Archivio del Tag ‘Libia’
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Ban Ki-Moon: dalla Libia un monito a tutti i dittatori
Tensione al Cairo, dove il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-Moon, è stato aggredito in piazza Tahrir da una cinquantina di manifestanti filo-Gheddafi, che lo avrebbero circondato e costretto a ripararsi nella sede della Lega Araba. Nella capitale egiziana, il numero uno dell’Onu ha preso nettamente posizione sull’intervento internazionale in Libia: la missione militare anti-Gheddafi è una scelta «storica» e rappresenta un drammatico avvertimento per tutti i dittatori, nessuno escluso: neppure il Bahrein, “amico” dell’Occidente, che non ha esitato a sparare sulla folla in rivolta. Un messaggio nettissimo, in difesa dei raid in Libia contestati da Russia, Cina e Turchia.
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«Uccidere Gheddafi: il vero obiettivo della Gran Bretagna»
Gli inglesi vogliono uccidere Gheddafi: obiettivo vero dei raid, l’eliminazione fisica del raìs per porre fine alla resistenza delle sue forze armate, duramente colpite dai raid della coalizione internazionale: l’alleanza agisce su mandato delle Nazioni Unite per imporre la “no-fly zone” sulla Libia, ma di fatto sta martellando l’esercito del Colonnello sperando che anche i reparti d’élite abbandonino il dittatore. Secondo fonti dell’opposizione, sarebbe morto a Tripoli il figlio militare del leader libico, Khamis Gheddafi, colpito dal fuoco di un pilota passato agli insorti. Khamis, alla guida dell’omonima brigata – massimo baluardo a difesa del regime paterno – sarebbe stato colpito a morte nel complesso fortificato di Bab-el-Aziziya, dove poco dopo si è abbattuto un missile che ha distrutto un edificio dell’amministrazione militare.
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Raid contro il Colonnello, forze speciali inglesi già in Libia
«Centinaia di soldati delle forze speciali britanniche Sas sarebbero in azione da almeno tre settimane in Libia al fianco dei gruppi ribelli», afferma il 20 marzo il quotidiano “Sunday Mirror”. Due unità di incursori, soprannominate “Smash” per la loro capacità distruttiva, avrebbero «dato la caccia ai sistemi di lancio di missili terra-aria di Muhammar Gheddafi», i Sam 5 di fabbricazione russa, «in grado di colpire bersagli attraverso il Mediterraneo con una gittata di quasi 400 chilometri». Affiancate da «personale sanitario, ingegneri e segnalatori», sempre secondo il “Sunday Mirror” le Sas britanniche hanno «creato posizioni sul terreno in modo da venire in aiuto in caso in cui jet della coalizione fossero stati abbattuti durante i raid».
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Guerra al boia di Tripoli, i pacifisti soffrono in silenzio
Magari è presto per dirlo, forse bisognerà aspettare che le bombe occidentali provochino morte e distruzione, ma certo finora c’è da segnalare l’assordante silenzio di chi contro la guerra “senza se e senza ma” si è sempre fatto sentire forte e chiaro. Da vent’anni, ossia dalla prima guerra all’Iraq nel ‘91, passando per quella nei Balcani nel ‘99, quella in Afghanistan nel 2001 (ancora in corso), la seconda contro l’Iraq nel 2003. Manifestazioni, cortei, appelli, convegni, proteste di ogni genere, marce per la pace una dietro l’altra, milioni di persone nelle piazze d’Italia. Oggi niente, ancora niente.
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Oltre le bombe: quello che ci chiede la gioventù araba
Aiutare gli insorti, impedire che le milizie del raìs libico occupino Bengasi e Tobruk, soccorrere i profughi e arginare l’ondata dei migranti: tutti obiettivi largamente condivisi dalla comunità internazionale. Le divergenze investono invece il futuro di Gheddafi: arrestarlo per crimini di guerra, munirlo di un salvacondotto ed esiliarlo o larciargli una parvenza di potere in una sorta di libertà vigilata, disarmata e commissariata? Infine: bisogna mantenere l’unità della Libia o prendere atto che quell’unità è un’invenzione perché Tripolitania e Cirenaica sono realtà incompatibili e la loro fittizia unità è stata imposta dal colonialismo italiano prima e dalla dittatura di Gheddafi poi?
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Missili su Gheddafi, la guerra in Libia ora divide l’Italia
Diluvio di missili cruise lanciati dalle navi americane insieme a raid aerei, prima francesi e poi anche inglesi, per annientare la capacità aeronautica di Gheddafi e imporre la “no-fly zone” invocata dagli insorti e dalla Lega Araba. L’attacco autorizzato dall’Onu è scattato alle 17.45 del 19 marzo, per fermare il massiccio bombardamento su Bengasi ordinato dal raìs in violazione del cessate il fuoco. Attacco accolto con sollievo dai ribelli e dal mondo arabo, che dall’Egitto alla Tunisia sta aiutando materialmente la popolazione e la resistenza libica contro il dittatore. Ma la “partecipazione attiva” dell’Italia, che schiera una squadra navale, 7 basi operative e decine di caccia pronti al decollo, divide il paese: il ministro Bossi protesta, minacciando di spaccare il governo.
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Voltafaccia all’italiana, la nostra specialità storica
E’ significativo e appropriato che, nel momento delle celebrazioni dell’Unità d’Italia, gli italiani, o almeno i rappresentanti istituzionali da loro liberamente eletti, soffino sulle candeline della torta confermando una delle nostre doti più caratteristiche: la capacità di fare i peggiori voltafaccia a cuor sereno, adducendo le motivazioni più false. Il più vergognoso di questi voltafaccia è forse quello nei confronti di Gheddafi e della Libia. Un anno fa abbiamo dovuto assistere all’accoglienza da terzo mondo riservata al colonnello, col quale Berlusconi aveva addirittura firmato un trattato d’amicizia fra i popoli libico e italico. Durante lo scoppio della crisi, silenzio. E ora siamo pronti non solo ad assistere silenti all’invasione del paese, ma a parteciparvi attivamente, fornendo basi e truppe.
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Libia, anche l’Italia firma l’ultimatum di guerra
Sette basi militari a disposizione, insieme ai velivoli tricolori in partenza per i cieli libici: intercettori Eurofighter, caccia F-16 e bombardieri Tornado. Missione: contribuire alla “no-fly zone” per impedire a Gheddafi di continuare a bombardare gli insorti e la popolazione che li sostiene. Di fatto: neutralizzare basi libiche, contraerea, radar e difesa missilistica. Sono le regole d’ingaggio della “guerra dell’Onu”, ultimatum scattato con l’ok del Consiglio di Sicurezza su pressione di Francia e Inghilterra – un passo indietro gli Usa, astenuta la Germania. Decisivo il silenzio-assenso di Russia e Cina, che hanno rinunciato al loro potere di veto aprendo la strada alla fine del regime di Gheddafi: un esito sul quale mette la propria firma anche l’Italia, “portaerei del Mediterraneo” e scomoda dirimpettaia del Colonnello, fino a ieri super-fornitore, grande amico e socio in affari.
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Gheddafi azzoppato, sperava nel nostro infinito cinismo
Credere o non credere a Muhammar Gheddafi? Prima di rispondere è bene aspettare i fatti, anche se va detto che il leader libico sta giocando la sua partita definitiva, impegnato nella fatale partita a scacchi con la morte – ricordate il film di Bergman? Però, più che agli scacchi, Gheddafi per ora ha giocato a poker: non conoscendo le regole, forse neppure il decalogo psicologico del gioco, ma praticando con disinvoltura il bluff. Appena il Consiglio di Sicurezza dell’Onu ha approvato la tardiva “no-fly zone”, ecco che lo spietato leader è diventato quasi un coniglio e ha accettato – per ora, a parole – le decisioni vincolanti delle Nazioni Unite, di cui il suo paese fa parte.
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Salvare la Libia: via alla missione Onu contro Gheddafi
Bombardare Gheddafi, col via libera delle Nazioni Unite: dopo infinite esitazioni, il 17 marzo il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha approvato la risoluzione 1973 che impone l’attesa “no-fly zone” sui cieli della Libia e prevede «tutte le necessarie misure per proteggere la popolazione civile», tranne un’invasione di terra. Immimente, secondo la Francia, l’avvio dei raid aerei della Nato. E la Bbc non esclude un primo intervento dell’aviazione britannica già il 18 marzo, per colpire le artiglierie che stanno cingendo d’assedio Bengasi, la capitale degli insorti. E’ la svolta nella tragedia libica, accolta con scene di giubilo nella città assediata, dove migliaia di manifestati si sono riversati in strada.
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La Russia gela la riscossa travolgente di Gheddafi
Anche la Russia chiude le porte a Gheddafi: il presidente Medvedev annuncia che il Colonnello e i suoi familiari non potranno mettere più piede a Mosca e neppure condurvi operazioni finanziarie. L’annuncio del presidente russo arriva il 14 marzo, proprio mentre la travolgente controffensiva delle forze del raìs ha colto di sorpresa non solo gli insorti ma anche la diplomazia occidentale, che ancora si attarda a verificare la possibilià di una “no fly zone” che fra pochi giorni potrebbe rivelarsi ormai inutile, se gli insorti dovessero capitolare sul piano militare dopo l’ultima disperata resistenza che si va apprestando fra Brega e Bengasi, ad Adjabiya.
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Come fermare Gheddafi, che intanto riconquista la Libia
Mentre il mondo resta a guardare, il cannibale Gheddafi ha ripreso a divorare la Libia martellando gli insorti grazie alla sua supremazia aerea: sotto un fitto bombardamento, la resistenza ha dovuto abbandonare l’enclave petrolifera di Ras Lanuf e ora si prepara a resistere a Brega, dove già cadono bombe e la popolazione comincia a fuggire verso Bengasi. Ore decisive: sollecitata dalla Francia, l’Europa ha riconosciuto il nuovo Consiglio Nazionale libico, mentre Obama annuncia che «si sta chiudendo il cerchio» attorno a Gheddafi e Hillary Clinton attende per il 15 marzo i piani della Nato per la “no-fly zone”, ora approvata anche dal presidente della Lega Araba, l’egiziano Amr Moussa.