Archivio del Tag ‘Italia’
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Carpeoro: Mattarella ha salvato l’Italia, esigendo l’aiuto Ue
Ringraziamo Mattarella: se non era per lui, l’Ue ci avrebbe fatto a pezzi. E’ stato proprio il disappunto del Quirinale a far fare dietrofront al potere europeo, concedendo all’Italia di spendere qualsiasi cifra per fronteggiare il coronavirus, cioè la calamità sanitaria e l’emergenza economica causata dall’inaudito blocco cautelativo dell’intera nazione. Lo afferma Gianfranco Carpeoro, mai tenero con l’inquilino del Quirinale: nel 2018, invitò il presidente a dimettersi, dopo il “niet” opposto alla nomina di Paolo Savona al ministero dell’economia. Ora però tutto è cambiato: Bruxelles ha addirittura sospeso il Patto di Stabilità, cioè il tetto alla spesa. Potenza del coronavirus? Soprattutto di Mattarella, insiste Carpeoro: i grandi poteri europei non si aspettavano la protesta del capo dello Stato, di fronte all’infelice sortita di Christine Lagarde (nessuna protezione finanziaria per l’Italia). A proposito: c’era proprio la Lagarde, accusa Carpeoro, dietro al sexgate (fasullo) che nel 2011 costò a Dominique Strauss-Kahn la presidenza del Fmi, poi infatti ceduta alla signora francese. E non è tutto. Simbologo e saggista, Carpeoro prova a far luce anche sull’enigma del virus che sta terremotando il mondo: «Vincerà chi riuscirà a togliergli “la corona”, che simbolicamente significa “potere”».Premessa: del coronavirus continuiamo a sapere poco. Notizie confuse, non si sa quanto attendibili. Numeri? «Piccoli, tutto sommato: un virus molto aggressivo e contagioso, ma scarsamente letale», specie se si ipotizza che i contagiati siano un numero immenso, ben superiore a quello finora conteggiato. Il dramma, in Italia? «Semplice: troppo pochi i posti letto in terapia intensiva, per chi ha complicazioni serie». La risposta medica risolutiva? Per ora, a quanto pare, non ce l’ha nessuno. Sembra decisiva la relazione tra il coronavirus e una proteina, responsabile dell’attacco ai polmoni: che sia quella, la “corona” da togliere al maledetto virus? E poi: si tratta di un organismo fabbricato in laboratorio e rilasciato dolosamente? Carpeoro non ci crede: propende per un incidente colposo, una “fuga” accidentale del virus. Cosa che avrebbe preso in contropiede la stessa “sovragestione”, cioè la regia occulta dei grandi poteri sovranazionali. Riflessioni che Carpeoro offre il 15 marzo in web-streaming su YouTube con Fabio Frabetti di “Border Nights”.Massone, dirigente del Movimento Roosevelt, avvocato e autore di romanzi, Carpeoro è impegnato nella pubblicazione, a puntate, della serie di saggi “Summa Symbolica”, che insegna a decifrare il linguaggio dei simboli nei quali siamo immersi, spesso senza accorgercene. Ormai, almeno in Italia, il mondo si è capovolto: all’epidemia di panico (ottimi medici, ma ospedali insufficienti) si è aggiunto il “coprifuoco”. «Una decisione probabilmente giusta – dice Carpeoro – se fosse stata adottata tempestivamente, da subito». Intanto, c’è chi fa lo spiritoso. Un conduttore televisivo britannico, Christian Jessen, se la ride: per gli italiani, dice, la quarantena obbligatoria è solo una scusa per non andare a lavorare. «Se avessimo un vero ministro degli esteri, anziché Di Maio – protesta Carpeoro – quel signore inglese sarebbe già stato licenziato: ve lo immaginate uno come Mentana che insulta un intero popolo e poi resta al suo posto?». Per Carpeoro, il dramma nel dramma è la scarsa credibilità del sistema-Italia, per colpa degli attuali politici. Il flash-mob alle finestre, cantando l’inno di Mameli? «Fuori luogo: del resto, già nel medioevo eravamo un popolo di guitti, più che di sovrani».Certo, ormai il virus dilaga: e negli Usa, dice Carpeoro, la situazione potrebbe farsi catastrofica, data la scarsissima assistenza sanitaria per molti cittadini statunitensi, in un paese in cui la salute è roba da ricchi. C’è chi si consola perché Trump è risultato negativo, al tampone? E’ una non-notizia: «Al cervello, dovrebbero fargli il test: Trump ha colpito l’Italia in modo inaudito con i dazi, e noi non abbiamo fiatato». Ecco il punto: l’Italia non s’è desta, nemmeno per idea. Semmai è stato il presidente della Repubblica, lui solo, a svegliarsi: e la sua protesta, educata ma ferma, è suonata con una minaccia da prendere nel mondo più serio. «L’Italia – spiega Carpeoro – può sospendere il Trattato di Schengen: avete idea di cosa significhi?». L’intera economia continentale (non solo la nostra) potrebbe andare in tilt. Dunque cos’è accaduto, ai piani alti? Ecco la ricostruzione di Carpeoro: in prima battuta, a Christine Lagarde era stato chiesto di non fare sconti al nostro paese, immaginando che, come al solito, non avremmo reagito. Quando invece s’è visto che l’Italia – a sorpresa – ha reagito eccome, tramite Mattarella («l’Ue sia solidale, non di ostacolo all’Italia»), allora la situazione si è capolvolta.«Siamo tutti italiani, non vi lasceremo soli», ha ripetuto – nella lingua di Dante – la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, mentre la stessa Bce provvedeva a correggere il tiro. Secondo Carpeoro, sono stati gli “azionisti” della Lagarde a impartirle il contrordine. Basterà? Non è detto, ovviamente: «Tutto dipenderà da come li useremo, quei miliardi che ora ci lasciano finalmente spendere, incredibilmente, senza che vadano a pesare sul debito: certo, c’è la possibilità concreta di trasformare il coronavirus, da emergenza nazionale e opportunità di rilancio». E’ presto per dirlo, ma la partita potrebbe essere epocale: la fine dell’austerity. E Mattarella? «Ha mostrato la stoffa, tutta democristiana, dei veri statisti. Ricorda il Moro che negli anni Settanta disse “non ci faremo processare nelle piazze”, annusando la possibile Tangentopoli già allora in arrivo». Fino a ieri sempre timido e accondiscente coi poteri europei, perché ora il capo dello Stato non esita a maltrattare Bruxelles? Perché l’Italia è nei guai, ovviamente. E i super-poteri Ue lo temono: sanno che Mattarella fa sul serio. «Anche perché – chiosa Carpeoro – alla sua età, non ha più niente da perdere. Esattamente come il “picconatore” Cossiga: altro democristiano, non a caso».Ringraziamo Mattarella: se non era per lui, l’Ue ci avrebbe fatto a pezzi. E’ stato proprio il disappunto del Quirinale a far fare dietrofront al potere europeo, concedendo all’Italia di spendere qualsiasi cifra per fronteggiare il coronavirus, cioè la calamità sanitaria e l’emergenza economica causata dall’inaudito blocco cautelativo dell’intera nazione. Lo afferma Gianfranco Carpeoro, mai tenero con l’inquilino del Quirinale: nel 2018, invitò il presidente a dimettersi, dopo il “niet” opposto alla nomina di Paolo Savona al ministero dell’economia. Ora però tutto è cambiato: Bruxelles ha addirittura sospeso il Patto di Stabilità, cioè il tetto alla spesa. Potenza del coronavirus? Soprattutto di Mattarella, insiste Carpeoro: i grandi poteri europei non si aspettavano la protesta del capo dello Stato, di fronte all’infelice esordio di Christine Lagarde (nessuna protezione finanziaria per l’Italia). A proposito: c’era proprio la Lagarde, accusa Carpeoro, dietro al sexgate (fasullo) che nel 2011 costò a Dominique Strauss-Kahn la presidenza del Fmi, poi infatti ceduta alla signora francese. E non è tutto. Simbologo e saggista, Carpeoro prova a far luce anche sull’enigma del virus che sta terremotando il mondo: «Vincerà chi riuscirà a togliergli “la corona”, che simbolicamente significa “potere”».
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Gli Usa ammettono: il coronavirus era da noi già nel 2019
«Potrebbe essere stato l’esercito Usa ad aver portato l’epidemia a Wuhan». Così il portavoce del ministero degli esteri cinese Zhao Lijian. Una riflessione nata dopo l’audizione al Congresso degli Stati Uniti del direttore del Centro per il controllo e la prevenzione delle malattie, Robert Redfield, nella quale ha riconosciuto che alcune persone, morte negli Usa di recente causa polmonite, sarebbero invece decedute per Covid-19 non diagnosticato. «È stato trovato il paziente zero negli Stati Uniti?». Ha rincarato la dose Lijian. «Quante sono le persone infette? Come si chiamano gli ospedali? Potrebbe essere l’esercito americano che ha portato l’epidemia a Wuhan. Siate trasparenti! Rendete pubblici i vostri dati! Gli Stati Uniti ci devono una spiegazione!». La vicenda è riportata da “The Hill”, che spiega come ciò sia parte di una narrativa cospirativa che circola sul web, e che vede il virus portato in Cina dagli atleti americani, e loro numeroso seguito, che si sono recati a Whuan per partecipare ai Giochi mondiali militari, che si sono svolti tra il 18 e il 27 ottobre 2019, praticamente quando è iniziata l’epidemia. Non necessariamente un atto criminogeno, ma una trasmissione involontaria: gli atleti Usa, o il seguito, sarebbero stati già infetti da coronavirus.La tesi sarebbe sostenuta da una coincidenza: cinque atleti di nazionalità ancora ignota sarebbero stati ricoverati in un ospedale locale per virus ignoto. Vero il ricovero, spiega il “Global Times”, ma si trattava del ben noto colera. E, però, la domanda posta resta. Secondo “Global Research”, già ad agosto, un medico di Taiwan avrebbe avvertito gli Stati Uniti che alcuni decessi per polmonite attribuiti alle sigarette elettroniche, le “svapo”, erano in realtà da attribuire a un nuovo coronavirus. “Repubblica”, a settembre, riferiva di 550 ammalati con problematiche polmonari, che avevano portato ad alcuni decessi. Conto più che approssimativo, se si tiene conto di cosa sia la sanità americana, che all’inizio dell’epidemia, ad esempio, ha negato il tampone a cittadini di ritorno dalla Cina perché non avevano i soldi per pagarli (qualcosa sta cambiando, vedi il “Washington Post”). Certo, la vicenda “svapo” va vista nell’ottica di una guerra mossa dalle potenti industrie del tabacco alla concorrenza, ma è pur vero che non si sono registrati analoghi disturbi in altre aree del mondo, come l’Italia, dove lo “svapo” aveva preso piede.Ad alimentare la possibilità che la polemica impegnata da Zhao Lijian abbia una sua plausibilità, è anche il fatto che il cosiddetto “paziente zero” di Whuan, da cui è nata l’epidemia, sia ancora causa di controversie. Così andiamo a qualcosa di più inquietante, forse collegato, forse no: il 5 agosto il “New York Times” riportava la notizia che il Centro per il controllo e la prevenzione delle malattie degli Stati Uniti aveva intimato al laboratorio di armi batteriologiche di Fort Detrick di «cessare ogni attività» perché il sistema di filtraggio delle acque reflue non era sicuro. Un po’ quanto viene descritto nel film “Cattive acque”, uscito tre settimane fa in Italia (tempestività di Hollywood), che racconta la storia vera della battaglia giudiziaria intrapresa da un avvocato americano contro l’azienda chimica Dupont, i cui scarichi hanno avvelenato, e continuano ad avvelenare, migliaia di persone (non solo, spiega anche dell’avvelenamento da sostanze chimiche di circa il 90% dell’umanità… da vedere, in streaming, dato che i cinema son chiusi).Ovviamente si disse che nessuna sostanza pericolosa era effettivamente fuoriuscita da Fort Detrick, che però è stato chiuso in via preventiva. In altra nota, avevamo accennato come a luglio 2019, cioè poco prima della chiusura di Fort Detrick, la Camera degli Stati Uniti aveva chiesto formalmente al Pentagono se avesse testato e usato armi chimiche tra gli anni ’50 e gli anni ’70. Una richiesta insolita e non motivata da problematiche d’attualità. La cui spiegazione potrebbe essere proprio la contaminazione causata da Fort Detrick, notizia che presumibilmente circolava in alcuni ambiti. Un modo per far pressione, in maniera indiretta come si usa in tali casi, sulla vicenda, perché si chiudesse senza suscitare polveroni sull’Us Army. Al di là delle domande, si può notare come l’episodio di cronaca nera – che, ripetiamo, non necessariamente ha a che vedere col coronavirus – abbia come focus Fort Detrick, sito che richiama alla memoria altro ed oscuro.Qualcuno ricorderà il panico che per diversi mesi attanagliò il mondo dopo l’11 Settembre a causa della diffusione di missive contenenti antrace, letale arma batteriologica. La responsabilità dell’invio della posta avvelenata, indirizzata a personalità importanti e non d’America e del mondo, fu attribuita all’Agenzia terrorista nota come Al-Qaeda (il segretario di Stato americano Colin Powell usò tale minaccia per convincere il mondo della necessità di attaccare l’Iraq, che avrebbe avuto magazzini pieni di antrace). L’Fbi scoprì poi che l’antrace che aveva terrorizzato il mondo proveniva dall’America, da Fort Detrick appunto. La vicenda si chiuse individuando anche un possibile untore, un ignoto ricercatore che prestava la sua opera in quel laboratorio strategico. Che, ovviamente, non avrebbe mai potuto far tutto quel pandemonio globale da solo… tant’è. Morì suicida, tutto insabbiato.(”Dall’antrace al coronavirus, le vie di Fort Detrick”, post di “Piccole Note” del 13 marzo 2020).«Potrebbe essere stato l’esercito Usa ad aver portato l’epidemia a Wuhan». Così il portavoce del ministero degli esteri cinese Zhao Lijian. Una riflessione nata dopo l’audizione al Congresso degli Stati Uniti del direttore del Centro per il controllo e la prevenzione delle malattie, Robert Redfield, nella quale ha riconosciuto che alcune persone, morte negli Usa di recente causa polmonite, sarebbero invece decedute per Covid-19 non diagnosticato. «È stato trovato il paziente zero negli Stati Uniti?». Ha rincarato la dose Lijian. «Quante sono le persone infette? Come si chiamano gli ospedali? Potrebbe essere l’esercito americano che ha portato l’epidemia a Wuhan. Siate trasparenti! Rendete pubblici i vostri dati! Gli Stati Uniti ci devono una spiegazione!». La vicenda è riportata da “The Hill“, che spiega come ciò sia parte di una narrativa cospirativa che circola sul web, e che vede il virus portato in Cina dagli atleti americani, e loro numeroso seguito, che si sono recati a Whuan per partecipare ai Giochi mondiali militari, che si sono svolti tra il 18 e il 27 ottobre 2019, praticamente quando è iniziata l’epidemia. Non necessariamente un atto criminogeno, ma una trasmissione involontaria: gli atleti Usa, o il seguito, sarebbero stati già infetti da coronavirus.
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Virus e vaccino “targato” Bill Gates, l’Italia farà da cavia?
Il vaccino pronto in un lampo, quando invece occorrono anni. Tutto premeditato e preconfezionato negli United States of America? Ora il tempismo è addirittura da primato planetario: «Voglio ringraziare l’intero team di Moderna per il loro straordinario sforzo nel rispondere a questa emergenza sanitaria globale con una velocità record. La collaborazione attraverso Moderna, con Niaid e Cepi ci ha permesso di consegnare un lotto clinico in 42 giorni dall’identificazione della sequenza», ha dichiarato Juan Andres, “chief technical operations and quality officer” presso Moderna. L’emergenza pandemica in atto, imposta all’umanità, forse deriva da strategie politiche ed economiche di dimensioni globali? Ecco la fantascienza che diviene realtà sociale: inverosimile, incredibile, inaudita, impensabile. Ma quale Cina. L’Italia è ormai considerata, anzi additata dalla propaganda dei mass media pilotati esclusivamente dal profitto economico accoppiato al sensazionalismo sterile (comprese le macchiette tricolori) come il paese “untore”. Per tale folle motivazione fungerà da cavia per la sperimentazione del primo vaccino contro il coronavirus?
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Se il virus e Conte consegnano l’Italia allo strozzino, il Mes
Quello stesso governo che ha chiuso l’Italia per far fronte all’emergenza coronavirus, tra pochi giorni aprirà nel silenzio generale – siamo in stato d’ eccezione – alla riforma definitiva del Mes, il Meccanismo Europeo di Stabilità. L’economia è a pezzi e la Ue ci concede solo 7,5 miliardi di deficit in più quando ne occorrerebbero – subito – almeno 20. Ebbene in questa situazione, invece di ridiscutere il Fiscal Compact, che di per sé è già un cappio al collo (visto che prevede il pareggio di bilancio), Ue e governi pensano di legarsi ancor di più mani e piedi con la firma del nuovo Mes. Tra pochi giorni, l’Eurogruppo è chiamato a darne l’approvazione finale. State certi non lo bloccheranno per il corona e il nostro ministro ci andrà. Poi seguirà l’iter di sottoscrizione degli Stati membri e la procedura di ratifica di ciascuno, secondo le proprie norme costituzionali. Se l’iter andasse a buon fine, il nuovo Mes – dopo il virus – ci darà il colpo di grazia.Nella versione del 2012, che è quella ancora oggi in vigore, ciascuno Stato versa un acconto pro-quota all’interno di tale organismo. In caso di crisi dei debiti sovrani, cioè nel caso si impennino i tassi di interesse dei titoli di Stato a tal punto da mettere in ginocchio la finanza pubblica, gli Stati in difficoltà possono ricorrere al Meccanismo per chiedere soldi in prestito. Il Mes concede il prestito a condizione che lo Stato richiedente ponga in essere una serie di riforme concordate, principalmente nel campo della spesa sociale (pensioni e sanità). Insomma, i famigerati tagli lineari, ma quantomeno lo Stato richiedente può sedersi a tavolino per mitigare le misure attraverso memorandum concordati. La nuova versione del Meccanismo Europeo di Stabilità prevede invece che i memorandum siano sostituiti da una specie di “pilota automatico”. In breve, se la riforma passasse, lo Stato che richiedesse un prestito al Mes dovrà applicare – senza neppure un previo accordo politico – le riforme strutturali imposte dal Meccanismo.In altre parole, occorre una ristrutturazione del debito pubblico (alias tagli su tagli), e sulla sostenibilità del debito e della ristrutturazione decide il Mes in totale autonomia. Diciamocela tutta, ad essere tagliate saranno sempre le voci più sensibili, soprattutto la sanità. E gli effetti li stiamo vedendo proprio in questi giorni, col sistema sanitario nazionale ormai al collasso a causa dei tagli intervenuti nel corso degli ultimi anni. Insomma, sarà come andare dallo strozzino, con la differenza che lo strozzino rischia il carcere, quelli che prendono le decisioni del Mes godono di totale immunità. In una situazione in cui la gestione dell’emergenza epidemiologica sta distruggendo l’economia del paese, servivano (e servono) politiche economiche espansive, quindi l’abrogazione del Fiscal Compact e l’accantonamento del Mes. E invece la burocrazia europea si prepara ad approvare un altro trattato-capestro. Sulla spinta del terrore emergenziale, Conte firmerà la riforma del Mes. Del resto ormai siamo in “stato di eccezione” e Conte può fare tutto quello che vuole. E’ lui l’”uomo solo al comando”, e oggi nessuno fiata.(Paolo Becchi e Giuseppe Palma, “Apriranno al Mes nel silenzio generale”, da “Libero” dell’11 marzo 2020).Quello stesso governo che ha chiuso l’Italia per far fronte all’emergenza coronavirus, tra pochi giorni aprirà nel silenzio generale – siamo in stato d’ eccezione – alla riforma definitiva del Mes, il Meccanismo Europeo di Stabilità. L’economia è a pezzi e la Ue ci concede solo 7,5 miliardi di deficit in più quando ne occorrerebbero – subito – almeno 20. Ebbene in questa situazione, invece di ridiscutere il Fiscal Compact, che di per sé è già un cappio al collo (visto che prevede il pareggio di bilancio), Ue e governi pensano di legarsi ancor di più mani e piedi con la firma del nuovo Mes. Tra pochi giorni, l’Eurogruppo è chiamato a darne l’approvazione finale. State certi non lo bloccheranno per il corona e il nostro ministro ci andrà. Poi seguirà l’iter di sottoscrizione degli Stati membri e la procedura di ratifica di ciascuno, secondo le proprie norme costituzionali. Se l’iter andasse a buon fine, il nuovo Mes – dopo il virus – ci darà il colpo di grazia.
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Virologo: in Italia 18.000 morti di influenza, e i media zitti
Ogni anno, in Italia, i morti con la comune influenza stagionale sono 20 volte di più di quelli morti ad oggi con Covid-19. Perché non intasiamo le rianimazioni ogni anno? Ecco i dati del Covid-19 in Italia, aggiornati alle ore 18:00 del 10 marzo 2020: 8.514 casi con 631 deceduti (Iss-Epicentro). Faccio notare che questo campione è estremamente selezionato, perché i test sono stati fatti in prevalenza su persone malate. La maggioranza degli esperti, fra cui Ilaria Capua, ritiene che i casi asintomatici siano da 10 a 100 volte superiori. Perciò il tasso di letalità non sarebbe del 7,4%, ma almeno dieci volte inferiore. Sull’influenza stagionale 2017-18, risulta che 8,7 milioni di persone si rivolsero telefonicamente al medico o al pediatra di famiglia per una “sindrome simil-influenzale”. Meno di 1/4 furono visitate dal medico. Sono morte “con complicazioni influenzali” non meno di 18.000 persone, in prevalenza anziane. Di quelle 18.000, solo 173 (1 su 100) morirono in un reparto di rianimazione, e in tutto furono 764 i “casi gravi da influenza confermata in soggetti ricoverati in terapia intensiva”. Cioè, le altre 17.000 persone sono morte a casa propria, o in casa di riposo, o in un qualche reparto ospedaliero, senza diagnosi confermata di influenza.Se i media due anni fa avessero scatenato il putiferio attuale, non meno di 75.000 malati con influenza avrebbero intasato le rianimazioni, al ritmo di 750 nuovi ingressi ogni giorno (finora in rianimazione ne abbiamo ricoverati 650 in tutto). Questi dati confermano che siamo di fronte a una epidemia di panico e che gli untori per eccellenza sono i media. Ci dicono che in Italia abbiamo il più alto tasso di letalità? I dati più affidabili vengono dalla Corea del Sud, che registra tassi di letalità attorno al 6 per mille (1/12 dei nostri). Questo si spiega perché la Corea ha fatto test a tappeto fin dall’inizio (già più di 200.000) e conferma quanto abbiamo detto sopra, cioè che le nostre statistiche usano un denominatore (persone infettate) assai ridotto e selezionato: il che ingigantisce falsamente il rapporto morti/infettati, cioè il tasso di letalità. Tra i tanti messaggi che arrivano nei social, spiccano gli appelli dei medici di rianimazione, veramente preoccupanti. Il nostro sistema sanitario pubblico collocava l’Italia ai primi posti nel mondo, con un invidiabile rapporto qualità/costi, ma a partire dal 1992 (legge-delega per la privatizzazione del Ssn) è stato smantellato per favorire le speculazioni private, che non hanno alcun interesse a investire nei settori più costosi, come grandi chirurgie e rianimazioni. Questo fatto non sarà mai ribadito e condannato abbastanza.Però le testimonianze e gli appelli accorati da parte di medici e infermieri dei reparti di terapia intensiva, ora sotto pressione per i malati gravi con Covid-19, mentre sono condivisibili sul piano umano, sono fuorvianti per la comprensione di questa “epidemia”. Sarebbe come usare la testimonianza del marinaio di una scialuppa di salvataggio del Titanic per ricostruire la storia di quel naufragio… ma qui abbiamo solo qualche scialuppa: non c’è né il Titanic né l’iceberg. Non c’è epidemia, non c’è pandemia. E abbiamo due precedenti famigerati, proprio con due varianti di coronavirus che fecero tanto scalpore per poi rivelarsi veri e propri “fuochi di paglia”: la Sars del 2002 (8.000 casi in tutto) e la Mers del 2012 (800 casi). Notate che la Sars ebbe una letalità del 9% e la Mers addirittura del 38%.Stanno arrivando voci di vaccini “quasi” pronti da parte di Israele o degli Usa che potrebbero salvare molte vite aggredite da questo virus. Tanto rumore per un vaccino? Nell’influenza comune del 2017-18 il ceppo prevalente era A/H1N1pdm09 (più noto come H1N1 o “suina”), ed era incluso nel vaccino antinfluenzale somministrato a circa la metà degli ultrasessantacinquenni italiani – non solo quell’anno, ma anche negli anni precedenti. Quel ceppo ebbe origine nel 2009 negli Usa, come variante dell’influenza suina. Nel 2010 il nostro ministero della salute si impegnò a pagare 184 milioni di euro alla Novartis per 24 milioni di dosi di vaccino contro la “H1N1 suina”, ma anche quella annunciata “pandemia” in realtà fu una vera e propria bufala mediatica: di fatto furono vaccinati meno di un milione di italiani, e 9 milioni di dosi di quel vaccino rimasero nei frigoriferi delle Asl. Parlare di Israele (Netanyahu promise il vaccino a una settimana dalle recentissime elezioni) o di Usa (pure loro in campagna elettorale, coi cittadini che, se disoccupati e non coperti da assicurazione, devono pagare una somma notevole per farsi fare un tampone, e per giunta col più alto tasso di risultati falsi positivi nel mondo) data la situazione conosciuta, sarebbe come sparare sulla Croce Rossa.Cosa penso delle misure per ridurre il contagio prese dal governo italiano? Il grande Ennio Flajano diceva che in Italia “la situazione è grave ma non seria”. Per tutti i dati che abbiamo qui esaminato, dovremmo concludere che questa volta la situazione è “seria, ma non grave”. Dico “seria” nel senso che le misure adottate riflettono l’ansia di dimostrarsi “seri e responsabili”, ma mi domando: verso chi? Verso la Ue? Verso la Nato? Perché non verso i cittadini italiani? Il primo requisito della serietà è la coerenza, e ogni cittadino lo sa se ha ricevuto messaggi coerenti dalle autorità e dagli “esperti” in questi 40 giorni. Walter Ricciardi, imbarcato nel pieno della tempesta, ha fatto miracoli sia nel fronte interno che su quello internazionale. E quando infuria la tempesta, quando le vele sono già lacerate e la barca è piena d’acqua, puoi solo spalare acqua e stare zitto. In scienza e coscienza, io credo di spalare acqua, di rattoppare almeno qualche vela, e di stare (quasi) zitto.Ho detto quasi zitto: solidale coi colleghi (anche sottopagati) che fanno turni stressanti negli ospedali devastati da trent’anni di “filibustering” neoliberista, ma anche urlante a squarciagola contro “colleghi” veri o sedicenti tali che, in anonimato, seminano il terrore parlando di “nipotini che uccidono i nonni”, o di “incoscienti che escono a fare una passeggiata”, o che spacciano il prodotto Xy come panacea curativa (e soprattutto preventiva, così non scappa neanche un potenziale cliente fra i 60 milioni) contro la “peste del 2020” che avrebbe una “contagiosità pazzesca” e una mortalità (sarebbe troppo pretendere da loro il termine corretto letalità) “spaventosa”. Ripeto: chi sta in prima linea negli ospedali oggi è davvero sotto stress, va rispettato e sostenuto, e le misure ragionevoli per ridurre le probabilità di contagio vanno adottate; ma un grande quotidiano della mia regione, il Veneto, oggi riferisce che abbiamo 498 letti di terapia intensiva, di cui 67 occupati da pazienti con tampone positivo per Covid-19.(Leopoldo Salmaso, dichirazioni rilasciate a Patrizia Cecconi per l’intervista “Il tasso di letalità del coronavirus in Italia è almeno 10 volte inferiore ai dati ufficiali”, pubblicata da “L’Antidiplomatico” l’11 maezo 2020. Epidemiologo e virologo, specialista in malattie infettive, il dottor Salmaso vanta una lunga esperienza internazionale in paesi come la Tanzania, dove conduce progetti sanitari secondo i protocolli prescritti dall’Oms).Ogni anno, in Italia, i morti con la comune influenza stagionale sono 20 volte di più di quelli morti ad oggi con Covid-19. Perché non intasiamo le rianimazioni ogni anno? Ecco i dati del Covid-19 in Italia, aggiornati alle ore 18:00 del 10 marzo 2020: 8.514 casi con 631 deceduti (Iss-Epicentro). Faccio notare che questo campione è estremamente selezionato, perché i test sono stati fatti in prevalenza su persone malate. La maggioranza degli esperti, fra cui Ilaria Capua, ritiene che i casi asintomatici siano da 10 a 100 volte superiori. Perciò il tasso di letalità non sarebbe del 7,4%, ma almeno dieci volte inferiore. Sull’influenza stagionale 2017-18, risulta che 8,7 milioni di persone si rivolsero telefonicamente al medico o al pediatra di famiglia per una “sindrome simil-influenzale”. Meno di 1/4 furono visitate dal medico. Sono morte “con complicazioni influenzali” non meno di 18.000 persone, in prevalenza anziane. Di quelle 18.000, solo 173 (1 su 100) morirono in un reparto di rianimazione, e in tutto furono 764 i “casi gravi da influenza confermata in soggetti ricoverati in terapia intensiva”. Cioè, le altre 17.000 persone sono morte a casa propria, o in casa di riposo, o in un qualche reparto ospedaliero, senza diagnosi confermata di influenza.
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Giulietto Chiesa: difendiamoci, niente sarà più come prima
Sappiamo già che andremo in recessione. La crisi è sicuramente molto grave, molto seria, e sarà una crisi non soltanto italiana: sarà una crisi mondiale. Cosa ha che fare, col Mes? Con tutta probabilità, nel caso venisse approvato, questo cosiddetto “meccanismo salva-Stati”, presto ci troveremmo in una situazione insostenibile, in Italia. Perché adesso ci lasceranno sforare, ci lasceranno spendere un po’ di più – o meglio, ci diranno che potremo spendere un po’ di più. Quanto più spenderemo (e credo che dovremo spendere molto, per fermare questa emergenza), tanto più fra qualche mese ci diranno che siamo inadempienti, che siamo in debito e che dovremo pagare. E siccome dovremo pagare, ci dovremo rivolgere a questo nuovo organismo internazionale, che ci darà i soldi. Cioè: ci darà i soldi prendendoli dalle nostre tasche, perché sono i soldi che ci abbiamo messo noi. Quindi dovremo pagare al tasso d’interesse che loro decidono e che noi non potremo controllare, perché saranno “i mercati” a dire quanto e quando dovremo pagare. Non potremo farlo, e dunque ci commissarieranno. Quindi il Mes è uno scivolo, per andare velocemente in Grecia. E a prendere queste decisioni, come sempre, non sono quelli che governano in Italia: queste decisioni si prendono un po’ più in su, al piano di sopra. E i “padroni universali” sfruttano anche le crisi che nascono: lo fanno per fregare la gente, cioè tutti noi.Sostanzialmente, quindi, noi andiamo verso una grave crisi sociale: per pagare la quale, la prima cosa che decideranno di fare sarà mettere i soldi nelle tasche di tutti gli italiani, nei loro conti correnti. Ci porteranno via i soldi: quello che abbiamo risparmiato, tutti insieme, resterà a disposizione delle banche. Poi c’è la dimensione mondiale della crisi (sanitaria, epidemica, pandemica). Abbiamo di fronte un problema nuovo: la società nella quale viviamo non è più sostenibile. Quello che sta accadendo ci dice che è cominciata l’era della insostenibilità. Il che vuol dire che dobbiamo abituarci a pensare in termini molto più vasti, perché quello che sta accadendo non è transitorio: è un cambio d’epoca. Forse non tutti se ne sono ancora accorti, ma io lo dico perché vorrei che ce ne accorgessimo. Questo è un cambio d’epoca, nel quale tutti i criteri e i parametri della nostra vita saranno rimessi in discussione: l’economia, la cultura, la morale, i rapporti sociali. Tutto sta saltando.Quello su cui tutti vivevamo tranquilli, più o meno, era l’accettazione di una società che, ora lo vediamo, non può più stare in piedi. Non sta in piedi, sicuramente, insieme alla democrazia. Tant’è vero che in questo momento noi oggi siamo qui (su YouTube, ndr) perché non c’è democrazia: è una democrazia sospesa. Dobbiamo cominciare a pensare di organizzarci in un mondo diverso, che non sarà più quello dell’altro ieri. E organizzarci per difenderci significa mettere in piedi degli strumenti che ci consentano, appunto, di sapere che cosa sta accadendo. Questa informazione che noi oggi stiamo dando, in questa forma, dice questo: o noi avremo un canale di comunicazione per il popolo, in grado di dire la verità al popolo, o ci troveremo improvvisamente indifesi in una situazione in cui non potremo agire. E’ l’inizio di una nuova riflessione politica, per tutto il movimento di opposizione al potere dei “padroni universali”. Vi saluto con un augurio: che questa riflessione la facciamo tutti insieme, in qualunque parte d’Italia, e possibilmente anche in qualunque parte del mondo. Buona fortuna.(Giulietto Chiesa, intervento nella diretta web-streaming “Mes, fermare il contagio” trasmessa su “ByoBlu” e “Pandora Tv” il 7 marzo 2020, registrata su YouTube).Sappiamo già che andremo in recessione. La crisi è sicuramente molto grave, molto seria, e sarà una crisi non soltanto italiana: sarà una crisi mondiale. Cosa ha che fare, col Mes? Con tutta probabilità, nel caso venisse approvato, questo cosiddetto “meccanismo salva-Stati”, presto ci troveremmo in una situazione insostenibile, in Italia. Perché adesso ci lasceranno sforare, ci lasceranno spendere un po’ di più – o meglio, ci diranno che potremo spendere un po’ di più. Quanto più spenderemo (e credo che dovremo spendere molto, per fermare questa emergenza), tanto più fra qualche mese ci diranno che siamo inadempienti, che siamo in debito e che dovremo pagare. E siccome dovremo pagare, ci dovremo rivolgere a questo nuovo organismo internazionale, che ci darà i soldi. Cioè: ci darà i soldi prendendoli dalle nostre tasche, perché sono i soldi che ci abbiamo messo noi. Quindi dovremo pagare al tasso d’interesse che loro decidono e che noi non potremo controllare, perché saranno “i mercati” a dire quanto e quando dovremo pagare. Non potremo farlo, e dunque ci commissarieranno. Quindi il Mes è uno scivolo, per andare velocemente in Grecia. E a prendere queste decisioni, come sempre, non sono quelli che governano in Italia: queste decisioni si prendono un po’ più in su, al piano di sopra. E i “padroni universali” sfruttano anche le crisi che nascono: lo fanno per fregare la gente, cioè tutti noi.
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Carotenuto: la Cina guarisce dal virus, ma non ce lo dicono
Questa mattina, per vedere le ultime notizie sul coronavirus, apro il sito dell’Ansa, la principale agenzia di stampa italiana, quella che dà il la alla comunicazione dei media. E trovo il seguente comunicato, che è in comune tra l’agenzia italiana e la francese Afp. Eccolo: «Roma, 6 marzo. La Cina ha riportato 30 nuovi morti legati al coronavirus, 143 nuove infezioni e 16 cosiddetti “contagi di ritorno”, i casi importati da persone arrivate nel paese. Nel complesso, sono 3.042 le persone decedute in Cina per il Covid-19, ha riferito la Commissione sanitaria nazionale (Nhc)». Bene, questo l’aggiornamento. Ma d’istinto non mi fido, visto come viene fatta la comunicazione dei media su certi argomenti, diciamo, “delicati” per l’opinione pubblica. Anche perché nei giorni precedenti una notizia che mi era sembrata importante, era che in Cina l’epidemia stava perdendo forza. Che era quella che mi interessava di più. Ma da questo comunicato proprio non si evinceva. E allora mi sono ricordato di quando – quasi 50 anni fa – ero un giovanissimo praticante giornalista, e dei giornalisti anziani – proprio dell’Ansa – mi diedero un loro libro a scopo istruttivo.Il libro era una sorta di manualetto su come presentare, come scrivere una notizia. Nel quale trovai un tesoro di indicazioni su come, scrivendo sempre cose vere, si poteva camuffare, deviare, alterare la verità di certi fatti. E condurre di conseguenza i lettori a farsi un’idea sbagliata dei fatti, o tale da indirizzarli a trarne certe, volute conclusioni. E allora, sulla base di questo ricordo, mi dico: bene, facciamo una verifica. Visto che Ansa e Afp citano la fonte, il governo cinese, vado a vedere cosa scrive il comunicato originale cinese. E cosa scopro? Che nel comunicato Ansa manca un pezzo… e il pezzo, guarda caso, sono le buone notizie: quelle che non vanno troppo evidenziate, se si vuole tenere la gente in tensione. Chi vuole vada a vedere tutto il comunicato cinese del 6 marzo, e si renderà conto del fatto che in quello dell’Ansa manca proprio la parte fondamentale: i dati su quanti sono i guariti del giorno e il loro totale, e su quanto si stanno riducendo i malati.E’ questo il classico modo tendenzioso di dare notizie, che segue la linea editoriale attuale di tutti i principali media: esaltare il problema e mandare in panico la gente, per trarre il massimo di benefici nel rafforzare il potere e gli interessi di quei gruppi anti-coscienza dai quali anche i media dipendono. E inoltre terrorizzare non aiuta nemmeno ad allertare maggiormente la gente a prendere le giuste misure di contenimento e igieniche. In effetti non fa altro che mandare in confusione le persone; e anzi, proprio per questo creare ulteriori ansie, agitazione e confusione che rischiano di produrre l’effetto opposto: una minore attenzione logica alle misure da prendere. E allora mi è venuto in mente di fare il contrario: di valutare direttamente – senza l’ulteriore filtro dei media, cosa emerge dai numeri cinesi. Pur sapendo che potrebbero essere in parte manipolati. Ma fiducioso nel fatto che, dopo i primi tentativi falliti di nascondere il problema, Pechino ha optato per una maggiore trasparenza. Confermata da alcune équipes di scienziati e osservatori internazionali che stanno seguendo le vicende sul territorio.I numeri dovrebbero essere sostanzialmente giusti, nella direzione di un retrocedere dell’epidemia, anche perché in varie province cinesi stanno diminuendo ufficialmente i livelli di allerta e di misure anti-contagio. Ma vediamoli, questi numeri, partendo da un grafico costantemente aggiornato da parte della John Hopkins University. Ecco, in questo grafico si vede l’andamento del virus: la linea superiore ocra è quella dei contagiati cinesi, quella verde quella dei guariti mondiali, in grandissima parte cinesi, e quella gialla mostra l’andamento dei contagiati nel resto del mondo. Cosa si vede? Che la tendenza dei contagiati cinesi non è più in rapida salita: circa 100-200 contagiati in più al giorno negli ultimi giorni, rispetto ai 3-4000 al giorno di un mese fa. Mentre la linea gialla in basso, dei contagiati del resto del mondo, comincia a salire negli ultimi 10 giorni, anche se ancora per il momento a ritmi inferiori a quelli cinesi.Ma quello che è interessante e positivo è che non solo stanno diminuendo di molto i contagiati cinesi; a questo si aggiunge il dato fondamentale espresso dalla linea verde: le guarigioni – soprattutto cinesi – stanno aumentando: tra le 1.770 e le quasi 3.000 al giorno negli ultimi giorni. Il che fa vedere anche graficamente come le due linee, ocra e verde, almeno per quello che riguarda la componente cinese, tendano ad unirsi entro un paio di settimane. Evidenziando una probabile, totale o pressoché totale scomparsa del virus in Cina. Avete sentito sui media qualcuno evidenziare la possibile prossima fine dell’epidemia cinese? Poco o niente, altro è quello che si vuole suscitare nella gente. E per l’Italia e il resto del mondo? Se la tendenza fosse simile, e le misure di contenimento messe in atto dai governi sufficientemente efficaci, l’evoluzione del virus potrebbe essere la stessa.In Italia stiamo entrando nella zona di picco, in particolare nelle zone rosse, e potremmo vedere tra non molto una diminuzione analoga a quella cinese dei nuovi casi ed un aumento giorno per giorno dei guariti, fino all’auspicabile esaurimento dell’epidemia. E questo, senza che si sia trovato ancora il vaccino o l’antivirale specifico. Ma esaminiamo ancora meglio e in particolare il caso più eclatante, quello della provincia dell’Hubei, con capoluogo Wuhan (undici milioni di abitanti). E lo facciamo per due motivi: per capire come si comporta questa epidemia in una zona rossa chiusa, dove ormai la gente è esposta al contagio, contagiata, guarita o già morta. E perchè questa provincia ha quasi lo stesso numero di abitanti dell’Italia: 58.500.000.Nell’Hubei, come nelle zone rosse ormai chiuse, non si tratta tanto e solo di limitare il contagio per non estenderlo fuori dalla zona rossa, quanto soprattutto di farlo finire. Le autorità cinesi hanno chiuso la zona, compartimentato, isolato le persone in casa, anche con estrema durezza, e costruito ospedali in tutta fretta. Reagendo forse con minore preparazione della nostra, presi di sorpresa dall’esplodere del virus, che probabilmente circolava già da qualche mese nella provincia senza suscitare alcun allarme. Vediamo allora la sintesi di cosa è successo e di cosa sta succedendo nell’Hubei in questa tabella, i cui dati sono estratti dai bollettini del governo cinese. Da questi dati si vede che nell’Hubei il 5 febbraio c’è stato il massimo di nuovi contagiati giornalieri, ancora relativamente pochi morti, e pochi guariti. Poi il 19 febbraio si arriva al punto di svolta: i guariti superano i contagi giornalieri, improvvisamente di parecchio: 1.209 guariti rispetto a 349 contagiati.E infine i dati del 5 marzo, quando l’evoluzione dell’epidemia ha progressivamente prodotto molti meno contagiati giornalieri, fino a 126, un numero più limitato di morti, 29, e soprattutto un numero più elevato di guarigioni, 1487. E molto interessante appare il fatto che nei totali, sulla destra della tabella, al momento del punto di svolta del 19 febbraio, su 62.031 contagiati ne erano guariti 10.337 e ne rimanevano da guarire 49.665, mentre ora su 67.592 ne sono guariti ben 41.956 e ne rimangono da guarire molti di meno: 22.695. E vediamo anche qualche dato percentuale di bilancio su questa vicenda sia nell’Hubei che in tutta la Cina. Cosa si vede? Che fino ad ora le percentuali di contagiati e di morti sono veramente minime, anche in relazione alla sola provincia dell’Hubei, di gran lunga fino ad ora il principale focolaio del mondo: 0,12% di contagiati e 0,005% di morti.Se tutto andasse secondo quanto prevedibile dagli andamenti statistici attuali, alla fine dell’epidemia la provincia-focolaio dell’Hubei avrà avuto circa 3.500 morti, pari allo 0,006% della sua popolazione. A meno di inattese riprese della virulenza dell’epidemia. Vediamo ora se da questi dati possiamo trarre qualche considerazione che riguarda la situazione italiana. Prima di tutto diciamo che nelle prossime settimane vedremo quando si raggiunge il picco, vale a dire il massimo di contagi giornalieri, quando questi cominciano a diminuire, e poi osservando quando si verifica il punto di svolta, quando i guariti giornalieri pareggeranno i contagiati, e poi finalmente quando i guariti giornalieri cominceranno ad essere sostanzialmente superiori ai nuovi contagi. E capiremo meglio le dimensioni del fenomeno che ci riguarda ed i suoi prevedibili tempi. Andasse nella maniera peggiore, come nell’Hubei, cosa che al momento riteniamo alquanto remota, avremmo 3.500 morti.In questa ipotesi ne potremmo avere anche di più, perché la percentuale di popolazione molto anziana italiana è superiore a quella cinese. Sarebbe qualcosa di drammatico, certamente, ma comunque non al di là di quello al quale siamo abituati ogni anno, anzi forse meno. Infatti, secondo una stima del nostro Istituto Superiore di Sanità, ogni anno ci sono in Italia dagli 8 ai 12.000 morti per la normale influenza. Con tutto che i vaccini anti-influenzali ci sono e vengono usati da circa metà della popolazione anziana. Quindi non andiamo in panico. Aspettiamo serenamente che l’epidemia passi, rinviando svaghi, vacanze e impegni laddove è possibile: non durerà per sempre. Sopportiamo il peso anche economico delle conseguenze dell’epidemia, con pazienza e fiducia. E osserviamo le misure cautelari che vengono indicate, più che altro per salvaguardare gli anziani in peggiori condizioni fisiche: più si espande il virus, più sono destinati a morirne.Non facciamoci prendere da ansie e paure immotivate, che favoriscono una maggiore presa su di noi da parte dei vari poteri di manipolazione, che sfruttano questo virus per condizionare la nostra psiche, dirigendola verso pensieri e scelte a loro favorevoli: per chi vuole convincerci a prendere per paura più farmaci e vaccini, anche quando non servono e ci ammalano; per chi vuole renderci sempre più dipendenti dalle macchine, dall’elettronica, e avvolgerci in una rete digitale disumanizzante e pericolosa per la salute; per chi vuole farci lavorare e studiare da soli, chiusi in una stanza, a contatto solo con una macchina, invece che nella meravigliosa esperienza di crescita della interazione umana con gli altri: gli insegnanti, i colleghi, i parenti, gli amici… E allora noi adottiamo un atteggiamento di vera e propria resistenza morale: prima di tutto informiamoci bene, per sfuggire alle sirene portatrici di disastri dei media; e portiamo ancora più al centro della nostra vita e del nostro tempo i valori umani, gli scambi di bene tra individui, gli ideali elevati, il rapporto con la natura, lo sforzo creativo del bene da fare ogni giorno. Fare questo ogni giorno, proprio nonostante le continue aggressioni alla nostra psiche e ai nostri corpi, ci renderà interiormente molto più forti ed evoluti nella giusta direzione della coscienza.(Fausto Carotenuto, “Coronavirus, cosa avviene veramente in Cina e quanto riguarda l’Italia”, dal blog “Coscienze in Rete” del 6 marzo 2020).Questa mattina, per vedere le ultime notizie sul coronavirus, apro il sito dell’Ansa, la principale agenzia di stampa italiana, quella che dà il la alla comunicazione dei media. E trovo il seguente comunicato, che è in comune tra l’agenzia italiana e la francese Afp. Eccolo: «Roma, 6 marzo. La Cina ha riportato 30 nuovi morti legati al coronavirus, 143 nuove infezioni e 16 cosiddetti “contagi di ritorno”, i casi importati da persone arrivate nel paese. Nel complesso, sono 3.042 le persone decedute in Cina per il Covid-19, ha riferito la Commissione sanitaria nazionale (Nhc)». Bene, questo l’aggiornamento. Ma d’istinto non mi fido, visto come viene fatta la comunicazione dei media su certi argomenti, diciamo, “delicati” per l’opinione pubblica. Anche perché nei giorni precedenti una notizia che mi era sembrata importante, era che in Cina l’epidemia stava perdendo forza. Che era quella che mi interessava di più. Ma da questo comunicato proprio non si evinceva. E allora mi sono ricordato di quando – quasi 50 anni fa – ero un giovanissimo praticante giornalista, e dei giornalisti anziani – proprio dell’Ansa – mi diedero un loro libro a scopo istruttivo.
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Magaldi: apocalisse coronavirus, così Conte suicida l’Italia
La situazione è grave, ma non seria: si sono chiuse le stalle quando ormai i buoi erano scappati. Se – usando questa retorica – si voleva puntare sulla limitazione drastica della diffusione del contagio, queste misure bisognava assumerle un mese fa (ma seriamente, non all’italiana, cioè non consentendo la scappatoia dell’autocertificazione per gli spostamenti: il divieto di spostamento andava esteso a tutti, tassativamente). Il contagio si diffonderà comunque, perché il coronavirus è più contagioso di una normale influenza e perché le misure draconiane non sono state prese un mese fa. Questo, se uno pensa al coronavirus come alla peste bubbonica: la percezione, almeno, è quella di un problema ad alto grado di pericolosità. E’ davvero così? Io penso di no. Credo che dobbiamo scientificamente rimanere ancorati alle statistiche. I dati sulla polmonite e sulle infezioni danno una mortalità molto più grande. Solo di polmonite, si calcola che muoiano centomila persone ogni anno. E’ surreale: ormai, quello del coronavirus – tra morti e contagiati – è un bollettino di guerra quotidiano. Tra chi ci osserva, ci sarà anche chi lo fa per capire quanto i cittadini siano disponibili alle limitazioni della libertà.Inoculare un virus nel mondo globalizzato, con queste maglie larghe, è facilissimo: fra un anno potremmo avere un altro virus, analogo. E che facciamo? Ogni volta ripetiamo quello che stiamo facendo? Certo, non bisogna sottovalutare l’effetto che il virus può avere su alcuni pazienti. Ma allora, bisogna decidersi: le misure draconiane, ripeto, andavano assunte prima. Ma secondo me non andavano nemmeno prese. Non andava messo in ginocchio il paese, non andava creata questa psicosi. Andava fatto un altro discorso, responsabile. Bisognava dire: c’è un virus così, non lo conosciamo, abbiamo dei dati, osserviamo quello che accade in Cina, sappiamo che l’incidenza di mortalità è simile a quella di altri virus (che non hanno comportato restrizioni di questo tipo); quindi andava usata anche la televisione per trasmettere consigli, per sollecitare le stesse precauzioni destinate – rispetto all’influenza – a persone esposte, deboli. D’ora in poi, vogliamo che i governanti ci mettano in guardia e diano anche il bollettino dei morti per influenza, per polmonite e per infezioni: ormai lo pretendiamo. Fatelo per tutte le cose per cui si muore: ogni giorno, un bollettino per ognuna delle cose per cui si perde la vita, specie in seguito a infezione e contatto con gli altri. Perché accordare solo al coronavirus questo privilegio?Si poteva invece evitare un clima di questo tipo, e investire – da subito – miliardi, per strumenti medici. C’erano in vista problemi respiratori? Invece di diffondere allarme, stracciarsi le vesti e dire che non ce la faremo a gestire l’emergenza, bisognava spendere denari per il benessere pubblico. E perché ad esempio non si è pensato di fare tamponi di massa, per tempo? Sappiamo che anche il coronavirus in qualche caso può anche essere letale – come l’influenza, le infezioni, le polmoniti. Sono una piccola percentuale, per fortuna. In quel caso, queste persone vanno ospedalizzate e curate con gli strumenti necessari. Secondo me avremmo avuto le stesse percentuali, ma non questa pazzia, questa vera e propria pazzia collettiva. Siamo andati avanti per settimane con uno stillicidio di misure all’acqua di rose, parziali, incongruenti, con zone isolate a macchia di leopardo. Il coronavirus divamperà ancora. E noi staremo appesi al televisore a sentire gli aggiornamenti. I casi gravi sono una percentuale irrisoria: non possiamo trasformare il coronavirus nello spauracchio del terzo millennio. Può essere grave, ma – statisticamente – lo è per poche persone: così come per altre cose, per cui non c’è questo allarme sociale.Il governo italiano non ha seguito nemmeno la sua logica, che rispetto a questo problema prevede un allarme da tragedia incombente, da peste bubbonica. La sua logica è che bisogna assolutamente arrestare il contagio, perché oltretutto non si hanno strutture sanitarie adeguate. Cioè, in un mondo in cui la globalizzazione consente che possano periodicamente divampare virus di questo tipo, tu che fai? Tagli le risorse della sanità pubblica. Molto intelligente, no? E poi, quando scoppia il virus, invece di investire in personale e macchinari, gridi “al lupo, al lupo”, non sapendo dove metterai i pazienti e come li curerai. Molto intelligente, molto lungirimante, molto attento al benessere collettivo. Se la logica era questa, il governo italiano ha toppato, in ogni caso. Questo governicchio stava per cadere, e Conte è stato “salvato” dall’emergenza, che è una cosa più grande di lui. Ma è un vivacchiare, è un mettere la polvere sotto il tappeto. Quando ci risveglieremo da questo incubo, si scoprirà che il paese ha avuto il colpo di grazia.L’Italia era in crisi da decenni, ha avuto una botta forte dopo la crisi finanziaria del 2008-2009 (e la falsa cura dell’austerity). E il paese oggi riceve il colpo di grazia. C’è anche questa sordida manovra di anticipare l’approvazione del Meccanismo Europeo di Stabilità, il famigerato Mes. Semmai, la crisi-coronavirus legittima ulteriormente l’adozione di una moneta parallela, ripetutamente proposta da Nino Galloni, vicepresidente del Movimento Roosevelt. La situazione presuppone un piano straordinario di investimenti da 100-200 miliardi, per l’Italia e per tutti i paesi europei colpiti da questa crisi economica derivante dall’aver messo in quarantena intere regioni. E qui stiamo invece ad anticipare l’approvazione del Mes, che è un meccanismo ulteriore di quell’austerity che ha aggravato le crisi economiche degli ultimi anni? Siamo alla follia. Stiano anche attenti: sono clamorose le rivolte nelle carceri. La gente adesso è preoccupata, prevale lo spirito da pecoroni impauriti. Ma poi il popolo si rivolta: se non hai i denari per indennizzare le perdite, quando molta gente sarà col culo per terra e altre aziende falliranno, poi la rabbia sociale esploderà.Stiano attenti, a giocare col fuoco. Si è sbagliato tutto, si continua a sbagliare. Spero che all’ultimo momento venga ripensata, questa approvazione del Mes il 16 marzo. Questa storia del coronavirus è poco convincente sotto molti aspetti, ha tanti angoli bui. E’ una storia abbastanza puzzolente. Se la cura alle crisi economico-finanziarie è stata peggio del male (c’è stata una volontà dolosa di aggravarle, anziché risolverle), e se il terrorismo globale ha portato in molti casi alla restrizione di libertà, chi ama restringere la libertà e vuole trasformare il pianeta globalizzato in un mondo post-democratico e sempre meno libero, be’, guarda con grande interesse a questo grande strumento di disciplina sociale autoritaria. Nessuno, dopo la Seconda Guerra Mondiale, aveva dovuto vivere in queste condizioni di restrizione. Se fossi un gruppo di potere che sogna un mondo più controllato, mi inventerei un virus all’anno. E, in nome dell’emergenza, abituerei i cittadini ad ogni sorta di restrizioni. Naturalmente è sempre un gioco da apprendisti stregoni, perché poi devi controllare il mostro della rabbia sociale che vai a fomentare. Quindi è un’arma pericolosissima, da usare.Sarà anche una persona squisita, ma – politicamente parlando – il nostro presidente del Consiglio è un minchione. Non si può arrestare l’influenza, figurarsi un contagio che è ancora più rognoso, proprio per la facilità con cui si diffonde. Visto che le misure sono ovviamente inefficaci, secondo questa logica aumenteranno le restrizioni: fra un po’ ci diranno di stare alla larga l’uno dall’altro anche dentro le case, invitando mariti e mogli e stare a due metri di distanza. Ci proporranno di scavare dei bunker sotteranei? E’ un’escalation assolutamente idiota e grottesca. Bisognava lasciare che accadesse quello che comunque non si è potuto impedire. E non si potrà impedire che il virus si diffonda e contagi molte persone, che in gran parte però non ne soffriranno. Per chi ne soffrirà, serviranno strutture meglio attrezzate. Quella era la strada da prendere, anziché dare la mazzata finale a un paese già in crisi economica. Questa emergenza, resa in questi termini, non si giustifica. C’è una narrazione artefatta. Orwelliamente, a forza di ripeterla, una menzogna diventa una verità. Ma noi abbiamo il dovere di testimoniare il dissenso, rispetto a questo.Un grande potenza industriale, un grande paese moderno (senza il quale non l’Unione Europea non esisterebbe nemmeno) invece di piagnucolare sul fatto che non ha le risorse, be’, le risorse se le procura. Il piagnisteo sul collasso degli ospedali deriva dai tagli sciagurati di ieri e dall’ignavia di oggi, perché si sta sempre lì a contare due baiocchi da spendere. Ci hanno fatto la grazia? Conte è andato a belare, di fronte ai rappresentanti della Disunione Europea, chiedendo un po’ di flessibilità. Ma stiamo scherzando? Si chiedono ai cittadini enormi sacrifici – esistenziali, lavorativi – e tu, Stato, non sei in condizione di affrontare un’emergenza sanitaria per carenza di mezzi? Questa è una vergogna assoluta, è un caso da rivoluzione. Spero che i governanti si precipitino a procurarsi le risorse e i macchinari per far fronte a qualunque tipo di emergenza. Dopodiché, l’emergenza è soprattutto nella narrazione: si è introdotta una psicosi, la si è coltivata, la si sta consolidando e aumentando di giorno in giorno; ma la verità è che questo virus – che è insidioso, rognoso, e per qualcuno pericoloso – non meritava dei bollettini giornalieri di terrorismo psicologico sui cittadini. Credo però che il Movimento Roosevelt – come anche i massoni progressisti – continuerà a lavorare per rendere questa disgrazia un’opportunità.(Gioele Magaldi, dichiarazioni rilasciate a Fabio Frabetti di “Border Nights” nella diretta web-streaming su YouTube “Gioele Magaldi racconta” del 10 marzo 2020).La situazione è grave, ma non seria: si sono chiuse le stalle quando ormai i buoi erano scappati. Se – usando questa retorica – si voleva puntare sulla limitazione drastica della diffusione del contagio, queste misure bisognava assumerle un mese fa (ma seriamente, non all’italiana, cioè non consentendo la scappatoia dell’autocertificazione per gli spostamenti: il divieto di spostamento andava esteso a tutti, tassativamente). Il contagio si diffonderà comunque, perché il coronavirus è più contagioso di una normale influenza e perché le misure draconiane non sono state prese un mese fa. Questo, se uno pensa al coronavirus come alla peste bubbonica: la percezione, almeno, è quella di un problema ad alto grado di pericolosità. E’ davvero così? Io penso di no. Credo che dobbiamo scientificamente rimanere ancorati alle statistiche. I dati sulla polmonite e sulle infezioni danno una mortalità molto più grande. Solo di polmonite, si calcola che muoiano centomila persone ogni anno. E’ surreale: ormai, quello del coronavirus – tra morti e contagiati – è un bollettino di guerra quotidiano. Tra chi ci osserva, ci sarà anche chi lo fa per capire quanto i cittadini siano disponibili alle limitazioni della libertà.
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Nonni a rischio, gli anziani italiani sono i più deboli d’Europa
Maschio, 81 anni e con tre o più patologie pre-esistenti. È questo l’identikit preferito dal coronavirus per colpire le sue vittime, che in media passano dal ricovero al decesso in 4 giorni. L’età media dei pazienti italiani deceduti e positivi al Covid-2019 è infatti di 81 anni, in maggioranza uomini (le donne sono poco meno del 27%) e in più di due terzi dei casi affetti da tre o più patologie preesistenti, soprattutto ipertensione e cardiopatia ischemica. I dati emergono dall’analisti di 105 pazienti italiani deceduti al 4 marzo, condotta dall’Istituto superiore di sanità. In particolare, il 42% dei decessi si è registrato nella fascia di età tra 80 e 89 anni, il 32% tra 70 e 79, l’8% tra 60 e 69, quasi il 3% tra 50 e 59 e il 14% sopra i 90 anni. Era una situazione prevedibile? Finché non c’è stata l’esplosione del virus a Codogno non pensavo che potesse essere di questa entità. Il virus ha un R0 di 2,2, cioè ogni persona contagia più di due persone, quindi le misure stringenti sono necessarie. Il vaccino non ha alcun significato, in questo caso, trattandosi di un ceppo di coronavirus nuovo, contro cui non esistono al momento vaccini. Che gli anziani fossero o meno vaccinati è del tutto ininfluente.C’è una specificità anti-genica propria di questo coronavirus, non c’è alcuna copertura immunologica. Si spera entro l’anno di acquisirla, di avere un vaccino adatto. Nella gran parte dei casi le vittime presentavano patologie pre-esistenti. Sono patologie in atto, croniche, come ipertensione, scompenso cardiaco, insufficienza renale, broncopneumopatia cronico ostruttiva (Bpco). Quanto al fumo, è un importante fattore di rischio per qualunque malattia respiratoria infettiva, perché blocca l’immunità locale. Sono tutte condizioni di rischio, essendo le malattie croniche che ho citato età-correlate, l’età diventa indirettamente un fattore di rischio, ma l’età in sé non è un fattore di rischio maggiore, se la persona è in salute. In Italia ci sono molti più anziani e anziani malati rispetto a tutti i paesi in cui si è finora sviluppata la malattia. Non c’è bisogno che si propaghi il virus più aggressivo, è più debole la popolazione. Pur in presenza di un sistema sanitario eccellente, purtroppo noi potremmo avere una mortalità maggiore rispetto ad altri. Ma solo per questo: i nostri anziani sono più esposti a forme gravi.E se il virus dovesse espandersi con nuovi focolai al Sud? Mediamente nel Mezzogiorno c’è un sistema sanitario meno efficiente, e quindi teoricamente gli effetti potrebbero essere maggiori. Per altri versi, là dove c’è una società più portata alla dimensione rurale, e in alcune zone così è, questo di per sé può avere un certo effetto protettivo. Ma gli aspetti negativi, a partire dalla minore qualità del sistema sanitario, prevalgono su quelli positivi. Agli over 75, e anche agli ultra65enni, è stata imposta una sorta di quarantena. L’isolamento ha un senso se previene un contatto a rischio, e quindi dovrebbe essere anche un isolamento in entrata, cioè non si dovrebbero ricevere persone anche a casa. Alla fine sarebbe pesante da sostenere. Ciò non toglie che se una persona ha diverse patologie croniche è opportuno che si isoli, ma non che non esca di casa. Uscire, passeggiare, andare in un parco senza avere contatti sociali non espone al contagio ed è perfettamente compatibile con il mantenimento di un minimo di efficienza fisica e di stimolo psicologico che un isolamento vero tende invece a fiaccare. In fatto di precauzioni anti-contagio, valgono ovviamente quelle di carattere generale.È importante però che non ci sia esposizione al freddo, perché questo facilita qualunque malattia virale aerogena, che ci sia una buona nutrizione e che in caso di presenza di malattie croniche ogni variazione dei sintomi abituali vengano tempestivamente percepite e riferite, almeno telefonicamente, al medico curante, perché nessuno esclude che i segni tipici della malattia in un organismo già malato si presentino in modo atipico, meno facilmente percepibile. Quindi serve un po’ di enterocezione, capacità di cogliere il proprio interior, e spirito critico. Anche in presenza di misure stringenti, un auspicabile declino delle infezioni sarà comunque lento. Purtroppo temo che fino all’estate, speriamo però con numeri più piccoli, combatteremo con questo virus. Tra gli anziani, c’è chi dice: ma io ne ho passate tante, ho fatto la guerra, la spagnola, non sarà il coronavirus ad avere la meglio. E c’è chi invece si preoccupa. La reazione è molto variabile ed è fisiologico che sia così, anche in base al carattere di ciascuno. Complessivamente, però, direi che prevale la preoccupazione, perché c’è la percezione che siamo in presenza di qualcosa di inusuale e perché probabilmente il modo in cui le notizie vengono trasmesse travalica spesso i limiti della correttezza, completezza e serietà dell’informazione, generando una quota di ansia.(Raffaele Antonelli Incalzi, dichiarazioni rilasciate a Marco Biscella nell’intevista “I nostri anziani più colpiti perché sono i più deboli d’Europa”, pubblicata dal “Sussidiario” il 10 marzo 2020. Il professor Antonelli Incalzi è direttore del reparto di geriatria dell’ospedale policlinico universitario Campus Bio-Medico di Roma, nonché presidente della Società italiana di gerontologia e geriatria).Maschio, 81 anni e con tre o più patologie pre-esistenti. È questo l’identikit preferito dal coronavirus per colpire le sue vittime, che in media passano dal ricovero al decesso in 4 giorni. L’età media dei pazienti italiani deceduti e positivi al Covid-2019 è infatti di 81 anni, in maggioranza uomini (le donne sono poco meno del 27%) e in più di due terzi dei casi affetti da tre o più patologie preesistenti, soprattutto ipertensione e cardiopatia ischemica. I dati emergono dall’analisti di 105 pazienti italiani deceduti al 4 marzo, condotta dall’Istituto superiore di sanità. In particolare, il 42% dei decessi si è registrato nella fascia di età tra 80 e 89 anni, il 32% tra 70 e 79, l’8% tra 60 e 69, quasi il 3% tra 50 e 59 e il 14% sopra i 90 anni. Era una situazione prevedibile? Finché non c’è stata l’esplosione del virus a Codogno non pensavo che potesse essere di questa entità. Il virus ha un R0 di 2,2, cioè ogni persona contagia più di due persone, quindi le misure stringenti sono necessarie. Il vaccino non ha alcun significato, in questo caso, trattandosi di un ceppo di coronavirus nuovo, contro cui non esistono al momento vaccini. Che gli anziani fossero o meno vaccinati è del tutto ininfluente.
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Grossi: virus Mes, il potere ha paura e prova a farci paura
Il mondo non ha nessun bisogno, del Mes. Se proprio volessero salvare le banche (il Mes serve a quello) potrebbero usare la Banca Centrale Europea. La Bce i soldi li crea dal nulla: non le costano niente, ne ha quanti ne vuole. Perché non lo fanno? La Bce ha il divieto di dare soldi allo Stato, ma può darli alle banche. E invece, per salvare le banche, si sceglie un’istituzione finanziaria intrernazionale che prende i soldi nostri, dei cittadini – e noi i soldi ce li guadagniamo col sudore della fronte. Il Mes prende i soldi nostri e salva queste banche, che potrebbero essere salvate dalla Banca Centrale Europea. Non tornano i conti, no? C’è decisamente qualcosa che non va. Ecco, io penso che la controinformazione che si sta facendo da molti anni a questa parte sta diventando efficace. Il potere sta in piedi perché manipola le coscienze, perché carpisce la buona fede delle persone. Ma, mano a mano, le balle che racconta stanno venendo fuori tutte, una dopo l’altra.Forse, il potere ha paura. E cosa può fare, per difendersi? Mette paura a noi: il fallimento, la malattia, l’epidemia…. E cosa fanno, le persone, quando hanno paura? Da una parte c’è la libertà, dall’altra c’è la sicurezza. Se non hai un elevato livello di coscienza, scegli la sicurezza e rinunci alla tua libertà. E allora mi rivolgo alle persone che hanno già sviluppato un certo livello di coscienza, e dico che è venuto il momento di conseguire molto seriamente quell’idea, di cui si parla da tempo, di una rivoluzione: nonviolenta, ma organizzata; seria, efficace. Perché noi, nei prossimi mesi, ci troveremo – con un discreto grado di possibilità – in una situazione in cui le masse potrebbero scegliere di rinnciare alla loro libertà. E non sarebbe per poco tempo.(Guido Grossi, intervento nella diretta web-streaming “Mes, fermare il contagio” trasmessa su “ByoBlu” e “Pandora Tv” il 7 marzo 2020, registrata su YouTube. Già dirigente bancario, tesoriere della Banca Nazionale del Lavoro, Grossi è stato vicepresidente dell’AticForex, associazione dei tesorieri italiani. Ex membro del consiglio di amministrazione di E-Mid, società di mercato che gestisce i depositi interbancari, Grossi è stato membro del gruppo di contatto presso Bankitalia, nonché responsabile dei mercati finanziari e delle attività in titoli azionari e obbligazionari. Da tempo critico rispetto alla manipolazione politica della finanza, l’ex super-manager della Bnl è in prima fila tra quanti si battono per un risveglio della sovranità democratica italiana).Il mondo non ha nessun bisogno, del Mes. Se proprio volessero salvare le banche (il Mes serve a quello) potrebbero usare la Banca Centrale Europea. La Bce i soldi li crea dal nulla: non le costano niente, ne ha quanti ne vuole. Perché non lo fanno? La Bce ha il divieto di dare soldi allo Stato, ma può darli alle banche. E invece, per salvare le banche, si sceglie un’istituzione finanziaria intrernazionale che prende i soldi nostri, dei cittadini – e noi i soldi ce li guadagniamo col sudore della fronte. Il Mes prende i soldi nostri e salva queste banche, che potrebbero essere salvate dalla Banca Centrale Europea. Non tornano i conti, no? C’è decisamente qualcosa che non va. Ecco, io penso che la controinformazione che si sta facendo da molti anni a questa parte sta diventando efficace. Il potere sta in piedi perché manipola le coscienze, perché carpisce la buona fede delle persone. Ma, mano a mano, le balle che racconta stanno venendo fuori tutte, una dopo l’altra.
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Rinaldi a Gualtieri: non firmi il Mes, con l’Italia in ginocchio
Il Mes è il classico meccanismo automatico, a cui – purtroppo – tutta la costruzione dell’Unione Europea ci ha abituato, per estraniare completamente i Parlamenti nazionali da qualsiasi processo decisionale: questa è la verità. E nel momento in cui l’Italia, l’Europa e il mondo stanno passando attraverso un’emergenza epocale, si cerca (alla chetichella, nel vero senso della parola) di approvare quest’ennesimo meccanismo automatico. Attenzione: il 16 marzo di sarà la riunione dell’Eurogruppo, e lì inizierà l’iter della ratifica. Cioè: tutti i ministri economici dei vari paesi dovranno dare l’assenso. E quindi rivolgo un appello al ministro italiano dell’economia, Gualtieri, chiedendogli di non firmare. E’ un appello accorato, in un momento in cui l’Italia è in ginocchio. Non deve assolutamente firmare. Badate bene: esistono i presupposti anche giuridici, affinché questo non avvenga. Paradossalmente, la legge 234 del 22 dicembre 2012 – voluta da Monti, pensate un po’ – dice in maniera estremamente chiara, all’articolo 5, che il governo assicura che la posizione rappresentata dall’Italia nella fase di negoziazione degli accordi «tenga conto degli atti di indirizzo adottati dalle Camere».Nel caso in cui il governo non abbia potuto conformarsi agli atti di indirizzo, il presidente del Consiglio (o un ministro da lui delegato) «riferisce tempestivamente alle Camere». Questo non è mai avvenuto, per il Mes! Sia chiaro. Quindi, noi pretendiamo che ci sia un confronto parlamentare, dove tutte le forze politiche possano confrontarsi sul Mes. Inoltre, da un punto di vista tecnico, c’è una incongruenza palese: al Parlamento Europeo l’ho fatto presente anche in commissione Econ, di cui sono membro effettivo. In una seduta, non più tardi di un mese fa, c’era addirittura lo stesso presidente dell’Eurogruppo, Centeno, insieme a Gentiloni, commissario all’economia. Ebbene, ho sollevato un problema estremamente chiaro: nella bozza di modifica, c’è scritto – fra l’altro – all’articolo 3: «Il Mes può seguire e valutare la situazione macroeconomica e finanziaria dei suoi membri, compresa la sostenibilità del debito pubblico».A casa mia, significa nient’altro che dare un giudizio di credito, cioè esprimere un rating. Subito dopo dice: «A tal fine, un direttore generale collabora con la Commissione Europea e la Bce». No: non può assolutamente dare un giudizio di credito. Cioè: un istituto emittente come la Bce non può dare, a un membro, un giudizio di credito. Già questo basterebbe per inficiare completamente il Mes. Invito tutti gli europarlamentari italiani, indipendentemente dal colore, a manifestare contro il Mes. Personalmente, a Bruxelles, andrò in giro con un cartello “No Mes”: per ribadire, appunto, che il Mes deve passare preventivamente dal Parlamento. Il popolo è sovrano, se lo devono mettere in testa.(Antonio Maria Rinaldi, intervento nella diretta web-streaming “Mes, fermare il contagio” trasmessa su “ByoBlu” e “Pandora Tv” il 7 marzo 2020, registrata su YouTube. Economista post-keynesiano contrario all’austerity europea imposta dall’ideologia neoliberista, Rinaldi – autore di saggi come “La sovranità appartiene al popolo o allo spread?” – è stato eletto europarlamentare nel 2019, come indipendente, nelle liste della Lega. Allievo di Paolo Savona, Rinaldi ha lavorato al Banco di Roma, all’American Service Bank e alla Fideuram, è stato funzionario alla Consob, dirigente all’Eni e direttore generale della consociata Sofid. Docente universitario, ha insegnato economia politica e finanza aziendale presso il Link Campus University di Roma, l’Università degli Studi del Molise di Campobasso e l’Università degli Studi “Gabriele d’Annunzio” di Pescara. Nei panni di analista e divulgatore, ha contribuito a creare il sito web “Scenari Economici”).Il Mes è il classico meccanismo automatico, a cui – purtroppo – tutta la costruzione dell’Unione Europea ci ha abituato, per estraniare completamente i Parlamenti nazionali da qualsiasi processo decisionale: questa è la verità. E nel momento in cui l’Italia, l’Europa e il mondo stanno passando attraverso un’emergenza epocale, si cerca (alla chetichella, nel vero senso della parola) di approvare quest’ennesimo meccanismo automatico. Attenzione: il 16 marzo di sarà la riunione dell’Eurogruppo, e lì inizierà l’iter della ratifica. Cioè: tutti i ministri economici dei vari paesi dovranno dare l’assenso. E quindi rivolgo un appello al ministro italiano dell’economia, Gualtieri, chiedendogli di non firmare. E’ un appello accorato, in un momento in cui l’Italia è in ginocchio. Non deve assolutamente firmare. Badate bene: esistono i presupposti anche giuridici, affinché questo non avvenga. Paradossalmente, la legge 234 del 22 dicembre 2012 – voluta da Monti, pensate un po’ – dice in maniera estremamente chiara, all’articolo 5, che il governo assicura che la posizione rappresentata dall’Italia nella fase di negoziazione degli accordi «tenga conto degli atti di indirizzo adottati dalle Camere».
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Carpeoro: ma siamo sicuri di sapere cosa sta succedendo?
«Entro il 2020 diventerà di prassi indossare in pubblico mascherine chirurgiche e guanti di gomma, a causa di un’epidemia di grave malattia simile alla polmonite, che attaccherà sia i polmoni sia i canali bronchiali e che sarà refrattaria ad ogni tipo di cura». Lo scriveva nel 2004 Sylvia Browne nel libro “Profezie”, sottotitolo “Cosa ci riserva il futuro”, edito in Italia nel 2006 da Mondadori. «Tale patologia – vaticinava l’autrice, statunitense – sarà particolarmente sconcertante perché, dopo aver provocato un inverno di panico assoluto, sembrerà scomparire completamente per altri dieci anni, rendendo ancora più difficile scoprire la sua causa e la sua cura». Sembra proprio lui, il coronavirus, annunciato con 16 anni di anticipo. «Righe che inducono alla riflessione», ammette Gianfranco Carpeoro: «Mi piacerebbe leggere tutto il libro, vedrò di ordinarlo». La Browne, considerata una “sensitiva”, ha scritto decine di volumi sulle sue doti “medianiche” che si sarebbero palesate fin da quando era bambina. Morta nel 2013 in California, aveva partecipato come consulente per polizia e Fbi ad oltre 100 casi di sparizioni e omicidi. Un vero mistero, secondo Carpeoro, avvolge invece l’emergenza attuale: siamo sicuri di sapere cosa sta succedendo, davvero, in Italia e nel mondo?«Siamo in una situazione in cui tutto può succedere: se avessimo politici capaci saprebbero reagire, e questa situazione la trasformerebbero in opportunità». E’ una tesi già anticipata da Gioele Magaldi, presidente del Movimento Roosevelt: proprio l’emergenza è un’occasione d’oro per stracciare le regole truccate dell’austerity europea e rivendicare l’accesso ai fondi che consentirebbero all’Italia di invertire la rotta, con investimenti capaci di produrre occupazione e archiviare la crisi neoliberista. Si profila invece un disastro economico? «Dipende da come reagiamo noi: nel dopoguerra siamo stati capaci di ricostruire un paese in macerie, facendo addirittura il boom economico», afferma Carpeoro, a sua volta “rooseveltiano”, in web-streaming su YouTube con Fabio Frabetti di “Border Nights”. Avvocato per trent’anni (vero nome, Pecoraro) nonché giornalista, romanziere e saggista, Carpeoro non è affatto ottimista sul sistema-Italia: «Temo che il governo firmerà la revisione del Mes», annunciata come una catastrofe finanziaria: c’è il rischio concreto che il nuovo organismo europeo imponga in cambio una “ristrutturazione” del debito, con meccanismi draconiani (una patrimoniale, o il prelievo forzoso dai conti correnti italiani).Siamo a questo? «C’è poco da illudersi: ci caliamo le brache con tutti», protesta Carpeoro, ricordando – a titolo di esempio – il caso Regeni e quello dei due marò accusati di aver ucciso un pescatore al largo delle coste indiane. «L’Egitto ci ha ammazzato un italiano e non abbiamo fatto niente. L’India cattura due concittadini innocenti, per una cosa che non hanno fatto, e noi non facciamo niente». Poi non lamentiamoci, aggiunge Carpeoro, se nessuno rispetta l’Italia e tutti ci calpestano. «Ma di che stiamo parlando? Vallo a fare agli americani, e vedi cosa ti succede. Allora vuol dire che hanno ragione loro, a comportarsi così». Vistosa, in questi giorni, la polemica verso gli Usa, sospettati di aver “infettato” la Cina con il coronavirus, finendo col danneggiare anche l’Italia. Carpeoro è scettico: «Di solito, la sovragestione è abile nello sfruttare le crisi, senza il bisogno di crearle direttamente». Il problema, comunque, è la non-reazione delle vittime. «Parliamo di cose serie, accertate: Trump ha colpito l’Italia in modo inaudito, con i dazi. E noi non abbiamo fatto niente: subiamo, senza fiatare».Cosa avremmo potuto fare? «Uscire dalla Nato, per esempio: avete presente cosa significano, per gli americani, quei 30 miliardi che versiamo loro ogni anno? Invece ci limitiamo a obbedire, come se agli americani non fosse possibile dire di no». E di questo, aggiunge Carpeoro, dobbiamo dire grazie ai politici di oggi. «Quelli di ieri, i Craxi che a Sigonella seppero farsi rispettare, li abbiamo mandati in esilio ad Hammamet». Ma da che parte può essere “scappato”, il coronavirus? Carpeoro allarga le braccia: «Si fanno tante ipotesi, ma la verità è che non lo sappiamo». La prima, vera calamità è proprio la disinformazione: silenzi, omissioni, zero trasparenza. «Immagino ci siano retroscena, ma non li conosciamo. E personalmente – aggiunge Carpeoro – non mi fido di quello che ci viene raccontato: non abbiamo modo di verificare praticamente niente, sulla reale entità della situazione che ci sta investendo».Stupisce, infatti, la gravità delle misure intraprese, dalla chiusura delle scuole al totale isolamento di intere regioni. In pratica: 12 milioni di italiani, letteralmente in quarantena. «Le cifre finora diffuse, quanto a contagiati e deceduti – insiste Carpeoro – non giustificano un allarme così grande. Nemmeno in occasione di epidemie ben più gravi, inclusa la Spagnola, si era fatto ricorso a provvedimenti così restrittivi». Colpa del governo, fatto da dilettanti allo sbaraglio? Non è detto: secondo Carpeoro, la realtà potrebbe essere persino peggiore. «Domanda: c’è forse qualcosa che ci nascondono, riguardo alla reale gravità della situazione?». Uno sguardo al resto dell’Europa (e del mondo) non è certo rassicurante: «Francia e Germania sono nella nostra stessa situazione, ma hanno palesemente taroccato i dati sui decessi per non suscitare allarme e non subire contraccolpi economici. E se l’hanno fatto francesi e tedeschi, figurarsi i coreani». Noi, in compenso, siamo riusciti a brillare una volta di più: «Vent’anni di tagli alla sanità ci hanno messo in croce, di fronte all’emergenza». Quanto a Conte e colleghi, complimenti vivissimi per la fuga di notizie sull’isolamento delle zone rosse, da cui migliaia di persone sono fuggite in massa prima che le strade venissero chiuse dai posti di blocco: «Se voleva frenare il contagio, Conte ha ottenuto il risultato opposto: diffonderlo ulteriormente, dalla Lombardia alle altre regioni».«Entro il 2020 diventerà di prassi indossare in pubblico mascherine chirurgiche e guanti di gomma, a causa di un’epidemia di grave malattia simile alla polmonite, che attaccherà sia i polmoni sia i canali bronchiali e che sarà refrattaria ad ogni tipo di cura». Lo scriveva nel 2004 Sylvia Browne nel libro “Profezie”, sottotitolo “Cosa ci riserva il futuro”, edito in Italia nel 2006 da Mondadori. «Tale patologia – vaticinava l’autrice, statunitense – sarà particolarmente sconcertante perché, dopo aver provocato un inverno di panico assoluto, sembrerà scomparire completamente per altri dieci anni, rendendo ancora più difficile scoprire la sua causa e la sua cura». Sembra proprio lui, il coronavirus, annunciato con 16 anni di anticipo. «Righe che inducono alla riflessione», ammette Gianfranco Carpeoro: «Mi piacerebbe leggere tutto il libro, vedrò di ordinarlo». La Browne, considerata una “sensitiva”, ha scritto decine di volumi sulle sue doti “medianiche” che si sarebbero palesate fin da quando era bambina. Morta nel 2013 in California, aveva partecipato come consulente per polizia e Fbi ad oltre 100 casi di sparizioni e omicidi. Un vero mistero, secondo Carpeoro, avvolge invece l’emergenza attuale: siamo sicuri di sapere cosa sta succedendo, davvero, in Italia e nel mondo?