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Magaldi avverte Conte: aiuti l’Italia, o scendiamo in piazza
«Il governo si sbrighi ad attuare misure immediate e concrete per assistere gli italiani rinchiusi nelle loro case, o presto scenderemo in piazza». L’annuncio, clamoroso, proviene da Gioele Magaldi, presidente del Movimento Roosevelt. Autore del bestseller “Massoni”, edito da Chiarelettere nel 2014, nonché “gran maestro” del Grande Oriente Democratico, Magaldi è il frontman italiano del circuito massonico progressista sovranazionale che si oppone all’austerity neoliberista. E’ stato il primo, sei mesi fa, ad annunciare con larghissimo anticipo lo storico dietrofront di Mario Draghi: «L’ex presidente della Bce è pronto a smentire il teorema del rigore, tornando a un’impostazione keynesiana dell’economia, cioè alla creazione monetaria teoricamente illimitata, all’occorrenza». La conferma è giunta dallo stesso Draghi, che – con il suo dirompente intervento sul “Financial Times” – ora sostiene la necessità di azzerare i vincoli finanziari dell’Eurozona. Dal grande banchiere centrale, un’inversione completa di rotta: urge ricorrere a una spesa pubblica illimitata, «come in guerra», per uscire dall’emergenza sanitaria e dalle sue spaventose conseguenze economiche, che per l’Italia si annunciano devastanti.«Attenti: Draghi non è solo», spiega Magaldi: «A passare dalla nostra parte, in queste ore, sono in tanti, tra le fila dei potenti che fino a ieri sostenevano il paradigma dell’austerity». La posta in gioco è altissima, afferma il presidente del Movimento Roosevelt: «Dietro all’emergenza sanitaria del coronavirus, e alla sua gestione di tipo cinese, si nasconde infatti un piano preciso, cinico e spietato, orchestrato da filiere oligarchiche: i nuovi “golpisti” sognano un mondo abitato da cittadini impauriti, chiusi in quarantena e privati di diritti, libertà e democrazia – oggi a causa del Covid-19, e domani del prossimo virus». Magaldi denuncia l’esistenza di un preciso piano internazionale, che utilizza il sistema-Cina come modello autoritario, sperando di estenderlo anche all’Occidente: efficienza economica, ma senza libertà democratiche. Contro questo possibile “golpe” mondiale, affidato alla nuova “polizia sanitaria” – avverte il leader “rooseveltiano” – è in atto una controffensiva poderosa, a ogni livello: il back-office del massimo potere è in subbuglio. Sarebbero in atto «rivolgimenti di portata epocale», destinati a cambiare la governance del pianeta.Ne è una prova la spettacolare risposta di Donald Trump: 2.000 miliardi di dollari pronta cassa, a disposizione degli statunitensi. «Tutto il contrario di quanto avviene in Italia: molte famiglie sono allo stremo, senza soldi per fare la spesa. E moltissimi italiani – che dal governo non hanno ancora visto un euro – non sanno neppure se riusciranno a riaprire la propria attività». Magaldi resta contrario al modello-Wuhan della quarantena imposta a tutti, ma precisa: «Si poteva comunque attuare una vera quarantena, rigidissima e tempestiva. Garantendo, al tempo stesso, che nessun italiano ne avrebbe subito danni. E invece – aggiunge – questo governo di cialtroni incapaci ha lasciato scappare i buoi prima di chiudere la stalla, favorendo l’espansione del contagio, e poi ha sprangato l’Italia senza offrire nessuna vera garanzia economica». Di qui l’annuncio: «A breve, il Movimento Roosevelt inoltrerà al governo una sorta di ultimatum, pacifico e democratico, chiedendo provvedimenti immediati per salvare l’economia del paese. In mancanza di risposte – conclude Magaldi – protesteremo apertamente, manifestando nelle piazze».Un’esternazione decisamente inaudita, in questa Italia frastornata dal coprifuoco imposto (tardivamente) da Conte. Magaldi l’ha anticipata il 30 marzo in video-chat su YouTube con Fabio Frabetti di “Border Nights”, tribuna web-streaming da cui già nei giorni scorsi erano scaturiti messaggi nettissimi: «A nessuno venga in mente, come pare sia stato ventilato, di ordinare ai militari di fare irruzione nelle case degli italiani». La sensazione, dice Magaldi, è quella di un governo allo sbando: incapace di frenare il contagio, impotente di fronte al tracollo degli ospedali lombardi e addirittura ridicolo, sul piano economico, non sapendo come rassicurare materialmente le famiglie che ha costretto a stare chiuse in casa. «E hanno anche il coraggio di indicare la catastrofe italiana come modello per l’Europa?». Attenzione, la pazienza ha un limite: «Le scimmiette ammaestrate hanno già smesso di esorcizzare la paura dai balconi, intonando canzoni: cosa di cattivo gusto, peraltro, visto che siamo in mezzo ai morti e al dolore. Finiti i cori, ora emergono le tensioni».Buio pesto, intanto, dalla politica italiana: se Conte emette «decretini sconclusionati che sembrano scritti, appunto, da cretini», l’opposizione non è da meno. Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia sono allineate alla filosofia-Wuhan, cucinata all’amatriciana. E Renzi, che tenta di distinguersi cianciando di riapertura delle scuole? «Mosse disperate, le sue, dettate dall’angoscia per il crollo dei consensi che sta scontando. Nemmeno lui – dice Magaldi – fa cenno al vero problema: il piano di confisca permanente della nostra libertà». Zingaretti? «Fino a poco fa brindava sui Navigli con Sala, nel segno della “Milano da bere”, un minuto prima che la situazione precipitasse». Quanto ai governatori del Nord, solo note stonate: «Ieri hanno trascurato la sanità, che in Lombardia è stata massicciamente privatizzata. E oggi si svegliano, chiedendo al governo di Roma ancora più restrizioni, non sapendo come giustificare la tragedia in corso nei loro ospedali». In che mani siamo?Ecco il punto, ribadisce Magaldi: nessuno capisce, o vuole ammettere, che il maledetto coronavirus segna un punto di non-ritorno. In altre parole: niente sarà più come prima, in Italia e nel resto del mondo. Siamo a un bivio drammatico: la fine della libertà, imposta per via sanitaria, o – al contrario – lo smantellamento (storico) del regime neoliberista fondato sulla menzogna finanziaria, che ha sventrato le economie e le società europee imponendo austerity artificiose, sanguinose e criminali. Si sta davvero capovolgendo tutto, se persino uno dei sommi “carnefici” di ieri, l’inflessibile Mario Draghi – sordo al grido di dolore della Grecia, poi immobile di fronte all’Italia travolta dallo spread – oggi scende in campo dalla parte giusta, quella del popolo, sconfessando la sua stessa storia di super-privatizzatore neoliberista. «Fateci caso», sottolinea Magaldi: «Draghi riscopre la sua origine keynesiana e cita espressamente il New Deal di Roosevelt: massiccio intervento pubblico nell’economia, salvaguardando democrazia e libertà».E’ scattato il conto alla rovescia, verso la fine dell’Unione Europea a trazione tedesca? Calma, raccomanda Magaldi: «C’è ancora in giro gente come Ferruccio De Bortoli, già pessimo direttore del “Corriere della Sera”, che ancora sostiene che lo Stato non possa aiutare tutti». Il “mostro” neoliberista è ancora vivo, anche se sta perdendo pezzi pregiati. Magaldi non fa mistero di essere in prima linea, in questa battaglia, come esponente italiano del network progressista supermassonico. In sistesi: è in corso uno spettacolare contrattacco, di fronte al “partito del virus” che, con la scusa del Covid, vorrebbe azzerare l’Italia e ridurre l’Occidente a provincia di Wuhan, in eterno, di emergenza in emergenza. Il grande potere è in frantumi: e se Trump usa il bazooka dell’helicopter money, Putin spedisce poderosi aiuti in Italia (che fanno sfigurare gli Usa). Chi ha voluto «gettare i dadi» del coronavirus, ha fatto male i suoi conti: il fronte democratico è ogni giorno più forte, avverte Magaldi. E intanto citofona a Conte: «Si sbrighi a risolvere finalmente i problemi degli italiani che ha segregato, o presto scenderemo davvero in piazza».«Il governo si sbrighi ad attuare misure immediate e concrete per assistere gli italiani rinchiusi nelle loro case, o presto scenderemo in piazza». L’annuncio, clamoroso, proviene da Gioele Magaldi, presidente del Movimento Roosevelt. Autore del bestseller “Massoni”, edito da Chiarelettere nel 2014, nonché “gran maestro” del Grande Oriente Democratico, Magaldi è il frontman italiano del circuito massonico progressista sovranazionale che si oppone all’austerity neoliberista. E’ stato il primo, sei mesi fa, ad annunciare con larghissimo anticipo lo storico dietrofront di Mario Draghi: «L’ex presidente della Bce è pronto a smentire il teorema del rigore, tornando a un’impostazione keynesiana dell’economia, cioè alla creazione monetaria teoricamente illimitata, all’occorrenza». La conferma è giunta dallo stesso Draghi, che – con il suo dirompente intervento sul “Financial Times” – ora sostiene la necessità di azzerare i vincoli finanziari dell’Eurozona. Dal grande banchiere centrale, un’inversione completa di rotta: urge ricorrere a una spesa pubblica illimitata, «come in guerra», per uscire dall’emergenza sanitaria e dalle sue spaventose conseguenze economiche, che per l’Italia si annunciano devastanti.
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Crimi al posto di Conte, da Trump un ribaltone salva-Italia?
L’Italia è conosciuta e temuta nel mondo anche per la mafia. Oggi la mafia tace, non è più la stagione delle stragi. Ma è molto forte, e finora è stata zitta. Le mafie, che si basano su grandi traffici internazionali come quello della droga, controllano una parte della politica. Sappiamo tutti della “trattativa”, di cosa è stato insabbiato: lo possiamo immaginare. Deputati e senatori sarebbero a repentaglio, se qualcuno parlasse troppo? A mio parere, si sta scatenato una situazione di rivolte, nel Sud. Sicuramente sono innescate dal problema sociale: molte famiglie non riescono più a pagare bollette e affitto, né a comprare da mangiare. Molti video che stanno girando i questi giorni, però (assalti alle vetrine delle banche) sembrano costruiti: c’è qualcosa che sta creando un clima di rivolta. Secondo me, sono segnali indirizzati alla politica. Come a dire: «Siamo scontenti, perché non ci lasciate “lavorare”», (visto che la mafia si regge sul lavoro nero e sui traffici). «E allora noi cominciamo a parlare. Parleremo tanto, e vediamo se salta il coperchio della pentola». Questa è una mia interpretazione personale. Ma è uno dei fattori che, secondo me, potrebbero portare a un repertino cambio di governo – che ritengo molto probabile, anche per il quadro internazionale, che sta rapidamente cambiando.Noi non sappiamo cosa sta succedendo. Non sappiamo quali siano i veri accordi fra Trump e Putin. Non sappiamo quanto l’Unione Europea stia realmente collassando (i segnali ci sono). Sappiamo che Macron ormai è con le spalle al muro: probabilmente, come presidente, ha le ore contate. Quindi ci sarà un cambio drastico, in Francia. E abbiamo visto cosa sta succedendo in Inghilterra. Gli americani non riunceranno mai, all’Italia: è strategica, nel Mediterraneo. Però, nello scenario di un accordo collaborativo fra Trump e Putin, è molto probabile che per l’Italia si pensi a un cambio di governo, a fini di concessione di liquidità. Ed è evidente che Conte – un uomo dei gesuiti, che probabilmente prende ordini da Oltretevere – abbia finora salvaguardato il paradigma economico vigente: i primi aiuti limitati a 25 miliardi, e appena 600 euro alle partite Iva, sono cose ridicole. Inoltre, Conte teme molto la situazione: con gli italiani sta facendo il gioco della rana bollita. Sapeva perfettamente com’era la situazione. Se avesse voluto, avrebbe potuto preparsi per tempo (e ne aveva tutta l’autorità). Conte avrebbe potuto preparare gli italiani fin da subito, facendo un discorso – anzi, facendolo fare a Mattarella, che per una volta nella vita avrebbe dovuto fare il presidente della Repubblica.Mattarella avrebbe dovuto dire: italiani, stiamo per avere un enorme problema sanitario. Avrebbe dovuto spiegarlo, senza il timore di provocare panico o reazioni isteriche. Qui invece vanno tutti con i piedi di piombo: il 31 gennaio fanno un decreto senza capo né coda, giuridicamente illecito, dichiatando lo stato d’emergenza fino al 31 luglio. E poi, a piccole tappe, cucinano la rana bollita: restringono, restringono, restringono (dimostrando una cialtroneria allucinante). Quindi è molto probabile, secondo me, che Conte venga silurato dall’alto, magari per decisione di Trump. Si creerebbe una situazione senza precedenti. Un’ulteriore eccezionalità: nella storia italiana, la prima crisi di governo in una situazione di stato d’emergenza, il cui lo stesso governo è già esautorato. Infatti già adesso sta lavorando solo per gli affari correnti. Non solo il Parlamento non funziona e i tribunali sono chiusi, ma lo stesso governo non sta facendo niente, a parte piccoli atti. Andare al voto sarebbe impensabile. Idem un governo di larghe intese. Se Conte viene silurato dall’alto, è probabile che ci sveglieremo una mattina con Vito Crimi presidente del Consiglio.Il nuovo capo politico dei 5 Stelle ha appena minacciato Conte di staccare la spina al governo, se ci fosse un patteggiamento, un cedimento sul Mes. Intanto, Grillo è scomparso, lo stesso Di Battista è sparito. E Di Maio si fa vedere il meno possibile. Secondo me, è verosimile che sia stato fatto un accordo sottobanco per mettere il governo nelle mani di Vito Crimi, con l’appoggio esterno della Lega e forse anche di Fratelli d’Italia (e magari, chissà, pure di Forza Italia). Il compito: far uscire l’Italia dall’emergenza in tempi relativamente brevi, riaprendo gradualmente scuole, fabbriche attività commerciali (mentre Francia, Gran Bretagna e Germania saranno ancora nell’occhio del ciclone: ne risentiranno per mesi). Tagliati i fili che ci legano al rigore europeo e alle logiche di Maastricht, il governo Crimi sarebbe di fatto autorizzato a emettere dal nulla la moneta, facendo venir meno il paradigma del signoraggio bancario. A mio parere, si tornerebbe a banche centrali nazionali, con emissione di valuta priva di debito. Una persona come Crimi, secondo me, potrebbe guidare solo questa transizione, in attesa di elezioni. Sono ipotesi, congetture: vedremo.Escludo invece un governo Draghi. Spesso apprezzo le analisi di Gioele Magaldi, il quale – mesi fa – disse che Draghi sarebbe passato armi e bagagli dall’altra parte della barricata. Io resto scettico: un personaggio come Draghi va messo alla prova. Però, la sua ultima uscita pubblica è clamorosa: dice che sarà necessario stampare moneta e addirittura cancellare il debito privato dei cittadini, cestinando anche le cartelle di Equitalia. Credo che Draghi finirà al Quirinale: ho questo sentore. Mattarella è vicino alla fine del suo mandato. Ipotesi: potrebbero accelerare la sua uscita, magari con un pretesto? So però che ci saranno molti soldi. Trump e Boris Johnson hanno fatto una dichiarazione quasi congiunta. Trump ha detto: se sarà necessario, ai cittadini distribuiremo contanti dagli elicotteri – e quindi scavalcando le banche, contro la logica (del “nuovo ordine mondiale”) dell’abolizione del contante. Boris Johnson ha detto la stessa cosa: denaro contante ai cittadini. Sono dichiarazioni di guerra, secondo me. Il cambio di sistema è già in atto: il paradigma di ieri sta crollando. E’ inevitabile, che ci sia un nuovo paradigma. E speriamo che vada in questa direzione.(Nicola Bizzi, dichiarazioni rilasciate il 25 marzo 2020 alla trasmissione web-radio “Forme d’Onda”, condotta da Stefania Nicoletti. Editore, proprietario della casa editrice Aurola Boreale, Bizzi è uno storico indipendente: è autore di lavori recenti, come lo studio dedicato a Ipazia di Alessandria. Assai rilevante il volume “Da Eleusi a Firenze”, in cui Bizzi ricostruire l’ascendenza della “comunità misterica eleusina” dietro le quinte della storia, per esempio nella fioritura politico-culturale del Rinascimento italiano).L’Italia è conosciuta e temuta nel mondo anche per la mafia. Oggi la mafia tace, non è più la stagione delle stragi. Ma è molto forte, e finora è stata zitta. Le mafie, che si basano su grandi traffici internazionali come quello della droga, controllano una parte della politica. Sappiamo tutti della “trattativa”, di cosa è stato insabbiato: lo possiamo immaginare. Deputati e senatori sarebbero a repentaglio, se qualcuno parlasse troppo? A mio parere, si sta scatenato una situazione di rivolte, nel Sud. Sicuramente sono innescate dal problema sociale: molte famiglie non riescono più a pagare bollette e affitto, né a comprare da mangiare. Molti video che stanno girando i questi giorni, però (assalti alle vetrine delle banche) sembrano costruiti: c’è qualcosa che sta creando un clima di rivolta. Secondo me, sono segnali indirizzati alla politica. Come a dire: «Siamo scontenti, perché non ci lasciate “lavorare”», (visto che la mafia si regge sul lavoro nero e sui traffici). «E allora noi cominciamo a parlare. Parleremo tanto, e vediamo se salta il coperchio della pentola». Questa è una mia interpretazione personale. Ma è uno dei fattori che, secondo me, potrebbero portare a un repentino cambio di governo – che ritengo molto probabile, anche per il quadro internazionale, che sta rapidamente cambiando.
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I trogloditi del pareggio di bilancio, cavalieri della catastrofe
Una mozione d’ordine, anche se inutile. Un lettore ha commentato così la proposta (che ho riportato) da Bagnai e Molinari di cancellare l’obbligo di pareggio di bilancio nella Costituzione: «Il pareggio è una regola di buon senso soprattutto per un paese sull’orlo del baratro. Lei, Blondet, dovrebbe studiare un po’ di economia». Ora, questo signore essendo un abisso di ignoranza, ignora che mi sono occupato professionalmente di economia su “Il Giornale” quando lo dirigeva Montanelli, e ho scritto sui pericoli della globalizzazione un saggio, “Schiavi delle banche”. Ma se questo può essere perdonabile, perché si tratta di cose di oltre un decennio fa e il neo-primitivo vive nel presente totale, meno perdonabile è che l’ignorante ignori gli articoli di tema economico che scrivo sul blog. E anzitutto quello che ho scritto, freschissimo, su come Boris Johnson affronta il blocco economico da coronavirus: assicurando l’80 per cento del salario ad ogni dipendente d’azienda, e il sussidio malattia ad ogni lavoratore autonomo, e ciò sull’unghia (la gente ha già cominciato a vedere i soldi accreditati sul proprio conto), incurante del “pareggio di bilancio” e accettando di far aumentare il suo debito pubblico di un 20-30%.Ciò non solo perché ha una banca centrale e la sua valuta (al contrario di noi schiavi dell’euro tedesco), ma perché è noto – a chi non è ignorante – che le ricostruzioni dopo le guerre mondiali sono avvenute proprio così, spendendo al di là del pareggio, facendo grossi deficit e grossi debiti pubblici – sapendo che poi la ripresa economica, conseguente a queste misure, avrebbe permesso di chiudere, diminuire il debito pubblico. All’ignorante ho risposto, sotto il suo commento, con questo testo: nel 2011, i premi Nobel Kenneth Arrow, Peter Diamond, William Sharpe, Eric Maskin e Robert Solow, in un appello rivolto al presidente Obama, hanno affermato che «inserire nella Costituzione il vincolo di pareggio del bilancio rappresenterebbe una scelta politica estremamente improvvida. Aggiungere ulteriori restrizioni, quale un tetto rigido della spesa pubblica, non farebbe che peggiorare le cose»; soprattutto, «avrebbe effetti perversi in caso di recessione. Nei momenti di difficoltà diminuisce il gettito fiscale e aumentano alcune spese tra cui i sussidi di disoccupazione. Questi ammortizzatori sociali fanno aumentare il deficit, ma limitano la contrazione del reddito disponibile e del potere d’acquisto».Nell’attuale fase dell’economia, aggiungevano i Nobel, «è pericoloso tentare di riportare il bilancio in pareggio troppo rapidamente. I grossi tagli di spesa e/o gli incrementi della pressione fiscale necessari per raggiungere questo scopo danneggerebbero una ripresa economica già di per sé debole». Ma inoltre, «anche nei periodi di espansione dell’economia, un tetto rigido di spesa potrebbe danneggiare la crescita economica, perché gli incrementi degli investimenti a elevata remunerazione – anche quelli interamente finanziati dall’aumento del gettito – sarebbero ritenuti incostituzionali se non controbilanciati da riduzioni della spesa di pari importo. Un tetto vincolante di spesa, poi, comporterebbe la necessità, in caso di spese di emergenza (per esempio in caso di disastri naturali), di tagliare altri capitoli del bilancio pubblico mettendo in pericolo il finanziamento dei programmi non di emergenza». Critico anche l’economista e premio Nobel Paul Krugman, il quale ritiene che l’inserimento in Costituzione del vincolo di pareggio del bilancio «possa portare alla dissoluzione del Welfare State» (che è proprio lo scopo perseguito dagli “europeisti”).La fonte di questo testo? Forse un trattato che ho nella biblioteca? No, è la voce di Wikipedia. Quindi qualcosa di accessibile anche all’ignorantissimo. Ma questo non è il peggio. Quello che nel suo commento l’ignorante rivela, è di essere neo-primitivo. Ossia di far parte di una massa enorme, e purtroppo imperante, decisiva in Italia per come vota. Chi è il neo-primitivo? Colui che, come l’uomo del dodicesimo secolo, o il tribale del Mato Grosso, vive di certezze dogmatiche. Non ha capacità di pensiero critico, e riceve queste certezze da “fuori”, da quelle che crede “autorità”. Esattamente come il contadino medievale, che credeva ai dogmi cristiani. Invece il neo-primitivo crede nella Scienza. E nella Tv da cui la riceve. La Scienza con la maiuscola. La Scienza in cui non distingue se sia chimica, fisica, farmaceutica, virologia, economia e sociologia o la fantomatica “Scienza delle Comunicazioni”: tutto è Scienza e degno della sua fede assoluta e indiscussa.Nel caso qui esposto, l’ignorante – essendo anche neoprimitivo – crede che il Pareggio di Bilancio sia un dogma scientificamente provato. Per cui, vieta che se ne discuta. Ignora lo stato della questione nel campo scientifico. Ignora che il dogma è messo in discussione da manciate di Premi Nobel, con argomenti perfettamente comprensibili (a chi sia capace di pensare un minimo). E che la discussione, non affatto segreta, è facilmente reperibile persino su Wikipedia. Il neo-primitivo ignora che la scienza (senza maiuscola, e ammesso che l’economia sia scienza) è essenzialmente “discussione” delle certezze, tentativo di non stare ai dogmi, superamento di essi. No. L’ignorante essendo neo-primitivo, fa della Scienza un insieme di dogmi. Ad essi confida tutta la sua “fede”, esattamente come il contadino del medioevo aveva fede nei dogmi cristiani e nel sangue di San Gennaro. Ma per di più, crede di essere moderno – invece è al corrente di qualche punto superato della Scienza – e quindi, imperiosamente, impone il suo non-sapere a chi sa più di lui. «Blondet, lei dovrebbe studiare un po di economia», dice il saputello. E mi è andata ancora bene: non mi ha segnalato alla psicopolizia per il trattamento di rieducazione o Tso.Ma nella dittatura perfetta della Scienza dogmatica che si sta instaurando, le torme di neoprimitivi accenderanno i roghi per chi mette in discussione il Pareggio di Bilancio e tutti i altri dogmi in corso, infurianti con la scusa della lotta “scientifica” al coronavirus. La restrizione delle libertà politiche, così palesemente in corso, ha il neo-primitivo come entusiasta promotore; i poteri occulti sanno di poter contare sulle masse neo-primitive per bollare i critici e dissidenti rispetto al Sistema, e punirli – togliere loro il voto, e magari la vita. E per far arretrare il livello di civiltà, di cultura, di intelligenza dei popoli occidentali, che è il loro scopo reale, servono appunto i neo-primitivi, adepti di qualche dogma superato e arretrato, non più vigente nel dibattito scientifico reale. Un caso plateale di primitivismo s’è concluso tragicamente in Arizona: due anziani coniugi, letto che la clorochina è raccomandata e usata per contrastare gli effetti peggiori del coronavirus nei ricoverati, s’è somministrata dosi di fosfato di clorochina: un composto chimico in libera vendita, perché è un additivo che serve a pulire gli acquari e le piscine.A trarre i due nel tragico inganno è la loro credenza “scientifica” che il termine “clorochina” indichi in tutti i casi la stessa realtà: purtroppo, la clorochina farmaco è “idrossido di clorochina”; una formulazione del tutto diversa dal lava-acquari, e un medicinale usato da 50 anni come anti-malarico. I due sono morti. E qui si vede la differenza fra i neo-primitivi americani e quello italiano, a tutto vantaggio dei primi: il primitivo americano si avvvelena da sé, privatamenteì; e non pretende – come quello italiano – di partecipare al dibattito pubblico su temi di cui ignora tutto, anzi peggio, di voler far prevalere imperativamente nel dibattito pubblico le sue vedute arretrate e dogmatiche come nel caso del commentatore, la su ignoranza come superiore certezza. Il neo-primitivo italiano ha votato Pd e 5 Stelle, il movimento creato da un noto neo-primitivo che promuove la decrescita come dogma scientifico… Il neoprimitivo italiano avvelena anche te. Ma dirgli di smettere è inutile: ritorna sempre, e in massa.(Maurizio Blondet, “Il pericolo del neo-primitivo scientifico”, dal blog di Blondet del 25 marzo 2020).Una mozione d’ordine, anche se inutile. Un lettore ha commentato così la proposta (che ho riportato) da Bagnai e Molinari di cancellare l’obbligo di pareggio di bilancio nella Costituzione: «Il pareggio è una regola di buon senso soprattutto per un paese sull’orlo del baratro. Lei, Blondet, dovrebbe studiare un po’ di economia». Ora, questo signore essendo un abisso di ignoranza, ignora che mi sono occupato professionalmente di economia su “Il Giornale” quando lo dirigeva Montanelli, e ho scritto sui pericoli della globalizzazione un saggio, “Schiavi delle banche”. Ma se questo può essere perdonabile, perché si tratta di cose di oltre un decennio fa e il neo-primitivo vive nel presente totale, meno perdonabile è che l’ignorante ignori gli articoli di tema economico che scrivo sul blog. E anzitutto quello che ho scritto, freschissimo, su come Boris Johnson affronta il blocco economico da coronavirus: assicurando l’80 per cento del salario ad ogni dipendente d’azienda, e il sussidio malattia ad ogni lavoratore autonomo, e ciò sull’unghia (la gente ha già cominciato a vedere i soldi accreditati sul proprio conto), incurante del “pareggio di bilancio” e accettando di far aumentare il suo debito pubblico di un 20-30%.
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La via italiana all’epidemia: chi andrebbe isolato è Conte
Già il 31 gennaio il governo Conte-bis sapeva benissimo che stava arrivando un’epidemia, come prova il fatto che in quel giorno Conte firmò il decreto di stato di emergenza sanitaria, in cui si dice che occorrono misure eccezionali di prevenzione; poi però, per oltre un mese, non ha preso le misure per contenere il contagio. Perché? Fu un errore? Una coincidenza? Anzi, assieme a Zingaretti e altri, diffondeva dichiarazioni rassicuranti e minimizzanti: tutto è sotto controllo: un errore? Una coincidenza? Ha bloccato i voli in arrivo direttamente dalla Cina, non però gli arrivi indiretti, via qualche scalo, quindi il blocco era inutile: un errore? Una coincidenza? Il 30 gennaio Salvini aveva chiesto il blocco degli arrivi dalla Cina e la quarantena per i già arrivati, nonché altre misure urgenti. Reazione di Conte: «Qualcuno dovrebbe pagare per le sciocchezze». Fu un errore? Una coincidenza? Intanto Zingaretti, capo del principale partito di governo, incitava alla fiducia e ad abbracciare i cinesi, mentre la sinistra imprecava contro il razzismo dei fascio-leghisti. E Speranza, ministro della salute, appena qualche settimana fa dichiarava: «L’Italia è un grande paese, con il più alto livello di salvaguardia e sorveglianza sul coronavirus». Era un errore? Una coincidenza?Questo per oltre un mese. Quando il governo Conte ha deciso di istituire le zone chiuse di Lombardia, mezzo Veneto e altre province, lo ha fatto sapere pubblicamente con un giorno e mezzo di anticipo, e così ha indotto migliaia di persone a fuggire dalle zone rosse verso il Sud, a propagare il contagio. Un altro errore, un’altra coincidenza? Due giorni dopo, ha dichiarato zona rossa o zona protetta non più solo la Lombardia e le altre 11 province, ma tutta l’Italia. Perché ha aspettato due giorni? Per permettere che quelli che scappavano dalle zone rosse diffondessero il contagio nel resto d’Italia, oppure per un errore o per una coincidenza? Tutto questo va a costare migliaia di morti. Se quel salernitano che si è filmato e messo in rete mentre sputa sulla frutta in un supermercato, con la scritta “Infettiamo!”, dovrebbe essere in galera, dove dovrebbe essere questo governo? Chi ha fatto più danni, più morti? I provvedimenti di restrizione della libertà di movimento, costituzionalmente sancita in modo rafforzato dall’articolo 16, e del diritto di riunione, possono essere opportuni per contenere il contagio. Ma con che faccia, con che legittimazione li emette un governo Conte, dopo aver commesso tutti quegli errori e quelle coincidenze?Con che faccia minaccia ulteriori restrizioni e vanta decine di migliaia di controlli e migliaia di denunce contro supposti trasgressori del suo decreto sospensivo delle libertà costituzionali? E minaccia il carcere contro persone che non fanno nulla, rispetto al danno che ha causato il governo stesso? E continuamente chiede all’opposizione di non fare polemiche? Chi ha commesso il reato di epidemia (articolo 438 Cp), se qualcuno lo ha commesso? E se i morti di questo virus non sono solo tre, come dicono fonti ufficiali. E come potranno i nostri bravi giudici giudicare legittimamente i trasgressori al decreto del presidente del Consiglio dei ministri contro la libertà di spostamento, se nessun procedimento e nessuna condanna saranno disposti per i colpevoli di tutti quegli errori e coincidenze? Ora mi immagino i complottisti abbandonarsi alle loro esorbitanti speculazioni. Mi aspetto che bercino qualcosa come: “Ecco, non possono essere tutti errori e coincidenze, in politica niente avviene per caso, un governo con tutti i suoi consiglieri tecnici e il dialogo col Quirinale non può commettere errori e coincidenze così numerosi e grossolani”.“Evidentemente la diffusione dell’epidemia era voluta e pianificata, e pianificata allo scopo di creare una situazione di emergenza che consentisse una sospensione della Costituzione e la sua sostituzione con un regime di controllo zootecnico della popolazione, per evitare elezioni che avrebbero messi in crisi il governo, creare le condizioni per poter rinchiudere, isolare e tracciare elettronicamente la gente, una grande prova del domani tecnologico. E in più un disastro economico, per la gioia degli speculatori internazionali a danno dell’Italia”.Ebbene, dichiaro che queste sono tutte fantasie morbose, e che si è trattato solo di errori scusabili e di coincidenze sfortunate, di governanti un po’ improvvisati, un po’ brocchi, che la Natura, senza loro colpa, non ha dotato delle facoltà necessarie a governare. Ma li abbiamo scelti noi; quindi queste cose, questo danno, rientrano nei costi della democrazia.I complottisti mi permettano di insegnare loro una cosa. Bisogna guardarsi dall’ incorrere in un errore molto comune in coloro che non hanno esperienza di ricostruzione forense dei fatti: l’errore che ci porta, esaminando e collegando i fatti a posteriori, a interpretarli in un modo o nell’altro, ravvisando questa o quella intenzione nei loro autori, a seconda dei nostri pregiudizi o dei nostri scopi. Però, nel caso in esame, con tutto il rispetto per il professor Conte e per il suo governo, allo scopo di ridare autorevolezza alle istituzioni in questa fase molto critica e di decisioni impegnative, soprattutto quelle di sospendere i diritti costituzionali e il funzionamento costituzionale del Parlamento e le votazioni, sarebbe bene che andassero subito a casa (anzi, in quarantena sotto chiave) e venissero sostituiti con coloro che, sin dall’inizio, tempestivamente, hanno invocato quei provvedimenti che ora, tardivamente, alla spicciolata, il governo prende, ma che, se assunti a quel tempo, avrebbero risparmiato molti morti e molta rovina economica, soprattutto nelle regioni portanti del paese. Dopo questa sostituzione, potremmo anche dirci, senza ridicolo, orgogliosi che il modello Italia di gestione dell’epidemia venga adottato in tutto il mondo.(Marco Della Luna, “Conte e la via italiana all’epidemia”, dal blog di Della Luna del 20 marzo 2020).Già il 31 gennaio il governo Conte-bis sapeva benissimo che stava arrivando un’epidemia, come prova il fatto che in quel giorno Conte firmò il decreto di stato di emergenza sanitaria, in cui si dice che occorrono misure eccezionali di prevenzione; poi però, per oltre un mese, non ha preso le misure per contenere il contagio. Perché? Fu un errore? Una coincidenza? Anzi, assieme a Zingaretti e altri, diffondeva dichiarazioni rassicuranti e minimizzanti: tutto è sotto controllo: un errore? Una coincidenza? Ha bloccato i voli in arrivo direttamente dalla Cina, non però gli arrivi indiretti, via qualche scalo, quindi il blocco era inutile: un errore? Una coincidenza? Il 30 gennaio Salvini aveva chiesto il blocco degli arrivi dalla Cina e la quarantena per i già arrivati, nonché altre misure urgenti. Reazione di Conte: «Qualcuno dovrebbe pagare per le sciocchezze». Fu un errore? Una coincidenza? Intanto Zingaretti, capo del principale partito di governo, incitava alla fiducia e ad abbracciare i cinesi, mentre la sinistra imprecava contro il razzismo dei fascio-leghisti. E Speranza, ministro della salute, appena qualche settimana fa dichiarava: «L’Italia è un grande paese, con il più alto livello di salvaguardia e sorveglianza sul coronavirus». Era un errore? Una coincidenza?
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Click Day, lotteria anziché indennizzi. Ma in che mani siamo?
Io non ci voglio credere. Non bastava la “lotteria degli scontrini di fine anno in tempo di pace”… adesso il Click Day! Il Click Day!!!! Siccome non bastava la spudoratezza dell’insulto di aver stanziato quella elemosina di Stato di 600 euro una tantum, per tutte quelle partita Iva che (come il sottoscritto) si sono trovate dalla mattina alla sera senza l’azienda che avevano creato con fatica e sudore in anni di sacrifici, e siccome non bastava escludere tutti quei professionisti con cassa previdenziale separata, che sempre senza reddito sono rimasti, perché comunque i soldi stanziati bastano solo per pochissimi quale idea geniale hanno avuto?? Il Click Day!!!! Una sorta di concorsone, tipo quelli delle radio, dove in una mattina prestabilita (non si sa quando) i primi fortunati che riusciranno a cliccare per primi riceveranno l’elemosina, i rimanenti neanche quella! Ma in che razza di mani siamo finiti?Ma solo per sapere se siete “tarati” di vostro e limitati mentalmente, o proprio volete una rivolta armata per le strade in una situazione già gravissima come questa? Ma si può sapere che caspita ha nel cervello questa banda di idioti e incompetenti? Presidente Mattarella, come ultimo garante della Costituzione, è urgente e necessario un suo intervento ORA ora. Confido nel suo buon senso, come presidente di tutto il popolo italiano, perché se non interviene lei IMMEDIATAMENTE immediatamente, presto interverrà la disperazione e la rabbia che tutte queste assurdità stanno provocando nella maggioranza della popolazione. Il popolo italiano si sta dimostrando all’altezza, ci avete chiesto di stare a casa ci avete detto che tutto andrà bene; noi il nostro compito e i nostri sacrifici li stiamo facendo e li abbiamo sempre fatti, ma ADESSO BASTA adesso basta!!!!!!Ps: il primo che dopo questa ulteriore assurdità, senza capire la gravità della situazione, si azzarda a scrivere “son tutti bravi con il senno di poi” o “non si può fare sciacallaggio in questo momento” senza rendersi conto che lo sciacallaggio lo stanno facendo sulla nostra pelle, o che mi inizia a nominare Salvini o la Lega che NON HANNO NULLA A CHE FARE CON QUELLO CHE STO DICENDO non hanno nulla a che fare con quello che sto dicendo, verrà immediatamente bannato senza passare nemmeno dal richiamo perché A TUTTO C’È UN LIMITE a tutto c’è un limite e qui è stato superato anche quello minimo della decenza e della dignità umana!!!!!(Marco Ludovico, intervento sulla pagina Facebook del Movimento Roosesevelt del 19 marzp 2020 riguardo all’ipotesi del Click Day, ventilata dal governo Conte attraverso il presidente dell’Inps, Pasquale Tridico).Io non ci voglio credere. Non bastava la “lotteria degli scontrini di fine anno in tempo di pace”… adesso il Click Day! Il Click Day!!!! Siccome non bastava la spudoratezza dell’insulto di aver stanziato quella elemosina di Stato di 600 euro una tantum, per tutte quelle partite Iva che (come il sottoscritto) si sono trovate dalla mattina alla sera senza l’azienda che avevano creato con fatica e sudore in anni di sacrifici, e siccome non bastava escludere tutti quei professionisti con cassa previdenziale separata, che sempre senza reddito sono rimasti, perché comunque i soldi stanziati bastano solo per pochissimi quale idea geniale hanno avuto?? Il Click Day!!!! Una sorta di concorsone, tipo quelli delle radio, dove in una mattina prestabilita (non si sa quando) i primi fortunati che riusciranno a cliccare per primi riceveranno l’elemosina, i rimanenti neanche quella! Ma in che razza di mani siamo finiti?
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Magaldi: ma Conte dovrà pagare, per aver rovinato l’Italia
«Non pensino, quelli che ci stanno conducendo verso la rovina, di passarla liscia: pagheranno caro, e pagheranno tutto». Gioele Magaldi, presidente del Movimento Roosevelt, condanna la gestione governativa dell’emergenza coronavirus: mentre Francia e Germania si attrezzano per affrontare al meglio i casi gravi, Conte sigilla l’Italia mandando il paese al tappeto, e senza neppure riuscire a fermare il contagio. In più, «c’è una relazione davvero verminosa tra l’approvazione del Mes e la presunta emergenza coronavirus». Magaldi cita l’economista Nino Galloni, vicepresidente del Movimento Roosevelt: «Se c’è l’emergenza, il Mes va rinviato. Se invece l’emergenza non c’è, come si deduce osservando il comportamento di Francia e Germania (che semplicemente si attrezzano per contenere la percentuale di pazienti bisognosi), allora chiediamoci perché ci tengono in emergenza: solo per approvare il Mes?». Prenderemo nota di tutto quello che accade, insiste Magaldi: «Rispetteremo le leggi, pur contestandole e criticandole duramente. E poi alla fine presenteremo il conto: politico, economico e anche giudiziario».Probabilmente, aggiunge il leader “rooseveltiano”, «oggi gli italiani si meritano i politici che hanno: sono una masnada di cialtroni, uno peggio dell’altro, dalla maggioranza all’opposizione». La colpa più grave? «Il messaggio inviato al paese: siccome non abbiamo le risorse sanitarie, hanno detto, noi dobbiamo fare la quarantena; dobbiamo chiudere un intero paese, perché le risorse sanitarie non sono sufficienti a curare chi ne ha bisogno». A quanto pare, continua Magaldi, «chiunque, d’ora in poi, potrà pensare di rilasciare dolosamente dei virus per provocare dei danni». La Tv di Stato russa dà per scontato, a torto o a ragione, che il coronavirus sia stato rilasciato di proposito. «Dobbiamo sapere che questa possibilità esiste: mettere in circolazione dei virus oggi è facilissimo, e nel mondo globalizzato non incontrano ostacoli», ammette Magaldi. «E noi che facciamo, nei prossimi anni? Ogni volta chiudiamo l’Italia?». In realtà, «con strutture adeguate all’emergenza, non ci sarebbe bisogno di chiudere il paese».Le conseguenze, intanto, come già sappiamo saranno gravissime: «Qualcuno sovravviverà grazie a indennizzi e sgravi fiscali, ma moltissime aziende falliranno», anche perché si fà per scontato che l’emergenza, purtroppo, non finirà certo il 3 aprile. «Questa è la mazzata finale, per l’Italia», sottolinea Magaldi. «Non erano bastati gli eventi del passato recente: la svendita, le privatizzazioni, il “massacro” della classe politica della Prima Repubblica e il varo di una nuova classe politica, farlocca, che nella Seconda Repubblica ha permesso a poteri altri di fare tutto quello che volevano». Non è bastata la crisi del 2008-2009, non è bastata la “cura” dell’austerity: «Adesso, guardacaso, proprio in Italia si fa qualcosa che nessun altro sta facendo, altrove: e questo comporterà conseguenze catastrofiche». Per Magaldi «siamo al paradosso, alla follia e anche al crimine: e qualcuno dovrà rispondere, di tutto ciò».Secondo il presidente del Movimento Roosevelt, siamo di fronte a una sorta di esperimento: «Come sempre, l’Italia è un campo cruciale per esperimenti sociologici, politologici ed economici. Qualcuno, a un certo punto, ha pensato che fosse la volta buona per ammazzare definitivamente il sistema Italia?». In altre parole: «C’è qualcuno che sta intervenendo, pensando di mettere l’Italia in una condizione di difficoltà a cui, finora, non erano giunte neppure le peggiori politiche imposte dalla “Disunione Europea”?». Inquietante il “cambio di abitudini” evocato da Conte, che ricorda quello inaugurato di fronte allo spauracchio del terrorismo globale: «Dovevamo essere disposti a rinunciare alla nostra libertà in cambio di più sicurezza. E qui, a cosa dobbiamo essere disposti a rinunciare, in futuro?». Secondo Magaldi, è pericoloso «abituare in modo così facile un paese ad “appecoronarsi” alla presunta ragion di Stato, al principio della salute pubblica, in nome del quale si ammazzano intere filiere produttive».Ma intanto, insiste Magaldi, chi oggi si è preso la responsabilità di “chiudere” l’Italia «dovrà pagare, per questo». E se il governo non agirà prontamente per risarcire le aziende che ha colpito, «bisognerà dire agli italiani che, se non sono in condizione di pagarle, forse le tasse non le dovranno pagare, e così i mutui. Ci sono le basi per presentare il conto a chi di dovere». Conte? «E’ un cameriere, fra i tanti: in parte gestisce le cose male, essendo incapace (come i suoi ministri) di governare questo paese». Secondo Magaldi, ha ragione Sgarbi: «Questo Consiglio dei ministri è uno dei peggiori di sempre, composto di persone incompetenti, inette, asservite». Siamo stati gli unici, al mondo, a imporre il coprifuoco all’intero paese: «La Cina aveva chiuso solo la regione di Wuhan, e poteva permetterselo. Così adesso, dopo aver instaurato un meccanismo ultra-draconiano – lo stesso che i minchioni italiani hanno emulato – Xi Jinping ha fatto la sua camminata trionfale nei luoghi dove c’era stata la quarantena e le attività produttive sono riprese». L’Italia, invece, è sull’orlo del baratro: e stavolta con anche il cappio al collo chiamato Mes.«Non pensino, quelli che ci stanno conducendo verso la rovina, di passarla liscia: pagheranno caro, e pagheranno tutto». Gioele Magaldi, presidente del Movimento Roosevelt, condanna la gestione governativa dell’emergenza coronavirus: mentre Francia e Germania si attrezzano per affrontare al meglio i casi gravi, Conte sigilla l’Italia mandando il paese al tappeto, e senza neppure riuscire a fermare il contagio. In più, «c’è una relazione davvero verminosa tra l’approvazione del Mes e la presunta emergenza coronavirus». Magaldi cita l’economista Nino Galloni, vicepresidente del Movimento Roosevelt: «Se c’è l’emergenza, il Mes va rinviato. Se invece l’emergenza non c’è, come si deduce osservando il comportamento di Francia e Germania (che semplicemente si attrezzano per contenere la percentuale di pazienti bisognosi), allora chiediamoci perché ci tengono in emergenza: solo per approvare il Mes?». Prenderemo nota di tutto quello che accade, insiste Magaldi: «Rispetteremo le leggi, pur contestandole e criticandole duramente. E poi alla fine presenteremo il conto: politico, economico e anche giudiziario».
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Rinaldi a Gualtieri: non firmi il Mes, con l’Italia in ginocchio
Il Mes è il classico meccanismo automatico, a cui – purtroppo – tutta la costruzione dell’Unione Europea ci ha abituato, per estraniare completamente i Parlamenti nazionali da qualsiasi processo decisionale: questa è la verità. E nel momento in cui l’Italia, l’Europa e il mondo stanno passando attraverso un’emergenza epocale, si cerca (alla chetichella, nel vero senso della parola) di approvare quest’ennesimo meccanismo automatico. Attenzione: il 16 marzo di sarà la riunione dell’Eurogruppo, e lì inizierà l’iter della ratifica. Cioè: tutti i ministri economici dei vari paesi dovranno dare l’assenso. E quindi rivolgo un appello al ministro italiano dell’economia, Gualtieri, chiedendogli di non firmare. E’ un appello accorato, in un momento in cui l’Italia è in ginocchio. Non deve assolutamente firmare. Badate bene: esistono i presupposti anche giuridici, affinché questo non avvenga. Paradossalmente, la legge 234 del 22 dicembre 2012 – voluta da Monti, pensate un po’ – dice in maniera estremamente chiara, all’articolo 5, che il governo assicura che la posizione rappresentata dall’Italia nella fase di negoziazione degli accordi «tenga conto degli atti di indirizzo adottati dalle Camere».Nel caso in cui il governo non abbia potuto conformarsi agli atti di indirizzo, il presidente del Consiglio (o un ministro da lui delegato) «riferisce tempestivamente alle Camere». Questo non è mai avvenuto, per il Mes! Sia chiaro. Quindi, noi pretendiamo che ci sia un confronto parlamentare, dove tutte le forze politiche possano confrontarsi sul Mes. Inoltre, da un punto di vista tecnico, c’è una incongruenza palese: al Parlamento Europeo l’ho fatto presente anche in commissione Econ, di cui sono membro effettivo. In una seduta, non più tardi di un mese fa, c’era addirittura lo stesso presidente dell’Eurogruppo, Centeno, insieme a Gentiloni, commissario all’economia. Ebbene, ho sollevato un problema estremamente chiaro: nella bozza di modifica, c’è scritto – fra l’altro – all’articolo 3: «Il Mes può seguire e valutare la situazione macroeconomica e finanziaria dei suoi membri, compresa la sostenibilità del debito pubblico».A casa mia, significa nient’altro che dare un giudizio di credito, cioè esprimere un rating. Subito dopo dice: «A tal fine, un direttore generale collabora con la Commissione Europea e la Bce». No: non può assolutamente dare un giudizio di credito. Cioè: un istituto emittente come la Bce non può dare, a un membro, un giudizio di credito. Già questo basterebbe per inficiare completamente il Mes. Invito tutti gli europarlamentari italiani, indipendentemente dal colore, a manifestare contro il Mes. Personalmente, a Bruxelles, andrò in giro con un cartello “No Mes”: per ribadire, appunto, che il Mes deve passare preventivamente dal Parlamento. Il popolo è sovrano, se lo devono mettere in testa.(Antonio Maria Rinaldi, intervento nella diretta web-streaming “Mes, fermare il contagio” trasmessa su “ByoBlu” e “Pandora Tv” il 7 marzo 2020, registrata su YouTube. Economista post-keynesiano contrario all’austerity europea imposta dall’ideologia neoliberista, Rinaldi – autore di saggi come “La sovranità appartiene al popolo o allo spread?” – è stato eletto europarlamentare nel 2019, come indipendente, nelle liste della Lega. Allievo di Paolo Savona, Rinaldi ha lavorato al Banco di Roma, all’American Service Bank e alla Fideuram, è stato funzionario alla Consob, dirigente all’Eni e direttore generale della consociata Sofid. Docente universitario, ha insegnato economia politica e finanza aziendale presso il Link Campus University di Roma, l’Università degli Studi del Molise di Campobasso e l’Università degli Studi “Gabriele d’Annunzio” di Pescara. Nei panni di analista e divulgatore, ha contribuito a creare il sito web “Scenari Economici”).Il Mes è il classico meccanismo automatico, a cui – purtroppo – tutta la costruzione dell’Unione Europea ci ha abituato, per estraniare completamente i Parlamenti nazionali da qualsiasi processo decisionale: questa è la verità. E nel momento in cui l’Italia, l’Europa e il mondo stanno passando attraverso un’emergenza epocale, si cerca (alla chetichella, nel vero senso della parola) di approvare quest’ennesimo meccanismo automatico. Attenzione: il 16 marzo di sarà la riunione dell’Eurogruppo, e lì inizierà l’iter della ratifica. Cioè: tutti i ministri economici dei vari paesi dovranno dare l’assenso. E quindi rivolgo un appello al ministro italiano dell’economia, Gualtieri, chiedendogli di non firmare. E’ un appello accorato, in un momento in cui l’Italia è in ginocchio. Non deve assolutamente firmare. Badate bene: esistono i presupposti anche giuridici, affinché questo non avvenga. Paradossalmente, la legge 234 del 22 dicembre 2012 – voluta da Monti, pensate un po’ – dice in maniera estremamente chiara, all’articolo 5, che il governo assicura che la posizione rappresentata dall’Italia nella fase di negoziazione degli accordi «tenga conto degli atti di indirizzo adottati dalle Camere».
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Guerini dopo Conte, entro sei mesi? Caos e grandi manovre
Sei mesi, al massimo: poi Conte dovrà sloggiare. Ormai il tam-tam è scattato, dopo l’intesa tra Renzi e Salvini e la visita del leghista al Quirinale: «Noi vogliamo che l’Italia riparta, e con Conte non riparte». Per Francesco Forte, economista ed ex ministro delle finanze, l’esecutivo ha i mesi contati. «Viva il coronavirus», scherza Vittorio Feltri, «se sfratta Conte da Palazzo Chigi, dopo aver finalmente cancellato anche le Sardine». Governissimo? Sul “Sussidiario”, Francesco Sisci anticipa un nome: Lorenzo Guerini. «Sembra l’uomo adatto: cattolico, gradito alla Nato. Uomo del Pd, vicino a Renzi, ma del Nord. Ha mediato fra premier e governatore della Lombardia». Guerini dopo Conte? L’ennesimo fac simile di Gentiloni, dunque, mentre – dietro le quinte – il finto progressista Romano Prodi contende la successione a Mattarella all’ex super-oligarca Draghi, che oggi (dopo aver contribuito, con Prodi, a demolire l’Italia sotto i colpi delle privatizzazioni) si professa pentito e pronto a guidare una stagione di riscossa democratica per la sovranità nazionale? La situazione è drammatica, ma non seria: mentre le Sardine (con l’Italia che crolla) se la prendono con Salvini, il leader dell’opposizione che citofona a presunti spacciatori, tutto frana per merito di Giuseppe Conte, sull’orlo della fossa-coronavirus: prima il panico, poi la minimizzazione del pericolo una volta accortosi del disastro economico e d’immagine inferto al paese.Ragiona Forte, intervistato da Lorenzo Torrisi sul “Sussidiario”: la demagogia dei governativi li ha resi impopolari presso «gli ambienti economici che non erano del tutto loro ostili, come Confindustria, e in regioni operose come Lombardia e Veneto: rischiano di essere cacciati perché alle prossime elezioni, anche se ci sarà il tentativo di scaricare tutte le colpe su Conte, ce ne si ricorderà». Insiste Forte: «Non credo che l’esecutivo possa durare più di sei mesi, anche per le difficoltà che mostrava di avere nelle scorse settimane. E poi il presidente della Repubblica deve pensare alla propria reputazione». Inoltre, aggiunge l’ex ministro, c’è un problema fondamentale: «Se aumenta il deficit, cresce anche il debito pubblico e l’Unione Europea boccerà i nostri conti. Mattarella non potrà tenere un governo bocciato da Bruxelles». Il ministro Roberto Gualtieri annuncia che l’Italia userà i margini di bilancio concessi dall’Ue nelle cosiddette “circostanze eccezionali”? Vero, «ma sia Bruxelles che i mercati tengono conto di come le risorse liberate vengono utilizzate. Se non vedono una strategia basata sugli investimenti, soprattutto in infrastrutture, allora non possono pensare che l’economia riparta».Chiarisce Forte: «Non si possono usare risorse per bonus e interventi settoriali, ma serve un’azione macroeconomica globale». Quella che l’ordoliberismo Ue, peraltro, ha sempre impedito. «Bisogna mettere in campo strumenti che invertano il ciclo economico», aggiunge Forte: «Occorre far crescere il Pil per non vedere aumentare il rapporto debito-Pil». E’ il cane che si morde la coda. Eppure, nella primavera gialloverde del 2018, economisti come Antonio Maria Rinaldi (ora eurodeputato eletto con la Lega) ripetevano: se i soldi finiscono in investimenti produttivi, aumentare il deficit fa crescere il Pil e quindi riduce l’incidenza del debito. Era il piano che, peraltro, Salvini e Di Maio – allora alleati – avevano affidato a Paolo Savona, neutralizzato da Mattarella su pressione di Draghi, si dice, attraverso Bankitalia. Ora, due anni dopo, siamo tornati al punto di partenza. A essere sparigliate sono le carte e gli attori, mentre il copione è invariato. Perché mai all’Italia sarebbe consentita, oggi, la politica espansiva negata appena due anni fa dall’oligarchia eurocratica? E poi, chi decide cosa? Conte, il tiepido Re Travicello, sarebbe espressione diretta del super-potere vaticano: una pedina sacrificabile. Ma, dietro a qualsiasi “governissimo”, non sarà difficile scorgere la partita a scacchi, tuttora in corso, tra Prodi e Draghi, per conquistare il Quirinale.Sei mesi, al massimo: poi Conte dovrà sloggiare. Ormai il tam-tam è scattato, dopo l’intesa tra Renzi e Salvini e la visita del leghista al Quirinale: «Noi vogliamo che l’Italia riparta, e con Conte non riparte». Per Francesco Forte, economista ed ex ministro delle finanze, l’esecutivo ha i mesi contati. «Viva il coronavirus», scherza Vittorio Feltri, «se sfratta Conte da Palazzo Chigi, dopo aver finalmente cancellato anche le Sardine». Governissimo? Sul “Sussidiario“, Francesco Sisci anticipa un nome: Lorenzo Guerini. «Sembra l’uomo adatto: cattolico, gradito alla Nato. Uomo del Pd, vicino a Renzi, ma del Nord. Ha mediato fra premier e governatore della Lombardia». Guerini dopo Conte? L’ennesimo fac simile di Gentiloni, dunque, mentre – dietro le quinte – il finto progressista Romano Prodi contende la successione a Mattarella all’ex super-oligarca Draghi, che oggi (dopo aver contribuito, con Prodi, a demolire l’Italia sotto i colpi delle privatizzazioni) si professa pentito e pronto a guidare una stagione di riscossa democratica per la sovranità nazionale? La situazione è drammatica, ma non seria: mentre le Sardine (con l’Italia che crolla) se la prendono con Salvini, il leader dell’opposizione che citofona a presunti spacciatori, tutto frana per merito di Giuseppe Conte, sull’orlo della fossa-coronavirus: prima il panico, poi la minimizzazione del pericolo una volta accortosi del disastro economico e d’immagine inferto al paese.
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Disabilitare la politica: e ci sono riusciti, dal 2001 in poi
Mille anni fa, nel remotissimo 2001, l’allora anonimo Vladimir Putin – appena insediato al Cremlino, dopo l’esausto Eltsin – era poco più che un fantasma tra le rovine dell’Urss disastrata dalle privatizzazioni: non osò alzare la voce neppure per il misterioso affondamento del sommergibile Kursk nel Mare di Barents con i suoi 118 marinai, mentre il mondo si rassegnava a tollerare l’apparente infantilismo semianalfabeta dello sceriffo Bush junior. A Genova, sotto il sole di luglio, si animava la stranissima festa multicolore dei NoGlobal, scandita delle canzoni di Manu Chao: una kermesse variopinta, innocua, per molti essenzialmente ingenua. Andava ancora di moda la speranza in un mondo migliore, sebbene per la maggior parte dell’opinione pubblica non ce ne fosse neppure bisogno: andava benissimo quello che già c’era, senza più la guerra fredda (grazie a Gorbaciov) e senza vere crisi all’orizzonte. Tutto cambiò di colpo il 20 luglio, nel capoluogo ligure, con l’uccisione di Carlo Giuliani in piazza Alimonda. Nemmeno due mesi dopo, bruciavano le Torri Gemelle di New York. Si spalancò davanti agli occhi di tutti un mondo infinitamente peggiore, tra crateri di violenza inspiegabile, terrorismo, guerre infinite. E a ruota, catastrofiche crisi economico-finanziarie.
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Magaldi: Salvini e Meloni si decideranno a battersi per noi?
Salvini che sparacchia su Bruxelles ma poi incarica Giorgetti di correggere il tiro, e intanto (evidentemente mal consigliato) bacchetta le donne che scambierebbero l’aborto per un’alternativa alla contraccezione, giusto per deliziare gli antiabortisti cronici. La Meloni risponde da par suo: condanna il bieco Fiscal Compact ma al tempo stesso assolve il suo gemello, il pareggio di bilancio. Gli altri politici? Non pervenuti: quei temi, nemmeno li sfiorano per scherzo. In questo frangente si salva solo l’indifendibile, inesistente Renzi: almeno, ha il coraggio di puntare sulla prescrizione, come ciambella di salvataggio in un sistema-giustizia che impiega secoli per emettere una sentenza, spesso dopo aver messo alla gogna presunti colpevoli che poi si scoprono innocenti. Ma che razza di paese è mai questo? C’è qualcuno che ha idea di come si potrebbe pilotare l’Italia, nel 2020 e soprattutto nei prossimi anni, in base a una parvenza di disegno strategico? Pare di no, purtroppo: si vive solo alla giornata, rincorrendo effimeri consensi. E mentre Lega e Fratelli d’Italia colpiscono nel mucchio, senza un piano preordinato né una visione leggibile, il Pd si limita all’eterno ruolo di cameriere italiano dell’Ue, attorniato dal fantasma imbarazzante dei 5 Stelle: dopo aver tradito tutte le promesse, i grillini credono di cavarsela tagliando futuri parlamentari e attuali vitalizi.
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Gregoretti, giustizia politica: oggi Salvini, domani chiunque
Il caso Salvini-Gregoretti? Ne va del principio della separazione dei poteri, garanzia dello Stato di diritto. Tutto nasce da un divieto di sbarco. C’è o no c’è il reato di sequestro di persona? È un’accusa basata su una fattispecie di reato a dir poco incongrua, addirittura bizzarra. Innanzitutto non è chiaro chi sarebbero stati gli esecutori materiali del sequestro. Chi concretamente ha posto in essere la condotta criminosa? L’equipaggio? Inoltre il sequestro di persona è un reato di carattere permanente, significa che l’offesa del bene giuridico si protrae nel tempo. Il fatto è avvenuto sotto i riflettori del mondo. Sulla nave salirono anche rappresentanti delle istituzioni. A fronte di un episodio di quella gravità, al quale tutti hanno avuto modo di assistere, perché la polizia giudiziaria ad esempio non è intervenuta? Un sequestro di persona che nessuno avrebbe fatto nulla per impedire o interrompere. Dunque si tratta al massimo di un limitazione della libertà di circolazione, secondo quanto stabilito dall’articolo 16 della Costituzione. Se fosse arrivata per ipotesi un’altra nave disposta a trasferire i migranti altrove, il ministro dell’interno lo avrebbe forse impedito? No di certo. L’ipotesi del sequestro non regge nella maniera più assoluta. E comunque le libertà, tutte le libertà, non sono mai assolute, ma incontrano dei limiti.Il 20 gennaio scorso l’ex ministro Salvini ha chiesto a tutti componenti della Giunta per le immunità, compresi i senatori della Lega, di essere mandato a processo, nella convinzione di avere difeso l’interesse nazionale. Sul piano politico il messaggio è chiaro: l’ex ministro ritiene di avere agito nell’interesse dell’Italia difendendone i confini, la sovranità, il diritto-dovere del governo di regolare il fenomeno migratorio e di reprimere il traffico di esseri umani da parte di organizzazioni criminali. Il senatore Salvini ritiene pertanto di non avere nulla da temere da un processo. Ma la questione è più complessa. L’autorizzazione a procedere riguarda esattamente un punto specifico: non si entra nella fattispecie del reato di sequestro. Si deve soltanto giudicare se il ministro abbia agito ai sensi della legge costituzionale 1/1989 “per la tutela di un interesse dello Stato costituzionalmente rilevante ovvero per il perseguimento di un preminente interesse pubblico nell’esercizio della funzione di governo”. Certo, si può dissentire sulla decisione di chiudere i porti. La questione è divisiva e non riguarda solo l’Italia.Guardate cosa succede quotidianamente alle frontiere francesi. Ma che la decisione dell’ex ministro fosse atto politico – e per definizione libero nel fine e insindacabile dall’autorità giudiziaria – è un dato assolutamente evidente. La concessione dell’autorizzazione a procedere da parte del Senato è un precedente pericoloso: significa che, per non essere indagati dalla magistratura, da oggi in poi si dovrebbe fare entrare in Italia, unico paese al mondo, chiunque si presentasse alle frontiere senza documenti. La questione comunque prescinde dalla persona Matteo Salvini. Oggi la questione riguarda Salvini, ma domani potrebbe riguardare qualunque altro ministro al posto suo. Domani, qualsiasi altro ministro potrebbe essere indagato dalla magistratura per avere appunto esercitato funzioni politiche. Posso dire che personalizzare la vicenda è un grave errore. Nell’autorizzazione a procedere non è in gioco l’avversario politico da abbattere, anche perché l’avversario politico non si abbatte per via giudiziaria, semmai lo si batte nelle urne. Ne va invece del principio della separazione dei poteri, postulato del moderno costituzionalismo e garanzia dello Stato di diritto.Conte ha accusato Salvini dicendo che la sua non è stata una scelta collegiale dell’esecutivo e ha distinto tra sbarco e ricollocazione: Salvini ha impedito lo sbarco, mentre il premier si occupava di trovare i paesi disposti ad accogliere. È una motivazione che non convince dal punto di vista costituzionale. Secondo l’articolo 95 della Costituzione, il presidente del Consiglio dirige la politica generale del governo e ne è responsabile, innanzitutto di fronte al Parlamento e in attuazione del mandato ricevuto. Se il presidente del Consiglio reputa inaccettabile e ingiustificabile l’atto politico o amministrativo di un ministro, ha il potere, ai sensi della legge 400/1988, di sospenderne l’adozione. Ma non c’è stato niente di tutto questo: non soltanto Conte non ha disconosciuto ufficialmente l’operato di Salvini, ma nemmeno ha sospeso la sua azione. Se non lo ha fatto, implicitamente ha avallato l’operato di un ministro che agiva con il consenso di tutto il governo. Ricordiamoci dell’articolo 40 del codice penale: “Non impedire un evento, che si ha l’obbligo giuridico di impedire, equivale a cagionarlo”.Ora Salvini potrebbe incorrere nelle due fattispecie previste: la sospensione, che ha carattere retroattivo, come ha detto la Corte Costituzionale nel 2015, e che può concretizzarsi a seguito di condanna di primo grado. Può arrivare fino a 18 mesi. L’altra misura prevista è l’incandidabilità per coloro che sono stati condannati con sentenza definitiva a più di 2 anni di reclusione per reati punibili almeno fino a 4 anni. Poiché il reato di sequestro aggravato è punibile da 3 a 15 anni, si rientra anche in questa ipotesi. I tempi? Non sono fattispecie immediate, ma potrebbero prima o poi arrivare. Si apre un capitolo complesso, lungo e irto di insidie. La richiesta di autorizzazione a procedere su una questione come questa, che è politica per definizione, non sarebbe mai dovuta neppure arrivare nelle aule parlamentari. Sottoporre a sindacato giudiziario atti politici rischia di trasformare gli stessi atti giudiziari in atti politici. La deriva illiberale che ne potrebbe derivare è evidente. Ritengo che su questo gigantesco conflitto di attribuzioni tra poteri dello Stato si dovrà prima o poi pronunciare la Corte Costituzionale.(Ginevra Cerrina Feroni, dichiarazioni rilasciate a Federico Ferraù per l’intervista “Il voto del Senato non riguarda solo Salvini, ma tutti i politici”, pubblicata dal “Sussdiario” il 12 febbraio 2020. La professoressa Cerrina Feroni è docente ordinario di diritto costituzionale nell’università di Firenze. Il caso esaminato, com’è noto, riguarda la decisione di Salvini di impedire lo sbarco della nave Gregoretti, della Guardia Costiera, con a bordo 131 immigrati. Il 25 luglio 2019 la Gregoretti recuperò in acque Sar maltesi 50 migranti imbarcati dal peschereccio Giarratano e altri 91 da un pattugliatore della Guardia di Finanza. Vennero fatti sbarcare a Pozzallo il 31 luglio e poi redistribuiti nei paesi europei disponibili ad accoglierli).Il caso Salvini-Gregoretti? Ne va del principio della separazione dei poteri, garanzia dello Stato di diritto. Tutto nasce da un divieto di sbarco. C’è o no c’è il reato di sequestro di persona? È un’accusa basata su una fattispecie di reato a dir poco incongrua, addirittura bizzarra. Innanzitutto non è chiaro chi sarebbero stati gli esecutori materiali del sequestro. Chi concretamente ha posto in essere la condotta criminosa? L’equipaggio? Inoltre il sequestro di persona è un reato di carattere permanente, significa che l’offesa del bene giuridico si protrae nel tempo. Il fatto è avvenuto sotto i riflettori del mondo. Sulla nave salirono anche rappresentanti delle istituzioni. A fronte di un episodio di quella gravità, al quale tutti hanno avuto modo di assistere, perché la polizia giudiziaria ad esempio non è intervenuta? Un sequestro di persona che nessuno avrebbe fatto nulla per impedire o interrompere. Dunque si tratta al massimo di un limitazione della libertà di circolazione, secondo quanto stabilito dall’articolo 16 della Costituzione. Se fosse arrivata per ipotesi un’altra nave disposta a trasferire i migranti altrove, il ministro dell’interno lo avrebbe forse impedito? No di certo. L’ipotesi del sequestro non regge nella maniera più assoluta. E comunque le libertà, tutte le libertà, non sono mai assolute, ma incontrano dei limiti.
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Nessuno cresce per caso: la Meloni piace all’establishment
Nessuno cresce per caso. O meglio, non basta essere bravi politici per crescere in punti percentuali. Questa è la prima regola delle democrazie occidentali. Per capire l’evoluzione dello scenario partitico italiano occorre leggere tra le righe delle geometrie nazionali e internazionali. Così da non illudersi troppo facilmente per alcuni, o scandalizzarsi troppo istericamente per altri. Facciamo un passo indietro negli anni. Quando Matteo Salvini diventò segretario, era dicembre del 2013, la Lega era al 4 per cento, mentre il Movimento 5 Stelle già rompeva la dicotomia destra/sinistra diventando il partito più votato dagli italiani col 25 per cento di consensi dopo le elezioni di febbraio (sempre del 2013). Insomma la cavalcata del “Capitano” – aldilà della sua non ordinaria capacità di calarsi fisicamente nei luoghi, a una velocità supersonica, tra un comizio, una fiera locale o una sagra di paese – serviva in quel momento storico ad arginare l’ascesa dirompente del M5S ma soprattutto a fermare l’emorragia dei voti di centro-destra. Col tempo, Matteo Salvini sfrutta il vuoto mediatico lasciato dai diktat di Beppe Grillo che costringono i suoi a non andare in televisione, diventa uomo di copertina e da talk show, abbandona la “secessione”, avvia un progetto di architettura “nazionale” e introduce il “sovranismo” nel suo manifesto politico in contrapposizione al “populismo civico pentastellato”.Con questa strategia riesce a portare la Lega dal 4 al 17 (marzo 2018), al 34 per cento (maggio 2019), con una parentesi di governo “nazional-populista” durata 15 mesi che spiazzò tutte le centrali cultural-finanziarie, al punto ora da concorrere per la prima volta della storia repubblicana con il Partito Democratico in Emilia Romagna, e da conquistare in Calabria la prima regione del Sud Italia. Incredibile ma vero. Matteo Salvini gode di consenso popolare ma è isolato all’estero. Se non fosse per la sua animalità politica – la campagna elettorale in Emilia Romagna, dettata da un’agenda dell’ubiquità, è da manuale – avremmo potuto annunciare la sua fine, eppure dobbiamo aspettare ancora un po’ di tempo. In compenso esiste una seconda regola nelle democrazie occidentali. Per governare in Italia non basta il consenso popolare ma occorre anche avere una sponda all’estero molto forte. Il leader della Lega dovrebbe impararla a memoria perché a furia di stare tra le folle – impressionanti, dovremmo aggiungere per onestà intellettuale – ha trascurato i tavoli internazionali, laddove si decidono anche le sorti dell’Italia. Dopo essere stato più o meno scaricato da Donald Trump che in fase di consultazioni fece un endorsement a “Giuseppi”, nonché dal Cremlino dopo il caso “moscopoli”, ora cerca con ritardo e in modo sconclusionato di incassare un sostegno da Israele e dai suoi circoli in Italia.Chi ha capito questa regola è appunto Giorgia Meloni di Fratelli d’Italia, che in maniera chirurgica e silenziosa tesse la sua ragnatela negli spazi che contano, laddove Matteo Salvini è stato marginalizzato o si è auto-marginalizzato: Washington e Bruxelles. Aderendo al Parlamento Europeo al Partito dei Conservatori e dei Riformisti Europei ha scelto un percorso riformista e moderato, e senza scattarsi fotografie con il berretto rosso con scritto “Make America Great Again” già prepara una missione alla Casa Bianca per parlare direttamente con Donald Trump o in alternativa con il vicepresidente Mike Pence. Proprio di questo si sarebbe parlato martedì 12 novembre in un incontro super riservato a Villa Taverna rivelato da “Repubblica”, con l’ambasciatore statunitense Lewis Eisenberg. E non è un caso che di recente, in una prospettiva avveniristica di consolidamento dell’asse anglo-americano con la rielezione di Trump e la Brexit già annunciata da Boris Johnson, anche il “Times” l’abbia inserita tra le 20 persone che potrebbero cambiare il mondo nel 2020. In sintesi, il blocco anglo-americano ha bisogno dell’Italia per tenere un piede in Europa, e Giorgia Meloni sembrerebbe molto più affidabile di Matteo Salvini. E’ quando sei tra le “stelle nascenti” del “Times” che devi domandarti se stai facendo la cosa giusta.Ad aver intuito queste dinamiche sono i nemici di Matteo Salvini, i quali hanno capito di non poterlo sfidare frontalmente, così hanno deciso di indebolirlo portando lo scontro nel suo campo, dall’interno, alimentando la crescita di Fratelli d’Italia al fine di ridimensionare i rapporti di forza nel centro-destra. Non è un caso infatti che i sondaggi danno Fdi in crescita, proporzionalmente al calo della Lega, e sui mezzi d’informazione riceve più inviti di tutti gli altri. Stando all’ultimo studio di Mediamonitor.it sulle presenze dei politici italiani nei principali tv nazionali (Rai, Mediaset, La7, SkyTg24), che ha diviso gli ultimi sei mesi in due periodi distinti (gli ultimi tre mesi dell’esecutivo Conte I; e i primi tre mesi del Conte II), Giorgia Meloni è infatti quella che cresce di più in fatto di ospitate: +58,8 per cento. Chi dice che è merito del tormentone musicale “Io sono Giorgia” o del suo social media manager (come dicono a “L’Espresso”), non ha capito che le partite non si giocano in superficie ma in profondità, oppure a un livello molto più alto. Dipende dai punti di vista, ma la sostanza è la stessa. Le logiche dell’establishment sono molto più potenti dei semplici algoritmi. Vallo a spiegare ai “giovani coglioni” (direbbe Céline) che perseguitano la “Bestia”.(Sebastiano Caputo, “L’ascesa di Giorgia Meloni”, da “L’Intellettuale Dissidente” del 20 gennaio 2020).Nessuno cresce per caso. O meglio, non basta essere bravi politici per crescere in punti percentuali. Questa è la prima regola delle democrazie occidentali. Per capire l’evoluzione dello scenario partitico italiano occorre leggere tra le righe delle geometrie nazionali e internazionali. Così da non illudersi troppo facilmente per alcuni, o scandalizzarsi troppo istericamente per altri. Facciamo un passo indietro negli anni. Quando Matteo Salvini diventò segretario, era dicembre del 2013, la Lega era al 4 per cento, mentre il Movimento 5 Stelle già rompeva la dicotomia destra/sinistra diventando il partito più votato dagli italiani col 25 per cento di consensi dopo le elezioni di febbraio (sempre del 2013). Insomma la cavalcata del “Capitano” – aldilà della sua non ordinaria capacità di calarsi fisicamente nei luoghi, a una velocità supersonica, tra un comizio, una fiera locale o una sagra di paese – serviva in quel momento storico ad arginare l’ascesa dirompente del M5S ma soprattutto a fermare l’emorragia dei voti di centro-destra. Col tempo, Matteo Salvini sfrutta il vuoto mediatico lasciato dai diktat di Beppe Grillo che costringono i suoi a non andare in televisione, diventa uomo di copertina e da talk show, abbandona la “secessione”, avvia un progetto di architettura “nazionale” e introduce il “sovranismo” nel suo manifesto politico in contrapposizione al “populismo civico pentastellato”.