Archivio del Tag ‘magistratura’
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Diversamente italiani, uniti per obbedire ai nostri boia
Questo governo fa ancora più schifo di quello che l’ha preceduto. I ministri sono gli stessi, i voti che riceve per la fiducia pure, ma è tutto ancora più sfacciato. Prima il governo Letta dichiarava di esistere per stato di necessità, per costrizione parlamentare. Ora rinasce nella convinzione euforica del Pd e dei transfughi del Pdl, e anche nella frustrata e velenosa reazione di Silvio Berlusconi al destino giudiziario che lo attende. Tutto il Palazzo gioisce, “Corriere della Sera” e “La Repubblica”, Confindustria e Cgil Cisl Uil, conferenza episcopale e Borsa hanno il governo vero che chiedevano. Naturalmente contento è il governo tedesco dell’Europa, che ha spinto come non mai per questo sbocco, trovando nuovi statisti di riferimento nel ministro delle leggi per la precarietà Sacconi, nell’uomo della sanità lombarda Formigoni, nel ministro dell’interno Alfano che porta gli alpini dall’Afghanistan in val di Susa, e in tanti altri democratici modello, tra cui il noto omofobo Giovanardi.
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Pepino: resistere è un dovere, il Tav umilia la democrazia
Eversivi non sono i No-Tav, ma i politici che vogliono imporre una grande opera calpestando la Costituzione. «Fino a ieri dicevano che il problema non era il movimento No Tav ma le sue frange estremiste e violente. Fino a ieri. Oggi la maschera è caduta. Con la criminalizzazione politica e mediatica finanche di Stefano Rodotà, con la riesumazione dei reati di opinione, con la perquisizione domiciliare nei confronti di Alberto Perino (leader storico del movimento) tutto è diventato più chiaro». Così parla Livio Pepino, già membro del Csm e magistrato della Corte di Cassazione, schierandosi in difesa della causa No-Tav, bersaglio di una autentica “crociata” da parte dei media e dei partiti, e ora al centro dell’azione repressiva della Procura di Torino. Il nemico da battere, evidentemente, «è il movimento di opposizione all’alta velocità in val Susa».
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Cremaschi: quelli che svendono il paese a loro insaputa
Ora governanti e manager dicono che non lo sapevano, preferiscono fare la figura dei cretini piuttosto che quella dei complici. Ma la svendita di Telecom è solo un altro atto di un percorso annunciato e realizzato da decenni, da parte di una classe politica e imprenditoriale che ha cercato di salvare se stessa e i suoi fallimenti con la vendita all’incanto dei beni del paese. E che ha usato il liberismo, l’euro e il Fiscal Compact, la Merkel come scusa e protezione del proprio potere. Ora dopo la svendita di Telecom alla principale concorrente, la Telefonica spagnola, assisteremo a qualche giorno di lacrime di coccodrillo e di compunte dissertazioni sulle politiche industriali e le riforme. Poi tutto continuerà come prima perché tutta l’Italia è in svendita. La Grecia dopo qualche anno di politiche di austerità europea ha conservato di suo il debito pubblico e la polizia che bastona chi protesta. Tutto il resto è venduto, appaltato, posto sotto controllo estero. Noi, più lentamente ma altrettanto inesorabilmente, stiamo percorrendo la stessa strada. Perché abbiamo la stessa classe dirigente.
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Manghi: se fossi un pro-Tav, io quei terroristi li pagherei
«Due visioni alternative dell’economia e del rapporto uomo-natura si fronteggiano in cagnesco, fino alla militarizzazione del territorio e al sabotaggio eversivo. Così, un presagio cupo ha preso a serpeggiare per la valle: che adesso ci scappi il morto, perché questi meravigliosi panorami alpini, come denuncia il procuratore torinese Gian Carlo Caselli, rischiano di trasformarsi nell’epicentro dell’antagonismo di tutto il continente europeo». Forse, ai sostenitori della Torino-Lione «potrebbe far comodo ridimensionare a controparte irresponsabile quello che è stato indubbiamente un movimento di popolo No Tav, talmente vasto da avere regalato al “Movimento 5 Stelle” percentuali di voto superiori al 40% perfino in comuni moderati come Susa». Parola di Gad Lerner, il primo opinion leader italiano ad aver ospitato la protesta valsusina in televisione, già nel 2005, quando il movimento No-Tav fece esplodere la protesta nonviolenta che costrinse il governo a ritirare il primo progetto della grande opera più controversa d’Europa.
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Vogliono spezzare la val Susa per poi piegare tutti noi
Assistiamo increduli alla militarizzazione e, nel contempo, alla riesumazione di fenomeni appartenenti agli oscuri recessi del secolo scorso (il terrorismo, le Brigate Rosse), per recintare, isolare e distruggere la solidarietà civile e politica nata intorno al movimento No-Tav che, va ricordato, è movimento di massa, che coinvolge buona parte del popolo della val di Susa con in testa molti dei suoi sindaci. Proviamo a mettere in fila alcuni fatti che, in questi ultimi giorni, hanno assunto un’improvvisa ma non inaspettata accelerazione. Due sconosciuti detenuti per fatti di terrorismo – e che dunque si suppone siano sottoposti ad un regime particolarmente severo di isolamento comunicativo – mettono tranquillamente su Internet un messaggio eversivo che oggettivamente ha il solo scopo (cui prodest?) di disegnare un’equazione tra terrorismo e movimento No-Tav, che – ribadiamolo – è opposizione di massa, non violenta, a un inutile e costoso progetto di scempio ambientale, che vuole prepotentemente e militarmente imporsi sul diritto alla salute e ad altri superiori valori costituzionali difesi strenuamente da un’intera comunità.
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La cricca del Tav e le Br: per le istruzioni, rileggere Sciascia
«Terrorista, mascalzone, bastardo, stronzo». Così l’ex presidente Pd della Regione Umbria, Maria Rita Lorenzetti, insieme ai tecnici di Italferr e Walter Bellomo non risparmiava insulti nei confronti di Fabio Zita, dirigente dell’ufficio Valutazioni di impatto ambientale (Via) della Regione Toscana, rimosso perché nella primavera 2012 osava ancora classificare come rifiuti pericolosi i fanghi di risulta degli scavi per la Tav fiorentina. E se la cordata pro-Tav affonda nel fango dell’inchiesta di Firenze, “rimedia” prontamente un comunicato firmato Br che esorta i No-Tav valsusini ad “alzare il livello dello scontro” con lo Stato. Quanto basta per scatenare la polemica di cui i partiti avevano bisogno, al punto da travisare e colpire persino Stefano Rodotà, schierato coi valsusini e bollato a sua volta come “cattivo maestro”, mentre Alfano annuncia il raddoppio del presidio militare a Chiomonte. «Fanno la faccia feroce, enfatizzano il comunicato di due brigatisti detenuti come se fossero capipopolo in grado di muovere un esercito», protesta Gad Lerner sul suo blog.
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Watts: facciamo la guerra perché ci manca l’onore dei ladri
Non ho ancora incontrato un santo o un saggio che non avesse qualche debolezza umana. Perché finché ti manifesti in forma umana o animale, devi mangiare a spese di altre forme di vita e accettare le limitazioni del tuo particolare organismo, che il fuoco può ancora bruciare e dove il pericolo ancora fa secernere adrenalina. La morale che possiamo trarre da questa comprensione è innanzitutto il sincero riconoscimento del fatto che dipendi da nemici, sottoposti, gruppi di esclusi, e in realtà da ogni altra forma di vita. Per quanto tu possa essere coinvolto nei conflitti e nei giochi competitivi della vita pratica, non potrai mai più lasciarti cullare nell’illusione che “l’altro che offende” abbia totalmente torto e potrebbe o dovrebbe essere eliminato. Questo ti darà la preziosa capacità di contenere i conflitti in modo che non sfuggano di mano, di essere disposto al compromesso e ad adattarti – di giocare, sì, ma di giocare con serena lucidità.
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Strategia della tensione: l’ombra della violenza-fantasma
«Attorno alla Tav ci sono anche vicende torbide: siamo convinti che non tutti gli attacchi di questi mesi siano riconducibili a persone che fanno parte del movimento». Con queste parole è il sindaco di Venaus, Nilo Durbiano, a evocare il pericoloso clima della strategia della tensione, dopo i recenti incendi notturni che a Bussoleno, Salbertrand e Gravere hanno colpito aziende coinvolte nel cantiere di Chiomonte. Tra le “vicende torbide” a cui Durbiano fa riferimento, probabilmente, ci sono anche i 12 attentati incendiari e dinamitardi che già nella seconda metà degli anni ’90 scossero la valle di Susa, rivendicati da strane sigle come “Lupi grigi” che spinsero i media a parlare di “eco-terroristi”. In carcere finirono – e morirono – i due giovani anarchici “Sole e Baleno”, Edoardo Massari e Maria Soledad Rosas, poi riconosciuti estranei agli attentati, sui quali peraltro non è mai stata fatta piena luce. Fantasmi che tornano tristemente d’attualità, nel clima di scontro che oppone i No-Tav e i promotori dell’opera, senza che la politica si sia ancora degnata di spiegare la presunta necessità di realizzare la contestatissima Torino-Lione.
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Berlusconi affondato perché voleva portaci fuori dall’euro
Comincio a pensare che la Bce non sia una banca centrale, ma la vera sede del governo italiano, visto le sempre maggiori conferme che giungono in tal senso. L’ultima, a dir poco inquietante, è contenuta nel nuovo libro dell’ex membro del consiglio esecutivo dell’Eurotower, Lorenzo Bini Smaghi, “Morire di austerity”. Ovvero, nell’ottobre-novembre 2011 Silvio Berlusconi stava seriamente ponendo in essere un piano per far uscire l’Italia dall’euro, ragione che portò al suo immediato allontanamento da Palazzo Chigi per volontà dei “gendarmi” dell’Eurozona. A seguito, «nel 2011 l’Italia aveva formulato dei piani per uscire dall’euro» (Ambrose Evans-Pritchard, blogs.telegraph.co.uk). Nello specifico, il Cavaliere avrebbe discusso del ritiro italiano dalla moneta unica durante meeting privati con altri governanti europei, con ogni probabilità Angela Merkel e Nicolas Sarkozy.
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Denaro, sudditi e sovrani: decide tutto una lobby criminale
Ferdinando Imposimato, presidente onorario aggiunto della Suprema Corte di Cassazione, durante la recente presentazione a Napoli del suo nuovo libro “La Repubblica delle stragi impunite”, ha affermato: «Il Gruppo Bilderberg è uno dei responsabili della strategia della tensione, e quindi anche delle stragi». Imposimato riferisce di aver trovato per la prima volta menzione della parola Bilderberg nelle carte delle indagini del giudice Emilio Alessandrini, che «venne assassinato durante gli anni di piombo da un “commando” del gruppo terroristico Prima Linea». Tra gli italiani componenti del Gruppo Bildenberg e della Trilateral Commission compaiano Mario Monti, ex presidente del Consiglio, John Elkann, presidente del gruppo Fiat, Pier Francesco Guarguaglini, ex presidente di Finmeccanica, Marco Tronchetti Provera, presidente di Pirelli, ed Enrico Letta, vicesegretario del Partito democratico e attuale presidente del Consiglio.
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Scanzi: se salva Berlusconi, il Pd consegna l’Italia a Grillo
Capisco bene coloro che ritengono possibile un ulteriore salvataggio di Berlusconi per mano del Pd, quando si tratterà di discutere la sua decadenza da senatore. Credo però che stavolta non accadrà. E non certo per un improvviso senso di moralità e giustizia del centrosinistra, che da 19 anni opera alacremente per salvarlo, un po’ per incapacità e molto per salvaguardare il sistema. E’ vero che nel Pd, al di là delle prese di posizione “nette” di Epifani, sono in tanti a voler aiutare Berlusconi. Per esempio quei dieci senatori piemontesi, Stefano Esposito in testa, che in qualità di colombe hanno chiesto al partito di discutere il “lodo Violante”, ovvero una maniera per tirare a campare e ritenere incostituzionale quella legge Severino-Monti che loro stessi hanno approvato. Questi simpatici pompieri piddini, verosimilmente non lontani dai famosi 101 che uccellarono Prodi, cercano soltanto di allungare il brodo in Giunta.
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Calabresi solo una pedina, chi c’era nella stanza di Pinelli?
Scriveva Louis-Ferdinand Céline che la verità si dice arrangiandola. Non pochi libri-inchiesta, romanzi storici e film documentari sulla “madre di tutte le stragi” – ovvero la bomba che esplose il 12 dicembre 1969 alla Banca Nazionale dell’Agricoltura in piazza Fontana a Milano – sembrano aver preso alla lettera il suggerimento dello scrittore francese, al punto da arrangiare a proprio uso e consumo uno dei fatti storici che hanno segnato la Repubblica italiana nel secondo dopoguerra. A che fine? Per confondere ancor più le acque di una vicenda così torbida sul piano giuridico (ben sette i processi conclusi con l’assoluzione di tutti gli accusati, peraltro alcuni in seguito condannati per altre stragi, mentre altri si gioveranno della prescrizione) ma così limpida sul piano storico, da esser scritta sui muri di questo paese fin dai giorni successivi al terribile atto terrorista: “La strage è di Stato. Valpreda è innocente. Pinelli non si è suicidato”.