Archivio del Tag ‘lavoro’
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Mediobanca: Italia verso la bancarotta, rischio-Cipro
Conto alla rovescia, allarme rosso firmato Mediobanca: l’Italia si avvicina rapidamente alla bancarotta, perché oggi il contesto macroeconomico «sta colpendo l’economia italiana più pesantemente». Aggravante fondamentale, l’euro: a differenza del ’92, quando il debito era denominato in lire, oggi il nostro paese «non può più contare sulla leva della svalutazione». Messo alla frusta dalla crisi economica e sottoposto alla tortura del rigore che colpisce aziende e famiglie attraverso il taglio selvaggio della finanza pubblica, il sistema-Italia agonizza, le imprese licenziano o chiudono, i consumi crollano e quindi il gettito fiscale decresce, peggiorando ulteriormente la situazione del debito statale. Nella trappola dell’austerity aggravata dalla crisi di liquidità – euro che la Bce eroga col contagocce, e solo al sistema bancario privato – stanno per franare anche le banche: il mercato immobiliare, la loro vera garanzia di solvibilità, è ormai in caduta verticale. Si avvicina il fantasma-Cipro: prelievo forzoso dai conti correnti per ricavare il denaro che Bruxelles nega all’Italia.
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Ert, l’onnipotente: ecco chi ha deciso la nostra fine
Perché loro lavorano come demoni. Gli italiani fanno pagliacciate con Grillo, la Casta. Perché loro sono intelligenti. Gli italiani no. Perché loro sanno tutto. Gli italiani digeriscono col cervello. Compact, ne arriva un altro, e questo è la morte del lavoro, dopo quella dello Stato. Corporate Europe Observatory trova documenti dell’incontro fra Merkel, Hollande e Barroso (presidente Commissione Ue) e la European Roundtable of Industrialists (Ert) del 18 marzo, dove i tre colossi politici ricevono, e concordano su, le istruzioni della più potente lobby di Big Business del mondo. Si tratta, come chi mi legge sa, di una mia vecchia conoscenza. Sono quelli che hanno scritto il Fiscal Compact nero su bianco e lo hanno sbattutto sulla scrivania della Bce e della Commissione. Ora di Compact ne hanno sfornato un altro. Il Consiglio Europeo del perfido Von Rompuy lo dovrà approvare a giugno.
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Teatro Italia: Berlusconi con Keynes, il Pd con Mengele
Di Berlusconi si può pensare, legittimamente, tutto il male possibile ma non si può negare che si tratti di un uomo che possiede intuito, lungimiranza e coraggio. «Letta sfori i parametri europei», ha detto l’altro ieri un Cavaliere in forma smagliante, «tanto quelli (cioè il politburo di Bruxelles, ndm) non ci cacciano». Il capo del Pdl ha racchiuso in pochissime parole un programma politico molto migliore, esauriente e concreto, rispetto a tutte le fumisterie messe nero su bianco da combriccole di non meglio precisati “saggi” sempre alla ricerca di sospirati seggi. Senza cioè mettere in discussione alcune scellerate regole europee, pensate proprio per realizzare lo scempio che viviamo, l’agognata “crescita” rimarrà nei secoli uno sterile e vuoto esercizio retorico buono per rabbonire i citrulli. Se gli italiani avessero buona memoria, ricorderebbero certamente con orrore le pacchiane campagne mediatiche che accompagnavano i meschini provvedimenti adottati dal governo degli “ottimati” guidati dallo svampito reazionario Monti.
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Jp Morgan: la Costituzione antifascista frena l’economia
Che un gigante della finanza globale produca un documento in cui chiede ai governi riforme strutturali improntate all’austerity non fa più notizia. Ma Jp Morgan, storica società finanziaria (con banca inclusa) statunitense, si è spinta più in là. E ha scritto nero su bianco quella che sembra essere la ricetta del grande capitale finanziario per gli Stati dell’Eurozona. Il suo consiglio ai governi nazionali d’Europa per sopravvivere alla crisi del debito è: liberatevi al più presto delle vostre Costituzioni antifasciste. In questo documento di 16 pagine datato 28 maggio 2013, dopo che nell’introduzione si fa già riferimento alla necessità di intervenire politicamente a livello locale, a pagina 12 e 13 si arriva alle Costituzioni dei paesi europei, con particolare riferimento alla loro origine e ai contenuti: «Quando la crisi è iniziata era diffusa l’idea che questi limiti intrinseci avessero natura prettamente economica (.) Ma col tempo è divenuto chiaro che esistono anche limiti di natura politica».
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Amoroso: niente ripresa, prima devono ridurci alla fame
La crisi attuale è una crisi economica e sociale provocata dal successo della nuova struttura del processo di accumulazione capitalistico, che si è dato a partire dagli anni Settanta con la globalizzazione. Il cuore del processo è la finanza, cioè la trasfigurazione da un sistema basato sul profitto capitalistico a quello basato sull’esproprio dei redditi e la rapina delle ricchezze materiali e intellettuali. La crisi in corso non ha nulla di ciclico, diversamente dalle crisi economiche del capitalismo industriale, e troverà il suo punto di approdo in un potere assoluto coincidente con l’impoverimento di gran parte dei cittadini. Per questo l’uscita dagli effetti della crisi può avvenire solo con l’uscita dal capitalismo, che oggi è quello della speculazione finanziaria e della rapina di Stato.
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Ora l’Italia ha i conti in ordine: per questo sta morendo
Nello stesso giorno in cui il palazzo festeggia l’annuncio del ritiro da parte della Commissione Europea della procedura di infrazione per eccesso di deficit, l’Ocse rivede in peggio le previsioni sulla disoccupazione ufficiale. Che continuerà a crescere per tutto quest’anno e per quello prossimo, fino a superare il 12%,un livello da anni Trenta del secolo scorso. Se davvero la questione sociale fosse al centro delle preoccupazioni, il secondo dato avrebbe la precedenza sul primo. Ma naturalmente non è così. Con le politiche di austerità la classe dirigente del paese ha scelto consapevolmente di pagare le riduzione dello spread finanziario con la più che proporzionale crescita dello spread sociale, il resto sono solo lacrime di coccodrillo e ipocrisia elettorale.
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Gawronski: stampare denaro, o l’Italia sarà rasa al suolo
Il rapporto Istat appena uscito prefigura un crollo di civiltà: la percentuale di concittadini in stato di «grave deprivazione» vola al 14,7. In soli sei anni il Pil pro capite è sceso dell’11,5%; nella graduatoria internazionale l’Italia passa dal 31˚al 45˚posto. Anche il futuro è stato ipotecato: calano infatti la ricchezza (-12%), gli investimenti pubblici (dal 4 al 2,9% del Pil), la capacità produttiva (-16% nell’industria), gli studenti universitari (-17%); crescono il debito pubblico, il debito estero netto (28% del Pil, sul quale l’Italia paga 12 miliardi di interessi l’anno), i giovani senza lavoro (57% fra disoccupati e scoraggiati). Perciò è essenziale a questo punto dire la verità. La crisi non dipende dai nostri vizi storici, bensì – lo dicono i dati – da uno straordinario, diffuso timore di spendere i soldi.
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Zagrebelsky: questa oligarchia manipola la Costituzione
Scavalcata dal Trattato di Lisbona, già compromessa dal Trattato di Maastricht che revoca la sovranità finanziaria nazionale senza offrire contropartite. E infine umiliata dal Fiscal Compact, che col pareggio di bilancio affonda la Repubblica “fondata sul lavoro”, cancellando diritti con la pretesa secondo la quale “non ci sono più soldi”. Quel che resta dell’ultimo argine a difesa dell’integrità italiana, la Costituzione democratica nata dalla Resistenza antifascista, viene ora minacciato dalla Convenzione bipartisan attraverso cui Pd e Pdl intendono smantellare le residue quote di democrazia nel paese. Timori che non si nasconde il giurista Gustavo Zagrebelsky, che si prepara alla manifestazione indetta il 2 giugno a Bologna, insieme a Stefano Rodotà: giù le mani dalla Costituzione. Il pericolo? Evidente: accentrare ulteriormente il potere decisionale e confiscare quel che rimane di ancora democratico, nell’Italia che l’Eurozona sta letteralmente rottamando.
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Euro: un referendum contro la fabbrica delle menzogne
Adesso che la potenza mediatica di Grillo spinge il referendum sull’Europa, è solo sperabile che questa giusta proposta non finisca nel tritacarne mediatico e nel teatrino della politica. Noi del “Movimento No Debito” l’abbiamo chiesto da quasi due anni. Una consultazione popolare sui trattati europei c’è già stata nel 1989, abbinata alle europee. Ora sarebbe giusto indire un referendum non tanto sull’euro in quanto tale, ma su quei trattati che, come il Fiscal Compact, ci vincolano alle politiche di austerità. Un referendum come quelli che si sono tenuti in altri paesi europei avrebbe un pregio di fondo: almeno per qualche momento e con un minimo di par condicio romperebbe la barriera di propaganda, chiacchiere e bugie che oggi impediscono ai cittadini italiani di farsi una propria idea su quanto sta davvero accadendo in Europa. Poi si potrebbe affrontare davvero la questione di come rompere la cappa dell’euro, che produce da noi 40.000 disoccupati al mese, centinaia di migliaia in tutta l’Europa del Sud.
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Usa, marijuana legale: miliardi in arrivo contro la crisi
Il business della marijuana legale ha raggiunto livelli esorbitanti negli Usa e la legalizzazione promette introiti statali clamorosi se si considera il taglio dei costi esorbitanti della “guerra alla droga”. «Con il via libera alla cannabis sempre più vicino, gli Stati Uniti iniziano a fare i conti su quanti soldi risparmieranno rinunciando alla costosissima guerra agli stupefacenti», scrive Francesco Tamburini sul “Fatto Quotidiano”. L’ultimo forte avvertimento proviene da oltre 300 economisti (tra cui tre Premi Nobel), che hanno firmato una petizione per richiamare l’attenzione sulla tesi di Jeffrey Miron, uno studioso di Harvard, secondo il quale – legalizzando la marijuana – il governo risparmierebbe 7,7 miliardi di dollari all’anno, attualmente spesi per contrastare l’uso di stupefacenti. Ma gli economisti hanno alzato l’asticella, stimando un risparmio ulteriore di 6 miliardi di dollari annui, se il governo tassasse la marijuana allo stesso modo di alcol e tabacco. Sale quindi a 13,7 miliardi il “bottino” che gli Stati Uniti incasserebbero ogni anno se legalizzassero la sostanza.
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Gawronski: la casta del rigore sbaglia tutto e non paga mai
In democrazia – e non solo in democrazia – un’élite che presentasse risultati così devastanti sarebbe derisa, dileggiata e cacciata via su due piedi, e non certo per essere sostituita dal primo che passa. Da noi, invece, «l’élite non si critica, se non con il dovuto garbo e una cortina fumogena davanti». Così, può continuare impunemente a «celare la sua incompetenza», per dirla con Piergiorgio Gawronski, che preferisce evitare di parlare di piani egemonici oligarchici programmati a tavolino per produrre l’attuale economicidio scientifico dell’Eurozona. A parlare sono le cifre: i “sudditi” dell’euro sono gli unici al mondo a non poter utilizzare l’arma regina contro la crisi, cioè la moneta sovrana. Vi ricorrono tutti gli altri, e con risultati apprezzabili, facendo esattamente il contrario dell’Unione Europea: meno rigore, più spesa pubblica, più deficit positivo. Come per incanto, riprendono a crescere il Pil, i fatturati, l’occupazione e, ovviamente, anche la “fiducia” dei mercati: che non ha bisogno di “conti in ordine”, ma di prospettive positive.
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Ida Magli: bugiardi e traditori, ci lasciano in pasto all’Ue
È diventato difficile in Italia, dagli ultimi giorni del 2011 ad oggi, rendersi conto del passare del tempo, cercare di padroneggiarlo rievocando gli avvenimenti e tentare di fare il punto della situazione. In realtà si è trattato di un tempo-non-tempo, affondato per i cittadini in una specie di limbo, immobile ed oscuro, di cui non si sa nulla perché non è stato mai sperimentato in precedenza e dal quale quindi si aspetta che siano gli esperti, i politici a traghettarci, nella nostra veste di “ombre”, verso la luce. Ma i politici sanno bene che questa strada non esiste perché l’unica possibile comporterebbe rimettere in questione l’Unione Europea, cosa che nessuno vuole fare e neanche osa porre di fronte a sé. Ripetono, perciò, che si vede la luce in fondo al tunnel ma è il tunnel che non è per nulla un tunnel, ossia un corridoio da percorrere per raggiungere una meta: è invece la situazione, è la realtà.