Archivio del Tag ‘Luca Telese’
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Airaudo: guerra ai deboli? E noi assediamo il Parlamento
La Fiom adotta il modello dei No-Tav valsusini e lancia l’“assedio” popolare del Parlamento: «Vogliono usare la crisi per introdurre – di contrabbando, ma nemmeno troppo – la possibilità di licenziare». Risultato: «Sarà la guerra ai più deboli», senza più neppure le protezioni di prima: aggirando l’articolo 18, ogni dipendente potrà finire sulla strada da un giorno all’altro. Di qui l’appello che Giorgio Airaudo, responsabile del settore auto del sindacato metalmeccanico della Cgil, lancia agli “indignados” d’Italia: «Facciamo sentire la nostra voce e occupiamo l’agorà in modo permanente». Obiettivo: affollare le piazze attorno ai palazzi del potere, “assediare” pacificamente il Parlamento e mettere sotto pressione la “casta”: chi firma decreti “lacrime e sangue” avrà sul collo la voce dei cittadini.
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Rischio apocalisse: rompiamo il silenzio su Fukushima
Ci sono rumori che servono a depistare e silenzi che servono per occultare. Forse è giunto il momento di rompere il silenzio atomico che ci sta avvolgendo, in una progressione concitata ma inesorabile. Forse è l’ora di iniziare a discernere quello che veramente si cela nel frastuono apparente delle notizie rapsodiche ed epilettiche che ci arrivano (o meglio, che ci fanno arrivare) da Fukushima. E soprattutto da quelle che dietro la favoletta mediatica dell’“agire maldestro”, e degli “errori umani”, non ci fanno arrivare.
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Rottamiamo Veltroni-D’Alema, hanno sbagliato tutto
Per favore, rottamiamo Veltroni. E anche D’Alema. Mentre l’ex sindaco di Roma e primo segretario del Pd torna in campo mettendo in difficoltà Bersani e rinnovando l’eterna faida coi dalemiani, il “papà” di Bobo, Sergio Staino, anima vignettistica della sinistra post-comunista italiana, spara a zero: Veltroni? «Per due volte è scappato, quando c’erano le difficoltà, dimettendosi da segretario per andar via, e lasciando il partito nella merda. “L’Unità” ha chiuso quando era segretario, e ha rischiato di chiudere di nuovo quando lo è ridiventato». Retorica veltroniana: «Nessuno lo obbligava ad andare in Africa quando smetteva di fare il segretario. Ma se lo ha detto per dieci anni, poi lo deve fare davvero».
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Mentana a La7, la Nazionale dell’informazione Tv
«Ora che gli azzurri senza Balotelli, Totti, Cassano e Materazzi sono stati eliminati (forse anche a causa degli auguri ricevuti in extremis da Umberto Bossi), possiamo occuparci di un’altra squadra cresciuta in questi anni, senza troppo dare nell’occhio, con modestia e appartatezza, mentre gli altri gufavano scommettendo sul fallimento del terzo polo televisivo italiano». Così Gad Lerner saluta l’arrivo di Enrico Mentana alla guida del Tg de La7, massima espressione di un team che, «sul campo delle news e dell’approfondimento giornalistico», schiera «personalità diverse tra loro, diverse collocazioni politiche e culturali, varie tonalità di linguaggio ma una caratteristica in comune: a La7 le notizie si danno. Tutte. Comprese quelle che altrove non si danno».
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D’Alema e compagni: il piacere di rinnegare Berlinguer
«Moro aveva una visione più laica e occidentale di Berlinguer». Parola di Massimo D’Alema. Meraviglioso. L’ennesima puttanata antistorica, vien da dire pensando alla frequenza delle revisioni e delle piccole, miserabili abiure dei dirigenti post-comunisti quando parlano con prevedibile riflesso parricida, del leader che li ha cresciuti. Veltroni ci ha spiegato che Craxi era più moderno di lui. Fassino che è morto perché non aveva una linea politica. Caldarola che è stato la palla al piede della sinistra.
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Scudo fiscale approvato, troppe assenze nell’opposizione
Nei giorni scorsi sono stato criticato da molti lettori che hanno simpatie per il centrosinistra: ma come? Getti la croce sui nostri parlamentari? Ma perché criticate sempre il Pd? Ma siete davvero sicuri, voi cattivacci del Fatto, che se i parlamentari di opposizione fossero stati presenti il centrodestra sarebbe stato battuto? Bene, sono passati solo tre giorni da quella polemica e si è arrivati alla frittata.
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Travaglio-boom in edicola, il Fatto nel nome di Biagi
“Quella sporca dozzina”, per usare una (gradita) definzione dell’amico Carlo Freccero, ha fatto boom: il numero d’esordio de “Il fatto quotidiano”, il nuovo giornale di Marco Travaglio, il 23 settembre ha bruciato l’intera tiratura, centomila copie, in tutte le edicole. «Ce lo aspettavamo, non ci montiamo a testa ma intanto abbiamo raddoppiato la distribuzione: duecentomila», cui si aggiungono i trentamila abbonati-sostenitori, «cui va la nostra totale riconoscenza per un atto di fiducia anticipata, al buio» verso una nuova testata della quale gli stessi giornalisti sono anche gli editori, all’insegna della più totale indipendenza e senza l’aiuto di contributi pubblici.