Archivio del Tag ‘magistratura’
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Salvatores: la val Susa in un film, grazie a Ridley Scott
Gabriele Salvatores racconterà la resistenza civile della valle di Susa contro il progetto Tav Torino-Lione. Lo farà attraverso la piattaforma di social-movie “Life in a Day”, grazie all’incarico ricevuto da Ridley Scott: «Mi ha chiesto di scegliere una situazione in grado di rappresentare l’Italia, e ho deciso che il luogo giusto è la valle di Susa». L’annuncio è storico: Salvatores l’ha dato in diretta, il 14 maggio, al pubblico di Avigliana che ha accolto calorosamente il Premio Oscar, impegnato a presentare il suo ultimo film, “Educazione siberiana”. La decisione è maturata nel giro di poche ore, dopo l’incontro coi militanti No-Tav al “presidio” di Vaie. Confessioni a cuore aperto, col regista, sulle sofferenze di un territorio sorretto da una straordinaria mobilitazione popolare, ormai ventennale, contro una grande opera percepita come ingiusta, inutile, pericolosa e finanziariamente sanguinosa per l’Italia. «Questa storia va assolutamente raccontata: me ne incarico personalmente», ha promesso il regista di “Mediterraneo”.
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Cremaschi: si è arresa anche la Fiom, fine del sindacato?
«Se in un contratto nazionale o aziendale si aumenta l’orario di lavoro, si abbassano le qualifiche, si toglie ai lavoratori il diritto ad ammalarsi, e se la maggioranza dei rappresentanti sindacali e dei lavoratori accetta, la minoranza non può più opporsi. Non può fare sciopero, non può andare in tribunale, non può neanche tutelare quei lavoratori che non ci stanno. Altrimenti è fuori». In puro “sindacalese” questo si chiama “esigibilità”: ed è esattamente la clausola-capestro che ora ha accettato anche la Cgil, con la sola opposizione della componente “Rete 28 aprile”, alla stipula del nuovo patto sulla rappresentanza. Risultato: insieme a Cisl e Uil, anche la Camusso firma con Confindustria. D’ora in avanti, lo stesso Landini può scordarsi una “resistenza” come quella ingaggiata a Pomigliano, quando la Fiom trascinò la Fiat di Marchionne in tribunale. Fine dell’ultimo brandello di radicalismo sindacale: per Giorgio Cremaschi, è una capitolazione storica. Addio sindacato.
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E dopo l’inciucio i ragli di Renzi: sulla crisi, idee zero
Renzi è andato vicino all’incarico di premier già questa volta, e molti pensano che presto lo diventerà. Ma qual è il fondamento della sua auto candidatura? Vuole guidare l’Italia, verso dove? Riporto dalla sua intervista su “Repubblica” del 22 aprile, Renzi: «Il Pd dica che governo vuole, eviti le formule. La smetta con gli aggettivi e inizi con i sostantivi. Si faccia avanti con le sue idee, e le imponga al nuovo governo». Tito: «Lei ha qualche suggerimento?». Renzi: «Basta con le discussioni tecniche, basta annunciare provvedimenti di legge che poi non si realizzano mai. Bisogna semplificare e sburocratizzare. Nei primi cento giorni di governo si semplifichi la normativa sul lavoro». Tito: «Vuole misure più liberiste?». Renzi: «Io voglio qualcosa che crei più occupati, che consenta ai giovani di trovare lavoro». Se un asino potesse ragliare di economia, non farebbe peggio.
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Se Letta fallisce ci aspettano i manganelli dell’Eurogendfor
Rieleggere Napolitano al Colle e puntare decisi a legittimare con una riforma costituzionale il presidenzialismo di fatto, svuotando di poteri e dignità il Parlamento in favore della Commissione Europea, della Bce e del Quirinale, serve a inasprire la crisi. Confermata la linea pseudo-neoliberista e fiscalista, gli uomini del Bilderberg, del Fmi e dell’Unione Europea sono i primi a congratularsi, annota Marco Della Luna. E Napolitano, col plauso di quasi tutti (incluso Berlusconi) incarica di formare il governissimo “senza alternative” nientemeno che Enrico Letta, che «come economista e come politico è assolutamente improponibile per il ruolo di premier, dato ciò che ha fatto, ciò che è stato e ciò che è tuttora». Anche se, forse, «si capisce perché è stato scelto», e per fare cosa: completare l’economicidio italiano. Impossibile sperare in un miracolo. Più probabile che, invece, la protesta per il disastro economico venga sigillata da una inaudita repressione, affidata alla nuova super-polizia europea.
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Travaglio: viva Napolitano, e la stampa si copre di ridicolo
Il “Foglio” e “Libero” – il primo in modo spiritoso, il secondo con le mèches – smentiscono quel che abbiamo scritto negli ultimi giorni e di cui facciamo ammenda: cioè che tutti i media siano genuflessi ai piedi di Sua Castità e del suo governissimo. Essi anzi manifestano una sbarazzina tendenza alla critica che rasenta il vilipendio. Per esempio il “Corriere”, che assume la guida dell’opposizione con il commento al vetriolo di Antonio Polito: «Discorso breve, severo ma intriso di commozione: una lezione di virtù repubblicana». E di Paolo Valentino: «Ci sono discorsi che cambiano la storia di un Paese. Come quello di Abraham Lincoln nel 1863 a Gettysburg… O come Lyndon Johnson, che nel 1964 pronuncia il celebre we shall over come e chiude la segregazione razziale… Il discorso di Giorgio Napolitano ha la forza retorica, l’altezza d’ispirazione e la dirompenza politica che lo rendono già un’opera prima… ha aperto una nuova pagina, restituendo dignità alla parola e regalandoci un testo di etica pubblica senza precedenti nella storia repubblicana. In un altro Paese, lo farebbero studiare nelle scuole».
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Pd, le tessere stracciate e l’attacco al cuore dello Stato
Vent’anni di guerriglia verbale con Berlusconi, per poi andarci a nozze definitivamente, all’ombra del Quirinale, contro la volontà della stragrande maggioranza del paese e persino dei propri iscritti, esasperati dalla protervia marmorea di una nomenklatura grottesca. Nella inquietante “notte della Repubblica” che si spalanca sull’incerto 2013, brilla il bagliore – non scontato – dei roghi delle tessere del Pd, il “popolo delle primarie” che sembra aver finalmente capito di esser stato ferocemente preso in giro: a personaggi come Bersani, Letta, Bindi, Violante, D’Alema e Finocchiaro non è mai passata nemmeno per l’anticamera del cervello l’ipotesi di un vero cambiamento. Se l’antiberlusconismo tanto sbandierato era solo un collante di comodo, fragile e insincero, ora è scaduto anche quello. Così si comprende meglio l’irruzione sulla scena di Beppe Grillo, come sostiene Giovanni Minoli: «Grillo ha fatto un miracolo democratico, ha evitato una guerra civile».
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Il Palazzo dei morti si è arreso al diktat contro l’Italia
«Vilipendio al popolo italiano», tuona Giulietto Chiesa: l’inaudita rielezione di Napolitano al Quirinale, maturata con la resa del Pd ormai “suicidato” da Bersani, è un oltraggio per i milioni di italiani che invocavano, con Grillo, il nome di Stefano Rodotà come garante di una Costituzione calpestata dalla casta dei partiti e demolita giorno per giorno dall’oligarchia tecnocratica europea, che mira a cancellare lo Stato e il suo sistema di protezioni sociali, sotto il ricatto finanziario dell’euro-rigore. «Come avrete capito – protesta “Megachip” – riavremo un governo molto peggiore del terribile governo Monti. E si va allo scontro, politico e sociale». Drammatici gli appelli alla mobilitazione popolare: dal leader del “Movimento 5 Stelle”, che parla di “golpe”, a Paolo Flores d’Arcais che su “Micromega” esorta gli italiani che hanno assediato Montecitorio a restare in piazza, «contro la vergogna di un presidente dell’inciucio, e del salvacondotto per il Caimano».
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Afghanistan, sotto la Nato l’eroina è aumentata di 40 volte
Via dall’Afghanistan, la più infame delle guerre. Lo chiedono i grillini in Parlamento, invocando il ritiro immediato delle nostre truppe. «A Kabul spendiamo circa 800 milioni l’anno, ma probabilmente i soldi sono molti di più, perché dubito che vengano registrati quelli che diamo ai talebani perché non ci attacchino», polemizza Massimo Fini. «Con un miliardo non si risana un’economia, però qualche problemino potrebbe essere risolto, poniamo quello degli esodati». Strana guerra, ufficialmente nata per cacciare i talebani, armati dallo stesso Occidente per sfrattare l’Armata Rossa, mentre Osama Bin Laden «se ne stava al calduccio nella sua villa pakistana premurosamente assistito dai servizi segreti di Islamabad». Se il terrorismo fu l’alibi dell’invasione, la parola-chiave in Afghanistan è un’altra: droga. Da quando al posto dei “cattivi” talebani ci sono i soldati Nato, la produzione di eroina è aumentata di 40 volte.
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Quirinale pulito: Guariniello contro la Bonino (e l’inciucio)
Guariniello for president. Aldo Giannuli l’aveva proposto già all’indomani delle elezioni. E ora il nome del magistrato torinese sta “girando” parecchio, sui giornali e anche nel “Movimento 5 Stelle”. Un’ottima notizia, conclude Giannuli, anche perché il procuratore aggiunto Raffaele Guariniello – in prima linea contro lo spionaggio aziendale in Fiat e contro gli abusi sul posto di lavoro, dalla Thyssen all’Eternit – sarebbe un candidato in grado di piacere ai grillini, al Pd e a Sel, conquistando una quota di voti ben superiore alla soglia delle 504 schede richieste al quarto scrutinio. Soprattutto, Guarinello taglierebbe la strada al concorrente più accreditato da tutti i sondaggi, l’ultraliberista Emma Bonino, possibile regina del “grande inciucio” che, dal Quirinale, si estenderebbe poi al governo e all’intero paese.
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Haarp-Muos, guerra climatica: prove tecniche di apocalisse
Inondazioni, siccità, terremoti e tsunami: dopo le “guerre stellari”, i cataclismi telecomandati? Bomba climatica, un fantasma si aggira per l’Europa: si scrive Muos, si legge Haarp. Antenne potentissime, in grado di “bombardare” la ionosfera e pilotare “rimbalzi” devastanti su scala mondiale? Per l’economista canadese Michel Chossudovsky, il sistema installato in Alaska è una vera e propria arma di distruzione di massa: oltre a interferire sulle comunicazioni, le sue antenne possono influenzare i circuiti elettrodinamici delle aurore, correnti naturali di elettricità da un milione di megawatt. «E’ possibile utilizzare il vento solare per danneggiare i satelliti e le apparecchiature installate sui sistemi missilistici dei paesi nemici». Radiazioni ad alta frequenza: il programma di ricerca più controverso al mondo s’incrocia con le attività dell’Nrtf di Niscemi, il sistema “Naval Radio Transmitter Facility” che da più di vent’anni assicura le comunicazioni con navi e sottomarini nucleari. Cui ora si affianca il “Mobile User Objective System”, l’eco-mostro di cui la Sicilia ha paura.
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Cancro, lezione dall’India: vietato lucrare sui medicinali
Collassati sul nostro ombelico come siamo dal giorno del risultato elettorale rischiamo di non accorgerci di quel che succede nel resto del mondo e di andare alla deriva come un frammento di pack quando si stacca dal mare di ghiaccio artico e lentamente, ma inesorabilmente, si scioglie trascinando a fondo i naufraghi che vi fossero sfortunatamente rimasti aggrappati. Così bisogna essere ascoltatori assidui di “radiotre-mondo” o “radiotre-scienza”, o lettori attenti e selettivi di quanto di più autorevole offe la rete, per aver saputo che – (oltre che sulla vicenda tragica ma dai risvolti sempre più grotteschi dei marò) la corte suprema di New Delhi è stata chiamata a pronunciarsi in questi giorni su di una vicenda che ha ben più ampi risvolti etici, politici e sociali.
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Web sotto controllo: non siamo al sicuro neppure su Skype
Google, Facebook, Microsoft, Apple e gli altri riescono a sapere praticamente tutto su di noi tutto il tempo. Al contrario degli umani, i loro server non dimenticano mai e gli strumenti per estrarre informazioni non fanno che migliorare. Inserzionisti, ladri di identità, compagnie di assicurazione, impiegati: chiunque, nonché ovviamente le autorità, sta cercando di mettere le mani di questi dati, ognuno a modo suo. Tuttavia, la strada delle informazioni destinate alle autorità (in senso ampio, dal momento che parliamo di paesi in tutto il mondo) prevarica. Ora la Microsoft ha improvvisamente deciso di «rispettare i diritti umani e i principi della libertà di espressione e della privacy» e ha dimostrato un «impegno alla trasparenza», come ha scritto sotto pressioni da parte della Eff, Electronic Frontier Foundation, e dei suoi partner. Si sono quindi uniti Google, Twitter e altri a svelare non la quantità di dati degli utenti che raccolgono o a quali compagnie e affiliati hanno accesso, ma quante richieste hanno ricevuto da parte delle autorità per avere quei dati.