Archivio del Tag ‘mafia’
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Moni Ovadia: diritti, le battaglie civili che ci attendono
«Papà, cos’è la felicità?», chiedevano le figlie a Karl Marx. E lui rispondeva: «Felicità per me è lottare». Con questo aneddoto Moni Ovadia, poliedrico artista col merito di aver portato nel nostro Paese la cultura klezmer, invita gli italiani a reagire allo squallore del panorama politico italiano: «E’ catastrofico, difficile immaginare qualcosa di peggio. La democrazia italiana è bloccata, c’è un’eccessiva concentrazione di potere nelle mani di una sola persona». Finché questa situazione perdura, non ci sono vie d’uscita.
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Spinelli: Napolitano e Fini fermeranno la tele-dittatura
Mentre le potenze europee si chiedevano ‘cosa avesse in mente Hitler’, Churchill nel 1936 affermò che era finito «il tempo delle mezze misure, degli espedienti, dei sedativi», ma si era già entrati «nel tempo delle conseguenze». Barbara Spinelli, tra le più riconosciute osservatrici dei fatti politici italiani, lancia un allarme esplicito: la crisi è acuta, ormai «è finito il tempo di chiedersi ‘cosa accadrà’», ci siamo tutti abituati «all’idea che avverrà qualcosa di ancora peggiore», viste di minacce di Berlusconi che non riconosce più Quirinale e Consulta. Unica uscita di sicurezza? Fini. Perché «il regime autoritario può essere scalzato soltanto dalla maggioranza».
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Travaglio: caso Genchi, il thriller che fa tremare l’Italia
«In “Why Not” avevo trovato le stesse persone sulle quali indagavo per la strage di via D’Amelio. L’unica altra indagine della mia vita che non fu possibile finire». Inizia così il dialogo tra Gioacchino Genchi e Edoardo Montolli, su ciò che Berlusconi definì «il più grande scandalo della Repubblica», l’archivio Genchi. Un materiale così scottante da riscrivere gli ultimi vent’anni: da Tangentopoli alle scalate bancarie, dai grandi crac ai processi clamorosi, fino a Falcone e Borsellino, «con elementi nuovi che aprono enormi squarci nelle istituzioni». Non teoremi, ma fatti: «Indagini e amicizie impensabili, uno scioccante dietro le quinte».
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Scontro Lega-Cl dietro l’assalto al Duomo di Milano
Se nel giorno di Sant’Ambrogio, vescovo e patrono di Milano, la Lega ha lanciato una sfida pubblica contro il suo successore Dionigi Tettamanzi, paragonandolo prima a un imam musulmano e poi a un prete siciliano mafioso, è perché si sente forte, molto forte. La volgarità degli argomenti scagliati contro l’”Onorevole Tettamanzi”, delegittimato così nel suo ruolo pastorale, additato come un nemico degli interessi del popolo, non deve trarre in inganno: c’è del metodo nella provocazione architettata nel dì festivo. Quasi una contro-predica rivolta al gregge della diocesi più grande del mondo, puntando dal trono del governo alla conquista dell’altare in Duomo.
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Tabacci: rischio elezioni, Fini leader del dopo-Berlusconi
Mentre si moltiplicano le dirette-audio per l’attesissima deposizione del pentito di mafia Gaspare Spatuzza il 4 dicembre, già annunciata come “esplosiva” e costata la rottura diplomatica tra Berlusconi e Fini grazie al fuori-onda nel quale il presidente della Camera afferma di considerare una potenziale «bomba atomica» le esternazioni dell’ex killer di Cosa Nostra sulle presunte relazioni pericolose del premier, si vanno gonfiando le fila del popolo antiberlusconiano che a Roma prenota piazza San Giovanni per il No-B Day il 5 dicembre. Una forte accelerazione all’agenda italiana: Fini ormai autonomo, elezioni anticipate più vicine.
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Fuori-onda, valanga di insulti a Fini: Silvio, buttalo fuori
Traditore, impazzito, ex fascista, amorale, doppiogiochista, viscido, cavallo di troia, giuda. All’indomani del ‘fuori onda’ di Gianfranco Fini e del gelo con Silvio Berlusconi, i militanti del Pdl si scagliano con inaudita violenza contro il co-fondatore del partito, colpevole di aver definito «una bomba atomica» le esternazioni del pentito Gaspare Spatuzza sui presunti legami tra Cosa Nostra e Berlusconi, che «confonde la leadership con la monarchia». Sul forum ufficiale del Pdl, “Spazio Azzurro”, si è scatenata una ridda di attacchi e insulti al presidente della Camera
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Crollano le vendite se la mafia finisce in prima pagina
Il sesso fa vendere copie ai giornali, il lavoro ne fa perdere. Ma l’argomento peggiore è la mafia: «L’Unità ha fatto 42 copertine in un anno sulla mafia e ogni volta ha perso 5.000 copie, quasi il 10%». È l’amara considerazione della direttrice Concita de Gregorio, dal palco di “Politicamente Scorretto”, nel dibattito sull’appello dello scrittore Carlo Lucarelli per destinare alla cultura parte dei forzieri sottratti alla mafia. Con la de Gregorio, oltre a Lucarelli, alla kermesse politico-culturale alle porte di Bologna c’erano tra gli altri lo scrittore e parlamentare Gianrico Carofiglio, l’attore “sotto scorta” Giulio Cavalli e don Luigi Ciotti.
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Dario Fo: gli italiani temono la crisi, il premier i processi
Se c’è qualcuno che compromette l’immagine dell’Italia all’estero, quello è il premier Silvio Berlusconi: «Appena lo si nomina, si sentono sghignazzi terribili. Si è creata un’idea dell’Italia davvero orrenda». Parola di Dario Fo, che il 5 dicembre a Roma sarà uno dei testimonial del No-B Day, manifestazione che gli organizzatori immaginano oceanica, tanto da pensare all’arena di piazza San Giovanni. Berlusconi si sente vittima della magistratura? «Uno che vive con una trentina di avvocati, molti dei quali parlamentari, non è un collezionista: prevede quello che gli capiterà».
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Caro Berlusconi, scrivere di mafia non è sputtanare l’Italia
La mafia? Non esiste. E’ un’invenzione letteraria. Il Padrino? Scarface? Letteratura cinematografica, come potrebbero testimoniare Bob De Niro, Marlon Brando e Al Pacino. Chissà cosa ne penserebbe Leonardo Sciascia, se fosse ancora vivo, dell’ultima sortita del premier, Silvio Berlusconi. Esasperato dalle indiscrizioni di stampa (smentite dai magistrati fiorentini) su presunte collusioni mafiose, il 28 novembre il Cavaliere s’è sfogato coi giovani del Pdl a Olbia: «Se trovo chi ha scritto “La Piovra”, lo strozzo». Secondo il premier, libri e film sulla mafia danneggiano l’immagine dell’Italia.
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Rognoni: guai se i beni confiscati tornano ai mafiosi
Se lo Stato mette in vendita i beni confiscati alla mafia, c’è il rischio che siano i boss a riacquistarli, rendendo vana la legge Rognoni-La Torre che istituì il reato di associazione mafiosa e lo strumento strategico per combattere i cartelli criminali: la confisca dei beni illecitamente acquisiti. Lo afferma l’ex ministro Virginio Rognoni, “padre” di quella storica legge alla base dell’antimafia, costata la vita al dirigente comunista siciliano Pio La Torre, che più di ogni altro l’aveva voluta. La legge passò soltanto grazie all’appoggio di Rognoni, dopo la morte di La Torre e quella del generale dei carabinieri Carlo Alberto Dalla Chiesa.
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Bruno: temo i servizi deviati, pericoli e clima da Caso Moro
Vigilanza democratica contro possibili trame oscure, in grado di mettere in pericolo le istituzioni democratiche. A lanciare l’allarme è il crimonologo Francesco Bruno, che avanza sospetti sui servizi segreti, nella regia occulta delle ultime vicende di cronaca, dalla morte della trans Brenda coinvolta nello scandalo Marrazzo alle ultime voci sul sequestro di Emanuela Orlandi. «E’ possibile che si stiano preparando eventi pericolosi per la nostra stabilità democratica perché si respira un clima da rapimento Moro», ha dichiarato il professor Bruno all’agenzia AdnKronos.
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Camilleri: rimpiango Sciascia e il suo coraggio della verità
«Saviano è riuscito a dimostrare che si può scrivere un libro – non un romanzo perché è una cosa diversa – e mostrare la camorra per quello che è. Ma è un caso isolato». Parola di Andrea Camilleri, intervistato da “Il Fatto Quotidiano” in occasione del ventesimo anniversario della scomparsa di Leonardo Sciascia, autore del bestseller “Il giorno della civetta”, da cui il celebre film che la La7 trasmette il 22 novembre in prima serata. «Quello è un libro che Sciascia non avrebbe dovuto scrivere», dice Camilleri, rammaricandosi della simpatia che suscita l’eroe negativo della storia, il boss mafioso “don” Mariano Arena.