Archivio del Tag ‘istituzioni’
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Diaz: giustizia 11 anni dopo, nel silenzio della politica
Dunque la Corte di Cassazione ha deciso e ora quel che già sapevamo, nella accezione pasoliniana del termine, è verità giudiziaria. Molte sensazioni si rincorrono. Mi tornano alla mente le parole di Sepulveda il giorno dell’arresto del generale Pinochet: «Scrivo queste righe perché non so fare altro. Abbraccio mia moglie e tutti e due piangiamo. Piangiamo il pianto liberatorio di quanti non abbiamo mai dimenticato, di quelli che non hanno mai smesso di credere nel giorno della minima giustizia. Carmen ed io usciremo a fare una passeggiata, e sentiremo che la pioggia sui nostri volti comincia finalmente a lavare le vecchie ferite». È questo il primo pensiero. La condanna non solo degli esecutori materiali del massacro della Diaz ma anche dei funzionari che hanno coordinato le operazioni e sono ricorsi al falso per giustificare la mattanza
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Pd al capolinea: espulsa Carla Mattioli, pasionaria No-Tav
Vent’anni di trasparente buongoverno hanno fatto di Avigliana un modello di Comune virtuoso? Forse anche troppo virtuoso, per la nomenklatura “bulgara” del Pd torinese che ha infine espulso dal partito l’ex sindaco Carla Mattioli, colpevole di aver resistito con successo al pressing della lista civica rivale, promossa sottobanco da Pd e Pdl per strappare ai No-Tav la cittadina più importante della valle di Susa. Elezioni al cardiopalma: da una parte “Grande Avigliana”, capitanata da Aristide Sada – sostenuto da Fassino e Bersani oltre che dai berlusconiani – e dall’altra Angelo Patrizio, erede di Carla Mattioli, sotto le insegne di “Avigliana Città Aperta”. Missione compiuta: ma a due mesi dal trionfo di Patrizio è scattata la vendetta del Pd, contro Carla Mattioli nonché l’assessore Andrea Archinà e l’ex vicesindaco Arnaldo Reviglio, altro co-fondatore del Pd valsusino.
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Tedeschi o americani? Chiunque vinca, sarà il nostro boia
Allegri, siamo spacciati. L’inedito scontro esploso a Bruxelles non aveva per obiettivo la nostra salvezza. Al contrario, stanno solo decidendo chi scriverà i titoli di coda: il boia di Wall Street o il collega tedesco della Bundesbank? Non cadiamo nell’equivoco, avverte Giulietto Chiesa: la vera posta in gioco non è il braccio di ferro contro la presunta spilorceria della Germania nell’accollarsi l’euro-debito, ma il controllo geopolitico dell’Europa di oggi e di domani. E il nostro destino ha il respiro cortissimo, perché sia le ricette americane che quelle della Merkel prevedono soluzioni nefaste: il nostro futuro nelle mani dei predatori della finanza o, a scelta, in quelle degli autocrati di Berlino. Fine della democrazia, mentre l’intera Europa si condanna a sprofondare in una crisi sociale inaudita e pericolosissima, possibile preludio di una nuova, drammatica Grande Guerra.
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Bufera-Napolitano: anche lui teme la verità su Borsellino?
«Credo che in via D’Amelio ci fosse qualcuno già pronto a prelevare la sua agenda: uccidere Paolo senza farla sparire non sarebbe servito a niente». Motivo: il 25 giugno, a meno di un mese dalla sua tragica fine, nell’ultima uscita pubblica Borsellino aveva detto di «aspettare di essere chiamato per raccontare quello che aveva scoperto su Capaci», dice il fratello Salvatore, che si schiera con Sonia Alfano: sì, Giorgio Napolitano «merita l’impeachment», per aver cercato di ostacolare le indagini sulla trattativa Stato-mafia avviata nel ’92 dopo l’omicidio di Falcone. Ne parlò Massimo Ciancimino: «Mio padre fu contattato dal capitano De Donno del Ros». Claudio Martelli, allora ministro della giustizia, conferma: furono cercati contatti con Vito Ciancimino e ne fu informato Nicola Mancino, allora ministro dell’interno. Mancino però nega. E non ricorda di aver mai incontrato Borsellino, che invece riferì dell’incontro. E Napolitano?
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Ribelli Usa: sovranità alimentare, riprendiamoci la terra
Bastano 150 metri quadrati di terra, coltivata ad orto: possono risolvere da soli il problema dell’alimentazione, per un anno intero, di una famiglia composta da quattro persone. Se il mondo di sfascia giorno per giorno sotto i colpi imperiali della finanza, tra le macerie di un modello di sviluppo giunto al capolinea – con l’inutile corollario del “rigore” inflitto ai cittadini da governi che non hanno soluzioni per uscire dal tunnel – la nuova frontiera del futuro ha un nome antico: sovranità alimentare. Tradotto: trovare un po’ di tempo per tornare alla terra, almeno part-time, e mettersi a coltivare l’orto. Anche nelle città? Sì, certo: e se gli spazi scarseggiano, non resta che occupare quelli liberi. Detto fatto: nel Giorno della Terra, con un atto di disobbedienza civile, centinaia di attivisti americani si sono radunati ad Albany e hanno letteralmente invaso l’Area Gill, vasto appezzamento di proprietà dell’università californiana Berkeley, finora utilizzato solo per testare pesticidi e supportare operazioni speculative.
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L’evasione? Un dramma, ma solo da quando c’è l’euro
L’evasione fiscale? Una tragedia, certo: ma solo da quando siamo rimasti al verde, cioè senza moneta sovrana, costretti a elemosinare l’euro, a tassi da usura. Da quel momento, sottrarre denaro allo Stato significa toglierlo davvero alla comunità dei contribuenti onesti, visto che l’Italia – come gli altri paesi dell’Eurozona – è ridotta a batter cassa presso i cittadini e le aziende per mandare avanti i servizi pubblici. Ma attenzione: solo adesso. Perché prima, al tempo della lira, lo Stato la sua moneta se la “inventava” creandola dal nulla: per finanziarsi, non aveva nessun bisogno delle tasse. Gli evasori fiscali? «Non erano certo dei patrioti», eppure – all’epoca della sovranità monetaria – persino l’evasione «era una risorsa, non un danno», perché il denaro-ombra finiva per rientrare dalla finestra, producendo crescita, occupazione e consumi. La devastazione, insiste Paolo Barnard, ha un altro nome: si chiama euro.
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Come resuscitare l’Emilia terremotata? Facile: senza l’euro
Emilia in emergenza per il terremoto? Certo, ma l’altra metà del problema ha un nome altrettanto catastrofico: euro. «Ora che lo Stato dovrebbe salvarci dai crolli economici e anche fisici di questi mesi, incluso il disastro emiliano, nulla è possibile», protesta Paolo Barnard: «Siamo incatenati e dobbiamo soffrire, per generazioni», quando invece «tutto sarebbe risolvibile in poche ore», se solo l’Italia terremotata disponesse del suo strumento operativo naturale: la moneta sovrana, il “motore” per eccellenza della ricostruzione. «Se all’Italia non fosse stata sottratta la sovranità monetaria, se non ci fossero stati imposti il Patto di Stabilità, i Trattati sovranazionali pro-finanza, il Fiscal Compact, e se oggi non fossimo in regime di “golpe finanziario” con Mario Monti, il governo italiano potrebbe sedersi in Consiglio dei Ministri e deliberare adesso la salvezza delle zone disastrate con mezzi inauditi (per gli standard correnti)».
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Il futuro delle stragi: la mafia si compra l’Italia, legalmente
Sono passati vent’anni dalle stragi di Capaci e di Via D’Amelio. Vent’anni dopo credo che l’urgenza sia capire se quelle bombe scoppiano ancora, cosa hanno prodotto, cosa ci hanno insegnato e cos’è la mafia adesso. In questi venti anni ci hanno fornito i colpevoli perfetti. Come si fa a non odiare i visi di Provenzano, di Riina, di Bagarella? Come si fa a non tirare un sospiro di sollievo a vederli dietro le sbarre e ad autoconvincersi che sono stati loro, e solo loro, a seminare morte e terrore. Come se questi signori fossero stati soltanto dei tumori in un corpo sano, come dei malvagi alieni scesi sulla terra, mostri inumani e geneticamente diversi da noi. Perfetti capri espiatori per farci vivere meglio, anestetizzati. Mettere in piazza quelle facce ed accollare a loro, e solo a loro, la violenza è servito. E’ servito a schermare una verità di fondo: evitare di farci vedere quanto incapaci e criminali sono state le nostre classi dirigenti.
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Rai-choc: bugiardi e criminali, i mandanti di Monti ci odiano
«Ma scusate, quando è sceso lo spread? E’ sceso dopo che la Bce, tra dicembre e febbraio, ha fatto due prestiti alle banche. E non poteva farli prima? Sì, che poteva. Ma non li ha fatti prima, quei prestiti, perché la speculazione viene usata come una clava per obbligare gli Stati a demolire il welfare: demolire i diritti dei lavoratori e, nello stesso tempo, tenerli in vita con la bombola d’ossigeno». Sembra di sentire Paolo Barnard, il promotore italiano della Modern Money Theory, e invece è Paolo Ferrero, segretario di Rifondazione comunista, già ministro prodiano. Ormai, sotto la scure del rigore, Barnard ha fatto scuola: «Non è vero che la speculazione è un incidente», dice ancora Ferrero: «E’ scelta e mantenuta, perché è il modo in cui si riesce a tenere sotto pressione la gente. Per una ragione di fondo: che la gente non ne capisce nulla, della speculazione».
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L’impero della morte: perché gli artisti occupano spazi
Il 5 maggio un gruppo di artisti, architetti, insegnanti e studenti e lavoratori precari della scuola e della comunicazione hanno occupato un edificio chiamato Torre Galfa e l’hanno rinominato Macao. L’edificio è un grattacielo di 35 piani, abbandonato da quindici anni. «Dieci giorni dopo l’occupazione, mentre il corpo gigantesco del precariato cognitivo milanese cominciava a stiracchiare le sue membra e a sintonizzarsi con la torre – scrive Franco “Bifo” Berardi su “Micromega” – sono entrati in azione gli esecutori del piano di sterminio finanziario». Il proprietario, Salvatore Ligresti, «noto alle cronache giudiziarie come corrotto e corruttore», ha deciso che quel posto è suo e deve rimanere com’è: vuoto. «Tutto deve essere vuoto nella città, perché il capitalismo finanziario ha bisogno di distruggere ogni segno di vita. Le risorse materiali e intellettuali vengono progressivamente inghiottite, annullate, perché i predatori possano espandere la loro insensata ricchezza».
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Salvare l’Italia per via elettorale: possibile, ora o mai più
Il boom, c’è da giurarlo, questa volta lo hanno sentito anche al Quirinale. Ma se il boom sarà sufficiente per risollevare le sorti del Paese è cosa ancora tutta da dimostrare. A oggi si può solo dire che il Movimento 5 Stelle è ormai artefice del suo destino. E in parte anche di quello degli italiani. Se, a cominciare da Parma, il Movimento riuscirà a ben governare, i cittadini avranno davanti a loro una valida alternativa al disastrato e disastroso sistema dei partiti. O almeno si ritroveranno tra le mani un pungolo per tentare di spingere finalmente all’azione quel poco che c’è da salvare nei nostri movimenti politici. Se invece il M5S non ce la farà (e la sfida è ardua) bisognerà rassegnarsi a vivere in una nazione che sempre più velocemente passa dal declino al degrado. In una repubblica senza speranza, sempre più ostaggio di cricche, oligarchie e veri e propri gruppi criminali.
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Tzipras: con Hollande, il popolo greco ora sfiderà Bruxelles
“Syriza” terrorizza il fronte dell’austerità: o si mette fine al “rigore”, costringendo Bruxelles a cambiare radicalmente politica, o la Grecia non potrà restare nell’Eurozona, sotto il ricatto dei “golpisti” finanziari che detengono per intero il potere creditizio di un paese ridotto ormai allo stremo. Il cartello della sinistra radicale guidata dal giovane Alexis Tzipras non si è reso disponibile ad una soluzione all’italiana, cioè un governo di tecnocrati sostenuto da una larga coalizione con centrodestra e centrosinistra, “Nuova Democrazia” e Pasok: entrambi gli ex partiti di governo sono infatti indisponibili a modificare il famigerato “memorandum” della Troika costituita da Bce, Fmi e Unione Europea. Dal rifiuto di “Syriza”, la paralisi che ha indotto il presidente ellenico, Karolos Papoulias, a convocare nuove elezioni: e nei sondaggi, è in testa proprio il partito di Tzipras, con una forte tendenza verso la crescita.