Archivio del Tag ‘lavoro’
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L’America a Torino: la Fiat esilia i difensori degli operai
L’accordo per la nuova società che gestirà Mirafiori segna una brutta svolta nelle relazioni industriali in Italia. Esclude la Fiom, che sin dagli anni del dopoguerra è stato il sindacato di maggior peso nel grande stabilimento torinese. Inasprisce deliberatamente il conflitto tra i maggiori sindacati nazionali: Fiom-Cgil da una parte, tutti gli altri contro. Divide i sindacati in un momento in cui i lavoratori dipendenti, di fronte alle cifre drammatiche della disoccupazione, della cassa integrazione e del lavoro precario, avrebbero il massimo bisogno di sindacati uniti per poter uscire dalla insicurezza sociale ed economica che li attanaglia. In presenza, per di più, di un governo del tutto inerte di fronte ai costi umani della crisi.
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Mirafiori, schiaffo storico: la Fiat butta fuori la Fiom
Prendere o lasciare: se vogliono tornare a produrre automobili a Mirafiori, gli operai dovranno adeguarsi a turni più serrati e condizioni di lavoro simili a quelle del discusso contratto di Pomigliano. E’ l’accordo-capestro promosso da Sergio Marchionne e sottoscritto il 23 dicembre solo da Cisl e Uil, in base al quale il Lingotto si impegna a investire un miliardo di euro nel 2012 per la produzione di Suv targati Fiat-Chrysler negli storici stabilimenti di Torino. La clausola “avvelenata” prevede che la rappresentanza sindacale sarà consentita solo a chi ha firmato gli accordi: se la Fiom vorrà rientrare nei negoziati dovrà essere “riammessa” non solo dall’azienda, ma anche da Cisl e Uil. Una decisione che, secondo Giorgio Airaudo della Cgil, cancella «vent’anni di relazioni sindacali».
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Addio welfare europeo: Bruxelles suicida il futuro
Negli ultimi cinquant’anni il modello sociale europeo ha migliorato la vita di decine di milioni di persone, convinte che il destino dei figli sarebbe stato migliore di quello dei genitori. Ora il sogno è finito: i governi dicono che ormai, per non morire di debito pubblico, è necessario tagliare tutto: pensioni, sanità, scuola, università, salari e diritti. Questo spiega la rivolta degli studenti inglesi, le manifestazioni francesi contro i tagli delle pensioni e l’agitazione dalla Fiom in difesa del lavoro. L’Europa incolpa la crisi e l’eccessivo costo del welfare? Peccato, scrive il sociologo Luciano Gallino, che le entrate siano diminuite prima ancora della crisi: dal 2000, i ricchi hanno pagato sempre meno tasse.
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Banca italiana dell’Innovazione: facciamo volare le idee
«Fondi per fare innovazione in Italia ce ne sono a volontà, tra i vari finanziamenti si superano i 15 miliardi di euro. Ma non mi pare che in Italia ci sia una Silicon Valley. Qualcuno si è chiesto perché?». Gianluca Dettori, specialista in “venture capital” nel settore hi-tech, lancia un’idea del tutto nuova: una Banca Nazionale dell’Innovazione. Obiettivo: finanziare i progetti meritevoli, far nascere nuove imprese e creare posti di lavoro. «Le start-up possono generare valore, addirittura più delle aziende già consolidate. A dirlo è uno studio della Fondazione Kauffman pubblicato a luglio: negli Stati Uniti la maggior parte dei nuovi posti di lavoro è stata creata da start-up».
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L’uomo che sogna un fucile per Berlusconi
Conosco un uomo che ha un solo sogno e un’unica richiesta. Partiamo dalla richiesta: vorrebbe incontrare il primo ministro Silvio Berlusconi per poter discutere con lui di lavoro. Non è una richiesta da poco, ma chissamai che questo foglio non veleggi fino alle altezze della sua rassegna stampa e da lì su su fino alla buona volontà del nostro premier. Morreno – così si chiama singolarmente l’uomo, Moreno con due erre, a causa di un ufficiale d’anagrafe malavoglioso e disgrafico – nutre una grande fiducia e una sincera stima per Silvio Berlusconi. Riconosce in lui due qualità inerenti il lavoro che sa di poter riferire anche a se stesso, qualità intrinseche al lavorare, che è il lavoro la grande ed esclusiva passione del Morreno: la voglia e il genio.
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L’industriale: l’uomo che ha distrutto la bellezza
L’industriale è stato il primo uomo nella storia a preferire il brutto al bello. Dove ha steso la sua mano ha distrutto l’arte. Il suo occhio è non soltanto ottuso, ma anche malefico. Tutto per l’industriale deve ridursi ad attività produttiva. Volete vedere l’indignazione sul volto di un industriale? Parlate delle plaghe dove esistono soltanto aziende agricole familiari, senza un mercato. Volete vedere la faccia di un industriale sorridente? suggerite che l’educazione pubblica spreca il tempo dei giovani con superflue conoscenze, che occorre rifare il sistema d’istruzione dallo zero.
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Fiat a picco, da Marchionne solo alibi e favole
La Fiat è in crisi nera, è costretta a inseguire le rivali europee rincorrendo manodopera a prezzi stracciati: mancati gli obiettivi annunciati, Marchionne spara sui sindacati e rilancia promesse fumose, senza precisarne i contenuti. E’ questo l’umore di molte analisi sulla stampa italiana dopo la sorprendente intervista rilasciata a Fabio Fazio dall’ad del Lingotto il 24 ottobre. Il capo della Fiat aveva previsto 5 miliardi di utile operativo? Si è sbagliato di 3 miliardi: quest’anno il gruppo torinese chiuderà il bilancio fermandosi a quota 2 miliardi. Vero, c’è stata la grande crisi e le americane General Motors e Chrysler sono state salvate dal governo Usa. Ma i concorrenti europei fanno decisamente meglio del gruppo torinese.
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Fiat, addio Italia? Quello che Marchionne non dice
Marchionne da Fazio che spara sull’Italia e dice che la Fiat, campata per decenni di contributi statali, oggi farebbe meglio a chiudere gli stabilimenti italiani. «La Fiat? Coi nostri contributi ce la siamo già pagata due volte», commenta il ministro leghista Roberto Calderoli facendo eco all’ex ministro prodiano Paolo Ferrero, poco tenero col supermanager italo-canadese: «La Fiat è nostra, l’abbiamo pagata noi». Ma la reazione più clamorosa è quella di Gianfranco Fini: «Marchionne? Ha parlato più da canadese che da italiano». Parole di troppo e rumorosi silenzi, quelli dell’ad Fiat, secondo Massimo Mucchetti: «Parole che non vorremmo leggere come il prologo di un addio».
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Torino: offerta di lavoro, ma solo per non-stranieri
Sei un giovane che ha un’età compresa tra i 18 e i 25 anni? Cerchi un lavoro ben retribuito per sostenere le piccole spese o gli studi universitari? Fare il commesso in un grande centro commerciale potrebbe essere la risposta che cerchi. A patto che disponga di buona dialettica, bella presenza e un minimo di serietà. L’importante è che tu non sia un perditempo. O peggio: uno straniero. Per chi non è italiano, l’offerta non vale. Incredibile ma vero: la proposta di lavoro, allettante per molti giovani in questo difficile periodo di crisi economica, è rivolta a tutti, con una eccezione: niente da fare per chi ha origine straniera.
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Addio diritti, solo guerra ovunque: vi sembra normale?
In Italia stanno succedendo cose molto strane, ma la più strana è che sembra tutto normale. Vi sembra normale che nella scuola pubblica ci si debba portare da casa i pennarelli, i fogli, le matite, la carta igienica, perché la scuola non ha i soldi per pagarla? Vi sembra normale che qualcuno si debba portare anche la mamma, da casa, perché non ci sono abbastanza insegnanti di sostegno per i bambini? Vi sembra normale che se vai in un ospedale pubblico per prenotare un esame ti dicono che devi aspettare sei, sette mesi? Però se sei disposto a pagare lo puoi fare domani mattina. E intanto lo Stato finanzia la sanità privata, anziché investire tutte le risorse per quella pubblica. Eppure sembra assolutamente normale.
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La sinistra è morta: ha scambiato lo sviluppo per progresso
«Non c’è possibile progresso, nello sviluppo: la sinistra è morta perché non l’ha capito». Giulietto Chiesa è pessimista: «Il momento è drammatico, data la crisi globale del sistema e la caccia alle risorse: fra poco, qualcuno verrà a dirci che i beni come la benzina e l’acqua saranno razionati, a disposizione dei soli ricchi, armati fino ai denti. Non c’è tempo da perdere: dobbiamo farci sentire, scuotere l’opinione pubblica dal torpore televisivo». Correre ai ripari? Ma no: «L’unica prospettiva rivoluzionaria, oggi, è affrettare il collasso ormai imminente del sistema: prima crolla e meglio è», dice Massimo Fini, declinando l’invito lanciato a Torino da Maurizio Pallante: costruire un nuovo soggetto politico che si opponga al duopolio destra-sinistra, denunciando la “follia” della crescita e la “menzogna” dello sviluppo illimitato.
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Sos diritti: Fiom nel mirino perché fa paura al potere
Il momento è buio: l’attacco ai diritti del lavoro – corollario della Grande Crisi, “inevitabile” per Fiat e Confindustria, dato che la globalizzazione indebolisce le produzioni europee non più competitive – nasconde in realtà forti pericoli per la vita democratica, mettendo a rischio la tenuta sociale sistema-Italia. Questo spiega la vastissima adesione alla manifestazione nazionale indetta dalla Fiom il 16 ottobre a Roma, in un clima di possibile tensione evocato dal ministro dell’interno Maroni. «Da direttore di “PeaceReporter”, oltreché da cittadino, non posso non accorgermi della pericolosità di questo momento storico», scrive Maso Notarianni, alla guida del newsmagazine indipendente italiano che da anni funge da “sentinella” delle crisi.