazione ci stiamo trovando? Mentre era evidente che i poteri economico-finanziari, per la prima volta nella storia, non fossero in grado di dare indicazioni su come l’economia e la finanza dovessero affrontare le crisi che stavano cominciando, si è tirato fuori prima il pretesto dell’ambiente – che è un gravissimo problema per l’umanità, ma non certo nei termini sollevati da Greta e dai suoi seguaci – e adesso c’è questo coronavirus. Come nasce, il Mes? E’ l’erede di quel Fondo Salva-Stati che fu costituito prima che la Banca Centrale Europea si attrezzasse per comperare i titoli di Stato sul mercato secondario. Quindi è diventato inutile, nel momento in cui la Bce può acquistare titoli di Stato, può immettere tutti gli euro che vuole (come fanno le altre banche centrali del pianeta) per comperare titoli di qualunque genere – anche titoli tossici: oggi circolano 54 Pil mondiali di titoli tossici di debiti, ed è questa la ragione per cui il sistema sta diventando ingovernabile. Ma non ci sono soluzioni: né da parte di quelli che ci hanno dominato finora, né da parte nostra, in fondo, che siamo qui per cercare di affrontare la situazione.
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Medico: Italia fragile ma sincera, a minacciarla è il panico
Se dal presidente della Repubblica al presidente del Consiglio al governatore di Lombardia, sino al sindaco di Trescore Cremasco e poi ancora sino a medici, funzionari di sanità e infermieri oltre che naturalmente a televisioni e giornali, tutti ci raccomandano di non preoccuparci, allora vuol dire che la situazione è veramente seria. La Lombardia e il Nord Italia, in particolare Milano, hanno preso misure drastiche che dai tempi bellici non si sentivano più nominare. Paesi blindati, chiusura di scuole, università, cinema e teatri, orari ridotti di pub, bar e ritrovi pubblici, perfino le messe per una settimana sono sospese. Misure di manzoniana memoria allora imposte dal tribunale di Sanità: «Si dispose a prescriver le bullette per chiudere fuori dalla città le persone provenienti da paesi dove il contagio si era manifestato, a bruciare robe, a mettere in sequestro case, a mandare famiglie al lazzaretto. I delegati presero in fretta e furia quelle misure che parvero loro le migliori e se ne tornarono, colla trista persuasione che non sarebbero bastate a rimediare e fermare un male già tanto avanzato e diffuso».Ma oggi siamo nel 2020 e l’Italia inspiegabilmente è divenuta l’untore d’Europa, i nostri vicini iniziano a guardarci con sospetto e nemmeno noi siamo proprio tranquilli. Certamente non siamo razionali, visto quello che è successo nei supermercati lombardi domenica 23 febbraio. Ci hanno tolto il calcio e abbiamo cercato la gara all’ultimo pacco di pasta. Perché? Nessuno delle migliaia di invasati del carrello saprebbe rispondere freddamente a questa domanda. Anche i cosiddetti esperti sono di opinioni differenti: sentiamo virologi che negano la pandemia e riducono la gravità del coronavirus a poco più di una influenza stagionale (che ha circa 200 morti annuali in Italia), mentre altri sottolineano che il 20% dei colpiti da corona necessitano di ricovero in rianimazione. Insomma, oscilliamo tutti, a diversi livelli, tra il convincerci che va tutto bene e il farci travolgere dal panico più o meno sociale. Ma cosa dovrebbe farci pendere verso uno o l’altro di questi due poli?Certo, tecnicamente è una malattia nuova, senza terapia specifica o preventiva, ci sono solo le misure di supporto generiche sino all’intubazione e al respiratore automatico; non è ancora chiaro il meccanismo o il comportamento, quando il pericolo di contagio è massimo. Il cosiddetto paziente zero è introvabile; sono al lavoro matematici e fisici alla ricerca dell’algoritmo perfetto che lo faccia rintracciare. Poi perché questa esplosione proprio in Italia, quando anche Germania e Francia hanno stretti rapporti commerciali e turistici con la Cina? Nascondono qualcosa che noi invece sbandieriamo in maniera del tutto trasparente? Un punto fermo c’è: coronavirus non è né Ebola né peste. Il tasso di letalità aggiornato in Cina è del 3,8 per cento, un po’ minore in Italia dove peraltro sono decedute solo persone anziane e defedate da altre malattie. Gli altri sinora sono guariti. Ma il mettere in fila tutti questi e altri elementi non ci porterà al risultato voluto. Non ci dirà se scegliere speranza o panico.Un uomo o una donna soli, isolati, senza un punto fermo, sono fragili e diventano preda di chi è più forte, dei condizionamenti che la nostra società esercita, delle paure e dei sentito dire. Ubbidirà all’ordine di correre al supermercato o di barricarsi in casa. Occorre una saldezza personale e di giudizio data dal rapporto e dal credito con i nostri cari, i nostri simili, cercando il significato del nostro vivere. Insomma tutta questa inaspettata situazione, certamente critica, non può non farci nascere domande sincere, umane (cosa è questa paura? Di che cosa ho paura? C’è speranza? Dove?) Non saranno i nostri scrupoli a cambiare la situazione. Oltre ad usare la ragione, e quindi ad ascoltare e seguire i consigli di chi sta gestendo con competenza la situazione, a continuare a costruire nelle nostre giornate (io non temo di continuare il mio lavoro di medico in corsia o Pronto Soccorso) occorre sperimentare una grande gratitudine per quello che la vita ci ha offerto e che abbiamo sempre dato per scontato, e che adesso paradossalmente ci manca. Coscienti della nostra fragilità ma anche della nostra dipendenza saremo certamente più profondi e più autentici. Affrontando il mare aperto del domani.(Patrick Reali, “Non le paure cambiano le cose ma continuare a costruire nelle nostre giornate”, dal “Sussidiario” del 25 febbraio 2020).Se dal presidente della Repubblica al presidente del Consiglio al governatore di Lombardia, sino al sindaco di Trescore Cremasco e poi ancora sino a medici, funzionari di sanità e infermieri oltre che naturalmente a televisioni e giornali, tutti ci raccomandano di non preoccuparci, allora vuol dire che la situazione è veramente seria. La Lombardia e il Nord Italia, in particolare Milano, hanno preso misure drastiche che dai tempi bellici non si sentivano più nominare. Paesi blindati, chiusura di scuole, università, cinema e teatri, orari ridotti di pub, bar e ritrovi pubblici, perfino le messe per una settimana sono sospese. Misure di manzoniana memoria allora imposte dal tribunale di Sanità: «Si dispose a prescriver le bullette per chiudere fuori dalla città le persone provenienti da paesi dove il contagio si era manifestato, a bruciare robe, a mettere in sequestro case, a mandare famiglie al lazzaretto. I delegati presero in fretta e furia quelle misure che parvero loro le migliori e se ne tornarono, colla trista persuasione che non sarebbero bastate a rimediare e fermare un male già tanto avanzato e diffuso».
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Vaccini, 130.000 bambini italiani esclusi da nidi e materne
A guidare la lista dei renitenti è la Puglia, l’unica Regione che abbia approntato un servizio di farmacovigilanza attiva per valutare l’effetto dei vaccini sul corpo dei neonati. Seguono Lombardia e Friuli, quindi Piemonte, Veneto e Toscana. Risultato: oltre 4 bambini su 100 sono stati esclusi dall’asilo o dall’asilo nido per effetto della legge Lorenzin, ratificata dalla pentastellata Giulia Grillo. Parlano i numeri dello “pseudopaper” redatto da un medico, Pier Paolo Dal Monte, animatore del blog “Il Pedante”. Chirurgo e gastroenterologo, il dottor Dal Monte ha raccolto i dati sull’obiezione vaccinale in Italia grazie ai genitori del comitato “Libertà di Scelta”, contrario all’obbligo vaccinale indiscriminato e favorevole alla libera scelta di far vaccinare i propri figli, valutando le singole vaccinazioni. Nel mirino è finito «il diritto all’istruzione pre-primaria», che oggi viene negato «ai bambini da zero a cinque anni». Esclusi, se non vaccinati, pur in assenza di emergenze sanitarie in corso: non si ha notizia, infatti, di epidemie pericolose per la salute. «La stima – scrive Dal Monte sul “Pedante” – ha prodotto un risultato di quasi 130.000 minori oggi esclusi “de iure” dalla possibilità di frequentare gli asili nido e le scuole d’infanzia». Centotrentamila: «Si tratta di un fenomeno che non ha precedenti, neanche lontani, nell’intera storia repubblicana e nazionale».Che la campagna pro-vaccini fosse destinata a incubare strascichi politici lo si è visto nei mesi scorsi, quando Beppe Grillo firmò insieme a Matteo Renzi il “patto per la scienza” promosso da Claudio Burioni: un documento surreale, che considera “scienza” solo le sicurezze dei vaccinisti e chiede addiritttura allo Stato di impedire la ricerca autonoma (violando in tal modo una fondamentale libertà costituzionale). Altro dato notevole: il silenzio assordante con cui i media accolsero l’iniziativa della Puglia, dove il presidente Michele Emiliano, Pd, promosse una campagna di vigilanza attiva (con le famiglie contattate dai sanitari) per monitorare gli effetti dei vaccini polivalenti: 4 bambini pugliesi su 10 risultarono colpiti da reazioni avverse, con casi anche gravissimi. Oggi, Del Monte cerca di tirare le somme: in Puglia è stato escluso dal sistema scolastico il 6% della popolazione interessata (0-5 anni), ben 12.000 “inadempienti” su 187.000. Dati simili in Friuli Venezia Giulia, dove i bambini rimasti a casa sono 3.000 su 52.000 (il 5,7%) e in Lombardia (a casa oltre 17.000 bambini su 345.000, pari al 5%). Appena inferiori le cifre del Piemonte, dove hanno saltato l’asilo quasi 7.000 bambini su 195.000 (il 2,9%). A seguire ci sono il Veneto (2,9%) e Toscana (2,8), dove sono rimasti esclusi dalle scuole dell’infanzia rispettivamente quasi 7.000 bambini su 232.000, e 3.600 piccoli su 129.000.In totale, non ha potuto frequentare il nido o la scuola dell’infanzia il 4,42% degli aventi diritto, precisamente 127.291 bambini (di cui 60.724 esclusi dal nido e 66.567 dalla materna). «Sono tantissimi i motivi per cui questo numero dovrebbe sbalordire», scrive Dal Monte, e il primo di questi è che la cosa «non sbalordisce nessuno». E spiega: il fenomeno è praticamente invisibile, sui media. «Già il fatto di averlo dovuto indovinare da pochi e reticenti trafiletti di giornale, e non da statistiche ufficiali, tradisce il tentativo delle autorità di nascondere l’enormità di ciò che sta avvenendo». Il medico la considera «un’aggressione immotivata o almeno gravemente controversa ai diritti di un centinaio di migliaia di cittadini, oltretutto i più fragili». Per giunta si tratta di «un tentativo evidentemente ben riuscito, se queste masse di sub-cittadini non approdano sulle prime pagine o nel dibattito istituzionale se non nei termini diminutivi, paternalistici e denigratori di sparute frange di disinformati da rieducare alla “ragionevolezza” e alla “scienza” per gli uni, di rumorosi fanatici ossessionati da un “falso problema” per gli altri». Un silenzio imbarazzante ha accompagnato le cattive notizie dal fronte vaccinale: 4.000 militari italiani gravemente malati (e 1.000 già morti, anche a causa di vaccini somministrati incautamente, secondo i medici della commissione parlamentare difesa) e vaccini “sporchi” o inefficaci, secondo le analisi dell’ordine nazionale dei biologi.Sul tema, Pier Paolo Dal Monte ha scritto il libro-denuncia “Immunità di legge”, ovvero “i vaccini obbligatori, tra scienza al governo e governo della scienza” (Arianna editrice). La tesi: l’obbligo vaccinale, insieme alla collegata “condizionalità” dei diritti sociali, rappresenta «il banco di prova oggi più avanzato di un attacco combinato alla democrazia». Un attacco ai cittadini, «irregimentandone non più le idee o i patrimoni, ma direttamente la sostanza fisica in cui esistono». E un attacci anche alla scienza, «con l’intimidazione delle voci dissonanti e la forzatura di un falso consenso». Dal Monte è allarmato: l’offensiva, avverte, «è solo agli inizi», e il suo dispositivo coercitivo «promette di estendersi ben oltre le punture contro le pustole». A due anni dal varo del decreto Lorenzin, «appare vieppiù stomachevole e osceno l’atteggiamento di una classe politica – tutta – intenta a sopire e troncare, a far passare per normale l’idea che all’improvviso si debbano medicalizzare, discriminare e perseguitare milioni di persone perché lo ha deciso la Casa Bianca, senza altro domandarsi». Fu infatti Obama a stabilire che l’Italia diventasse il paese-cavia, in Europa, della nuova sperimentazione vaccinale (che ha gonfiato il business di Big Pharma). Ma il dottor Dal Monte non si arrende: «Non se la caveranno così. La storia insegna che quando mancano buoni argomenti – come è questo il caso – movimenti di resistenza così numerosi si possono sconfiggere solo con la repressione e le purghe».A guidare la lista dei renitenti è la Puglia, l’unica Regione che abbia approntato un servizio di farmacovigilanza attiva per valutare l’effetto dei vaccini sul corpo dei neonati. Seguono Lombardia e Friuli, quindi Piemonte, Veneto e Toscana. Risultato: oltre 4 bambini su 100 sono stati esclusi dall’asilo o dall’asilo nido per effetto della legge Lorenzin, ratificata dalla pentastellata Giulia Grillo. Parlano i numeri dello “pseudopaper” redatto da un medico, Pier Paolo Dal Monte, animatore del blog “Il Pedante”. Chirurgo e gastroenterologo, il dottor Dal Monte ha raccolto i dati sull’obiezione vaccinale in Italia grazie ai genitori del comitato “Libertà di Scelta”, contrario all’obbligo vaccinale indiscriminato e favorevole alla libera scelta di far vaccinare i propri figli, valutando le singole vaccinazioni. Nel mirino è finito «il diritto all’istruzione pre-primaria», che oggi viene negato «ai bambini da zero a cinque anni». Esclusi, se non vaccinati, pur in assenza di emergenze sanitarie in corso: non si ha notizia, infatti, di epidemie pericolose per la salute. «La stima – scrive Dal Monte sul “Pedante” – ha prodotto un risultato di quasi 130.000 minori oggi esclusi “de iure” dalla possibilità di frequentare gli asili nido e le scuole d’infanzia». Centotrentamila: «Si tratta di un fenomeno che non ha precedenti, neanche lontani, nell’intera storia repubblicana e nazionale».
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Gli scienziati: 5G e cancro. Il voto alla Camera: fermiamolo
Cancro, danni al Dna, riduzione della fertilità. «Fermate il 5G, potenzialmente pericoloso per la salute, in attesa che la scienza ne chiarisca il reale impatto sul nostro corpo». In vista del voto alla Camera il 7 ottobre, lo chiedono Sara Cunial del gruppo misto e quattro colleghi, le grilline Gloria Vizzini e Veronica Giannone più Silvia Benedetti (gruppo misto) e Manfred Schullian (minoranze linguistiche). Per la prima volta, annuncia Sara Cunial, ai parlamentari sarà sottoposto «un testo importantissimo», con cui si chiede di impegnare il governo a «sospendere qualsiasi forma di sperimentazione tecnologica del 5G nelle città italiane, in attesa della produzione di sufficienti evidenze scientifiche per giudicarne l’innocuità». Il governo viene anche invitato a «mantenere gli attuali valori-limite previsti dalla legge», riguardo alla soglia d’irradiazione elettromagnetica (che il 5G farebbe salire alle stelle). All’esecutivo “ecologista” di Giuseppe Conte, che annuncia un “green new deal”, si chiedono «iniziative per minimizzare il rischio» e anche l’introduzione di clausole di risarcimento, nei contratti delle aziende incaricate di predisporre la potentissima rete wireless di quinta generazione. Si chiede inoltre uno studio sugli effetti biologici delle radiofrequenze presso un ente indipendente che non sia l’Icnirp, accusato di conflitto d’interessi.Forti di una petizione sottoscritta da 11.000 cittadini, grazie all’alleanza italiana “Stop 5G” che ha coinvolto parlamentari e consiglieri regionali, sindaci, avvocati, scienziati e medici, nonché tecnici, giornalisti, movimenti e partiti, associazioni di malati e comitati civici, Sara Cunial e colleghi pretendono anche «una commissione di vigilanza permanente, per un monitoraggio finalmente serio e attendibile degli effetti che i campi elettromagnetici possono avere sulla salute umana». E’ allarme: con il 5G la nostra esposizione aumenterebbe in modo abnorme, grazie ad antenne collocate ovunque, a poche centinaia di metri l’una dall’altra. Più di 200 scienziati di tutto il mondo hanno rivolto un appello all’Ue per chiedere il blocco della tecnologia 5G a causa delle crescenti preoccupazioni per l’aumento delle radiazioni da radiofrequenza e dei relativi rischi per la salute. Un altro appello, sottoscritto da 54.000 cittadini, ha raccolto le adesioni di ricercatori e organizzazioni di 168 paesi al mondo e mette a disposizione una bibliografia ricchissima che attesta numerosi rischi biologici da elettrosmog. In Italia è stata avviata una prima sperimentazione nelle città di Prato, L’Aquila, Matera, Bari e Milano, a cui si sono aggiunte Roma, Torino e in ultimo Genova e Cagliari. Sono poi stati individuati 120 piccoli Comuni italiani in cui è prevista l’estensione della fase sperimentale del 5G.A insospettire decine di cittadini è stato il taglio improvviso dei grandi alberi nei parchi cittadini, in tutta la penisola: strano fenomeno, segnalato nei mesi scorsi al video-reporter Massimo Mazzucco. Due documenti ufficiali del governo inglese, conferma Mazzucco, certificano che «alberi e arbusti con un denso fogliame provocano un disturbo nella propagazione del segnale». Il 5 G è una rete veloce, capillare ed efficiente: può consentire di gestire ogni sorta di dispositivo. Il suo uso non sarà limitato alla navigazione ultra-veloce su Internet via smartphone e tablet, ma consentirà di creare una rete istantanea a cui ogni singolo dispositivo elettronico, anche domestico, sarà collegato. Le “smart city” del futuro saranno tutte collegate con il 5G: la nuova rete permetterà di gestire tutti i servizi e i dispositivi urbani. Viabilità e gestione del traffico, servizi per il cittadino, sensori di sicurezza e videosorveglianza: tutto sarà connesso e gestibile da remoto attraverso questa rete veloce e “a bassa latenza”, cioè onnipresente. Come si può immaginare, ci troviamo davanti ad un enorme giro d’affari: introiti che nel 2026 si aggireranno sui 1.307 miliardi di dollari.Saranno letteralmente rivoluzionati settori-chiave come l’agricoltura e la sanità, ma anche i trasporti e i media, l’intrattenimento, l’automotive e il commercio, i servizi finanziari e l’industria manifatturiera. Le infrastrutture del 5G vedono protagonisti colossi come Nokia, Ericsson, Cisco e Zte, ma anche Huawei. «Ben si comprende perché proprio quest’ultimo colosso cinese possa trovarsi al centro di un braccio di ferro con gli Usa, fortemente contrari alla presenza di Huawei all’interno del mercato delle infrastrutture “mobile” a causa di un possibile spionaggio internazionale da parte della Cina», scive il blog giuridico dello studio Cataldi. Secondo alcuni analisti politici, tra i motivi alla base della rottura del governo gialloverde ci sarebbe proprio il ruolo di Huawei in Italia: alla Lega di Salvini, anche convocando Giorgetti a Washington, gli Usa avrebbero inutilmente chiesto di far annullare gli impegni presi con il gigante cinese per la gestione della rete 5G. «In Italia – aggiunge lo studio Cataldi – la sfida per la copertura 5G è stata vinta da Tim e Vodafone, seguite da Wind-Tre e Iliad: le prime sperimentazioni sono attese per metà 2019, ma il debutto ufficiale è previsto nel il 2020. I primi telefonini dovrebbero essere sul mercato già dall’estate».Sara Cunial e colleghi ora chiedono al Conte-bis di «promuovere la ricerca di tecnologie più sicure, meno pericolose e alternative al wireless, come il cablaggio». Il governo italiano è invitato a farsi promotore, in sede Ue, di una revisione complessiva di tutta la normativa europea in materia. Quella ispirata dalle raccomandazioni dell’Icnirp, la “Commissione internazionale per la protezione dalle radiazioni non ionizzanti”, contiene disposizioni inattendibili perché «in evidente conflitto di interessi, causa riconosciuti legami con le lobby delle telecomunicazioni». Quella sottoposta alla Camera è una mozione supportata da evidenze scientifiche di peso internazionale. Da quest’anno, le radiofrequenze del wireless di quinta generazione sono considerate pericolose dallo Scheer, il Comitato scientifico sui rischi sanitari e ambientali dell’Ue, fino a ieri “negazionista” sugli effetti biologici dei campi elettromagnetici. Lo Scheer afferma che il «5G lascia aperta la possibilità di conseguenze biologiche». I campi elettromagnetici a radiofrequenza (Cem-Rf) promuovono lo stress ossidativo, una condizione implicata nello sviluppo del cancro, in diverse malattie acute e croniche e nell’omeostasi vascolare. Recenti studi – si legge nel testo integrale della mozione parlamentare – hanno anche suggerito effetti sulla riproduzione, metabolici e neurologici in grado di alterare la resistenza batterica agli antibiotici.Quest’anno, l’Alleanza contro il cancro (fondata nel 2002 dal ministero della salute e di cui fa parte l’Istituto superiore di sanità) ha ufficializzato un progetto di studio sul glioblastoma, tumore maligno del cervello, per il quale sono ipotizzate correlazioni con le onde elettromagnetiche. La legge 36 del 2001, in teoria, protegge gli italiani “dalle esposizioni a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici” anche mediante la promozione dalla ricerca scientifica. Obiettivo: valutare gli effetti e sviluppare l’innovazione tecnologica finalizzata a minimizzare l’intensità dell’esposizione. Lo stesso articolo 168 del Trattato di Lisbona impegna gli Stati a «proteggere la popolazione dai potenziali effetti nocivi dei campi elettromagnetici». Sebbene alcune evidenze scientifiche siano tuttora controverse, scrive la relazione sottoposta alla Camera, già nel 2011 l’Oms ha classificato i Cem-Rf come «possibile cancerogeno per l’uomo». Proprio in questi giorni, lo Iarc ha ufficializzato una rivalutazione della classificazione generale sulla cancerogenesi, che potrebbe comportare l’innalzamento delle radiofrequenze come «probabile agente cancerogeno». Problema: l’esito finale della riclassificazione è previsto entro i prossimi cinque anni. Inoltre, un ampio studio del 2018 a cura del programma nazionale di tossicologia degli Usa (National toxicology program), ha dimostrato un aumento significativo dell’incidenza del cancro cerebrale e del tumore al cuore negli animali esposti a campi elettromagnetici anche a livelli inferiori a quelli fissati nelle attuali linee-guida dell’Icnirp.«Peraltro, le linee-guida del monitoraggio si limitano per ora ad analizzare i soli “effetti termici a breve termine” simulati su manichini riempiti di gel», affermano Sara Cunial e gli altri parlamentari in allarme per il 5G. Impossibile fidarsi dell’Icnirp, «organismo privato con sede in Germania, già al centro di numerose polemiche e attacchi da parte di scienziati, medici e ricercatori di mezzo mondo». L’icnirp è stato spesso accusato di «conflitti d’interesse, contiguità con la lobby delle telecomunicazioni e scarsa trasparenza nell’operato». Inoltre, sempre secondo i firmatari della mozione italiana, l’Icnirp è «fermo su parametri obsoleti e superati dalla letteratura biomedica più recente», nonché «sostenitore di una tesi negazionista sui cosiddetti effetti non termici a medio-lungo termine dei Cem-Rf». Nel 2017, il medico svedese Lennart Hardell (il ricercatore più eminente al mondo sui rischi di tumore del cervello connessi all’uso a lungo termine dei telefoni cellulari) ha pubblicato sulla rivista scientifica “International Journal of Oncology” una dura critica all’Icnirp, avallata da alcuni esponenti politici del Consiglio d’Europa: non ci sono prove, sostiene Hardell, che l’Icnirp sia un’associazione di scienziati indipendenti e che sia l’interlocutore giusto per valutare gli effetti delle radiofrequenze.Martin Pali, professore emerito di biochimica e scienze mediche di base della Washington State University, nel 2018 ha denunciato «il pericolo per la salute umana derivabile dalle radiofrequenze e dal 5G», puntando il dito su «storture, falle metodologiche e grossolani limiti di contenuto evidenziati nel controverso documento diffuso dell’Icnirp». Secondo Pali, le raziazioni del 5G ci espongono ad almeno otto pericoli dimostrati: danni cellulari al Dna con rottura dei filamenti e ossidazione delle basi, diminuzione della fertilità maschile e femminile, aumento di aborti spontanei, abbassamento di ormoni come estrogeni, progesterone e testosterone, abbassamento della libido. E ancora: danni neurologici e neuropsichiatrici, apoptosi e morte cellulare; stress ossidativo e aumento dei radicali liberi (responsabili della maggior parte delle patologie croniche), nonché effetti ormonali, aumento del calcio intracellulare e infine “effetto cancerogeno” sul cervello, sulle ghiandole salivari e sul nervo acustico. Olle Johansson, neuroscienziato del Karolinska Institute (che assegna il Premio Nobel per la fisiologia e la medicina) ha affermato che la prova del danno causato dai campi elettromagnetici a radiofrequenza «è schiacciante».Un altro scienziato, Ronald Powell, fisico laureato ad Harvard e che ha lavorato presso la National Science Foundation e l’Istituto nazionale degli standard e della tecnologia, condivide preoccupazioni simili riguardo al potenziale danno diffuso dalle radiazioni a radiofrequenza. Recenti studi pubblicati nel 2018, realizzati dal Centro per ricerca sul cancro dell’Istituto Ramazzini, evidenziano poi «un aumentato rischio, sia per i tumori alla testa sia per gli schwannomi, il più pericoloso dei quali è il tumore cardiaco». Sono risultati «basati sulla sperimentazione animale su cavie uomo-equivalenti», che si sommano agli ultimi studi epidemiologici sugli utilizzatori di cellulari condotti dall’oncologo Lennart Hardell. Tutte ricerche che «fanno concludere agli studiosi che è tempo di aggiornare la classificazione Iarc». La stessa Ue ammette che i campi elettromagnetici «sono altamente focalizzati dai raggi, variano rapidamente con il tempo e il movimento», e proprio per questo «sono imprevedibili». Il problema, aggiunge Bruxelles, è che al momento «non è possibile simulare o misurare accuratamente le emissioni di 5G al di fuori del laboratorio, nel mondo reale».Altro rischio per la salute, l’elettrosensibilità accentuata dal 5G: già nel 2004 l’Oms denunciato a Praga questa «sindrome altamente invalidante e fortemente in crescita nei paesi occidentali e industrializzati». Una malattia definita come «un fenomeno in cui gli individui avvertono gli effetti avversi sulla salute quando sono in prossimità di dispositivi che emanano campi elettrici, magnetici o elettromagnetici». I ricercatori stimano che circa il 3% della popolazione mondiale ha gravi sintomi associati alla elettrosensibilità, mentre un altro 35% della popolazione ha sintomi moderati come «deficit del sistema immunitario o malattie croniche». In Italia, dal 2013, la sindrome è stata riconosciuta dalla Regione Basilicata e inclusa nell’elenco delle malattie rare. «In questo scenario in evoluzione, sebbene gli effetti biologici dei sistemi di comunicazione 5G siano scarsamente studiati (mancando uno studio preliminare degli effetti sulla salute), è iniziato un piano d’azione internazionale per lo sviluppo di reti 5G con un prossimo incremento nel numero di dispositivi e nella densità di piccole celle e con l’uso di onde millimetriche», avvertono Cunial, Vizzini, Giannone, Benedetti e Schullian.Non c’è da stare tranquilli: «Osservazioni preliminari hanno mostrato che le onde millimetriche aumentano la temperatura della pelle, alterano l’espressione genica, promuovono la proliferazione cellulare e la sintesi di proteine legate allo stress ossidativo». Le microonde del 5G, inoltre, causano «processi infiammatori e metabolici, possono generare danni oculari e influenzare le dinamiche neuromuscolari». Per questo «sono necessari ulteriori studi per esplorare meglio e in modo indipendente gli effetti sulla salute dei Cem-Rf in generale e delle onde millimetriche in particolare», insistono i cinque parlamentari. Secondo diversi scienziati, sono necessari ulteriori studi per esplorare in modo migliore e indipendente gli effetti sulla salute (dei campi elettromagnetici a radiofrequenza in generale, e delle microonde millimetriche del 5G in particolare). «Tuttavia, i risultati disponibili appaiono sufficienti per dimostrare l’esistenza di effetti biomedici, per invocare il principio di precauzione, per definire i soggetti esposti come potenzialmente vulnerabili e per rivedere i limiti esistenti». I promotori si augurano che la mozione alla Camera metta fine «alla svendita dei nostri diritti sanitari e ambientali, ceduti per soddisfare interessi economici». Chiosa Sara Cunial: «Confidiamo che il voto in aula sia unanime e che riacquistino priorità il principio di precauzione, i diritti dei cittadini e la nostra stessa Costituzione, che prescrive la tutela della salute pubblica».Cancro, danni al Dna, riduzione della fertilità. «Fermate il 5G, potenzialmente pericoloso per la salute, in attesa che la scienza ne chiarisca il reale impatto sul nostro corpo». In vista del voto alla Camera il 7 ottobre, lo chiedono Sara Cunial del gruppo misto e quattro colleghi, le grilline Gloria Vizzini e Veronica Giannone più Silvia Benedetti (gruppo misto) e Manfred Schullian (minoranze linguistiche). Per la prima volta, annuncia Sara Cunial, ai parlamentari sarà sottoposto «un testo importantissimo», con cui si chiede di impegnare il governo a «sospendere qualsiasi forma di sperimentazione tecnologica del 5G nelle città italiane, in attesa della produzione di sufficienti evidenze scientifiche per giudicarne l’innocuità». Il governo viene anche invitato a «mantenere gli attuali valori-limite previsti dalla legge», riguardo alla soglia d’irradiazione elettromagnetica (che il 5G farebbe salire alle stelle). All’esecutivo “ecologista” di Giuseppe Conte, che annuncia un “green new deal”, si chiedono «iniziative per minimizzare il rischio» e anche l’introduzione di clausole di risarcimento, nei contratti delle aziende incaricate di predisporre la potentissima rete wireless di quinta generazione. Si chiede inoltre uno studio sugli effetti biologici delle radiofrequenze presso un ente indipendente che non sia l’Icnirp, accusato di conflitto d’interessi.