Archivio del Tag ‘Libia’
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“Ribelli” di Bengasi in Siria per la prossima guerra Nato
Sta arrivando una guerra ancora più sporca di quella appena conclusa in Libia per rovesciare Gheddafi col pretesto umanitario. Nuovo obiettivo: Damasco, anticamera di Teheran. “Libia 2.0” uguale Siria? No, peggio: «E’ più “Libia 2.0 remix”», col solito alibi “R2p”, cioè “responsabilità di proteggere”, ovvero «i civili bombardati fino alla democrazia», ma stavolta senza neppure la copertura dell’Onu, perché Russia e Cina opporranno il veto. E mentre anche la Turchia soffia sul fuoco, Hillary Clinton scalda i reattori degli F-16: alla televisione indonesiana ha appena annunciato che in Siria sta per scatenarsi «una guerra civile», ben finanziata e «ben armata» da un’opposizione zeppa di disertori, ma non solo: il nuovo regime di Tripoli ha inviato al confine siriano 600 miliziani, reduci della “rivoluzione” contro Gheddafi.
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Perché il maxi-spreco Tav? Chiedetelo alle banche francesi
Paolo Flores D’Arcais, pur senza manifestare un particolare entusiasmo, ha salutato nel governo Monti l’epifania di una destra finalmente “presentabile” e “civile”. Uno che è stato pronto a credere che la Nato potesse andare in soccorso di una vera ribellione popolare, è disposto anche a credere che possa esistere una destra presentabile e civile. A riguardo della sinistra si potrebbe sempre dire ciò che Nietzsche diceva a proposito di Dio, e cioè che almeno ha la scusante di non esistere; dato che ciò che viene definito come “sinistra” non è altro che una nicchia di parcheggio per personale politico che attende l’opportunità di collocarsi a destra.
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Missili, alba di guerra: Mosca si prepara a difendere la Siria
Missili russi S-300 per difendere la Siria da un attacco occidentale, motivato da ragioni “umanitarie” e giudicato ormai imminente. Se Damasco rappresenta l’anticamera dell’assalto finale all’Iran, da Mosca arriva l’avvertimento più esplicito: giù le mani dalla Siria. Rimasta passiva nella guerra in Iraq e poi nell’operazione che in Libia ha condotto alla caduta di Gheddafi, stavolta la Russia non resterà alla finestra: «Mosca considera un attacco occidentale contro la Siria come una “linea rossa” che non tollererà», riferisce Arutz Sheva sul giornale londinese in lingua araba “Al Quds Al-Arabi”, citando fonti siriane e russe e confermando le notizie delle ultime ore: la marina da guerra di Mosca è già in Siria e sta trasferendo a Damasco importanti installazioni missilistiche contro una eventuale “no fly zone”.
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Formica: Draghi lavora per la Germania, contro l’Italia
Mario Draghi? Chiedetevi chi l’ha messo là dov’è: la Germania, cioè il più pericoloso competitore dell’Italia, il paese interessato ad assorbire il nostro sistema bancario, che sostiene la temibile manifattura italiana, seconda in Europa dopo quella tedesca. Parola di Rino Formica, più volte ministro socialista della Prima Repubblica, noto per la drastica franchezza dall’epoca in cui dirigeva le Finanze italiane. Affermazioni dirompenti, quelli di Formica, proposte su RaiDue all’info-talk “L’ultima parola” l’11 novembre, con in studio Giulietto Chiesa e Gabriele Albertini e, in collegamento, Massimo Cacciari. Tema: dietro al governo Monti c’è la regia dell’alta finanza che vuole spolpare l’Italia, con l’escamotage dell’esecutivo tecnico?
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Nel mirino scuola e cultura: l’Europa ha paura di Dante?
Licenziamo pure Dante e Petrarca: non servono più. La nostra scuola ha contribuito a fare dell’Italia la settima potenza industriale del mondo, nonché l’economia meno indebitata d’Europa dopo la Germania? Non importa: il super-potere che ha messo al guinzaglio l’Italia farà terra bruciata della nostra cultura. E proprio la scuola potrebbe essere il primo obiettivo di Mario Monti, commissario di fiducia designato dall’impero finanziario euro-atlantico. Lo sostengono Fabio Bentivoglio e Michele Maggino, a partire dalla lettera che il “ministro dell’economia” europeo, Olli Rehn, ha inviato a Roma: una lettera «ancora più agghiacciante» di quella di Draghi & Trichet, inviata ad agosto. Perché Olli Rehn spiega che l’Europa vuole colpire al cuore la nostra fabbrica di futuro: il sistema scolastico.
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Golpe contro l’Italia: il vero potere ha gettato la maschera
Il vero potere ha gettato la maschera e le ultime vestigia della semi-sovranità italiana sono state demolite, nell’annus horribilis della nostra Repubblica, dopo che anche la guerra di Libia aveva svelato la disfatta di ogni autonomia nazionale. Nessuna urgenza economica al mondo può giustificare un peggioramento così repentino degli interessi del debito – oltre la soglia del non ritorno, oltre le convenzioni del default tecnico – come quello del 9 novembre 2011. Solo un concorso di volontà decise a imprimere una svolta rivoluzionaria poteva scatenare un attacco di questa portata, micidiale quanto un colpo di stato.
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Israele gela il mondo: la guerra con l’Iran è vicinissima
Tempo scaduto: tra poco parleranno le armi? Contro l’Iran, nel mirino per il suo programma nucleare, potrebbe scatenarsi la “madre di tutte le guerre”, aperta da un raid aereo e missilistico entro pochi mesi se l’Aiea denuncerà la preparazione di bombe atomiche. Esplicito il presidente israeliano, Shimon Peres: conto alla rovescia ormai imminente. E’ la conferma di un pericolo reale, denunciato con insistenza da analisti come il canadese Michel Chossudovsky: «La terza guerra mondiale non è mai stata così vicina». Liquidato Gheddafi e neutralizzato Assad, la Nato è padrona del Mediterraneo e il regime di Teheran appare isolato: mentre l’Unesco pensa di inserire la Palestina nel patrimonio dell’umanità, Israele testa nuovi missili e organizza war games in Sardegna. E anche gli inglesi tifano per la guerra, che Obama sperava di riuscire almeno a rinviare.
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I Clinton e la Goldman Sachs, nuovi signori della Libia
Il linciaggio di Gheddafi dovrebbe anche dimostrare, secondo la Nato, che i “ribelli” dopotutto sono dei barbari immaturi per la democrazia e incapaci di gestire uno Stato di Diritto; risulta perciò assolutamente necessaria la tutela internazionale, soprattutto per quanto riguarda l’eventuale ministero del Tesoro del nascente Stato libero della Libia. Come sorprendersi quindi che il primo atto del nuovo governo della Libia “libera” sia stato quello di chiedere alla Nato di rimanere in Libia? Si può prescindere per un momento anche dal business del petrolio libico, attualmente ritornato in mano soprattutto alla multinazionale British Petroleum, che deteneva quasi il monopolio del petrolio libico prima del colpo di Stato di Gheddafi nel 1969.
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Il generale Clark: Libia nel mirino da anni, e ora Siria e Iran
Circa dieci giorni dopo l’11 Settembre mi sono recato al Pentagono e ho visto il segretario alla Difesa, Rumsfeld, e il vicesegretario Wolfowitz. Sono sceso a salutare alcune persone dello Stato maggiore che lavoravano per me e uno dei miei generali mi chiamò dicendomi: «Venga, le devo parlare un minuto». E io: ma lei avrà da fare. Lui disse: «No, no. Abbiamo preso una decisione: attaccheremo l’Iraq». Io gli chiesi: ma perché? E lui: «Non lo so. Penso che non sappiamo cos’altro fare». Domandai: hanno trovato informazioni che collegano Saddam Hussein con Al-Qaeda? «No, non c’è niente di nuovo», disse, «hanno soltanto deciso di fare la guerra all’Iraq: penso che la ragione è che non si sa cosa fare riguardo al terrorismo, però abbiamo un buon esercito e possiamo rovesciare qualsiasi governo».
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Gheddafi giustiziato senza processo: tutto come previsto
Quello che resta di quarant’anni di potere è un corpo, ferito e rivoltato nella polvere: Muhammar Gheddafi macellato sul posto, il 20 ottobre, lungo la strada tra Sirte e Misurata, dopo un raid Nato che ha probabilmente messo in fuga il dittatore, costringendolo a lasciare l’ultima roccaforte dopo quasi otto mesi di resistenza. Facendo il verso alle didascalie con cui tutti i media hanno presentato il tremendo video di Al-Jazeera sugli ultimi istanti del Colonnello, il sito “Megachip” avverte: “Attenzione, segue una serie di immagini shock su Gheddafi che possono urtare la vostra suscettibilità”. Fotogallery: Gheddafi con Frattini, Napolitano e Prodi; Gheddafi che abbraccia Berlusconi, Blair e il turco Erdogan, stringe la mano a Obama e Zapatero, riceve Brown e la Rice e fraternizza col suo futuro “boia”, Sarkozy.
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Wells: attenti, sarà il Pd a finire il lavoro di Berlusconi
C’è una crescente opposizione popolare in Italia alle politiche di austerità in corso di attuazione da parte del primo ministro Silvio Berlusconi. La recente manovra da 54 miliardi di euro è parte di un programma pluriennale di tagli alla spesa sociale e aumento di tasse regressive. L’attacco contro la classe lavoratrice è stato implementato sia dall’attuale governo di centrodestra di Berlusconi, così come dal precedente governo di centrosinistra guidato da Romano Prodi. Nemmeno approvato il provvedimento, che l’élite finanziaria ed industriale ha subito iniziato a fare progetti per il prossimo attacco. Il “Wall Street Journal” ha subito sottolineato che la misura era insufficiente. «Gli economisti temono che la proporzione del debito pubblico resterà elevata», ha scritto.
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Dalla Libia al Sudan un unico obiettivo: fermare la Cina
Prima la Tunisia, frontiera ovest. Poi l’Egitto, frontiera est. Restava un ultimo ostacolo: Gheddafi. Non solo per mettere le mani sul petrolio libico, ma anche e soprattutto per tagliare la strada alla Cina, che era riuscita a inserire nel proprio network energetico persino il poverissimo Ciad, ai confini meridionali della Libia, mentre appena più a ovest la secessione del Sud Sudan, preparata da Washington, ha sottratto al controllo africano, e quindi cinese, le maggiori risorse del sottosuolo sudanese. L’analisi, dedicata agli entusiasti che in questi mesi hanno fatto il tifo per le “Twitter revolutions”, è firmata da William Engdahl del “Global Research Institute” canadese diretto da Michel Chossudovsky. Aprite gli occhi, avverte Engdahl: il regista del Risiko africano è il Pentagono.