Archivio del Tag ‘lavoro’
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Lacrime e sangue, ma non per i padroni d’Europa
No, signor Presidente della Repubblica, mi permetto di obiettarLe che questo non è il momento della coesione nazionale. Capisco le buone intenzioni di natura istituzionale, ma esse oggi lastricano una via che porta al massacro sociale in Italia come in Europa. Non di coesione, ma di una irruzione di giustizia, eguaglianza sociale e democrazia ha oggi bisogno la nostra stanca ed inutile politica per affrontare davvero la crisi. Giustizia, perché nessuna misura è credibile se non vanno in galera i potenti che rubano, se non si colpiscono davvero gli evasori fiscali, se non c’è un risanamento morale della politica e se non si liquida il suo intreccio con gli affari.
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Giulietto Chiesa: i No-Tav ci aiutano a difendere l’Italia
«Si può essere più antichi di coloro che credono nelle botte come un modo per risolvere il problema? Anche il rispetto della volontà popolare fa parte della storia del progresso». Parola di Furio Colombo, che Giulietto Chiesa cita nel suo ultimo video-editoriale all’indomani dell’alba di guerriglia vissuta coi No-Tav nella trincea di Chiomonte. Costretto con un migliaio di profughi a cercare scampo nel bosco, Chiesa non ha dubbi: la Torino-Lione non si farà mai e la ritirata dei valsusini da Chiomonte è stata un successo, perché ora l’Italia si accorgerà che la cricca che vuole devastare la valle di Susa è la stessa a cui gli italiani hanno appena impartito la storica lezione dei referendum per i beni comuni.
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L’Italia dei referendum difenderà la valle di Susa
Dopo la valanga dei referendum, la valle di Susa diventa “capitale del bene comune”: imminente la convocazione, al “presidio” No-Tav di Chiomonte, della prima assemblea nazionale dei comitati referendari che il 12-13 giugno hanno trascinato alle urne 27 milioni di italiani. «Scoprirete presto che non siete affatto isolati», dice Giorgio Cremaschi, dirigente Fiom, salito in valle di Susa a sostenere i presidianti che occupano fisicamente l’area alpina prescelta per il cantiere di apertura della Torino-Lione. Il vento sta cambiando: la maggioranza degli italiani potrebbe «scendere in campo per opporsi a chi promette sviluppo e lavoro ma in realtà, con le grandi opere come questa, è interessato solo al profitto di qualcuno».
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Santoro: via i partiti dalla Rai, Minzolini lo paghiamo noi
«Ora basta, via i partiti dalla Rai: ve ne dovete andare, dovete lasciarci liberi di lavorare. Io poi sono disposto a condurre “Annozero” a un euro a puntata». Sipario tra gli applausi: Michele Santoro esce di scena – per ora – rompendo il protocollo televisivo, davanti a Castelli e Brunetta, Bersani e Di Pietro. «Possiamo fare a meno del canone: siamo noi, è “Annozero”, a finanziare Minzolini, RaiUno, Sgarbi, i programmi che voi avete imposto e che non funzionano, che gli spettatori rifiutano e il mercato pubblicitario non apprezza. Gli spettattori vogliono noi, Grillo, Celentano: è per vedere loro che pagherebbero più volentieri il canone». Ultima chiamata per il direttore generale Paolo Garimberti: «Da domani, sono pronto a discuterne: pur di non chiudere “Annozero”, sono disposto a condurre la trasmissione al prezzo di un euro a serata».
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Per favore, non massacrateci: No-Tav, appello ad Amnesty
«Scriviamo per attirare la vostra attenzione sul clima di minaccia ed annunciate violenze che i politici e gli imprenditori torinesi stanno creando contro il sacrosanto diritto di noi cittadini di protestare in modo pacifico, per contrastare la costruzione della nuova linea ferroviaria ad alta velocità Torino-Lione». Così l’appello che i No-Tav “sotto assedio” a Chiomonte in valle di Susa indirizzano ad Amnesty International, dopo l’accorata lettera aperta rivolta ai «cittadini in uniforme», gli agenti delle forze dell’ordine: «Non siamo noi i violenti, riflettete: quello che vi chiedono è di usare la forza per consentire la rapina dell’Italia, attraverso il colossale sperpero della Torino-Lione». E mentre la Cisl – senza Bonanni – “sbarca” a Susa per schierarsi coi cantieri, Fiom e Cobas restano accanto alla valle di Susa, che mobilita i suoi sindaci come nel 2005 per fermare l’assalto delle ruspe.
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La collera dei poveri è l’unica speranza che ci resta
Prepariamoci alla collera dei poveri, ha detto monsignor Bregantini, responsabile della Commissione episcopale per il lavoro, in solidarietà con i lavoratori della Fincantieri. La collera dei poveri, di coloro che, secondo l’Istat possono diventare un quarto dell’intera popolazione italiana. La collera degli operai e dei ceti medi che si proletarizzano che, sempre secondo l’Istat, sono oramai la maggioranza del Paese. La collera di chi rischia di perdere tutto per sé e per i propri figli, e che aumenta la propria rabbia e indignazione quando sente Berlusconi e Tremonti dire che le cose non vanno male, che i ristoranti sono pieni, che la povertà è un’invenzione mediatica.
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Tagli da 46 miliardi: difendiamoci da quest’Europa di banditi
Stanno accadendo un sacco di cose, tutti sintomi di una crisi che si sta avvicinando a grande velocità: dobbiamo prepararci. L’annuncio della chiusura delle due fabbriche della Fincantieri che ha messo in movimento Genova e Napoli con grandi proteste anche violente e molto arrabbiate, la ripresa dello scontro intorno all’alta velocità in val di Susa, lo sciopero della fame degli insegnanti a Bologna, la rivolta contro la spazzatura di Napoli: siamo in una situazione di alta tensione, che non ha precedenti nella storia degli ultimi anni in Italia. E ci ha raggiunti la notizia che la Corte dei Conti addirittura aggrava il bilancio del nostro prossimo futuro, chiedendo – come una cosa inevitabile – un taglio di 46 miliardi l’anno delle spese dello Stato, per “aggiustare” il nostro rapporto tra debito e Pil secondo i criteri europei.
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Bluff Fincantieri: tagli evocati solo per piegare gli operai
E’ esplosa la collera dei poveri, avverte la Cei: anche i vescovi in campo, mentre dilaga la protesta dei lavoratori di Fincantieri contro il piano industriale che prevede 2.551 esuberi e la ventilata chiusura di due cantieri. Operai in corteo a Palermo e Ancona, mentre a Castellammare di Stabia la tensione è tale che il sindaco è arrivato a chiedere l’intervento dell’esercito. «Non si può azzerare la cultura della cantieristica ligure», tuonano i sindacati: secondo la Fiom, l’iniziativa di lotta ha ormai coinvolto tutti gli otto cantieri del gruppo. Ma attenti, avverte Fabrizio Tringali su “Megachip”: «Siamo di fronte a un clamoroso bluff: nessuno vuol davvero chiudere cantieri, ma solo costringere gli operai ad accettare peggiori condizioni di lavoro». Come a Mirafiori, sotto le pressioni di Marchionne.
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Spagna, rivolta a oltranza: come a piazza Tahrir?
Prove tecniche di piazza Tahrir anche in Europa? Il suggestivo paragone con il principale teatro egiziano delle lotte anti-Mubarak, per quanto ancora prematuro, non può non venire in mente osservando quanto accade in decine città della Spagna, devastata dalla crisi economica e con un tasso di disoccupazione giovanile che ha pochi eguali nel resto del pur malmesso mondo occidentale. Denunciando le condizioni di vita sempre più dure create dalla crisi e dai successivi giri di vite decisi dal governo del premier socialista José Luis Zapatero, la disoccupazione oltre il 20%, la “collusione” fra politici e banchieri, e chiedendo un sistema di democrazia partecipativa, a migliaia sono in piazza dallo scorso 15 maggio.
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Crescita del Pil ma non dei diritti: anche la Cgil si arrende?
“Patto per la crescita”. Questo è il titolo con cui è stato annunciato dalla stampa il documento votato poi a maggioranza dal direttivo della Cgil. La sintesi, per quanto brutale, chiarisce il senso negativo di questa scelta. La Cgil fa propria la priorità della “crescita”, sulla quale si stanno orientando non solo le posizioni della Confindustria, ma tutta la politica economica dell’Unione Europea, del sistema bancario, del Fondo monetario internazionale. È una scelta profondamente sbagliata che, al di là delle cautele e delle attenuazioni di circostanza, accetta che la crisi possa essere affrontata con il rilancio dell’attuale modello di sviluppo.
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Bruxelles, macelleria sociale: il welfare sarà illegale
Pessime notizie da Bruxelles: nella nuova Europa del rigore finanziario, presto il welfare potrebbe diventare addirittura illegale. Non bastano i salari bassi, la precarietà dilagante e i tagli crescenti ai settori vitali della spesa pubblica, sanità e assistenza, scuola e pensioni. Sui cittadini europei sta per abbattersi una mazzata storica: lo promette il “Patto per l’Euro” approvato dal Consiglio Europeo a fine marzo, su proposta della Commissione Europea. «E’ la cosa più scellerata finora voluta da coloro che sono decisi a rovinare milioni di vite umane per l’interesse di pochi», accusa Paolo Barnard, autore dell’esplosivo libro-inchiesta “Il più grande crimine”, che denuncia il complotto mondiale delle lobby finanziarie.
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Thyssen, condanna storica: fermerà le stragi sul lavoro?
La sentenza a carico dei dirigenti della ThyssenKrupp è molto dura. Su un punto fondamentale, quello di giudicare gli investimenti in tema di sicurezza consapevolmente non effettuati come prova di omicidio volontario da parte dell’amministratore delegato, la Corte ha accolto in pieno le richieste dell’accusa. Come si aspettavano familiari e compagni delle vittime. Condannando la massima autorità dell’impresa al massimo della pena proposta dai Pm, sedici anni, e cinque dirigenti a pene che vanno da dieci anni – un anno in più rispetto alla richiesta – a tredici e mezzo, la sentenza riafferma con estrema forza un principio cruciale: di lavoro non si può, non si deve morire.