Archivio del Tag ‘Guido Viale’
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Viale: crescita per uscire dal debito? Siamo al delirio
Ultima legge-capestro, il pareggio di bilancio da inserire addirittura nella Costituzione. Norma che il 30 novembre alla Camera è stata votata senza batter ciglio dalle anime morte del Pd e del Pdl, che contro ogni evidenza si ostinano a scommettere sulla manovra di Mario Monti: recuperare il disavanzo con una chimera ormai tragicamente ridicola, la “crescita”, e far pagare a lavoratori e pensionati gli interessi di un disastro perfetto, costruito dalla rendita finanziaria basata sul debito-truffa e dalla più gigantesca evasione fiscale d’Europa. In arrivo una “cura” drastica, ingiusta e soprattutto inutile, protesta il sociologo Guido Viale: per “rimedi” come quelli prospettati da Monti servirebbero tassi di crescita come quelli della Cina, mentre l’Italia è ormai in recessione e il resto dell’Europa sta per entrarci.
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Crescita e debito-truffa, Viale: liberiamoci dalla schiavitù
È sempre più chiaro che non solo la Grecia e l’Italia, ma anche l’Europa, gli Stati Uniti e il mondo intero, stanno marciando verso una recrudescenza irreversibile della crisi in corso. La questione del debito – dei debiti: quelli delle “famiglie”, delle imprese, delle banche, dei “fondi”, degli Stati – ha offuscato quasi completamente la questione ambientale, a partire dai cambiamenti climatici e, a seguire, dell’acqua, della biodiversità, della deforestazione, dell’esaurimento delle risorse rinnovabili e non rinnovabili. Il pianeta Terra viene messo al tappeto da una “crescita” di prelievi e di emissioni che non è in grado di sostenere.
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Ribelliamoci, o ci faranno fare la stessa fine della Grecia
L’Italia è già avviata verso lo stesso fallimento della Grecia e le misure “lacrime e sangue” prescritte dalla Bce non potranno certo salvarla, né peraltro hanno questo obiettivo: come per la Grecia, Draghi e Trichet mirano solo a tutelare i creditori bancari, preparandosi alla confisca dei beni comuni che gli italiani – col referendum di giugno – hanno dichiarato di voler invece difendere, perché sono l’ultimo baluardo della loro sovranità pubblica. Lo afferma senza mezzi termini il sociologo Guido Viale: non è vero che l’Italia è senza governo, un governo c’è eccome – solo che è straniero. E a salvare il paese non sarà certo il prossimo esecutivo, «quello che si sta allenando a bordo campo con la benedizione di Confindustria», la stessa «che ha coccolato per 17 anni Berlusconi dimostrando – tra l’altro – di essere un allenatore da strapazzo».
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Economia verde, anziché crescita senza benessere
Nella seconda metà del secolo scorso quasi tutti i paesi del Sud del mondo si sono indebitati per promuovere una crescita (allora si chiamava “sviluppo”) che non è mai venuta. Poi, non potendo ripagare il servizio del debito, sono stati tutti presi sotto tutela dal Fmi, che ha loro imposto privatizzazioni e riduzioni di spesa analoghe a quelle imposte oggi dalla Bce e dal Fmi ai paesi cosiddetti Piigs: con la conseguenza di avvitare sempre più la spirale del debito. La letterina (segreta) che la Bce ha spedito al governo italiano per dirgli che cosa deve fare quei paesi la conoscono bene: ne hanno ricevute a bizzeffe, e sono andati sempre peggio. Viceversa, le economie cosiddette emergenti sono quelle che avevano scelto di non indebitarsi, o che ne sono uscite con un default: cioè decidendo di non pagare – in parte – il loro debito.
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Siamo indignati, e ora ci riprendiamo il futuro che ci spetta
Noi siamo indignati. Siamo indignati contro i governi europei, che stretti tra la crisi e le politiche liberiste e monetariste imposte dalla Bce e dall’Fmi, accettano di essere esautorati delle funzioni democratiche per diventare semplici amministratori dei tagli della spesa sociale, delle privatizzazioni, della precarizzazione del mondo del lavoro e della costruzione di opere faraoniche, incuranti dell’ambiente e delle popolazioni. Siamo indignati perché le classi dirigenti continuano a proporci l’austerity per le popolazioni, mentre le rendite e i privilegi della finanza, dei grandi possidenti e della politica rimangono intonse, quando non crescono.
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Futuro a chilometri zero: scendiamo dal treno del disastro
Siamo milioni, abbiamo le idee chiarissime su come uscirne dalla crisi: tornare al territorio, accorciare le filiere. Ma manca ancora uno strumento essenziale: la politica. Qualcuno che organizzi l’oceano critico dei cittadini messi in pericolo dalle “manovre” europee taglia-diritti, figlie di un impianto ideologico oblsoleto e una prassi grottesca, quando non criminale: tassi d’usura per le speculazioni sul debito, popoli interi che pagano per gli errori e le razzie dell’élite finanziaria, e poi politici, giornali e imprenditori che, anche di fronte allo scenario di rovine che la globalizzazione selvaggia sta spalancando davanti agli occhi di tutti, ripetono le liturgie fanatiche del loro fallimento: crescita, grandi opere, trasporti mondiali di merci, “sviluppo”. E’ finita, per sempre: prima lo ammettono, e prima ci salveremo.
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Schiava della finanza, questa politica ci dichiara guerra
La Tav Torino-Lione? Una truffa: tutti sanno che non si realizzerà mai, ma i pochi cantieri che potrebbero venir aperti basterebbero a tener buoni per un po’ i costruttori amici dei politici, e quindi le banche. Idem il bluff della “Fabbrica Italia” di Marchionne, o gli inceneritori che fanno la gioia di chi li costruisce, o magari gli affari d’oro dei terreni per l’Expo di Milano. Dietro la fiaba della “crescita” c’è un’amara verità: mercati saturi. Quel tipo di produzioni e investimenti non fanno sviluppo e non creano occupazione, ma solo «danni e violenza». Il problema vero? Non è il debito, ma il sistema economico. E i grandi burattinai della finanza giocano al massacro: tanto, loro ci guadagneranno lo stesso, e a rimetterci saremo solo noi, cittadini senza più diritti né sovranità, né veri partiti a cui affidare il voto.
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Cultura civile per l’Italia, dalla valle che resiste alla Tav
Riattivare la cittadinanza, narcotizzata dalla televisione e dai media “disattenti”: è l’obiettivo della maratona culturale “Il Grande Cortile”, che in realtà si rivolge a una fetta di cittadini già da tempo iper-attivi: i valsusini che si battono contro il progetto Torino-Lione per l’alta velocità ferroviaria. Non solo con sfilate e convegni, cortei e presìdi territoriali, ma anche con l’arma civile della cultura: da Paolo Rumiz a Maurizio Pallante, da Marco Revelli a Guido Viale, da Salvatore Settis a don Nandino Capovilla, fondatore di Pax Christi. Dal 14 gennaio, “Il Grande Cortile” apre i battenti per ragionare sui temi-chiave di un presente, di una realtà che sembrava scomparsa dalle cronache: lavoro, ambiente, futuro.
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Addio Fabbrica Italia, prepariamoci ad archiviare l’auto
L’unica certezza è che gli operai vedranno peggiorare le loro condizioni di lavoro, mentre l’ipotetico rilancio della Fiat – che spera di vendere milioni di auto, non si capisce a chi – resta un programma ancora vago, senza impegni precisi. Per i 5200 dipendenti di Mirafiori (età media 48 anni, molte le donne) il futuro è tristemente chiaro: 18 turni, otto ore filate senza mangiare, tre pause per i bisogni fisiologici, 120 ore di straordinario obbligatorio e il divieto di ammalarsi in prossimità delle feste. Scoraggiato lo sciopero, i rappresentanti dei lavoratori saranno scelti da chi ha sottoscritto il diktat della Fiat.
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Emergenza rifiuti? Un trucco: l’inceneritore ringrazia
Emergenza rifiuti: un giallo? Ma no, nessun enigma. Qualcuno, semplicemente, interrompe il ritiro della spazzatura per incepparne lo smaltimento. Obiettivo vero: scoraggiare la raccolta differenziata, a tutto vantaggio degli inceneritori. La concorrenza fra riciclaggio ecologico e incenerimento spiega le crisi-rifiuti che si succedono, non solo a Napoli. «Se teniamo al 40 per cento la soglia da raggiungere per la differenziata, la termovalorizzazione non la faremo mai», protesta il ras abruzzese dei rifiuti, che chiede alla Regione – secondo l’intercettazione pubblicata da “Repubblica” il 23 settembre – di «abbassare la quota della differenziata».
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Cometa in libreria: crisi, ci si può fidare dei media?
Un osservatorio speciale sulla crisi. Da aprile, nelle librerie, sarà distribuito “Cometa”, magazine trimestrale di critica della comunicazione nato dalle associazioni “Megachip” e “Pentapolis” per vigilare sui principali punti critici dell’attualità: economia, società, ambiente e informazione. Tra le firme più autorevoli, quelle di Mikhail Gorbaciov, Riccardo Petrella, Don Ciotti, Guido Viale, David Riondino e tanti altri esperti di comunicazione e ambiente.