Archivio del Tag ‘Il Giornale’
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Covid, disastro Italia: dossier, l’Oms nel mirino dei giudici
Adesso che i riflettori puntano dritti sull’Organizzazione Mondiale della Sanità, qualche testa rischia di saltare. I fatti ormai sono tristemente noti. E non riguardano solo il mancato aggiornamento del Piano pandemico, fattore che ha sicuramente contribuito ad affrontare in modo caotico la pandemia lo scorso marzo e ha portato a livelli di mortalità impressionanti, ma anche (e soprattutto) il rapporto che la divisione europea dell’ente ha redatto sulla risposta dell’italia alla pandemia. Risposta che Francesco Zambon, coordinatore degli autori del documento pubblicato l’11 maggio e fatto sparire nel giro di poche ore, definisce «caotica» e «improvvisata». Cosa è successo in quelle settimane? Nessuno lo vuole dire. Le versioni sono tante e non combaciano. E quando i pm di Bergamo hanno provato a vederci chiaro, ecco che l’Oms ha silenziato la verità obbligando i ricercatori a usare l’immunità. Non solo. Nelle ultime ore, secondo quanto apprende l’agenzia “LaPresse” da fonti vicine al dossier, il responsabile europeo, Hans Henri Klug, sarebbe pronto a ritirare le deleghe all’attuale vice presidente della sezione europea, Ranieri Guerra. Sin dall’inizio, come ricostruito nel “Libro nero del coronavirus”, l’Organizzazione mondiale della sanità non ha fatto altro che fare passi falsi nella gestione del coronavirus.C’è il tweet del 14 gennaio in cui nega la trasmissione del virus da uomo a uomo. Ci sono le inesattezze contenute nel report redatto dopo aver mandato i propri delegati a Wuhan per capire contro quale nemico avevamo iniziato a combattere. Ci sono pacchi di documenti sull’uso delle mascherine che non hanno fatto altro che creare malintesi e imbarazzi. E poi ci sono le ombre che, come già anticipato nei giorni scorsi dal “Giornale.it”, hanno portato i nomi dei vertici di Ginevra a finire non solo sul tavolo dei magistrati bergamaschi, ma anche su quello di altre procure del Belpaese. Nel mirino degli inquirenti ci sarebbe il rapporto intitolato “Una sfida senza precedenti: la prima risposta al Covid-19″. A incuriosire inizialmente era stata la frettolosa cancellazione dal sito dell’Oms dopo essere stato messo online solo poche ore prima. Il perché di questo passo indietro potrebbe essere spiegato da alcuni passaggi scottanti. Tra questi il mancato aggiornamento del “piano pandemico”. Nonostante le normative europee ed internazionali, l’Italia si è trovata ad affrontare la pandemia con linee guida vecchie che risalivano a quattordici anni fa. Per vederci chiaro lo scorso 5 novembre ha convocato Guerra per una audizione. Il direttore aggiunto dell’Oms si è presentato davanti ai pm, ma “a titolo personale”. Questa presa di posizione ha probabilmente iniziato a far sgretolare il muro di silenzi che si è costruito attorno al palazzo di Ginevra.Tra le accuse che gli vengono mosse c’è anche quella di aver fatto pressioni per cancellare il rapporto. A inchiodarlo ci sarebbero anche delle mail che “Report” ha reso pubbliche e su cui ora balla una querela. «Se anche l’Oms si mette in veste critica non concordata con la sensibilità politica del ministro che è certo superiore alla mia non credo che facciamo un buon servizio al paese», avrebbe scritto. «Ricordati che hanno appena dato 10 milioni di contributo volontario sulla fiducia e come segno di riconoscenza per quanto fatto finora, dopo sei anni di zero». Cosa c’è davvero dietro al rapporto censurato? Cosa ha spinto l’Oms a “spubblicarlo” in fretta e furia? Il ministro della salute Roberto Speranza ne era davvero a conoscenza? Ma soprattutto: perché non è mai stato aggiornato il piano pandemico? Se lo avessero fatto si sarebbe evitata l’ecatombe dello scorso marzo? Molto probabilmente sono queste le domande che i pm di Bergamo avrebbero voluto fare agli undici ricercatori dell’European Office for Investment for Health and Development di Venezia per vederci chiaro. Ma nei giorni scorsi i vertici di Ginevra hanno invocato l’immunità diplomatica, impedendo loro di presentarsi di fronte ai magistrati guidati dal procuratore Antonio Chiappani.«Ho ricevuto pressioni e minacce di licenziamento affinché modificassi il rapporto e scrivessi che il Piano pandemico risale al 2016 e non al 2006, come invece è». Zambon, che coordina la sede veneziana che ha redatto il documento, non si fa troppi problemi a dirlo. E probabilmente lo avrebbe anche detto davanti ai pm di Bergamo che lo hanno già convocato almeno tre volte (l’ultima il 10 dicembre). Il problema è che i vertici dell’Oms non glielo lasciano fare. Nelle scorse ore è intervenuta anche la Farnesina. Sabato scorso, secondo quanto anticipato da Massimo Giletti a “Non è l’Arena”, infatti, il ministro degli esteri Luigi Di Maio avrebbe chiesto all’Organizzazione Mondiale della Sanità di «considerare la possibilità di permettere a funzionari ed esperti di acconsentire alla richiesta del procuratore di essere sentiti come persone informate sui fatti». A Ginevra, però, la procedura non ha sortito grandi effetti. E se da una parte l’Oms ha assicurato che il documento è stato rimosso dopo che «sono state riscontrate inesattezze fattuali» e che l’obiettivo era di «di correggere gli errori e ripubblicarlo», dall’altra ha già preso i primi provvedimenti facendo saltare l’incarico a Guerra che, oltre a lavorare per l’organizzazione, fa anche parte del Comitato Tecnico-Scientifico ed è, quindi, a stretto contatto con il ministero della salute.(Andrea Indini, “Un terremoto ora investe l’Oms, l’uomo del Cts rischia di saltare”, dal “Giornale” del 14 dicembre 2020).Adesso che i riflettori puntano dritti sull’Organizzazione Mondiale della Sanità, qualche testa rischia di saltare. I fatti ormai sono tristemente noti. E non riguardano solo il mancato aggiornamento del Piano pandemico, fattore che ha sicuramente contribuito ad affrontare in modo caotico la pandemia lo scorso marzo e ha portato a livelli di mortalità impressionanti, ma anche (e soprattutto) il rapporto che la divisione europea dell’ente ha redatto sulla risposta dell’italia alla pandemia. Risposta che Francesco Zambon, coordinatore degli autori del documento pubblicato l’11 maggio e fatto sparire nel giro di poche ore, definisce «caotica» e «improvvisata». Cosa è successo in quelle settimane? Nessuno lo vuole dire. Le versioni sono tante e non combaciano. E quando i pm di Bergamo hanno provato a vederci chiaro, ecco che l’Oms ha silenziato la verità obbligando i ricercatori a usare l’immunità. Non solo. Nelle ultime ore, secondo quanto apprende l’agenzia “LaPresse” da fonti vicine al dossier, il responsabile europeo, Hans Henri Klug, sarebbe pronto a ritirare le deleghe all’attuale vice presidente della sezione europea, Ranieri Guerra. Sin dall’inizio, come ricostruito nel “Libro nero del coronavirus”, l’Organizzazione mondiale della sanità non ha fatto altro che fare passi falsi nella gestione del coronavirus.
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Klaus Regling, tedesco: l’uomo del Mes controllerà l’Italia
In principio doveva essere un boccone amaro, indigeribile e da respingere con tutte le forze. Una buona fetta degli esponenti del Movimento 5 Stelle, presto rinominati “i ribelli”, era pronta a issare barricate e muovere pericolose guerre intestine a costo di respingere il Meccanismo Europeo di Stabilità. Invece, ecco il sì alla riforma del Mes, decisa all’ultimo Eurogruppo, con il ministro dell’economia, Roberto Gualtieri, pronto a rassicurare gli animi degli alleati di maggioranza. Gualtieri ha provato a spiegare che il via libera alla riforma del Mes non significa automaticamente un suo utilizzo, visto che «la riforma è cosa distinta dalla scelta se usare o meno il Mes sanitario», e che «su questo esistono posizioni diverse nel Parlamento e nella stessa maggioranza, e ogni decisione dovrà essere condivisa dall’intera maggioranza e approvata dal Parlamento». Il tentativo di Gualtieri di calmare le acque è fallito miseramente, visto che la diffidenza tra le fila grilline è aumentata. Però, se non altro, ribelli a parte il M5S non dovrebbe opporsi alla riforma. Dunque: crisi di governo scongiurata. Almeno per il momento. C’è un problema non secondario da considerare con la massima attenzione. Come ha sottolineato “Libero”, la riforma del Fondo salva-Stati che il Parlamento approverà in giornata consegnerà, di fatto, l’Italia nelle mani di tale Klaus Regling. Chi è costui?Iniziamo con il dire che cosa diventerà, ovvero l’alto burocrate più potente d’Europa. Il motivo è semplice, visto che Regling è il direttore generale del Mes. Detto in altre parole, è l’uomo che ha – e avrà sempre di più – i pieni poteri nella gestione del Meccanismo Europeo di Stabilità. Questo significa che, nel caso in cui il debito pubblico italiano scricchiolasse pericolosamente, questo freddissimo burocrate tedesco sarebbe pronto a indossare i panni del commissario straordinario dell’Italia. E un’ipotesi del genere non è neppure tanto remota, considerando che il governo giallorosso, guidato da un Giuseppe Conte sempre più sotto pressione, continua a spendere in bonus e misure sostanzialmente inutili quanto gravose sui conti. Regling è sostanzialmente il direttore generale del Mes. Quest’ultimo, a sua volta, è più di uno strumento: si tratta di un’organizzazione internazionale, creata nel 2012 per assegnare risorse ai paesi dell’Eurozona che si trovano o rischiano di trovarsi in grossi guai finanziari. Va da sé che il prestito – perché di questo stiamo parlando – non è gratuito e include condizioni super-rigorose, dannose per le nazioni con l’acqua alla gola bisognose di un salvagente.Regling, economista e tedesco, ha 70 anni e guida il Mes dal primo giorno. Il suo mandato è stato rinnovato e resterà in carica fino al 2022. La sua storia è piatta e non presenta particolari stranezze. Figlio di un falegname poi eletto in Parlamento con i socialdemocratici, ama ascoltare Wagner e, in economia, crede fortemente a due pilastri: stabilità e rigore. Il signor Klaus è sempre rimasto lontano dalle luci dei riflettori, anche se adesso, con l’imminente riforma del Mes, i suoi poteri saranno talmente enormi che difficilmente riuscirà a nascondersi dietro a un dito. Tra i suoi superpoteri troviamo: la possibilità di affiancare la Banca Centrale Europea nella valutazione della richiesta di sostegno messa sul tavolo da uno Stato e quella di formulare la proposta per aggiustare la situazione di quel paese. Non solo: la riforma introduce pure la “piena indipendenza” del direttore generale e del personale del Mes da ogni potere eletto. La responsabilità, insomma, sarà da intendere solo “nei confronti del consiglio d’amministrazione”. La sua nomina, e quella dei successori, da cosa dipende? Deve essere nominato a maggioranza qualificata dell’80% del capitale del Mes. Considerando che la maggioranza delle quote spettano a Germania (26,9%) e Francia (20,2%), Berlino e Parigi avranno la possibilità di mettere un bel veto sul successore di Regling. Non l’Italia, ferma al 17,7% delle quote.(Federico Giuliani, “La riforma del Mes consegna l’Italia nelle mani del supercommissario tedesco”, dall’inserto “InsideOver” de “Il Giornale” del 9 dicembre 2020).In principio doveva essere un boccone amaro, indigeribile e da respingere con tutte le forze. Una buona fetta degli esponenti del Movimento 5 Stelle, presto rinominati “i ribelli”, era pronta a issare barricate e muovere pericolose guerre intestine a costo di respingere il Meccanismo Europeo di Stabilità. Invece, ecco il sì alla riforma del Mes, decisa all’ultimo Eurogruppo, con il ministro dell’economia, Roberto Gualtieri, pronto a rassicurare gli animi degli alleati di maggioranza. Gualtieri ha provato a spiegare che il via libera alla riforma del Mes non significa automaticamente un suo utilizzo, visto che «la riforma è cosa distinta dalla scelta se usare o meno il Mes sanitario», e che «su questo esistono posizioni diverse nel Parlamento e nella stessa maggioranza, e ogni decisione dovrà essere condivisa dall’intera maggioranza e approvata dal Parlamento». Il tentativo di Gualtieri di calmare le acque è fallito miseramente, visto che la diffidenza tra le fila grilline è aumentata. Però, se non altro, ribelli a parte il M5S non dovrebbe opporsi alla riforma. Dunque: crisi di governo scongiurata. Almeno per il momento. C’è un problema non secondario da considerare con la massima attenzione. Come ha sottolineato “Libero”, la riforma del Fondo salva-Stati che il Parlamento approverà in giornata consegnerà, di fatto, l’Italia nelle mani di tale Klaus Regling. Chi è costui?
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Il Texas alla Corte Suprema: stop alla falsa vittoria di Biden
Ostacolo non da poco in vista per il presidente eletto Joe Biden: il Texas, infatti, chiede di annullare il voto in quattro Stati chiave. Come riporta l’Agi, il procuratore generale del Texas, Ken Paxton, ha fatto ricorso alla Corte Suprema americana contro Georgia, Michigan, Pennsylvania e Wisconsin, accusando questi Stati – decisivi nella vittoria di Biden – di aver sfruttato la pandemia di Covid-19 per «modificare illegalmente all’ultimo minuto» le regole di voto per corrispondenza. Paxton, forte sostenitore del presidente Donald Trump, vorrebbe escludere i quattro Stati dal voto dei grandi elettori in programma il 14 dicembre in cui è attesa la conferma di Biden alla presidenza. Il ricorso, annunciato da Paxton, accusa i dirigenti dei quattro Stati di non aver protetto dalle frodi il voto per posta – esteso a causa della pandemia – riducendo così «il peso dei voti espressi negli Stati che rispettano legalmente la struttura elettorale esposta nella Costituzione». Così il Texas chiede di bloccare l’elezione di Joe Biden: «Usando la pandemia Covid-19 come giustificazione, i funzionari governativi di Georgia, Michigan e Wisconsin e Pennsylvania hanno usurpato l’autorità dei loro legislatori e hanno rivisto in maniera incostituzionale l’elezione del loro stato statuti», riporta la denuncia di Paxton.L’elezione «ha subito irregolarità significative e incostituzionali negli Stati citati», afferma la denuncia del procuratore generale del Texas. Se dovesse avere ragione, la quota dei grandi elettori per il dem Biden passerebbe dagli attuali 306 a 244 (-62), sotto i 270 necessari per la vittoria. È bene inoltre ricordare che la Corte Suprema ha una maggioranza conservatrice (6 a 3) dopo le nomine di tre giudici da parte di Donald Trump. In uno dei retweet del presidente Usa Donald Trump, si legge: «Quest’ultima causa intentata dal Texas direttamente alla Corte Suprema degli Stati Uniti, poco prima della mezzanotte di ieri sera, contro diversi altri Stati per aver violato la Costituzione americana nel modo in cui hanno cambiato le regole elettorali, potrebbe essere quella giusta». L’avvocatessa Sidney Powell, che ha intentato diverse cause per contestare i risultati delle elezioni e non fa parte ufficialmente del team legale di Donald Trump, ha spiegato nelle scorse di aspettarsi che la sua battaglia, soprattutto in Georgia, finisca davanti alla Corte Suprema. «Siamo determinati a vincere, perché il popolo americano è stato derubato dai suoi voti legittimi in queste elezioni, e questo non può esistere», ha aggiunto.Secondo il segretario di Stato Brad Raffensperger non ci sono stati brogli: «Oggi è un giorno importante per l’integrità elettorale in Georgia e in tutto il paese», ha affermato in una dichiarazione. «Le affermazioni inerenti il famoso “Kraken” si dimostrano mitologiche quanto la creatura da cui prendono il nome. I cittadini della Georgia possono ora andare avanti sapendo che i loro voti, e solo quelli legali, sono stati conteggiati in modo accurato, equo e affidabile». Come già riportato da “InsideOver”, Rudy Giuliani ha dichiarato nelle scorse ore che i legislatori in Arizona, Georgia e Michigan potrebbero finire per decidere quali elettori inviare al collegio elettorale. L’ex sindaco di New York ha spiegato che gli Stati controllati dai repubblicani potrebbero votare per l’invio della propria lista di grandi elettori, sottolineando che una tale opzione è sostenuta nella Costituzione degli Stati Uniti. Sia Giuliani che Jenna Ellis hanno fatto pressioni sui legislatori statali negli ultimi giorni per riaffermare il loro potere di scegliere i propri grandi elettori a causa delle presunte prove di brogli. L’ex sindaco ha detto domenica a “Fox Business” che i legislatori della Georgia «hanno avviato una petizione per scegliere i propri elettori», sottolineando che i membri del Gop sono «disgustati» dalle prove mostrate durante un’udienza la settimana scorsa.Trattasi di un’eventualità – quella ipotizzata da Giuliani – che il celebre politologo Graham Allison aveva illustrato poche settimane fa sulla prestigiosa rivista “The National Interest”. Potrebbe accadere ciò che è già successo in occasione delle elezioni presidenziali del 1876, che vedevano contrapposti Tilden e Hayes. Come allora, ogni Stato dovrà riunire la propria assemblea per certificare il risultato delle elezioni e la lista dei grandi elettori al Congresso. Questo dovrebbe accadere indicativamente verso il 6 gennaio. Tuttavia, sottolinea Allison, «i legislatori statali hanno l’autorità costituzionale per concludere che il voto popolare è stato corrotto da possibili brogli, e quindi inviare una lista di elettori in competizione per conto del loro Stato. Ciò significa che in caso di controversie su liste elettorali concorrenti, il presidente del Senato, il vicepresidente Pence, sembrerebbe avere l’autorità ultima per decidere quali accettare e quali rifiutare. E Pence sceglierebbe Trump».(Roberto Vivaldelli, “E ora il Texas chiede di bloccare l’elezione di Joe Biden”, dall’inserto “InsideOver” de “Il Giornale”, del 9 dicembre 2020. Secondo “The Gateway Pundit”, altri 8 Stati sarebbero pronti a unirsi al Texas nell’appello alla Corte Suprema contro la convalida dell’elezione di Biden: si tratta di Louisiana, Arkansas, Alabama, Florida, Kentucky, Mississippi, South Carolina e South Dakota).Ostacolo non da poco in vista per il presidente eletto Joe Biden: il Texas, infatti, chiede di annullare il voto in quattro Stati chiave. Come riporta l’Agi, il procuratore generale del Texas, Ken Paxton, ha fatto ricorso alla Corte Suprema americana contro Georgia, Michigan, Pennsylvania e Wisconsin, accusando questi Stati – decisivi nella vittoria di Biden – di aver sfruttato la pandemia di Covid-19 per «modificare illegalmente all’ultimo minuto» le regole di voto per corrispondenza. Paxton, forte sostenitore del presidente Donald Trump, vorrebbe escludere i quattro Stati dal voto dei grandi elettori in programma il 14 dicembre in cui è attesa la conferma di Biden alla presidenza. Il ricorso, annunciato da Paxton, accusa i dirigenti dei quattro Stati di non aver protetto dalle frodi il voto per posta – esteso a causa della pandemia – riducendo così «il peso dei voti espressi negli Stati che rispettano legalmente la struttura elettorale esposta nella Costituzione». Così il Texas chiede di bloccare l’elezione di Joe Biden: «Usando la pandemia Covid-19 come giustificazione, i funzionari governativi di Georgia, Michigan e Wisconsin e Pennsylvania hanno usurpato l’autorità dei loro legislatori e hanno rivisto in maniera incostituzionale l’elezione del loro stato statuti», riporta la denuncia di Paxton.
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Cacciari: New Deal, o nessuno si salverà dalla crisi Covid
L’intero pianeta è stretto nella morsa del coronavirus, in una pandemia che ormai tiene sotto scacco tutti (o quasi) gli Stati da circa un anno. La crisi sanitaria e la conseguente necessità di imporre delle restrizioni alla circolazione delle persone per bloccare quella del coronavirus hanno impattato con violenza sul tessuto sociale ed economico mondiale, causando una profonda crisi economica traversale. Tuttavia, come spesso accade, sono i soggetti più deboli a pagare le conseguenze peggiori, il che amplifica il divario sociale e alimenta la rabbia. Massimo Cacciari su “La Stampa” ha analizzato l’attuale situazione, partendo da quanto accaduto negli Stati Uniti, dove sabato è stata chiamata la vittoria di Joe Biden su Donald Trump. Il filosofo ha cercato di dare una spiegazione all’evoluzione e al risultato delle elezioni americane. «Disoccupazione alta, precarizzazione economica delle classi lavoratrici, perdita di reddito, ma soprattutto di status sociale, di vastissimi settori di ceto medio sono la destabilizzazione impressionante della base materiale su cui si regge la stessa idea di democrazia rappresentativa», scrive Cacciari, a commento del voto americano per l’elezione di Joe Biden alla Casa Bianca.
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Magaldi: fango sulla Marogna, vogliono ucciderla in carcere
Vogliono “suicidare” in carcere Cecilia Marogna, dopo che la stampa nazionale l’ha dipinta a reti unificate come fatua e disonesta millantatrice. Vero obiettivo: minacciare l’ex capo dei nostri 007 (ora presidente di Leonardo), in modo che taccia sull’infame business dei rapimenti e delle lucrose liberazioni degli ostaggi italiani in Africa. Lo afferma Gioele Magaldi, presidente del Movimento Roosevelt ed esponente del circuito massonico progressista internazionale. Forte di solide relazioni coi servizi segreti, italiani e non solo, Magaldi denuncia «la squallida montatura (giudiziaria e mediatica) che ha colpito la donna arrestata a Milano, che in realtà aveva scoperto come riscattare con poca spesa padre Pierluigi Maccalli, sequestrato in Mali, per la cui liberazione invece sono stati appena spesi 10 milioni di euro». L’improvviso arresto della Marogna, diffamata come “la dama del cardinale Becciu”, per Magaldi è un avvertimento di stampo mafioso rivolto al generale Luciano Carta, di cui la Marogna è stata strettissima collaboratrice. Obiettivo: indurre l’ex direttore dell’Aise a non rivelare nulla sulla verminosa speculazione che si organizza regolarmente dilatando i tempi di rilascio degli ostaggi, allo scopo di aumentare il prezzo del riscatto.«In questa operazione i veri bersagli sono tanti: nel mirino c’è anche Papa Francesco, che aveva nominato il cardinale Giovanni Angelo Becciu come “numero due” della Segreteria di Stato vaticana. Ma quello più grosso – assicura Magaldi – è costituito da un’impresa prestigiosa come Leonardo SpA, punta di lancia dell’hi-tech italiano nel mondo e, ormai, unico soggetto in grado di svolgere un po’ di politica estera per conto del nostro paese, vista l’assenza di ministri all’altezza (e anzi, la presenza alla Farnesina di emeriti imbecilli)». Il presidente roosvetiano lancia quindi un’accusa gravissima: dietro al «polverone mediatico-giudiziario» scatenato contro Cecilia Marogna, valente operatrice collegata all’intelligence italiana e vaticana (presentata invece come un’avventuriera dalle mani bucate) c’è un preciso avvertimento, di stampo intimidatorio, rivolto proprio al generale Luciano Carta, passato dall’Aise a Leonardo: guai, se si lascia scappare qualcosa riguardo al lucroso business che ruota attorno agli italiani rapiti in Africa. «Funziona così: rapitori e liberatori si mettono d’accordo sulla durata del sequestro, in modo da far lievitare la cifra pattuita per il loro rilascio».Magaldi è lettaralmente furibondo con il sistema mediatico italiano: il 13 ottobre, la trasmissione “Fuori dal coro” (Rete 4) non ha mandato in onda una sua intervista, in cui chiariva i retroscena inconfessabili dell’arresto di Cecilia Marogna, fermata il 15 ottobre a Milano su mandato di cattura internazionale emesso dal Vaticano. «E non è tutto: l’agenzia “Adn Kronos” ha pubblicato solo una parte (quella meno rilevante) dell’intervista che ho concesso il 19 ottobre, omettendo quindi gli aspetti sostanziali delle mie rivelazioni». Per questo, annuncia Magaldi l’indomani, nella diretta web-streaming su YouTube condotta da Fabio Frabetti di “Border Nights”, il presidente del Movimento Roosevelt denuncerà la direzione dell’”Adn Kronos” all’Ordine dei Giornalisti e anche in altre sedi, comprese quelle giudiziarie. «Lo stesso – aggiunge – accadrà se il “Corriere della Sera” ostacolerà la pubblicazione dell’intervista concessa all’ottimo Ferruccio Pinotti, che ho scoperto essere in possesso di informazioni concordanti con le mie». Magaldi segnala – come “voce nel deserto”, finora – il reportage pubblicato da Luca Fazzo il 15 ottobre sul “Giornale”, dal titolo “La guerra tra spie dietro Lady Vaticano”: «Un articolo imperfetto, ma che almeno non si beve la storiella della “dama del cardinale”: eppure, è rimasto lettera morta».Attenzione, avverte Magaldi: nel caso accadesse qualcosa di irreparabile, a Cecilia Marogna, i «giornalisti cialtroni» ne sarebbero moralmente corresponsabili: «Non hanno indagato sul vero ruolo di quella donna, appassionata di intelligence e preparatissima in materia di questioni geopolitiche». Al contrario: «L’hanno dipinta come una millantatrice anche un po’ ladruncola, che avrebbe estorto mezzo milione di euro al Vaticano: come se la Segreteria di Stato fosse una comitiva di babbei, a cominciare dal cardinale Becciu». Di più: «Mezzo milione di euro in cinque anni, tra compensi e spese operative, in quel modo sono un’inezia: e Cecilia Marogna – rivela Magaldi – era arrivata a un passo dalla liberazione di padre Pierluigi Maccalli, detenuto in Mali. Liberazione che invece è poi stata ritardata deliberatamente per far salire il prezzo del riscatto, 5 milioni di euro a carico del governo italiano e altri 5 sborsati direttamente dal Vaticano».E’ questo – afferma Magaldi – il verminaio per coprire il quale è stata arrestata e messa alla gogna la Marogna, e non solo lei: «Di questo disegno fa parte anche la recentissima condanna, per una questione legata al caso Mps, di Alessandro Profumo, attuale amministratore dell’ex Finmeccanica», galassia cui appartiene la stessa Leonardo. «Anziché straparlare di come la Chiesa di Francesco scialacquerebbe l’obolo dei fedeli – dichiara Magaldi – ai cialtroni come Mario Giordano di “Fuori dal coro” consiglio di controllare i “balletti” di Borsa subiti in questi giorni dal gruppo Leonardo-Finmeccanica, che evidentemente si vuole intimorire». L’arma di ricatto? «Le tangenti che ogni operatore internazionale di qual calibro deve normalmente versare, purtroppo, se vuole lavorare in paesi senza democrazia». Soldi che passano di mano in mano, tra politici africani, 007 e «sedicenti terroristi», quelli che tengono in piedi «l’industria dei sequestri, che colpisce anche religiosi (da qui l’inevitabile coinvolgimento del Vaticano, per cui operava Cecilia Marogna, agendo in stretto contatto con il capo dell’intelligence italiana all’estero)».Secondo Magaldi, la donna è ora in pericolo di vita: «Se da San Vittore venisse estradata Oltretevere, dove la giustizia è meno trasparente di quella italiana, c’è chi pensa che potrebbe venir “suicidata”: c’è infatti un “progettino”, per far fare anche a lei la stessa fine già toccata a tanti altri, in passato, anche nelle carceri italiane». Facilissimo, oggi, inscenare una sua disperazione da “peccatrice pentita”, «dopo l’infame trattamento a cui l’hanno sottoposta i giornali, senza un minimo di pudore e di scrupolo professionale». Giornali che alle inchieste serie preferiscono le “veline” di regime e il facile scandalismo, che produce solo disinformazione (in questo caso addirittura criminale, se finisse per mettere a repentaglio la vita della detenuta). «Troppi giornalisti si guardano bene dal fare i necessari collegamenti, che consentirebbero loro di domandarsi, per esempio, chi trae vantaggio dall’attacco condotto in Borsa contro il gruppo Leonardo-Finmeccanica». Ma attenzione, avverte Magaldi: «Cecilia Marogna non è sola: c’è chi vigila sulla sua incolumità personale». E non è tutto: «I manipolatori sono avvisati: monitoriamo le loro mosse, daremo loro battaglia e li cacceremo a pedate».Vogliono “suicidare” in carcere Cecilia Marogna, dopo che la stampa nazionale l’ha dipinta a reti unificate come fatua e disonesta millantatrice. Vero obiettivo: minacciare l’ex capo dei nostri 007 (ora presidente di Leonardo), in modo che taccia sull’infame business dei rapimenti e delle lucrose liberazioni degli ostaggi italiani in Africa. Lo afferma Gioele Magaldi, presidente del Movimento Roosevelt ed esponente del circuito massonico progressista internazionale. Forte di solide relazioni coi servizi segreti, italiani e non solo, Magaldi denuncia «la squallida montatura (giudiziaria e mediatica) che ha colpito la donna arrestata a Milano, che in realtà aveva scoperto come riscattare con largo anticipo e con meno denaro padre Pierluigi Maccalli, sequestrato in Mali, per la cui liberazione invece sono stati poi spesi 10 milioni di euro». L’improvviso arresto della Marogna, diffamata come “la dama del cardinale Becciu”, per Magaldi è un avvertimento di stampo mafioso rivolto al generale Luciano Carta, di cui la Marogna è stata strettissima collaboratrice. Obiettivo: indurre l’ex direttore dell’Aise a non rivelare nulla sulla verminosa speculazione che si organizza regolarmente dilatando i tempi di rilascio degli ostaggi, allo scopo di aumentare il prezzo del riscatto.
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Viganò: l’Anticristo odia Trump e ama Bergoglio e la Cina
Ormai libero dal mio incarico ufficiale, l’ispirazione confidatami da Papa Benedetto mi permette di rivolgermi al presidente Trump con la massima libertà, evidenziando quale sia il suo ruolo nel contesto nazionale e internazionale, e quanto la sua missione sia decisiva nello scontro epocale che va delineandosi in questi mesi. La Santa Sede appare oggi assalita da forze nemiche. Io parlo come vescovo, come successore degli apostoli. Il silenzio dei pastori è assordante e sconvolgente. Alcuni addirittura preferiscono appoggiare il Nuovo Ordine Mondiale allineandosi alle posizioni di Bergoglio e del cardinale Parolin che, frequentatore del Bilderberg Club, si è servilmente sottomesso ai suoi diktat, alla stregua di tanti esponenti politici e dei media mainstream. Sono persuaso che quanto ho denunciato nella mia lettera aperta al presidente Trump dello scorso giugno sia ancora valido e possa costituire una chiave di lettura per comprendere gli eventi che stiamo vivendo. La spaccatura in seno all’episcopato americano è il risultato di un’azione ideologica condotta sin dagli anni Sessanta specialmente dalle università cattoliche – e dai gesuiti in particolare – nella formazione di intere generazioni di giovani.
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Bassetti: il terrore (non il virus) farà collassare gli ospedali
Altro che seconda ondata di coronavirus. Il vero pericolo che si profila all’orizzonte per il sistema sanitario nazionale è rappresentato dalla psicosi della malattia. A sostenerlo in una intervista a “Radio Radio” è Matteo Bassetti, direttore della Clinica malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova. Il professore negli ultimi tempi è stato additato di “negazionismo”, termine usato per indicare chi sulla questione Covid-19 si mostra più cauto rispetto alla massa di scienziati ed esperti vari che, invece, prevedono scenari foschi per il prossimo futuro. Ma questo è un appellativo che Bassetti proprio non digerisce. «A chi come me dall’inizio è stato ottimista hanno detto che sono banalizzante, che sono negazionista, mi hanno insultato. Francamente mi sono stufato: che facciano quello che ritengono opportuno, poi vedranno le conseguenze di questo modo di fare informazione a ottobre e novembre», ha spiegato il professore. Il punto, ha sottolineato Bassetti, è la paura che oggi si sta trasmettendo agli italiani. Paura che in autunno potrebbe trasformarsi in una vera e propria psicosi generale, che potrebbe provocare danni al sistema sanitario. Il problema, secondo la previsione dell’infettivologo, sarà che «al primo starnuto, o al primo colpo di tosse, il nostro sistema sanitario salterà per aria per colpa di chi ha terrorizzato il popolo».«Se continuiamo a dire “Ti viene il Covid, sei fritto e muori”, sa cosa succede? Che il primo a cui viene uno starnuto, o 37,2 di temperatura, corre al pronto soccorso. Questo vorrà dire per noi saltar per aria». Bassetti, però, cerca di mostrarsi ottimista e puntualizza che ad oggi il sistema sta funzionando. A dimostrazione di ciò vi è il fatto di riuscire a trovare tanti positivi. «Sappiamo fare tanti tamponi, sappiamo intercettare. Quindi dobbiamo “gioire” dei positivi e non, invece, dire che tutto va male», ha affermato l’esperto. Quest’ultimo ha poi criticato l’informazione che, per un periodo, «si è concentrata unicamente sui morti, quando erano tanti da poter terrorizzare la gente. Ieri è stato il giorno più basso dall’inizio dell’epidemia, perché due morti in un giorno in tutta Italia non c’erano mai stati, e nessuno l’ha nominato». Seppur la situazione oggi risulti migliore rispetto a marzo e ad aprile, non bisogna rilassarsi. Bassetti, infatti, ammette che «questo periodo avremmo dovuto utilizzarlo per dire: abbiamo lavorato bene, abbiamo la capacità di fare i tamponi, gli ospedali sono attrezzati».«Questa è una malattia che all’inizio ha fatto malissimo, perché aveva dei numeri impressionanti, ma oggi il sistema è preparato, la malattia fa meno male, morde meno di quanto mordesse prima, per cui mettete in pratica le misure – la mascherina, il distanziamento, il lavaggio delle mani – ma attenzione, perché se verrete colpiti potrete anche stare a casa vostra, ed essere gestiti da un sistema che funziona». Il professore, quindi, ha invitato tutti a prestare maggiore attenzione alle parole che si usano per raccontare la situazione legata al coronavirus, perché se «continuiamo a dire alla gente: “Morirete tutti di Covid-19, siamo pieni di contagiati, l’Italia è un paese dove non funziona niente e non sappiamo fare nulla”», allora «il problema non sarà la seconda ondata: il problema sarà l’iper-afflusso di persone poco sintomatiche o con nessun problema, ai pronto soccorso». Sulla sintomatologia del Covid, Bassetti ha spiegato che «c’è ancora qualche caso grave sporadicissimo, ma ormai è diventata veramente molto simile a una forma influenzale. Quando arriveremo a ottobre-novembre-dicembre avremo centinaia di migliaia di persone, contemporaneamente, con questi sintomi». A quel punto, il rischio che salti in aria il sistema esiste, «perché tutti saranno terrorizzati da questo virus».(Gabriele Laganà, “A ottobre salta tutto per aria… E non sarà per il coronavirus”, da “Il Giornale” dell’11 agosto 2020).Altro che seconda ondata di coronavirus. Il vero pericolo che si profila all’orizzonte per il sistema sanitario nazionale è rappresentato dalla psicosi della malattia. A sostenerlo in una intervista a “Radio Radio” è Matteo Bassetti, direttore della Clinica malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova. Il professore negli ultimi tempi è stato additato di “negazionismo”, termine usato per indicare chi sulla questione Covid-19 si mostra più cauto rispetto alla massa di scienziati ed esperti vari che, invece, prevedono scenari foschi per il prossimo futuro. Ma questo è un appellativo che Bassetti proprio non digerisce. «A chi come me dall’inizio è stato ottimista hanno detto che sono banalizzante, che sono negazionista, mi hanno insultato. Francamente mi sono stufato: che facciano quello che ritengono opportuno, poi vedranno le conseguenze di questo modo di fare informazione a ottobre e novembre», ha spiegato il professore. Il punto, ha sottolineato Bassetti, è la paura che oggi si sta trasmettendo agli italiani. Paura che in autunno potrebbe trasformarsi in una vera e propria psicosi generale, che potrebbe provocare danni al sistema sanitario. Il problema, secondo la previsione dell’infettivologo, sarà che «al primo starnuto, o al primo colpo di tosse, il nostro sistema sanitario salterà per aria per colpa di chi ha terrorizzato il popolo».
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Politici sempre in vendita: e questa sarebbe democrazia?
La scoperta di Machiavelli è che l’esercizio del potere, ossia la politica (internazionale e nazionale, compreso il potere giudiziario), è complotto: inganno, finzione, doppiezza, affarismo, segreti, tradimento, calunnia, ricatto, disinformazione, prevaricazione, propaganda, manipolazione, (contro)spionaggio, killeraggio, terrorismo, controllo, limitazione delle libertà – il tutto nascosto o giustificato con ragioni ideali ed etiche. E ovviamente, la politica è anche vigorosa negazione di essere quello che è, soprattutto quando si vuole legittimare come democrazia: vuole il consenso popolare per legittimare i suoi atti contrari all’interesse popolare, consenso che non otterrebbe se non nascondendo e negando la propria natura e sforzandosi di screditare chi la analizza e descrive nella sua realtà complottista, accusandolo di complottismo. Che cosa sono i rapporti tra magistrati e politici, e tra politici e banchieri, emersi da recenti scandali, se non complotti? E i falsi dati sulla cosiddetta pandemia, attribuiti alla Protezione Civile per giustificare l’eversiva sospensione della Costituzione, che ora emergono anche grazie ad onesti giudici del Tar del Lazio, non rivelano un complotto del governo?
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Gli Usa fuori dall’Oms: Trump sfida la mafia del coronavirus
Se qualcuno non l’avesse ancora capito, siamo in guerra: lo chiarisce nel modo più drastico Donald Trump, che ha ritirato formalmente gli Stati Uniti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. In primavera, il gelo era sceso con il primo annuncio statunitense: stop alla contribuzione annuale da parte degli Usa, mezzo miliardo di dollari nel 2019. Poi le critiche sempre più accese alla gestione dell’organismo Onu, accusato di colpevole negligenza durante lo scoppio dell’epidemia di coronavirus in Cina. Infine, il 6 luglio, la decisione ufficiale comunicata al Congresso e alle Nazioni Unite: gli Usa sono ufficialmente fuori dall’Oms. La mossa di Donald Trump accende inevitabilmente i riflettori su quelli che ora sono i primi finanziatori dell’organizzazione: la Cina, poco trasparente al momento dell’esplosione pandemica, e un privato come il miliardario Bill Gates, patron della Microsoft e oggi trasformatosi nel maggior propagandista mondiale dell’obbligo vaccinale. Il figlio di Bob Kennedy, l’avvocato Robert Kennedy Jr., gli rivolge accuse terribili: Bill Gates foraggia l’Oms ma in cambio intasca molto più denaro, grazie ai vaccini che fanno capo alla sua holding, prescritti in vari paesi dai programmi vaccinali raccomandati dalla stessa Oms (recentemente esplusa dall’India con l’accusa di aver rovinato quasi mezzo milione di bambini, attraverso vaccini pericolosi per la salute).Ombre cinesi si allungano da tempo sullo stesso direttore generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’etiope Tedros Adhanom Ghebreyesus, che deve a Pechino buona parte della sua carriera politica in un paese come l’Etiopia, strategica porta d’ingresso della Cina verso il continente africano. «Nel mese di maggio – ricorda il “Giornale” – l’Oms era stata accusata dalla stampa Usa e da testate come il “Wall Street Journal” di essere asservita all’influenza di Pechino, che fece sentire il proprio peso geopolitico nell’elezione dello stesso Ghebreyesus nel maggio 2017». Secondo il “Financial Times”, l’Oms è «un’istituzione compromessa», proprio perché «manca di indipendenza dai suoi paesi membri, e “non solo dalla Cina». Le sfide per la salute globale, infatti, «richiedono che l’Oms superi tali interessi parrocchiali», perché «un’istituzione internazionale indipendente e obiettiva» può servire al meglio «anche gli interessi nazionali». Il problema non sono solo i ritardi e la malagestione del Covid-19 ma anche, per esempio, nel 2009, la sua gestione “opaca” dell’epidemia di H1N1, comunemente nota come influenza suina. Il vero problema è che, attualmente, l’80% del bilancio dell’Oms proviene da contributi volontari.Come lo stesso Trump ha più volte sottolineato nelle scorse settimane, l’organizzazione ha sbagliato «ripetutamente» difendendo Pechino dalle accuse di scarsa trasparenza all’inizio della diffusione del Covid. «Quegli errori reiterati – sottolinea Trump – sono stati estremamente gravosi per il mondo». Secondo il presidente Usa, «molte vite avrebbero potuto essere salvate» se l’attuale direttore «avesse seguito l’esempio» di uno dei suoi predecessori alla guida dell’Oms, la norvegese Harlem Brundtland, che nel 2003 riuscì a bloccare la diffusione della Sars. Quello che Trump non può dire apertamente, ma che invece da più parti si sospetta, è che l’attuale gestione dell’Oms – di concerto con la Cina – abbia deliberamente lasciato esplodere il problema Covid, per paralizzare l’Occidente e mettere Trump in difficoltà alla vigilia delle presidenziali americane. Una sorta di rappresaglia, dopo la decisione di Trump di frenare l’egemonia economica cinese, imponendo dazi sulle esportazioni di Pechino. Quello che l’Italia ha già pagato, sulla sua pelle, è intanto l’imposizione del “modello Wuhan” raccomandato proprio dall’Oms: un blocco severissimo ma tardivo, che ha provocato un vero e proprio disastro economico. Ad aggravare la situazione, la decisione italiana di attenersi alle erronee disposizioni – sempre dell’Oms – per contenere il contagio e curare i pazienti.Ora gli italiani fanno i conti con il lockdown “cinese” consigliato dall’Oms: il 50% della popolazione, secondo Bankitalia, è alle prese con difficoltà economiche. Nel frattempo, medici e magistrati denunciano il governo per aver ignorato cure salva-vita, insistendo nell’imporre terapie addirittura deleterie, come l’ossigenazione forzata: quelle, e non il virus, avrebbero provocato migliaia di vittime. Sullo sfondo, si delinea uno scontro geopolitico paragonabile a una nuova guerra fredda. La sfida di Trump ha per bersaglio un’organizzazione, l’Oms, che è stata usata come “arma letale” dall’oligarchia internazionale, anche occidentale e statunitense, che ha permesso alla Cina di realizzare il suo boom economico (con regole truccate) per far trionfare un modello da esportare poi in un Occidente non più democratico. In altre parole: colpendo l’Oms, Trump si scaglia contro il potere apolide, neoliberista, che ha permesso alla Cina di fare concorrenza sleale ai lavoratori e alle imprese occidentali, con prodotti a basso costo grazie a condizioni di lavoro prive di tutele, in un sistema senza democrazia e senza leggi a salvaguardia dell’ambiente. Ecco perché oggi Trump si sfila dall’Oms “cinese”, che probabilmente ha manipolato la stessa pandemia, trasformando il coronavirus in un’arma contro la libertà e la democrazia.Se qualcuno non l’avesse ancora capito, siamo in guerra: lo chiarisce nel modo più drastico Donald Trump, che ha ritirato formalmente gli Stati Uniti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. In primavera, il gelo era sceso con il primo annuncio statunitense: stop alla contribuzione annuale da parte degli Usa, mezzo miliardo di dollari nel 2019. Poi le critiche sempre più accese alla gestione dell’organismo Onu, accusato di colpevole negligenza durante lo scoppio dell’epidemia di coronavirus in Cina. Infine, il 6 luglio, la decisione ufficiale comunicata al Congresso e alle Nazioni Unite: gli Usa sono ufficialmente fuori dall’Oms. La mossa di Donald Trump accende inevitabilmente i riflettori su quelli che ora sono i primi finanziatori dell’organizzazione: la Cina, poco trasparente al momento dell’esplosione pandemica, e un privato come il miliardario Bill Gates, patron della Microsoft e oggi trasformatosi nel maggior propagandista mondiale dell’obbligo vaccinale. Il figlio di Bob Kennedy, l’avvocato Robert Kennedy Jr., gli rivolge accuse terribili: Bill Gates foraggia l’Oms ma in cambio intasca molto più denaro, grazie ai vaccini che fanno capo alla sua holding, prescritti in vari paesi dai programmi vaccinali raccomandati dalla stessa Oms (recentemente espulsa dall’India con l’accusa di aver rovinato quasi mezzo milione di bambini, attraverso vaccini pericolosi per la salute).
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Cure ignorate, ecco la strage Covid: denunciato il governo
«Le cure c’erano, ma sono state ignorate». In sostanza: è stata l’ostinata negligenza del governo Conte a trasformare in una strage (35.000 morti) la comparsa del coronavirus? Insieme al virologo Giulio Tarro e al magistrato Angelo Giorgianni, il medico ricercatore Paquale Bacco presenterà una denuncia presso la procura della Repubblica di Roma e un ricorso alla Corte Europea di Giustizia contro i provvedimenti presi dal governo durante l’apice della pandemia in Italia. I tre esperti, annuncia il “Giornale”, lo faranno attraverso la loro associazione “L’Eretico” cui fanno parte circa 2.000 medici e giuristi. Nell’esposto, come si legge in una nota stampa, si mettono in evidenza una serie di aspetti della malagestione dell’emergenza Covid-19 in Italia, in particolare sotto il profilo medico-scientifico, epidemiologico e giuridico. «Approcci diagnostici sbagliati, cure inappropriate, misure di contenimento del contagio e di sicurezza scriteriate, in vigore ancora oggi». Per gli esperti dell’Eretico, «sono stati calpestati i diritti dei cittadini tutelati dalla Costituzione italiana e in sede internazionale», scrivono Tarro, Bacco e Giorganni nella nota. «Noi abbiamo ucciso le persone, anche se in buona fede, perché si era dinanzi ad una situazione nuova, ma in terapia intensiva è stata applicata una cura sbagliata». Accusano i sanitari: «Si diceva di non utilizzare gli antinfammatori, che ora invece sono alla base della nuova terapia».Oggi si sa che il protocollo terapeutico per contrastare il coronavirus era sbagliato: è stato quello – e non il virus – a provocare migliaia di decessi. Il ministero della salute si è difeso sostenendo che poichè il virus era nuovo, non sapevano come affrontare l’epidemia? «In realtà, nella gestione della crisi sanitaria sono state violate le più elementari regole che in casi del genere sarebbe stato obbligatorio seguire», scrive il newsmagazine “Formazione Concorsi Magistratura”. «Non veniva utilizzata l’eparina ed è stata effettuata la ventilazione profonda». Accusa Bacco: «Io ho visto le basi dei polmoni di pazienti Covid, durante le autopsie, ed erano completamente ustionate perché l’ossigeno puro mandato ad una certa pressione ha creato una vera e propria ustione. Poi si creavano le tromboembolie, perché l’ossigeno non circolava in quanto i polmoni erano occlusi». I medici, aggiunge Bacco, hanno seguito le linee-guida del governo utilizzando un protocollo completamente sbagliato: «È stato come curare un diabetico con lo zucchero». Non è finita. Sotto accusa, nell’esposto, c’è anche l’uso delle mascherine, «per il quale lo stesso ministero della salute prevede possibili controindicazioni».Attenzione anche alla ventilata somministrazione del vaccino: può avvenire solo a patto che sia volontaria e trasparente. Il comitato legale dell’associazione “L’Eretico” ha già predisposto il modulo che i cittadini potranno utilizzare per chiedere al proprio datore di lavoro (o al dirigente scolastico, in caso di scuole) «di assumersi la responsabilità civile e penale per gli eventuali danni alla salute derivanti dall’uso del dispositivo». Un modulo analogo è stato preparato per l’assunzione di responsabilità del medico o del pediatra: si chiede di rispettare la “libera scelta” nei confronti del paziente (e nei confronti del medico, da parte dell’Asl) «laddove sia disposta la somministrazione di un vaccino obbligatorio». Precisa sempre Bacco: «Il consenso informato del paziente è richiesto per legge: eventuali controindicazioni derivanti dalla cura devono essere indicate dal medico, perché il paziente possa decidere se accettare o meno la cura e i suoi possibili danni». I moduli sono stati pubblicati sul sito dell’associazione, ed è già possibile scaricarli gratuitamente.«La cosa più brutta – conclude il medico legale – è che nessuno ha chiesto scusa. Ora è un dato: sono state applicate le terapie sbagliate, e nessuno ha detto “abbiamo sbagliato”». Così, dopo una prima istanza in autotutela inviata già a maggio al governo, all’Istituto Superiore di Sanità e ai presidenti delle Regioni, l’associazione “L’Eretico” presenterà nelle prossime ore questa richiesta di valutazione penale. L’accusa: sono state mantenute misure palesemente errate, «nonostante i presupposti su cui erano fondate non abbiano trovato concorde la comunità scientifica». Misure che poi sono state «smentite da studi e ricerche di carattere internazionale, nonché dalla stessa realtà dei fatti», riassume il blog economico-finanziario “Il Denaro”. «In particolare, rispetto all’operato del Comitato tecnico-scientifico del governo, l’associazione rileva che non ha approfondito le indicazioni e le evidenze scientifiche alternative suggerite da alcuni esperti». Alla magistratura si chiederà dunque di verificare «se sussistano condizioni di conflitto di interesse tali da influenzare le decisioni assunte».«Le cure c’erano, ma sono state ignorate». In sostanza: è stata l’ostinata negligenza del governo Conte a trasformare in una strage (35.000 morti) la comparsa del coronavirus? Insieme al virologo Giulio Tarro e al magistrato Angelo Giorgianni, il medico ricercatore Pasquale Bacco presenterà una denuncia presso la procura della Repubblica di Roma e un ricorso alla Corte Europea di Giustizia contro i provvedimenti presi dal governo durante l’apice della pandemia in Italia. I tre esperti, annuncia il “Giornale“, lo faranno attraverso la loro associazione “L’Eretico”, di cui fanno parte circa 2.000 medici e giuristi. Nell’esposto, come si legge in una nota stampa, si mettono in evidenza una serie di aspetti della malagestione dell’emergenza Covid-19 in Italia, in particolare sotto il profilo medico-scientifico, epidemiologico e giuridico. «Approcci diagnostici sbagliati, cure inappropriate, misure di contenimento del contagio e di sicurezza scriteriate, in vigore ancora oggi». Per gli esperti dell’Eretico, «sono stati calpestati i diritti dei cittadini tutelati dalla Costituzione italiana e in sede internazionale», scrivono Tarro, Bacco e Giorganni nella nota. «Noi abbiamo ucciso le persone, anche se in buona fede, perché si era dinanzi ad una situazione nuova, ma in terapia intensiva è stata applicata una cura sbagliata». Accusano i sanitari: «Si diceva di non utilizzare gli antinfammatori, che ora invece sono alla base della nuova terapia».
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Quasi un italiano su due rifiuta l’idea del vaccino anti-Covid
Oltre 4 italiani su 10 sarebbero poco propensi a vaccinarsi. È quanto emerge da una recente ricerca dell’Università Cattolica di Milano, scrive Andrea Pegoraro sul “Giornale”. Lo studio evidenzia che il 41% degli individui intervistati ritiene tra il “per niente probabile” o a metà tra “probabile e non probabile” la possibilità di una futura vaccinazione. L’indagine è stata condotta tra il 12 e il 18 maggio su un campione di 1000 persone, rappresentativo di tutta la popolazione italiana, ed è stata realizzata attraverso interviste web assistite da computer. La ricerca si è svolta nell’ambito del progetto Craft della Cattolica, campus di Cremona, ed è stata coordinata dalla professoressa Guendalina Graffigna insieme a Greta Castellini, Lorenzo Palamenghi, Mariarosaria Savarese e Serena Barello. Lo studio analizza la propensione al vaccino da un punto di vista territoriale, di età e di professione, senza dimenticare l’aspetto psicologico. A livello geografico le differenze non sono così marcate. Basti pensare che rispetto al dato nazionale, l’orientamento a non vaccinarsi risulta leggermente maggiore nel Centro Italia (43%).Qualche dato in più emerge incrociando il dato di base con i fattori socio-demografici. «In generale – spiega la profesoressa Graffigna, docente di psicologia dei consumi e direttore del centro di ricerca EngageMinds Hub dell’Università Cattolica – i più giovani (34% contro il 41% del totale campione) e i più anziani (29% contro il 41% del totale campione) sono meno esitanti nei confronti della vaccinazione. Più cariche di dubbi, invece, risultano le persone tra i 35 e i 59 anni (48% contro il 41% del totale campione)». La professoressa sottolinea poi che i pensionati e gli studenti si confermano più fiduciosi verso il vaccino, mentre gli operai e nella media impiegati e imprenditori sono più perplessi. «Arrivano informazioni interessanti dal profilo psicologico, in particolare dal giudizio sulla vaccinazione come atto di responsabilità sociale», osserva il “Giornale”: «Dalla ricerca emerge che chi ha un atteggiamento individualista nella gestione della salute e non considera il vaccinarsi come atto responsabile, tende a essere ancora più scettico verso un futuro programma vaccinale per il coronavirus (71% contro 41% del totale campione)».Al contrario, appaiono decisamente più propensi della media quanti ritengono che i loro comportamenti abbiano un valore importante per la salute collettiva. «Questi dati sono un campanello di allarme di cui tenere conto», conclude Graffigna, che è favorevole alla prospettiva del vaccino, «soprattutto perché segnalano la necessità di iniziare sin da subito con una campagna di educazione e sensibilizzazione dedicata alla popolazione in cui aiutare a comprendere l’importanza di vaccinarsi contro la Covid-19». Ipotesi che peraltro è caldamente sconsigliata da autorevoli clinici, per almeno due ragioni. La prima: non è affatto scontato che si possa sperimentare l’efficacia di una vaccinazione contro un virus così mutevole come quello che ha originato la sindrome Covid. La seconda: non si vede la ragione di ricorrere al vaccino per un problema che ormai – da moltissimi medici – è stato ridimensionato, come patologia perfettamente curabile con tranquillità: lo certifica implicitamente la stessa Oms, che ha appena convalidato l’efficacia delle cure con farmaci cortisonici. Una terapia inutilmente segnalata al ministro Speranza, due mesi fa, da 30 medici italiani. Se basta il cortisone per scacciare l’incubo-Covid, perché mai vaccinarsi?Oltre 4 italiani su 10 sarebbero poco propensi a vaccinarsi. È quanto emerge da una recente ricerca dell’Università Cattolica di Milano, scrive Andrea Pegoraro sul “Giornale“. Lo studio evidenzia che il 41% degli individui intervistati ritiene tra il “per niente probabile” o a metà tra “probabile e non probabile” la possibilità di una futura vaccinazione. L’indagine è stata condotta tra il 12 e il 18 maggio su un campione di 1000 persone, rappresentativo di tutta la popolazione italiana, ed è stata realizzata attraverso interviste web assistite da computer. La ricerca si è svolta nell’ambito del progetto Craft della Cattolica, campus di Cremona, ed è stata coordinata dalla professoressa Guendalina Graffigna insieme a Greta Castellini, Lorenzo Palamenghi, Mariarosaria Savarese e Serena Barello. Lo studio analizza la propensione al vaccino da un punto di vista territoriale, di età e di professione, senza dimenticare l’aspetto psicologico. A livello geografico le differenze non sono così marcate. Basti pensare che rispetto al dato nazionale, l’orientamento a non vaccinarsi risulta leggermente maggiore nel Centro Italia (43%).
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Gli Stati Generali servirebbero all’opposizione: è scomparsa
Gli Stati generali sono un assurdo per un governo in carica perché sostituiscono il fare col dire, e questo soprattutto nella nostra emergenza è un gravissimo tradimento; sarebbero invece utili alle opposizioni se mettessero a fuoco una risposta organica, una compagine e una proposta alternativa di governo. E sarebbero il segno di un’iniziativa politica dell’opposizione, non solo di una piazzata. Ci sono in Italia tre forze principali all’opposizione che formano il cosiddetto centro-destra, due sovraniste e una intermittente. Ci sono tre principali quotidiani d’opposizione, quasi nella stessa situazione, più qualche programma televisivo, che battagliano contro il potere in carica. C’è mezza Italia con loro, anche se i lettori sono una piccola minoranza di questo popolo. Nel mezzo, però, tra l’opposizione e la gente, c’è un vuoto, un deserto, manca qualcosa d’essenziale: mancano classi dirigenti o luoghi di formazione e di selezione, mondi, imprese, movimenti, culture, visioni, strategie. E manca soprattutto un racconto diverso sull’Italia, sul mondo, sulla storia passata e presente, differente da quello che passa il regime. Come mai?La soluzione al problema è facile e pure vistosa: l’egemonia culturale ha il monopolio della narrazione, ed è tutta dall’altra parte, un tempo marxista e gramsciana, poi sessantottina, radical-progressista e antifascista, e ora pure grillo-trasformista. Il potere culturale si annoda all’establishment ed è nelle mani sinistre, non solo da noi; ed è esercitato, non ci stancheremo mai di ripeterlo, come una cupola mafiosa, con gli stessi metodi, protezioni, esclusioni, ostracismi e omertà, anche se incruenti. Possono fallire le loro idee, finire gli slanci rinnovatori, mancare gli autori all’altezza; e sostituirli coi palloni gonfiati, gli slogan, i riflessi condizionati, i pugni chiusi, le sentenze di qualche magistrato, i precetti della nuova religione politically correct, il catechismo del nuovo bigottismo progressista. Ma il quadro non cambia. E allora torniamo a un nostro tormento che ad alcuni di voi sembrerà un tormentone. Ma perché a quel consenso politico alle forze d’opposizione che sono tuttora maggioranza nel paese e dunque governo potenziale d’Italia, non corrisponde poi nulla a livello sociale, culturale, mediatico, narrativo?Perché non c’è un altro racconto oltre quello unico, globale, ossessivo, che ci viene propinato ogni giorno? Perché l’agenda dei temi e delle narrazioni, il senso della nostra epoca, è sempre in quelle mani e chi vi si oppone al più gioca di rimessa, avversa i loro discorsi, contrasta le loro dominazioni, ma senza lanciare modelli, linguaggi, valori, racconti alternativi? C’è chi si consola dicendo che va così, loro dominano la cultura e l’ideologia, ma ad altri tocca governare e affrontare la realtà, con spirito pratico. Loro parlano parlano ma poi perdono al voto, sono una minoranza. Versione finto-consolatoria, perché sappiamo bene quanto invece siano impediti e condizionati coloro che vanno a governare, avendo contro la bolla ideologica di scomunica; ne subiscono la fatwa, la pubblica interdizione. E sappiamo pure quanto conta in termini d’intimidazione e dominazione il monopolio del discorso rispetto a chi ne è bersaglio e vittima. Vedete che succede a Trump, la violenta campagna a tutti i livelli per impedire la sua rielezione con ogni mezzo.Se parli di opposizione, alla fine non vai oltre i nomi, le facce, la gag dei leader; e quando immagini un’Italia alternativa non riesci ad andare oltre la piazza del 2 giugno, del 4 luglio o poco altro. E magari, a ulteriore conforto, ti soccorrono i nomi di alcuni governatori, sindaci e giunte. Ma finisce lì. L’opposizione in Italia è una forza politico-elettorale, un paio di facce e cognomi; la sinistra invece non ha leader ma è una forza socio-culturale, ideologico-politico-morale diffusa, ramificata, a ogni livello. La destra è realtà nuda e cruda, la sinistra è rappresentazione, molteplice e polivalente. La destra è piazza e urna, la sinistra è salotto, terrazza, poteri, cattedra, pulpito, sacrestia, editoria, libro, premio, film, tribunale, teatro, tendenza, regime, anarchia, eccetera. Viviamo, non solo in Italia, in una democrazia asimmetrica, squilibrata.Non si può far nulla, allora? Lasciate che io vi dica una cosa. Parlo a titolo personale. Preferisco anch’io che al governo ci vadano forze di destra, sovraniste, nazional-popolari, antisinistra, antigrilline. Penso che farebbero poco di quel che dicono ma almeno un po’ meglio di quel che dicono e fanno i loro avversari; meno danni perlomeno, più qualche piccolo tentativo di riforma (avendo l’inferno contro). Però, tenetevi forte: considero quei cambiamenti, quei correttivi meno importanti della mancata sfida sul piano delle idee, dei valori, dei linguaggi, dei comportamenti. Ovvero, più che governare, prima che governare, a me piacerebbe un serio tentativo di cambiare la mentalità dominante, di rovesciare l’egemonia e i suoi derivati o perlomeno di contenderla in modo adeguato. Perché quello sarebbe un vero cambiamento, strutturale, epocale, non effimero e occasionale; un cambiamento destinato a durare e non a passare con una folata di leggi e poi controleggi.E quel che più sconforta è che questo tema non viene minimamente sfiorato o solo compreso da chi potrebbe da un giorno all’altro trovarsi a governare l’Italia. Non dico che si debba creare un’egemonia culturale uguale e contraria, ma almeno avere due chiavi di lettura diverse della realtà. Non dico che si debba riuscire nella titanica impresa, ma nemmeno provarci, però, è imperdonabile. E se non si affronta questa contesa su questo piano, l’atteso cambiamento si riduce a una piccola roba di breve respiro, che non lascia tracce. Non ci cambia la vita se Salvini o Meloni vanno al governo; invece cambia davvero se qualcosa muta nelle idee dominanti, nella vita reale, nella mentalità dell’epoca.(Marcello Veneziani, “Gli Stati Generali ci vorrebbero all’opposizione”, da “La Verità” del 22 giugno 2020).Gli Stati generali sono un assurdo per un governo in carica perché sostituiscono il fare col dire, e questo soprattutto nella nostra emergenza è un gravissimo tradimento; sarebbero invece utili alle opposizioni se mettessero a fuoco una risposta organica, una compagine e una proposta alternativa di governo. E sarebbero il segno di un’iniziativa politica dell’opposizione, non solo di una piazzata. Ci sono in Italia tre forze principali all’opposizione che formano il cosiddetto centro-destra, due sovraniste e una intermittente. Ci sono tre principali quotidiani d’opposizione, quasi nella stessa situazione, più qualche programma televisivo, che battagliano contro il potere in carica. C’è mezza Italia con loro, anche se i lettori sono una piccola minoranza di questo popolo. Nel mezzo, però, tra l’opposizione e la gente, c’è un vuoto, un deserto, manca qualcosa d’essenziale: mancano classi dirigenti o luoghi di formazione e di selezione, mondi, imprese, movimenti, culture, visioni, strategie. E manca soprattutto un racconto diverso sull’Italia, sul mondo, sulla storia passata e presente, differente da quello che passa il regime. Come mai?