Archivio del Tag ‘Londra’
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Guerra civile europea: dalla cura Bce aspettiamoci il peggio
«L’operaio tedesco non vuol pagare il conto del pescatore greco», dicono i pasdaran dell’integralismo economicista. Mettendo lavoratori contro lavoratori, la classe dirigente finanziaria ha portato l’Europa sull’orlo della guerra civile. Le dimissioni di Stark segnano un punto di svolta: un alto funzionario dello Stato tedesco alimenta l’idea (falsa) che i laboriosi nordici stiano sostenendo i pigri mediterranei, mentre la verità è che le banche hanno favorito l’indebitamento per sostenere le esportazioni tedesche. Per spostare risorse e reddito dalla società verso le casse del grande capitale, gli ideologi neoliberisti hanno ripetuto un milione di volte una serie di panzane, che grazie al bombardamento mediatico e alla subalternità culturale della sinistra sono diventati luoghi comuni, ovvietà indiscutibili, anche se sono pure e semplici contraffazioni.
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Antipolitica? No, ribellione: l’Italia non ne può più
In principio c’è un artificio semantico, una truffa verbale. “Antipolitica”, l’epiteto con cui la politica ufficiale designa questa nuova cosa. Marchio di successo, tant’è che digitandolo su Google si contano 780 mila risultati. Ma che cos’è l’antipolitica? Un sentimento becero, un vomito plebeo? No, un inganno. L’ennesimo inganno tessuto dal sistema dei partiti. Perché mescola in un solo calderone il popolo di Grillo e il think tank di Montezemolo, le signore della borghesia milanese che hanno votato Pisapia e gli studenti in piazza contro la Gelmini, i dipendenti pubblici bastonati da Brunetta e gli imprenditori taglieggiati dall’assessore di passaggio. E perché con questa parola i politici definiscono l’identità altrui a partire dalla propria. Come facciamo ormai un po’ tutti, definendo extracomunitario il filippino o l’egiziano.
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E se a riscrivere la Finanziaria fosse la valle di Susa?
Ho appena letto il messaggio di Claudio Giorno a proposito della battaglia che in India sta mobilitando decine di migliaia di persone contro la corruzione diffusa in tutte le pubbliche istituzioni e nei partiti politici di quel paese. Anche io tendo ad osservare attentamente gli eventi internazionali degli ultimi mesi e a considerarli come sintomi di un malcontento ormai mondiale contro questo modello economico (finanz-capitalista e ultramonopolista) globalizzato che sta distruggendo le basi stesse della convivenza civile, della democrazia e addirittura del capitalismo e che i partiti politici (tutti, per lo meno in Italia) si sono rivelati incapaci di governare e regolamentare.
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Futuro a chilometri zero: scendiamo dal treno del disastro
Siamo milioni, abbiamo le idee chiarissime su come uscirne dalla crisi: tornare al territorio, accorciare le filiere. Ma manca ancora uno strumento essenziale: la politica. Qualcuno che organizzi l’oceano critico dei cittadini messi in pericolo dalle “manovre” europee taglia-diritti, figlie di un impianto ideologico oblsoleto e una prassi grottesca, quando non criminale: tassi d’usura per le speculazioni sul debito, popoli interi che pagano per gli errori e le razzie dell’élite finanziaria, e poi politici, giornali e imprenditori che, anche di fronte allo scenario di rovine che la globalizzazione selvaggia sta spalancando davanti agli occhi di tutti, ripetono le liturgie fanatiche del loro fallimento: crescita, grandi opere, trasporti mondiali di merci, “sviluppo”. E’ finita, per sempre: prima lo ammettono, e prima ci salveremo.
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Siamo in guerra: la finanza criminale vuole annientarci
Questo progetto di risanamento è una dichiarazione di guerra dei governi e del Governo europeo nei confronti dei popoli europei: questa è l’unica definizione possibile. Stanno pensando e progettando di far pagare alla gente europea, a tutti i popoli europei, in primo luogo ai greci, a noi, agli spagnoli, ai portoghesi, il disastro che la finanza mondiale ha compiuto. Non ci sono più dubbi in merito. La finanza mondiale ha letteralmente spolpato la ricchezza del pianeta a cominciare da quella americana, seguita naturalmente e fedelmente dalle posizioni assunte dalla Banca Centrale Europea, la quale ha, insieme alla Federal Reserve americana, praticamente salvato tutte le banche che erano andate in fallimento nel 2007/2008, indebitando tutti gli Stati oltre ogni limite.
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Giovani, poveri e precari: la loro rabbia brucia l’Inghilterra
Londra non è come Parigi, non esistono le banlieue, i quartieri poveri convivono al fianco di quelli ricchi. E qualche volta questi due mondi inconciliabili entrano in conflitto. Mi sono tornati in mente i disordini del 1981, senza precedenti in Inghilterra, che dalla capitale, in particolare dal quartiere di Brixton, si sono estesi a Liverpool, a Manchester e in altre città. Sono rimaste nella storia del Paese: la polizia usò i lacrimogeni, cosa che in Italia è normale, ma in Inghilterra non lo è affatto. Era l’alba dell’era Thatcher, con una pesante crisi economica e drastici tagli alla spesa pubblica, proprio come oggi. E, come oggi, la rivolta non fu organizzata da alcun partito. Cominciò con un’esplosione di rabbia di giovani dell’underclass, il sottoproletariato urbano.
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Troppi costi inutili: il mondo rinuncia all’alta velocità
Lontano dalle eco della val di Susa, in altri luoghi del mondo i progetti di linee ferroviarie ad alta velocità subiscono brusche battute d’arresto. Pur senza un’insurrezione popolare che li ostacola, sono diversi i lavori sospesi o annullati, e che mettono in dubbio un modello di sviluppo che fino a qualche tempo fa l’economia dei trasporti considerava inattaccabile. Le necessità di tagli alla spesa pubblica legati alla crisi del debito e i vincoli ambientali sempre più stringenti costringono i Paesi a rivalutare il rapporto costi-benefici dell’alta velocità. È accaduto per esempio in Inghilterra, dove il sindaco di Londra Boris Johnson, con una lettera al quotidiano “Daily Telegraph”, ha spiegato le ragioni del suo rifiuto al progetto dell’alta velocità che dovrebbe unire Londra con Birmingham, Leeds e Manchester.
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Crimini di guerra, Londra fa sparire il libro della vergogna
Un libro eretico, che va fatto sparire prima che possa provocare “pericolose” conseguenze. “Dead men risen”, narrazione delle gesta delle Guardie Gallesi in combattimento, sottotitolato “La vera storia della guerra britannica in Afghanistan”, è il volume messo all’Indice dal ministero della Difesa di Sua Maestà. E’ stato il generale Peter Wall, capo di Stato maggiore dell’Esercito, a sollevare il problema: acquistate tutte le stampe della prima edizione o ci saranno rischi per la sicurezza nazionale, un enorme imbarazzo politico, conseguenze per le elezioni in Estonia e il possibile ritiro delle truppe baltiche del Paese mediorientale.
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«Ci avete rubato tutto, ieri i soldi e oggi la speranza»
«Che cosa diavolo è successo alla Harry Potter generation?», si chiede l’Inghilterra per bene sorpresa dall’esplosione di una rabbia giovanile che non si vedeva da decenni. «Chi semina vento raccoglie tempesta», risponde Jonas, un ragazzo di 17 anni che studia in un college di Hackney nella zona est di Londra. «Che cosa si aspettavano da ragazzi che stanno condannando ad una vita senza futuro?». Una generazione disillusa e arrabbiata, politicizzata ma poco ideologica che sembra trovare nella violenza di piazza l’unico mezzo per esprimere il proprio dissenso contro la politica lacrime e sangue proposta dal governo del Tory Cameron e del Libdem Clegg.
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Studenti, battaglia a Londra contro il caro-università
No alla scuola solo per i ricchi: otto agenti colpiti, decine di studenti feriti e numerosi arresti. La rivolta giovanile contro il caro-università deciso dal governo Cameron, che ha triplicato le rette universitarie per tagliare la spesa sociale, è tornata a mettere a ferro e fuoco il centro di Londra il 9 dicembre: Parlamento, Corte Suprema e ministero del Tesoro sotto assedio per ore da parte di almeno 30.000 studenti, respinti a fatica dalla polizia anti-sommossa. Gli agenti a cavallo hanno faticato a difendere il principe Carlo e la moglie Camilla diretti a una serata di gala: la loro auto è stata presa a calci in Regent Street, in una giornata di tensione nella quale il governo è riuscito a stento a far approvare i tagli all’università.
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No alla scuola solo per i ricchi: guerriglia a Londra
No alla scuola solo per i ricchi: la grande crisi colpisce al cuore l’Europa, a cominciare dall’Inghilterra. Oltre 50.000 tra studenti e ricercatori hanno messo Londra a ferro e fuoco, assediando la sede dei Tory per protestare contro il drastico rincaro delle rette universitarie: il costo è stato triplicato dal governo conservatore di David Cameron, impegnato a tagliare i fondi pubblici all’istruzione nell’ambito della controversa manovra per ridurre il catastrofico deficit inglese. Risultato: oggi una laurea a Londra costerebbe quasi 50.000 euro, visto che la retta universitaria – che dieci anni fa costava mille sterline l’anno e Tony Blair portò a tremila – oggi è salita a 9.000 sterline, pari a 11.000 euro.
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Sputtanare l’Italia: un Grillo Mannaro a Londra
Nel 2010, per la prima volta nella mia vita ho fatto un tour all’estero con lo spettacolo “Incredible Italy”, un avviso ai naviganti sulla capacità di contagio, nel bene e nel male, dell’Italia. Ultimamente soprattutto nel male. Siamo un Paese straordinario che ha esportato il fascismo, le banche, la mafia. Noi ci siamo abituati, abbiamo anticorpi millenari, ma gli altri sono indifesi. Come i pellerossa con il vaiolo, i maya con il morbillo. Il virus si può sviluppare in malattie spaventose: il nazismo, i crack del 1929 e del 2008, Al Capone e Cosa Nostra.