Archivio del Tag ‘libertà’
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Avviso ai genitori No-Tav: i vostri ragazzi teneteli in casa
Finisce in Parlamento il caso delle tre famiglie No-Tav della val Susa, convocate – su richiesta della Procura – nell’ufficio degli assistenti sociali. Il “problema”: aver permesso ai loro figli minorenni di partecipare a manifestazioni contro l’alta velocità. Immediata la protesta della deputata radicale Elisabetta Zamparutti, che ha presentato un’interrogazione ai ministri della Giustizia e degli Interni: «Emerge uno Stato di polizia – afferma – di cui il governo, se non interviene, rischia di divenire complice». E’ evidente, commenta sul suo blog Claudio Giorno, ambientalista e militante No-Tav della prima ora, che l’onorevole Zamparutti «ha capito lucidamente che qui non si tratta più solo di stabilire se il Tav è utile o inutile, accettabilmente o inaccettabilmente dannoso al territorio attraversato e agli umani che lo abitano: qui e ora si tratta di stabilire quali siano i margini di dissenso lasciati ai cittadini».
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Adele sfida i potenti: ipocriti, questo è il nostro funerale
«Caro ministro Clini, caro magnifico rettore: oggi state celebrando un funerale, non l’inaugurazione della nostra università». Scena surreale, a Parma, alla cerimonia di apertura dell’anno accademico: a scuotere l’aula è una ragazza, Adele Marri, portavoce del collettivo studentesco “Anomalia Parma”. Una requisitoria memorabile. La ragazza parla per cinque, interminabili minuti: parole durissime, scolpite nell’aria. Una denuncia drammatica, che ha la fermezza composta e terribile di un testamento. E’ la vigilia di una morte annunciata: fine della scuola, della libertà, della democrazia. Fine dello Stato di diritto. E fine del futuro, per decreto dell’infame Europa del rigore. Lo scenario: crimini contro l’umanità di domani, quella dei giovani. Sentenza senza appello. E senza neppure la dignità di un commento: ammantati di ermellini, gli emeriti membri del senato accademico restano ammutoliti, dietro al clamoroso imbarazzo del “magnifico rettore”.
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Uruguay, il presidente dona il suo stipendio ai poveri
Rinuncia ad agi e lusso e diventa il presidente più povero del mondo. È l’uruguaiano Jose Mujica, che ha scelto di donare ai poveri il 90% del suo stipendio statale e di far dormire nella dimora presidenziale i senzatetto. Per contro, con uno stipendio di 775 dollari al mese, lui vive in campagna, dove coltiva l’orto, e conduce una vita semplice e spartana con sua moglie, la senatrice Lucía Topolansky, e i suoi cani. Nessuna auto blu, né fiumi di denaro. Il presidente dell’Uruguay lavora la terra, raccoglie l’acqua da un pozzo e stende personalmente i suoi panni lavati sui fili appesi nel giardino. Quando militava tra i Tupamaros, un’organizzazione radicale marxista ispirata alla Revolución cubana, che rapinava le banche per poi distribuire cibo e denaro ai poveri di Montevideo, il suo nome di battaglia era “Pepe”.
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“Israele peggio di Hitler”, e Repubblica oscura Odifreddi
Piergiorgio Odifreddi getta la spugna: “Repubblica” gli ha oscurato il blog. Motivo: di fronte all’ennesima strage di innocenti a Gaza, ha osato paragonare il potere militare israeliano a quello di Hitler. “Dieci volte peggio dei nazisti”, era il titolo del post firmato il 19 novembre, che il quotidiano di Ezio Mauro, Eugenio Scalfari e Carlo De Benedetti ha censurato. «Sul quotidiano israeliano “Haaretz” – protesta Pino Cabras su “Megachip” – possiamo trovare articoli estremamente critici verso i crimini della classe dirigente di Israele», mentre su “Repubblica” «non si può». Questo, aggiunge Cabras, perché «“Repubblica” non è la nostra “Haaretz”, ma la nostra “Pravda”». Cancellare un post non è di per sé un grande problema, ironizza Odifreddi, soprattutto se poi il web mette in piazza il suo scomodo contenuto. Per di più, aggiunge l’insigne matematico italiano, a criticare Israele sono personalità autorevolissime, da José Saramago e Noam Chomsky, nonché «molti cittadini israeliani democratici che non approvano la politica del loro governo».
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Tesson: rifugiatevi nella foresta, la solitudine è rivolta
In città sia il liberale che l’uomo di sinistra, sia il rivoluzionario che il ricco borghese pagano il pane, la benzina e le tasse. L’eremita invece non chiede niente allo Stato e non gli dà niente. Si rifugia nei boschi e ne ricava il necessario. Per il governo il suo isolamento è un guadagno mancato. In teoria, trasformarsi in una perdita di guadagno dovrebbe essere l’obiettivo dei rivoluzionari. Un pasto a base di pesce arrostito e mirtilli raccolti nella foresta è più antistatale di un corteo che sfili agitando una selva di bandiere nere. Chi fa saltare in aria la cittadella ha bisogno della cittadella: si mette contro lo Stato nel senso che vi si appoggia. Walt Whitman: «Non ho niente a che fare col sistema, nemmeno quanto basta per oppormi ad esso».
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Stefania: come vivere, in cinque, con solo 5 euro al giorno
Madre di tre bimbi e moglie di un operaio metalmeccanico, Stefania Rossini vive in provincia di Brescia, a Pontevico. Qualche hanno fa ha perduto il lavoro, ma non si è persa d’animo: «Ho ripensato il nostro modo di vivere e, in due anni di perfezionamenti, ho scoperto che possiamo vivere, in cinque, con appena 5 euro al giorno». Sembra uno slogan, e invece è il titolo del libro che racconta la sua esperienza. Un manuale tecnico-pratico, che spiega come è possibile vivere – senza privazioni – spendendo, ogni giorno, appena un euro a persona. «Ho cercato di migliorarmi ogni giorno», racconta Stefania. «Mi sono sforzata di imparare, di migliorare. Ho fatto l’orto, ho scovato nuove ricette per l’autoproduzione. A un certo punto ho deciso di fare due conti di quanto spendevo al mese e sono saltati fuori questi cinque euro. Una media giornaliera che comprende un po’ tutto: alimentazione, detersivi per la casa e l’igiene personale, materiale scolastico e altre piccole cose». Possibile? Sì: «Perché, con l’orto e l’autoproduzione, ci facciamo in casa quasi tutto».
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Ci comandano i tedeschi, potevamo evitare il Risorgimento
Amo gli italiani, anche se tutti ne parlano male: trovo invece che siano un popolo straordinario. Sono una persona che è stata convinta che l’Unione Europea, come progetto, fosse totalmente sbagliato fin dall’inizio. Tanto che, da quando c’è stato Maastricht, ho scritto due libri contro l’Europa: uno intitolato proprio “Contro l’Europa”, che ha avuto diverse edizioni, poi un altro alla fine del 2010, “La dittatura europea”. Questo per dire che non è una mia posizione di oggi vista la crisi: sono assolutamente certa che è un progetto sbagliato e che chi l’ha fatto sapeva che era sbagliato. Non sono degli stupidi tutti coloro che hanno lavorato al progetto per la Ue. Togliamocelo dalla mente, sono persone che sanno quello che fanno. L’unica vera finalità del progetto è l’eliminazione degli Stati nazionali. Hanno mandato avanti l’euro per non dire esplicitamente la verità ai popoli, sapendo che tutti i popoli – non soltanto il popolo italiano – sono contrari all’idea di perdere la nazione, l’indipendenza, la libertà, la lingua.
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Vi siete chiesti per conto di chi lavora, Mario Monti?
Vi siete chiesti per conto di chi lavora, Mario Monti? Nel nome della “spending review” ora si accinge a tagliare altri 7400 posti letto: quello che rimane del sistema sanitario nazionale viene smantellato, giorno dopo giorno, grazie alla complicità dei tre partiti di maggioranza, ovvero Pd, Udc e Pdl. «Poi uno si chiede il perché del successo del Movimento 5 Stelle». Massimo Ragnedda, docente della Northumbria University, è esasperato: se proprio bisogna batter cassa, perché Monti non fa come la Germania, che si è accordata con la Svizzera per un prelievo forzoso dei capitali nascosti nelle banche elvetiche? «Basterebbe una tassa del 30% – sempre meno di quanto pagano gli italiani che onestamente pagano le tasse – per avere un gettito di 35/40 miliardi di euro». Perché non tassare quei capitali? «Sono soldi che ci spettano e che stanno fuggendo al fisco italiano». Macché, è più comodo tagliare altri 300 milioni, togliendoli all’assistenza dei malati.
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Perazzoli: solo in Italia non c’è il reddito minimo garantito
In Italia ci si ostina a non dare importanza al reddito minimo garantito. Sembra si tratti di un fatto marginale, si minimizza. Per avere un’idea della realtà dobbiamo pensare che la Corte Costituzionale tedesca ha giudicato come parzialmente incostituzionale la riforma restrittiva del cancelliere Schroeder, dopo il ricorso di una famiglia – padre, madre e una figlia – perché doveva vivere con soli 850 euro al mese (e naturalmente affitto e riscaldamento a carico dello Stato). Una somma di 850 euro in Italia è uno stipendio, da cui si deve anche cercare di far uscire l’affitto e tutto il resto. Ci scandalizziamo del fatto che negli Usa non esista una sanità pubblica: in Europa si scandalizzano per l’assenza in Italia di un reddito minimo garantito. Negli Stati Uniti Michael Moore però ha raccontato in un film che cosa significa non avere un sanità pubblica; in Italia nessuno tocca il tema del reddito minimo garantito.
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Tecno-casta: lo scandalo del nuovo potere totalitario
Casta: gruppo chiuso di privilegiati, che pretendono di esercitare poteri sulla base di una presunzione di potere superiore, senza regole o con regole proprie. «C’è la casta degli intoccabili, dei potenti aggrappati alla poltrona, la casta dell’immoralità pubblica e privata e della corruzione, del potere fine a se stesso che viola quotidianamente le regole più elementari della democrazia e dello stato di diritto». Casta, oppure élite auto-referenziale. Oppure oligarchia. Parentopoli e tangentopoli. «Ma esiste anche un’altra casta, definibile come “tecno-casta”: è quella del governo Monti, dei professori, dei tecnici», della troika formata da Fmi, Bce e Unione Europea. E’ «la casta degli esperti, di coloro che si credono esperti o che vengono definiti come esperti, con i cittadini costretti a delegare loro il “potere” non più in nome della democrazia liberale e rappresentativa ma dello “stato di necessità” neoliberista: la crisi, l’Europa, Angela Merkel e le sue ossessioni».
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Primarie, clausola-capestro: l’agenda Monti non si tocca
Attenzione: chi voterà alle primarie del centrosinistra non farà che votare, in realtà per l’agenda Monti. In altre parole: “lacrime e sangue” per tutti, tranne che per gli ingegneri della grande crisi e l’oligarchia che, attraverso i diktat di Bruxelles, condanna l’Italia alla “recessione infinita” e al disastro sociale definitivo, con lo smantellamento del welfare e la svendita dei beni comuni. La dimostrazione in termini logici, sostiene “Alternativa”, è tanto semplice quanto ovvia in termini politici. Infatti, alla voce “Responsabilità” della “Carta d’Intenti per l’Italia Bene Comune”, ovvero della carta che è stata obbligatoriamente sottoscritta da tutti i candidati alle primarie promosse da Pd, Sel e Psi, si legge che le forze della coalizione, “in un quadro di lealtà e civiltà dei rapporti”, dovranno impegnarsi a sottostare, senza sgarrare di una virgola, a tutte le disposizioni-capestro finora inflitte all’Italia e agli altri paesi dell’Eurozona.
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Riformisti e moderati: barzellette, mentre l’Italia crolla
Berlusconi ormai irrilevante dopo vent’anni di regno, e con lui Bossi, D’Alema e Veltroni, nonché lo stesso Di Pietro e gli altri simboli di una stagione definitivamente sepolta, archeologica, lontana anni luce dal dramma che anche l’Italia sta cominciando a vivere: il conto della Grande Crisi, socialmente devastante, imposto dall’élite finanziaria europea attraverso il Rigor Montis sotto forma di Fiscal Compact e pareggio di bilancio. Come in un teatro dell’assurdo, i media ripropongono l’antico vocabolario dell’Ottocento: destra e sinistra, riformisti e moderati. Ruggisce Grillo, spaventando tutti e demolendo i rottami della vecchia casta, ma senza ancora entrare in tema: di chi è la responsabilità della catastrofe? Dei “ladri di polli” o di qualcuno molto più in alto di loro, così in alto da non correre il rischio di essere perseguito dalla magistratura di un paese un tempo libero e sovrano?